Scienza e movimento numero 3 Luglio 2015

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SCIENZA E MOVIMENTO www.scienzaemovimento.it

DIRETTORE RESPONSABILE Pierluigi De Pascalis

pierluigi@depascalis.net

VICEDIRETTORE Vincenzo Biancalana COMITATO EDITORIALE NonSoloFitness via dei Castelli Romani, 41 00040 Pomezia - Roma Tel 06.93.37.72.30 info@nonsolofitness.it REDAZIONE E SEGRETERIA Roberto Calzetti Editore srl Via del Sottopasso 7 Loc. Ferriera 06089 Torgiano (PG) - Italy Informazioni sull’abbonamento alla rivista e l’invio di articoli da parte degli autori su www.scienzaemovimento.it EDITORE Calzetti & Mariucci Editori di Roberto Calzetti Editore srl Via del Sottopasso 7 Loc. Ferriera 06089 Torgiano (PG) - Italy Tel. e Fax 075 5997310 info@calzetti-mariucci.it Finito di stampare nel Giugno del 2015 Tipografia Mancini (Tivoli) Registrazione: Trib. di Perugia n. 17 del 24/10/2014 Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza l’autorizzazione dell’Editore.

EDITORIALE “Di cosa parliamo quando parliamo di fitness?” Mi perdonerà Raymond Carver se, nel porre questa domanda, mi permetto di parafrasare le sue parole, ma ne spiego le ragioni. Ho il privilegio di svolgere un lavoro che mi permette di consultare centinaia di articoli correlati ad una passione che mi accomuna con tanti sportivi e lettori di questa rivista. Tesi di laurea, testate scientifiche e divulgative, articoli sul web e molto altro ancora. Leggo, leggo e tristemente mi accorgo che il grosso del pubblico, ma anche il grosso degli autori, si trovano all’interno di una spirale nella quale, gira e rigira, si parla sempre delle stesse cose, ciascuno con titoli e termini differenti, ma alla fine gli argomenti trattati sono sempre i medesimi. Provo a spiegarmi meglio: se sfoglio delle riviste che parlano di auto o leggo volumi legati al marketing, noto che i temi sono sempre differenti, ci si evolve e ci si mette “in scia” (per usare un termine ciclistico) rispetto a quelle che sono le nuove scoperte o i nuovi approcci, e di conseguenza anche le domande dei “semplici” appassionati salgono di livello. Poi torno a guardare nel mio mondo e devo prendere atto che quasi ogni testo che parla di fitness ha un 30% di contenuti che sono identici, e altrettanto identiche sono le fonti bibliografiche, si affronta un po’ di anatomia, un po’ i sistemi energetici, qualche esercizio... e mi cospargo il capo di cenere, perchè io stesso nel mio primo libro ho commesso un simile “peccato”. Leggo gli articoli delle riviste specializzate e, anche lì, poche nuove sotto il sole. Se poi guardo al web, quello che sarebbe dovuto essere il canale più innovativo, gli articoli “fotocopia” sono ancora più numerosi, al punto che quando (per la milionesima volta) qualcuno scrive che l’acido lattico non provoca i dolori del giorno dopo, o che gli addominali bassi non esistono, si sente un innovatore e, a giudicare dal costante stupore di chi tali articoli li legge, ne avrebbe anche tutte le ragioni. Assisto a decine di sedute di laurea, e molte più tesi le leggo per altre vie, e anche qui non va tanto meglio. Certo, è sempre più raro che vengano presentate tesi sui benefici del nuoto, ma davvero non ci si è allontanati troppo anzi, il bacino degli argomenti in cui pescare è talmente limitato che non di rado in una stessa sessione di laurea si presentano


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tesi quasi identiche per argomento e contenuti, e se poi gli argomenti riguardano la descrizione della lunghezza di un bastone da nordic walking, la situazione diviene ancora più imbarazzante. Eppure innovazioni in questo settore ce ne sono state, di scoperte altrettante, e la vicinanza con tematiche affini non fa che incrementare le possibilità di studio e divulgazione degli argomenti, basti pensare al versante dell’alimentazione, alle modalità di allenamento nelle diverse fasi della vita, alla vicinanza con l’ambito riabilitativo e rieducativo, quello preventivo delle patologie o dell’invecchiamento. Davvero non esiste disciplina con altrettante possibilità di coniugazione. Tuttavia, come il ciclo delle stagioni, i temi di cui si parla sono sempre i medesimi, al punto da chiedermi come sia possibile questo immobilismo da parte di un settore che ha nel movimento il suo cardine, ma che poi si adagia su argomenti ridondanti e stereotipati. Non va molto meglio se dall’ambito didattico andiamo a vedere quello pratico di palestre e centri sportivi, anche qui almeno un 80% è ancora fermo alle schede 3x10, al lunedì pettorali e addominali sempre, alla riduzione dei carboidrati in favore delle proteine che sembrano essere presenti solo nel pollo, nel tonno e nella bresaola, come i carboidrati solo nel riso in bianco e gallette soffiate. Di tutte le evoluzioni che la scienza della nutrizione ha fatto riguardo l’alimentazione dello sportivo non se ne trova traccia, così come lo studio della metodologia dell’allenamento e le conclusioni che ne sono originate non sembrano trovare reale accoglimento malgrado ogni gestore, ogni istruttore, affermi di realizzare allenamenti personalizzati! Come possa essere personalizzato un allenamento descritto su una scheda che riporta per tutti un set di 20/30 esercizi che vengono ciclicamente (e casualmente) alternati non è dato saperlo. Ovvio che quando sento in giro la solita storia del “come mai non trovo un lavoro” o “come mai non ho un elevato numero di clienti”, credo che prima ancora che la ricerca di una risposta sarebbe il caso di

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rettificare la domanda: “perchè mai qualcuno dovrebbe offrirmi un lavoro?” e “perchè mai i clienti dovrebbero scegliere il mio centro sportivo?”. Di chi è la colpa di tutto questo? È probabile che le colpe siano da ripartire in modo uguale su tutti gli operatori e appassionati che direttamente o indirettamente sono coinvolti in questo mondo. Colpa di chi scrive un libro o un articolo consapevole di dover utilizzare linguaggi divulgativi e argomenti “basici” che possano generare un interesse da parte degli acquirenti; colpa di chi gestisce un sito web dedicato al fitness, altrettanto conscio che se non parla ossessivamente di come dimagrire o come modellare le masse muscolari (escogitando ogni volta titoli e osservazioni provocatorie) non sarà letto e condiviso; colpa dei fruitori finali, che non vanno al di là di un allenamento in palestra a giorni alterni con l’obiettivo minimo di perdere mezza taglia per l’estate o, come mi confessava un amico e collega, con l’esplicita richiesta di poter dimagrire per le foto del matrimonio. Ma colpa anche di chi è maggiormente al vertice e gestisce i piani di studio di tipo universitario, dove è certamente fondamentale lo studio della fisiologia, dell’anatomia e della biochimica, ma magari occorrerebbe poi studiare le materie in modo applicato, per non rischiare di conoscere in modalità mnemonica cos’è uno ione idrogeno, ma continuare a usare acido lattico e lattato come sinonimi ed entrambi responsabili dei DOMS, nonostante in 3 distinti esami si sia parlato del ciclo di Cori. Così come è a dir poco fondamentale la conoscenza della biomeccanica, ma anche avere una palestra universitaria attrezzata con qualcosa di più recente di una pertica e un quadro svedese non sarebbe da sottovalutare, anche per comprendere cosa cambi tra uno squat “libero” e uno al multipower, e magari provare a farlo prima di avere la pretesa di insegnarlo.

Pierluigi De Pascalis


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