FORMAZIONE SPECIFICA
GIUGNO 2018
INTRODUZIONE: ACCORDO STATO REGIONI
Il 26 Gennaio 2012 è entrato in vigore il nuovo accordo Stato-Regioni che indica la durata, i contenuti minimi e le modalità della formazione ai lavoratori. Secondo il recente accordo il percorso formativo per i lavoratori si articola in due moduli distinti: - FORMAZIONE GENERALE; - FORMAZIONE SPECIFICA.
INTRODUZIONE: ACCORDO STATO REGIONI
La FORMAZIONE GENERALE è valida per tutti i settori, ha durata minima di 4 ore ed è dedicata alla presentazione dei concetti generali in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro. La FORMAZIONE SPECIFICA deve avere durata minima di 4, 8 o 12 ore, in funzione dei rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda. Tale formazione, così come previsto al comma 6 dell’art. 37 del D.Lgs. 81/08, deve essere periodicamente ripetuta in relazione all’evoluzione dei rischi o all’insorgenza di nuovi rischi.
AMBIENTI DI LAVORO: LUOGHI DI LAVORO
I luoghi destinati a ospitare posti di lavoro, ubicati all’interno dell’ azienda o dell’ unità produttiva nonché ogni altro luogo di produttività, nonché ogni altro luogo di pertinenza dell’azienda o dell’unità produttiva accessibile al lavoratore nell’ambito del proprio lavoro. I luoghi di lavoro devono essere conformi ai requisiti indicati nell’ Allegato IV Requisiti dei luoghi di lavoro I luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili.
AMBIENTI DI LAVORO: LUOGHI DI LAVORO
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I luoghi di lavoro devono essere idonei per accogliere lavoratori diversamente abili Tutte le uscite, comprese le uscite di sicurezza, nonché i percorsi interni ed esterni devono essere mantenuti liberi Effettuare una regolare manutenzione dell’ambiente di lavoro ed eliminare i rischi dovuti all’incuria Assicurare condizioni igieniche adeguate Segnalare i punti pericolosi o predisporre adeguati sbarramenti Pulire le superfici scivolose con gli appositi prodotti, ad es. con un detergente o un legante per olio Garantire che tutti i dispositivi di prevenzione e sicurezza siano efficaci ed efficienti
AMBIENTI DI LAVORO: LOCALI SOTTERRANEI O SEMI SOTTERRANEI ( ART.65)
Ăˆ vietato destinare al lavoro locali chiusi sotterranei o semi sotterranei. Ăˆ possibile ottenere delle deroghe qualora ricorrano particolari esigenze tecniche, sempre garantendo condizioni di microclima adeguate e a patto che le lavorazioni non diano luogo ad emissioni.
AMBIENTI DI LAVORO: REQUISITI
Gli edifici che ospitano i luoghi di lavoro o qualunque altra opera e struttura presente nel luogo di lavoro devono essere stabili e possedere una soliditĂ che corrisponda al loro tipo di impiego ed alle caratteristiche ambientali
AMBIENTI DI LAVORO: REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO
Pavimenti ✓Superficie tale da essere pulita facilmente ✓Fissi, stabili, esenti da buche o disconnessioni ✓Superficie non scivolosa ✓Se si presenta bagnato deve essere segnalato e presentare pacchetti o graticole
AMBIENTI DI LAVORO: REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO
Pareti ✓Le pareti dei locali di lavoro devono essere a tinta chiara ✓Le pareti trasparenti e translucide o vetrate devono essere segnalate ✓Le pareti vetrate devono essere antisfondamento per un altezza di almeno un metro ✓ Se sono utilizzate pareti mobili, questi non devono creare situazioni labirintiche o veicoli ciechi
AMBIENTI DI LAVORO: REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO
Le finestre, i lucernari e i dispositivi di ventilazione devono poter essere aperti, chiusi, regolati e fissati dai lavoratori in tutta sicurezza. Quando sono aperti essi devono essere posizionati in modo da non costituire un pericolo per i lavoratori. Le finestre e i lucernari devono essere concepiti congiuntamente con l’attrezzatura o dotati di dispositivi che consentano la loro pulitura senza rischi per i lavoratori che effettuano tale lavoro nonchÊ per i lavoratori presenti nell’edificio ed intorno ad esso
AMBIENTI DI LAVORO: REQUISITI DEI LUOGHI DI LAVORO
Le vie di circolazione, comprese scale fisse, banchine e rampe di carico, devono essere situate e calcolate in modo tale che i pedoni o i veicoli possano utilizzarle facilmente in piena sicurezza e conformemente alla loro destinazione e che i lavoratori operanti nelle vicinanze di queste vie di circolazione non corrano alcun rischio
AMBIENTI DI LAVORO: VIE E USCITE DI EMERGENZA
Via di emergenza: Percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro
Uscita di emergenza: Passaggio che immette in un luogo sicuro
Luogo sicuro: Luogo nel quale le persone sono da considerarsi al sicuro dai pericoli determinati dall’incendio o emergenze
AMBIENTI DI LAVORO: VIE E USCITE DI EMERGENZA
Le vie e le uscite di emergenza devono rimanere sgombre e consentire di raggiungere il piĂš rapidamente possibile un luogo sicuro. In caso di pericolo tutti i posti di lavoro devono poter essere evacuati rapidamente e in piena sicurezza da parte dei lavoratori.
AMBIENTI DI LAVORO: EFFICACIA DELLA SEGNALETICA
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Non deve essere compromessa dalla presenza di altra segnaletica Non deve essere compromessa dalla cattiva progettazione, dal numero insufficiente, dall’ubicazione irrazionale, dal cattivo stato o cattivo funzionamento dei mezzi o dei dispositivi di segnalazione Evitare di disporre un numero eccessivo di cartelli troppo vicini gli uni agli altri Non utilizzare contemporaneamente due segnali luminosi che possano confondersi Non utilizzare contemporaneamente due segnali sonori Il numero e l’ubicazione dei mezzi o dei dispositivi segnaletici da sistemare è in funzione dell’entità dei rischi, dei pericoli o delle dimensioni dell’area da coprire
AMBIENTI DI LAVORO: EFFICACIA DELLA SEGNALETICA
Manutenzione I mezzi e i dispositivi segnaletici devono, a seconda dei casi, essere regolarmente puliti, sottoposti a manutenzione, controllati riparati, e, se necessario, sostituiti, affinché conservino le loro proprietà intrinseche o di funzionamento Misure particolari Qualora i lavoratori interessati presentino limitazioni delle capacità uditive o visive, eventualmente a causa dell’uso di mezzi di protezione personale, devono essere adottate adeguate misure supplementari o sostitutive
AMBIENTI DI LAVORO: ILLUMINAZIONE DI EMERGENZA
L’ambiente di lavoro deve essere dotato di idonea illuminazione di emergenza
Tutti i percorsi d’esodo, sia interni che esterni, devono essere illuminati in modo indipendentemente in caso di emergenza
AMBIENTI DI LAVORO: SERVIZI IGIENICI E SPOGLIATOI
Locali destinati appositamente a spogliatoi devono essere messi a disposizione dei lavoratori quando questi devono indossare indumenti di lavoro specifici e quando per ragioni di salute o di decenza non si può loro chiedere di cambiarsi in altri locali
Nelle aziende che occupano fino a cinque dipendenti lo spogliatoio può essere unico per entrambi i sessi; in tal caso i locali a ciò adibiti sono utilizzati dal personale dei due sessi, secondo opportuni turni prestabiliti e concordati nell’ambito dell’orario di lavoro.
AMBIENTI DI LAVORO: MICROCLIMA E ILLUMINAZIONE
•E’ sempre consigliabile prediligere l’aerazione naturale •Dove ciò non fosse possibile, è comunque necessario garantire un ricambio d’aria costante •L’abuso dell’aerazione forzata può comportare dei problemi alla persona anche seri Parametri microclimatici da valutare • Temperatura • Umidità •Velocità dell’aria •Illuminazione
AMBIENTI DI LAVORO: MICROCLIMA E ILLUMINAZIONE
‒ E’ necessario garantire un microclima adeguato in funzione dello sforzo fisico adottato dai lavoratori dello sforzo fisico adottato dai lavoratori ‒ Vige l’obbligo di controllare le condizioni di illuminazione e di confort termico ‒ Il Comfort termico è la condizione mentale in cui viene espressa soddisfazione per l’ambiente termico. Periodo estivo: Compresa tra 19°C e 24°C (ottimale 22°C) Periodo invernale: Compresa tra i 17°C e i 22°C (ottimale 20°C) Attività fisica leggera: Compresa tra 18°C e 20°C Attività fisica intensa: Compresa tra 15° e 17°C Docce spogliatoi: Compresa tra 20°C e 23° C
AMBIENTI DI LAVORO: MICROCLIMA E ILLUMINAZIONE
I luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale ed essere dotati di dispositivi che consentano un’illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere dei lavoratori Dove possibile è preferibile privilegiare l’illuminazione naturale, integrata da quella artificiale se insufficiente È consigliabile utilizzare lampade con luce ad intensità regolabile (alogene)
Inoltre l’illuminazione migliore viene garantita da un sistema “ad isole ” I neon devono essere schermati, per evitare la caduta improvvisa del neon stesso (è possibile usare lampade anti -deflagrazione) Per i locali destinati ad uso ufficio è preferibile utilizzare schermi antiriflesso
L’illuminazione si misura in lux .Per le misure vengono utilizzati i luxometri e le cellule fotoelettriche. Effetti sulla salute: ‒ Affaticamenti dell’apparato visivo ‒ Irritazione de gli occhi
DPI: DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Sono denominati dispositivi di protezione individuale o DPI tutte quelle attrezzature destinate ad essere indossate dal lavoratore a scopo di proteggerlo da uno o piĂš rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchĂŠ ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo. ( D.lgs. 81/08, Titolo III Capo II)
DPI: CATEGORIE DI RISCHIO
1° Categoria: di semplice progettazione e destinati a salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità. 2°Categoria: non rientranti nelle altre due categorie - rischio significativo come ad esempio occhi, mani, braccia, viso 3°Categoria: di complessa progettazione e destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. Obbligo di formazione ed addestramento.
DPI: OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO
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Individuare il DPI più idoneo.
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Destina ogni DPI ad un uso personale.
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Fa si che il DPI sia utilizzato per l’uso previsto.
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Informa il lavoratore dei rischi dai quali il DPI lo protegge.
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Assicura una formazione adeguata.
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Organizza uno specifico addestramento.
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Fornisce istruzioni comprensibili per il lavoratore.
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Mantiene in efficienza il DPI.
DPI: OBBLIGHI DEL LAVORATORE
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Utilizzare i DPI forniti.
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Partecipare alla formazione.
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Avere cura del DPI.
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Non apportare modifiche al DPI.
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Segnalare difetti o inadeguatezze del DPI.
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Attenersi alla procedure per la fornitura.
DPI: MANSIONE BARISTA
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Scarpa antiscivolo per protezione da scivolamento, impatti, urti di tipo SB SRA. Marcatura a norma EN ISO 20345
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Camicia e parannanza per impedire che l’abbigliamento personale venga a contatto con gli alimenti
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Guanti in vinile per impedire la contaminazione da manipolazione degli alimenti o l’utilizzo di pinza per alimenti
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Copricapo per evitare la contaminazione con gli alimenti
DPI: MANSIONE GELATAIO
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Grembiule per impedire che l’abbigliamento personale venga a contatto con gli alimenti. Dotato eventualmente di chiusure con bottoni automatici o velcro
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Copricapo utile per contenere la capigliatura al fine di evitare la contaminazione con gli alimenti
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Scarpe antiscivolo per protezione da scivolamento, impatti, urti.
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Guanti in vinile per evitare la contaminazione con l’alimento
DPI: ADDETTO ALLA COTTURA
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Copricapo utile per contenere la capigliatura al fine di evitare la contaminazione con gli alimenti
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Guanti in vinile per evitare la contaminazione con l’alimento
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Scarpe antiscivolo per protezione da scivolamento, impatti, urti.
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Guanti per protezione contro il calore
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Casacca o grembiule per impedire che l’abbigliamento personale venga a contatto con gli alimenti
DPI: ADDETTO ALLE PREPARAZIONI
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Casacca per impedire che l’abbigliamento personale venga a contatto con gli alimenti
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Copricapo utile per contenere la capigliatura al fine di evitare la contaminazione con gli alimenti
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Guanti in vinile per evitare la contaminazione con l’alimento
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Scarpe antiscivolo per protezione da scivolamento, impatti, urti.
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È consigliato il copri barba per evitare contaminazioni con gli alimenti
DPI: ADDETTO ALLA TOSTATURA
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Grembiule per impedire che l’abbigliamento personale venga a contatto con gli alimenti
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Copricapo utile per contenere la capigliatura al fine di evitare la contaminazione con gli alimenti
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Guanti per evitare il rischio di natura meccanica
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Scarpe antinfortunistica per protezione da impatti, urti.
DPI: ADDETTO AL LAVAGGIO
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Grembiule impedisce il contatto con l’acqua e ferite provocate da stoviglie
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Copricapo utile per contenere la capigliatura al fine di evitare la contaminazione con gli alimenti
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Guanti evitano il contatto diretto con sostanze organiche, acqua, detersivi
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Scarpe antiscivolo per protezione da scivolamento, impatti, urti.
DPI: MANSIONE MAGAZZINIERE
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Abbigliamento idoneo a svolgere la mansione, comodo
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Guanti per evitare il rischio di natura meccanica
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Scarpe antinfortunistica per protezione da impatti, urti
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Qualora fosse necessario utilizzo di elmetto per protezione del capo da cadute dall’alto
DPI: ADDETTO STOCCAGGIO MERCI
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Grembiule per impedire che l’abbigliamento personale venga a contatto con gli alimenti. Dotato eventualmente di chiusure con bottoni automatici o velcro
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Copricapo utile per contenere la capigliatura al fine di evitare la contaminazione con gli alimenti
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Scarpe antiscivolo per protezione da scivolamento, impatti, urti.
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Guanti in vinile per evitare la contaminazione con l’alimento
MMC: MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Per “movimentazione manuale dei carichi” (MMC) si intende una delle seguenti azioni svolte da uno o più lavoratori: sollevare, tenere, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico pesante. Il carico può essere animato (una persona o un animale) o inanimato (un oggetto).
Si intendono, inoltre, quelle operazioni che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso- lombari.
MMC: SALUTE DEI LAVORATORI
La movimentazione manuale dei carichi può essere causa di: ‒ Disturbi cumulativi dovuti alla graduale usura cumulativa dell'apparato muscolo scheletrico riconducibile a operazioni continue di sollevamento o movimentazione (per esempio, dolori dorso – lombari); ‒ Traumi acuti quali ferite o fratture in seguito a infortuni. ‒ La scorretta movimentazione manuale può provocare distorsioni, lombalgie, ernie del disco, strappi muscolari e lesioni dorso-lombari gravi.
MMC: SALUTE DEI LAVORATORI
La movimentazione manuale dei carichi può essere causa di: ‒ Molti degli infortuni lavorativi avvengono a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti eseguite in modo scorretto. ‒ Ai rischi legati all'attività di movimentazione sono poi collegati altri possibili rischi dovuti al trasporto di un carico; questo infatti può cadere, provocando contusioni o fratture oppure può essere tagliente, con possibilità di lesioni; può impedire la visuale di scalini o di oggetti che si trovano lungo il percorso, facendo inciampare
MMC: INFORTUNI DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Gli infortuni dovuti a tale attività sono in molti casi banali, ciò non toglie • che dopo tali infortuni i lavoratori possono accusare traumi/dolori e • assentarsi dal lavoro per periodi anche lunghi con importanti
• ripercussioni sui conti economici dell’azienda. Le patologie muscolo scheletriche della colonna vertebrale rappresentano “le più importanti cause di inabilità e assenza dal lavoro per malattia nei Paesi industrializzati”
MMC: INFORTUNI DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
La scorretta movimentazione manuale può provocare distorsioni, lombalgie, ernie del disco, strappi muscolari e lesioni dorsolombari gravi.
Molti degli infortuni lavorativi avvengono a livello del rachide lombare in occasione di attività di sollevamento di oggetti pesanti eseguite in modo scorretto. Ai rischi legati all'attività di movimentazione sono poi collegati altri possibili rischi dovuti al trasporto di un carico; questo infatti può cadere, provocando contusioni o fratture oppure può essere tagliente, con possibilità di lesioni; può impedire la visuale di scalini o di oggetti che si trovano lungo il percorso, facendo inciampare
MMC: INFORTUNI DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Il mal di schiena è uno dei principali disturbi professionali riferiti all'Unione europea (23,8%); il numero di lavoratori colpiti da questi disturbi è significativamente più alto (38,9%) nei nuovi Stati membri
Con sollevamento di 20 Kg a schiena flessa e ginocchia distese, i dischi intervertebrali subiscono una compressione puntiforme di circa 300 Kg ( limite di azione)
MMC: FATTORI DI RISCHIO
I fattori di rischio (allegato XXXIII) sono più d'uno e le probabilità di essere vittima di una lesione sono quindi maggiori. In particolare, per quanto riguarda i rischi dorso – lombari, si devono considerare quattro diversi aspetti della MMC: CARICO AMBIENTE ATTIVITA’ LAVORATIVA LAVORATORE
MMC: IL CARICO
Il rischio di lesioni dorso lombari aumenta se il carico è: Troppo pesante: non esiste un peso esatto che può essere considerato sicuro; un peso di 20-25 Kg può essere troppo pesante da sollevare per la maggior parte delle persone
Troppo grande: se il carico è ingrombante, diventa impossible rispettare le regole di base per il sollevamento e il trasporto, ossia tenere il carico più possibile vicino al corpo; pertanto, la muscolatura si affatica più rapidamente Difficile da afferrare: la conseguenza può essere un incidente dovuto al fatto che il carico è scivolato di mano; i carichi con bordi spigolosi o contenenti materiali pericolosi possono ferire i lavoratori
MMC: IL CARICO Il rischio di lesioni dorso lombari aumenta se il carico è: Instabile o sbilanciato: ciò comporta un sovraccarico su determinati muscoli e
affaticamento, dato che il centro di gravità dell'oggetto è lontano dal centro del corpo del lavoratore Difficile da raggiungere: il fatto di dover stendere le braccia o di dover piegare o ruotare il tronco per poter raggiungere il carico implica un maggiore sforzo muscolare; Ha una forma o dimensioni tali da impedire la visuale al lavoratore: in tal caso aumentano le possibilità che il carico scivoli o sfugga di mano o che il lavoratore cada o urti qualcosa o qualcuno.
MMC: IL CARICO
Il rischio di lesioni dorso lombari aumenta se il lavoro è:
•
Estenuante, per esempio perchè deve essere svolto con ritmi troppo frequenti o per una durata eccessiva;
•
Tale da implicare l'adozione da parte del lavoratore di posture scorrette o l'esecuzione di movimenti scorretti, per esempio con il tronco piegato e/o ruotato, con le braccia sollevate, con i polsi piegati, per movimentare un carico lontano dal corpo;
•
Tale da richiedere l'esecuzione di movimenti ripetuti.
MMC: L’AMBIENTE
Le seguenti caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono accrescere il rischio di lesioni dorso lombari: Se lo spazio per eseguire le operazioni di MMC è insufficiente, il lavoratore può essere costretto ad assumere una postura scorretta o a spostare i carichi in maniera rischiosa; Il rischio di infortuni è maggiore in presenza di pavimenti irregolari, instabili o scivolosi;
MMC: L’AMBIENTE Le seguenti caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono
accrescere il rischio di lesioni dorso lombari: Il calore fa aumentare il senso di stanchezza dei lavoratori e il sudore rende difficile l'uso degli attrezzi, costringendo le persone a ricorrere maggiormente alla forza per poterli utilizzare ; Il freddo può far perdere sensibilità alle mani e, di riflesso, ostacolare la presa Un'illuminazione scarsa può accrescere il rischio di infortuni o costringere i lavoratori ad assumere posture scorrette per vederci meglio.
MMC: VALUTAZIONE DEL RISCHIO
La Movimentazione Manuale dei Carichi espone il lavoratore ad un rischio, che deve essere valutato per il corretto svolgimento dei compiti assegnati, nel rispetto dell’incolumità dello stesso Alcuni fattori soggettivi potrebbero influire sul rischio di lesione dorso lombare: •
Mancanza di esperienza, formazione e familiarità con l'attività svolta
•
Età: il rischio di disturbi dorso-lombari aumenta con l'età e con il numero di anni di lavoro
MMC: IL DATORE DI LAVORO DEVE…
‒
valutare, anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e salute connesse alle attività comportanti MMC o movimenti ripetuti dagli arti superiori
‒
organizzare i posti di lavoro in modo che tali operazioni assicurino condizioni di salute e sicurezza
‒
evitare o ridurre i rischi di insorgenza di patologie da sovraccarico biomeccanico adottando le misure adeguate e tenendo conto dei fattori individuali, delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle esigenze dell’attività
MMC: IL DATORE DI LAVORO DEVE…
‒
fornire ai lavoratori le informazioni adeguate relativamente al peso e alle altre caratteristiche del carico movimentato
‒
assicurare agli stessi la formazione adeguata in relazione ai rischi insiti nelle attività comportanti MMC o movimenti ripetuti degli arti superiori e alle modalità di corretta esecuzione delle attività
‒
fornire ai lavoratori l’addestramento adeguato in merito alle corrette
manovre e procedure da adottare nella MMC
MMC: MOVIMENTAZIONE MANUALE
OGGETTO DA 10 kg
con ausili meccanici
senza ausili meccanici
condizioni ergonomicamente favorevoli (bassa frequenza, postura ottimale ecc.)
condizioni ergonomicamente sfavorevoli (alta frequenza, postura incongrua ecc.)
RISCHIO TRASCURABILE
RISCHIO ELEVATO
MMC: MISURE PREVENTIVE
Il Carico: non deve superare i 25 kg; deve essere tenuto vicino al corpo durante il trasporto; deve essere sollevato e depositato a terra con la schiena diritta e il tronco eretto deve essere distribuito in modo simmetrico ed equilibrato se viene spostato da due persone i loro movimenti devono essere eseguiti contemporaneamente.
MMC: MISURE PREVENTIVE
Uso di attrezzi ausiliari: Carrelli a mano: essi non vanno caricati con un peso eccessivo oppure in modo che il carico sia instabile, per evitare che si rovesci durante il trasporto; va bene usare quelli regolabili in altezza; anche in tal caso bisogna prestare la massima attenzione per non urtare niente e nessuno.
Esistono anche numerosi attrezzi che aiutano il lavoratore nella presa di carichi con superfici lisce, o con spigoli particolarmente taglienti o con temperatura elevata: le ventose, le cinghie, le portantine a bretelle, le pinze magnetiche.
Uso dei DPI: Per evitare infortuni agli arti inferiori dovuti alla caduta accidentale del carico, è necessario fare uso delle scarpe antinfortunistiche se la valutazione del rischio ha individuato questa possibilità . Allo stesso modo, per evitare contusioni e tagli alle mani, è necessario fare uso di guanti protettivi appropriati.
MMC: TECNICHE DI MOVIMENTAZIONE
SOLLEVAMENTO
Prima di sollevare un carico, è necessario pianificare e preparare l'operazione. Assicuratevi: Che la zona in cui dovete operare sia libera da ostacoli; Di afferrare il carico con sicurezza; Che le mani, il carico ed eventuali maniglie non siano scivolosi; Se seguite l'operazione con un'altra persona, di concordare prima come procerere.
MMC: TECNICHE DI MOVIMENTAZIONE
Regole fondamentali per sollevare un carico: Posizionare i piedi accanto al carico, piegando il tronco sopra l'oggetto da trasportare (se ciò non fosse possibile, tenere il corpo molto vicino al carico)
Utilizzare la muscolatura delle gambe per sollevare il carico Tenere la schiena ben eretta Tenere il carico il piĂš possibile vicino al corpo Sollevare e trasportare il carico con le braccia distese verso il basso
MMC: TECNICHE DI MOVIMENTAZIONE SPINGERE E TIRARE E' importante che: Queste operazioni siano svolte sfruttando il peso del corpo: se spingete, piegate il corpo in avanti; se tirate; piegate il corpo all'indietro Abbiate una presa sufficiente a terra per potervi piegare in avanti o all'indietro con il corpo Evitiate di ruotare o piegare la schiena
I sistemi di movimentazione siano dotati di maniglie o impugnature per consentire all'operatore possa spingere o tirare il carico mantenendo una posizione corretta e neutrale I sistemi di movimentazione siano sottoposti regolarmente a manutenzione, in modo che le ruote abbiano le dimensioni giuste e si muovano senza incepparsi I pavimenti siano duri, regolari e puliti
MMC: ERRORI PIÙ FREQUENTI
MMC: AZIONI CORRETTE
MMC: UTILIZZO MEZZI MECCANICI
Definizioni Uso di una attrezzatura di lavoro: qualsiasi operazione lavorativa connessa ad una attrezzatura di lavoro, quale la messa in servizio o fuori servizio, l'impiego, il trasporto, la riparazione, la trasformazione, la manutenzione, la pulizia, il montaggio, lo smontaggio. Lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente o in parte in una zona pericolosa; Operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura di lavoro.
MMC: FORMAZIONE E INFORMAZIONE
Il datore di lavoro provvede, affinché per ogni attrezzatura di lavoro messa a disposizione, i lavoratori incaricati dell’uso dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione e ricevano una formazione adeguata in rapporto alla sicurezza relativa: •alle condizioni di impiego delle attrezzature
•alle situazioni anormali prevedibili
Il datore di lavoro provvede altresì a informare i lavoratori sui rischi cui sono esposti durante l’uso delle attrezzature di lavoro, sulle attrezzature di lavoro presenti nell’ambiente immediatamente circostante, anche se da essi non usate direttamente, nonché sui cambiamenti di tali attrezzature.
MMC: TIPOLOGIE DI VEICOLI
Transpallet manuale: utilizzato per il sollevamento e il trasporto di carichi su pallet mediante trazione
Transpallet elettrico: il mezzo si muove su ruote gommate ed è provvisto di un sistema di sollevamento pneumatico che permette il solo distacco del carico da terra per consentirne lo spostamento.
Carrello Elevatore: mezzo operativo dotato di ruote e azionato da motori elettrici, diesel e a gas, che viene usato per il sollevamento e la movimentazione di merci
MMC: UTILIZZO MEZZO MECCANICI
MMC: UTILIZZO MEZZO MECCANICI
I mezzi ausiliari per il trasporto a mano dei materiali (carrelli, carriole, ecc.) devono essere
•
adeguati al tipo ed al peso del carico da spostare
•
mantenuti in efficienza e frequentemente controllati
Durante il trasporto, il lavoratore, deve prestare la massima attenzione per non compromettere •
sia l’equilibrio del carico, la sua sicurezza e la sicurezza del personale presente
•
sistemare opportunamente i particolari da trasportare onde evitarne la caduta durante il moto
•
evitare scosse eccessive e bruschi sbalzi
•
controllare che il tragitto da effettuare sia sgombro e privo di avvallamenti
MMC: UTILIZZO MEZZO MECCANICI
Il Carrello Elevatore può sembrare uno strumento di facile utilizzo, ma come ogni mezzo, se non è utilizzato in modo corretto, può invece causare danni e gravi infortuni. La maggioranza degli infortuni sono causati da un mancato uso e rispetto delle norme di sicurezza e dalla negligenza o disattenzione degli operatori. E’ stato osservato statisticamente che il ribaltamento del mezzo è all’origine di oltre il 90% degli incidenti gravi verificatisi nell’uso dei carrelli elevatori: il ribaltamento frontale è logicamente imputabile a cattiva disposizione del carico o superamento dei limiti di peso, mentre quello laterale può essere imputato a velocità eccessiva, irregolarità della strada, pendenza, curve, ostacoli.
MMC: UTILIZZO MEZZO MECCANICI
Le altre categorie di incidenti sono rappresentate da: collisioni (con altri mezzi, ostacoli fissi e persone), caduta del carico accatastato,
caduta del carico trasportato, rovesciamento del carrello (in inglese "tip over") inteso come una rotazione laterale o longitudinale o in una direzione combinata fra le due di non piÚ di circa 90° nominali,
ribaltamento del carrello: (in inglese "roll over") inteso come una rotazione laterale o longitudinale o in una direzione combinata fra le due superiore ai 90° nominali.
MMC: UTILIZZO MEZZO MECCANICI
Non togliete dal carrello il tetto di protezione e l’eventuale griglia poggiacarico e non montate attrezzi senza specifica autorizzazione del responsabile I comandi vanno azionati solo stando seduti al posto di guida. Ciò permette un controllo di tutta la situazione del carrello. Controllate che il percorso sia libero ed idoneo in qualsiasi direzione. Controllate la presenza di eventuali ostacoli aerei. Circolate con il carico il più vicino a terra con il sollevatore possibilmente inclinato all’indietro. A vuoto tenete le forche a circa 15 cm. da terra Adeguate la velocità alle condizioni ambientali, presenza di incroci, pubblico, pavimento sconnesso bagnato o scivoloso.
MMC: PRINCIPALI RISCHI
Mantenete una distanza di sicurezza dagli altri veicoli che vi precedono. Non sorpassate in corrispondenza di incroci o dove c’è poca visibilità. Prima di salire o scendere da autocarri o di incominciare le operazioni di scarico, assicuratevi che gli stessi siano adeguatamente immobilizzati Su di una rampa a vuoto, le forche devono essere rivolte verso l’inizio della rampa stessa Su una rampa il carico deve essere rivolto verso la sommità Non trasportate passeggeri
VIDEOTERMINALI : DEFINIZIONI
•
Videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato.
•
Lavoratore: il lavoratore che utilizza un'attrezzatura munita di videoterminali in modo sistematico o abituale per venti ore settimanali videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, deotte le interruzioni
•
Posto di lavoro: l'insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di immissione dati, ovvero software per l'interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l'unità a Postazione di lavoro dischi, il telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro immediatamente circostante.
VIDEOTERMINALI : SVOLGIMENTO QUOTIDIANO DEL LAVORO
L’utilizzazione continuativa delle apparecchiature VDT comporta la necessità di prevedere interruzioni nel loro impiego. L’art. 175 del D.Lgs. 81/2008 prevede PAUSE di 15 minuti ogni 120 minuti di applicazione continuativa al VDT, salvo differenti disposizioni CONTRATTUALI o del MEDICO COMPETENTE.
VIDEOTERMINALI : SORVEGLIANZA SANITARIA
La periodicità delle visite di controllo, effettuate per i lavoratori videoterminalisti, salvo casi particolari che richiedono frequenza diversa stabilita dal medico competente è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni e per chi ha compiuto il cinquantesimo anno di età; è quinquennale negli altri casi.
VIDEOTERMINALI : SORVEGLIANZA SANITARIA
I punti critici per i disturbi da VDT sono:
Gli occhi
La colonna vertebrale
Gli arti superiori e le mani
VIDEOTERMINALI : AFFATICAMENTO VISIVO
L’affaticamento visivo (astenopia) può presentarsi con vari sintomi: ➢Lacrimazione ➢Bruciore ➢Secchezza oculare ➢Pesantezza
➢Fastidio alla luce
VIDEOTERMINALI : LA COLONNA VERTEBRALE
La colonna vertebrale sostiene il peso del corpo e lo distribuisce, ammortizzando le spinte grazie alla sua particolare forma e struttura. Presenta tre curvature caratteristiche, cervicale, dorsale e lombare. Le posture scorrette si traducono in distribuzioni anomale del carico che vanno a stressare eccessivamente dei tratti rispetto agli altri.
VIDEOTERMINALI : ARTI SUPERIORI
Dolori articolari, muscolari, o disturbi agli arti superiori possono essere legati alle posizioni scorrette. Dolori muscolari a livello delle spalle o degli avambracci, o disturbi agli arti superiori, sono tutti effetti che possono essere dovuti a posture scorrette attrezzature non idonee.
VIDEOTERMINALI : POSTAZIONE DI LAVORO
La postazione è costituita da diversi elementi: ➢Il computer e lo schermo ➢La tastiera, il mouse o altri dispositivi di immissione ➢Il piano di lavoro ➢Il sedile ➢Altri elementi (stampante, lampade, leggio ecc.) ➢L’ambiente circostante
VIDEOTERMINALI : POSTAZIONE DI LAVORO
VIDEOTERMINALI : ESERCIZIO FISICO
Nella formazione deve essere dato spazio anche agli esercizi da svolgere negli intervalli del lavoro al VDT.
Esistono esercizi mirati per i vari segmenti corporei: colonna vertebrale, braccia e spalle, gambe e per riposare la vista.
VIDEOTERMINALI : ESERCIZIO FISICO
Braccia e gambe restano spesso in posizioni costanti durante il lavoro; gli esercizi specifici prevedono movimenti di estensione degli arti e rotazione. Per le gambe il rimedio più semplice è alzarsi dalla postazione di lavoro, anche svolgendo compiti diversi.
VIDEOTERMINALI : ESERCIZI DI RILASSAMENTO
Rafforzare e mobilizzare schiena e spalle Rafforzare e mobilizzare polpacci e piedi Mobilizzare la nuca
Distendere e mobilizzare muscoli di schiena e spalle
VIDEOTERMINALI : SCHIENA E SPALLE
Sedersi con la schiena dritta Inclinare leggermente il busto in avanti mantenendo la schiena dritta Sollevare le mani all’altezza delle spalle
VIDEOTERMINALI : SCHIENA E SPALLE
Alza il braccio destro Alza il braccio sinistro …ripeti tale esercizio per 10 volte
VIDEOTERMINALI : RAFFORZARE E MOBILIZZARE POLPACCI E PIEDI
Appoggiare la parte anteriore dei piedi sul supporto scelto Appoggiare le mani sullo schienale in maniera rilassata. • • •
Spingi il tallone destro verso il basso senza piegare il ginocchio Spingi il tallone sinistro verso il basso sena piegare il ginocchio ripeti l’esercizio 15 volte per lato
VIDEOTERMINALI : MOBILIZZARE LA NUCA
Sedersi con la schiena dritta Appoggiare il palmo delle mani sulle cosce Inclina la testa in avanti girando il collo a sinistra…. poi a destra
•
•
Inclina la testa all’indietro girando il collo a sinistra, poi a destra. Ripeti l’esercizio 5 volte all’indietro e 5 volte in avanti
STRESS LAVORO CORRELATO : COS’È LO STRESS
In medicina lo stress è definito come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste dell’ambiente lavorativo eccedono le capacità individuali portando a disturbi gastrointestinali, mal di testa, patologie del sistema nervoso.
STRESS LAVORO CORRELATO : COS’È LO STRESS
Lo stress definito come «sindrome generale di adattamento» ( Hans Selye-1936) Risposta che l’organismo mette in atto quando è soggetto agli effetti prolungati di svariati tipi di stressor: stimoli fisici, mentali, sociali e ambientali.
STRESS LAVORO CORRELATO : COS’È LO STRESS
Secondo l’agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro lo stress lavoro correlato è il secondo problema sanitario riscontrato sui luoghi di lavoro, dopo i disturbi muscolo-scheletrici, ed è la prima causa di assenteismo tra i dipendenti.
STRESS LAVORO CORRELATO: ATTIVAZIONE DELLE VIE NERVOSE E CONSEGUENZE
•
Il cuore accelera di velocità
•
Arterie e vene si restringono
•
La respirazione diventa più rapida e profonda
•
Le mucose delle prime vie aeree si prosciugano
•
La sudorazione aumenta
•
La muscolatura si tende
STRESS LAVORO CORRELATO : FASI DELLO STRESS
Fase di allarme Fase di resistenza Fase di esaurimento
ATTENZIONE!!! Meglio uno stress acuto che uno stress cronico.
STRESS LAVORO CORRELATO : CAMPANELLI DI ALLARME.. ORGANICI
• • • • • • • •
Palpitazioni Secchezza della bocca Abbondanti sudorazioni Frequente bisogno di urinare Variazioni nell'appetito Disturbi digestivi Tensione premestruale / salto di ciclo Tremori / Tic nervosi
STRESS LAVORO CORRELATO : CAMPANELLI DI ALLARME.. PSICHICI
• • • • • • • • •
Senso di ansia, stato di allarme Umore a tratti depresso Senso di stanchezza / debolezza Senso di irrealtà / Vertigini Mancanza di attenzione Mancanza di concentrazione Aumento di comportamenti di dipendenza Fumo / Alcool / Farmaci Cambiamenti nelle abitudini alimentari
STRESS LAVORO CORRELATO : PRINCIPALI PATOLOGIE ORGANICHE
•
Cardiopatie
•
Disordini gastrointestinali
•
Disordini cutanei
STRESS LAVORO CORRELATO : PRINCIPALI PATOLOGIE PSICHIATRICHE
•
Disturbi dell'umore
•
Disturbi d'ansia
•
Disturbi sessuali
•
Disturbi dell'alimentazione
•
Disturbi del sonno
STRESS LAVORO CORRELATO : LO STRESS È UNA MALATTIA?
Lo stress non è una malattia
Piuttosto una modalità con cui il nostro corpo e la nostra mente si adattano alle richieste dell’ambiente infatti risulta necessario alla sopravvivenza, perché ci permette di rispondere ai cambiamenti che avvengono intorno a noi
STRESS LAVORO CORRELATO : LA CURVA DELLO STRESS
STRESS LAVORO CORRELATO : VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO
Dapprima attraverso una valutazione preliminare che consiste nella rilevazione di indicatori oggettivi e verificabili: ❖
Eventi sentinella: infortuni, assenze per malattia, turnover
❖
Fattori di contenuto del lavoro: ambiente di lavoro, attrezzature, ritmi e carichi di lavoro
❖
Fattori di contesto del lavoro: ruolo, autonomia decisionale, evoluzione di carriera, comunicazione
STRESS LAVORO CORRELATO : VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO
Nel caso in cui vengano rilevati elementi di rischio dalla precedente valutazione si procede con la valutazione approfondita la quale prevede la valutazione della percezione soggettiva dei lavoratori.
Possono essere organizzati riunioni o gruppi di discussione, per aziende piĂš strutturate vengono utilizzati questionari o focus group
STRESS LAVORO CORRELATO : VALUTAZIONE DELLO STRESS LAVORO CORRELATO
Per completare la valutazione si progetta un piano di intervento per l’eliminazione o la riduzione di stress lavoro correlato e predisposizione di un piano di monitoraggio
RISCHIO CHIMICO : AGENTI CHIMICI
1.Definizione di agente chimico: tutti gli elementi o composti, sia da soli o miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo smaltimento dei rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato 2.Agente chimico pericoloso: le sostanze e i “preparati” (miscele) classificati ed etichettati come pericolosi; agenti chimici non classificati e non etichettati che possono comportare un rischio associato alle loro proprietà chimico / fisiche / tossicologiche.
RISCHIO CHIMICO : AGENTI CHIMICI
Le vie attraverso le quali gli agenti chimici si possono introdurre nell’organismo sono:
• • •
Inalazione Contatto e penetrazione attraverso la cute o le mucose Ingestione
RISCHIO CHIMICO : INALAZIONE
Con l'inalazione, le sostanze pericolose passano al sistema respiratorio, quindi a quello circolatorio ed infine agli organi.
Esempi di inalazione:
‒ uso di bombolette spray ‒ miscelazione di prodotti reagenti ‒ utilizzo di solventi
RISCHIO CHIMICO : CONTATTO
Il contatto della cute o delle mucose esterne con i prodotti pericolosi, può portare ad un effetto locale o ad un accumulo negli strati grassi, quindi nel sangue ed infine negli organi.
Esempi di contatto: ‒ impiego di oli minerali ‒ schizzi causati da reazioni violente ‒ manipolazione di contenitori non lavati ‒ travasi ‒ rotture dei contenitori
RISCHIO CHIMICO : INGESTIONE
L’ingestione di prodotti pericolosi, causa il passaggio dalle labbra/bocca al sistema digestivo e quindi agli organi dell’agente trattato. In genere le cause sono da ascrivere alla scarsa igiene o a errate procedure di manipolazione. Esempi di ingestione:
‒ fumare dopo aver manipolato un prodotto ‒ riconoscimento galenico ‒ mangiare o bere senza lavarsi le mani
RISCHIO CHIMICO : CLASSIFICAZIONE
Sostanze: gli elementi chimici ed i loro composti allo stato naturale od ottenuti mediante lavorazioni industriali
Miscele: i miscugli o le soluzioni composti da due o piĂš sostanze: (es. solventi per verniciatura, detergenti, ecc.) (con vecchia legislazione si chiamavano preparati)
Sia le miscele che le sostanze possono trovarsi sotto forma SOLIDA, LIQUIDA o GASSOSA
RISCHIO CHIMICO : CLASSIFICAZIONE Tra le sostanze presenti si devono annoverare: Sostanze CANCEROGENE Sono prodotti molto pericolosi che contengono sostanze che possono provocare tumori o aumentarne la probabilitĂ di insorgenza.
Agenti MUTAGENI Sono elementi che possono avere ripercussioni sulla riproduzione. Possono causare anomalie genetiche anche ereditarie o semplicemente aumentarne il rischio di insorgenza SOSTANZE TOSSICHE PER IL CICLO RIPRODUTIVO (ex TERATOGENI) Sono sostanze che presentano un alto grado di tossicitĂ e possono causare effetti nocivi nella catena riproduttiva e quindi danni alla prole o danni alle funzioni riproduttive sia maschili che femminili
RISCHIO CHIMICO : SOSTITUZIONE E RIDUZIONE
Il datore di lavoro evita o riduce l'utilizzazione di un agente cancerogeno o mutageno sul luogo di lavoro in particolare sostituendolo, se tecnicamente possibile, con una sostanza o un preparato o un procedimento che nelle condizioni in cui viene utilizzato non risulta nocivo o risulta meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Se non è tecnicamente possibile sostituire l'agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinché la produzione o l'utilizzazione dell'agente cancerogeno o mutageno avvenga in un sistema chiuso purché tecnicamente
possibile. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente possibile il datore di lavoro provvede affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore tecnicamente possibile. L'esposizione non deve comunque
superare il valore limite dell'agente stabilito nell'allegato XLIII
RISCHIO CHIMICO : EFFETTI SULL’UOMO
• Effetti acuti: Il danno si verifica immediatamente dopo l’esposizione ed è generalmente
proporzionale alla quantità ed alla concentrazione (Aggressive, nocive e tossiche). •
Effetti cronici: il danno si verifica tempo dopo l’esposizione ( anche anni) e dopo ripetute esposizioni. Il danno è proporzionale alla quantità assunta ed al numero delle esposizioni ma si verifica anche per basse quantità ( nocive, cancerogene)
RISCHIO CHIMICO : COS’È IL REACH?
REACH è un regolamento dell'Unione europea adottato per migliorare la protezione della salute dell'uomo e dell'ambiente dai rischi delle sostanze chimiche, stimolando nello stesso tempo la competitività dell'industria chimica europea. Il regolamento promuove altresì metodi alternativi per la valutazione dei pericoli che le sostanze comportano allo scopo di ridurre il numero di test effettuati sugli animali.
RISCHIO CHIMICO : IL REGOLAMENTO REACH SI APPLICA A TUTTE LE SOSTANZE?
NO, non solo a quelle utilizzate nei processi industriali, ma anche a quelle che vengono adoperate quotidianamente: detergenti, vernici, e quelle presenti in articoli come gli abiti, i mobili e gli elettrodomestici. Il regolamento, quindi, interessa la maggior parte delle aziende di tutta Europa.
Il regolamento REACH attribuisce alle aziende l'onere della prova, per cui le aziende, a norma del regolamento, devono identificare e gestire i rischi collegati alle sostanze che producono e vendono nell'Unione europea, dimostrare all'ECHA come utilizzare tali sostanze senza correre rischi e informare gli utenti delle misure di gestione dei rischi.
RISCHIO CHIMICO : IL REGOLAMENTO REACH
Il regolamento REACH stabilisce le procedure per l'acquisizione e la valutazione dei dati sulle proprietĂ e sui pericoli delle sostanze. Le aziende devono registrare le loro sostanze e a tale scopo devono collaborare con le altre aziende che registrano le stesse sostanze.
RISCHIO CHIMICO : SCHEDE DI SICUREZZA La scheda di dati di sicurezza è fornita nelle lingue ufficiali degli Stati membri sul cui mercato la sostanza o il preparato sono immessi, salvo qualora lo Stato membro o gli Stati membri in questione dispongano diversamente
Spesso ed impropriamente è richiesta la SDS anche da parte di utilizzatori di articoli, i quali ne invocano l’invio al fine di poter avere informazioni in materia di salute e sicurezza, valutare il rischio per i lavoratori, predisporre le misure di prevenzione e protezione.
A tale scopo sarebbe sufficiente redigere un documento più semplice, del tipo “Informazioni di sicurezza”, nel quale riportare le condizioni e le raccomandazioni per un utilizzo sicuro. Tuttavia non è infrequente che il fornitore, dietro le insistenze del cliente che “pretende” la SDS in 16 punti, sia costretto a predisporre tale documento, redigendo solo le parti pertinenti e applicabili. È così che si possono consultare SDS di nastri adesivi, tessuti, carte abrasive, ecc.
RISCHIO CHIMICO : IL REGOLAMENTO CLP
Il regolamento CLP è ora l’unica normativa applicabile alla classificazione e all’etichettatura sia di sostanze che di miscele e per queste ultime segna la fine del periodo transitorio.
Le aziende dovranno classificare, etichettare e imballare adeguatamente le loro sostanze chimiche pericolose prima di immetterle sul mercato. Se sui vostri scaffali avete ancora prodotti con etichette che soddisfano i requisiti della normativa precedente, assicuratevi che tali prodotti o non siano più venduti o siano riclassificati e rietichettati conformemente alle disposizioni del regolamento CLP.
RISCHIO CHIMICO : IL REGOLAMENTO CLP
Lo scopo della classificazione e dell’etichettatura delle sostanze chimiche pericolose è quello di garantire un elevato livello di tutela della salute umana e dell’ambiente nonché di facilitare la libera circolazione di sostanze, miscele e articoli. Il regolamento CLP si basa sul Sistema mondiale armonizzato concordato in seno all’ONU.
RISCHIO CHIMICO : PITTOGRAMMI
RISCHIO CHIMICO : PITTOGRAMMI
RISCHIO CHIMICO : PITTOGRAMMI
RISCHIO CHIMICO : ETICHETTATURA SOSTANZE
‒ Le etichette possono essere organizzate nel modo ritenuto più opportuno ‒ pittogrammi, avvertenze, indicazioni di pericolo e consigli di prudenza devono figurare insieme
‒ è richiesto di raggrupparli per lingua sull’etichetta ‒ informazioni supplementari previste da altri atti legislativi possono essere incluse nell’etichetta prevista dal regolamento CLP
RISCHIO CHIMICO : ETICHETTATURA SOSTANZE
RISCHIO CHIMICO : ETICHETTATURA SOSTANZE
L’etichetta va aggiornata, senza ritardo: ‒
dopo ogni modifica della classificazione e dell’etichettatura;
‒
qualora il nuovo pericolo sia più grave o siano
‒
necessari nuovi elementi di etichettatura supplementari;
‒
entro diciotto mesi dalle modifiche
‒
per sostanze o miscele rientranti nel campo di applicazione direttiva biocidi o fitosanitari, devono essere aggiornate conformemente a tali direttive.
RISCHIO CHIMICO : FRASI H
72 individuali e 17 frasi combinate Sono classificate secondo il tipo di pericolo nel modo seguente : H2..: Rischi fisici H3..: Rischi per la salute H4 ..: Pericolo per l’Ambiente
RISCHIO CHIMICO : CONSIGLI DI PRUDENZA
I consigli di prudenza forniscono indicazioni sulle misure necessarie per ridurre al minimo o prevenire
gli effetti nocivi per la salute umana o l’ambiente derivanti dai pericoli della sostanza o miscela. La serie completa di consigli di prudenza è riportata in allegato IV, parte 1, del regolamento CLP, Di norma, sull’etichetta non devono essere riportati più di sei consigli di prudenza.
RISCHIO CHIMICO : FRASI P
Sono 137, classificate in accordo al tipo di dichiarazione di precauzione, come segue: P1 .. : Precauzione generale P2 .. : Precauzione preventiva P3 .. : Precauzione P4 .. : Precauzione di stoccaggio
P5 .. : Precauzione di smaltimento
RISCHIO CHIMICO : DPI NATURALI
Ciglia nasali sono piccoli peli della cavità nasale che “intrappolano” le particelle di polvere e le direzionano in gola ove vengono deglutite con la saliva o espulse con la tosse Peli nasali bloccano le particelle di polvere più grosse che vengono poi espulse
soffiandosi il naso con un fazzoletto
RISCHIO CHIMICO : DPI NATURALI
Tosse la tosse è la migliore difesa personale per espettorare eventuali particelle e/o muco
Strato di muco le particelle piĂš piccole che non vengono bloccate dai peli e dalle ciglia nasali, vengono bloccate dal muco dello stomaco e portate nella parte posteriore della gola
RISCHIO CHIMICO : MISURE DI PREVENZIONE
• Tutti i prodotti e/o agenti chimici devono essere conservati nelle confezioni originali; • Qualora sia necessario travasare un agente chimico, il recipiente deve essere etichettato (riportare le indicazioni presenti sul contenitore originale) • Tutti i recipienti contenenti agenti chimici devono essere accuratamente etichettati, • Sulle etichette devono essere riportate tutte le indicazioni obbligatorie per legge (nome della sostanza, pittogrammi, frasi di rischio R, consigli di prudenza S, indicazioni relative al fornitore e massa o volume del contenuto) • Tutti gli agenti chimici devono essere corredati della apposita scheda dati di sicurezza, conservata in luogo noto ed accessibile a tutti;
RISCHIO CHIMICO : MISURE DI PREVENZIONE
• Devono essere presenti quantitativi necessari all’attività in corso. • Gli agenti chimici pericolosi, non utilizzati per l’attività in corso, devono essere conservati in armadi di sicurezza o scaffali.
• I contenitori degli agenti chimici devono essere sempre richiusi dopo l'uso e riposti negli appositi armadi o scaffali. • Periodicamente, deve essere verificata l'integrità dei contenitori per evitare perdite e diffusioni di sostanze pericolose nell'ambiente. • Durante la movimentazione dei contenitori, essi devono essere chiusi e gli operatori devono indossare guanti adeguati alla pericolosità dell’agente chimico.
RISCHIO CHIMICO : MODALITÀ DI STOCCAGGIO I locali destinati a reagenti e i laboratori, ove sono depositate gli agenti chimici pericolosi, devono essere provvisti di armadi di sicurezza per: ‒ Sostanze infiammabili devono essere utilizzati armadi di sicurezza antincendio
secondo quanto previsto dalla norma tecnica DIN 12925-1, recanti indicazione dei pericoli dei prodotti e/o agenti chimici in essi contenuti, mediante apposita segnaletica. ‒ Sostanze tossiche devono essere utilizzati armadi di sicurezza con aspirazione verso l’esterno che garantiscano un elevato numero ricambi d’aria ora, recanti indicazione dei pericoli dei prodotti e/o agenti chimici in essi contenuti, mediante apposita segnaletica. ‒ Sostanze acide e basiche devono essere utilizzati armadi di sicurezza con aspirazione verso l’esterno che garantiscano tra i 30-50 ricambi d’aria/ora; recanti indicazione dei pericoli dei prodotti e/o agenti chimici in essi contenuti, mediante apposita segnaletica.
RISCHIO CHIMICO : MODALITÀ DI STOCCAGGIO
Gli agenti chimici devono essere disposti in modo tale che: ‒ agenti corrosivi, caustici e irritanti si trovino al di sotto del livello degli occhi; ‒ nei ripiani inferiori trovino posto i contenitori più grandi e le sostanze più
pericolose; ‒ i contenitori non siano ammassati uno sopra l’altro e non sovraccarichino il ripiano; ‒ siano rispettate le eventuali indicazioni particolari indicate nella
scheda di
sicurezza (voce Manipolazione e stoccaggio); ‒ siano rispettate le reciproche incompatibilità (vedi schede di sicurezza) ‒ siano al riparo dall’azione diretta dei raggi solari e da altre fonti di calore.
RISCHIO CHIMICO : MODALITÀ DI STOCCAGGIO ‒ le sostanza termolabili devono essere conservate in frigoriferi; ‒ i liquidi infiammabili termolabili devono essere conservati in frigoriferi antideflagranti (AD) nelle loro parti sia interne che esterne, meglio se alimentati tramite interruttore preferenziale separato. ‒ all’interno di ogni compartimento antincendio, non si devono stoccare quantitativi superiori ai 20 litri di liquidi infiammabili.
‒ per i prodotti particolarmente reattivi e soggetti a diminuzione della loro stabilità chimica col tempo o al contatto con l’aria (es. perossidi organici, acido perclorico, ecc.) dovrebbe essere indicata sull’etichetta la data di acquisto e quella di apertura
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : SPETTRO ELETTROMAGNETICO
Ionizzanti
Non Ionizzanti
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : VIE DI PENETRAZIONE
Irraggiamento: ➢ La sorgente è esterna all’organismo; ➢ Le radiazioni incidono sul soggetto ingestione
inalazione esalazione cute
Contaminazione interna:
➢ La sorgente entra nell’organismo a seguito di:
polmoni
linfonodi ferita
✓ Inalazione; ✓ Ingestione; ✓ Ferite della cute.
apparato gastro intest.
polmoni e liquidi intercell.
tiroide ..…....... ossa
fegato reni feci
urine
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI DELLE RADIAZIONI SULL’UOMO
Attraverso la ionizzazione ed eccitazione delle molecole del tessuto si ha danno cellulare, che può essere: ➢ danno diretto al DNA per rottura dei legami molecolari; ➢ danno indiretto con la ionizzazione delle molecole di H2O (65 % del peso corporeo) e produzione di radicali liberi (H+ e OH-) molto reattivi, che attaccano chimicamente la cellula.
La conseguenza è la generazione di mutazione genetiche e quindi l’induzione di tumori. Attenzione: L’effetto è privo di soglia (bastano due raggi g per provocare danno).
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI DELLE RADIAZIONI SULL’UOMO
La circostanza che qualunque esposizione alle radiazioni ionizzanti, per quanto modesta, possa produrre detrimento (assenza di soglia), ha spinto la International Commission on Radiation Protection (I.C.R.P.) a raccomandare un sistema di protezione radiologica basato su tre principi fondamentali: • giustificazione della pratica; • ottimizzazione della protezione (principio noto anche con l'acronimo ALARA – As Low As Reasonably Achievable); • limitazione delle dosi individuali. Detti principi sono stati pienamente recepiti nella normativa italiana in vigore, attraverso l'art. 2 del D. Lgs. 230/95 che ne stabilisce il rispetto, nella disciplina delle attività con rischio da radiazioni ionizzanti.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : SIMBOLI RADIAZIONI IONIZZANTI
Le Zone Controllate e le Zone Sorvegliate devono essere segnalate utilizzando la segnaletica definita dalle norme di buona tecnica o comunque in maniera visibile e comprensibile. Le Zone Controllate devono essere delimitate e le modalitĂ di accesso regolamentate.
Simbolo generico
Irraggiamento
Contaminazione
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : PROTEZIONE DA IRRAGGIAMENTO
Metodi di protezione dalle radiazioni: ✓ Aumentare la distanza tra soggetto e sorgente; ✓ Ridurre i tempi di esposizione alla sorgente; ✓ Interporre ostacoli appropriati (schermature) tra la sorgente ed il soggetto:
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : PROTEZIONE DA IRRAGGIAMENTO
Particelle : nessun problema (non superano lo stato germinativo della pelle); Particelle : conviene usare materiali leggeri in modo da ridurre la radiazione di frenamento generata da urti con elettroni (ad es. schermi in plexiglass); Raggi X, : è necessario utilizzare materiali pesanti (ad es. Pb); Neutroni:
occorre utilizzare vari strati di materiali in sequenza
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : RADIAZIONI NON IONIZZANTI
Con il termine radiazioni non ionizzanti vengono indicate tutte quelle forme di radiazione il cui meccanismo primario di interazione con la materia non è quello della ionizzazione.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : RADIAZIONI NON IONIZZANTI
In questa categoria vengono ricompresi: •le radiazioni ottiche, con frequenze > 300 GHz (l < 1 mm) e che rispettano le leggi dell’ottica geometrica; •i campi elettrici e magnetici variabili nel tempo, in genere sinusoidali, con frequenze ≤ 300 GHz; •i campi elettrici e magnetici statici - anche se di fatto non emettono radiazioni. Ai fini del D. Lgs. 81/2008 le Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) vengono approfondite nel Capo V del Titolo VIII, mentre gli altri due casi vengono trattati nel Capo IV, dello stesso Titolo.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : CAMPI ELETTROMAGNETICI NATURALI
Non va dimenticata l'esistenza di un campo magnetico statico naturale, quasi perfettamente orientato parallelamente all’ asse di rotazione terrestre, con valore medio è di circa 50 μT e di un campo elettrico terrestre con valori massimi a livello del suolo di circa 130 V/m, mentre ad esempio a mille metri di altezza è circa 45 V/m. Tali valori presentano oscillazioni durante l’arco della giornata e dipendono, particolarmente il campo elettrico, dalle condizioni atmosferiche (in caso di temporali si possono misurare valori del campo compresi tra 100 e 3.000 V/m).
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : INTERAZIONE CON IL CORPO UMANO
I campi elettrici, magnetici ed i campi elettromagnetici presenti nell’ambiente hanno la proprietà di penetrare in profondità all'interno dei materiali biologici.
Lo spessore di penetrazione decresce con la frequenza dei campi: esso è massimo alle basse frequenze, dell'ordine dei centimetri nel range delle radio frequenze, millimetri nella regione delle microonde.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI DELLE RADIOFREQUENZE
L’effetto principale dell’interazione delle radiofrequenze e microonde con un sistema vivente è rappresentato da un trasferimento di energia, sotto forma di calore, con un aumento della temperatura locale o di tutto il sistema. Per avere una variazione di temperatura misurabile, occorre che l’ esposizione sia intensa
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI DELLE RADIOFREQUENZE
Particolare importanza riveste inoltre la possibilità di disperdere il calore; per l’organismo umano il migliore scambiatore di calore è rappresentato dal sangue, per tale motivo gli organi od apparati meno vascolarizzati sono maggiormente suscettibili ai danni da radiazioni elettromagnetiche in quanto non sono in grado di ridistribuire il calore ricevuto da una fonte esterna. Per questo motivo, gli organi critici per eccellenza sono il cristallino e le gonadi maschili.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : SAR
Tenendo conto di tutte queste variabili, è stato definito il SAR (Specific Absorpion Rate) che è la potenza elettromagnetica assorbita per unità di massa e si esprime in Watt per chilogrammo. Per l’uomo, le curve del SAR hanno un andamento caratteristico e presentano un massimo a frequenze diverse in funzione delle misure antropometriche; un uomo medio (kg 70 e cm 175) presenta una frequenza di risonanza e quindi un SAR massimo a circa 70 MHz.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI DELLE RADIOFREQUENZE
Le conoscenze attuali permettono comunque di ritenere che qualsiasi esposizione che comporti un SAR inferiore a 4 W/kg non è in grado di produrre effetti sulla salute
Per cautelarsi da possibili effetti cumulativi quasi tutte le organizzazioni internazionali hanno indicato per i lavoratori professionalmente esposti un valore limite di SAR di 0,4 W/kg mediato su ogni intervallo di tempo di 6 minuti e su tutto il corpo
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI MUTAGENI
Dal punto di vista dei parametri in gioco nell'interazione fisica fra CEM e materiale biologico, si può affermare che in tutta la regione spettrale non sussistono le basi fisiche per un trasferimento di energia sufficiente a rompere direttamente i legami deboli e forti che legano gli atomi nelle strutture molecolari e macromolecolari. Non sembrano perciò esistere basi teoriche per postulare un loro effetto diretto sul effetto diretto sul DNA. Infatti, il primo passo obbligato del processo cancerogenico, consiste nel produrre un danno irreversibile sull'informazione genetica contenuta nel DNA cellulare
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI MUTAGENI
La maggior parte degli esperimenti condotti in vivo dimostrano che lâ&#x20AC;&#x2122;esposizione a campi elettromagnetici ELF, RF e MO non provoca alterazioni sul DNA (mutagenesi) e quindi è assai improbabile che i campi possano comportarsi da iniziatori del processo tumorale Vi sono tuttavia alcuni risultati sperimentali ottenuti in vivo e in vitro che indicano un possibile e modesto coinvolgimento dei campi in effetti di copromozione e/o coprogressione.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI MUTAGENI
Un'attenta analisi critica di questi lavori mostra tuttavia varie inconsistenze metodologiche e sperimentali, che rendono non sempre convincenti i risultati ottenuti e suggeriscono perciò ulteriori e più approfondite ricerche. E’ evidente che attualmente è impossibile trarre conclusioni definitive sul possibile coinvolgimento delle ELF, RF e MO nel processo tumorale.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : EFFETTI MUTAGENI
Volendo fare riferimento allo schema di classificazione dello IARC, si può affermare che per quanto riguarda l'esposizione alle ELF, RF e MO sussiste un'inadeguata evidenza di cancerogenicità.
RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI : INTERFERENZE CON DISPOSITIVE MEDICI
In caso di soggetti portatori di pace-maker o altri dispositivi medici impiantati, la protezione dagli effetti di interferenza elettromagnetica assume carattere prioritario rispetto alla protezione dagli effetti acuti poichĂŠ, l'aderenza ai valori limite di esposizione e ai correlati valori di azione non evita necessariamente effetti sul funzionamento di tali dispositivi.
RISCHIO ELETTRICO : RISCHIO ELETTRICO
Per rischio elettrico si intende la probabilitĂ che si verifichi un evento dannoso a causa di contatto fisico con elementi sotto tensione
RISCHIO ELETTRICO : RISCHIO ELETTRICO
RISCHIO ELETTRICO : INFORTUNI DA ELETTRICITÀ
Dalle statistiche si rileva che fra tutti gli infortuni da elettricità, sono più frequenti quelli dovuti al fattore umano, piuttosto che quelli dovuti a deficienze tecniche degli impianti.
Le cause che determinano gli infortuni per contatto con l’elettricità di solito sono: - L’inesperienza - La fretta
- La trascuratezza - L’eccessiva confidenza con il pericolo
RISCHIO ELETTRICO : INFORTUNI DA ELETTRICITÃ&#x20AC;
RISCHIO ELETTRICO : DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
Per evitare danni alle persone o alle cose, devono essere installati appositi apparecchi di protezione. I principali apparecchi sono: • interruttore magnetotermico: è un dispositivo per la protezione dell'impianto, che integra sia una protezione magnetica per i cortocircuiti, sia una protezione termica per i sovraccarichi; •interruttore differenziale (popolarmente ed erroneamente noto come "salvavita"): è un dispositivo per la protezione delle persone, che protegge dalle dispersioni elettriche;
RISCHIO ELETTRICO : DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
Per evitare danni alle persone o alle cose, devono essere installati appositi apparecchi di protezione. I principali apparecchi sono: •interruttore magnetotermico differenziale: è un dispositivo per la protezione di impianto e persone, che integra tutt'e tre le protezioni magnetica, termica e differenziale; •fusibile: è un dispositivo per la protezione contro le sovracorrenti, negli impianti domestici è utilizzato quasi esclusivamente per la protezione di piccoli utilizzatori come alimentatori per impianti citofonici o trasformatori per campanelli, in ambito industriale trova impiego comune nella protezione dei motori contro i cortocircuiti; dev'essere sostituito ogni volta che interviene;
RISCHIO ELETTRICO : MODALITÃ&#x20AC; DI ELETTROCUZIONE
Contatto diretto
Toccare una parte in tensione scoperta
Contatto indiretto
Le parti metalliche normalmente sicure, vanno sotto tensione in caso di guasto
RISCHIO ELETTRICO : EFFETTI SULL’UOMO
Il corpo umano è un conduttore di elettricità, che presenta una resistenza elettrica variabile da persona a persona e dalle condizioni ambientali
Se il corpo umano viene attraversato da corrente elettrica si possono verificare i seguenti fenomeni: • tetanizzazione • arresto della respirazione • fibrillazione ventricolare
Altri effetti derivanti dalla elettrocuzione sono quelli di tipo termico, come bruciature ed ustioni (generalmente profonde) che vanno spesso a sommarsi agli effetti precedenti
RISCHIO ELETTRICO : EFFETTI SULLâ&#x20AC;&#x2122;UOMO
Ustioni
Il corpo umano si comporta come un conduttore elettrico e pertanto il passaggio della corrente produce energia sotto forma di calore
Le ustioni possono anche essere indirette, per esempio per effetto di un arco elettrico o per proiezioni di corpi incandescenti
RISCHIO ELETTRICO : EFFETTI SULL’UOMO
Tetanizzazione Il movimento del muscolo non è piu’ soggetto alla volontà dell’individuo. La contrazione muscolare può quindi comportare l’incapacità di sottrarsi all’elettrocuzione
Cadute La contrazione involontaria dei muscoli fa eseguire movimenti indesiderati e pertanto può condurre a perdite di equilibrio, cadute…
RISCHIO ELETTRICO : EFFETTI SULL’UOMO
Asfissia Una possibile complicanza è la paralisi dei centri nervosi che controllano la respirazione. Se la corrente elettrica attraversa i muscoli di movimento dei polmoni, la contrazione involontaria di questi muscoli altera il normale funzionamento del sistema respiratorio e il soggetto può morire soffocato. In questi casi il fenomeno è reversibile solo se si provvede con prontezza, anche con l’ausilio della respirazione artificiale, al soccorso dell’infortunato
RISCHIO ELETTRICO : EFFETTI SULL’UOMO
Una corrente intensa che attraversa il cuore potrebbe alterare la sincronizzazione e il coordinamento nei movimenti del cuore con la paralisi dell'operazione di pompaggio del sangue:
Fibrillazione ventricolare È l’effetto più pericoloso, dovuto alla sovrapposizione delle correnti provenienti dall’esterno con quelle fisiologiche, che, generando delle contrazioni scoordinate, fanno perdere il giusto ritmo al cuore È particolarmente pericolosa nella zona ventricolare perché fenomeno non
reversibile in quanto persiste anche se lo stimolo è cessato
RISCHIO RUMORE : IL SUONO E IL RUMORE
Il SUONO è prodotto da onde acustiche regolari e periodiche con uguale frequenza
Il RUMORE è invece prodotto da onde irregolari e non periodiche che generano una sensazione sgradevole e fastidiosa dell'orecchio
RISCHIO RUMORE : IL RUMORE
Quello del rumore è un fenomeno legato alla propagazione di onde di pressione attraverso un mezzo elastico. Si tratta di un fenomeno ondulatorio, come ogni onda il fenomeno «rumore» sarà caratterizzato da: -Frequenza -Intensità
Che noi percepiamo come: Tono del rumore( grave o acuto) Intensità (forte o piano)
RISCHIO RUMORE : EFFETTI DEL RUMORE
Dipendono principalmente dall’intensità e dalla durata dell’esposizione.
Un rumore molto forte, come un’esplosione, provoca dolore e spesso lacerazione del timpano
Un rumore meno forte, ma superiore a 80-85 dB, può determinare una riduzione dell’udito
RISCHIO RUMORE : PATOLOGIA DA RUMORE
RISCHIO RUMORE : PATOLOGIA DA RUMORE
•
Ipoacusia
Distruzione dei ricettori acustici, cellule capaci di trasformare le vibrazioni meccaniche sonore in impulsi nervosi che, giunti al cervello, determinano la sensazione uditiva I ricettori acustici sono insostituibili, se distrutti, e il danno che ne consegue è progressivo e irreversibile L’ipoacusia peggiora se continua l’esposizione a rumore e non migliora neppure se questa termina
RISCHIO RUMORE : TIPI DI IPOACUSIA
RISCHIO RUMORE : PATOLOGIA DA RUMORE
Il rumore provoca anche effetti extrauditivi: - Sull’equilibrio - Sul senso di attenzione e concentrazione - Sul sistema nervoso - Sullo stress - Sull’apparato digestivo - Sul sistema endocrino - Sull’apparato respiratorio - Sull’apparato circolatorio e sul sistema vascolare
Spesso la correlazione tra i disturbi di questo tipo e il rischio non è riconosciuta
RISCHIO RUMORE : PATOLOGIA DA RUMORE
Il D.M. 14/01/2008 ( elenco malattie professionali) comprende: Ipoacusia percettiva da rumore tra le malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità Le malattie da rumore dell’apparato cardiocircolatorio, digerente, endocrino e neuropsichiche nella lista delle malattie la cui origine lavorativa è possibile
RISCHIO RUMORE : VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Nellâ&#x20AC;&#x2122;ambito della valutazione dei rischi il datore di lavoro valuta il rumore durante il lavoro, considerando: a) livello, tipo e durata dellâ&#x20AC;&#x2122;esposizione, ivi incluso il rumore impulsivo; b) I valori limite di esposizione e i valori di azione c) tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore; d) tutti gli effetti sulla salute e sicurezza derivanti da interazione fra rumore e sostanze ototossiche e vibrazioni; e) tutti gli effetti sulla salute e sicurezza risultanti da interazione fra rumore e segnali di avvertimento
RISCHIO RUMORE : VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Nell’ambito della valutazione dei rischi il datore di lavoro valuta il rumore durante il lavoro, considerando: f) Le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori delle attrezzature di lavoro; g) Esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di rumore; i) Le informazioni raccolte dalla sorveglianza sanitaria e quelle reperibili in letteratura l) La disponibilità di DPI dell’udito con adeguate caratteristiche di attenuazione
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
All’interno della Roastery vengono utilizzati per vari processi azoto gassoso, azoto liquido e CO2 AZOTO GASSOSO: Generalmente si ritiene che l’azoto non sia un gas di per sé pericoloso: infatti “l’aria che respiriamo è costituita dal 79% di azoto e dal 21% di ossigeno” e l’azoto “non appartiene a nessuna delle categorie di pericolosità definite nella normativa per la classificazione delle sostanze e dei preparati pericolosi”. Tuttavia l’azoto può “diventare pericoloso sulla base delle sue proprietà chimico-fisiche e del modo in cui è utilizzato” Il principale fattore di rischio è il seguente 1.
pericolo di asfissia dovuto alla dispersione di azoto in ambienti confinati e conseguente riduzione della percentuale di ossigeno in ambiente.
Per quanto riguarda il rischio d’incendio, l’azoto non presenta particolari problemi essendo un gas non infiammabile e non comburente.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
AZOTO LIQUIDO: L'azoto è un gas incolore ed inodore molto comune in natura (compone il 79% dell'atmosfera terreste) non tossico ne nocivo, caratterizzato da un punto di ebollizione molto basso, -195,82 °C, è normalmente stoccato allo stato liquido a pressione di circa 15 atm. I principali fattori di rischio sono i seguenti: 1.
2.
3.
contatto accidentale del personale con superfici a temperature criogeniche, contatto che provoca sulla pelle lesioni del tutto simili alle ustioni (l'entità del danno aumenta con il diminuire della temperatura e con il prolungarsi della durata del contatto). malfunzionamento dei riduttori di pressione, e alla conseguente possibilità di pericolose sovrapressioni nelle apparecchiature di utilizzo (rischio limitato dall’installazione, a valle dei riduttori di pressione, di valvole di sicurezza). pericolo di asfissia dovuto alla dispersione di azoto in ambienti confinati e conseguente riduzione della percentuale di ossigeno in ambiente.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
DOVE VIENE UTILIZZATO E STOCCATO L’AZOTO? ✓
L’azoto liquido viene utilizzato per la produzione di gelato e trasportato alla planetaria attraverso un sistema di tubi sottovuoto che prelevano l’azoto liquido dal DEWAR ubicato nel locale S1-18 al piano interrato.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
DOVE VIENE UTILIZZATO E STOCCATO L’AZOTO? ✓ L’azoto gassoso viene utilizzato per la preparazione di bevande e prodotto in diversi locali (S1-38 Area non refrigerata, MX_05 walk in fridge, MX_01 Pantry) da appositi generatori di azoto.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
ANIDRIDE CARBONICA CO2 L’anidride carbonica (CO2) è una gas incolore ed inodore che fa parte del nostro ambiente naturale. Le prime percezioni di una esposizione a concentrazioni elevate di CO2 portano comunemente ad avvertire fastidi ben noti come una difficoltà nel respirare, mal di testa, spossatezza fisica ed una netta sensazione di “mancanza di aria”. Una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di CO2 porta ad asfissia, stato di incoscienza o addirittura si arriva alla morte. A concentrazioni di CO2 di circa 100,000 ppm si giunge ad immediati effetti letali. L’Amministrazione per la Salute e la Sicurezza Professionale (OSHA) ha redatto caratteristiche limite standard per una concentrazione di anidride carbonica ammissibile nell’aria che è di 0.5% (5000 ppm) per otto ore continue di esposizione. Per quanto riguarda invece la presenza massima di CO2 in ambiente essa viene limitata a 5000PPM.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
ANIDRIDE CARBONICA CO2 L’anidride carbonica (CO2) è una gas incolore ed inodore che fa parte del nostro ambiente naturale. Le prime percezioni di una esposizione a concentrazioni elevate di CO2 portano comunemente ad avvertire fastidi ben noti come una difficoltà nel respirare, mal di testa, spossatezza fisica ed una netta sensazione di “mancanza di aria”. Una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di CO2 porta ad asfissia, stato di incoscienza o addirittura si arriva alla morte. A concentrazioni di CO2 di circa 100,000 ppm si giunge ad immediati effetti letali. L’Amministrazione per la Salute e la Sicurezza Professionale (OSHA) ha redatto caratteristiche limite standard per una concentrazione di anidride carbonica ammissibile nell’aria che è di 0.5% (5000 ppm) per otto ore continue di esposizione. Per quanto riguarda invece la presenza massima di CO2 in ambiente essa viene limitata a 5000PPM.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
DOVE VIENE UTILIZZATA E STOCCATA L’ANIDRIDE CARBONICA CO2? ✓ L’anidride carbonica CO2 viene utilizzata per la preparazione di bevande e conservata in bombole da 10 kg nei seguenti locali. · S1-38 Area non refrigerata · GF-08 Main bar · MX_01 Pantry · MX_03 Mixology bar
NB: Le bombole devono essere correttamente fissate ad appositi sistemi di ritenuta anticaduta.
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
La tabella sottostante riporta gli effetti sull’uomo dell’aumentare della concentrazione di Azoto e la conseguente diminuzione di ossigeno nell’aria
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
Starbucks prevede che ad una riduzione del tenore di ossigeno sotto il 20% sia generato un allarme locale. Sotto il 19,5% oltre all’allarme locale vengono attivati contemporaneamente allarmi acustico luminosi, blocco dei generatori di Azoto, attivazione delle valvole di sicurezza e attivazione dei sistemi di areazione di emergenza. Inoltre, l’impianto di aspirazione dei vari locali è stato progettato per garantire una portata d’aria tale da non far mai scendere i livelli di ossigeno al di sotto del 18%
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
UBICAZIONE DEI SENSORI ED ALLARMI MEZZANINO
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
UBICAZIONE DEI SENSORI ED ALLARMI MAIN BAR
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
UBICAZIONE DEI SENSORI ED ALLARMI PIANO - 1
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
UBICAZIONE DEI SENSORI ED ALLARMI PIANO -2
RISCHI SPECIFICI : UTILIZZO AZOTO E CO2
NON ENTRARE MAI NEI LOCALI IN PRESENZA DI ALLARME ATTIVO O SE SI SOSPETTA VI SIA MANCANZA DI OSSIGENO NELLâ&#x20AC;&#x2122;AMBIENTE ASSICURARSI, CHE LO SPAZIO SIA BEN VENTILATO E CHE I SISTEMI DI AREAZIONE SIANO FUNZIONANTI
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Lavoro in quota: attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad altezza superiore a 2 mt rispetto ad un piano stabile. La causa principale delle cadute dall’ alto si verifica principalmente per la mancanza, l’errato montaggio o lo smontaggio di alcune parti dei dispositivi di protezione collettivi o per il mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) cinture o imbracature di sicurezza. D.Lgs 81/08 e s.m.i., art. 111 1. Il datore di lavoro, nei casi in cui i lavori temporanei in quota non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo, sceglie le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure, in conformità ai seguenti criteri: 2. priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; D.Lgs 81/08 e s.m.i., art. 122 Nei lavori in quota devono essere adottate, seguendo lo sviluppo dei lavori stessi, adeguate impalcature o ponteggi o idonee opere provvisionali o comunque precauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose conformemente al punto 2, 3.1, 3.2 e 3.3 dell’ ALLEGATO XVIII.
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Il datore di lavoro, deve: •
•
Analizzare e valutare i rischi
Mettere a disposizione, verificare e mantenere in conformità i DPI •
Ne fissa le condizioni di: ✓UTILIZZO
✓MANUTENZIONE e STOCCAGGIO • •
Assicurare informazione, formazione ed addestramento all’uso dei DPI
Procedere ad una verifica periodica dei DPI in base alle istruzioni fornite dal produttore e dalle normative
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Scale: Cose da verificare prima dellâ&#x20AC;&#x2122;utilizzo: Nessun elemento della scala (gradini/pioli, dispositivi di blocco, elementi antiscivolo, ecc.) deve essere mancante Le scale non devono presentare segni di deterioramento Tutti gli elementi, come ad esempio i montanti, i gradini/pioli, la piattaforma, i dispositivi di blocco, le cerniere, ecc., non devono essere danneggiati. Saldature e incastri devono risultare integri. Ammaccature, fessurazioni, spaccature, piegature ed eccessivi giochi di cerniere possono essere fonte di pericoli. Se ci sono danni agli elementi strutturali, la scala non deve essere nĂŠ utilizzata nĂŠ riparata Piedini di gomma o di plastica antislittamento (zoccoli) siano inseriti correttamente nella loro sede alla base dei montanti. Se mancanti o deteriorati, rimpiazzarli con quelli nuovi, i quali sono reperibili dal rivenditore I gradini/pioli devono essere puliti, asciutti ed esenti da oli, grassi e da vernici fresche
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo Scale ✓ Non appoggiare la scala su gradini o oggetti ma su una superficie stabile ✓ Collocarla sempre in modo frontale
✓ Verificare l’inserimento dei dispositivi anticaduta o tenuta al piede da una persona ✓ Verificare la portata massima ✓ Scegliere una corretta altezza , ne troppo alta ne troppo bassa ✓ La scala deve appoggiare ad una superficie stabile e regolare
4
RISPETTARE LA REGOLA DEL 4 X 1
1
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Salire e scendere da una scala: ✓ Avere sempre appoggio e presa sicura ✓ Tenersi sulla linea mediana con il viso verso la scala e con le mani in presa ✓ Posizionare sempre entrambi i piedi sulla scala
✓ Tenere gli attrezzi in una borsa ✓ Non spostare la scala se vi è sopra qualcuno
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Dispositivi di Protezione Individuale Dispositivi individuali per il posizionamento e la trattenuta sul lavoro e la prevenzione della caduta dall’alto: Consentono a chi deve operare in altezza con sostegno su pali o altre strutture, di poter lavorare con entrambe le mani libere. I sistemi di trattenuta servono a prevenire le cadute dall’alto, impedendo al lavoratore in quota di raggiungere la zona in cui sussiste il rischio di cadute dall’alto. Questi sistemi non sono destinati all’arresto delle cadute
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Dispositivi di Protezione Individuale Sistemi di arresto di caduta
Tali dispositivi comprendono: ‒
Imbracatura per il corpo;
‒
Assorbitore di energia;
‒
Sistema di collegamento ad un punto di ancoraggio sicuro.
Tali dispositivi devono essere ancorati ad un punto fisso
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Dispositivi di Protezione Individuale L’ancoraggio dovrebbe sempre essere effettuato sull’asse di movimento dell’operatore ed avvicinandosi il più possibile al fattore di caduta 0.
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo di piattaforme Elevabili Ogni operatore deve: 1. 2.
3.
4.
Seguire le istruzioni ricevute per un corretto utilizzo del mezzo; Osservare le norme nellâ&#x20AC;&#x2122;effettuare le operazioni di movimentazione, carico, trasporto e scarico dei materiali; Segnalare immediatamente al proprio superiore tutti i difetti di funzionamento e gli eventuali incidenti verificatisi durante il servizio; Adottare, allâ&#x20AC;&#x2122;inizio, durante ed alla fine del servizio, tutte le misure di sicurezza prescritte;
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo di piattaforme Elevabili Ogni operatore deve: 1. 2.
3.
4. 5. 6.
Controllare le condizioni del mezzo (stato dei pneumatici, segnalatori sonori e luminosi, â&#x20AC;Ś) Verificare funzionamento freno, limitatori di corsa, di carico, rilevatori di inclinazione (se presenti) e dispositivi di sicurezza Verificare il corretto funzionamento degli strumenti di controllo, dei comandi e degli arresti di emergenza Lo stato del parapetto, dei cavi elettrici e dei flessibili Lo stato delle leve di comando Lo stato degli assi
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo di piattaforme Elevabili Ogni operatore deve: 1. 2. 3. 4.
Lo stato del circuito idraulico (attenzione ad eventuali perdite di olio) Lo stato e il livello di carica della batteria per i mezzi elettrici Controllare efficienza delle zavorre, contrappesi e stabilizzatori Liberare il mezzo da qualunque oggetto o materiale non essenziale al servizio del mezzo e pulire la navicella
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo di piattaforme Elevabili Ogni operatore deve: 1. 2. 3.
4. 5. 6.
7.
Osservare accuratamente lâ&#x20AC;&#x2122;ambiente di lavoro Assicurarsi che ogni comando provochi lo spostamento previsto Per piattaforme a posto fisso, con sollevamento verticale, posizionare la piattaforma sulla verticale del posto di lavoro Non effettuare piĂš manovre contemporaneamente Non salire o sedersi sul parapetto della piattaforma Non utilizzare un poggiapiedi, una scala, uno sgabello o delle tavole girevoli per accedere a quote piĂš alte Utilizzare i DPI previsti
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo di piattaforme Elevabili
Dopo lâ&#x20AC;&#x2122;utilizzo Ogni operatore deve: 1. 2. 3. 4. 5.
Abbassare la piattaforma sul telaio e bloccarla Posizionare i comandi sul neutro Azionare il freno di stazionamento Togliere la chiave o il dispositivo equivalente Annotare sul libro di bordo (o su modulo equivalente) eventuali anomalie riscontrate, e avvertire il preposto
RISCHI SPECIFICI : LAVORI IN QUOTA
Utilizzo di piattaforme Elevabili Prescrizioni per gli operatori:
Divieti - non accedere in piĂš persone rispetto a quelle previste dal manuale dâ&#x20AC;&#x2122;uso e non utilizzare il cestello per sollevare carichi se non espressamente previsto - non aggiungere sovrastrutture e non utilizzare per altezze diverse da quella prevista Obblighi - utilizzare i D.P.I. previsti: abiti da lavoro, scarpe di sicurezza, elmetto, cintura di sicurezza - rispettare le distanze di sicurezza dai conduttori delle linee elettriche per protezione contro i contatti accidentali