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Corso di formazione per la sicurezza, parte generale e specifica (Art. 37 D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i., Accordo Stato-Regioni 22/02/2012)

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Articolo 37 del Decreto Legislativo 81/2008 Formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti 1. Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispetto alle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a: a) concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazione della prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, organi di vigilanza, controllo, assistenza

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Articolo 37 del Decreto Legislativo 81/2008 Formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti …… b) rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell’azienda 2. La durata, i contenuti minimi e le modalità della formazione di cui al comma 1, sono definiti mediante Accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano adottato, previa consultazione delle parti sociali ……..omissis 3


I contenuti della formazione Approfondimenti giuridico-normativi Aggiornamenti tecnici sui rischi ai quali sono esposti i lavoratori Aggiornamento su organizzazione e gestione della sicurezza in azienda Fonti di rischio e relative misure di prevenzione. 4


Datore di lavoro Dirigenti Preposti Lavoratori 5


Maggiori sono le conoscenze, le capacitĂ e le esperienze, maggiori sono le possibilitĂ di evitare incidenti

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Gli infortuni sul lavoro

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Malattie professionali Distribuzione malattie professionale

Neuropatie 4%

Dermatiti 2%

Indeterminate 16%

Ipoacusie 22%

Tumori 4% Tunnel carpale 7% Apparato respiratorio 7%

Tendiniti 16% Artrosi 8%

Dischi intervertebrali 14%

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Sistema legislativo in materia di sicurezza dei lavoratori

L’evoluzione della legislazione italiana indirizzo preventivo/repressivo:

(DPR: 547/55 - 303/56 -164/56) si stabilisce una regola e si sanzionano le inosservanze indirizzo preventivo/promozionale:

(D. Lgs 626/94) D. Lgs 81/08 attualmente in vigore) si progetta la prevenzione normative abrogate 9


Sistema legislativo in materia di sicurezza dei lavoratori

DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008 , n. 81 “Testo Unico� Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro

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Generale Principali soggetti del sistema di prevenzione aziendale

RSPP DIRIGENTI PREPOSTI

ADDETTI EMERGENZE

ADDETTI PRIMO SOCCORSO

ASPP

DL

LAVORATORI

RLS MEDICO COMPETENTE 11


D. Lgs 81/08

Datore di lavoro (DL)

E’ il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva e dell’attuazione della sicurezza in azienda in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.

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D. Lgs 81/08

Obblighi del datore di lavoro Obblighi del datore di lavoro non delegabili valutazione di tutti i rischi ed l’elaborazioni, nei casi previsti, il relativo “documento di valutazione dei rischi” (DVR) in collaborazione con: • il responsabile del servizio di prevenzione e protezione; • il medico competente, nei casi previsti dalla normativa; • il rappresentante dei lavoratori la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) 13


D. Lgs 81/08

Datore di lavoro

Il DL deve organizzare, prevenire, scegliere, prendere provvedimenti, proteggere …, per eliminare o ridurre al minimo i rischi Se il DL non dimostra di aver fatto tutto ciò che è in suo potere per evitare l’infortunio questo è destinatario di sanzioni penali e/o ammende

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D. Lgs 81/08

Dirigente Persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa. Il dirigente organizza il lavoro, controlla la conformità, segnala le anomalie e interviene a correggerle laddove il suo potere di spesa lo permette In un sistema bene organizzato esistono deleghe e attribuzioni che delineano bene il campo di attività e i poteri dei vari dirigenti 15


D. Lgs 81/08

Preposto

Persona che, in ragione delle competenze professionali e dei poteri conferitogli, sovrintende alle attività lavorative e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.

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D. Lgs 81/08

Preposto I preposti, secondo le loro attribuzioni e competenze, devono: a) sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge, nonchĂŠ delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e, in caso di persistenza della inosservanza, informare i loro superiori diretti; b) verificare affinchĂŠ soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico; 17


D. Lgs 81/08

Preposto c) richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinchÊ i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa d) informare il piÚ presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione; e) astenersi, salvo eccezioni debitamente motivate, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato; 18


D. Lgs 81/08

Preposto

a) segnalare tempestivamente al datore di lavoro o al dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale, sia ogni altra condizione di pericolo che si verifichi durante il lavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta; f) frequentare appositi corsi di formazione secondo quanto previsto dall’articolo 37.

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D. Lgs 81/08

Preposto I Preposti devono: d) Ricevere a cura del Datore di Lavoro ed in azienda, un’adeguata e specifica formazione ed un aggiornamento periodico in relazione ai propri compiti in materia di sicurezza e salute sul lavoro. I contenuti devono interessare: 1) principali soggetti coinvolti e relativi obblighi; 2) definizione e individuazione dei fattori di rischio; 3) valutazione dei rischi; 4) individuazione delle misure tecniche, organizzative e procedurali di prevenzione e protezione.

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D. Lgs 81/08

Preposto Esercizio di fatto dei poteri di preposto Le posizioni di garanzia (in materia di sicurezza) relative ai soggetti di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) (datore di lavoro), d) (dirigente) ed e) (preposto), gravano altresì su colui il quale, pur sprovvisto di regolare investitura (delega), eserciti in concreto i poteri giuridici riferiti a ciascuno dei soggetti ivi definiti“. Il punto allora non è se “serve una delega o non serve una delega” ai fini delle responsabilità individuali dei soggetti sopraindicati: le responsabilità del “delegato” o “di fatto” non cambiano, in virtù del sopraccitato principio di effettività 21


D. Lgs 81/08

Lavoratore

Il lavoratore è la “persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un'attivitĂ lavorativa nell'ambito dell'organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un'arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiariâ€?. 1) Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. 22


D. Lgs 81/08

Lavoratore

2) I Lavoratori devono in particolare: a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro ai fini della protezione collettiva e individuale; c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze ed i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto nonchÊ i dispositivi di sicurezza; d) segnalare immediatamente al datore di lavoro le deficienze dei mezzi e dei dispositivi e qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza

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D. Lgs 81/08

Lavoratore

e) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza,di segnalazione e di controllo; f) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza e che possono compromettere la sicurezza propria e di altri lavoratori; g) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro. f) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente Decreto Legislativo o comunque disposti dal medico competente 3) I lavoratori che svolgono attività in regime di appalto devono esporre apposita tessera di riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro.

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Enti pubblici aventi compiti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

INAIL Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro L’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, persegue una pluralità di obiettivi: ridurre il fenomeno infortunistico; assicurare i lavoratori che svolgono attività a rischio; garantire il reinserimento nella vita lavorativa degli infortunati sul lavoro. L’assicurazione, obbligatoria per tutti i datori di lavoro che occupano lavoratori dipendenti e parasubordinati nelle attività che la legge individua come rischiose, tutela il lavoratore contro i danni derivanti da infortuni e malattie professionali causati dalla attività lavorativa 25


D. Lgs 81/08

Vigilanza sui luoghi di lavoro

Vigilanza La vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta: dall’Azienda Sanitaria Locale (ASL) competente per territorio e, per quanto di specifica competenza; SPISAL (Servizi per la Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro)

dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (Ufficio territoriale del lavoro ex ispettorato del lavoro) Svolge attività di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, informandone preventivamente il servizio di prevenzione e sicurezza dell’Azienda sanitaria locale competente per territorio

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D. Lgs 81/08

Sistema di sicurezza aziendale Il sistema aziendale per la sicurezza è costituito da: Datore di lavoro, i dirigenti e i preposti Servizio di prevenzione e protezione Medico competente (quando previsto) Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza I lavoratori incaricati per pronto soccorso, antincendio ed emergenze 27


D. Lgs 81/08

Servizio Prevenzione e Protezione Il “servizio di prevenzione e protezione” è l’insieme delle persone, sistemi e mezzi finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali nell’azienda. Il servizio è composto dal responsabile della sicurezza (RSPP), dal medico competente (se previsto) e da un certo numero di addetti in funzione delle dimensioni dell’unità operativa. I componenti sono designati dal datore di lavoro. Il servizio di prevenzione e protezione non si sostituisce al datore di lavoro, ma ha la funzione di fornire consulenza individuando i fattori di rischio e mettendo in atto le relative misure di prevenzione e protezione. 28


D. Lgs 81/08

Servizio Prevenzione e Protezione

Compiti del servizio prevenzione e protezione individuare e valutare i fattori di rischio; definire le misure di prevenzione e protezione adatte ai rischi rilevati; elaborare procedure di sicurezza e validare istruzioni operative per le diverse lavorazioni; proporre programmi di informazione e formazione e addestramento dei lavoratori.

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Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) Il responsabile della sicurezza (RSPP) in collaborazione con l’ASPP (addetto al servizio di prevenzione e protezione) sovrintende a tutte le problematiche connesse con la gestione della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e rappresenta il braccio operativo del datore di lavoro. Coordina l’intero Servizio di Prevenzione e Protezione, si avvale della collaborazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e, dove previsto, del medico competente Almeno una volta all’anno, il datore di lavoro, nelle ditte che occupano oltre 15 dipendenti, in accordo con il responsabile della sicurezza, indice una riunione sulla prevenzione e protezione dei rischi alla quale partecipano anche il rappresentante dei lavoratori e, ove previsto, il medico competente 30


Struttura del Sistema Gestione Sicurezza

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D. Lgs 81/08

RSPP Il

responsabile della sicurezza (RSPP) non risponde direttamente per i reati imputabili al datore di lavoro, al dirigente o al preposto

Il RSPP può essere comunque coinvolto nelle indagini (e, nel caso, anche condannato) laddove si ipotizzi che l’infortunio in esame sia scaturito da una omissione o valutazione colposamente errata

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D. Lgs 81/08

RLS Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) è il soggetto eletto o designato per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro. Viene eletto direttamente dai lavoratori al loro interno nelle aziende o unità produttive che occupano sino a 15 dipendenti Viene eletto tra le rappresentanze sindacali (se ci sono) nelle aziende che occupano oltre 15 dipendenti Il n° degli RLS dipende dal n° di dipendenti (1 fino a 200, 3 tra 200 e 1000, 6 oltre 1000). 33


D. Lgs 81/08

RLS Il RLS è uno degli attori principali del sistema di prevenzione: accede ai luoghi di lavoro in cui si svolgono le lavorazioni; è consultato sulla valutazione dei rischi; è consultato sulla designazione del RSPP e altre figure della prevenzione e sull'organizzazione della formazione di cui all'articolo 37; riceve le informazioni e la documentazione aziendale inerente alla valutazione dei rischi e le misure di prevenzione relative, nonché quelle inerenti alle sostanze ed ai preparati pericolosi, alle macchine, agli impianti, alla organizzazione e agli ambienti di lavoro, agli infortuni ed alle malattie professionali; riceve una formazione adeguata e partecipa alle riunioni periodiche del servizio prevenzione e protezione […] 34


D. Lgs 81/08

Medico Competente (MC)

Il medico competente (interno o esterno all’azienda) è un medico specializzato in medicina del lavoro con compiti e attribuzioni specifiche sulla sorveglianza sanitaria e le attività di prevenzione dell’azienda. Il MC, il RSPP, il DL e il RLS si incontrano periodicamente in una riunione nella quale sono esaminate vari aspetti della gestione di igiene e sicurezza dell’azienda.

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D. Lgs 81/08

Medico Competente (MC) Il medico competente svolge le seguenti funzioni: collabora con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione alla predisposizione ed attuazione delle misure di tutela effettua gli accertamenti sanitari e le visite mediche correlate ai rischi professionali elabora i giudizi di idoneitĂ alla mansione tiene una cartella sanitaria per ogni lavoratore informa i lavoratori sul significato degli accertamenti medici comunicando loro i risultati partecipa alle riunioni periodiche visita gli ambienti di lavoro, di norma, in una volta l’anno. Tale periodicitĂ può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio. collabora con il datore di lavoro nella predisposizione del servizio di pronto soccorso

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D. Lgs 81/08

Addetti a compiti speciali

Addetti emergenze: lavoratori con compiti e attribuzioni specifiche per la gestione delle emergenze (incendi ecc.) Addetti primo soccorso: lavoratori con compiti e attribuzioni specifiche per la gestione del primo soccorso Sono designati, ricevono una formazione specifica e sono addestrati all’uso necessari dei presidi.

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Risorse umane

Il fattore collaborazione (coinvolgimento) Per avere la massima sicurezza possibile è necessario che tutte le parti interessate siano attivamente coinvolte ed interessate. Per questo motivo la legislazione prevede una molteplicità di soggetti coinvolti e attribuisce dei doveri anche in capo ai lavoratori che, tradizionalmente, sono sempre stati considerati solo titolari di un diritto alla sicurezza. In quest’ottica, dunque, il datore di lavoro è affiancato da soggetti che hanno – o alle quali vengono attribuite - delle particolari competenze: a) il responsabile del servizio di prevenzione e protezione; b) gli addetti al servizio di prevenzione e protezione; c) il medico competente 38


Risorse umane

Coinvolgimento del personale L’efficace gestione della sicurezza richiede il sostegno e l’impegno dei dipendenti. Le conoscenze e l’esperienza dei lavoratori sono una risorsa necessaria allo sviluppo di un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro e il loro pieno coinvolgimento permette di mettere le loro abilità al servizio dell’organizzazione Il lavoratore risponde alla direzione nella misura in cui il suo superiore sa rispettare i suoi bisogni e soddisfare il suo bisogno di essere accettato 39


Possibili ostacoli all’applicazione di modelli organizzativi la mancanza delle risorse necessarie sia umane che di altro tipo, la mancanza di tempo, la bassa priorità data al progetto, le abitudini e gli stili lavorativi acquisiti che, alla lunga, risultano difficili da dimenticare, la paura del cambiamento.

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I fattori di rischio

Rischi per la sicurezza dei lavoratori Aree di transito Spazi di lavoro Scale fisse e portatili Macchine Attrezzi manuali Manipolazione movimentazione manuale di oggetti Immagazzinamento di oggetti Impianti elettrici Apparecchi a pressione Reti e apparecchi distribuzione gas Apparecchi di sollevamento Mezzi di trasporto e movimentazione carichi Rischi di incendio ed esplosione Rischi per la presenza di esplosivi 41


I fattori di rischio

Rischi per la salute dei lavoratori

Esposizione ad agenti chimici Esposizione ad agenti cancerogeni Esposizione ad agenti biologici Ventilazione industriale Climatizzazione locali di lavoro Esposizione a rumore Esposizione a vibrazioni Microclima termico Esposizione a radiazioni ionizzanti Esposizione a radiazioni non ionizzanti 42


I fattori di rischio

Rischi per la salute dei lavoratori Illuminazione Carico di lavoro fisico Carico di lavoro mentale Stress da lavoro correlato differenze di genere, all’età , alla provenienza da altri Paesi Lavoro ai videoterminali Microclima e macroclima

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I fattori di rischio

Aspetti organizzativi e gestionali Organizzazione del lavoro Compiti funzioni e responsabilitĂ Analisi pianificazione e controllo Formazione Informazione Partecipazione Norme e procedimenti di lavoro Manutenzione e collaudi Dispositivi di protezione individuale Gestione emergenza e pronto soccorso (incendio, esplosione, infortunio) Sorveglianza sanitaria 44


Obbligo di vigilanza

Obblighi del datore di lavoro e del dirigente L’art. 18 del D. Lgs 81/08, che elenca gli obblighi del datore di lavoro e del dirigente, entra nel dettaglio delle specifiche modalità in cui deve esplicarsi tale attività di vigilanza a carico del dirigente.

Innanzitutto l’attività di vigilanza si esprime nel “richiedere l’osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti e delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e dell’ uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione” (art. 18 c. 1 lett. f)

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Obbligo di vigilanza

Obblighi del datore di lavoro e del dirigente Deve altresì vigilare in ordine all’adempimento degli obblighi a carico, oltre che dei preposti, anche dei lavoratori, dei progettisti, dei fabbricanti, dei fornitori, degli installatori (di luoghi di lavoro, impianti, attrezzature, dispositivi) e del medico competente. Quindi risulta fondamentale da parte datore di lavoro e del dirigente, per adempiere all’obbligo di vigilanza, di “richiedere l’osservanza da parte di tutti i lavoratori” delle norme e delle disposizioni aziendali e vigilare anche affinché il preposto vigili. 46


Sistema sanzionatorio

DL • No DVR • No azioni preventive

MC • No visite • Documenti

Preposto • No controlli

Previste sanzioni amministrative e arresto

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Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione 1. Il datore di lavoro, in caso di affidamento dei lavori all'impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all'interno della propria azienda, o di una singola unita' produttiva della stessa, nonche' nell'ambito dell'intero ciclo produttivo dell'azienda medesima: a) verifica, con le modalita' previste dal decreto, l'idoneita' tecnico professionale delle imprese appaltatrici o dei lavoratori autonomi in relazione ai lavori da affidare in appalto o mediante contratto d'opera o di somministrazione. b) fornisce agli stessi soggetti dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti nell'ambiente in cui sono destinati ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla propria attivita'. 2. Nell'ipotesi di cui al comma 1, i datori di lavoro, ivi compresi i subappaltatori: a) cooperano all'attuazione delle misure di prevenzione e protezione dai rischi sul lavoro incidenti sull'attivita' lavorativa oggetto dell'appalto; 48


D. Lgs 81/08

Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione ‌. continua

b) coordinano gli interventi di protezione e prevenzione dai rischi cui sono esposti i lavoratori, informandosi reciprocamente anche al fine di eliminare rischi dovuti alle interferenze tra i lavori delle diverse imprese coinvolte nell'esecuzione dell'opera complessiva. 3. Il datore di lavoro committente promuove la cooperazione ed il coordinamento di cui al comma 2, elaborando un unico documento di valutazione dei rischi (DUVRI) che indichi le misure adottate per eliminare o, ove cio' non e' possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze. Tale documento e' allegato al contratto di appalto o di opera. Le disposizioni del presente comma non si applicano ai rischi specifici propri dell'attivita' delle imprese appaltatrici o dei singoli lavoratori autonomi. ‌.. omissis

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D. Lgs 81/08

Pericolo e rischio Pericolo ProprietĂ o qualitĂ intrinseca di una determinata entitĂ o condizione che ha la potenzialitĂ di causare danni. Concetto generale: molte cose (impianti, materiali, attrezzi di lavoro, sostanze, metodi e pratiche di lavoro, rumore, ecc.) rappresentano un pericolo.

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D. Lgs 81/08

Pericolo e rischio Rischio Probabilità che sia effettivamente raggiunto il limite potenziale che determina il danno. L’uso degli agenti pericolosi può determinare un rischio concreto o meno. Dipende dalle condizioni di uso. Rischio tollerabile Il rischio ridotto ad un livello tale da essere sopportato dall’organizzazione, tenuto conto degli obblighi legislativi e della propria Politica di gestione; 51


Danno Qualunque conseguenza negativa derivante dal verificarsi dell’evento

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Diversi tipi di Rischi Rischio per la sicurezza (macchine, impianti ecc.)

Rischio per la salute (sostanza, rumore ecc.)

Rischio trasversale (organizzazione ecc.)

Occasione di lavoro

Occasione di lavoro

Occasione di lavoro

Infortunio

Malattia professionale

Malattia professionale

(evento traumatico)

(evento progressivo)

(stress, disagio ecc.)

Riconoscimento “agevole� delle cause

Riconoscimento complicato delle cause

Riconoscimento complicatissimo delle cause

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Analisi dei Rischi Analisi SISTEMATICA delle lavorazioni realizzata per: individuare i pericoli (fattori di rischio); individuare le persone potenzialmente esposte; valutare (stimare) i rischi; individuare i possibili effetti sulle persone; individuare soluzioni per eliminare o ridurre i rischi a un livello accettabile.

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Definizione del rischio (R) Il rischio è la combinazione tra la probabilità (P) che si manifesti un certo evento dannoso e la gravità (Magnitudo, M) associata all’evento stesso. R = f (P, M)

Il calcolo del rischio è determinato mediante la seguente formula (integrata da un coefficiente che considera: informazione, formazione, addestramento, istruzione, aggiornamento):

R=PxM 55


Prevenzione La prevenzione consiste nelle operazioni messe in atto per ridurre la probabilità che si verifichi un determinato evento dannoso R = f (P, M) Esempi: il divieto di fumare è un intervento di prevenzione per il rischio incendi; la scelta di un disco silenziato per una smerigliatrice è un intervento di prevenzione per il rischio rumore; l’installazione di una cappa di aspirazione è un intervento di prevenzione della diffusione dei fumi di saldatura, ecc…… 56


Matrice di valutazione del rischio Il valore del rischio è stato determinato valutandone la grandezza delle conseguenze e la sua probabilità di accadimento. Nella sottostante tabella sono riportati i criteri di valutazione utilizzati: Probabilità: si tratta della probabilità che i possibili danni si concretizzino. La probabilità sarà definita secondo la seguente scala di valori:

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Matrice di valutazione del rischio Magnitudo: effetto possibile causato dall'esposizione a fattori di rischio connessi all'attività lavorativa, ad esempio il rumore (che può causare la diminuzione della soglia uditiva). L’entità del danno sarà valutata secondo la seguente scala di valori:

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Matrice di valutazione del rischio

Questa permette di individuare una corrispondente scala di prioritĂ (P) degli interventi da attuare o porre in essere al fine di ridurre in modo sensibile il livello 59 di rischio.


PrioritĂ degli interventi Valutazione del rischio

A seguito della valutazione (VDR), sono individuate le misure di prevenzione e protezione

Definizione delle misure e prioritĂ di intervento

A questo sono associate delle prioritĂ di intervento Le misure sono verificate con gli aggiornamento della VDR.

Attuazione della misura

Verifica del risultato e nuova valutazione

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Misure di sicurezza Fra gli interventi necessari ad eliminare o ridurre i rischi individuati con la valutazione dei rischi si possono distinguere

Misure di prevenzione (da preferire) Hanno l’obbiettivo di ridurre la probabilità che si verifichino eventi dannosi (che possono causare Infortuni o malattie professionali)

Misure di protezione Sono in grado di evitarne od attenuarne le conseguenze dannose per i lavoratori 61


Misure di prevenzione TECNICHE Modifiche di tecnologie, impianti, macchinari, Attrezzature, ecc. ORGANIZZATIVE Modifiche della organizzazione del lavoro (orari, tempi, reparti, responsabilitĂ , ruoli, gerarchie PROCEDURALI Modifiche di procedure di lavoro (ordine e sequenza delle operazioni, informazione e formazione 62


Misure di protezione

Collettive da preferire

Esempio: dispositivi di protezione applicati agli organi di lavoro od ingranaggi pericolosi delle macchine (griglie, schermi fissi o mobili), schermature per radiazioni, insonorizzazioni, ecc.

Individuali

D.P.I. Esempio: indumenti da lavoro, guanti, maschere, 63 calzature, ecc.


Misure di tutela e attuazione

Ăˆ previsto che per ogni misura di prevenzione/ protezione conseguente alla valutazione dei rischi (DVR) sia nominato un Responsabile della attuazione cui siano assegnate le risorse necessarie

La sede per la discussione e pianificazione delle misure conseguenti alla valutazione è la riunione periodica DL, RSPP, RLS, MC

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Documento di valutazione dei rischi (DVR) La valutazione dei rischi e le relative misure sono indicate nel documento di valutazione dei rischi (DVR) - art. 17 com. 1 del D.lgs. 81/2008 La valutazione del rischio è lo strumento fondamentale che permette al datore di lavoro di individuare le misure di prevenzione e di pianificarne l’attuazione, il miglioramento ed il controllo al fine di verificarne l’efficacia e l’efficienza. Il DVR è firmato dal: datore di lavoro (DL), responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) medico competente (MC) e consegnato al responsabile dei lavoratori per la sicurezza (RLS) Il DVR è il documento fondamentale per la gestione dell’igiene e della sicurezza dell’azienda

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Contenuti essenziali del documento di valutazione dei rischi (DVR) Il DVR deve contenere: una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale sono stati specificati i criteri adottati per la valutazione stessa; l'individuazione delle misure di prevenzione e protezione attuate e dei DPI adottati […]; il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; l’individuazione delle procedure da seguire per l’attuazione delle misure […]; individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici […]. 66


Sorveglianza sanitaria Insieme di atti medici finalizzati alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa La sorveglianza sanitaria è un’attività che comporta la partecipazione del medico alla valutazione del rischio

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Sorveglianza sanitaria e valutazione dei rischi (VDR)

VDR

VISITE MEDICHE E PERIODICITA’

ESAMI EMATO CHIMICI E ALTRI

INDICATORI BIOLOGICI DI ESPOSIZIONE

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Accertamenti sanitari: perchĂŠ

Stabilire lo stato di salute all’assunzione Individuare fattori individuali che aumentano il rischio Evidenziare malattie o sintomi in corso e prevenirne l’insorgenza Redigere l’anamnesi: raccolta dalla voce diretta del paziente di tutte quelle informazioni e notizie che possono aiutare il medico a indirizzarsi verso una diagnosi

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Accertamenti sanitari: quando All’assunzione Periodici Su richiesta motivata del lavoratore Alla cessazione del rapporto In caso di malattia professionale si cerca la documentazione che “racconta” l’esposizione e lo stato di salute del lavoratore.

Giudizio di idoneità Sulla base degli accertamenti effettuati Idoneità alla mansione specifica Idoneità alla mansione con prescrizioni Non idoneità alla mansione (giusta causa, possibilità di ricorso) 70


Alcuni esami per alcuni rischi Rischio

Patologia

Esame

Rumore

Ipoacusia

Audiometria

Movimentazione carichi Videoterminali

Lombalgia e altre Disturbi alla vista Varie

RX colonna

Rischio chimico

Visita oculistica Esami sangue, urine ecc. 71


Rischi classificazione

I rischi lavorativi previsti sui luoghi di lavoro attengono a tre grandi categorie: Rischi per la sicurezza (rischi di natura infortunistica) Rischi per la salute (rischi di natura igienico ambientale) Rischi per la salute e la sicurezza (rischi trasversali)

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Rischi classificazione

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I principali fattori di rischio

RISCHIO INFORTUNI

Rischio Meccanico Rischio elettrico Rischio cadute dall’alto Sostanze pericolose Incendi - esplosioni 74


I principali fattori di rischio RISCHIO FISICO

Rumore Vibrazioni Campi elettromagnetici Radiazioni Illuminazione Microclima 75


I principali fattori di rischio RISCHIO CHIMICO/BIOLOGICO

Rischio chimico Rischio dovuto a sostanze inquinanti che interagiscono con l’organismo umano e che possono provocare patologie acute croniche e irreversibili. - Gas - Vapori - Aerosol (Polveri, fibre, nebbie, fumi)

Rischio biologico Rischio dovuto alla esposizione ad agenti biologici (microrganismo, coltura cellulare, endoparassita umano) che potrebbero provocare infezioni, allergie o intossicazioni. 76


I principali fattori di rischio RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

Fattori psicologici Fattori ergonomici Condizioni di lavoro difficili 77


Fattori psicologici - esempi

ANSIA RESPONSABILITA’ RITMI ECCESSIVI MONOTONIA RIPETITIVITA’ TURNI DI LAVORO 78


Fattori ergonomici - esempi POSTAZIONI DI LAVORO NON PROGETTATE CORRETTAMENTE

AFFATICAMENTO FISICO MOVIMENTAZIONE MANUALE DI CARICHI TROPPO PESANTI

ILLUMINAMENTO INSUFFICIENTE

AFFATICAMENTO MENTALE

MICROCLIMA NON ADEGUATO POSTAZIONI DI LAVORO NON PROGETTATE CORRETTAMENTE 79


I principali fattori di rischio

RISCHI CONNESSI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

Fattori psicologici

Rischio da stress lavoro-correlato 80


Rischi meccanici generali Gli effetti dannosi possono verificarsi in seguito a: Macchina insicura e/o priva di adeguamento normativa sicurezza Manomissione dispositivi di sicurezza Macchina utilizzata senza un’adeguata preparazione Manutenzione non idonea Assenza rispetto regole costruttore (manualistica) Uso scorretto, precario, negligente, imprudente

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Rischi meccanici generali Il buon funzionamento dei dispositivi dipende dall'abilità e dall’addestramento degli operatori: – le macchine devono essere manovrate e manutenute da personale abilitato. Non è possibile garantire che una macchina risulti sicura qualora: – sia utilizzata da un non addetto ai lavori, – sia impiegata per operazioni per cui non è stata costruita, – sia impiegata in modo non conforme alle prescrizioni del costruttore, o azionata in condizioni di manutenzione insufficiente. 82


Posizioni e ambienti di lavoro

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Posizioni e ambienti di lavoro

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Posizioni e ambienti di lavoro

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Posizioni e ambienti di lavoro

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Rischi meccanici generali lo schiacciamento derivante dal moto relativo di due parti che vengono a contatto o si avvicinano fra loro a tal punto da poter schiacciare il corpo o gli arti di una Persona il cesoiamento ovvero l’effetto forbice per cui due elementi in moto che passano uno vicino all’altro possono cesoiare arti del corpo; l’impigliamento inteso come il meccanismo che parti del corpo (spesso i capelli), dell’abbigliamento (cravatte, maniche, sciarpe) o altro (catenine, orologi, anelli) possano restare impigliati in parti di macchina seguendo poi il moto delle stesse o impedendo la fuga 3 delle persone dalle zone pericolose il trascinamento nel caso in cui una parte della macchina in movimento può trascinare o spingere una persona l’urto con parti di macchina in movimento; l’abrasione derivante dallo sfregamento di parti del corpo su superfici ruvide. Può anche essere conseguenza di cadute o di urti;

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Rischi meccanici generali l’intrappolamento si manifesta quando una persona che si trova all’interno della zona di lavoro di una macchina, a seguito delle azioni della macchina stessa non può allontanarsi da tale zona; proiezione di fluidi ad alta pressione, solitamente olii e liquidi i presenti nella macchina ad alta pressione; Bruciature e scottature da contatto con oggetti o materiali a temperature estreme, fiamme o esplosioni e radiazioni da sorgenti di calore; proiezione di materiale solido, come la proiezione di truciolo, di frammenti di parti provenienti dalle lavorazioni; perdita di stabilità della macchina è la possibilità di ribaltamento in macchine non saldamente ancorate. 88


Rischi meccanici generali L'operatore lavora in condizioni di sicurezza se: – la distanza di lavoro dalla macchina è sufficiente – risulta impedito il contatto fra l’operatore e le zone pericolose del dispositivo, quando non sia possibile, occorre prevedere un sistema di blocco di emergenza ad azione immediata – tutti gli organi delle macchine che possono generare un’eventuale condizione di pericolo risultano protetti, sia durante il normale funzionamento, sia in caso di anomalia.

89


Macchine utensili generalitĂ Caratteristiche generali delle protezioni Gli elementi e/o le parti delle macchine che possono costituire un pericolo devono essere adeguatamente protetti, segregati o provvisti di dispositivi di sicurezza in modo tale da prevenire qualsiasi rischio di contatto che possa provocare infortuni. Le protezioni e i dispositivi di sicurezza delle macchine possono essere rimossi soltanto per necessitĂ di lavoro, a macchina ferma, con motore disinserito e poi ricollocati appena terminato il lavoro. 90


Macchine utensili generalità Caratteristiche generali delle protezioni devono essere di costruzione robusta; devono essere efficaci nei confronti del rischio per cui sono installati; non devono provocare rischi supplementari; non devono essere facilmente neutralizzabili o rese inefficaci; situate ad idonea distanza dalla zona pericolosa; non devono limitare più del necessario l’osservazione de ciclo di lavoro; devono permettere gli interventi indispensabili, limitando il più possibile l’accesso senza essere smontati o disattivati; 91


Macchine utensili generalità Sistemi di sicurezza controllati da PLC

I sistemi di funzionamento e di controllo delle protezioni e dei dispositivi di sicurezza sono di tipo elettromeccanico.

Sono accettati dispositivi di sicurezza immateriali (fotocellule, ultrasuoni, rilevatori di calore, ecc.) così come è accettata la gestione ed il controllo dei dispositivi di sicurezza attraverso il PLC (purché dotato di interfaccia). 92


Macchine utensili generalitĂ Caratteristiche generali delle protezioni Ripari fissi Devono essere mantenuti in posizione in modo sicure : permanentemente (per scempio mediante saldatura o mediante dispositivi che ne rendano la rimozione/apertura impossibile senza l’utilizzo volontario di utensili; Ripari mobili I ripari mobili devono essere progettati e associati con un sistema di comando della macchina in modo tale che: la messa in moto degli elementi mobili non sia possibile fin tanto che l’operatore può raggiungerli; la persona esposta non possa accedere agli elementi mobili in movimento

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Macchine utensili generalitĂ Caratteristiche generali delle protezioni Ripari regolabili I ripari regolabili possono essere utilizzati solo quando per ragioni operative la zona pericolosa non può essere racchiusa completamente Esse devono: essere progettati in modo che la regolazione rimanga fissa durante una data operazione; Essere immediatamente regolabili senza l’utilizzo di utensili

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Macchine utensili generalitĂ Caratteristiche generali delle protezioni

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Macchine utensili generalitĂ Caratteristiche generali delle protezioni

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Macchine utensili generalitĂ Caratteristiche generali delle protezioni

97


Interventi di manutenzione - riservati al personale autorizzato Quando per esigenze tecniche o di lavorazione (messa a punto, manutenzione, pulizia o altre operazioni particolari) si deve rimuovere un riparo, una protezione e/o neutralizzare i dispositivi di sicurezza, devono essere immediatamente adottate misure tecniche e procedurali, idonee a ridurre al limite minimo possibile il rischio/pericolo che ne deriva; fermare ed impedire l’avviamento del modo automatico; evidenziare la situazione di pericolo; prevedere dispositivi di comando manuale: ad azione mantenuta, a due mani, a spostamenti limitati, ecc.; migliorate le condizioni di sicurezza: velocità ridotte, ad intermittenza, ecc.;

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Interventi di manutenzione - riservati al personale autorizzato ...ed ancora:

prevedere ripari temporanei; efficace sistema di frenata, in caso di notevole inerzia; restrizione dell’accesso alla zona o organo pericoloso; comando arresto emergenza ad immediata portata di mano dell’operatore; pulsantiera di comando portatile e/o organi di comando localizzati in modo che permettano di sorvegliare gli elementi comandati; formare adeguatamente gli addetti. 99


Criteri generali per la messa in sicurezza Delimitare la zona di lavoro ed autorizzare l’ingresso del personale per l’inizio lavori

identificare il punto di accesso delimitare la zona di lavoro porre attenzione alle interferenze con altre lavorazioni

100


Delimitazione zona di lavoro Nessun estraneo deve entrare nella zona di lavoro senza permesso

La zona di lavoro deve essere chiaramente individuata e visibilmente delimitata quando i lavori comportino pericoli per le persone estranee agli stessi La eventuale delimitazione può essere semplice come catenelle, bande colorate, cartelli, ecc. 101


Criteri generali per la messa in sicurezza

Eseguire i lavori garantendo il mantenimento delle sicurezze per tutta la durata dei lavori con una adeguata sorveglianza

102


Criteri generali per il rientro in servizio Prima di mettere in moto una macchina, dopo il montaggio o la riparazione, è necessario assicurasi che: siano stati serrati tutti gli organi di collegamento, non siano stati dimenticati nel suo interno o in posizioni pericolose, attrezzi, bulloni o altro siano ripristinate le protezioni gli addetti al lavoro devono essere allontanati Per accedere a posti elevati di macchine, apparecchi, impianti ecc., devono essere usati mezzi appropriati, come ponteggi, passerelle, scale, ecc. 103


Sicurezza negli impianti oleoidraulici

La sicurezza in oleoidraulica (oleodinamica) riguarda i seguenti aspetti: • il pericolo dovuto all’olio proveniente da trafilamenti; • il pericolo dovuto a spruzzi di olio caldo in caso di rottura delle condotte o dei dispositivi; • il pericolo dovuto al movimento dello stelo; • il pericolo dovuto al cedimento delle strutture causato dalle forze in gioco.

104


Materie e prodotti pericolosi e nocivi Presso le macchine e gli apparecchi dove sono effettuate operazioni che presentano particolari pericoli, per prodotti o materie: infiammabili, esplodenti, corrosivi, a temperature dannose, asfissianti, irritanti, tossici o infettanti, taglienti o pungenti, devono essere esposte le disposizioni e le istruzioni concernenti la sicurezza delle specifiche lavorazioni. Per la lubrificazione delle macchine o parti di macchine o apparecchi in contatto con materie esplodenti o infiammabili, devono essere usati lubrificanti di natura tale che non diano luogo a reazioni pericolose in rapporto alla costituzione ed alle caratteristiche delle materie stesse. 105


Rischio da spruzzi e investimento da materiali incandescenti I lavoratori addetti alle operazioni di colata e quelli che possono essere investiti da spruzzi di metallo fuso o di materiali incandescenti devono essere protetti mediante adatti schermi o con altri mezzi. Nelle installazioni in cui la colata avviene entro canali o fosse o spazi comunque delimitati, devono essere predisposte idonee difese o altre misure per evitare che i lavoratori vengano a contatto con il materiale fuso, nonchĂŠ per permettere loro il rapido allontanamento dalla zona di pericolo nel caso di spandimento dello stesso materiale sul pavimento.

106


Organi di trasmissione non protetti

Non bisogna mai avvicinarsi a organi di trasmissione non protetti, anche se fermi. E’ necessario utilizzare sempre i mezzi protettivi prescritti per il tipo di lavoro da eseguire (occhiali, visiere, guanti, calzature, vestiario di dotazione). Tali mezzi devono essere usati sia dall’operatore che dagli eventuali aiutanti.

Non si deve indossare vestiario con parti svolazzanti nĂŠ altro che possa impigliarsi ed essere trascinato da organi in movimento. 107


Molatrici - DPI Nell’uso delle mole occorre: • usare occhiali e schermo di protezione; • usare vestiario di dotazione; • usare cuffia antirumore, copricapo e maschera antipolvere, quando l’operazione sia protratta nel tempo o si svolga in ambienti chiusi;

108


Trapani - precauzioni per l’operatore

Nell’uso dei trapani occorre: • eliminare guanti, orologi, bracciali, anelli, catenine e quanto altro possa venire afferrato dalle punte in moto o dai trucioli; • raccogliere i capelli, se lunghi, con berretto o cuffia; • fissare i pezzi in lavorazione, sia grandi che piccoli, sulla tavola della macchina per evitare che possano essere trascinati in rotazione dalla punta; • non si deve indossare vestiario con parti svolazzanti né altro che possa impigliarsi ed essere trascinato da organi in movimento; • limitare la lunghezza dei trucioli asportandoli con mezzi idonei (uncini o spazzole metalliche; non usare mani o aria compressa. 109


Lavorazioni particolari

Usando presse, trance e macchine simili, i pezzi in lavorazione vanno collocati e ritirati con adatti attrezzi di lunghezza sufficiente a mantenere le mani fuori dalla zona di pericolo

110


Torni precauzioni per l’operatore • accertarsi del sicuro servaggio del pezzo sugli organi di trascinamento e del bloccaggio della eventuale contropunta; • assicurarsi che non siano rimaste inserite chiavi di fissaggio sugli organi di trascinamento prima di avviare la macchina; • utilizzare lo schermo di protezione mandrino; • non lasciare elementi sporgenti della piattaforma che durante il moto possano provocare infortuni; • sostenere e proteggere le barre sporgenti posteriormente dal mandrino; • non appoggiare attrezzi o materiali sulla testa del tornio, qualora non sia predisposta, per evitare la caduta su parti in rotazione; • rimuovere i truccioli dalla zona di lavoro con l’apposito attrezzo, mai con le mani; • effettuare misure sul pezzo in lavorazione solo a macchina ferma e dopo aver 111 allontanato l’utensile


Fresatrici, limatrici, seghe alternative precauzioni per l’operatore Nell’uso di queste macchine occorre: accertarsi del sicuro bloccaggio del pezzo sugli organi di serraggio; verificare che gli eventuali pezzi tagliati non cadano bruscamente a terra; effettuare aggiustamenti e misure dei pezzi con macchine ferme; asportare i truccioli solo a macchina ferma; non entrare nel campo di azione degli organi lavoratori o delle macchine, in particolare di quelle aventi il ritorno rapida della slitta; delimitare o segnalare la presenza di pezzi in lavorazione che sporgono dalla sagoma della macchina 112


Macchine CNC

magazzino utensili

Particolare attenzione va prestata nelle operazioni di cambio utensili nel relativo magazzino 113


Uso improprio di coltelli, forbici Nell’uso del coltello spellacavi la lama va spinta e non tirata verso di sÊ per non ferirsi nel caso che il coltello scivoli. Mai tenere piccoli pezzi nel palmo della mano per serrare o allentare viti; il pezzo va appoggiato o stretto in morsa.

114


Utensili elettrici portatili - generalita’ Nell’impiego degli utensili elettrici portatili (trapani, smerigliatrici , levigatrici, ecc.) e delle lampade elettriche portatili, occorre tener conto delle condizioni ambientali e del tipo di lavoro da eseguire. Nei lavori all’aperto, in condizioni ambientali normali, la tensione di alimentazione dell’utensile non deve essere superiore a 220 V verso terra. Nei lavori in luoghi bagnati, molto umidi e nei lavori a contatto o entro grandi masse metalliche, la tensione di alimentazione non deve essere superiore a 50 V verso terra, mentre per le lampade non deve essere superiore a 24 V verso terra.

115


Utensili elettrici portatili - precauzioni Durante l’uso è necessario: • usare mezzi di protezione individuale adeguati; • non sollecitare il cavo di alimentazione a piegamenti di piccolo raggio, torsione né appoggiare il medesimo su spigoli vivi o su materiali caldi o imbrattati; • ridurre al minimo lo sviluppo libero del cavo, mediante l’uso di avvolgicavo ecc.; • eseguire eventuali operazioni di pulizia e lubrificazione con l’utensile fermo e non alimentato.

116


Dispositivi di protezione individuale (DPI) Vista la l’impossibilità di evitare situazione pericolose, le misure di sicurezza devono comprendere anche l’obbligo di utilizzare tutti i dispositivi di protezione individuale (occhiali, guanti, scarpe, cuffie, ecc.) che il funzionamento degli utensili richiede

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Smerigliatrice (flessibile) La smerigliatrice, nota anche col nome di flessibile, è un utensile portatile di impiego manuale. Viene usata con dischi di diversi materiali e diverse geometrie adatte per asportare bave, spianare saldature e tagliare pietra, metalli, plastica, ecc.

Alcuni recenti modelli per il mercato professionale presentano alcuni accorgimenti tecnici volti a dare maggiore sicurezza all'operatore, come la partenza lenta all'avvio e la frenatura elettrica del disco in pochi secondi dopo lo spegnimento

118


Smerigliatrice (flessibile) L’uso della smerigliatrice comporta i seguenti pericoli :

scoppio e proiezione frammenti del disco (mola) proiezioni di scintille e/o schegge lesioni da contatto con organi ad elevati regimi di rotazione lesioni provocate da trascinamento in rotazione del pezzo rumore emissione polveri anche tossiche rischi connessi con l’equipaggiamento elettrico rischio di incendio/esplosione connesso con la presenza di sostanze infiammabili 119


Smerigliatrice (flessibile) Le protezioni Il pericolo maggiore che l’utilizzo dell’attrezzo comporta, resta comunque lo scoppio del disco (mola): questo rischio viene certamente ridotto da un corretto montaggio e fissaggio del disco sul mandrino. Per la protezione del disco si adottano particolari ripari denominati “cuffie” che coprono la maggio parte della periferia del disco e la superfici alterali. Le cuffie devono poter essere regolate in funzione del consumo del disco e sopratutto della proiezione di schegge o scintille. 120


Verniciatura Le vernici devono essere conservate in recipiente chiusi ermeticamente. Gli operatori addetti alla verniciatura devono: • usare vestiario di dotazione, occhiali, guanti e nel caso di verniciatura con pistola a spruzzo, maschera con filtro idoneo o casco con adduzione aria pulita; • evitare di consumare bevande e di fumare; • mantenere una buona ventilazione; • Installare un sistema di aspirazione ventilazione all’interno del locali;

121


Rischi in saldatura e taglio Impiego in sicurezza delle principali tecnologie di saldatura

• DPI • cosa non fare • cosa fare • saldatura e taglio ossiacetilenico • saldatura elettrica

122


Saldatura e taglio - DPI Per la protezione dai rischi derivanti dai lavori di saldatura e taglio, che possono essere rappresentati da esplosioni, proiezione di metallo fuso e scorie, scosse elettriche, fumi dannosi o incendi, da parte sia dell’operatore che degli eventuali aiutanti, si devono usare:

• schermi od occhiali idonei al tipo di saldatura; • vestiario di dotazione; • cuffia o copricapo; • guanti; • grembiule; • ghette.

123


Saldatura e taglio - cosa non fare

Non si devono effettuare operazioni di saldatura nelle seguenti condizioni: • su recipienti o tubi chiusi; • su recipienti o tubi aperti che contengano materie che, sotto l’azione del calore, possano dar luogo a esplosione o ad altre reazioni pericolose; • su recipienti o tubi, anche aperti, che hanno contenuto materie i cui residui evaporando o gassificandosi sotto l’azione del calore o dell’umidità, possano formare miscele esplosive (benzina, acetilene, nafta, olio, ecc.); • all’interno dei locali, cunicoli o fosse che non sono efficacemente ventilati. 124


Prescrizioni minime per la sicurezza di attivitĂ di lavoro sugli impianti elettrici Lavoro elettrico Ai fini della presente Norma per lavoro elettrico si intende un intervento su impianti o apparecchi elettrici con accesso alle parti attive (sotto tensione o fuori tensione) nell’ambito del quale, se non si adottano misure di sicurezza, si è in presenza di rischio elettrico. Esempi di intervento sono: prove e misure, riparazioni, sostituzioni, modifiche, ampliamenti, montaggi ed ispezioni. La messa in sicurezza di un impianto elettrico deve essere eseguita da Persone Esperte (PES) o da una Persone Avvertite (PAV). Ricade sotto la responsabilitĂ delle persone competenti organizzarne il comportamento durante il lavoro conformemente alla Norma. 125


D. Lgs 81/08 - Cap. III Impianti e apparecchiature elettriche Art. 82 Lavori sotto tensione E’ vietato eseguire lavori sotto tensione. Tali lavori sono tuttavia consentiti nei casi in cui le tensioni su cui si opera sono di sicurezza ….(omissis..) nonché quando i lavori sono eseguiti nel rispetto delle seguenti condizioni: le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri definiti dalle norme tecniche; per sistemi di categoria 0 e I purché l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attività secondo le indicazioni della pertinente normativa tecnica; Sistemi a categoria 0: tensione nominale minore o uguale 50 V se a corrente alternata o a 120 V se in corrente continua (non ondulata); Sistemi di categoria I: tensione nominale da oltre oltre 50 fino a 1000 V se in corrente alternata o da oltre 120 V fino a 1500 V compreso se in corrente continua 126


Norma CEI 11-27 Lavori su impianti elettrici I lavori su componenti elettrici in sevizio o fuori servizio ma non in sicurezza (es. quadro elettrico dove è stato rimosso il pannello di protezioni delle parti attive) è riservato alle persone abilitate per tali lavori: persone esperte (PES), persone avvertite (PAV).

127


D. Lgs 81/08 - Art. 83 - Lavori in prossimità di parti attive Non possono essere eseguiti lavori non elettrici in vicinanza di linee elettriche o di impianti elettrici con parti attive non protette a distanze inferiori ai limiti di cui alla tabella 1, salvo che vengano adottate disposizioni organizzative e procedurali Tab. 1 allegato IX idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi. Distanze di sicurezza da parti attive di linee elettriche e di impianti elettrici non protette o non sufficientemente protette da osservarsi, nell’esecuzione di lavori non elettrici, al netto degli ingombri derivanti dal tipo di lavoro, delle attrezzature utilizzate e dei materiali movimentati, nonché degli sbandamenti laterali dei conduttori dovuti all’azione del vento e degli abbassamenti di quota dovuti alle condizioni termiche.

Un (kV)

Distanza minima consentita (m)

Fino a 1

3

1 < Un ≤ 30

3,5

30 < Un ≤ 132

5

> 132

7

Dove Un = tensione nominale 128


Rischio elettrico

Pericolosità della corrente elettrica La pericolosità di un anomala circolazione di corrente elettrica è dovuta fondamentalmente: alle conseguenze derivanti dalla circolazione di corrente elettrica nel corpo umano, a causa del contatto fisico tra persona e parti sotto tensione elettrica (elettrocuzione detta anche folgorazione) Ustione per arco elettrico e possibilità di innescare incendi 129


Rischio elettrico Una persona può essere attraversata da corrente elettrica a seguito di un: Contatto diretto Contatto indiretto Il contatto diretto è il contatto tra una persona e parti di impianto elettrico o di utilizzatore elettrico che sono in tensione in condizioni di ordinario funzionamento Il contatto indiretto è il contatto tra una persona e parti conduttrici di impianto elettrico o di utilizzatore elettrico che non sono normalmente in tensione, ma vanno in tensione a causa di un guasto ( ad es. la carcassa metallica di una macchina per difetto di isolamento)


Rischio elettrico Contatto diretto

Contatto indiretto

131


132


Rischio elettrico Gli effetti dannosi sul corpo umano

Il passaggio di corrente all’interno del corpo umano provoca degli effetti dannosi che aumentano in funzione: dell’intensità della corrente del tempo di esposizione del percorso all’interno dell’organismo dello stato psicofisico del soggetto colpito 133


Rischio elettrico Gli effetti principali in ordine di gravità sono:

TETANIZZAZIONE FIBRILLAZIONE CARDIACA ARRESTO CARDIO ESPIRATORIO USTIONI

134


Rischio elettrico La tetanizzazione E’ il fenomeno per cui i muscoli, se attraversati da corrente, si contraggono.

Se l’ingresso della corrente avviene attraverso una mano la contrattura dei muscoli puo’ far stringere la mano sull’ elemento in tensione. Se la corrente e’ elevata tutti i muscoli vengono interessati al fenomeno, cio’ puo’ comportare violenti movimenti con possibilità di infortunio per i traumi conseguenti 135


Rischio elettrico La fibrillazione cardiaca Se l’impulso di corrente esterno avviene in concomitanza di una particolare fase cardiaca il cuore si porta in uno stato di vibrazione superficiale (fibrillazione) con conseguente arresto della circolazione del sangue

136


Rischio elettrico L’arresto cardiocircolatorio La contrazione normale dell’apparato cardiorespiratorio e’ provocato da impulsi di corrente

il passaggio di una corrente elettrica esterna, andando a sovrapporsi all’ attività elettrica normale puo’ provocare un arresto cardiaco o respiratorio.

137


Rischio elettrico Le ustioni Anche il corpo umano quando viene attraversato da corrente si riscalda La quantità di calore sviluppata e’ direttamente proporzionale alla intensità di corrente che attraversa il corpo, alla sua resistenza e alla durata del fenomeno. Si possono verificare ustioni sia superficiali che profonde . Le ustioni possono essere causate anche da archi elettrici provenienti da apparecchiature Gli effetti lesivi della corrente elettrica dipendono dalle sue caratteristiche, in primo luogo dalla sua intensità, legata alla resistenza che il corpo umano presenta quando gli si applica una tensione (legge di Ohm), dal tipo (continua o alternata), dalla durata di applicazione ed al percorso all’interno del corpo umano. 138


Norme di comportamento per una corretta gestione e fruizione degli impianti utilizzatori elettrici Non manomettere gli apparecchi e gli impianti Non intervenire mai in caso di guasto, improvvisandosi elettricisti Accertarsi dell’ubicazione del quadro elettrico che alimenta la zona presso cui si opera in modo da poter tempestivamente togliere tensione all’impianto in caso di necessità Far sostituire i cavi, le prese e le spine deteriorate rivolgendosi solo a personale qualificato Accertarsi che i cavi di alimentazione degli apparecchi elettrici siano adeguatamente protetti contro le azioni meccaniche (passaggio di veicoli,oggetti taglienti, ecc.) o sostanze corrosive. Non tirare il cavo di alimentazione per scollegare dalla presa un apparecchio elettrico, ma staccare la spina Assicurarsi sempre che l’apparecchio sia disalimentato prima di staccare la spina

139


Utensili e lampade elettriche portatili Nell’ impiego degli utensili elettrici portatili (trapani, smerigliatrici, levigatrici, seghe, ecc) e delle lampade elettriche portatili occorre tener conto delle condizioni ambientali e del tipo di lavoro da eseguire, poiché pongono limitazioni ai valori della tensione elettrica di alimentazione. In particolare: • nei lavori all’aperto, in condizioni ambientali normali, la tensione di alimentazione dell’utensile non deve essere superiore a 220 V verso terra; • nei lavori in luoghi bagnati molto umidi e nei lavori a contatto o entro grandi masse metalliche, la tensione di alimentazione per gli utensili non deve essere superiore a 50 V verso terra, mentre per le lampade non deve essere superiore a 25 V verso terra. 140


Lavori in quota ATTIVITA’ E RISCHI DELL’OPERATORE 141


Lavoro in quota

AttivitĂ lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta da una quota posta ad una altezza superiore a 2 metri rispetto ad un piano stabile (D. Lgs 81/08 art.107 )

142


Si riporta un elenco non esaustivo di lavori per i quali trova impiego il lavoro con funi

• lavori su tetti; • lavori su scale; • lavori su piattaforme mobili in elevazione; • lavori su ponteggi; • altri

143


D. Lgs 81/08

Art. 115 - Sistemi di protezione contro le cadute dall’alto 1. Nei lavori in quota è necessario che i lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione composti da diversi elementi, non necessariamente presenti contemporaneamente, quali: a) assorbitori di energia; b) connettori; c) dispositivo di ancoraggio sicuri; d) cordini; e) dispositivi retrattili; f) guide o linee vita flessibili; g) guide o linee vita rigide; h) Imbracature. 3. Il cordino deve essere assicurato, direttamente o mediante connettore lungo una guida o linea vita, a parti stabili delle opere fisse o provvisionali. 144


Tipologie di posti di lavoro

145


Tipologie di posti di lavoro

146


Valutazione dei rischi di caduta dall’alto

Poiché non esistono mezzi personali di protezione capaci di proteggere dalla totalità o almeno dalla maggior parte dei rischi lavorativi senza provocare impedimenti inaccettabili, nella scelta del mezzo più adatto si dovrà cercare la migliore soluzione di compromesso fra la massima sicurezza possibile e le esigenze di confort.

147


Analisi del rischio di caduta dall’alto Nei lavori in quota, dove i lavoratori sono esposti a rischi particolarmente elevati per la loro salute e sicurezza, in particolare a rischi di caduta dall’alto, e quando il dislivello è maggiore di quello imposto dalla legislazione vigente, devono essere adottate misure di protezione collettive (parapetti, impalcati, reti, ecc.). I rischi residui devono essere eliminati o ridotti mediante l’uso di DPI di posizionamento o di arresto della caduta 148


Esposizione ai rischi In ogni istante della attività lavorativa, l’esposizione ai rischi, in special modo se procuranti morte o lesioni permanenti e se non tempestivamente percepibili dal lavoratore prima dell’evento, deve essere nulla. Si sottolinea l’importanza di non sottovalutare il rischio di sospensione inerte in condizioni di incoscienza, in quanto possibile causa di complicazioni che possono compromettere le funzioni vitali: in tali condizioni, tempi di sospensione anche inferiori a trenta minuti, possono portare a gravi malesseri a causa dell’azione dell’imbracatura. Il documento di valutazione del rischio e il piano operativo devono prevedere oltre il rischio di caduta dall’alto anche il rischio di sospensione inerte e adottare misure o interventi di emergenza che riducano il tempo di sospensione inerte a pochi minuti. (fonte ISPESL) 149


Tipologie di rischi a) rischio prevalente di caduta a seguito di caduta dall’alto; (Il tempo di esposizione a tale rischio senza protezioni deve essere uguale a zero). Nei lavori in quota si è esposti a rischi, sia di caduta dall’alto o strettamente connessi ad essa, sia di natura diversa in relazione alla attività specifica da svolgere e che procurano morte o lesioni al corpo o danni alla salute. Si individuano le seguenti tipologie: 150


Tipologie di rischi b) rischio susseguente alla caduta derivante da: • oscillazione del corpo con urto contro ostacoli “effetto pendolo”; • arresto del moto di caduta per effetto delle sollecitazioni trasmesse dall’imbracatura sul corpo; • sospensione inerte del corpo dell’utilizzatore che resta appeso al dispositivo di arresto caduta e dal tempo di permanenza in tale posizione; (può portare ad un malessere grave in un tempo anche inferiore a 30 minuti)

151


Tipologie di rischi c) rischio connesso al DPI anticaduta derivante da: • non perfetta adattabilità del DPI; • intralcio alla libertà dei movimenti causata dal DPI stesso; • inciampo su parti del DPI; d) rischio innescante la caduta derivante da: • insufficiente aderenza delle calzature; • insorgenza di vertigini; • abbagliamento degli occhi; • scarsa visibilità; • colpo di calore o di sole; • rapido abbassamento della temperatura;

152


Tipologie di rischi

e) rischio specifico dell’attività lavorativa: • di natura meccanica (bordi spigolosi, attrezzi taglienti, caduta di oggetti,ecc.); • natura termica (scintille, fiamme libere, ecc.); • natura chimica; • natura elettrica; f) rischio di natura atmosferica derivante da: • vento, pioggia o ghiaccio su superfici di calpestio, ecc. 153


Elementi fondamentali di riduzione del rischio di caduta dall’alto Elementi fondamentali ai fini del buon funzionamento di tutti i sistemi di prevenzione e di protezione contro la caduta dall’alto utilizzati nei lavori con funi, sono quelli legati alla capacità del lavoratore di saperli gestire con competenza e professionalità, quali: l’idoneità psico-fisica del lavoratore; l’informazione e la formazione adeguate e qualificate del lavoratore, in relazione alle operazioni previste; l’addestramento qualificato e ripetuto del lavoratore sulle tecniche operative, sulle manovre di salvataggio e sulle procedure di emergenza. 154


Infortuni nei cantieri temporanei o mobili Dati riportati dalla Commissione europea sulle cause degli infortuni nei cantieri temporanei o mobili, dai quali risulta Secondo un'analisi dell'Unione Europea che: • il 35% degli infortuni mortali sono dovuti a cadute dall’alto, attribuibili principalmente ad una sottovalutazione dei rischi, alla inadeguatezza delle attrezzature (es. ponteggi) e al non corretto utilizzo delle stesse, alla mancata adozione delle misure di sicurezza contro la caduta dall’alto (parapetti, sistemi di trattenuta dell’operatore - imbracature-), alla insufficiente informazione e formazione degli operatori. • il 28% alla insufficiente organizzazione del cantiere e al mancato coordinamento tra le imprese esecutrici. Ciò significa che oltre il 60% degli infortuni gravi che accadono nel cantiere trovano origine antecedente all'inizio dei lavori. I costi umani e materiali dovuti agli infortuni sul lavoro sono enormi per l'imprenditore e la società. (dati Ispesl)

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Dispositivi di protezione individuale (DPI) e accessori contro le cadute dall’alto

Cintura di posizionamento sul lavoro e/o trattenuta - cordino di posizionamento sul lavoro Le cinture di posizionamento sul lavoro e/o di trattenuta sono generalmente costituite da un nastro (fascia in vita) con uno schienale di supporto ed almeno due elementi di attacco per il collegamento di un cordino di posizionamento sul lavoro e/o di trattenuta che può essere fisso o regolabile. La caduta libera deve sempre essere limitata a 0,5 m Cinture e cordini di posizionamento sul lavoro e/o di trattenuta non possono essere utilizzati come componenti in un sistema di arresto caduta

Cordino di posizionamento regolabile

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Dispositivi di protezione individuale (DPI) e accessori contro le cadute dall’alto

Imbracatura anticaduta per il corpo, cordino di trattenuta con assorbitore di energia

L’imbracatura per il corpo è un supporto per il corpo che ha lo scopo di contribuire ad arrestare la caduta. L’imbracatura per il corpo può comprendere cinghie, accessori, fibbie o altri elementi disposti e montati opportunamente per sostenere tutto il corpo di una persona e tenerla durante la caduta e dopo l’arresto della caduta. Cordini con assorbitore di energia integrato 157


Dispositivi di protezione individuale (DPI) e accessori contro le cadute dall’alto

Imbracatura anticaduta integrata con cintura di posizionamento

158


Dispositivi di protezione individuale (DPI) e accessori contro le cadute dall’alto

Imbracatura anticaduta con cintura di posizionamento cordino di trattenuta con assorbitore di energia cordino di posizionamento sul lavoro

Cordini con assorbitore di energia integrato Cordino di posizionamento regolabile


Dispositivi di protezione individuale (DPI) e accessori contro le cadute dall’alto

Cordino doppio con assorbitore di energia I cordini con assorbitore di energia rispondono alle norme UNI EN 355 e sono destinati ad essere impiegati solo in unione sternale di un’imbracatura per il corpo (UNI EN 361-358) I dispositivi consentono di effettuare sia la scalata di strutture traliciate, sia un corretto spostamento in orizzontale sulle stesse garantendo all’operatore il massimo grado di protezione

A: connettore lato cordino B: cordino C: nastro assorbitore d’energia D: etichetta d’identificazione E: asola per connettore

160


Dispositivi di protezione individuale (DPI) e accessori contro le cadute dall’alto

Dispositivo anticaduta di tipo retrattile Dispositivo anticaduta dotato di funzione autobloccante e di sistema automatico di tensione e di ritorno del cordino, ovvero del cordino retrattile. Una funzione di dissipazione di energia può essere incorporata nel dispositivo stesso oppure un assorbitore di energia può essere incorporato nel cordino retrattile.

Dispositivo anticaduta retrattile

Dispositivo anticaduta retrattile a nastro con assorbitore di energia 161


Scale portatili

La scelte del tipo di scala portatile (scala semplice, scala all’italiana, scala a sfilo e scala doppia) deve essere valutata in rapporto al lavoro da compiere e alle previste condizioni di impiego. Le scale possono essere costruite in legno, in vetroresina, in alluminio, ecc

162


Scale doppie Le scale doppie non devono superare l’altezza di 5 m. Molti incidenti sono dovuti alla disattenzione dell’uomo o all’uso improprio della scala; ma una scala in cattivo stato è sicuramente causa di potenziali incidenti.

Prima di iniziare una qualsiasi attività è necessario controllare quanto segue: deve essere provvista di catena di adeguata resistenza o di altro dispositivo che impedisca l’ulteriore apertura oltre la posizione di lavoro nessun elemento della scala (gradini/pioli, dispositivi di blocco, elementi antiscivolo, ecc.) deve essere danneggiato. Per operare, non si deve salire sugli ultimi gradini dove l’equilibrio può essere precario. 163


Quando si sceglie una scala doppia

La scala doppia va utilizzata, quale posto di lavoro in quota, solo nei casi in cui l’uso di altre attrezzature di lavoro considerate piĂš sicure, non è giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impiego. 164


Comportamento sulla scala doppia

165


Scala trasformabile/estendibile a tre tronchi doppia con tronco a sbalzo e in appoggio

166


Scala di appoggio innestabile o all’italiana

Scala ad altezza variabile, ottenuta mediante l’innesto reciproco di due o più tronchi per mezzo di dispositivi di collegamento di estremità. La lunghezza della scala in opera non deve superare i 15 metri, salvo particolari esigenze, nel qual caso le estremità superiori dei montanti devono essere assicurate a parti fisse;

167


Controlli preliminari Prima dell’uso controllare a vista lo stato di conservazione della scala e in particolare verificare: • l’integrità dell’intera scala (montanti, pioli, staffe di scorrimento, efficienza degli innesti, ecc.) • l’integrità alle estremità inferiori dei dispositivi antisdruciolevoli

168


Comportamenti Sulla scala La scala deve appoggiare su superfici piane, resistenti e non sdrucciolevoli, evitando l’uso di mezzi di fortuna. Se esiste un dislivello tra i due montanti occorre compensarlo con un apposito piedino antisdrucciolevole regolabile

169


Comportamenti Sulla scala

Superficie inclinata lateralmente. Appoggiare la scala solo su superficie orizzontale 170


Comportamenti Sulla scala

La scala in appoggio usata per l’accesso dovrà essere tale da sporgere per almeno 1 metro oltre il livello di accesso, a meno che altri dispositivi garantiscono una presa sicura

171


Comportamenti Sulla scala

Effetto di una non corretta posizione di una scala in appoggio 172


Comportamenti sulla scala

Quando l’uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause, comporti pericolo di sbandamento, devono essere adeguatamente assicurate o trattenute al piede da un’altra persona 173


Comportamenti sulla scala

Se lo sviluppo della scala supera gli 8 metri, provvedere all’applicazione del rompitratta; in tal caso l’operatore, dopo essersi assicurato con il cordino della cintura di posizionamento, solleverà il rompitratta tramite la fune di servizio

174


Comportamenti sulla scala

Erronea procedura di salita e discesa

Corretta procedura di salita e discesa 175


Comportamenti sulla scala

Non posizionare un piede su un gradino (piolo) e l’altro su un oggetto o ripiano.

176


Comportamenti sulla - regole generali Non superare il peso massimo ammesso sulla scala. Non salire/scendere sulla scala se si soffre di vertigini. Non si dovrà salire/scendere sulla scala tenendo in una mano materiali perché ciò pregiudicano la presa sicura Tanto nella salita quanto nella discesa occorre tenersi sulla linea mediana, col viso rivolto verso la scala e le mani posate sui pioli. Non si dovrà salire/scendere sulla scala tenendo in una mano materiali perché ciò pregiudica la presa sicura (utilizzare una fune di servizio) Quando l’uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause, comporti pericolo di sbandamento o scivolamento devono essere adeguatamente assicurate o trattenute al piede da un’altra persona . Mantenere il corpo centrato rispetto ai montanti. Non saltare a terra dalla scala. 177


Comportamenti sulla - regole generali …….. continua

Non saltare a terra dalla scala. Ogni spostamento della scala, anche piccolo, va eseguito a scala scarica di lavoratori. Il lavoratore, quando si posiziona sulla scala, deve avere sempre una presa sicura a cui sostenersi. Posizionare sempre entrambi i piedi sulla scala, non sbilanciandosi. Si dovrà salire sulla scala fino ad una altezza tale da consentire al lavoratore di disporre in qualsiasi momento di un appoggio e di una presa sicura. Non salire/scendere sulla scala con indumenti che possano impigliarsi o finire sotto le scarpe. Nel caso si dovessero usare attrezzi da lavoro, è necessario disporre di un contenitore porta attrezzi agganciato alla scala o alla vita. Non sporgersi lateralmente. 178


Rischi esplosione

179


Atmosfere esplosive D. Lgs 81/2008

Articolo 288 - Definizioni

Un’atmosfera esplosiva è “una miscela con aria, di sostanze infiammabili combustibili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri,, a condizioni atmosferiche, in cui, dopo l’accensione, la combustione si propaga all’insieme della miscela incombusta”. Gli elementi essenziali affinché avvenga l’esplosione sono: • il combustibile (sotto forma di gas, vapori, nebbie e/o polveri (esempio polveri di legno nelle falegnamerie o polvere di alluminio nell'industria metalmeccanica).

• il comburente (l’ossigeno presente nell’aria in conc. del 21%) • l’innesco, (scintilla provocata da una scarica, etc.) oppure termico (temperature eccessive provocate da fiamme, etc.). 180


Le cause, che possono provocare un incendio

fiamme libere (p.es. operazioni di saldatura) particelle incandescenti (brace) provenienti da un focolaio preesistente (p.es: braciere), scintille di origine elettrica, scintille di origine elettrostatica, scintille provocate da un urto o sfregamento, proiezioni di scintille e/o schegge nell’uso della smerigliatrice superfici e punti caldi, innalzamento della temperatura dovuto alla compressione dei gas reazioni chimiche. 181


Rischio chimico - definizioni

RISCHIO

La probabilitĂ che si raggiunga il potenziale nocivo nelle condizioni di utilizzazione o esposizione

182


I rischi da agenti chimici Definizioni Agenti chimici Tutti gli elementi o composti chimici presenti in azienda nel ciclo produttivo intenzionali e non, nello stoccaggio, come rifiuti, come emissioni da lavorazioni, come sottoprodotti, da miscelazioni, ecc.; Agenti chimici pericolosi Tutti gli elementi o composti chimici classificati secondo le normative, o non classificati ma che comunque rispondono ai criteri di pericolosità, o che siano solo potenzialmente pericolosi Attività che comporta la presenza di agenti chimici: Ogni attività lavorativa in cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipo di procedimento, compresi la produzione, la manipolazione, l’immagazzinamento, il trasporto o l’eliminazione e il trattamento dei rifiuti, o che risultino da tale attività lavorativa

183


Rischi da agenti chimici

PER LA SICUREZZA

pericolo di incendio e/o esplosione pericolo di contatto con sostanze corrosive (ustioni chimiche, corrosione materiali e degrado impianti, ecc.) pericoli di asfissia

PER LA SALUTE

pericolo d’inalazione, di ingestione e/o contatto con sostanze nocive che possono provocare effetti irreversibili (malattie professionali)

PER L’AMBIENTE

Tossico per gli organismi dell’ambiente acquatico e pericoloso per lo strato di ozono

184


Danno alla salute da agenti chimici Causato: • dal contatto (pelle e mucose ) • dall’inalazione • dall’ingestione

effetti riscontrati irritazioni apparato respiratorio allergie respiratorie e cutanee irritazioni pelle e occhi alterazioni sul sistema nervoso alterazioni al fegato e all’apparato digestivo 185


Inquinanti aerodispersi

polveri fibre fumi nebbie

gas vapori

AEROSOL (solidi o liquidi dispersi in atmosfera)

AERIFORMI (sostanze gassose disperse in atmosfera) 186


Aerosol

Polveri Particelle solide di varie dimensioni disperse nell’aria

inferiore a 0,5 µ

penetra in profondità ma in parte espirato

tra 0,5 e 5 µ

frazione respirabile si fissa negli alveoli

maggiore di 5 µ

vengono trattenute dalle vie aeree superiori Un micron (µ ) è uguale alla milionesima parte del metro 1 µ = 0.000001 m 1 µ = 0.001 mm

Dimensione polveri sottili (PM10): inferiore a 10 milionesimi di metro (10 micron)

187


Aerosol

Nebbie

Aerosol di particelle liquide di dimensioni inferiori a 1¾ disperse nell’aria generate da processi di evaporazione e condensazione, di atomizzazione, di nebulizzazione, ecc.

Es. nebbie acquose nebbie oleose nebbie di solventi

188


Aerosol

Fumi

Aerosol con particelle solide provenienti dalla combustione incompleta di sostanze carboniose o dalla condensazione di sostanze gassose di dimensioni inferiori a 1 Âľ

Es. scarichi di motori (carrelli trasportatori) fumi di saldatura ecc. 189


Aeriforme

GAS Aeriforme che a temperatura ambiente esiste solo allo stato di gas

VAPORI Forma gassosa di una sostanza normalmente allo stato liquido

ossido di carbonio acetilene protossido di azoto ozono ecc.

vapori di solventi vapori di acidi ecc.

190


Dispositivi di protezione individuale (DPI) Tabella esemplificativa Protezione mani

guanti (di diversa tipologia a seconda della lavorazione da effettuare)

Protezione occhi occhiali protettivi Protezione viso

calotta e visiera in policarbonato

Protezione corpo

Grembiuli e/o tute antiacido, camice monouso, ecc.

Protezione vie respiratorie

maschera facciale filtrante (di diversa tipologia a seconda della lavorazione da effettuare), maschera pieno facciale con filtri universali 191


Classificazione sostanze e preparati pericolosi - direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE abrogate Etichettatura, rischi e precauzioni L’etichetta riportata sui prodotti tiene conto di tutti i pericoli potenziali connessi con la normale manipolazione ed utilizzazione delle sostanze e dei preparati pericolosi nella forma in cui vengono commercializzati E

Esplosivo

O

Comburente

F+

Altamente Infiammabile

Xn

Nocivo

Xi

Irritante

R42 R43 T+

F

Facilmente Infiammabile

C

Corrosivo

N

Pericoloso per l’ambiente cat.1e2

Sensibilizzante T Altamente Tossico Xn

T

Tossico

Mutageni Cancerogeni ex Teratogeni

cat.3

Mutageni Cancerogeni ex Teratogeni 192


Classificazione sostanze e preparati pericolosi T

Cancerogeno cat. 1 e 2

FR: R45, R49

SIGNIFICATO: - le sostanze ed i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono provocare il cancro o aumentarne la frequenza

DESCRIZIONE DEI RISCHI

PRECAUZIONI DA OSSERVARE

Le sostanze e i preparati tossici comportano un rischio per la salute anche in piccole quantità. Tali prodotti penetrano nell'organismo per inalazione, ingestione o attraverso la pelle. Quando la gravità dell'effetto sulla salute si manifesta con piccole quantità il prodotto è segnalato dal simbolo tossico.

Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i mezzi di protezione: guanti, schermo, tuta, ecc.. Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non mangiare o fumare durante il lavoro.

193


Classificazione sostanze e preparati pericolosi Xn

Cancerogeno cat. 3

FR: R40

SIGNIFICATO: - le sostanze ed i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, sono considerati preoccupanti per l’uomo, a causa di possibili effetti cancerogeni

DESCRIZIONE DEI RISCHI

PRECAUZIONI DA OSSERVARE

Le sostanze e i preparati nocivi comportano un rischio per la salute. Tali prodotti penetrano nell'organismo per inalazione, ingestione o attraverso la pelle.

Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i mezzi di protezione: guanti, schermo, tuta, ecc.. Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non mangiare o fumare durante il lavoro.

194


Classificazione sostanze e preparati pericolosi T

Mutageno cat. 1 e 2 FR: R46

SIGNIFICATO: - le sostanze ed i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono produrre difetti genetici ereditari o aumentarne la frequenza

DESCRIZIONE DEI RISCHI

PRECAUZIONI DA OSSERVARE

Le sostanze e i preparati tossici comportano un rischio per la salute anche in piccole quantità. Tali prodotti penetrano nell'organismo per inalazione, ingestione o attraverso la pelle. Quando la gravità dell'effetto sulla salute si manifesta con piccole quantità il prodotto è segnalato dal simbolo tossico.

Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i mezzi di protezione: guanti, schermo, tuta, ecc.. Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non mangiare o fumare durante il lavoro.

195


Classificazione sostanze e preparati pericolosi Xn

SIGNIFICATO:

Mutageno cat. 3

FR: R68

- le sostanze ed i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, sono considerati preoccupanti per l’uomo a causa di possibili effetti mutageni

DESCRIZIONE DEI RISCHI

PRECAUZIONI DA OSSERVARE

Le sostanze e i preparati nocivi comportano un rischio per la salute. Tali prodotti penetrano nell'organismo per inalazione, ingestione o attraverso la pelle.

Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i mezzi di protezione: guanti, schermo, tuta, ecc.. Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non mangiare o fumare durante il lavoro.

196


Classificazione sostanze e preparati pericolosi T

Tossici per il ciclo riproduttivo cat. 1 e 2 FR: R60,R61

SIGNIFICATO: - le sostanze ed i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, possono provocare o rendere più frequenti effetti nocivi non ereditari nella prole o danni a carico della funzione o delle capacità riproduttive maschili o femminili

DESCRIZIONE DEI RISCHI

PRECAUZIONI DA OSSERVARE

Le sostanze e i preparati tossici comportano un rischio per la salute anche in piccole quantità. Tali prodotti penetrano nell'organismo per inalazione, ingestione o attraverso la pelle. Quando la gravità dell'effetto sulla salute si manifesta con piccole quantità il prodotto è segnalato dal simbolo tossico.

Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i mezzi di protezione: guanti, schermo, tuta, ecc.. Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non mangiare o fumare durante il lavoro.

197


Classificazione sostanze e preparati pericolosi Xn

Tossici per il ciclo riproduttivo cat. 3 FR: R62,R63,R64

SIGNIFICATO: - le sostanze ed i preparati che, in caso di inalazione, ingestione o assorbimento cutaneo, sono considerati preoccupanti per l’uomo a causa di possibili effetti tossici per il ciclo riproduttivo

DESCRIZIONE DEI RISCHI

PRECAUZIONI DA OSSERVARE

Le sostanze e i preparati nocivi comportano un rischio per la salute. Tali prodotti penetrano nell'organismo per inalazione, ingestione o attraverso la pelle.

Per evitare qualsiasi contatto con la pelle, utilizzare i mezzi di protezione: guanti, schermo, tuta, ecc.. Osservare le norme igieniche: lavarsi le mani, non mangiare o fumare durante il lavoro.

198


Classificazione sostanze e preparati pericolosi FRASI DI RISCHIO: R1 R2 R3

R4 R5 R6 R7 R8 R9 R10 R11 R12 R13 R14 R15 R16

Esplosivo allo stato secco Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti di ignizione Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti di ignizione Forma composti metallici esplosivi molto sensibili Pericolo di esplosione per riscaldamento Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria Può provocare un incendio Può provocare l'accensione di materie combustibili Esplosivo in miscela con materie combustibili Infiammabile Facilmente infiammabile Estremamente infiammabile Gas liquefatto altamente infiammabile Reagisce violentemente con l'acqua A contatto con l'acqua libera gas estremamente infiammabili Pericolo di esplosione se mescolato con sostanze comburenti

R17 R18 R19 R20 R21 R22 R23 R24 R25 R26 R27 R28 R29 R30 R31 R32 R33 R34 R35 R36 R37

Spontaneamente infiammabile all'aria Durante l'uso può formare con aria miscele esplosive/infiammabili Può formare perossidi esplosivi Nocivo per inalazione Nocivo a contatto con la pelle Nocivo per ingestione Tossico per inalazione Tossico a contatto con la pelle Tossico per ingestione Molto tossico per inalazione Molto tossico a contatto con la pelle Molto tossico per ingestione A contatto con l'acqua libera gas tossici Può divenire facilmente infiammabile durante l'uso A contatto con acidi libera gas tossico A contatto con acidi libera gas altamente tossico Pericolo di effetti cumulativi Provoca ustioni Provoca gravi ustioni Irritante per gli occhi Irritante per le vie respiratorie

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Classificazione sostanze e preparati pericolosi FRASI DI RISCHIO: R38 R39 R40 R41 R42 R43 R44 R45 R46 R48 R49 R50 R51 R52 R53 R54 R55

Irritante per la pelle Pericolo di effetti irreversibili molto gravi Possibilità di effetti cancerogeni - prove insufficienti Rischio di gravi lesioni oculari Può provocare sensibilizzazione per inalazione Può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato Può provocare il cancro Può provocare alterazioni genetiche ereditarie Pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata Può provocare il cancro per inalazione Altamente tossico per gli organismi acquatici Tossico per gli organismi acquatici Nocivo per gli organismi acquatici Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente acquatico Tossico per la flora Tossico per la fauna

R56 R57 R58 R59 R60 R61 R62 R63 R64 R65 R66 R67 R68

Tossico per gli organismi del terreno Tossico per le api Può provocare a lungo termine effetti negativi per l'ambiente Pericoloso per lo strato di ozono Può ridurre la fertilità Può danneggiare i bambini non ancora nati Possibile rischio di ridotta fertilità Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati Possibile rischio per i bambini allattati al seno Nocivo: può causare danni polmonari se ingerito L'esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolatura della pelle L'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini. Possibilità di effetti irreversibili

200


Classificazione sostanze e preparati pericolosi CONSIGLI DI PRUDENZA: S1 S2 S3 S4 S5 S6 S7 S8 S9 S12 S13 S14 S15 S16 S17 S18 S20 S21 S22

Conservare sotto chiave Conservare fuori della portata dei bambini Conservare in luogo fresco Conservare lontano da locali di abitazione Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del fabbricante) Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del fabbricante) Conservare il recipiente ben chiuso Conservare al riparo dall'umiditĂ Conserv. il recipiente in luogo ben ventilato Non chiudere ermeticamente il recipiente Conservare lontano da alimenti o mangimi e da bevande Conserv. lontano da (sostanze incompatibili da precisare da parte del produttore) Conservare lontano dal calore Conservare lontano da fiamme e scintille Non fumare Tenere lontano da sostanze combustibili Manipolare ed aprire il recipiente con cautela Non mangiare nĂŠ bere durante l'impiego Non fumare durante l'impiego Non respirare le polveri

S23

S24 S25 S26

S27 S28

S29 S30 S33 S35 S36 S37 S38 S39

Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosol (termine/i appropriato/i da precisare da parte del produttore) Evitare il contatto con la pelle Evitare il contatto con gli occhi In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare il medico Togliersi di dosso immediatamente gli indumenti contaminati In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente con (prodotti idonei da indicarsi da parte del fabbricante) Non gettare i residui nelle fognature Non versare acqua sul prodotto Evitare l'accumulo di cariche elettrostatiche Non disfarsi del prodotto e del recipiente se non con le dovute precauzioni Usare indumenti protettivi adatti Usare guanti adatti In caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratorio adatto Proteggersi gli occhi/la faccia

201


Classificazione sostanze e preparati pericolosi CONSIGLI DI PRUDENZA: S40

S41 S42

S43

S44

S46 S47 S48 S49 S50

Per pulire il pavimento e gli oggetti contaminati da questo prodotto usare (da precisare da parte del produttore) In caso di incendio e/o esplosione non respirare i fumi Durante le fumigazioni/polimerizzazioni usare un apparecchio respiratorio adatto (termine/i appropriato/i da precisare da parte del produttore) In caso di incendio usare (mezzi estinguenti idonei da indicarsi da parte del fabbricante. Se l'acqua aumenta il rischio precisare "Non usare acqua") In caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (se possibile, mostrargli l'etichetta) In caso di ingestione consultare immediat. il medico e mostrargli il contenitore o l'etichetta Conservare a temperatura non superiore a °C (da precisare da parte del fabbricante) Mantenere umido con (mezzo appropriato da precisare da parte del fabbricante) Conservare soltanto nel recipiente originale Non mescolare con (da specificare da parte del fabbricante)

S51 S52 S53 S56

S57 S59 S60 S61

Usare soltanto in luogo ben ventilato Non utiliz. su grandi superfici in locali abitati Evitare l'esposizione - procurarsi speciali istruzioni prima dell'uso Smaltire questo materiale e relativi contenitori in punto di raccolta rifiuti pericolosi o speciali autorizzati Usare contenitori adeguati per evitare l'inquinamento ambientale Richiedere informazioni al produttore/fornitore per il recupero/riciclaggio Questo materiale e il suo contenitore devono essere smaltiti come rifiuti pericolosi Non disperdere nell'ambiente. Riferirsi alle istruzioni speciali schede informative in materia

di sicurezza S62 Non provocare il vomito: consultare immediatamente il medico e mostrargli il contenitore o l'etichetta S63 In caso di incidente per inalazione, allontanare l'infortunato dalla zona contaminata e mantenerlo a riposo S64 In caso di ingestione sciacquare la bocca con acqua (solamente se l'infortunato è cosciente).

202


Diluente al nitro - identificazione dei pericoli.

R11 facilmente infiammabile. R36/38 irritante per gli occhi e la pelle. R48/20 nocivo: pericolo di gravi danni per la salute in caso di esposizione prolungata per inalazione. R51/53 tossico per gli organismi acquatici, R65 nocivo: può causare danni ai polmoni in caso di ingestione. R66 l'esposizione ripetuta può provocare secchezza e screpolature della pelle. R67 l'inalazione dei vapori può provocare sonnolenza e vertigini. Per contenere l'esposizione, adottare mezzi individuali di protezione adeguati alla lavorazione specifica, come, ad esempio: mascherina adatta alla natura del prodotto, occhiali, guanti e tuta da lavoro. Non mangiare, bere, fumare durante l'impiego; lavarsi accuratamente le mani con acqua e sapone prima dei pasti e dopo il turno lavorativo. 203


Nuovo sistema di classificazione

INFIAMMABILE

PROVOCA MALATTIE

PERICOLOSO PER L’AMBIENTE

COMBURENTE

ESPLOSIVO

TOSSICO

CORROSIVO

GAS IN PRESSIONE

GENERICO

204


Nuovo sistema di classificazione Nella nuova etichetta oltre ai nuovi pittogrammi compaiono le parole di avvertimento o “avvertenze”: - pericolo; - prudenza; dove la scritta “pericolo” sta ad indicare i prodotti chimici più pericolosi. Anche le “Frasi R di rischio” e le “Frasi S o consigli di prudenza” vengono sostituite rispettivamente dalle “Indicazioni di pericolo H” e dai “Consigli di prudenza P”, che come in precedenza hanno il compito di indicare i pericoli e le misure di prevenzione da mettere in atto per la conservazione, la manipolazione, lo smaltimento e cosa fare in caso di incidente. Nella nuova etichetta inoltre vengono aggiunte alle indicazioni H e P “ulteriori informazioni sui pericoli EUH” cioè frasi associate a sostanze o miscele pericolose con proprietà chimico-fisiche o tossicologiche specifiche. 205


Tabella dei vecchi e nuovi pittogrammi

206


Tabella dei vecchi e nuovi pittogrammi

207


Confronto fra i simboli di pericolo (direttiva 67/548) e i pittogrammi introdotti dal CLP (regolamento 1272/2008) con le relative classi di pericolo per le quali devono essere riportati

208


Confronto fra i simboli di pericolo (direttiva 67/548) e i pittogrammi introdotti dal CLP (regolamento 1272/2008) con le relative classi di pericolo per le quali devono essere riportati ‌‌ confronto fra simboli

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Classificazione sostanze

Agli utilizzatori professionali insieme all’etichetta di pericolo di una sostanza viene consegnata la Scheda Informativa di Sicurezza (SDS), che descrive in 16 punti tutte le informazioni sulle proprietà fisico-chimiche, tossicologiche e di pericolo e le indicazioni necessarie per un uso corretto e sicuro negli ambienti di lavoro e in tutte le fasi del ciclo produttivo della sostanza o miscela chimica

210


Classificazione sostanze SCHEDA DI SICUREZZA 1) identificazione del preparato e della ditta produttrice 2) composizione e informazioni sugli ingredienti 3) identificazione dei pericoli 4) misure di primo soccorso 5) misure antincendio 6) misure in caso di fuoriuscita accidentale 7) manipolazione e stoccaggio 8) controllo dell’esposizione e protezione individuale 9) proprietà chimico - fisiche 10) stabilità e reattività 11) informazioni tossicologiche 12) informazioni ecologiche 13) considerazioni sullo smaltimento 14) trasporto 15) informazioni sulla regolamentazione 16) altre informazioni 211


Lo stoccaggio di agenti chimici pericolosi Lo stoccaggio deve rispettare le condizioni riportate sulla schede di sicurezza dello specifico agente chimico; è quindi necessario acquisire tali schede prima di acquistare gli agenti chimici, richiedendole al fornitore o consultando la banca dati presente all’indirizzo Periodicamente, deve essere verificata l'integritĂ dei contenitori per evitare perdite e diffusioni di sostanze pericolose nell'ambiente.

212


Rischi cancerogeni Un cancerogeno è un agente capace di provocare l’insorgenza del cancro o di aumentarne la frequenza in una popolazione esposta. E’ caratterizzato da una proliferazione incontrollata di cellule che provocano l’insorgenza di tumori in diversi organi: i più frequenti sono il seno, la prostata, i polmoni, l’apparato digerente, la pelle e il cervello. Il cancro può risultare da una interazione di diversi agenti cancerogeni e compare di solito molto tempo dopo l’esposizione: ecco perché è più difficile valutare il rischio cancerogeno dovuto ad agenti chimici cui si può essere esposti nel luogo di lavoro.

I danni possono sorgere in seguito a: Esposizione abituale o accidentale agli agenti Mancata o errata conoscenza degli agenti cancerogeni Precaria organizzazione del lavoro Lavoratori privi di adeguata preparazione Mancanza o precarietà dispositivi di protezione individuale Precarietà, negligenza, imprudenza

I danni possibili, invece, sono: Tumori (seno, prostata, polmoni, apparato digerente, pelle, cervello, etc.) 213


Rischi mutageni

I mutageni sono quegli agenti che causano delle mutazioni o delle alterazioni a carico del materiale genetico, danneggiando cosĂŹ quell’insieme codificato di informazioni che è presente in ogni cellula e che è responsabile dei vari processi biochimici e della trasmissione dei caratteri ereditari Le sostanze mutagene possono agire essenzialmente in tre modi: provocando dei cambiamenti nella composizione chimica del DNA, determinando delle alterazioni del riarrangiamento fisico di questa macromolecola causando la fusione o la perdita di interi cromosomi

214


Classificazione delle sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione (CMR)

215


Le classificazioni e valutazioni sulla cancerogenicità delle sostanze

categoria 1: Sostanze cancerogene per l'uomo accertate o presunte sulla base di dati epidemiologici e/o di dati ottenuti con sperimentazioni su animali

- categoria 1A: cancerogeno noto basato su evidenza sull’uomo - categoria 1B: cancerogeno presunto basato su evidenza su animali

categoria 2: Sospetto cancerogeno per l’uomo – si basa su risultati di studi sull’uomo e/o animale non sufficientemente convincenti per classificarli nelle categorie 1A e 1B

216


Conversione classificazione sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione

217


Etichettatura 218


Etichettatura secondo il regolamento CLP

219


Esempio di nuova etichettatura

220


Esempio di vecchia etichettatura

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Esempio di nuova etichettatura

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D. Lgs 81/2008

Rischio biologico Biologia: studio delle leggi e dei fenomeni generali comuni a tutti gli esseri viventi .

Rischio Biologico: rischio proveniente dagli “Agenti Biologici” Il Decreto Legislativo 81/08 dà una chiara classificazione degli Agenti Biologici. 223


D. Lgs 81/2008

Rischio biologico Il rischio è costituito dalla diffusione di batteri che possono contaminare le vie aeree, il tratto gastrointestinale, le superfici corporee degli addetti ai lavori; tali contaminazioni sono alla base di una successiva fonte di infezione anche per i “non addettiâ€?.

Le vie di trasmissione dei vari agenti biologici, in linea generale, sono i contatti tra i liquidi biologici: dalle gocce di saliva, alle lacrime, al sangue, alle urine, agli escrementi ecc.

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D. Lgs 81/2008

Esposizione ad agenti biologici

si intende per: a) agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni; b) microrganismo: qualsiasi entitĂ microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico; c) coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi pluricellulari.

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D. Lgs 81/2008

Definizione di pericolo biologico I diversi agenti biologici possono essere ulteriormente classificati in relazione alla pericolosità nei confronti della salute dei lavoratori e della popolazione generale. INFETTIVITA’: numero di microrganismi necessari a causare un’infezione; PATOGENICITA’: capacità dell’agente di produrre una malattia dopo essere penetrato nell’organismo; TRASMISSIBILITA’: capacità dell’agente di trasmettersi ad altri soggetti (aria, acqua, sangue, liquidi biologici infetti, secrezioni, cose infette, veicoli e vettori); NEUTRALIZZABILITA’: possibilità di avere strumenti terapeutici o preventivi (es. vaccini).

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Misure igieniche In tutte le attività nelle quali si evidenziano rischi biologici per la salute dei lavoratori, il datore di lavoro assicura che: a) i lavoratori abbiano in dotazione indumenti protettivi od altri indumenti idonei, da riporre in posti separati dagli abiti civili; b) i dispositivi di protezione individuale siano controllati, disinfettati e puliti dopo ogni utilizzazione, provvedendo altresÏ a far riparare o sostituire quelli difettosi prima dell'utilizzazione successiva; c) gli indumenti di lavoro e protettivi che possono essere contaminati da agenti biologici vengano tolti quando il lavoratore lascia la zona di lavoro, conservati separatamente dagli altri indumenti, disinfettati, puliti e, se necessario, distrutti Nelle aree di lavoro in cui c'è rischio di esposizione è vietato assumere cibi e bevande, fumare, conservare cibi destinati al consumo umano e animale, usare pipette a bocca e applicare cosmetici. 227


Perchè proteggere le mani Le mani sporche rappresentano un potenziale veicolo di trasmissione delle infezione

L’uso dei guanti è importante in quanto riduce il rischio di trasmissione dell’infezione da un soggetto all’altro e da oggetti e strumenti contaminati dalle persone. I guanti non sostituiscono la necessità di lavarsi le mani

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Misure igieniche

Prima di mangiare o di fumare (‌ come, non avete ancora smesso di fumare?) bisogna essere sicuri di avere le mani ben pulite, altrimenti in questo modo si possono introdurre nell’organismo sostanze pericolose per la salute.

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Apparecchi di protezione delle vie respiratorie I microorganismi possono penetrare nell’organismo umano attraverso le vie respiratorie. La protezione delle vie respiratorie va effettuata mediante l’impiego di protezioni respiratorie particolari (respiratori o filtranti facciali).

Occhiali protettivi a mascherina avvolgente o visiera E’ opportuno utilizzare tali DPI per garantire una maggiore protezione contro gli schizzi. Le mucose degli occhi rappresentano una potenziale via di ingresso per i microrganismi 230


Tute intere con cappuccio e chiusura lampo anteriore e chiusura elasticizzata ai polsi ed alle caviglie

Abiti e parti del corpo sporchi possono essere veicolo di trasmissione dei microrganismi Gli indumenti ed i dispositivi di protezione individuale al termine di ogni attivitĂ lavorativa a rischio devono essere rimossi

Una volta rimossi i DPI devono essere adeguatamente lavati e disinfettati all’interno dell’azienda e riposti in armadi deputati alla loro conservazione o, in caso di materiale monouso, smaltiti secondo le procedure raccomandate

231


Sorgenti di rischio di esposizione ad agenti biologici L’ esposizione agli agenti biologici si verifica ogni qual volta un soggetto venga a contatto sul luogo di lavoro con:

materiali naturali o di natura organica, quali terra, argilla, derivati da piante (fieno, paglia, cotone, legno,ecc.);

derivati di origine animale (pelo, cuoio, pelle, lana ecc);

Polveri depositate nei filtri di impianti di climatizzazione 232


Sorgenti di rischio di esposizione ad agenti biologici generi alimentari deteriorati (formaggi, yogurt, zuccheri, insaccati,vino, birra ecc);

polveri organiche (farina, polveri di origine animale, polveri prodotte dalla carta);

rifiuti acque di scarico 233


Modalità di trasmissione delle infezioni occupazionali

E’ possibile individuare 2 diverse tipologie di rischio biologico in ambito occupazionale:

• rischio biologico generico: presente in tutti gli ambienti di lavoro; • rischio biologico specifico: proprio della mansione svolta;

234


Gli agenti biologici possono provocare tre tipi di malattie:

infezioni provocate da parassiti, virus o batteri; allergie scatenate dall’esposizione a muffe, polveri di natura organica come polveri di farina, polveri di origine animale, enzimi ed acari; avvelenamento o effetti tossicologici.

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Leptospirosi E’ un’infezione batterica . Oltre ai suini anche animali selvatici, quali topi e ratti, sono serbatoi di infezione. Gli animali infetti eliminano le leptospire con le urine, contaminando gli ambienti, le attrezzature, i liquami, i fanghi e le acque di scarico degli allevamenti La leptospira può vivere nell’acqua a temperatura di 20-30 gradi per alcuni giorni. L’uomo si infetta per contatto diretto con le urine degli animali o più spesso con acque o terreni contaminati dalle urine abitualmente per via transcutanea. L’infezione può avvenire anche per via congiuntinvale, attraverso le mucose esofagea e nasofaringea o per morso di animali infetti (specialmente ratti)

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Leptospirosi

‌‌.. continua I sintomi della leptospirosi includono febbre molto alta, forte mal di testa, brividi, dolori muscolari, vomito, itterizia (pelle ed occhi gialli), occhi rossi, dolori addominali, diarrea, esantema. Se il paziente non viene trattato, potrebbe sviluppare un danno ai reni, la meningite (infiammazione della membrana intorno al cervello e al midollo spinale), danni al fegato e problemi respiratori. In casi rari, può sopraggiungere la morte

237


Tetano Il tetano è una malattia infettiva provocata da un microbo molto diffuso nell’ambiente circostante. Il tetano deriva dall’ingresso nell’organismo di spore del batterio “clostridio del tetano” presente nel terreno e capace di resistere a lungo in esso Le ferite contaminate da terriccio sono le più temibili. A volte per infettarsi basta una scheggia, una spina di rosa o di carciofo. Il batterio del tetano sopravvive bene in un ambiente privo di ossigeno (anaerobico), per questo le ferite piccole e chiuse, provocate da un chiodo o da una punta, sono più pericolose delle lacerazioni aperte, come quelle prodotte dal vetro, che si ossigenano subito. Anche il morso di un animale può essere pericoloso, soprattutto quello dei cani che annusano di continuo la terra e che spesso ospitano il batterio nel tratto digestivo. In caso di morsicatura la profilassi antitetanica è indispensabile

238


Tetano

….... continua L'infezione tetanica produce violente contrazioni muscolari, chiamate spasmi. Altri sintomi possono essere febbre, sudorazione, ipertensione arteriosa e tachicardia. Gli spasmi possono interessare le corde vocali e i muscoli respiratori, tanto da mettere in seria difficoltà la respirazione. Le contrazioni possono essere così violente da produrre anche fratture ossee.

E’ possibile prevenire l’infezione con la vaccinazione antitetanica. 239


Legionella Legionella è un microrganismo ampiamente diffuso in natura, dove si trova principalmente associato alla presenza di acqua sia essa di fiumi, di laghi, di serbatoi, termale o ad uso umano quando sgorga dai nostri rubinetti, impianti di condizionamento in genere. L'intervallo di proliferazione del batterio va da 25°C e i 42°C, ma sono capace di sopravvivere anche tra i 5° ed i 63°C Uno dei trattamenti per combattere la proliferazione della legionella è lo shock termico: si eleva la temperatura dell’acqua, generalmente per mezzo di scambiatori di calore, fino a 70-80 °C per almeno 30 minuti al giorno per tre giorni, fino ai rubinetti. La malattia in genere si manifesta inizialmente con febbre, brividi, cefalea, vertigini, fotofobia e dolori muscolari, seguiti da tosse secca e difficoltà respiratoria che, in alcuni casi, sfocia in una polmonite grave. La legionella penetra nel nostro organismo per via respiratoria, mediante inalazione o aspirazione di aerosol. Più le gocce di acqua sono piccole, più il germe può raggiungere facilmente le vie respiratorie, in particolare i polmoni

240


D. Lgs 81/2008 - RUMORE

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Come viene percepito il rumore Per essere percepito dall’orecchio umano il suono deve avere determinate caratteristiche di contenuto energetico (es.: Potenza o intensità sonora) e frequenza

L’orecchio è lo “strumento” che permette all’uomo di percepire le vibrazioni sonore è che trasforma gli impulsi “meccanici”, trasmessi al suo interno, in impulsi “nervosi” da inviare al cervello

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Apparato uditivo

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Apparato uditivo

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Particolare al microscopio di cellule ciliate. Sono circa 16000 per orecchio e servono a trasformare gli impulsi meccanici, generati dalle onde sonore, in impulsi nervosi

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Cosa provoca il rumore Il rumore è la causa di danno (ipoacusia, sordità) che comporta la malattia professionale statisticamente più significativa.

EFFETTI EXTRAUDITIVI Insonnia, facile irritabilità, diminuzione della capacità di concentrazione, aumento della pressione arteriosa, difficoltà digestiva, gastriti od ulcere, alterazioni tiroidee,ecc.

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Il D. Lgs. 81/08 fissa i seguenti nuovi limiti per il rumore: • Valore limite di esposizione (giornata lavorativa di 8 h): 87dB(A) • Valore superiore di azione (giornata lavorativa di 8 h): 85 dB(A) • Valore inferiore di azione (giornata lavorativa di 8 h): 80 dB(A) • Livello di esposizione settimanale al rumore (5 giorni lavorativi, 8 h al giorno, nel caso di esposizione giornaliera variabile): 87dB(A)

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Classi di rischio Classe di Rischio Rischio Assente

LEX (LCpeak) < 80 dB(A) (LCpeak < 135 dB(C))

Rischio Lieve

tra 80 e 85 dB(A) (LCpeak < 137 dB(C))

Rischio Consistente

tra 85 e 87 dB(A) (LCpeak < 140 dB(C))

Rischio Grave

> 87 dB(A) (LCpeak > 140 dB(C))

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Rumore Misure di prevenzione e protezione Obblighi

LEX,8h < 80

80 ≤ LEX,8h < 85

85 ≤ LEX,8h < 87 Ridurre il rumore

Ridurre il rumore

Fornire i DPI

Fornire i DPI

Ridurre il rumore Fornire i DPI Vigilare sull’uso dei DPI

Il datore di lavoro

Ridurre il rumore

Controllo sanitario se richiesto dal lavoratore e sentito il parere del medico competente

Controllo sanitario con cadenza annuale Segnalare il pericolo

Informare i lavoratori su: Informare i lavoratori su: •rischi da rumore, •rischi da rumore •funzione DPI •ruolo controllo sanitario •funzione DPI •ruolo controllo sanitario

I lavoratori

Nessun obbligo

Nessun obbligo

LEX,8h ≥ 87

Sottoporsi al controllo sanitario Utilizzare i DPI

Vigilare sull’uso dei DPI Controllo sanitario con cadenza annuale Segnalare il pericolo Far indossare DPI Informare i lavoratori su: •rischi da rumore •funzione DPI •ruolo controllo sanitario Sottoporsi al controllo sanitario Utilizzare i DPI 250


D. Lgs 81/2008

Uso dei dispositivi di protezione individuali (sintesi) Nei casi in cui i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le misure di prevenzione e protezione, il datore di lavoro fornisce i dispositivi di protezione individuali per l’udito conformi alle disposizioni di legge e alle seguenti condizioni: a) nel caso in cui l'esposizione al rumore superi i valori inferiori di azione di 80 dB(A) il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori dispositivi di protezione individuale dell'udito; b) nel caso in cui l'esposizione al rumore sia pari o al di sopra dei valori superiori di azione di 85 dB(A) esige che i lavoratori utilizzino i dispositivi di protezione individuale dell'udito; 251


Protezione dell’udito Gli otoprotettori forniscono una curva di attenuazione sonora coerente con le caratteristiche della sorgente del rumore

A protezione dell’udito esistono vari DPI:

•Tappi auricolari; •Cuffie antirumore

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Protezione dell’udito

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D. Lgs 81/2008

Esposizione alle vibrazioni

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D. Lgs 81/2008

Esposizione alle vibrazioni

Ăˆ bene ricordare che l’obbligo per i datori di lavoro di valutare il rischio e di attuare le appropriate misure di prevenzione, protezione e sorveglianza sanitaria, stabilito in generale per tutti i fattori di rischio dal D. Lgs. 81/08, vale anche per l’esposizione professionale alle vibrazioni. Tutti i lavoratori che usano macchinari o utensili manuali vibranti rischiano di contrarre la sindrome da vibrazioni.

Livello di esposizione personale Sistema mano-braccio

Sistema corpo intero

Liv. azione giornaliero di esposizione

Liv. azione giornaliero di esposizione

A(8) = 2,5 m/s2

A(8) = 0,5 m/s2

Valore limite giornaliero di esposizione

Valore limite giornaliero di esposizione

A(8) = 5 m/s2

A(8) = 1 m/s2 255


D. Lgs 81/2008

Esposizione alle vibrazioni

Nel caso vengano superati i valori di azione (2,5 e 0,5 m/s2) , il datore di lavoro elabora ed applica un programma di misure tecniche o organizzative, volte a ridurre al minimo l’esposizione ed i rischi che ne conseguono, considerando in particolare: altri metodi di lavoro; scelta di attrezzature di lavoro adeguate; fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni provocate dalle vibrazioni, quali sedili, maniglie o guanti; limitazione della durata e dell'intensità dell'esposizione; adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull'uso corretto e sicuro delle attrezzature di lavoro e dei DPI, in modo da ridurre al minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche; altro. I lavoratori esposti a livelli di vibrazioni superiori ai valori di azione sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria. 256


La sindrome da vibrazioni ha molteplici cause

alti livelli di vibrazione; grande forza esercitata dall’operatore sul macchinario o l’utensile; un periodo di lavoro troppo lungo; un ambiente lavorativo umido o freddo.

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Rischi da esposizione alle vibrazioni

Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio: le vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al sistema mano-braccio nell’uomo, comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi vascolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari

Vibrazioni trasmesse al corpo intero: le vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al corpo intero, comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgie e traumi del rachide

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Esposizione alle vibrazioni Direttiva macchine Impone ai costruttori di utensili e di macchina di dichiarare i valori di vibrazioni a cui sono esposti gli operatori. Tutti i macchinari che producono vibrazioni superiori ai livelli di azione prescritti dalla normativa (2,5 m/s2 o 0,5 m/s2) devono essere corredati dalla certificazione dei livelli di vibrazione emessi. Tra le attrezzature possibili fonti di vibrazioni per il sistema mano-braccio vi sono attrezzature quali: martelli demolitori, martelli per chiodi, smerigliatrici, scalpellatori, motoseghe, decespugliatori, etc. Tra le macchine che possono trasmettere vibrazioni al corpo intero vi sono, tra l'altro, gru ed autogrĂš, trattori, ruspe, carrelli elevatori, motociclette ed altri mezzi di trasporto, ambulanze etc.

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Radiazioni Radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi gamma ed una parte dei raggi ultravioletti) Le radiazioni ionizzanti sono radiazioni dotate di sufficiente energia da poter ionizzare gli atomi o le molecole con i quali vengono a interagire

Radiazioni non ionizzanti Le radiazioni non ionizzanti si riferiscono a qualunque tipo di radiazione elettromagnetica che non trasporta sufficiente energia per ionizzare atomi o molecole 260


Le Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA). Alle radiazioni ottiche si associa quella porzione dello spettro elettromagnetico che va dall'ultravioletto (UV) all'infrarosso (IR), passando per il visibile (VIS).

nano (n) = 10-9

1 nm (nanometro) = un miliardesimo di metro 261


Sicurezza dei lavoratori da rischi di esposizione a Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) radiazioni ultraviolette: radiazioni ottiche a lunghezza d'onda compresa tra 100 e 400 nm. La banda degli ultravioletti è suddivisa in UVA (315-400 nm), UVB (280-315 nm) e UVC (100-280 nm). Fonti: arco elettrico, saldatura ad arco o laser, lampade abbronzanti (UVA), sterilizzazione, ecc. radiazioni visibili : radiazioni ottiche a lunghezza d'onda compresa tra 380 e 780 nm; ¡ radiazioni infrarosse: radiazioni ottiche a lunghezza d'onda compresa tra 780 nm e 1mm. La regione degli infrarossi è suddivisa in IRA (780-1400 nm), IRB (1400-3000 nm) e IRC (3000 nm-1 mm). Fonti: lampade per riscaldamento ad incandescenza, forni di fusione metalli e vetro, ecc. 262


Caratteristiche dell’onda La lunghezza d'onda λ è definita come:

dove , al numeratore, è la velocità (v) di propagazione e , al denominatore, la frequenza (ƒ) dell'onda

Esempio Radiazione infrarossa (IR) Radiazione non ionizzante avente frequenza compresa tra 300 GHz e 385×103 GHz e lunghezza d’onda compresa tra 1 mm e 800 nm. La radiazione infrarossa (IR) si origina principalmente per emissione puramente termica. 263


G Giga Miliardo = 1.000.000.000

T Bilione P Biliardo E Trilione

= 1.000.000.000.000 = 1.000.000.000.000.000 = 1.000.000.000.000.000.000

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Effetti sulla salute I principali rischi per l'uomo derivanti da un'eccessiva esposizione a radiazioni ottiche riguardano essenzialmente due organi bersaglio, l'occhio in tutte le sue parti (cornea, cristallino e retina) e la cute. Non tutte le lunghezze d'onda appartenenti alle radiazioni ottiche, inoltre, hanno gli stessi effetti su occhio e cute, come mostrato nella tabella sottostante.

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Sicurezza dei lavoratori da rischi di esposizione a Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA

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Laser Il LASER (amplificazione di luce mediante emissione stimolata di radiazione) è un dispositivo con il quale si ottiene una radiazione di onde elettromagnetiche essenzialmente monocromatica, cioè costituita da una sola frequenza e quindi da un solo colore..

La grande varietà di lunghezze d’onda, energie e caratteristiche d’impulso dei laser e sistemi che lo includono, e delle applicazioni e dei modi di impiego di tali sistemi, rendono indispensabile, ai fini della sicurezza, il loro raggruppamento in categorie, o classi, di pericolosità

Classe 1: nessun rischio per occhi e pelle. I laser sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, compreso l’impiego di strumenti ottici per la visione diretta del fascio Classe 1M: basso rischio per gli occhi e nessuno per la pelle. Tali laser emettono radiazioni nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra 302,5 e 4000 nm Classe 2: basso rischio per gli occhi e nessuno per la pelle. Sono laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezze d’onda tra 400 nm e 700 nm, Classe 2M: basso rischio per gli occhi e nessuno per la pelle. Sono laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezze d’onda tra 400 nm e 700 nm Classe 3R: basso rischio per gli occhi e per la pelle. Sono laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezze d’onda compreso tra 302,5 e 106 nm Classe 3B: rischio medio per gli occhi e basso per la pelle. Tali laser sono normalmente pericolosi in caso di visione diretta del fascio. Le lunghezze d’onda che vanno dai 315 nm all’infrarosso. Classe 4: alto rischio per occhi e pelle. Questi laser possono causare lesioni alla pelle e potrebbero anche costituire un pericolo di incendio. Il loro uso richiede estrema cautela. 267


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Requisiti ambienti di lavoro

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Requisiti ambienti di lavoro L’uomo agisce all’interno di un ambiente, interno composto da elementi solidi (tavoli e sedie, banco di lavoro, macchine, pavimentazione e pareti) e con caratteristiche specifiche di illuminazione, temperatura e umidità, ma anche di rumori e, vibrazioni

Aspetti organizzativi Rispettare i criteri ergonomici nella strutturazione e disposizione dei posti di lavoro; Strutturare gli ambienti di lavoro tenendo conto della distribuzione degli arredi, spazi di accesso al posto di lavoro, spazi operativi, mobilità posturali; Assicurare uniformità di illuminazione, climatizzazione, etc.; Bisogna considerare anche gli aspetti legati all’ all’attenzione e all’affaticamento mentale 270


Art. 64 del 81/08 (Obblighi del DL) Il datore di lavoro provvede affinchĂŠ: le vie di circolazione interne o all'aperto che conducono a uscite o ad uscite di emergenza e le uscite di emergenza siano sgombre allo scopo di consentirne l'utilizzazione in ogni evenienza; i luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare manutenzione tecnica e vengano eliminati, quanto piĂš rapidamente possibile, i difetti rilevati che possano pregiudicare la sicurezza e la salute dei lavoratori; i luoghi di lavoro, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare pulitura, onde assicurare condizioni igieniche adeguate; gli impianti e i dispositivi di sicurezza, destinati alla prevenzione o all'eliminazione dei pericoli, vengano sottoposti a regolare manutenzione e al controllo del loro funzionamento. 271


Pavimenti

Superficie atta ad essere pulita Assenza di protuberanze e cavitĂ

Assenza di piani inclinati pericolosi Stabile Superfici antisdrucciolevoli

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Scale

Gradini di alzata e pedata costanti

Superficie antisdrucciolevole

Protette da idoneo parapetto

273

273


Magazzini con scaffali StabilitĂ degli scaffali Carichi adeguati Delimitazione aree di transito Corretto stoccaggio merci Formazione carrellisti Manutenzione carrelli 274


Ambienti di lavoro Rischi Urti contro le ante degli armadi e i cassetti delle scrivanie e degli schedari lasciati aperti dopo il loro utilizzo

Caduta di materiale disposto in modo disordinato e non razionale sui ripiani degli armadi o sulle mensole, ovvero caduta delle mensole per eccessivo carico.

Ribaltamento di scaffalature non opportunamente fissate al muro o di schedari non provvisti di dispositivi che impediscano la contemporanea apertura di piĂš cassetti Assicurarsi sempre che gli arredi, armadi, scaffali apparecchiature mobili o portatili siano in posizione stabile oppure ancorate a parti stabili 275


Ambienti di lavoro Rischi

Cadute per urti contro attrezzature posizionate nelle aree di passaggio o per scivolamento sul pavimento bagnato ovvero eccessivamente incerato.

Evitare che i cavi di alimentazione delle attrezzature attraversino liberamente ambienti e passaggi; se necessario, al fine di evitare possibili inciampi o cadute, occorre proteggere i cavi mediante apposite canaline. 276


Ambienti di lavoro Rischi

Utilizzare scale o altri mezzi a norma e appropriati per raggiungere posizioni elevate di deposito o prelievo di documenti o altro materiale dell’ufficio. Mai arrampicarsi sugli scaffali, salire sulle sedie, arredi o altro mezzo di fortuna. La possibile caduta può provocare gravi infortuni.

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Microclima e illuminazione

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Microclima e illuminazione Il microclima è l’insieme dei parametri fisici climatici (temperatura, umidità relativa, velocità dell’aria) di un ambiente confinato. Un microclima incongruo è una delle principali fonte di disagio per il personale presente in ufficio . La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori. Nei locali confinati l’aria deve essere frequentemente rinnovata; qualunque sia il sistema adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare che le correnti d’aria colpiscano direttamente i lavoratori addetti a postazioni fisse di lavoro. Le finestre, i lucernai e le pareti vetrate devono essere opportunamente schermate con sistemi di oscuramento che attenuino la luce diurna. Le attrezzature di lavoro presenti negli uffici non devono produrre un eccesso di calore che possa essere fonte di disturbo per i lavoratori. 279


Gli ambienti di lavoro: il microclima Il comfort termico è un aspetto importante per chi utilizza il videoterminale

Altrettanta precauzione andrà posta per evitare fonti di calore radiante poste nelle immediate vicinanze della postazione, quali impianti di riscaldamento ma anche finestre che possano essere colpite da irraggiamento solare diretto ecc. la temperatura di circa 20 °C d’inverno (18-22 °C) periodo estivo la temperatura media ottimale è di 26°C (evitare che i lavoratori siano esposti a sbalzi termici elevati (superiori a 6-7° C) nel momento in cui entrano o escono dai locali di lavoro)

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Gli ambienti di lavoro: il microclima evitare riflessi sullo schermo, abbagliamenti dell'operatore ed eccessivi contrasti di luminositĂ . La postazione di lavoro va correttamente orientata rispetto alle finestre presenti nell'ambiente di lavoro. L'illuminazione artificiale : lampade al di fuori del campo visivo degli operatori; in caso di lampade a soffitto non schermate, la linea tra l'occhio e la lampada deve formare con l'orizzonte un angolo non inferiore a 60° (figura 1) L’illuminazione dell’ambiente di lavoro deve essere tale da permettere una facile lettura del documento da digitare e di riconoscere chiaramente i caratteri della tastiera. Va in ogni modo evitato l'abbagliamento dell'operatore e la presenza di riflessi sullo schermo qualunque sia la loro origine.

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Le caratteristiche dell’arredo: la scrivania Il piano di lavoro (scrivania) deve: a) avere una superficie sufficientemente ampia per disporre i materiali necessari e le attrezzature (video, tastiera, ecc.) nonchÊ consentire un appoggio per gli avambracci dell'operatore davanti alla tastiera, nel corso della digitazione; b) avere una profondità tale da assicurare una corretta distanza visiva dallo schermo, tenendo presente che schermi di grandi dimensioni richiedono tavoli di maggiore profondità ; c) avere il colore della superficie chiaro, possibilmente diverso dal bianco, ed in ogni caso non riflettente; d) essere stabile e di altezza, fissa o regolabile, indicativamente fra 70 e 80 cm; e) avere uno spazio idoneo per il comodo alloggiamento e la movimentazione degli arti inferiori e per infilarvi il sedile.

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Piano di lavoro

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Disturbi associati all’uso del videoterminale

I disturbi che i lavoratori addetti ai videoterminali possono accusare sono: problemi legati alla postura disturbi alla vista e agli occhi affaticamento fisico e mentale.

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I disturbi muscolo-scheletrici Molti disturbi ”muscolo-scheletrici” (mal di schiena, di dolori al collo, di dolori alle braccia) derivano spesso da posizioni di lavoro scomode o da cattive abitudini della vita quotidiana. QUALI SONO? Senso di peso, senso di fastidio, intorpidimento, rigidità a: • collo • schiena • spalle • braccia • mani. Essi sono spesso la conseguenza della degenerazione dei dischi della colonna vertebrale, dell’affaticamento muscolare o dell’infiammazione delle strutture tendinee.

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La postazione di lavoro al videoterminale

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La postazione di lavoro al videoterminale

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Lavoro al videoterminale I disturbi oculo-visivi Bruciore Lacrimazione Secchezza Senso di corpo estraneo Ammiccamento frequente chiusura involontaria e veloce delle palpebre seguito dalla riapertura delle stesse.

Fastidio alla luce Pesantezza Visione annebbiata Visione sdoppiata Stanchezza alla lettura

Questi disturbi reversibili costituiscono la sindrome da fatica visiva (ASTENOPIA) che può insorgere in situazioni di sovraccarico dell’apparato visivo 288


Affaticamento fisico o mentale Possono verificarsi problemi di affaticamento fisico o mentale, in caso di: cattiva organizzazione del lavoro che obbliga all’esecuzione di operazioni monotone e ripetitive per lunghi periodi; cattive condizioni ambientali (temperatura, umidità e velocità dell’aria); rumore ambientale tale da disturbare l’attenzione; software non adeguato.

Il software Al fine di prevenire i disturbi dovuti all’affaticamento fisico e mentale è importante che vengano utilizzati software che rispondano ai seguenti requisiti: a) devono essere adeguati alla mansione da svolgere; b) devono essere di facile uso, adeguato al livello di conoscenza e di esperienza dell'utilizzatore. c) devono essere strutturati in modo tale da fornire ai lavoratori indicazioni comprensibili sul corretto svolgimento dell’attività 289


La postazione di lavoro al videoterminale

a) distogliere periodicamente lo sguardo dal video per guardare oggetti lontani, al fine di ridurre l'affaticamento visivo; b) durante le pause ed i cambiamenti di attività previsti, è opportuno non dedicarsi ad attività che richiedano un intenso impegno visivo, come ad esempio la correzione di un testo scritto; c) cura della pulizia periodica di tastiera, mouse e schermo; d) si raccomanda l'utilizzo di eventuali mezzi di correzione della vista se prescritti

290


Pause e cambiamenti di attività I disturbi visivi e muscolo-scheletrici tipici del lavoro al VDT possono essere evitati attraverso pause o cambiamenti di attività che interrompano: - L’impegno visivo ravvicinato, protratto e statico. - La fissità della posizione seduta. - L’impegno delle strutture della mano e dell’avambraccio nella digitazione. Laddove è possibile, è opportuno organizzare il proprio lavoro alternando periodi al VDT con periodi, anche di pochi minuti, in cui si svolgano compiti che permettano di sgranchirsi le braccia e la schiena e non comportino la visione ravvicinata. Nelle pause di lavoro evitare di rimanere seduti, impegnando la vista (es. leggendo il giornale)

Le pause Il Decreto legislativo n. 81/2008 e successive modificazioni prevede, all’art. 175, per i lavoratori “addetti al videoterminale”, pause di 15 minuti ogni due ore di lavoro continuativo al videoterminale o più di frequente, se così stabilito dal contratto di lavoro collettivo o aziendale ovvero, in presenza di specifiche patologie del lavoratore, dal medico competente. 291


Definizione di DPI

Si intende per dispositivo di protezione individuale (DPI) qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o piĂš rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchĂŠ ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

292


DPI: requisiti e certificazioni I DPI devono essere conformi alle norme di cui al decreto legislativo 4 dicembre 1992 n° 475

I DPI devono inoltre: a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sè un rischio maggiore; b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro c) tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore; d) poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità In caso di rischi multipli che richiedono l’uso simultaneo di più DPI, questi devono essere tra di loro compatibili e tali da mantenere, anche nell’uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio 293


Categorie dei DPI

Appartengono alla PRIMA categoria i DPI di progettazione semplice destinati a salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entitĂ . Appartengono alla TERZA categoria i DPI di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. Appartengono alla SECONDA categoria i DPI che non rientrano nelle altre due categorie.

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Certificazioni dei DPI 1^ Cat. Dichiarazione di conformità (autocertificazione) rilasciata direttamente dal fabbricante 2^ Cat. Attestato di certificazione rilasciato da un Organismo notificato previa verifica del prototipo (Esame CE di tipo) 3^ Cat. Attestato di certificazione + controllo rilasciato da un Organismo notificato + controllo almeno una volta all’anno del prodotto o sistema qualità (Esame CE di tipo + controllo prodotto)

D. Lgs 81/2008, Art. 77 comma 5 E’ indispensabile l’addestramento prima dell’uso: a) per ogni DPI che, ai sensi del Decreto Legislativo 4 dicembre 1992, n. 475, appartenga alla terza categoria; b) per i dispositivi di protezione dell’udito.

295


D.P.I.-Prima categoria

Esempio: - Occhiali da sole per uso professionale; - Copricapo contro lesioni al cuoio capelluto; - Cappello antisole / antipioggia; - Indumenti da lavoro ordinari.

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D.P.I.-Seconda categoria Quelli che non rientrano nelle altre due categorie. Esempio: - Occhiali di protezione - Filtri per saldatura - Calzature di protezione - Guanti da lavoro in cuoio a cinque dita - Indumenti di protezione per motoseghe - Indumenti di segnalazione ad alta visibilitĂ - Indumenti di protezione con rischio di impigliamento in parti in movimento - Indumenti di protezione contro il rischio di arco elettrico - Cuffie antirumore - Inserti auricolari 297


D.P.I.-Terza categoria

Protezione complessa, destinati a salvare la persona da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente. Rientrano esclusivamente: a) gli apparecchi di protezione respiratoria; b) i DPI per protezione limitata nel tempo contro le aggressioni chimiche e le radiazioni ionizzanti; c) i DPI per attività in ambienti con una temperatura non inferiore a 100° C; d) i DPI per attività in ambienti con una temperatura inferiore a - 50° C; e) i DPI destinati a salvaguardare dalle cadute dall’alto; f) i DPI destinati a salvaguardare da tensioni elettriche pericolose o utilizzati come isolanti per alte tensioni elettriche. 298


Protezione del capo: elmetto E’ costituito da una calotta rigida (che devia l’urto) , una bardatura regolabile ( che assorbe l’urto) e da un sottogola ( che garantisce la stabilità).

299


Protezione delle mani: guanti Le tipologie disponibili sono le piĂš svariate ed hanno diverse configurazioni in funzione degli impieghi a cui sono destinati.

Possono essere realizzati con materiali diversi (cuoio, cuoio e tela, materiali sintetici, combinazione degli stessi) e con forme, caratteristiche e soluzioni mirate all’ottenimento degli obiettivi prefissati (manichette di diverso tipo e lunghezza, dorso traspirante o meno, con o senza parapolso, ecc.).

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Guanti – norme di riferimento EN 388 rischi meccanici EN 388 elettricità statica EN 511 pericolo da freddo EN 407 calore o fuoco EN 421 irraggiamenti ionizzanti EN 374-2 contaminazione batteriologica EN 374 pericolo chimico Guanti per usi alimentari 304


Protezione dei piedi: scarpe/stivali

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Protezione dei piedi: scarpe/stivali

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Protezione di occhi e viso: occhiali

Possono avere varie tipologie: • a stanghette; • a maschera; • di protezione contro raggi X, laser, ecc. ; • schermi facciali; • maschere per saldatura. 307


Protezione di occhi e viso: occhiali

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Protezione dell’udito: cuffie antirumore

A protezione dell’udito esistono vari DPI:

•Tappi auricolari; •Cuffie antirumore

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Protezione dell’udito: cuffie antirumore

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Protezione dell’udito: cuffie antirumore

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Dispositivi di protezione delle vie respiratorie facciali filtranti contro particelle solide e/o liquide

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Maschere antigas: caratteristiche I respiratori antigas proteggono da gas e vapori tossici in quanto dotati di speciali filtri che trattengono per azione chimica o fisica le sostanze inquinanti presenti nell’aria inspirata.

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Filtri per maschere antigas: caratteristiche

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Filtri per maschere antigas campo di utilizzo Il filtro di queste maschere deve essere cambiato frequentemente perché viene saturato sia in ragione del tempo di utilizzo sia dalla quantità di inquinante presente. Il tipo di filtro da utilizzare va scelto in ragione degli agenti da cui ci si deve proteggere. In particolare occorre verificare che i filtri: • non siano scaduti e la confezione sia integra; • in caso di dubbi, circa la loro efficienza, si deve procedere alla sostituzione. Al termine dell’utilizzo è necessario richiudere l’apposito tappo per successivi usi.

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Abiti da lavoro

Corpetto alta visibilitĂ

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Rischio da stress lavoro correlato 318


Rischio da stress lavoro-correlato

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Rischio da stress lavoro correlato

Definizioni di stress lavoro-corrrelato Lo stress è una condizione, accompagnata da sofferenze o disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali, che scaturisce dalla sensazione individuale di non essere in grado di rispondere alle richieste o non essere all’altezza delle aspettative Lo stress non è una malattia, ma una situazione prolungata di tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e può determinare un cattivo stato di salute

320


Rischio da stress lavoro correlato

Quadro normativo di riferimento Accordo-quadro Europeo 8 0ttobre 2004

Art. 28 del D. Lgs n. 81/2008 Valutazione del rischio da stress lavoro-correlato

Accordo interconfederale 9 giugno 2008

Ministero del lavoro e delle politiche sociali Lettera circolare del 18/11/2010 321


Rischio da stress lavoro correlato

Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro Costi dello stress lavoro-correlato Circa il 22% della popolazione lavorativa dell’UE è affetta da forme di stress. Lo stress è la seconda causa di assenza dal lavoro nell’UE 27, dopo i disturbi muscolo-scheletrici. Lo stress contribuisce per oltre il 50% delle assenze del personale. Si stima che lo stress lavoro-correlato costa alle imprese a ai governi dell’UE circa 20 miliardi di Euro, derivanti dalle assenze e dai relativi costi per la salute. Dati relativi al 2005 322


Rischio da stress lavoro correlato

Quadro normativo di riferimento L’articolo 28 del D. Lgs 81/2008 prevede che la valutazione dei rischi debba essere effettuata tenendo conto, tra l’altro, dei rischi da stress lavoro-correlato. Non Tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress da lavoro-correlato. Lo stress lavorocorrelato è quello causato da vari fattori propri nel contesto e del contenuto del lavoro

323


Definizione di salute D. Lgs 81/2008

«salute» intesa quale: “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità” Si ricorda che: come scritto nella costituzione, la salute rappresenta un bene e un diritto fondamentale ed inalienabile di ogni essere umano, nonché un interesse della collettività 324


Rischio da stress lavoro correlato

La valutazione del rischio da stress lavoro-correlato è parte integrante della valutazione dei rischi e viene effettuata (come per tutti gli altri fattori di rischio) dal datore di lavoro avvalendosi del Responsabile del servizio di Prevenzione e protezione (RSPP) con il coinvolgimento del medico competente, ove nominato, previa consultazione del Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS)

Eventi sentinella dello stress da lavoro-correlato, quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni; segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori. 325


Rischio da stress lavoro correlato

Lo stress legato all'attivitĂ lavorativa si manifesta quando le richieste dell'ambiente di lavoro superano la capacitĂ del lavoratore di affrontarle o controllarle

Lavorare sotto una certa pressione può migliorare le prestazioni e dare soddisfazione quando si raggiungono obiettivi impegnativi

Al contrario, quando le richieste e la pressione diventano eccessive, causano stress. Lo stress può essere provocato da problemi sul lavoro o in altri ambiti, oppure da entrambi. 326


Rischio da stress lavoro correlato

Il problema principale dello stress lavorocorrelato è legato all'organizzazione del lavoro, alla capacità del management aziendale di garantire le condizioni ottimali per tutti i lavoratori e di favorire la reale collaborazione

327


Rischio da stress lavoro correlato

Caratteristiche stressanti del lavoro Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Lettera circolare del 18/11/2010 -

Le caratteristiche del lavoro che possono indurre stress appartengono a due categorie: CONTESTO DEL LAVORO CONTENUTO DEL LAVORO

328


Rischio da stress lavoro correlato

Contesto lavorativo Categoria

Condizioni di definizione del rischio

Funzione e cultura Organizzativa

Scarsa comunicazione, livelli bassi per la risoluzione dei problemi e lo sviluppo personale, mancanza di definizione degli obiettivi organizzativi

Ruolo nell’ambito dell’organizzazione

Ambiguità e conflitto di ruolo nell’ organizzazione, responsabilità di altre persone

Evoluzione e sviluppo di carriera

Incertezza o fase di stasi per la carriera, promozione insufficiente o eccessiva, retribuzione bassa, insicurezza dell’impiego, scarso valore sociale attribuito al lavoro

Autonomia decisionale – controllo

Partecipazione ridotta al processo decisionale, mancanza di controllo sul lavoro ( il controllo, specie nella forma di partecipazione rappresenta anche una questione organizzativa e contestuale di ampio respiro)

Rapporti interpersonali sul Lavoro

Isolamento fisico o sociale, rapporti limitati con i superiori, conflitto, mancanza di supporto sociale, percezione di mancanza di attenzione nei propri confronti

Interfaccia casa/lavoro

Conciliazione interfaccia casa/lavoro, vita /lavoro 329


Rischio da stress lavoro correlato

Contenuto del lavoro Categoria

Condizioni di definizione del rischio

Ambiente di lavoro ed attrezzature

Problemi inerenti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità, la manutenzione o la riparazione di strutture ed attrezzature di lavoro

Pianificazione dei compiti

Monotonia, cicli di lavoro brevi, lavoro frammentato o inutile, sottoutilizzo delle capacità, incertezza elevata,

Carico di lavoro ritmo di lavoro

Carico di lavoro eccessivo o ridotto, mancanza di controllo sul ritmo, livelli elevati di pressione in relazione al tempo, sensazione di non poter far fronte alla situazione

Orario di lavoro

Lavoro a turni, orari di lavoro senza flessibilità, orari imprevedibili, orari di lavoro lunghi 330


Movimenti ripetitivi: definizione e caratteristiche Molte attività lavorative, in particolare quelle richiedenti posture inadeguate ed attività ripetitiva, possono essere correlate allo sviluppo di disturbi muscolo-schelettrici i quali, costituiscono uno dei maggiori problemi di salute nei paesi industrializzati. La ripetizione di una particolare attività induce sollecitazioni, piccoli traumi ed usura delle articolazioni, dei muscoli e delle tendini che danno luogo, gradualmente, nell’arco di un periodo di tempo più o meno lungo (mesi od anni), a determinate patologie. 331


Movimenti ripetitivi: definizione e caratteristiche Ma cosa sono i movimenti ripetitivi e in cosa consiste questo rischio da lavoro? Va precisato che i rischi connessi a movimenti ripetitivi riguardano prevalentemente gli arti superiori e quindi movimenti connessi all’utilizzo delle mani, polsi, gomiti e spalle; in casi meno frequenti possono interessare il rachide e le ginocchia. Detti rischi sono presenti all’interno dell’azienda quando si svolgono attività che comportano l’effettuazione dello stesso movimento o l’insieme di movimenti degli arti superiori che vengono ripetuti in maniera sostanzialmente uguale nel tempo più o meno prolungato 332


Movimenti ripetitivi: definizione e caratteristiche Esempi: prendere, posizionare, tenere, sostenere, inserire, infilate, estrarre, spingere, avvitare, tagliare, pulire, ecc.. A seguito della valutazione dei rischi derivanti da movimenti ripetitivi, vanno programmati interventi di tipo strutturale (eventuale riprogettazione della postazione lavorativa); interventi organizzativi finalizzati a migliorare gli aspetti alla frequenza di determinate operazioni; interventi formativi.

333


Movimentazione manuale dei carichi

Per movimentazione manuale dei carichi si intendono le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o piĂš lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, tirare, portare o spostare un carico.

334


Colonna vertebrale (rachide) A

B

Colonna cervicale

A. Colonna vertebrale vista di fronte B. Colonna vertebrale vista di profilo

Colonna toracica

S. sacro Colonna lombare

C. coccige S

C


IL RACHIDE: che cos’è e come funziona La struttura portante del nostro corpo si chiama RACHIDE ed è costituita da ossa (VERTEBRE), dischi intervertebrali, muscoli e legamenti. Essa ospita al suo interno un’importante struttura nervosa (MIDOLLO SPINALE) da cui partono i nervi che raggiungono i diversi organi del nostro corpo, tra cui le braccia e le gambe. Fra queste strutture, il disco intervertebrale è quella maggiormente soggetta ad alterarsi. Esso infatti deve sopportare carichi notevoli. Con l’età anche il disco invecchia e tende a perdere la sua capacità ammortizzatrice e la schiena diventa più soggetta a disturbi. L’invecchiamento del disco viene accentuato sia da sforzi eccessivi che dalla vita sedentaria 336


disco intervertebrale

vertebre

Nucleo polposo

Anello fibroso

337


Esempio di come si deve sollevare in maniera corretta un carico da terra Secondo la postura, per un carico di 50 Kg. la forza che viene esercitata a livello delle vertebre lombari è di 750 Kg. o 150 Kg.

338


Da che cosa è provocato il “mal di schiena” ?

ALTERAZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE

Il mal di schiena è un sintomo …. ..di alterazioni a carico soprattutto di: VERTEBRE DISCHI INTERVERTEBRALI NERVI

339


Limiti di peso sollevabili espressi in Kg

340


Sollevamento di un peso

341


Sollevamento di un peso

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Spostamento di un carico

343


Movimentazione di un peso

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Deposito della merce

La catasta sullo scaffale rischia di cadere

La merce è depositata in modo sicuro si può afferrare facilmente 345


Mezzi ausiliari

Transpallets, con o senza pantografo. Per trasportare e sollevare pallet (del peso fino a circa 1000 kg)

Carrello a pianale. Per trasportare carichi del peso fino a 300 kg circa

Carrello portapannelli. Per trasportare pannelli del peso fino a 500 kg circa

346


Mezzi ausiliari

Carrello per sacchi, carrello stivatore. Per carichi del peso fino a 200 kg circa.

Carrello montagradini. Per carichi del peso fino a 200 kg circa.

347


Le cause piĂš frequenti degli infortuni

Scivolare, inciampare, piede in fallo. 348


Rischi correlati alla movimentazione meccanica carichi (carrello elevatore e carroponte)

349


Alcune situazione pericolose per le persone che si trovano nelle vicinanze di macchine movimentazione meccanica in azione

350


Alcune situazione pericolose per le persone che si trovano nelle vicinanze di macchine movimentazione meccanica in azione

351


Alcune situazione pericolose per le persone che si trovano nelle vicinanze di macchine movimentazione meccanica in azione

Nei lavori di escavazione con mezzi meccanici deve essere vietata la presenza degli operai nel campo di azione dell’escavatore e sul ciglio del fronte di attacco. 352


Accesso nell’attività produttiva All’interno dell’attività produttiva sono presenti i rischi che abbiamo evidenziato all’inizio. Pertanto il personale autorizzato che deve accedere in questa area deve avere particolari accorgimenti.

Transitare possibilmente a lato delle corsie; evitare di entrare nelle aree interessate dalle lavorazioni Tutta l’area è interessa da movimentazione meccanica materiali con il carrello elevatore. Il mezzo, azionato da motore elettrico, si muove senza emettere rumore. E’ necessario, pertanto, che ci sia una particolare attenzione non solo da parte del conducente del carrello elevatore, ma anche da parte delle persone quando entrano e si spostano nell’area. Il mezzo non consente una rapida frenata e perciò evitare di ostacolare il movimento 353


Segnaletica di sicurezza E’ la norma di riferimento per il corretto utilizzo della segnaletica di sicurezza

D.Lgs 81/08 - Art. 2 - Obblighi del datore di lavoro Quando, anche a seguito della valutazione dei rischi, risultano rischi che non possono essere evitati o sufficientemente limitati con misure, metodi, o sistemi di organizzazione del lavoro, o con mezzi tecnici di protezione collettiva, il datore di lavoro fa ricorso alla segnaletica di sicurezza, secondo le prescrizioni degli allegati al presente decreto, allo scopo di: avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte; vietare comportamenti che potrebbero causare pericolo; prescrivere determinati comportamenti necessari ai fini della sicurezza; fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di salvataggio; fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e sicurezza. 354


Segnaletica di sicurezza Divieti

Forma: TONDO Sfondo: BIANCO Bordo: ROSSO Pittogramma: NERO

355


Segnaletica di sicurezza Avvertimento o pericolo

Forma: TRIANGOLO Sfondo: GIALLO Bordo: NERO Pittogramma: NERO

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Segnaletica di sicurezza Obbligo

Forma: TONDO Sfondo: BLU Bordo:BLU Pittogramma: BIANCO

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Segnaletica di sicurezza

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Segnaletica di sicurezza

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Gestione delle emergenze

360


Cos’è una procedura Una procedura è una spiegazione mirata per chiarire come, all'interno delle diverse funzioni, gli addetti debbano operare, attenendosi a ben precisate indicazioni che rendano ripetibile comportamento e risultati. Negli ambienti produttivi le procedure assumono fondamentale importanza ai fini della sicurezza e salute sul lavoro

Cos’è un’istruzione operativa L’istruzione operativa è una spiegazione dettagliata di una certa operazione a livello più esecutivo rispetto alla procedura 361


Piano di emergenza

362


Scenari di emergenza

incendio; attentato o minaccia di ordigni esplosivi aggressione a dipendenti; mancanza di energia elettrica allagamenti, inondazioni e danni da acqua in genere; gelo, neve: fuoriuscita di prodotti pericolosi; terremoti; incidente, malore o infortunio; altri. 363


Addetti alle emergenze - compiti

Evacuazione dei lavoratori Prevenzione e lotta antincendio Gestione dell’emergenza Nominati dal datore di lavoro in numero adeguato dopo consultazione dell’RLS Non possono rifiutare l’incarico se non per giustificato motivo Devono ricevere adeguata formazione soggetta ad aggiornamento (D.M. 10/03/98) suddivisa in caso di rischio di incendio a) basso, b) medio c) alto.

364


Addetti alle emergenze

Nelle aziende grandi è opportuno individuare un responsabile, per esempio un responsabile per piano. È importante che possano provare periodicamente i propri compiti. Il loro compito deve essere descritto nel piano di emergenza. Inderogabile la loro presenza in azienda durante il lavoro (…turni…lavoro isolato…)

365


Addetti alle emergenze

Nominati dal datore di lavoro in numero adeguato Non possono rifiutare l’incarico se non per giustificato motivo Devono ricevere adeguata formazione secondo il D.M. 388/2003 e soggetto ad aggiornamento Inderogabile la loro presenza in azienda durante il lavoro (‌turni‌lavoro isolato‌)

366


Piano di emergenza Il documento contiene: affrontare l’emergenza fin dal primo insorgere per contenerne gli effetti e riportare rapidamente la situazione in condizioni di normale esercizio pianificare le azioni necessarie per proteggere sia il personale del Dipartimento sia le persone del pubblico proteggere nel modo migliore i beni e le strutture. Il piano contiene in dettaglio: le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di emergenza le procedure per l’evacuazione del luogo di lavoro che devono essere attuate dai lavoratori e dalle altre persone presenti le disposizioni per chiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco o dell’ambulanza e fornire le necessarie informazioni al loro arrivo le specifiche misure per assistere le persone disabili l’identificazione di un adeguato numero di persone incaricate di sovrintendere e controllare l'attuazione delle procedure previste. 367


Piano di emergenza

I ruoli delle squadre di emergenza Addetti: Responsabile emergenza Responsabile emanazione ordine evacuazione Responsabile diffusione ordine evacuazione Responsabile controllo operazioni evacuazione Responsabile trasporto all’esterno di terzi Responsabile controllo ed attivazione estintori Responsabile controllo vie di sicurezza altri 368


Primo soccorso aziendale

Per “primo soccorso” si intende l’insieme delle azioni che permettono di aiutare una o più persone in difficoltà, nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi qualificati. Nessuna azione deve essere svolta senza aver valutato la scena dell’evento (i possibili rischi e pericoli per il soccorritore). Appena possibile, dopo aver compiuto un esame primario inerente i parametri vitali, è necessario effettuare una chiamata di emergenza (118) per attivare la catena del soccorso, adeguatamente predisposta dal datore di lavoro e finalizzata ad assicurare l’arrivo di personale specializzato e l’eventuale trasporto presso il più vicino centro medico con possibilità anche di ricovero. Il “PRIMO SOCCORSO” è quell’insieme di manovre che si applicano senza l’ausilio di attrezzature particolari e che consentono di preservare la vita o migliorare le condizioni generali della persona che ha subito un evento dannoso o un malore. 369


Primo soccorso aziendale

L’organizzazione delle azioni necessarie, la definizione di procedure di comportamento costituiscono gli aspetti più rilevanti da affrontare e risolvere per garantire un intervento efficace. Come per tutte le misure, si dovrà in sostanza innanzi tutto prevedere il “chi”, il “cosa”, il “come” dell’azione di gestione del danno conseguente a eventi infortunistici comportanti traumatismi, intossicazioni, altre lesioni acute.

Elementi fondamentali sono: l’individuazione degli incaricati e la formazione degli stessi; la fornitura dei presidi necessari; l’indicazione puntuale delle procedure da eseguire. 370


Primo soccorso aziendale

371


Dotazione per le aziende classificate gruppi A e B (con 3 o piĂš lavoratori)

372


Dotazione per le aziende classificate gruppi C (con meno di 3 lavoratori)

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Prove di esodo Nei luoghi di lavoro ove ricorre l'obbligo della redazione del piano di emergenza connesso con la valutazione dei rischi, i lavoratori devono partecipare ad esercitazioni antincendio, effettuate almeno una volta l'anno, per mettere in pratica le procedure di esodo e di primo intervento. Nei luoghi di lavoro di piccole dimensioni, tale esercitazione deve semplicemente coinvolgere il personale nell'attuare quanto segue: - percorrere le vie di uscita; - identificare le porte resistenti al fuoco, ove esistenti; - identificare la posizione dei dispositivi di allarme; - identificare l'ubicazione delle attrezzature di spegnimento

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Prove di esodo

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Infortuni mancati (near miss)

Considerazioni degli infortuni mancati e delle risultanze delle attivitĂ di partecipazione dei lavoratori e dei preposti 378


Infortuni mancati (near miss) Si definisce incidente mancato qualsiasi evento, correlato al lavoro, che avrebbe potuto causare un infortunio o danno alla salute (malattia o morte) ma, solo per puro caso, non lo ha prodotto: un evento quindi che ha in se la potenzialità di produrre un infortunio Ne fanno parte di questa categoria anche quegli infortuni che restano fuori dall’obbligo legislativo di registrazione,cioè quegli eventi infortunistici lievi che non portano a significativi giorni di assenza dal lavoro, altre quello in cui si è verificato l’evento

I mancati incidenti sul lavoro che se considerati solo come un pericolo scampato e non come campanello d`allarme, degenerano in gravi infortuni 379


Infortuni mancati (near miss) A tale scopo è utile, oltre che consigliabile, adottare prassi o procedure che consentano la raccolta di tali dati attraverso puntuali rilevazioni e segnalazioni: questi dati, ordinati per gravità potenziale, risulteranno estremamente preziosi per la valutazione dei rischi fin dalla fase di individuazione dei pericoli. Dal monitoraggio dei mancati infortuni, sarà possibile sapere “come, quando, dove e perché” si sono create situazioni di pericolo e, quindi, prevenire in futuro il verificarsi di infortuni, intervenendo per eliminare in modo mirato le potenziali cause degli stessi. 380


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