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Corriere della Sera Sabato 12 Gennaio 2013
Abitare Le idee
Impilabili Le sedute «Sga.bello» di Dada, rivestite in pelle o poliuretano colorato
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uattro amici e un bancone. Idea attorno a cui è nato il ristorante Pisacco, inaugurato pochi mesi fa a Milano: il progettista, l’avvocato, il consulente di enogastronomia e, ovviamente, lo chef stellato (Andrea Berton), tutti concordi nel voler mettere in comune l’amore ma soprattutto la loro visione della cucina. E così, varcato l’ingresso, protagonisti sono due grandi banconi ovali di zinco messi di fronte alle zone operative: qui si gusta una fetta di torta, ci si accomoda a bere un calice di vino ma si può anche cenare seduti sugli sgabelli. «È il retaggio del bar del paese, dove si entra, ci si siede accanto a chi non si
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In cucina, non solo per mangiare
Piani di condivisione
Tutti al bancone
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conosce. E si abbattono le barriere tra chi è arrivato e chi invece qui ci lavora», dicono l’architetto Tiziano Vudafieri e Giovanni Fiorin, enogastronomo, due dei soci fondatori. Sì, perché la novità è la condivisione delle preparazioni: sul bancone si trita, si affetta, si allestiscono i piatti. «L’idea proviene da come ciascuno di noi usa la propria cucina di casa: grande o piccola che sia, gli ospiti bivaccano, partecipano con le loro idee, aiutano. E poi si mangia ma soprattutto si sta assieme e ci si diverte», sottolineano entrambi. Dallo spazio pubblico all’abitazio1 Di Boffi, ne, e ritorno: percorso della cucina design P. Lissoni da dieci anni a questa parte. Basti «2008» con penisola 2 Slim pensare alla Convivium di Antodi Elmar, design L. e R. Palomba nio Citterio per Arclinea che, 3 Convivium, di A. Citterio per Arclinel 2002, con le isole operatinea: isola con tavolo elevabile 4 Icon ve prese dal mondo della di G. Bavuso per Ernestomeda, con pegrande ristorazione (ma con nisola estraibile 5 Cocciopesto e acciatavolo annesso), scardinò il io nero per Minà di Minacciolo 6 Piano concetto della cucina domeper cottura a vapore, wok e teppanstica separata da tinello e zoyaki Domino di KitchenAid 7 Tagliena pranzo, trasformandola in re K Workstation di KnIndustrie un luogo vero di aggregaziocon supporto iPad 8 Cappa ne. Una svolta che oggi significa estraibile Adagio di Elica banconi multifunzione per amcon sistema touch bienti ampi o per open-space ma ancontrol che soluzioni adatte a piccoli appar-
tamenti cittadini: «Penisole tonde in rovere grezzo come grandi taglieri dove preparare i cibi e consumare un piatto veloce, oppure isole poco profonde con tavoli ribaltabili su cui cenare in pochi senza sentirsi soli, ideali per le "minifamiglie" di oggi», dicono Ludovica e Roberto Palomba, che secondo questi principi hanno progettato per Elmar la nuova cucina Slim. La differenza sta, oggi, nel coinvolgimento: dedicarsi ai fornelli è un’attività, per molti, ormai irrinunciabile. «La sensazione è che adesso tutto si usi veramente; ben vengano i graffi e l’aspetto vissuto: chi ama davvero cucinare non se ne preoccupa, l’importante è avere tut-
Passioni Sotto, al bancone del ristorante milanese Pisacco il progettista Tiziano Vudafieri, alle sue spalle Giovanni Fiorin (foto D. Piaggesi). Sopra, bistecchiera Dressed, in alluminio decorato, design Marcel Wanders per Alessi
to quello che serve per preparare bene e senza sforzo». Quindi, fondamentali elettrodomestici e utensili giusti: «Per esempio le piastre a induzione con cui il calore si regola al millimetro. Oggi ce ne sono persino a superficie continua che permettono di sfruttare ogni punto», dice Fiorin. Certo, oggi la cucina è trasversale e assorbe influssi da ogni parte del mondo: «Per me è il "luogo delle curiosità", dove sperimentare sapori provati nei paesi lontani», afferma Roberto Palomba che, rispetto alla moglie Ludovica, sta più volentieri ai fornelli (non per niente tra i suoi ultimi progetti c’è una serie di piastre combinabili per cuocere alla giapponese). Da Pisacco, ma anche a casa dei proprietari, robot e abbattitore di temperatura sono tra gli elettrodomestici preferiti anche se, sottolineano: «Chi ama davvero cucinare non può fare a meno dei coltelli professionali — dai multiuso ai giapponesi — e di taglieri di legno ampi dove appoggiarsi: perché preparare
Socialità Dalle case ai ristoranti le soluzioni che uniscono la preparazione e il consumo del cibo in compagnia Gli scettici L’attore Massimo Ghini: «Per me stare ai fornelli è un piacere impagabile: non voglio intrusi»
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Tuttofare Cooking Chef di Kenwood: in acciaio inox, è dotato di una serie di accessori per tutti i tipi di preparazioni, inclusa la cottura a induzione
"a mano" dà risultati migliori. Ed è più appagante». Cucine attrezzate come un set di MasterChef, amici con cui mettere in comune esperienze (culinarie e non): tutti concordi? «Per me cucinare è un piacere impagabile. Ma, come i veri chef, sono geloso e non mi interessa la condivisione — provoca l’attore Massimo Ghini —. Certo, se qualcuno arriva per due chiacchiere mentre sono ai fornelli mi fa piacere, però senza eccessi, altrimenti mi distraggo. Ma nessun aiuto, per carità». Da lui in comune si mette il piacere di stare assieme: «Ma dopo, a tavola. E in sala da pranzo». Né cucina-living quindi, né tantomeno open-space: «Soprattutto perché certi piatti si fanno a porta chiusa: per gli odori e per non svelare le proprie manie. E poi lasciamo alla cucina quella sacralità che da sempre la caratterizza». Dunque tutti assieme in cucina sì, ma con giudizio. E guai a portarsi il lavoro. Se poi l’ultimo grido tra i taglieri è dotato di supporto per iPad, basta resistere alla tentazione e usarlo per navigare solo tra le ricette.
Silvia Nani
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Dietro il giardino di Carlo Contesso
Che profumo il Calicanto
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Firenze, m’incammino su per una delle stradine che salgono sulla collina di Bellosguardo e, quasi arrivato da amici, nel mezzo della strada sento un forte profumo dolce e speziato. Mi guardo in giro per vedere da dove venga: nonostante sia già buio riconosco i soliti allori, pittosfori, cipressi e quant’altro è in vista ma nulla che possa esserne la fonte. Strano, quell’odore lo conosco, ce l’ho sulla punta della lingua ma non riesco a ricordare... inonda la strada per una tratto di una buona ventina di metri, quindi la pianta in questione deve essere ancora più lontana, visto che non è in vista. Son in ritardo per la cena, così salgo e chiedo a Chiara se ha idea da dove origini. Mi fa affacciare da una finestra sul retro ed ecco il colpevole, un vecchio calicanto, che per evitar confusioni col lontano parete americano è meglio chiamare col suo nome scientifico, Chimonanthus praecox (nella foto). Importato per la prima volta in Inghilterra nel 1766 dalla Cina, dove cresce fino ai 1000 metri d’altitudine, questo cespuglione deciduo non ha molto da offrire per nove, dieci mesi l’anno: né le foglie ruvide né la crescita disordinata sono assai attraenti. Ma da fine dicembre ai primi di marzo sbocciano i piccoli fiori giallognoli e traslucidi, con un secondo giro di petali rossastri all’interno di corolle fortemente profumate: ne bastano un paio di rami per profumare tutta una stanza. Lento a germinare, radicare per margotta e a fiorire per la prima volta, questo arbustone sgangherato è tra le più fini piante del giardino invernale. Perché fiorisca abbondantemente è fondamentale il caldo estivo, quindi va piantato in pieno sole addossato a un muro a sud in giardini freschi; altrove fiorisce bene anche in mezzombra. Non potatelo, se non per eliminare qualche vecchio ramo dalla base quando il cespo è troppo congestionato; limitatevi a tagliar qualche rametto qua e là ora, da godere in casa al caldo. carlocontesso@yahoo.com © RIPRODUZIONE RISERVATA