AdORECCHIO n.37, febbraio 2013

AdORECCHIO Mediateca Queriniana Newsletter – n.37, febbraio 2013

Mediateca Queriniana Newsletter – n. 37, febbraio 2013 a cura di Luigi Radassao Mediateca Queriniana – P.za Martiri di Belfiore, 6 25121 Brescia 030.297828 mediateca@comune.brescia.it

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AdORECCHIO: SEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE

di LUIGI RADASSAO

CLASSICA TITOLO:

CONCERTI PER FAGOTTO

ARTISTA:

VIVALDI ; SERGIO AZZOLINI

Editore:

Naive

Inventario:

BC900013623

Collocazione: BC9 MJ.VIV.ANT.45

La storica rivista di settore Gramophone nel suo annuale, seguitissimo referendum – il Classical music awards - l’ha eletta nel 2012 migliore etichetta discografica dell’anno. È Naive, editore musicale francese dallo stile unico, inconfondibile sin dalle grafiche di copertina, e dalla spiccata personalità artistica, tanto per i musicisti che rappresenta quanto per i repertori proposti. La sua filosofia sembra dire “a noi la musica piace in questo modo e se a voi così non va… scusateci”. La lineup dei suoi cantanti – tra cui Sandrine Piau, Sara Mingardo, Anne Sofie von Otter - è sorprendente, e tra i direttori d’orchestra spicca il talento di Marc Minkowski con i suoi Musiciens du Louvre. Nel suo ampio catalogo la Vivaldi-edition si staglia quale punto d’eccellenza e di esclusività, e nel corpus delle opere in essa contenute i Concerti per fagotto (giunti quest’anno al terzo volume della serie) rappresentano un vero vanto per questa label. Sergio Azzolini è il fagottista che il mondo intero c’invidia, capace di piegare le mostruose difficoltà della parte (e dello strumento) ad una felicissima interpretazione musicale, e con una tale, apparente facilità tecnica che risulta tanto sbalorditiva quanto espressiva e coinvolgente.

JAZZ

TITOLO:

THE IMPROVISOR

ARTISTA:

VON FREEMAN

Editore:

Premonition

Inventario:

BC900013809

Collocazione: BC9 MJ.FRE.VON.2

L’11 agosto del 2012 si è spento a Chicago il sassofonista Von Freeman. Aveva 88 anni e non era certo un nome di grido nel panorama jazzistico nazionale, tanto meno in quello internazionale, ma neppure all’interno della stessa comunità afroamericana. Ciononstante il personalissimo suono del suo tenore e la sua originale vena improvvisativa lo rendevano uno dei musicisti più interessanti del secondo dopoguerra. A lungo sconosciuto al di fuori della scena di Chicago, città dalla quale non si è mai spostato, Freeman, diplomoatosi a quella DuSable High School da cui erano usciti anche Nat King Cole e Dinah Washington, ha cominciato a suonare professionalmente calcando le scene di ogni tipo di locale che poteva pagarlo: night club, caffè, locali di strip tease, bar, birrerie, jazz club, ballroom, vaudeville, teatrini di periferia, per matrimoni, bar mitzvahs, funerali. Era dotato di una sonorità larga, potente e profonda, ed era animato da un’idea dell’improvvisazione del tutto particolare, che, anche nell’ambito di strutture chiuse come gli standard, trovava libertà inusitate attraverso l’elasticità del fraseggio. L’eloquio svincolato dal metro regolare avvicinavano la sua espressione ad una lingua parlata ed il suono ruvido, dall’intonazione cangiante, poteva lambire il cromatismo più spinto. A questo grande sconosciuto, nel 1991, rese omaggio il giovane Steve Coleman (suo allievo) invitandolo a partecipare al suo disco Rhythm in Mind, che a settant’anni lo rivelò al mondo per la prima volta, malgrado in passato avesse suonato con calibri quali Dizzy Gillespie, Charlie Parker e John Coltrane.

POP&ROCK, WORLD MUSIC

TITOLO:

THE FAMILY THAT PLAYS TOGETHER

ARTISTA:

SPIRIT

Editore:

Legacy

Inventario:

BC900009129

Collocazione: BC9 MLS.SPI.1

«Quando il rock‘n’roll rappresentava la controcultura per eccellenza – molto, molto prima che i Rolling Stones celebrassero i cinquant’anni di attività – questo genere musicale tendeva di proposito ad enfatizzare più che ad avvicinare gli scarti generazionali. Da questo punto di vista, quando negli anni Sessanta si formarono, gli Spirit erano diversi da ogni altra rockband del tempo non solo perché fondevano jazz, rock, folk e psichedelia, ma soprattutto perché il batterista aveva 44 anni ed il chitarrista ne aveva 16»! Ed Cassidy – il batterista-patrigno – è scomparso nel dicembre scorso a San Josè, in California, all’età di 89 anni. A quella data il chitarrista-figliastro invece – Randy California –era purtroppo già morto da 16 anni, annegato al largo delle costa hawaiane nel 1997. Se nel gruppo degli Spirit California era il leader, bambino prodigio “battezzato” niente meno che da Jimi Hendrix (fu il genio chitarristico afroamericano ad affibbiargli il nome d’arte di California), Cassidy era il musicista di esperienza, tanto che le prime incisioni in studio degli Spirit erano una sorta di lezioni di storia della musica tenute dal batterista ai suoi giovani colleghi. Nel 1967 Cassidy poteva già vantare un curriculum musicale di notevole rilievo, collaborazioni con jazzisti come Dexter Gordon, Chet Baker, Gerry Mulligan, Cannonball Adderly e con musicisti folk, blues e rock tra cui Taj Mahal e Ry Cooder. Con una dozzina di album tra il 1968 ed il 1977, la band di Los Angeles forgiò un’originale miscela sonora, spesso orientata all’improvvisazione, ma senza mai ottenere la notorietà internazionale. The family that plays together è il loro secondo album e contiene l’unico hit-single del gruppo, I got a line on you, entrato nella top 40 della hit-parade.

AdOCCHIO: SEGNALAZIONI CINEMATOGRAFICHE

di STEFANO RIZZO

FILM in MEDIATECA TITOLO:

DA QUI ALL’ETERNITÀ

REGIA:

FRED ZINNEMANN

Editore:

Columbia Tristar

Inventario:

BC9000004877

Collocazione: BC9 DVF.379

James Jones è stato uno dei grandi scrittori americani del secolo scorso ed Hollywood si è subito appropriata della sua cruda epica fin dagli esordi della carriera. Appena uscì From here to eternity la Columbia mise in cantiere un adattamento che vinse otto Oscar, e generò molte leggende. Alcune immagini d'amore – il celebre bacio tra le onde di Burt Lancaster e Deborah Kerr – e di violenza restano indimenticabili. Ma non sono solo la potenza e la drammaticità, il senso di inevitabilità e di precarietà della guerra che incombe, i drammi e le grettezze del mondo dell'esercito a rimanere impressi; nucleo propulsivo è la recitazione degli attori: Montgomery Clift, ponte tra la vecchia Hollywood e il futuro, Burt Lancaster duro e complesso, Deborah Kerr ad alti livelli ed infine Frank Sinatra nella parte dello sfortunato Angelo Maggio, la cui carriera rinasce dopo un periodo di crisi. Sinatra desiderò il ruolo al punto che mandò lettere al produttore firmando con il nome del suo personaggio, usò l'influenza della moglie Ava Gardner e si fece pagare un decimo della paga prevista pur di rubare la parte ad Eli Wallach.

Ci riuscì e vinse l'Oscar. Per quanto riguarda la leggenda della testa di cavallo mozzata inviata dalla mafia alla produzione si può ormai solamente chiedere al fantasma di Mario Puzo.

FILM in MEDIATECA

TITOLO:

NARCISO NERO

REGIA:

M. POWELL, E. PRESSBURGER

Editore:

Flamingo

Inventario:

BC900022363

Collocazione: BC9 DFL.NAR.POW

Il cinema inglese del dopoguerra è stato un momento di ricchezza irripetibile. In quegli anni registi come David Lean, Lawrence Olivier e Oliver Reed girarono capolavori unici, pilastri del cinema in bianco e nero. Tra quei registi c'era anche Michael Powell, che insieme allo sceneggiatore ungherese Emeric Pressburger girò alcuni dei film visivamente più straordinari della storia del cinema. I due, ma il regista effettivo delle sequenze è il solo Powell, ci hanno regalato alcune delle immagini a colori più inebrianti che il cinema offriva negli anni '40 e '50, anche più di quelle di Hollywood. Anche in questo Narciso Nero (1946), come nel successivo Scarpette Rosse (1948), c'è un'incredibile uso del Technicolor, del verde, del rosso febbrile, delle ombre usate come nei più grandi capolavori del cinema del terrore. Ed è merito anche di Jack Cardiff, tra i più celebrati direttori della fotografia (di cui ricordiamo i conturbanti colori di La contessa scalza dell'immenso Mankiewicz). Tutto questo splendore al servizio di una storia che racconta di un gruppo di suore inviate nei pressi dell'Hymalaia a costruire una scuola e a convertire gli abitanti locali. Da subito sorella Clodagh, la Madre Superiora (il ruolo che rese celebre Deborah Kerr) si scontra con un triplice avversario: il mondo indiano, così diverso dalla società inglese, l'invidiosa sorella Ruth, ed infine se stessa, sconvolta dalla tentazione dei sensi. Il passaggio da un atteggiamento freddo e indifferente al progressivo intrecciarsi di emozioni, fino quasi all'esplodere del soprannaturale, mostra l'incredibile maestria di Powell, capace di rendere, in un’esplosione di stile espressionista, la rovinosa caduta degli equilibri psicologici e morali ed i colori del Piacere che sottomette la Trascendenza.

INIZIATIVE

Progetto Locale Autori Yndipendenti Partecipa a BRESCIAPLAY: suoni in un gruppo, in una big-band, un consort di viole, una dj-session? In trio, in quartetto, in orchestra, da solo?

FATTI ASCOLTARE! Porta in Mediateca le tue registrazioni sonore, autoprodotte o fatte in casa: verranno inserite nel Catalogo della Musica Bresciana e promosse attraverso social network, webradio e concerti Informazioni: http://www.comune.brescia.it/Eventi/Servizi+al+Cittadino/vivere+tempo+libero+e+cul tura/corsi+ed+iniziative+culturali/BiblioTekCare+in+mediateca.htm

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Visita la pagina di BresciaPLAY-Progetto Locale Autori Yndipendenti sul sito web di Bibliotekcare: http://bibliotekcare.fuoriclassebrescia.it/azioni/mediateca/ Leggi le presentazioni dei dischi degli artisti che aderiscono al progetto e lascia i tuoi commenti: http://bibliotekcare.fuoriclassebrescia.it/category/azioni/mediateca/

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Progetto Locale Autori Yndipendenti

BresciaPLAY punta alla creazione di un fondo musicale che raccoglie, cataloga, valorizza e diffonde al pubblico le produzioni musicali, registrate su cd e/o dvd, dei musicisti locali attraverso la creazione di un archivio di pubblicazioni indipendenti, demo, registrazioni autoprodotte e/o fatte in proprio, incisioni edite ed inedite, home recording, live… - degli artisti bresciani.

Nell’ottica di un’attività bibliotecaria che promuove, sostiene e valorizza la produzione “locale”, si vuole dare visibilità a queste che sono forme d’espressione di cantautori in erba, prime realizzazioni di compositori in apprendistato, oppure vagiti di nascenti rock-band. Ma anche espressioni già compiute di musicisti ed interpreti che “non trovano mercato”. Una raccolta senza distinzioni di generi e stili, per dare voce ad un “far da sé” in musica che non di rado riserva sorprese inattese.

L’azione persegue il duplice obiettivo di far conoscere e promuovere un servizio del Sistema Bibliotecario Urbano – la Mediateca Queriniana, settore multimediale della civica Biblioteca Queriniana - e di coinvolgere direttamente i cittadini nella gestione dell’offerta culturale della biblioteca, stimolandoli verso manifestazioni d’espressioni creative diverse.

La Mediateca Queriniana si occupa dell’archiviazione dei documenti raccolti e della loro catalogazione: si promuove, in questo modo, la visibilità delle opere degli autori che porteranno le proprie registrazioni sonore e dei musicisti che vengono inseriti a catalogo, dal momento che le schede catalografiche dei documenti sono ricercabili e visibili attraverso il catalogo online (pubblicato sul Web) del Sistema Bibliotecario Urbano di Brescia, ed attraverso i cataloghi ed i meta-cataloghi provinciali, regionali, nazionali ed internazionali.

BresciaPLAY prevede, infine, la promozione del suddetto archivio/catalogo, sia attraverso la web-radio della Piastra Pendolina, spazio giovani del Comune, sia attraverso la proposta di esibizioni dal vivo degli artisti coinvolti.