diap print / progetti
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Lucina Caravaggi Cinzia Morelli
Paesaggi dell’archeologia invisibile Il caso del distretto Portuense
Invisible archaeology landscapes The context of Portuense district
Quodlibet
DiAP Dipartimento di Architettura e Progetto Direttore Piero Ostilio Rossi
Coordinamento editoriale Lucina Caravaggi, Anna Lei
Sapienza Università di Roma
per i capitoli 1, 2 , 3 , 4 e 5 testi di
/ progetti Collana a cura del Gruppo Comunicazione del DiAP Coordinatore Orazio Carpenzano
Lucina Caravaggi, pp. 258-263, 278-288, 289-297, 298-311 Cristina Imbroglini, pp. 248-252, 253-257 Anna Lei, pp. 168-173, 174-177, 178-181, 186-202, 203-206, 207-209, 221-228, 229-234, 235-241
d iap print
© 2014 Quodlibet srl via Santa Maria della Porta, 43 Macerata www.quodlibet.it prima edizione
Linee guida per la valorizzazione dei rinvenimenti archeologici della direttrice archeologica-ambientale Roma-area costiera GRUPPO DI RICERCA
DiAP Dipartimento di Architettura e Progetto, Laboratorio ArCO – Architettura e Contesti Lucina Caravaggi (coordinamento scientifico), Cristina Imbroglini, Anna Lei
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma Cinzia Morelli (coordinamento delle indagini archeologiche)
Antonia Arnoldus-Huyzendveld (indagini geopedologiche) Andrea Carbonara, Alessandra Delle Sedie (indagini archeologiche)
agosto 2014 isbn
978-88-7462-632-8 rappresentazioni comitato scientifico
Elaborazioni grafiche di Anna Lei
Carmen Andriani Renato Bocchi Alessandra Muntoni Franco Purini Joseph Rykwert Andrea Sciascia Ilaria Valente Herman van Bergeijk Franco Zagari
photocredit
Ogni volume della collana è sottoposto alla revisione di referees esterni al Dipartimento di Architettura e Progetto scelti tra i componenti del Comitato Scientifico.
Archivio Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma – sede di Ostia, pp. 109-154 A. Arnoldus-Huyzendveld, p. 72 A. Cimmino, p. 10 D. Girasoli, p. 85 fotografia in copertina
Pianura portuense © Alessandro Cimmino
Ringraziamenti Rossella Capri, (Silvano Toti Holding S.p.A.), per aver reso disponibile la documentazione topografica, i rilievi e i progetti dell’area della Nuova Fiera di Roma. Archivio Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma – sede di Ostia, per aver reso disponibile la documentazione archeologica delle varie campagne di scavo. Gianni Longo, (Cartoteca del Dipartimento PDTA-Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura, Sapienza Università di Roma), per aver supportato la ricerca relativa alla cartografia storica.
Indice
Presentazioni Presentations 12 16
Piero Ostilio Rossi Mariarosaria Barbera
Archeologia e trasformazioni contemporanee Archaeology and contemporary transformations 22
intorno alla valorizzazione archeologica on archaeological promotion and development
Lucina Caravaggi 52
l’ager portuensis. la dimensione territoriale dei contesti archeologici the ager portuensis : the territorial dimension of the archaeological contexts
Cinzia Morelli 72
le dinamiche evolutive dell’ambiente costiero e del tevere the development dynamics of the coastal environment and the tiber
Antonia Arnoldus-Huyzendveld 90
i paesaggi contemporanei dei rinvenimenti. continuità e cambiamenti the contemporary landscapes of the finds. continuity and change
Cristina Imbroglini 108
approfondimenti. siti archeologici principali e via portuense antica
Andrea Carbonara, Alessandra Delle Sedie
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Paesaggi dell’archeologia invisibile Invisible archaeology landscapes Parte prima Interpretazione di un paesaggio archeologico contemporaneo. Il distretto Portuense Interpretation of archaeological contemporary landscape: the Portuense district
Parte seconda Linee guida per la valorizzazione dell’archeologia invisibile. La Nuova Fiera di Roma Guidelines for the promotion and development of invisible archaeology. The Nuova Fiera di Roma 4. 244
rinvenimenti archeologici come occasione di progetto nella città contemporanea archeological finds as a planning opportunity in the contemporary city
Lucina Caravaggi 1. 164
vincoli e possibilità
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caratteri insediativi contemporanei
restrictions and opportunities
253
ritrovamenti archeologici e miglioramento dei progetti
Lucina Caravaggi
258
nuova fiera di roma. ipotesi di valorizzazione archeologica
contemporary development features archaeological finds and project improvement the nuova fiera di roma . possibilities for archaeological
promotion and development
168
vincoli di ptpr
174
sistemi di paesaggio e indicazioni di ptpr
restrictions of the regional landscape plan ( ptpr )
178
previsioni comunali e attuazioni
landscape systems in the regional landscape plan ( ptpr )
5.
municipal urban development and relative implementations
264
nuove categorie di valorizzazione archeologica archaeological promotion and development: some new categories
2. 182
Lucina Caravaggi
ambienti e territori del passato 278
ancient territories and environments
Lucina Caravaggi
rileggere e valorizzare le linee. la via portuense antica
interpretation , promotion and development of the “linear
infrastructures”. the case of the ancient via portuense
186
mappe diacroniche
203
sistemi di permanenze
207
contesti archeologici locali
diachronic phase maps analysis of the archaeological evidence
289
rileggere e valorizzare i punti . il sito 13
298
rileggere e valorizzare le superfici . il contesto agrario del conoide galeria
interpretation , promotion and development of the “points”. the case of site 13 interpretation , promotion and development of the
“surfaces”. the case of the rural context of the cone of the fosso galeria
local archaeological contexts
3. 210
territori e ambienti futuri future territories and environments
Lucina Caravaggi 221
problemi e criticità
229
elementi chiave del progetto di paesaggio
235
portuense strada paesaggio
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indice
problems and critical elements key elements of the landscape project
portuense as a parkway
indice
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Presentazioni Presentations
È già la seconda volta nel giro di poco più di un anno che le mie brevi note di presentazione di un volume della collana DiAP Print Progetti si accompagnano a quelle di Mariarosaria Barbera, Soprintendente Speciale per i Beni Archeologici di Roma, di quella cioè che lei stessa definisce – e come darle torto – “la più bella Soprintendenza d’Italia”; la volta precedente fu in occasione della pubblicazione del primo volume della collana, Allestire l’antico. Un progetto per le Terme di Caracalla, che illustrava gli esiti di una ricerca progettuale di ampio respiro interdisciplinare coordinata da Lucio Altarelli e sviluppata in accordo con la Direzione del Monumento e la Soprintendenza speciale. La circostanza che si ripete costituisce la testimonianza di una collaborazione istituzionale che va consolidandosi sul terreno concreto di interessi scientifici comuni e di una comune volontà di scambio tra discipline con tradizioni e statuti diversi ma unite dal confronto nella pratica del progetto di manutenzione e di conservazione dei manufatti e, in maniera ancora più significativa, in quella del progetto urbano e del progetto di paesaggio, possibile e proficuo terreno di mediazione – come scrive Barbera – tra filosofia della tutela e progettualità. Questo volume, che è impreziosito da un bellissimo titolo, Paesaggi dell’archeologia invisibile,
Piero Ostilio Rossi
Direttore del DiAP Dipartimento di Architettura e Progetto Sapienza Università di Roma
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presentazioni
rappresenta un ulteriore passo in avanti perché è firmato da Lucina Caravaggi, docente di Architettura del Paesaggio del DiAP e da Cinzia Morelli, direttrice dell’Area archeologica di Ostia, e mette letteralmente in scena una conversazione a più voci nella quale, alle due interpreti principali, si uniscono, in un dialogo continuo che non si lascia scoraggiare dalle difficoltà, Antonia ArnoldusHuyzendveld, Cristina Imbroglini, Alessandra Delle Sedie, Andrea Carbonara e Anna Lei. Attraverso la lettura del libro emerge una comune visione del territorio come palinsesto, come complessa sovrapposizione e intersezione di strati in conflittuale relazione tra loro che sembra costituire il principale terreno d’intesa metodologica per costruire una visione condivisa di possibili configurazioni future. Certo, il palinsesto degli archeologi non è il palinsesto degli architetti o dei paesaggisti, ma il riferimento ad un termine concettualmente comune permette – adattivamente – di sperimentarne le possibili corrispondenze operative. La parola palinsesto conserva nella sua struttura lessicale le tracce di una pagina “che è stata scritta, cancellata e poi scritta nuovamente”; l’avverbio greco pavlin (pàlin, di nuovo) unito al verbo yavw (psao, raschiare) contiene infatti, attraverso l’idea di riscrittura, quella di cancellazione
ed è questa l’azione progettuale intorno alla quale oggi archeologi, architetti e paesaggisti devono interrogarsi. Cosa cancellare affinché il palinsesto abbia una sua struttura comprensibile? Cosa scrivere di nuovo affinché le tracce affiorino? Cosa aggiungere affinché si aprano spiragli di futuro? L’archeologia invisibile richiamata nel titolo riguarda la necessità, molto frequente dopo un’ampia e diffusa campagna di scavi come quella svolta nel distretto Portuense, di dover nuovamente coprire, una volta studiati e documentati, i reperti archeologici appena riportati alla luce; e allora – come ci ricorda la Caravaggi – il compito degli archeologi e dei progettisti e quello di far parlare le cose mute (e far vedere l’invisibile), come indica il titolo di un paragrafo del suo saggio introduttivo che cita Lucien Febvre. Sono azioni di progetto costruite sul tema dell’assenza che hanno come obiettivo quello di trasformare l’assenza in presenza; pongono al centro della riflessione la funzione storiografica dell’archeologia e agiscono attraverso i meccanismi dell’evocazione, una strategia tipica dell’architettura del paesaggio che mi è particolarmente congeniale e alla quale spesso mi riferisco in sede didattica; qualche anno fa, in occasione di uno dei concorsi Menoèpiù banditi dal
1 Cfr. www.europaconcorsi.com/ projects/24754-Andrea-Bruschi-Paolo-D-ulisse-RobertoCapecci-Piero-Ostilio-RossiRaffaella-Sini-Alessandra-DiGiuseppe-Laura-Iermano-LucaScalvedi-Lorenzo-Iacchia-Il-Giardino-Della-Grande-Magia; P.O. Rossi, F.R. Castelli, Racconti per la Ninfa Egeria. Un giardino letterario nel Parco dell’Appia Antica, in S. Marini, C. Barbiani (a cura di), Il palinsesto paesaggio e la cultura progettuale, Quodlibet, Macerata 2010, pp. 73-84. 2 M. Manieri Elia, La “mancanza” e il progetto in La mancanza numero monografico di “Topos e Progetto”, Gangemi, Roma 2006, p. 9.
Comune di Roma in un’area della cintura periferica della città, mi è capitato di far uso proprio del tema dell’assenza nel progetto di un piccolo parco archeologico al quale fu dato il nome di “Giardino della Grande Magia”1 (il titolo di una poetica commedia di Eduardo De Filippo): come in quella pièce, l’importante non è infatti quello che si vede ma ciò che la nostra fantasia ricostruisce con gli occhi della mente attraverso un processo di trasferimento che rimanda a qualcos’altro ed è contemporaneamente allusione e illusione. Non so fino a che punto gli archeologi siano consapevoli del fascino che le mappe dei siti archeologici e i grafici che sintetizzano i risultati dei loro scavi esercitano sugli architetti e sulla loro capacità di figurazione; sono disegni che vivono spesso di una vita propria, che prendono le distanze da ciò che rappresentano per agire in forma autonoma attraverso la forza immaginifica ed evocatrice dei tracciati, dagli allineamenti, dalle sequenze ritmate dei ruderi, lacerti eloquenti di architetture ormai perdute e per questo capaci di generare nuove forme e nuove figure. Il rudere è infatti altro da sé rispetto al manufatto che lo ha prodotto e il suo fascino è legato proprio all’evocazione della mancanza e quindi alla molteplicità delle letture a
cui si presta: non si offre ad un’interpretazione prestabilita, ma sollecita l’immaginazione ad elaborare un risarcimento virtuale e attiva quindi processi mentali tesi a dare ad esso forma compiuta liberando la soggettività delle interpretazioni e delle associazioni. La mancanza presuppone infatti una regola o una misura data, ed è questo che la distingue dal difetto e dall’imperfezione. “La mancanza – ha scritto Mario Manieri Elia – ha una storia: si produce per sottrazione da una pregressa completezza e deriva da una perdita […] è la consapevolezza della mancanza a mettere in produzione il disagio e ad aprire la strada al progetto. Progetto quindi non tanto o non solo come mediazione tra alternative di scelta, ma come elaborazione del dis-agio”2. La Carta delle presenze archeologiche pubblicata in questo libro a corredo del saggio di Cinzia Morelli non sfugge a questo destino: le linee tese delle dighe di anfore delle antiche saline dello Stagno di Maccarese, le tracce degli impianti di canalizzazione, così come i tracciati geografici dell’antica Via Portuense e dell’Acquedotto che dalle sorgenti naturali nei pressi del Rio Galeria conduceva a Portus (tracciati che indicano per altro un diverso andamento dell’ansa del Tevere a Dragona), uniti alle
piero ostilio rossi
polarità generate dalle tracce di insediamenti, dalle necropoli e dalle cisterne – e perfino la semplice delimitazione dell’area delle saline sino ad oggi indagata, così perfettamente inserita nelle giaciture urbane contemporanee – costituiscono un’armatura di segni che sembra predisposta sul palinsesto territoriale per generare progetti urbani e di paesaggio fortemente radicati nella storia e nella geografia dei luoghi. Di quei 39 segni ce n’è uno però che mi affascina in maniera particolare anche perché per me inatteso: è il Mausoleo con annesso un piccolo molo d’attracco costruito in epoca tardo repubblicana sulla riva destra del fiume, non lontano dal margine occidentale di Commercity. Una costruzione di una certa maestosità, con una base quadrata di 14,30 m di lato, affacciata sul fiume. Celebrazione di una pietas privata e raccolta, lontana dal frastuono del mondo, accessibile solo in barca dal fiume, come è probabile, o antica traccia di un Tevere un tempo punteggiato di sepolture sulle rive, sorta di acquoreo itinerario monumentale per chi prima da Ostia e poi da Portus risaliva faticosamente il fiume controcorrente in direzione degli horrea del porto di Testaccio? Mi piace costruire l’immagine, certamente falsa, del fiume come sinuoso accesso alla città architettonicamente simile alla stella delle strade consolari e
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quindi, come la maggior parte di esse, costeggiato da mausolei, tombe, colombari e ustrini, accessibili e visibili solo da chi vi fosse giunto remando o trainato dai buoi dei caudicarii. Vorrei infine sottolineare che questo libro costituisce un importante contributo per gli studi che un Gruppo di ricerca del DiAP (di cui la stessa Lucina Caravaggi fa parte) sta conducendo da alcuni anni sul territorio della “Coda della Cometa” di Roma3, il settore urbano compreso tra il Grande Raccordo Anulare il mare che si attesta su Ostia, sull’aeroporto Leonardo da Vinci e su Fiumicino. Un settore che racchiude un territorio con peculiarità particolari e specifiche potenzialità che meritano grande attenzione perché è destinato a costituire il principale asse di sviluppo della città nella competizione urbana mondiale; comprende infatti l’hub internazionale dell’Aeroporto di Fiumicino e il sistema portuale Ostia/ Fiumicino/Civitavecchia, accessi a Roma dalle rotte di navigazione aerea e marittima. È inciso da un forte fascio infrastrutturale della mobilità e da importanti infrastrutture per lo smaltimento dei rifiuti e il controllo dell’assetto idrologico; nel corso degli anni su di esso si sono insediate, in un continuo crescendo, funzioni di scala metropolitana. È una parte della città largamente
3 Cfr. “Rassegna di Architettura e Urbanistica”, 141, 2013, numero monografico Roma. Visioni dalla Coda della Cometa, a cura di P.O. Rossi e R. Secchi e il sito www.codadellacometa.it.
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paesaggi dell'archeologia invisibile
pervasa dal fenomeno dello sprawl, ma conserva parchi e riserve naturali, aree agricole estese e importantissime per l’equilibrio ecologico della città. È infine un territorio che vanta la presenza di un rilevante patrimonio archeologico e storico architettonico (le città di Portus e di Ostia Antica, innanzitutto), ma porta anche impressi in sé i segni della modernità legati agli interventi di bonifica degli anni ’80 del XIX secolo e degli anni ’20 e ’30 del XX. È qui che si gioca una parte importante del futuro di Roma e questo libro contribuisce ad arricchirne la conoscenza e a fornire precisi indirizzi per la rigenerazione di alcune delle sue parti più vitali.
Is the second time in little more than a year that my brief introductive notes in a volume of the DiAP Print Progetti series support those of Mariarosaria Barbera, Head of Rome’s Archaeological Heritage Office which she describes as “the most beautiful Archaeological Heritage Office of Italy” (how to blame her). This repeating circumstance is the evidence of an institutional collaboration that is steady on the ground of common scientific interests and a common desire to exchange between disciplines with different traditions and statutes, linked by the comparison in maintenance’s and preservation’s project design of artifacts and, even more significant, in the comparison between urban design and landscape project, possible and profitable ground of mediation – as Barbera writes – between the philosophy of protection and planning. This volume, endorsed by Lucina Caravaggi, Professor of Landscape Architecture of DiAP, and by Cinzia Morelli, Director of Ostia’s archaeological area, stages a manyvoices conversation – an ongoing dialogue that is not deterred by difficulties – in which Antonia Arnoldus-Huyzendveld, Cristina Imbroglini, Alessandra Delle Sedie, Andrea Carbonara and Anna Lei joined in. Through reading this book, it emerges a common vision of the area as a palimpsest, complex layers
1 M. Manieri Elia, La “mancanza” e il progetto in La mancanza, “Topos e Progetto”, monographic issue, Gangemi, Roma 2006, p. 9.
overlapping and intersecting in a conflictual relationship, that seems to be the main methodological common ground to build a shared vision of possible future configurations. In its lexical structure the word palimpsest retains traces of a page “that was written, erased and then written back again.” What to delete so that the palimpsest has its own understandable structure? What to write from scratch, to let traces arise? What to add in order to pave the way to glimpses of future? The invisible archaeology refers to the need of re-cover the archaeological finds brought to light, once studied and documented. As Caravaggi reminds us - the task of archaeologists and engineers is to let speak the mute things (and make visible the invisible), as said in the title of a paragraph of hers introductory essay that quotes Lucien Febvre. Projectual actions are built on the theme of absence aimed at transforming absence into presence; the historiographical function of archaeology is placed at the center of the consideration and act through mechanisms of evocation, a typical strategy of landscape architecture for which the important thing is not what you see but what our imagination reconstructs through the eyes of mind. The ruin is in fact something else than the artefact that produced itself
and its appeal is precisely linked to the evocation of the scarcity and therefore to the multiplicity of provided readings: it is not an agreed interpretation, but calls the imagination to develop a virtual compensation and thus activates mental processes to give an accomplished form by releasing the subjectivity of interpretations and associations. The lack presupposes a rule or a given measure, and this is what distinguishes it from defect and imperfection. “The lack – as Mario Manieri Elia wrote – has a history: it is produced by subtraction of a previous completeness and results from a loss [...] it is the awareness of lack that puts into action the discomfort and opens the way for the project. The Project therefore, is not only seen as a mediator between alternatives of choice, but also as an elaboration of the dis-ease”1. The Chart of the archaeological findings published in this book accompanying the essay by Cinzia Morelli does not escape this fate: the taut line of amphorae’s dam of the salt marshes of the old Maccarese Pond, the traces of canal pipes, the tracks of the old via Portuense and aqueduct Portuense, the polarities generated by the traces of settlements, necropolis and water tanks, the simple demarcation of the salt marshes: all these tracks are a grid of signs which seems designed on the territorial palimpsest to generate
piero ostilio rossi
urban and landscape projects strongly rooted in history and geography of the places. I would also like to emphasize that this book is an important contribution to studies that a research group of DiAP (of which Caravaggi Lucina is part) is conducting a number of years on the territory of the Coda della Cometa, the urban sector of Rome including the Grande Raccordo Anulare (the Ring Road of Rome), the sea of Ostia, the Leonardo da Vinci airport and the municipality of Fiumicino. It is here that is played an important part in the future of Rome and this book helps to enrich the knowledge and to provide precise guidelines for the regeneration of some of its most vital parts.
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Il territorio scelto come areacampione, per sviluppare un dialogo metodologico tra archeologi e architetti sulla valorizzazione dei beni archeologici, si colloca lungo il litorale laziale nella piana deltizia del Tevere, a nord del fiume. Si tratta di un territorio poco indagato e conosciuto, sino a pochi anni or sono, da un punto di vista archeologico ma di valenza strategica nell’antichità per la sua posizione a controllo della foce del fiume e per la presenza delle antiche saline, centro produttivo di primaria importanza sin da epoca etrusca. Questo lembo di campagna romana – posto a cavallo tra i Comuni di Roma e Fiumicino – ha subìto tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo la sua prima grande trasformazione su larga scala, con la realizzazione di due grandi bonifiche che hanno “rimodellato” migliaia di ettari, cancellando sotto riporti di terreno sia le vestigia antiche, sia lo Stagno di Maccarese, centro nevralgico di tutto l’ecosistema e della vocazione economica e produttiva dell’area. Nel corso del XX secolo altre profonde trasformazioni si sono andate sviluppando, accelerando il processo di urbanizzazione. L’area litoranea posta immediatamente a nord del fiume Tevere è stata infatti, destinata, sin dal Piano Regolatore Generale adottato
Mariarosaria Barbera
Soprintendente Speciale per i Beni Archeologici di Roma
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presentazioni
dal Comune di Roma nel 1962 ed approvato nel 1965, alla realizzazione di infrastrutture e zone industriali, artigianali e commerciali; tale trasformazione era stata già preannunciata dalla localizzazione in quest’area, sin dagli anni Cinquanta, del grande aeroporto della capitale intitolato a Leonardo da Vinci, forse il polo infrastrutturale più importante dell’hinterland romano. A seguito della creazione del nuovo comune di Fiumicino nel 1992, con l’elaborazione del suo nuovo Piano Regolatore Generale e della successiva proposta di trasformazione di Roma in Area Metropolitana, le tendenze urbanistiche già evidenti sono andate ulteriormente rafforzandosi; è intorno agli ultimi anni del XX secolo, infatti, che vengono programmate e progettate le nuove centralità metropolitane (Quadrante Ovest dell’Area Metropolitana di Roma), le grandi infrastrutture al servizio della capitale e di Fiumicino (Autoporto/ Commercity, Nuova Fiera di Roma, Interporto Roma-Fiumicino), affiancate sia da insediamenti abitativi sia da numerosi centri commerciali, frutto delle nuove tendenze del costruire. Questi grandi interventi sono andati a collocarsi in un territorio, a vocazione ancora essenzialmente agricola, ma già in parte compromesso dalla presenza di nuclei abitativi abusivi,
ormai sanati, andando a colmare i vuoti tra essi e consumando gli ultimi lembi di campagna romana ancora conservati in quest’area. Di conseguenza, negli ultimi decenni il nostro territorio ha subìto una vera e propria “aggressione” edilizia, a fronte della quale la Soprintendenza ha posto in essere una vasta e serrata attività di archeologia preventiva, che ha permesso sia di riportare in luce numerose preesistenze archeologiche, sia di ricostruire il tessuto insediamentale antico e di comprendere le vocazioni economiche e produttive che hanno caratterizzato questo importante distretto costiero nell’antichità. Ai sistematici sondaggi per trincee disposte secondo maglie regolari, che hanno interessato sino ad oggi circa 1.000 ettari di campagna romana archeologicamente poco conosciuta, hanno fatto seguito sia allargamenti mirati a chiarire le stratigrafie, sia scavi estensivi dei siti archeologici individuati. Le attività di archeologia preventiva, realizzate da équipes di archeologi, antropologi, topografi, disegnatori e fotografi, si sono avvalse anche dell’apporto di geopedologi e paleobotanici che hanno contribuito alla definizione degli habitat e degli ambienti che caratterizzavano quest’area nell’antichità e delle
loro modificazioni che tanto hanno influito sui modi dell’abitare e del produrre nel corso dei secoli. Le ricerche svolte hanno dato risultati insperati riportando in luce sia le grandi infrastrutture antiche (via Portuensis ed acquedotto Portuense), sia le tracce evidenti delle grandi saline romane (Campus Salinarum Romanarum), attorno alle quali si dispone una fitta rete di insediamenti di medie dimensioni spesso strettamente collegati alle attività che si svolgevano nelle saline stesse. Le attività di archeologia preventiva, rigorosamente condotte su aree di tale vastità, hanno, quindi, consentito di tutelare e conservare in situ tutte le strutture antiche individuate, condizionando ed orientando la progettazione dei nuovi insediamenti; i beni archeologici possono così costituire i punti focali di un paesaggio storico che deve necessariamente emergere nel paesaggio moderno e dialogare con esso. La tutela archeologica ha, infatti, superato il concetto di mera conservazione fisica del singolo bene puntuale ed è, ormai da anni, orientata verso un’accezione più ampia, che guarda all’ambiente ed al paesaggio antico non solo come “cornice” dei beni archeologici, ma anche come condizione essenziale per la loro lettura e comprensione. La testimonianza più evidente di ciò è
la legislazione sui Beni Culturali ed in particolare il titolo II del Codice (decreto-legislativo 42/2004), dove trova regolamentazione la tutela del paesaggio storico, inteso come frutto dell’interazione tra ambiente e uomo. In questa cornice vanno inserite le “Linee guida per la valorizzazione dei rinvenimenti archeologici della direttrice archeologicoambientale Roma-area costiera”, che rispondono a due diverse esigenze: la prima, più teorica, è quella già illustrata di riuscire a far dialogare i beni archeologici, inseriti nel loro paesaggio storico, con il paesaggio moderno frutto delle nuove previsioni urbanistiche; la seconda è, invece, legata strettamente alle caratteristiche geomorfologiche dell’area in questione. Le vicende vissute dalla zona costiera posta a nord del Tevere e soggetta nei secoli alle esondazioni del fiume, cui si devono aggiungere le due grandi bonifiche realizzate tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, hanno di fatto sepolto sotto potenti riporti di terreno i pur consistenti resti archeologici. Le quote di affioramento di questi ultimi, poste a volte a -2,50/3 m dal piano di calpestio moderno, rendono assai difficile lasciare in vista tali strutture: di qui la necessità di sviluppare un linguaggio ed una grammatica che permettano la valorizzazione e la fruizione di quella che Caravaggi
mariarosaria barbera
nel suo contributo definisce come “archeologia dell’invisibile”. Queste linee guida, sviluppate su un territorio-campione soggetto in questi anni a profonde e definitive trasformazioni, possono fornire la base per la progettazione di uno sviluppo urbanistico sostenibile che non consideri più un “rischio” la presenza di testimonianze antiche, bensì un elemento positivo attorno ed insieme al quale progettare i nuovi spazi e che ponga alla base della progettazione stessa anche la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici destinati ad una fruizione collettiva. Da ultimo è da sottolineare come questo libro sia una viva testimonianza di una felice e positiva esperienza di collaborazione tra archeologi ed architetti, tra filosofia della tutela e progettualità attraverso la mediazione del paesaggio. Fra gli ottimi saggi che costituiscono l’opera mi piace ricordare, da dirigente di quella che considero la più bella Soprintendenza d’Italia, il denso contributo di Cinzia Morelli, che ad un alto profilo di studiosa del territorio archeologico unisce il pesante e quotidiano lavoro di tutela, che quel territorio aiuta a preservare da ulteriori aggressioni, con più successi che insuccessi: del che non si può che esserle grati.
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The sample area of chosen territory, to develop a methodological dialogue between archaeologists and architects on the enhancement of archaeological heritage, is located along the coast of Lazio in the deltaic plain of the Tiber, north of the river: from an archaeological point of view it was a little known and studied area since a few years ago, but it was of strategic importance in ancient times – for its checkpoint-like location at the mouth of the river and for the presence of ancient salt mines, primary production center since Etruscan period. Between late nineteenth and early twentieth century this strip of the Roman countryside – in between the municipalities of Rome and Fiumicino - has suffered its first large scale transformation: the creation of two major land reclamation have “reshaped” thousands of hectares of land, clearing under portions of soil both the ancient remains both the Maccarese Pond, core center of an entire ecosystem and economic and productive vocation of the area. During the twentieth century, other major changes have gone by, developing and accelerating the urbanization process. Since the Urban General Plan adopted by the City of Rome in 1962 and approved in 1965 the coastal area, located north of the river Tiber, was in fact intended for the construction
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presentazioni
of infrastructures and industrial, commercial and handcraft facilities; this transformation had already been announced since the fifties, with the construction of the city’s largest airport, named Leonardo da Vinci, perhaps the most important core infrastructure of the Roman hinterland. After the creation of the new municipality of Fiumicino in 1992, with the development of its new Urban General Plan and the subsequent transformation proposal for Rome in Metropolitan Area, the evident urban planning trends further strengthened; around the last years of the twentieth century, in fact, the new metropolitan centralities (West Quadrant of the Metropolitan Area of Rome), major infrastructure at the service of capital and Fiumicino (Autoporto / Commercity, Nuova Fiera di Roma, Interporto Roma-Fiumicino), are planned and designed, juxtaposed with settlements and shopping malls, results of new trends in building. These large projects have been placed in an area with a mainly agricultural vocation, but already partly compromised by the presence of former illegal residential areas now legitimized, filling in the gaps and consuming the last strips of the Roman countryside still preserved in this area. As a result, in recent decades, our country has undergone an out-and-
out bulding “aggression”, in front of which the Rome’s Archaeological Heritage Office has put in place comprehensive and tightened activities of preventive archeology, which permitted to bring to light a number of archaeological pre-existencies, to rebuild the ancient settlements patterns and understand the economic and productive vocations that have characterized this important coastal district in ancient times. Systematic surveys with trenches arranged in regular meshes, involved about 1.000 acres of the Roman countryside so far little known archaeologically: enlargements aimed to clarify the stratigraphy and extensive excavations of identified archaeological sites. The activities of preventive archeology where carried out by teams of archaeologists, anthropologists, topographers, designers and photographers -with the contribution of geopedologists and paleo-botanists who have contributed to the definition of habitats and environments that characterized this area in ancient times and of its modifications which have greatly influenced the ways of living and producing in the course of the centuries. Carried out searches given unexpected results unhearting both great ancient infrastructures (via Portuensis and Portuense aqueduct) and the traces of the
great Roman salt plain (Campus Salinarum Romanarum), with a dense network of medium-sized settlements often linked to the activities that took place in the area all around the salt plain. The activities of preventive archeology, rigorously conducted on areas with such vastness, have therefore allowed to protect and conserve in situ all the ancient identified structures, influencing and directing the design of new settlements; archaeological remains may be focal points of an historic landscape that must necessarily arise in the modern landscape and dialogue with it. The archaeological Tutelage has in fact gone beyond the concept of mere physical preservation of each punctual item and is since years, geared towards a broader, environment and landscape-aware meaning. Not only as a “frame” for archaeological finds, but also as an essential condition for their reading and comprehension. The clearest evidence is the legislation on Cultural Heritage and in particular Title II of the Code (Legislative Decree 42/2004), where the regulation of the protection of historical landscape is, imagined as the result of the interaction between man and environment. The “Guidelines for the promotion and development of archaeological finds in the Rome-area archaeological and environmental coastal context” should be added
in this frame, which fulfill two different needs: the first, more theoretical, is to be able to let the archaeological goods placed in their historical landscape dialog with the modern landscape, result of new urban projects. The second is closely tied to the geomorphological characteristics of the studied area. The events experienced by the coastal area to the north of the Tiber over the centuries subject to floodings of the river, where to add the two major land reclamation carried out between the late nineteenth and early twentieth century, actually buried significant archaeological remains under soil carryovers. Their emerge quotes (from 2,50 to 3 meters below the actual soil), make it very difficult to leave in view these structures. Hence the need to develop a language and a grammar that allow the exploitation and the fruition of what Caravaggi defines as “archeology of the invisible” in its contribution. These guidelines developed on a sample-territory, subject in recent years to deep and permanent transformations, can provide the basis for the design of a sustainable urban development that no longer considers the presence of ancient evidences a “risk”, but a positive element around and with whom we design new spaces, which also puts the bases of the design, the protection and the enhancement of the
mariarosaria barbera
archaeological heritage intended for collective use itself. Finally, it is important to state that this book is a living testimony of a happy and positive experience of cooperation between archaeologists and architects, between the philosophy of protection and planning through the mediation of the landscape. Among the excellent essays that constitute the work I like to remember as an executive of what I consider the most beautiful Superintendence of Italy, the dense contribution of Cinzia Morelli, a high-profile scholar which combines the study of the archaeological territory with her heavy and daily job of tutelge -which helps to preserve the land from further aggressions – with more successes than failures. We can only be grateful for that.
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Archeologia e trasformazioni contemporanee Archaeology and contemporary transformations
Trasformazioni territoriali e rinvenimenti archeologici nel distretto Portuense (dati mappa: Google).
Paesaggi dell’archeologia invisibile Invisible archaeology landscapes
Parte prima Interpretazione di un paesaggio archeologico contemporaneo. Il distretto Portuense Interpretation of archaeological contemporary landscape: the Portuense district
Ritrovamenti archeologici del distretto Portuense costiero re-interrati (dati mappa: Google).
Parte seconda Linee guida per la valorizzazione dell’archeologia invisibile. La Nuova Fiera di Roma Guidelines for the promotion and development of invisible archaeology. The Nuova Fiera di Roma
Evidenziati a colori i rinvenimenti archeologici re-interrati: via Portuense Antica, impianti di canalizzazione e insediamenti repubblicani, acquedotto portuense (da sinistra verso destra).
diap
volumi pubblicati
/ progetti
1
Giovanna Donini, Romolo Ottaviani (a cura di) Allestire l’antico Un progetto per le Terme di Caracalla
2
Alessandra Capuano, Orazio Carpenzano, Fabrizio Toppetti Il parco e la città Il territorio storico dell’Appia nel futuro di Roma
3
Lucina Caravaggi, Orazio Carpenzano, Alfredo Fioritto, Cristina Imbroglini, Luigi Sorrentino Ricostruzione e governo del rischio Piani di Ricostruzione post sisma dei Comuni di Lucoli, Ovindoli, Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo (L’Aquila)
4
Marta Calzolaretti, Domizia Mandolesi (a cura di) Rigenerare Tor Bella Monaca
5
Lucina Caravaggi Cinzia Morelli Paesaggi dell’archeologia invisibile Il caso del distretto Portuense
/ teorie
1
Piero Ostilio Rossi Per la città di Roma Mario Ridolfi urbanista 1944-1954
2
Filippo Lambertucci Esplorazioni spaziali
Finito di stampare nel mese di agosto 2014 presso Industria Grafica Bieffe, Recanati (mc) per conto delle edizioni Quodlibet.