Il recupero delle aree dismesse come occasione per migliorare la resilienza urbana Michela Tiboni Università degli Studi di Brescia DICATAM - Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e Matematica Email: michela.tiboni@unibs.it
Francesco Botticini Università degli Studi di Brescia DICATAM - Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e Matematica Email: f.botticini002@unibs.it
Chiara Reboani Email: ch.reboani@gmail.com
Abstract Il processo di dismissione delle aree industriali interne al tessuto cittadino implica la creazione di vuoti urbani e solitamente lascia problematiche di tipo ambientale, sociale ed economico in contesti spesso strategici delle città. Le aree produttive storiche sono infatti caratterizzate da localizzazioni ottimali all’interno del tessuto urbano consolidato e presentano, in molti casi, interessanti elementi di archeologia industriale, offrendo opportunità e potenzialità per lo sviluppo di processi di rigenerazione urbana. Intervenire su questi siti può essere occasione per dare risposte a problemi come la richiesta di abitazioni e servizi, contribuendo a ridurre il consumo di suolo. Unendo il tema del recupero a quello dell’infrastrutturazione verde del territorio, è possibile sfruttare questi siti per sviluppare strategie di resilienza urbana. Questo articolo intende sviluppare questa tesi attraverso l’analisi di alcuni casi studio relativi ad aree produttive dismesse, site nel comune di Brescia, il cui recupero ha contribuito a migliorare la resilienza del territorio, incrementando la biodiversità e aumentando le superfici permeabili adibite a verde di qualità. La metodologia utilizzata per analizzare i casi studio si articola in diverse fasi, attraverso un’analisi ex ante ed ex post dell’uso del suolo. Al fine di valutare gli effetti della trasformazione si è effettuata una modellazione di dettaglio delle aree, evidenziando il grado di permeabilità delle diverse superfici e determinandone il Green Space Factor e come questo sia variato in seguito alla realizzazione dei progetti. Successivamente, si è indagato come la realizzazione delle opere abbia contribuito alla creazione di un microclima migliore nell’intorno delle aree oggetto d’intervento. La metodologia applicata permette di evidenziare e quantificare i benefici che progetti di recupero, improntati sui temi del biorisanamento, possono garantire nella creazione di spazi urbani di qualità e rispondere così alle esigenze della popolazione, fornendo anche servizi ecosistemici e contribuendo a perseguire gli obiettivi delle agende urbane. Parole chiave: urban regeneration, resilience, ecological network
Introduzione Può la rigenerazione urbana essere un’opportunità per incrementare la resilienza del territorio? Questo l’interrogativo che ci si pone con questo scritto, in particolare per quelle parti del tessuto urbano consolidato in cui, a differenza delle aree extraurbane, è più difficile sviluppare in modo sistemico una infrastruttura verde che porti vantaggi dal punto di vista idrogeologico e microclimatico. In particolare, questi aspetti verranno approfonditi e collegati allo sviluppo di una metodologia basata sull’utilizzo dei software GIS, confrontando possibili scenari di sviluppo e quindi valutando ex ante quali possono essere le conseguenze delle azioni urbanistiche che, a livello locale, le Amministrazioni intendono compiere per promuovere lo sviluppo del territorio (Campagna, 2016). Se si considera il processo di urbanizzazione del territorio avvenuto durante il corso del Novecento si può notare come risorse quali il suolo e la biodiversità sono state progressivamente consumate in modo non proporzionale alla crescita demografica. Fenomeni come la speculazione edilizia e l’abusivismo hanno portato alla realizzazione di porzioni molto estese di sistemi urbani segnate da una bassa qualità
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Resilienza nel governo del territorio. A cura di Brunetta G., Caldarice O., Russo M., Sargolini M. Planum Publisher e Società Italiana degli Urbanisti, Roma-Milano 2021 | ISBN: 978-88-99237-31-8 | DOI: 10.53143/PLM.C.421