Palermo città-merce? Un’analisi tra processi globali e specificità del capoluogo siciliano Giancarlo Gallitano
Università degli Studi di Palermo Darch - Dipartimento di Architettura Email: giancarlo.gallitano@unipa.it
Abstract Palermo è soggetta a un fenomeno di contrazione demografica che ha visto ridurre i residenti da oltre 734 mila, nel 1991, a poco più di 668 mila nel 2018. Il fenomeno si è intensificato dal 2015, registrando una perdita annua media di quasi 5 mila abitanti. Preoccupa il dato relativo al saldo migratorio negativo che se nel 2014 si attestava a 2252 cancellazioni, dal 2015 è raddoppiato, rimanendo poi costante. Questo trend demografico interessa anche il centro storico che sta attraversando un periodo di profondo cambiamento del tessuto socio-economico parallelamente alla valorizzazione del suo patrimonio culturale, a partire dal riconoscimento del sito UNESCO Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale nel 2015. Tale processo è stato accelerato dalla congiuntura internazionale che ha spostato l’attrattività dalle “esotiche” mete turistiche tradizionali verso aree del mediterraneo ritenute più sicure come la Sicilia. Cercando di massimizzare gli effetti di tale congiuntura, l’Amministrazione comunale ha rafforzato l’immagine di una città storicamente multiculturale, enfatizzata dalla rassegna d’arte Manifesta 12 e ratificata dalla nomina di Palermo Capitale italiana della cultura 2018. Pertanto, a Palermo sembra essere in atto un processo di touristification. Sulla percezione di un tale fenomeno incide il sostegno, più o meno consapevole, dato dall’Amministrazione ad azioni di potenziamento dell’attrattività e della dimensione del loisir, come le pedonalizzazioni degli assi storici e delle principali piazze del centro storico. Attraverso l’analisi di dati, interviste e indagini di campo si tenterà di valutare l’intensità del fenomeno e l’impatto (se esiste) che ha sui residenti e sulla loro distribuzione. Parole chiave: local development, turism, historic centers
Premessa “Palermo: città merce” è il titolo dell’assemblea tenutasi a Palermo con in incontri settimanali dal 17 gennaio al 28 febbraio e interrotta per l’emergenza sanitaria legata al SARS-CoV-2. Dalle riunioni è nato il gruppo SET-Palermo della rete SET (Sud Europa di fronte alla Turistificazione). Nata nell’estate del 2017 sulla scia della mobilitazione di diverse città iberiche investite da un ipertrofico sviluppo turistico, la rete SET promuove a livello internazionale una riflessione critica sulla turistificazione. Chi scrive ha partecipato alle assemblee in qualità di residente. Alle riunioni sono emersi temi legati alla vivibilità del centro storico sotto la pressione della crescita dei flussi turistici: il disinteresse da parte dell’amministrazione nel fornire servizi di base come gli asili; il cambiamento mercato immobiliare cittadino; l’espansione del settore food & beverage; la ricercata autenticità palermitana sempre più mistificata da attività commerciali omologate su desideri e aspettative stereotipate. Tali fenomeni hanno peggiorato la qualità della vita dei residenti e avviato un processo di esodo. Ma è veramente così? Il centro storico di Palermo I cambiamenti che hanno interessato il centro storico e la città possono essere riassunti in tre fasi. La prima è compresa tra il 1946 e il 1992. Si tratta di un periodo di forte disinvestimento pubblico, declino e spopolamento del centro storico. Nel 1943 molte aree del centro furono gravemente danneggiate dai bombardamenti delle forze alleate. All’inizio degli anni Novanta il centro storico era percepito come una delle zone più pericolose della città. Sebbene piani specifici siano stati concepiti dal 1947, ampi brani del tessuto edilizio erano ancora da risanare; gli edifici in cattivo stato di conservazione erano comunque abitati da famiglie a basso reddito o da migranti. La sera, le strade poco illuminate e poco frequentate aumentavano il senso di insicurezza. È questa, in sintesi l’immagine del centro storico che emerge dai racconti di coloro che lo hanno vissuto prima del suo rilancio. Vivere nel centro storico era l'unica possibilità per i più poveri e la privazione sociale ed economica era ampiamente diffusa. La rappresentazione più nota sullo stato del centro storico è il documentario Cortile Cascino, pubblicato nel 1962 negli Stati Uniti e diretto da Robert M. Young e Michael Roemer. Cortile Cascino era uno dei tanti
Atti della XXIII Conferenza Nazionale SIU DOWNSCALING, RIGHTSIZING. Contrazione demografica e riorganizzazione spaziale, Torino, 17-18 giugno 2021 | Vol. 05
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