Per una ristrutturazione sociale dello spazio pubblico. Comunità senza radici e città di relazioni Maddalena Rossi Università di Firenze Dipartimento di Architettura Email: maddalena.rossi@unifi.it
Iacopo Zetti Università di Firenze Dipartimento di Architettura Email: iacopo.zetti@unifi.it Abstract Le trasformazioni recenti della città mettono in luce la necessità di un mutamento di paradigma nella sua interpretazione, sia essa analitica o progettuale. Quella che oggi ci troviamo ad affrontare per un necessario miglioramento è una città suburbana − una città di mezzo − fatta di sacche, tasche, polarità minori scarsamente interrelate fra loro. In questa città risiedono comunità multiple, spesso mobili ed instabili, talvolta in conflitto, tutte con scarso radicamento e dove l’identità locale non è ragione insediativa. In questo contesto, che apparentemente rende impraticabile una traiettoria di miglioramento, crediamo invece sia possibile proporre un rovesciamento di ottica che comprende un’idea di uso − e ridisegno − dello spazio pubblico attraverso una sua ristrutturazione so - ciale. L’intervento proposto vuole analizzare tale prospettiva recuperando alcune riflessioni di protagonisti della storia dell’urbanistica italiana, mostrare come abbiano anticipato questa tematica proponendo una interpretazione della città pubblica come aperta, inclusiva, multiforme e multiversa e dove anche gli spazi dell'indeterminazione, dell’erranza e del disordine hanno un necessario ruolo sociale. Parole chiave: outskirts & suburbs, collaborative urban design, public spaces
Città? «Le città sono divenute straordinariamente complicate, e per questa ragione è difficile parlar- ne in termini generali; non è più possibile trovarsi d’accordo nemmeno su che cosa può essere considerato una città» (Amin & Thrift, 2002: 17). Nei venti anni che ci separano del ‘900 il dibattito su cosa si debba intendere con la parola cit- tà non ha trovato una convergenza su una o poche posizioni. In questa molteplicità possiamo però rintracciare una linea comune rispetto al fatto che le categorie di lettura del passato non sono in grado oggi di spiegare i fenomeni che stiamo osservando. Non solo i processi di urbanizzazione hanno dimensioni mai viste prima, ma quasi ovunque è il corpo della città che è sottoposto a trasformazioni strutturali precedentemente sconosciute, almeno in questa dimensione. Questo produce un’immagine dell’urbano, una sua forma fisica, sociale ed economica che stentiamo ad associare alla memoria ed alla storia e che quindi ci porta ad interrogarci su una forma di riconfigurazione, di trasformazione, dei tratti tipici della cityness (Brenner, Soureli & Youn, 2009), ovvero di ciò che rende unica la città, distinguen- dola da altre forme di vita associata. La distanza che separa questo nuovo organismo urbano, caratterizzato da una pluralità di spazi molto diversificati fra di loro per forma, funzione e ruolo, mette in crisi le nostre categorie di pensiero consolidate, come dimostra la pluralità di definizioni che, anche da un sommario giro di orizzonte, è possibile elencare: Polycentric Ur- ban Region, Functional Urban Region, Polycentric Metropolis, Mega-City Region, Polynu- clear Urban Region, Polycentric Network, Edgeless City, Endless City, Continuous City, City-Region, Regional City, etc. (Gillham, 2002; Hall & Pain, 2006; Keil, 2011; Kloosterman & Musterd, 2001; Lang, 2003; Lerup, 2017, Roy, 2009; Scott, 2001); mentre il fenomeno ge- nerale richiede la definizione di nuovi paradigmi di interpretazione: Planetary Urbanisation; Postmetropolis; Suburban Planet, anche in questo caso citando solo alcune teorie molto note (Schmid, Karaman, Hanakata, Kallenberger, Kockelkorn, Sawyer & Wong, 2018; Schmid, 2015; Brenner, 2014, Soja, 2000).
Atti della XXIII Conferenza Nazionale SIU DOWNSCALING, RIGHTSIZING. Contrazione demografica e riorganizzazione spaziale, Torino, 17-18 giugno 2021 | Vol. 05
205