VOLUME 09 | XXIII Conferenza Nazionale SIU

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Parametri quantitativi per la determinazione del “fenomeno dismissivo” Nicole Margiotta Università della Calabria DINCI - Dipartimento di Ingegneria Civile Email: nicole.margiotta@unical.it

Abstract Le aree urbane caratterizzate da effettiva o potenziale dismissione funzionale, degrado fisico e ambientale e dalle conseguenti criticità di varia natura occupano una parte consistente del territorio nazionale. Sono spazi “in attesa”, che generano vuoti urbani il più delle volte percepiti dalla popolazione come luoghi pericolosi. La loro diffusione e rilevanza dimensionale fa delle aree dismesse il territorio privilegiato su cui realizzare le principali trasformazioni urbane contemporanee (Piemontese, 2008), soprattutto in riferimento alla necessaria minimizzazione dell’impermeabilizzazione di nuovo suolo. Tuttavia, non si è ancora realizzata in maniera complessiva un’attività censuaria sulle aree dismesse, se non a livello locale o regionale. Sulla scia del lavoro intrapreso dalla Regione Lombardia per il rilievo delle aree dismesse, si ritiene prioritario l’avvio di un’attività di indagine volta a pervenire ad una mappatura estesa a tutto il territorio nazionale, utile per una razionale ed ordinata programmazione degli interventi (ANCI, 2015). Il presente contributo descrive i primi risultati di una ricerca il cui scopo è l’identificazione e la definizione dei parametri necessari per una corretta individuazione delle aree dismesse, cui è associata la costruzione di una procedura GIS automatizzata che possa supportare i Comuni nella fase iniziale della mappatura, restando la necessità di una successiva verifica da parte delle amministrazioni competenti anche al fine di incrementare le informazioni relative alle zone esaminate. Parole chiave: fragile territories, tools and techniques, urban regeneration

1 | Introduzione Le città europee postindustriali sono da anni vittime dall’espansione urbana, la quale comporta non solo un uso irrazionale del territorio ma anche impatti negativi sull'ambiente, sulla società e sull'economia (Laprise, Lufkin e Rey, 2015). Parallelamente, tra il 1950 e il 2010, molte città in tutto il mondo hanno decentralizzato e perso un numero significativo di residenti, aziende e industrie (Hall, 2010). Tale varietà di processi urbani ha comportato l’aumento delle cosiddette vacant land nelle zone urbane (Kremer, Hamstead e McPhearson, 2013), ovvero di aree completamente o parzialmente in disuso a causa del progressivo abbandono subito. Il recupero delle aree dismesse e il conseguente ripristino di nuove qualità rispondono perfettamente al concetto di città sostenibile, limitando l’espansione e riducendo gli impatti ambientali (Musco, 2016). La rivitalizzazione di questi siti può assumere forme molto diverse, con una vasta gamma di usi del suolo (residenziali, commerciali, industriali, spazi aperti) e diverse intensità di rigenerazione (Martinat, Navratil, Hollander, Trojan, Klapka, Klusacek, Kalok, 2018). Negli ultimi due decenni la letteratura scientifica si è in vario modo interessata all’analisi ed alla definizione di adeguate tecniche di intervento per la rigenerazione dei siti in disuso, concentrandosi in particolar modo sulle ex aree industriali oggi dismesse. Questo filone di ricerca ha coinvolto principalmente i Paesi dell’ex Blocco economico Sovietico, nei quali la deindustrializzazione è avvenuta più tardi rispetto al resto dell’Europa (Klusáček, Alexandrescu, Osman, Malý, Kunc, Dvořák, Frantál, Havlíček, Krejčí, Martinát, Skokanová, Trojan, 2018). Il fenomeno dismissivo, però, coinvolge un insieme di siti molto più ampio, il cui uso precedente non è necessariamente industriale. Attualmente non esiste una definizione standardizzata di area dismessa, e questo non permette una realistica ricognizione della scala e della natura del problema (CABERNET Network Report, 2006). Tale gap conoscitivo rappresenta inoltre un ostacolo per i policy maker, i quali spesso non essendo a conoscenza della presenza di siti in disuso nei territori di propria competenza non possono prevedere strategie per la loro riconversione. L’obiettivo della ricerca è di proporre una metodologia utile alla rilevazione del patrimonio inutilizzato o sottoutilizzato presente nei territori comunali. La revisione sistematica della letteratura ha permesso di selezionare un insieme di parametri oggettivi e quantificabili sulla base dei quali è stata strutturata una

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Innovazione tecnologica per la riorganizzazione spaziale. A cura di Murgante B., Pede E., Tiepolo M. Planum Publisher e Società Italiana degli Urbanisti, Roma-Milano 2021 | ISBN: 978-88-99237-36-3 | DOI: 10.53143/PLM.C.921


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