La città adattiva. Strumenti e metodi di analisi del grado di eterogeneità urbana Alessandro Seravalli GeoSmart Lab/Sis.Ter Email: a.seravalli@sis-ter.it
Abstract Il paper intende presentare la modalità di costruzione di un indicatore interpretativo del mix funzionale urbano quale parametro di classificazione dinamica per rappresentare, comprendere e dimensionare il funzionamento della città partendo dall’utilizzo e dalla combinazione di dati open e dati in real time acquisiti da sensori distribuiti sul territorio. Il metodo introdotto per la definizione del mix funzionale è stato applicato sulla città di Delft nell’ambito di un progetto più ampio di monitoraggio e lotta al degrado urbano acquisito a seguito di una challenge europea lanciata dalla città di Delft all’interno di un parternariato comprendente l’università di Southampton e altre città della Francia e del Belgio. La costruzione del mix funzionale costituisce un livello derivato nell’ambito degli obiettivi del progetto ma che è stato un elemento propedeutico per lo sviluppo dello stesso. Lo studio del mix funzionale costituisce uno strumento strategico di comprensione e simulazione della capacità responsiva della città. Se lo scopo della sua costruzione era originariamente quello di fornire un supporto alla definizione delle zone da campionare ritenute più critiche, la sua elaborazione ha portato contestualmente ad altre considerazioni ritenute di impatto per la governance della città evidenziando come le parti più abitate nell’arco della giornata fossero quelle con una maggiore diversificazione funzionale e come queste fossero anche le più resilienti. Qual è il corretto mix funzionale sostenibile per un’area? L’analisi del mix funzionale costituisce un criterio di supporto alle strategie di comprensione e sviluppo di un centro abitato.. Il presente paper, illustrando l’esperienza portata avanti, propende a desumere che un mix funzionale corretto ed equilibrato debba coprire la residenza, i servizi, tra cui il commercio, e l’attività direzionale e produttiva. Ove questo mix funzionale sia presente, la città risulta più resiliente ai cambiamenti economici, turistici, sociali seppure questo comporti, a fronte di un maggiore utilizzo, un maggiore stress urbano. Al contempo la disponibilità sempre maggiore di dati permette di rappresentare le mutazioni in maniera tale da disporre di una rappresentazione a supporto delle decisioni sempre più dinamiche per una città capace di adattarsi ai cambiamenti.. Parole chiave: governance, spatial planning, knowledge
Evoluzione Urbana: verso una città adattiva Il disegno dello sviluppo delle nostre città è fortemente impregnato dal funzionalismo e dal ciclo produttivo concepito durante la rivoluzione industriale. Il paesaggio urbano è distinto a livello funzionale in aree residenziali, commerciali, produttive, aree verdi. Solo negli ultimi decenni si è avviata una pianificazione che preveda una pluralità di funzioni ma tesa più come regolamentazione volta a creare opportunità insediative di attività piuttosto che un parametro di governance urbana e policy sociale. Nella storia delle città, sedimentate e ancora parzialmente visibili nei loro centri storici, era naturale avere una plurifunzionalità ben visibile sulla strada ma anche nell’organizzazione dell’edificio stesso. . Lo sviluppo urbano delle città, oggi arrivato anche ai livelli della megalopoli, ha imposto un approccio teso alla regolamentazione e al disegno delle città secondo parametri numerici di misura a cui sono corrisposti parametri economici di rendita. L’incremento demografico delle città nel XIX secolo ha costretto all’ingegnerizzazione del disegno delle aree e delle funzioni secondo programmi di trasformazione ed evoluzione urbana decennali. Gli standard come criterio di condurre a misura il bisogno di una popolazione è un altro elemento attraverso il quale le città si sono dotate dei vari servizi. E’ la città razionalista che trova nel metro quadrato e negli standard il parametro dimensionale per governare la crescita e i bisogni della società. E’ un paradosso che mentre la città storica dentro le mura era una città multifunzionale e integrata e quindi aperta alla diversità e capace di adattarsi al cambiamento, la città moderna sia una città monoculturale senza mura ma chiusa e ripetitiva dove l’insediamento residenziale, spesso coincidente con l’omologazione e disagio sociale, costituisce l’insediamento urbano più diffuso. La
Atti della XXIII Conferenza Nazionale SIU DOWNSCALING, RIGHTSIZING. Contrazione demografica e riorganizzazione spaziale, Torino, 17-18 giugno 2021 | Vol. 09
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