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la
terra
ITINERARI Parco Nazionale d’Abruzzo: nella tana del lupo
NATURA Il villaggio sugli alberi nelle colline piemontesi
Bimestrale N. 2 Aprile/Maggio 2015 IT € 3,90 LU €6,90 - PT (Cont) €6,90 - BE €7,00 - ES €7,00 - FR/MC € 8,50 - AT € 8,90 - DE € 8,90 - Ch Fr.9,50 - Ch Ticino Fr.8,90
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LIGURIA
Yoga e benessere a km 0 VENETO
Un campeggio a 5 stelle CAMBIO VITA!
Dai colletti bianchi al trattore
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€ 3,90
Il bello e il buono della vita
stufa a pellet CAP a convezione naturale
Il fuoco che sognavi WWW.MCZ.IT
Vla ivere terra
EDITORIALE ◄
I ri t m i de l c u o re Eccoci qui, con la seconda puntata del nostro racconto. Sembra ieri, in redazioni ancora le luci accese per le giornate troppo corte, e invece ora nell’aria c’è già profumo di primavera. Innanzitutto grazie, il nostro coraggio è stato premiato e il primo numero di Vivere la terra ha avuto un bel riscontro. Questo ci sprona a fare ancora meglio, e narrarvi storie e luoghi sempre più interessanti. Ma anche a presentarvi persone coraggiose che hanno deciso di abbandonare carriere e città per vivere in campagna, a stretto contatto con la natura, per riappropriarsi di valori veri. Oppure parlarvi di un gruppo di pionieri che ha deciso di vivere una nuova vita in un villaggio sugli alberi… O semplicemente suggerirvi mete alternative, dove il turismo di massa non arriva perché il silenzio, la meditazione e i buoni odori della terra non fanno parte di itinerari già scritti. Per fortuna, mi viene da dire. Teniamoceli stretti questi tesori italiani fatti di piccoli borghi che diventano alberghi, di Parchi custodi di vita, di grandi giardini fioriti e di profumi e di sapori recuperati dal nostro passato. Sono nostri, custodiamoli gelosamente, condividendoli solo con chi, come noi, predilige i ritmi lenti, a misura d’uomo. Sono i ritmi del cuore.
Antonella Euli
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cuina combinata COUNTRY 200 LGE
Le cucine che riscaldano WWW.JCORRADI.COM
Cucine a legna, a pellet e combinate
Sommario
aprile - maggio 2015
Vita & Natura
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40 LA MIA TERRA
Il villaggio sugli alberi
In Piemonte, la casa eco è in un bosco di castagni
52 GIARDINI
Fiori vista lago
I giardini di Villa Carlotta sul lago di Como
74 VEGAN FOOD
Green chef con attitudini vegan
La cucina non solo verde di Luana Cestari
78 TERRAZZI
Un giardino pensile in cima al tetto
Nel centro di Verona, un’oasi dai mille colori
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Storie & Passioni 16 SVOLTE
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Cambio vita!
Fuga dalla città: dai colletti bianchi ai trattori per scelta
60 ARTIGIANI Arte a Venezia
Gioielli in metallo e antiche conterie di Murano
62 SIGNORE DI CAMPAGNA Color lavanda
In Lombardia, uno scampolo di profumi provenzali
66 RISTORANTI DELLA TRADIZIONE El me Milan
Sauro Grandi, un cuoco tutto meneghino
Regioni & Tradizioni
Rubriche
26 CUCINA DI STAGIONE Zucchine che passione!
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36 BENESSERE Il luogo dell’anima
10 POLLICE VERDE
46 ECO-VACANZE Una tenda a 5 stelle
12 FATTO A MANO
56 OSPITALITÀ Sardegna: l’antica dimora del Gruccione
14 NATURAL BEAUTY
82 ITINERARI Abruzzo: nella tana del lupo
44 MISE EN PLACE
Verde o gialla, con fiore o nuda: sempre protagonista
In Liguria: yoga e meditazione al profumo di campagna
Campeggio fuori dagli schemi all’ombra di Venezia
Come ti trasformo la casa di famiglia in Albergo Diffuso
Il pretesto per raccontare un Parco magnifico
FOCUS
Appuntamenti, news, libri, eventi e curiosità di stagione
...ci vuole un fiore Piante facili e utili: cosigli su usi e consumi
Uova rotte nel paniere Come riciclare le uova di Pasqua
Elisir naturali In alternativa ai cosmetici di sintesi
A tavola con un coniglio Carta, iuta e colla: ecco il porta tovagliolo
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FOCUS ►
Tutto il bello dei masi
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Ritmi rilassati, alimentazione sana e un sacco di attività stimolanti per vivere la montagna nella sua vera essenza, scoprendone ritmi e colori, sapori e bellezza. Tutto questo è possibile in uno dei 1.600 agriturismi del Gallo Rosso, in Trentino Alto Adige e precisamente nella provincia di Bolzano. Nei masi il tempo sembra essersi fermato e tutto parla di natura e semplicità: l’aria è pura e frizzante e si respira energia che risana il corpo e la mente, così che ogni nuovo giorno diventi un’avventura da vivere a stretto contatto con la natura. Per confezionare una vacanza su miusura basta visitare il sito del Gallo Rosso e scegliere il proprio maso: ce ne sono per famiglie, per escursionisti, ciclisti e appassionati di cavalli; ci sono i masi storici e quelli in quota, e altri votati al benessere, al bio o di tradizione vinicola. www.gallorosso.it
Il Consorzio dell’Asparago Piacentino dà vita a un nuovo appuntamento nel quattrocentesco Castello di Paderna, in provincia di Piacenza. Corti, giardino e mura del maniero il 9 e 10 maggio ospiteranno il Festival Internazionale dell’asparago in concomitanza con la prima edizione primaverile di “Frutti Antichi”. Una 2 giorni pro natura, prodotti inclusi. Info: www.asparagopiacentino.com, www.fruttiantichi.net
BUONGIORNO CERAMICA!
Dal 29 al 31 maggio si terrà la prima grande festa mobile della ceramica in tutta Italia con oltre cento eventi aperti al pubblico gratuitamente (dalle ore 10 alle 24). Sarà una gigantesca mobilitazione della creatività e del saper fare artigiano, di antiche tradizioni e nuove sensibilità artistiche. In 15 regioni, lungo le vie e le piazze dei centri storici di 34 città e piccoli borghi di antica tradizione ceramica, si apriranno le porte di musei storici, gallerie di design, atelier, fornaci, botteghe. Si potrà fare shopping d’arte, osservare gli artisti artigiani lavorare al tornio e mettersi all’opera in prima persona. Si starà all’aperto fino a notte fonda tra eventi d’arte e degustazioni Info: www.buongiornoceramica.it
FIORI NELLA ROCCA
A Firenze in mostra le tavole reali del 1600
Saranno otto le tavole d’autore fra fiori, porcellane, cristalli e ricami ad accogliere il pubblico di Fiori nella Rocca. Otto come le edizioni della raffinata manifestazione dedicata alle piante rare e al giardinaggio, in programma da venerdì 10 a domenica 12 aprile, all’interno della Rocca di Lonato del Garda (Brescia). Tavole apparecchiate che si raccontano, e raccontano storie di persone e famiglie, delle loro passioni e della loro vita: a firmarle, Giusy Ferrari Cielo, insegnante e Giudice internazionale dell’Istituto Italiano Floreale Amatori di Sanremo. Info: www.fiorinellarocca.it
In omaggio a Expo 2015 crescono le iniziative culturali legate al cibo. È il caso della mostra “Dolci trionfi e finissime piegature-Sculture in zucchero e tovaglioli per le nozze fiorentine di Maria de’ Medici” (fino al 7 giugno a Palazzo Pitti) che rievoca i fasti di tavole ricche di sculture di zucchero ispirate a opere d’arte e scenografiche piegature di tovaglioli. www.polomuseale.firenze.it
SULLE STRADE DEL SOAVE
Vacanze attive nel territorio della Strada del vino Soave, nell’est veronese, tra paesaggi da scoprire a piedi, in bici o a cavallo. Come il percorso dei 10 Capitelli che scandiscono un itinerario podistico ad anello di 10 km tra viti e frutteti, nel Soave Classico, tra Monteforte e Soave. Per chi sceglie di muoversi a cavallo, il Centro Sportivo Equestre Country House Horse di Monteforte d’Alpone, organizza passeggiate naturalistiche anche per principianti. Tra le località da visitare c’è Soave, borgo medievale racchiuso da una triplice cinta muraria. Info: www.stradadelvinosoave.com
IL RICHIAMO DEL BOSCO Volete davvero incontrare il lupo, o magari farvelo raccontare, a dispetto di fiabe e credenze popolari che lo vogliono solitario e crudele? Per scoprire la vera essenza di questo nobile animale, basta partecipare alle escursioni guidate nei boschi della zona ovest dell’Appennino parmense, dal 15 marzo al 26 aprile. Per quattro domeniche si parte per l’avventura con tanto di pranzo al sacco a base di prodotti tipici, mentre si ascoltano storie e vicende legate a abitudini, biologia e ambiente in cui vive il lupo. L’iniziativa, organizzata da Legambiente, WWF, CAI, ADA, Lipu e Parchi del Ducato con il patrocinio della Provincia di Parma, si intitola infatti “Fame da lupi”. Si può prenotare contattando Legambiente (tel: 0521.238478; mail: info@legambienteparma.it). Il costo del pranzo è intorno ai 25 euro, con riduzioni per i più piccoli
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PUGLIA IS GREEN!
Bio c’ Bon Milano sempre più bio grazie alla catena di supermercati francesi che inaugura il suo quinto punto vendita
Dal 1° aprile al 30 giugno è prevista la 5° edizione del Festival della Salute Merano Vitae, parte del progetto regionale Alto Adige Balance. Il tema 2015 sarà “Acqua e giardini” e Merano e dintorni proporranno iniziative volte a salute e benessere, con escursioni, degustazioni e seminari. Come la Colazione Merano Vitae, con pane fresco, marmellata e miele altoatesini, tisane e prodotti regionali di qualità, che alcuni esercizi meranesi aderenti all’iniziativa offriranno insieme a preziosi consigli per il benessere. Poi ci saranno escursioni guidate in bici, passeggiate e visite del territorio diurne e notturne, il relax alle Terme di Merano: tutte esperienze per ricondurre al concetto dell’essenzialità dell’elemento acqua per la vita umana, alla carica energetica che essa sprigiona attraverso l’ossigeno che emana, la freschezza, la purezza e la vitalità Info: www.meranodintorni.com
Acqua e giardini a Merano
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La Tenuta Moreno Masseria & SPA di Mesagne è fortemente green oriented in tutti i suoi ambiti: dal consumo dell’acqua alla cucina, dove lo chef Vincenzo Elia trasforma prodotti a kilometro zero in piatti di tradizione e originalità, incluso il raccolto degli ospiti nell’orto biodinamico della Masseria. Le proposte dei 2 ristoranti, Aranceto e Sallentia, variano in funzione della stagionalità e dell’offerta dei produttori locali. Altra peculiarità della maison: il più ampio campo di fichi di Puglia con 70 specie di alberi dell’area mediterranea, dalla Francia al Nord Africa; i frutti locali entrano nel ciclo produttivo Slow Food del fico mandorlato di S. Michele Salentino. Info: tenutamoreno.it
FOCUS LIBRI ◄
Mielle Chénier-Cowan Rose Veganish Newton Compton Editori Pagine 288 - 9,90 euro
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a chef Mielle Chénier-Cowan Rose, che ha studiato nutrizione olistica e cucina al Bauman College e ha lavorato con alcuni dei più importanti ristoranti vegetariani californiani, tra cui il famoso Cafè Gratitude, ha creato un manuale che copre ogni esigenza nutrizionale. Con oltre 100 ricette semplici da realizzare, istruzioni sulle tecniche di cottura e molti consigli per l’acquisto di ingredienti di qualità. Le sue ricette sono scritte in modo da poter essere realizzate anche dai cuochi più inesperti
Luigi Caricato Atlante degli oli italiani Mondadori Pagine 260 - 33,30 euro
Gabriella Lungo Manuale della bioedilizia ed. Giunti Demetra Pagine 192 - 10,96 euro
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a bioedilizia è sempre più diffusa. Si tratta di una serie di criteri per costruire o ristrutturare appartamenti ed edifici secondo una visione “bio” della vita, cioè responsabile dell’uomo e del suo impatto sul mondo. Un manuale, completo e di facile consultazione, scritto da un’esperta di bioarchitettura e perfetto per chiunque desideri approfondire l’argomento
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on un interessante saggio che ripercorre la bimillenaria storia dell’olio nel nostro paese, l’atlante del più famoso oleologo italiano descrive l’offerta olivicola nazionale come il risultato delle tradizioni produttive proprie di ogni macroarea. Chiudono il volume la selezione dei più rappresentativi oli italiani e un utilissimo glossario
Simonetta Chiarugi Buon gardening! Mondadori Electa Pagine 144 - 19,90 euro
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ondadori pubblica Buon gardening!, un manuale pratico e utile. L’autrice spiega come prendersi cura di piante e fiori, ma anche come utilizzarli in molti modi diversi nella decorazione della casa e in cucina. Il libro propone non solo consigli su come coltivare, potare, annaffiare le singole piante, ma anche su come preparare tisane, sciroppi o zucchero profumato ai fiori, e come creare oggetti di design e decorazioni per la casa per tutte le stagioni a partire da rami, fiori, petali, foglie 9
POLLICE VERDE ◄
...ci vuole un fiore Per fare tutto ci vuole un fiore: piante facili e utili da coltivare sul davanzale, in terrazzo, in giardino o in un angolo assolato in cucina
Sul davanzale Anche uno spazio ridotto può diventare total green! Circondiamoci di nasturzi che alleviano le affezioni respiratorie; fragoline di bosco, ottime per i disturbi gastro-intestinali; profumatissima menta che favorisce la digestione e aiuta il fegato, e di lavanda, ottimo ansiolitico e sedativo naturale. I benefici di queste belle piantine vi stupiranno. Quando? Lavanda, fragoline di bosco e menta si piantano in autunno e in primavera, mentre i nasturzi in maggio (semi spaziati di 15-20 cm e a 2 cm di profondità) in una terra ricca e baciata dal sole: cresceranno in soli dieci giorni! Manutenzione. Le annaffiature saranno regolari e con una sola precauzione: non bagnate
In giardino eccessivamente le fragoline di bosco per evitare la comparsa di malattie. La menta deve essere diserbata minuziosamente e tagliata completamente a fine autunno; la lavanda necessita di apporto fertilizzante 3-4 volte l’anno e un taglio 10 cm sotto le “spighe” dopo la raccolta e alla fine dell’autunno. Raccolta. Quasi tutto l’anno, ma preferibilmente da maggio a settembre quando è il periodo di maggior fioritura. I nasturzi (fiori, foglie, boccioli e semi) sono totalmente commestibili: le foglie e i fiori hanno un sapore simile a quello del crescione, e si usano per arricchire insalate e insaporire formaggi morbidi, i semi ancora verdi o i boccioli ancora chiusi invece si possono conservare sotto aceto e si usano come i capperi.
Agnocasto (cura le turbe del sonno e i dolori mestruali), mirto (allevia bronchite e cistite), camomilla (per ustioni leggere) e aglio (aiuta la circolazione sanguigna) saranno graditi ospiti del vostro giardino. Quando? Si piantano in primavera e autunno in zone esposta alla luce; agnocasto e mirto in grandi vasi; semi di camomilla sotto 1 cm di terra e in primavera; aglio in ottobre-novembre, con punta in alto e a 3-4 cm di profondità. Manutenzione. Annaffiature regolari e potatura autunnale per mirto e agnocasto; per la camomilla invece il terreno deve essere ben irrigato ma senza ristagni, mentre l’aglio si zappa e diserba con cura. Raccolta. I frutti del mirto: da settembre a inizio novembre e si usano freschi o secchi; i grani di pepe dell’agnocasto: quando sono grigi e secchi; l’aglio dopo 8-9 mesi dalla semina; i fiori di camomilla: d’estate prima che sfiorisca e in giornate asciutte. Le 4 regole d’oro della raccolta 1. Se non siete esperte botaniche, portate sempre “il raccolto” al farmacista di fiducia. 2. Le radici si raccolgono a fine autunno e inizio primavera, le cortecce in inverno o inizio primavera mentre le piante intere solo durante la piena fioritura. 3. Per essiccare le piante disporle su un essiccatoio in legno e rete metallica in luogo areato, senza umidità e luce diretta. Girarle spesso, soprattutto i primi giorni. 4. Radici e cortecce seccano con il calore del sole o in forno a bassa temperatura. Disidratate si conservano intere o in polvere in barattoli sigillati, dai 6 ai 12 mesi.
Sul balcone Oltre a essere utili sono anche ornamentali. Stiamo parlando di alloro (un ottimo diuretico), calendula (lenisce leggere scottature), corbezzolo (efficace per la dissenteria) e ribes nero (articolazioni, circolazione sanguigna). Quando? Alloro e corbezzolo si comprano in primavera. Quando sceglierete le vostre piante in vivaio, preferite quelle già ben formate: tra gli 80 cm e 1 metro il primo e superiore al metro e 25 cm il secondo. La calendula si pianta in aprile e il ribes in autunno, badando a collocarlo in una posizione baciata dal sole. Manutenzione. Minima per corbezzolo e alloro, ma quest’ultimo può essere preda della psille (tagliate le foglie malate) o della cocciniglia dell’alloro, da trattare con olio vegetale dopo la raccolta. La calendula deve essere annaffiata regolarmente come il ribes nero, che necessita di fertilizzante in autunno e taglio in febbraio-marzo. Raccolta. L’estate è la stagione ideale per prelevare e poi fare seccare le foglie. Tutte le varietà di ribes nero sono molto apprezzate in medicina, quindi fate una scelta mista. Nero per preparare la Crème de Cassis un liquore francese molto dolce e rosso (o giallo) per colorare macedonie o farne confetture.
In cucina Priorità alle specie che non hanno bisogno di “grandi spazi” come il timo, ottimo antibatterico, antifungino e antivirale; l’aloe vera, perfetta per curare leggere ustioni; l’origano, per calmare la tosse, e il basilico, che favorisce la digestione. Quando? Inutile cimentarsi con le semine: richiedono tempo e cure. Meglio acquistare piante già pronte dal vivaista di fiducia; si trovano tutto l’anno, ma la primavera è il momento migliore per piazzarle nell’angolo più assolato della cucina. Manutenzione. Attenzione a non bagnare troppo la nostra farmacia “green”: il terreno deve sempre essere umido ma non fradicio. Raccolta. Durante tutto l’anno, anche se l’estate resta il periodo migliore perché le piante aromatiche sono molto rigogliose, soprattutto timo e origano, che amano il caldo. Un consiglio: raccogliete sempre le vostre erbe prima della fioritura e poi usatele fresche. Quelle avanzate si possono essiccare o congelare.
FATTO A MANO â—„
Uova rotte nel paniere Uova di Pasqua: via la carta, via la sorpresa, e dopo la scorpacciata, spedite in frigorifero, dove giacciono per giorni. A meno che‌ di Elisa Rossettini Ubiali
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Gli ingredienti sono solo tre: 1 lattina di latte condensato zuccherato, 340 g di cioccolato fondente (questa volta ho usato le gocce di cioccolato, ma le prossime a finire in pentola saranno le uova!), 60 g di burro. Per prima cosa fate sciogliere il burro a bagnomaria (1), poi aggiungete il cioccolato (2) e fate sciogliere (sempre a bagnomaria) avendo cura di mescolare continuamente. Aggiungete il latte condensato (3) e amalgamate bene, quindi versate (4) velocemente prima che si rapprenda in una teglia foderata con carta da forno, livellate e spolverizzate con del sale grosso (se l’azzardo vi piace). Riponete in frigorifero per almeno 4 ore e dedicatevi alla preparazione delle scatoline che conterranno questo golosissimo fudge. Procuratevi un paio di fogli di cartoncino colorato che abbiano una grammatura di almeno 200 g; ritagliate il cartoncino usando il Template dello schema, assemblatelo, e foderate le scatoline di carta oleata o da forno. Quindi tagliate a pezzi il vostro fudge e il gioco è fatto. 3 lamammacreativa.weebly.com
Per la confezione
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erché non trasformare gli avanzi delle uova pasquali in un delizioso fudge? Cos’è? Un dolce semplicissimo a base di cioccolato, latte condensato e burro da cui si ricavano deliziosi cubetti (fudge) di matrice USA.
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Ritagliare lungo la linea continua e piegare lungo quella tratteggiata
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NATURAL BEAUTY ◄
Elisir naturali ALGHE BRUNE Delle centinaia di specie che popolano le nostre coste, solo qualche decina è usata nella cosmesi naturale. Sono essenzialmente alghe brune (quelle rosse si impiegano in cucina come addensanti, emulsionanti, gelificanti e stabilizzanti, ma poco in cosmetica) e le più gettonate restano il Fucus vescicolusus, l’Ascophyllum nodosum e la Laminaria digitata, con un lavorato annuo di circa 60mila tonnellate. Per adattarsi a condizioni avverse (sole e sale) le alghe sintetizzano elementi minerali, vitamine, aminoacidi, enzimi eccetera, impiegati in creme e oli per viso, corpo e capelli. La Laminaria digitata, per esempio, contiene fucoxantina, una sostanza che favorisce l’eliminazione del grasso corporeo in eccesso; la Porphyra o Alga Nori (in giapponese) per sushi invece, oltre a essere l’alga più popolare del pianeta e la più usata
ALOE VERA Questa pianta grassa originaria delle regioni tropicali e sub tropicali, è un vero e proprio “oggetto del desiderio” impiegato in una grande quantità di prodotti, da quelli per la pulizia della casa alla cosmetica. L’Aloe vera (Aloe barbadensis Miller) è solo una tra le centinaia di specie di aloe esistenti, ma resta quella attualmente più utilizzata in prodotti sia per uso esterno che interno per via delle sue innumerevoli proprietà. Ad essere utilizzate per l’estrazione sia del gel (per uso esterno) che del succo (per uso interno) sono le foglie di questa pianta che si può coltivare facilmente anche sul balcone. Il gel trasparente che si ricava dalle sue foglie, è quasi miracoloso e molto spesso è la base per creme idratanti e rigeneranti perché rende la pelle vellutata. Inoltre è particolarmente efficace nel 14
trattamento topico di ustioni, abrasioni, psoriasi e altre malattie della pelle come l’acne e potenzia il suo effetto se abbinato a olio di basilico africano. Il succo di aloe invece viene utilizzato principalmente come immunomodulante, disintossicante e per le problematiche gastrointestinali.
in alimentazione, possiede un pigmento foto protettore molto ricercato per la composizione delle creme solari. E ancora, l’Asparagopsis armata è ricca di proprietà antibatteriche ed è impiegata in creme per purificare la pelle e combattere l’acne. Ma, se tutti gli innumerevoli benefici delle alghe rappresentano un “pro”, il “contro” è la tracciabilità: infatti l’origine non è sempre certa così come il momento della raccolta, i metodi di trasformazione e via dicendo, tutti fattori che possono avere un impatto negativo sulle proprietà intrinseche. Contrariamente ai medicinali, questi elisir naturali non necessitano di autorizzazioni per essere commercializzati: le case cosmetiche si limitano a riportare le virtù presunte dei loro prodotti in base alla letteratura esistente e a diversi test effettuati su varie persone.
L’alternativa ai cosmetici di sintesi, arriva direttamente dalla natura. Impariamo a riconoscere proprietà e virtù di piante semi-miracolose
KONJAC È una pianta perenne originaria dell’Asia che cresce allo stato selvatico in aree ad alta quota di Cina, Corea e Giappone, dove è impiegata nelle diete ipocaloriche come disintossicante, e in cosmetica per
le sue qualità antibatteriche. Con le sue radici si produce una spugna pura al 100% che si usa come trattamento di bellezza perché contiene proteine, carboidrati, ferro, fosforo, rame, zinco, vitamine e acido folico. Queste spugne biodegradabili, prive di coloranti e additivi, sono naturalmente alcaline e quindi bilanciano l’acidità delle impurità e del grasso della pelle. La loro struttura, simile a quella di una rete, massaggia ed esfolia gentilmente l’epidermide stimolando il flusso del sangue e la rigenerazione delle cellule morte. La sua vita va dalle quattro alle sei settimane e necessita di poche cure per mantenere intatte le sue proprietà: baste sciacquarla bene dopo ogni utilizzo e disinfettarla regolarmente in acqua bollente.
CALENDULA OFFICINALIS Dietro questo nome latino si cela un piccolo l’assunzione e l’utilizzo della calendula fiore giallo-arancio molto comune nei e anche il rischio di allergia alla pianta è nostri giardini e molto usato in cosmetica e molto basso, data l’assenza di elenalina. fitoterapia. Per uso esterno le sue prorpietà antinfiammatorie, antisettiche, cicatrizzanti, rinfrescanti, emollienti e dermopatiche, la rendono il rimedio elettivo per scottature, ferite, arrossamenti e irritazioni della pelle, delle ulcere della bocca e per le infiammazioni. Ricca di oli essenziali, si presta alla realizzazione di creme, tinture o impacchi contro acne e ustioni. Anche infiammazioni localizzate in profondità risentono dei vantaggi di applicazioni esterne a base di calendula e la tintura madre è un integratore naturale di vitamina A. Non ci sono controindicazioni o effetti collaterali per
BAMBÙ È la pianta simbolo dell’Asia, e le applicazioni degli estratti fogliari di bambù in Oriente sono svariate: dalla tisana ai preparati cosmetici, ai medicinali. È anche usato come additivo in cibi e bevande per l’alto potere antiossidante, per aumentarne il valore nutrizionale e favorire la conservazione grazie alle proprietà antibatteriche. In cosmesi si usa per trattamenti dermatologici e di bellezza, deodoranti naturali ed è prodigioso contro la caduta stagionale dei capelli, la secchezza epidermica eccetera eccetera. Insomma è un vero elisir di giovinezza perché ricco di sali minerali e principi attivi anti-age, quindi un alleato prezioso per contrastare gli effetti del tempo su pelle e ossa.
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SVOLTE ►
Cambio vita!
Sempre più professionisti, e sempre più spesso, diventano ex e si inventano un nuovo mestiere. Per trasformarsi in contadini, allevatori, artigiani del gusto e della materia di Antonella Euli, Daniela Cané, Marina Moioli
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La felicità è una scelta
Scozia, Stati Uniti e approdo finale in Umbria per Sebastian Runde, il pubblicitario agricoltore
C
hi non ha mai pensato di lasciare tutto per andare a vivere in campagna? Quando una decina di anni fa sono arrivata per caso in Umbria, regione mistica di storia e tradizioni, non pensavo di incontrare tante persone che avevano deciso di fare una scelta così radicale, lasciare il “benessere” cittadino per una nuova vita. Così ha fatto Sebastian Runde, scozzese di nascita, laurea a Seattle e per una dozzina d’anni pubblicitario affermato in terra elvetica. Un bel giorno ha mollato il colpo e, zaino in spalla e quattro soldi in tasca, a 40 anni ha fatto trasloco. Com’è scattata la molla? “Avevo appena comprato una Jaguar XKR cabrio color argento, era il mio sogno - racconta Sebastian - ma uscito dal concessionario, una volta al volante, mi ha colto un’angoscia irrazionale. Mi dicevo non sono io, tutto questo non fa parte della mia vita… non sono mai stato attaccato
Sebastian in compagnia del suo adorato cane e al lavoro nei campi, in sella a un trattore. Al Podere Campogrande si va anche in vacanza (due sole stanze e una cucina di tutto rispetto) per vivere un’esperienza a tutta natura, circondati dal verde
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SVOLTE ►
Dall’agricosmesi di Campograde arrivano solo cosmetici naturali realizzati con prodotti del podere. E questa attività convive in armonia con l’allevamento di razze in via di estinzione come gli asinelli di Martina Franca, le capre di Girgentana e il pastore bergamasco
al denaro. Così arrivato a casa, ho dato chiavi e libretto dell’auto alla mia vicina dicendole di farne l’uso che meglio credeva. E tutto è accaduto in poche ore!”. Da quel momento la sua vita è cambiata, ha lasciato il lavoro e ha regalato tutto. Il progetto era di tornare in Scozia, ma quando un amico accenna per caso a una fattoria in Umbria (non sapeva nemmeno dove fosse! n.d.r.) ha cambiato idea e così con poco più di tremila euro in tasca e un piccolo furgone sgangherato, ha voltato pagina. Senza parlare e capire una sola parola di italiano, Sebastian è arrivato in Umbria equipaggiato da una grande passione per la natura e per gli animali. Oggi, in un podere vicino a Città della Pieve nella provincia di Perugia, alleva animali di razze in via di estinzione, come gli asini di Martina Franca, le capre di Girgentana e il pastore bergamasco. E si è dato all’agricosmesi, ossia la produzione di cosmetici naturali realizzati solo con prodotti della sua terra, e con l’etichetta Podere Campogrande. Ha anche creato una piccola collezione di maglieria dal nome Right as Rain che vengono, si fa per dire, coltivate sotto terra, assumendo colorazioni naturali. 3 18
INFO Tutti i cosmetici e i rimedi naturali di Campogrande sono realizzati solo con “ingredienti” della fattoria. Alcune piante sono allo stato selvaggio, altre vengono coltivate. Per ora saponi, creme viso e corpo, dolci e dolcetti, sono in vendita solo sul posto. Dove si mangia e si dorme (al momento c’è posto solo per 3 ospiti) ma in progetto ci sono case nel bosco per rigenerarsi e imparare a usare le erbe che crescono in natura Podere Campogrande - Sebastian Runde Voc. Campogrande, 15 - Città della Pieve (PG) Tel. 328 0812442 www.poderecampogrande.com
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Sorriso al cioccolato
Reggio Calabria-Milano A/R: da professoressa a maître chocolatier per Cristina Quattrone
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orriso dolce come il suo cioccolato, Cristina Quattrone ha dato una svolta alla sua vita quasi per caso. Prof di inglese per anni, un giorno dalla Calabria arriva Milano, in visita all’adorata figlia laureanda; quattro chiacchiere, una passeggiata in centro, curiosando tra boutique e botteghe: le prime scorrono uguali, una dopo l’altra, mentre le seconde, più nelle sue corde, catturano la sua attenzione. E quando si imbatte in una piccola cioccolateria artigiana, è colpo di fulmine. Tornando a casa, l’idea prende forma e dopo ricerche, studi e seminari a Perugia e a Reggio Calabria, apre Colorcioccolato, la sua cioccolateria artigianale. “Il cioccolato è un atto d’amore completo, per questo mi ha conquistata. C’è amore nel produrre cioccolatini, nel donarli e nel riceverli e così, con passione, da docente sono diventata allieva per apprendere tutti i segreti di questo mondo affascinante. È un lavoro faticoso ma appagante ed è diventato la mia vita”. Con gli anni, pochi a dire il vero, il piccolo laboratorio è diventato una boutique di haute chocolaterie, l’unica della città, e i reggini fanno la fila per assaggiare le sue delizie. Parlando d’amore, quello per la sua terra si intuisce in ogni cioccolatino, custode dei profumi e dei sapori della Calabria. “Uso solo prodotti locali che acquisto da amici contadini, un atto dovuto a una terra
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Cristina all’opera nel suo laboratorio, volutamente piccolo, squisitamente artigianale, per non perdere di vista l’obiettivo di eccellenza
SVOLTE ► INFO Colorcioccolato è l’unica cioccolateria artigianale di Reggio Calabria e utilizza solo materie prime eccellenti provenienti in massima parte dal territorio: agrumi, castagne, noci, mele cotogne, fragoline di bosco, peperoncino. Ma anche: pistacchi di Bronte DOP, mandorle di Avola, nocciole “gentili delle Langhe”, rum austriaco 80°. Il tutto ricoperto di cioccolato fondente 72%, cioccolato al latte 38% e cioccolato bianco 31% Colorcioccolato via Prato, 2 - Reggio Calabria Tel-Fax: 0965 812588 - Mobile: 333 7712040 www.colorcioccolato.it
Tutti in fila come soldatini perfetti: sfere e ovetti pieni di gusto, uova simili a quelle di Fabergè, lavorati a mano come vuole la tradizione dei maître chocolatier
tanto generosa: il bergamotto, arance, limoni, mandarini. E poi noci, mandorle, nocciole e castagne, mele cotogne, fragoline di bosco e peperoncino diventano il cuore delle mie “creature”. Sorriso dolce, l’incipit. Che però nasconde forza, carattere, generosità. E Cristina, proprio come i suoi cioccolatini, dolci dal cuore schietto, ha fatto del suo lavoro un atto d’amore globale. “Questo mestiere ha un duplice significato con un denominatore comune: la scelta del cuore. In omaggio alla mia terra e ai miei genitori che mi hanno educata ad amarla, e in sostegno ai bambini bisognosi, ai quali destino tutto ciò che riesco a ricavare da questo minuscolo laboratorio. Mi pare più che premiante e così vado avanti, cioccolatino dopo cioccolatino”. 3 21
SVOLTE ►
Uno più uno uguale ceramica Milanese, bocconiana per forza e poi la riscoperta di una grande passione “genetica”
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livia Del Duca con i numeri proprio non andava d’accordo. La prestigiosa università milanese è stata, per lei, una scelta dettata dal dovere, perché il suo futuro era disegnato per occuparsi dell’azienda di famiglia. Ma… il ma è sempre dietro l’angolo, così dopo aver curato conti e bilanci per qualche anno, decide di fare altro. Innanzitutto la mamma, e una volta chiusi i libri contabili si prende una pausa d’amore totale per cinque anni. Tutte coccole e carezze, poi un giorno si accorge che a pargoli svezzati, le giornate sono improvvisamente lunghe, il tempo a disposizione avanza e c’è ancora voglia di fare. L’attitudine alla manualità è una dote latente ereditata dalla nonna materna che si dilettava di ceramica, una delle più antiche forme d’arte. Quindi perché non coltivare questo talento naturale? Olivia si iscrive a un corso di ceramista per affinare la tecnica e per 5 anni, una volta alla settimana, frequenta con entusiasmo le lezioni e “fa i compiti a casa” con grande diligenza. Che sono, nella prima fase, piccoli oggetti con
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Nella pagina accanto, Olivia al tornio, la sua vera passione, e qui una serie dei suoi oggetti. Il sogno diventa realtà quando un hobby si trasforma in lavoro. A dispetto dei noiosi numeri...
i quali decora la sua casa e quella degli amici più cari. Dopo i rudimenti c’è il desiderio di specializzazione e avendo assimilato ben bene ogni fase della produzione manuale, dalla formatura all’essicazione, dalla prima cottura alla decorazione, decide di approfondire la conoscenza del tornio. Altre lezioni, altre sperimentazioni che aprono la strada a un suo piccolo laboratorio Leceramichedioli, nel centro di Milano. Fantasia al galoppo insieme alla passione, ed ecco nascere dalle sue mani pezzi unici, di bellezza e squisita
fattura, dai colori pastosi e brillanti, e sono prevalentemente sfumature d’ azzurro, rosa che virano al rosso, pennellate di blu, incroci di verde. Il dentro e il fuori dell’oggetto spesso in netto contrasto cromatico, talvolta in nuance e perlopiù decorati con estro. Vasi e ciotole, mug e portaoggetti, scatole in gres (il materiale che predilige) e lampade, ognuna con il suo nome: Castello, Il Faro, La Torre… e quella che era una passione, pian piano si è trasformata in qualcosa di concreto. Come le sue opere. 3
INFO “La mia passione per la ceramica è nata 5 anni fa. Da hobby pian piano si è trasformanta in una vera e propria attività. Le mie creazioni vengono da dentro e si trasformano in oggetti semplici e originali” Sul suo sito: www.leceramichedioli.com, Olivia si presenta così. A seguire, una carrellata delle sue opere ultime e prime. Se sarà amore a prima vista, mandatele una mail: avrete il piacere di conoscere anche solo virtualmente, una vera artista innamorata del suo fare 23
L’oro bianco del deserto Come accade che in Sicilia il latte di dromedaria diventi natural beauty e un veterinario allevatore
Da veterinario a allevatore per produrre saponi, creme per mani e corpo e shampoo. E anche delizie per il palato come le paste da tè e il cioccolato. Tutto rigorosamente al latte di dromedaria dell’Etna
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i chiama Gjmàla (che in arabo significa “cammello”) l’unica realtà italiana a produrre e a trasformare l’oro bianco del deserto: il latte di dromedaria. A realizzarla in Sicilia, nel borgo di Trecastagni alle falde dell’Etna in provincia di Catania, è stato Santo Fragalá, un veterinario ventisettenne che ha avviato un’attività commerciale molto originale. Studiando i vari tipi di latte per il suo dottorato di ricerca in Fisiologia Equina all’Università di Messina, Fragalà si è documentato, ha appreso le tecniche per allevare i dromedari e ora nella stalla abitano in tre: Carmen, Jamila e Mustafá, due femmine e un maschio. Con i 20 litri di latte al giorno che ogni femmina di dromedario produce, Fragalà ha avviato una piccola linea di cosmetici che si vende on line: bagno
SVOLTE ◄
schiuma, shampoo, crema mani, crema dopo doccia e un latte da bagno, il prodotto di punta, quello che utilizzava ai tempi anche Cleopatra. Tutti pensano che la regina egizia facesse il bagno nel latte d’asina, in realtà era latte di dromedaria, perché a quei tempi l’asino non era ancora presente in Egitto. E ci sono anche alcuni piccoli laboratori artigianali che producono cioccolato e dolcetti al latte di dromedaria di Gjmàla. Una bella realtà del Made in Italy tutta da scoprire. 3
INFO Gjmàla produce delizie alimentari e cosmetici (spedizioni in tutta Italia) che ruotano attorno al latte di dromedaria (che gli uomini del deserto considerano una panacea per molti mali) e organizza eventi per valorizzare questo prodotto, chiamato l’oro bianco del deserto Gjmàla via Ronzini 78 - Trecastagni (CT) Tel. 393 4412421 - www.gjmala.com
A far da cornice a Santo e i suoi dromedari, un grande spettacolo della natura. Là dove vivono i vulcani, anche il latte di dromedaria è così squisito da diventare crema e cioccolato 25
Zucchine che passione! Versatile, ipocalorica, verde o gialla, con fiore o nuda: è sempre protagonista delle tavole di primavera di Antonella Euli
CUCINA DI STAGIONE ►
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a Cucurbita pepo, nome scientifico della zucchina, fa parte della famiglia delle Cucurbitacee come i suoi fratelli zucche, meloni e cetrioli. Il suo massimo splendore è in estate ma è onnipresente sulle nostre tavole per diverse ragioni: è ipocalorica, priva di colesterolo ed estremamente digeribile. Poco ricca di vitamine, (tracce di C e A) abbonda invece di potassio e manganese. Lunghe e spigolose o tonde e bianche, gialle o verde scuro, di colore pieno o striato, lisce o spinose: anche se differenti l’una dall’altra, conservano pressoché lo stesso sapore. Ogni regione ha la sua, quasi a comporre un bizzarro bouquet e ce ne sono anche di varietà “esotiche”: la Sechio (o zucchina centenaria) per esempio è di colore verde o avorio, e ha la forma di una pera con aculei spinosi; la Crookneck, dal frutto a collo d’oca, ha il manto giallo mentre la Patisson, di forma lobata e gusto deciso, sfoggia diversi colori dal giallo all’arancione, dal verde chiaro allo scuro per arrivare al bianco e variegato. Le migliori sono quelle piccole e con leggera peluria, indice di freschezza insieme alla buccia, che deve essere liscia e brillante. Delicate e leggere, temono luce e calore e se dimenticate in frigorifero, tendono a perdere in pochi giorni la freschezza e le proprietà nutritive. 3
A OGNI REGIONE LA SUA • In Lombardia c’è la Nera (per assurdo detta anche la Verde) con buccia scura e uniforme • In Toscana regna invece la Fiorentina che è di pelle chiara, striata e scanalata • In Sicilia ovviamente troviamo la Siciliana, leggermente piriforme e color verde pallido • Nel Lazio vivono in due: la Romanesca, con costole longitudinali, ricoperta da una sottile peluria, e la Striata d’Italia, con polpa consistente e di colore bianco • In Liguria ci sono la Genovese (o trombetta) slanciata e con estremità appena rigonfie, e la Tonda: chiara, striata e simile a una palla • In Emilia Romagna ricompare la “Tonda” di Piacenza, ma questa volta è in versione scura 27
CUCINA DI STAGIONE ► LIGURIA
Zucchina ripiena Arriva dalla Liguria questo piatto tipico e molto antico della tradizione contadina. Il ripieno si prepara con quel che avanza (carni, salsiccia, tonno o riso), mentre le zucchine sono dell’orto: un secondo piatto sfizioso e salutare, ancora più gustoso se consumato il giorno dopo
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CAMPANIA
Spaghetti con gli zucchini Una ricetta antica presa dalla famosa “Cucina Napoletana” di Jeanne Carola Francesconi. Potrebbe essere l’antesignana della celeberrima “Spaghetti alla Nerano”. L’originale prevedeva i perciatielli al posto degli spaghetti. Veloce, semplice, sorprendente. Tutta partenopea
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CUCINA DI STAGIONE ► MARCHE
Frittatine sfiziose Un antipasto, o un secondo, sfizioso e super economico? Le frittatine marchigiane (ma ogni regione ha la sua variante) alle zucchine con tanto di fiori. Erba cipollina, Parmigiano Reggiano e panna sono i pezzi in più. E per la leggerezza: cottura in forno anzichè in padella
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ABRUZZO
Bruschetta dell’orto “La bistecca del pastore”, ossia la bruschetta. Niente di più semplice e gustoso. Fresca e saporita, è un ottimo antipasto o una merenda alternativa. Fatta di pochi elementi: pane, chicocce, caprino e una manciata di capperi
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CUCINA DI STAGIONE â–ş
CALABRIA
Torta ai cucuzzeddi Un piatto unico, da servire tiepido, o freddo il giorno dopo. Una torta rustica con la dolcezza di zucchine e pomodori pachino e il carattere deciso della provola affumicata. La nota in piĂš: qualche fetta di melanzana e dadini di pancetta affumicata
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LOMBARDIA
Involtini riso e zuchèt Uno stuzzichino veloce, al ritmo meneghino. Si serve come aperitivo, in terrazza, in una sera d’estate. Le zucchine sono quasi crude, il riso al dente e il salmone affumicato. Guarnitura? Foglioline di menta e qualche goccia di Aceto Balsamico di Modena
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CAMPANIA LIGURIA
Zucchina ripiena Ingredienti per 4 persone
4 zucchine tonde, 200 g di carne trita (o carne avanzata), 1 uovo intero, 30 g di Parmigiano Reggiano grattugiato, olio extra vergine di oliva, 1/2 cipolla, 50 g di pomodori a pezzetti sale e pepe q. b. PREPARAZIONE
Lavare le zucchine, tagliare la calotta e svuotare con cura l’interno. Lessarle in abbondante acqua salata. Intanto tritare la polpa di pomodoro e fare imbiondire la cipolla in un tegame con poco olio. Aggiungere la carne e salare. Lasciare intiepidire in una ciotola, e aggiungere uovo, Parmigiano, sale e la polpa delle zucchine. Amalgamare bene. Preparare un sughetto con olio, cipolla (imbiondita) e pomodori a pezzetti; riempire le zucchine e “chiuderle” con le calotte. Versare il sugo di pomodoro in una teglia da forno, adagiare le zucchine e cuocere per 1 ora a 200°.
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Spaghetti con gli zucchini Ingredienti per 4 persone
10 piccole zucchine, 4 cucchiai di provolone dolce, 4 di pecorino romano e 4 di Parmigiano Reggiano, 3 cucchiaini di strutto, 400 g di spaghetti di Gragnano, olio extra vergine di oliva, 20 foglie di basilico, 1 spicchio d’aglio, 2-3 foglie di mentuccia, sale e pepe q.b. PREPARAZIONE
Lavare le zucchine, asciugarle, tagliarle a rondelle sottili. Gratuggiare i formaggi e versare in un piatto, spolverizzare con pepe. Friggere le zucchine in un tegame con olio extra vergine, aggiungere un po’ di mentuccia e 1 spicchio d’aglio in camicia (che poi verrà tolto). Togliere dal fuoco e aggiungere qualche foglia di basilico, due cucchiai d’olio e un pizzico di sale. Bollire l’acqua e lessare gli spaghetti per circa 10 minuti, scolare conservando l’acqua di cottura e passarli in padella per la mantecatura. Aggiungere lo strutto e mescolare, sempre bagnando con l’acqua di cottura. Infine aggiungere le zucchine e i formaggi. Mescolare velocemente e impiattare.
MARCHE
Frittatine sfiziose Ingredienti per 4 persone
8 zucchine con fiori, 6 uova, 1 cucchiaio abbondante di Parmigiano Reggiano, 3 cuccchiai di panna liquida, un ciuffetto di prezzemolo tritato, 2 foglie di menta tritata, 1 cucchiaio di burro a temperatura ambiente, 6-7 fili di erba cipollina, olio extra vergine di oliva, sale e pepe q.b. PREPARAZIONE
Lavare, asciugare e tagliuzzare l’erba cipollina. Lavare zucchine e fiori (delicatamente), asciugare e tagliare le zucchine a rondelle. Sporcare una padella antiaderente con un filo di olio, aggiungere le zucchine e i fiori (sminuzzati) e cuocere velocemente a fuoco vivace (le zucchine devono restare ben sode e i fiori solo appassire). Spegnere il fuoco e aggiungere prezzemolo e menta sminuzzati. In una ciotola sbattere le uova con un pizzico di sale, pepe e il Parmigiano grattugiato. Aggiungere panna e erba cipollina e amalgamare bene; unire le zucchine e mescolare. Versare in una teglia imburrata e spolverata con pangrattato e infornare a 180° per circa 30 minuti.
ABRUZZO
Bruschetta dell’orto Ingredienti per 4 persone
CALABRIA
Torta ai cucuzzeddi Ingredienti per 4 persone
4 panini ai cereali, 4 zucchine medie (chicocce), 8 cucchiai di caprino abruzzese, 50 g di capperi, 1 spicchio d’glio, olio extra vergine di oliva, peperoncino, sale e pepe q.b.
1 rotolo di pasta brisè, 3 cucuzzeddi (zucchine), 1 melanzana media, 250 g di provola affumicata, 5-6 pomodori pachino, 2 cucchiai di latte, 30 g di pancetta affumicata, olio extra vergine di oliva, sale e pepe q.b.
PREPARAZIONE
PREPARAZIONE
Lavare e asciugare le zucchine, tagliarle a rondelle e grigliarle su una piastra leggermente unta. Tagliare in due i panini e passarli in forno caldo per qualche minuto (per averlo più croccante, usare la piastra). Soffregarli leggermente d’aglio, aggiungere un filo d’olio extra vergine di oliva e spalmare con abbondante caprino. Aggiungere le rondelle di zucchine grigliate, e capperi e peperoncino tritati. Aggiustare di sale e pepe, guarnire con capperi e foglioline di menta.
Lavare e asciugare le zucchine, la melanzana e i pomodori; tagliarli a rondelle e grigliarli su una piastra leggermente unta. Tagliare la provola in fette non troppo sottili. Rosolare i dadini di pancetta in poco olio sino a farli diventare croccanti. Preparare una teglia foderandola con carta forno precedentemente bagnata e strizzata. Adagiare la pasta brisè e bucherellare con una forchetta, quindi fare un primo strato di zucchine, melanzane e pomodori e porre al centro le fette di provola. Ricoprire il tutto con altre verdure. Fare almeno due strati così, e l’ultimo sarà di verdure. Aggiustare di sale e pepe. Ripiegare i bordi della pasta verso l’interno e con l’aiuto di un pennello, passarli con del latte. Preriscaldare il forno a 190° e infornare la torta per circa 30 minuti. Guarnire con i dadini di pancetta affumicata, lasciare intiepidire e servire.
LOMBARDIA
Involtini riso e zuchèt Ingredienti per 4 persone
3 zuchèt (zucchine) verdi e sode, 200 g di riso pilaf, 500 ml brodo, 1/2 cipolla, 40 g di burro, 2 fette di salmone affumicato, menta, qualche goccia di Aceto Balsamico di Modena PREPARAZIONE
Lavare le zucchine, quindi con un coltello ben affilato, tagliare in verticale per ottenere lunghe fette alte 2-3 mm. Sbollentare in acqua salata, colare e lasciarle asciugare su un tagliere. Cuocere il riso pilaf tostandolo in un soffritto di burro e cipolla, bagnarlo di brodo e cuocerlo, coperto e senza mai mescolare, fino a quando non sarà asciutto. Stendere le zucchine, farcirle con un cucchiaio di riso e “fiocchetti” di salmone affumicato. Arrotolare l’involtino e fermarlo con uno stuzzicadenti. Guarnire con foglioline di menta e qualche goccia di Aceto Balsamico.
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Una vita migliore
Yoga, meditazione, il profumo della campagna e prodotti a km zero. Dianogreen è un luogo nascosto tra gli ulivi nell’entroterra ligure, dove trascorrere una vacanza rigenerante
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di Sara Magro
lessandra Turci, 34 anni, faceva la giornalista web al Corriere.it. Bello, non c’è dubbio, e anche molto prestigioso per chi fa la professione. Peccato che non vengano mai menzionate le dosi di stress correlate: orari pazzeschi, niente ferie, contratti che ti tengono con il fiato sospeso fino all’ultimo, rapporti umani spesso velenosi. E un sacco di stratagemmi per condurre una vita più sana, nel caso di Alessandra praticando yoga. Era molto che ci pensava, poi, a un certo punto ha detto basta, e ha dato le dimissioni a maggio 2013. Non sapeva cosa avrebbe fatto dopo, ma sapeva dove non voleva stare: «Non voglio fare
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BENESSERE ►
Qui sopra, da sinistra: il borgo di Diano San Pietro, che dista dal mare 3,5 km. A destra e in basso a sinistra: Alessandra Turci, proprietaria di Diano Green con i frutti dell’orto: zucchine lunghe di colore verde chiaro (trombette), peperoni, cipolle, fagiolini, prezzemolo
questo lavoro, non voglio stare a Milano, non voglio tornare vivere con i miei genitori». Anni fa, la famiglia Turci aveva acquistato una casa per le vacanze a Diano San Pietro, nell’entroterra di Imperia, un posto perfetto dove ritirarsi per meditare sul futuro. A luglio Alessandra si è trasferita pensando vagamente di dividere il suo tempo tra Milano e la Liguria, tra collaborazioni con i giornali e la vita in campagna. Non credeva certo di poter rinunciare alla vita cittadina, e si aspettava prima o poi di annoiarsi. «Qui il tempo assume un’altra dimensione. Il vuoto, il silenzio, il buio, le relazioni umane, tutto cambia significato. Ma 37
BENESSERE ◄
Sopra: barbabietole e sesamo, hummus, cous cous con verdure crude, insalata, pane integrale fatto in casa. La cucina a Dianogreen è rigorosamente vegetariana. A sinistra e destra: il prato della proprietà può essere usato anche per le meditazioni e le lezioni di yoga durante i workshop. Nell’ex pollaio è stato ricavato uno spazio dedicato alla pratica
Qui sopra: nelle camere del b&b e delle case, arredate con mobili e ogetti d’epoca, non c’è la tv. Pagina seguente in basso: l’orto di Dianogreen. Gli ingredienti per cucinare, dall’olio ai formaggi alle marmellate, vengono acquistati dai piccoli produttori locali
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io ho trovato un equilibrio perfetto, mi sono trovata benissimo e non volevo andarmene mai più. Anzi, ho pensato di fare di quel luogo la mia base». Così le è venuta l’idea di trasformare la proprietà in un bed & breakfast. Non è un’impresa facile, bisogna avere le certificazioni, assecondare una burocrazia tortuosa e fare il corso Haccp obbligatorio per cucinare anche solo la prima colazione. Altrimenti si possono servire prodotti confezionati, il che penalizzerebbe qualunque idea di genuinità. «Non è un’attività che dà profitto, ma permette di mantenere ciò che serve: riscaldamento, mano d’opera, manutenzione. Una casa in campagna è come la fabbrica del Duomo, lavori e le spese non finiscono mai». Ogni volta che c’è da aggiustare qualcosa, bisogna risolvere un dilemma: rifare com’era o tutto
nuovo? Una volta i muretti si costruivano incastrando le pietre a secco come pezzi di un puzzle. Ci vuole più tempo a tirarli su e costano il doppio rispetto a quelli in cemento. Compromesso dopo compromesso, nell’aprile 2014, Dianogreen ha tutto a posto per iniziare: una camera in b&b, una mansarda e la casa vecchia, 10 posti letto in tutto. A Dianogreen si mangiano marmellate fatte in casa o da un’azienda agricola dei dintorni, il formaggio del contadino, l’olio dei vicini di casa. È un modo di fare rete tra le attività agricole della zona, scavalcando la mentalità ancora piuttosto individualista, lontana anni luce dall’idea internettiana e metropolitana di network e sharing economy. Anche sponsorizzare un prodotto di qualcun altro sembra un’idea da alieni. Ma Alessandra porta con sé il
suo bagaglio culturale, mette in pratica le sue idee, la media con la realtà ligure, e qualcosa di sicuro succederà. Non potrebbe nemmeno fare diversamente. Il chilometro zero per lei è una strategia: non guida, va solo in bici, quindi non può allontanarsi troppo nemmeno per fare la spesa. Tra i primi ospiti è arrivata Rachel, la sua insegnante di yoga a Milano. La quale si è letteralmente innamorata del posto e ha proposto di fare lì un workshop. L’esperienza, nel giugno 2014, è stata un successo. Inoltre Alessandra, che il prossimo luglio si diploma maestra di Hata Yoga, ha iniziato a dare lezioni in casa. Nel frattempo, grazie all’infallibile passaparola, hanno prenotato per altri seminari dall’Estonia e da Berlino. A questo punto Dianogreen ha una sua identità precisa, diversa dagli altri b&b della zona. 3
DOVE
Dianogreen eco-holidays e bed&breakfast via Seassari 15, Diano San Pietro, Imperia, www.dianogreen.it
COSA
Diangreen è una tenuta con diverse unità per ospitare: una camera in b&b, e due case (mansarda e casale). Non ci sono tv, ma libri e musica. Le case hanno la cucina. Sale, zucchero, olio (prodotto dai vicini), limoni, aromi dell’orto sono in dotazione. Chi vuole può chiedere la prima colazione a domicilio (pagando un piccolo extra) e prenotare pranzi e cene (vegetariani). Oltre a passeggiate vista mare (la costa dista 3,5 km), giri nei borghi storici, corsi di cucina, si possono prenotare lezioni di yoga e meditazione, oppure si può partecipare ai ritiri settimanali. Si pratica nel vecchio pollaio appena ristrutturato
QUANTO
Soggiorno e prima colazione 90-110 € a notte; le case si affittano a settimana, da sabato a sabato: 700 €, la mansarda (2+1 posti letto) e 840 il casale (5 posti)
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LA MIA TERRA ►
Il villaggio sugli alberi
Un ristretto nucleo di famiglie, in tutto una dozzina di persone e tra loro c’è anche chi arriva da oltreconfine, che ha scelto di mettere su casa tra le fronde dei castagni, sulle colline del basso Piemonte. E ce l’ha fatta Testo e foto di Antonio Gregolin 40
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er i più questo è un sogno diventato realtà. Per altri, un’utopia. Per gli architetti, un esempio di futuro eco-sostenibile. Per i romantici, una visione onirica. Per i nostalgici della Beat Generation, l’ultimo scampolo di vera libertà. C’è pure chi può vantare di non essere nata sotto un cavolo, ma tra le fronde di un castagno. La premessa ci fa pensare al “Barone rampante” di Italo Calvino, che un giorno decise di salire sugli alberi e lì rimase. Invece no, è il vissuto dei primi “arboricoli” d’Italia che, abbandonati muri e cemento, hanno costituito una piccola comunità tra i rami. Quello che loro chiamano un “esperimento di condivisione integrata”, è cementato da valori comuni e governato dal rispetto e l’amore per la natura. Di case sugli alberi è pieno il mondo, e le vediamo spesso in tv; alcune sono monumentali, altre strutture futuriste e altre ancora costruzioni bizzarre. Ma si tratta sempre di “una” casa sugli alberi. Qui è un’altra cosa perchè è un vero e proprio villaggio fatto da sei strutture palafitticole
Il villaggio è in continua espansione (la prima casa data 2001) e le abitazioni si trovano a 6-7 metri di altezza, collegate tra loro da ponti di legno, in modo da evitare il contatto con il terreno per spostarsi da un luogo all’altro 41
LA MIA TERRA ◄
Se lo spirito è quello della capanna sull’albero sogno di ogni bambino, la tecnica di costruzione di queste case sospese, è invece frutto delle più moderne ricerche in ambito di bio edilizia. Le abitazioni (una delle quali addirittura di tre piani) sono dotate di tutti i comfort anche sotto il profilo tecnologico, con internet, tv e telefono
collegate tra loro da una rete di camminamenti sospesi a cinque metri d’altezza. Un universo a sé stante mimetizzato nel bosco. “Quella di andare a vivere in cima a un albero, all’inizio era solo un’idea romantica,- raccontano Alessandra e il suo compagno Dario, genitori di Galatea, quella bimba nata tra le fronde -, ma nel tempo è diventata qualcosa di concreto che è passata dalla progettazione alla realizzazione”. E la stessa idea ha spinto anche gli altri membri a questa scelta; e non si tratta di uomini e donne in fuga dalla quotidianità, ma di persone desiderose di “non sopravvivere, ma vivere più intensamente”. Chi si aspetta di trovarsi di fronte a dei nostalgici primitivi, rimane presto deluso. Tra gli arboricoli ci sono manager, farmacisti, ricercatori, infermieri e orafi. Gente che in alcuni casi ha laboratorio e ufficio sospeso a sette metri d’altezza, e vede 42
verde dove altri vedono grigio. Dentro le case ci sono i comfort di un appartamento: elettricità, telefoni, bagni e addirittura un idromassaggio. Il paese vero e proprio costituito di case di pietra dista solo 4 km da loro, ma se chiedete in giro dove sono gli uomini che vivono sugli alberi, c’è totale omertà. Chi ci accompagna pone una sola condizione: assicurare che per rispettare la tranquillità di questi “inquilini”, non verrà svelato il luogo. Le cose da vedere sono tante: la cortesia degli arboricoli ci fa sentire come a casa e pranzare a sette metri d’altezza non ha prezzo così come passeggiare tra i camminamenti sospesi. Poi viene l’ora di ripartire. Un’ultima occhiata a questo sogno nel bosco e si ridiscende. Prima dagli alberi, poi dal bosco, dalle colline e dal paese. Giù verso il basso fino all’autostrada, e siamo già in un altro mondo. Il nostro. Che nostalgia! 3
SOGNO O REALTÀ? «Per arrivare al villaggio, prendiamo in macchina una stretta strada di montagna tutta curve che ci porta fino ai margini di un bosco. Non si vede nulla, ma dagli alberi arriva un suono. Pochi metri più in su, dopo una leggera salita, luci e ombre ci confondono. Una strana serenità ti prende pian piano, ma eccoci. Ho di fronte qualcosa di solo immaginato: scalette che salgono, case sospese e collegate da passerelle aeree, balconi che danno sul folto degli alberi, fumaioli che riempiono l’aria di essenze resinose. Ora capisco la reticenza dei paesani: il sospetto è che in pratica qui tutti sappiano, ma nessuno voglia dire ciò che sa, per non distruggere la magia del luogo»
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MISE EN PLACE â—„
A tavola con un
coniglio
Pochi elementi e tanta fantasia per un originale porta tovagliolo pasquale di Elisa Rossettini Ubiali
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Cosa serve
L
o o o o
Tubo di cartoncino (carta da cucina) Iuta Bottone Cartoncino, colla a caldo
a Pasqua incombe e le tavole si vestono di primavera. Ecco un’idea per un porta tovagliolo semplice semplice che si può realizzare anche con l’aiuto dei bambini, che si divertiranno a pasticciare con carta e colla. 3
Iniziare tagliando 5 cm di tubo (1) e una striscia di 18x7 cm di iuta ritagliando due ovali da cui ricaveremo le orecchie del coniglietto. Avvolgere la striscia di iuta sul rotolo di carta (2) e fissare con un punto di colla a caldo. Ripiegare gli ovali di iuta (3) e fissarli con la colla a caldo per mantenerli nella forma desiderata. Incollare le orecchie ottenute all’interno del tubo sempre con la colla a caldo (4). Incollare il bottoncino “codina” (5) e il gioco è fatto! Per rendere la tavola più divertente aggiungere due sagome ritagliate dal cartoncino: un coniglietto con la bandierina in mano infilato tra i rebbi della forchetta che funge da segnaposto mentre un altro coniglietto “curioso” si arrampica su un vaso di fiori...
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Una tenda a cinque stelle
di Valeria Rastrelli, foto di Stefano Scatà
Al Glamping I Canonici di San Marco, la “nuova” vacanza è a tutta natura
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ECO-VACANZE ►
Un luogo incantato, alle porte della Serenissima, dove vivere circondati da alberi autoctoni e frutteti secolari. Per godere tutto il bello e il buono della vita
P
rendete la parola glamour (fascino all’inglese), sommatela a camping (non c’è bisogno di traduzione); risultato: glamping, ossia una nuova tipologia di vacanza che coniuga servizi a 5 stelle alla vita all’aria aperta. Alla maniera dei campi tendati african-style. Solo che qui siamo in Italia, e la Serenissima è quasi dietro l’angolo. All’estero è una moda consolidata ma I Canonici di San Marco a Mirano è il primo glamping di casa nostra ed è un vero spettacolo, dove
del campeggio alla boyscout c’è solo il ricordo. L’idea è venuta a Emanuela e Federico Padoan, per mettere a reddito il terreno di famiglia (15mila mq nel contesto di una struttura seicentesca con alberi autoctoni e frutteti secolari) che aveva tutte le caratteristiche per ospitare una “struttura” sì fatta: basso impatto ambientale e un numero volutamente limitato di lodge costruiti con materiali naturali riciclabili. Il loro amore per i viaggi e la vocazione all’ospitalità intesa come condivisione e incontro, ha 47
Ai Canonici di San Marco si fa colazione nella barchessa di una villa del ‘600 ricca di storia. Sotto il porticato, quella che ora è la sala colazioni, una volta era la sartoria dei nobili che vivevano nella villa. E il profumo del passato è ancora lì, denso di fascino
fatto il resto: gusto e raffinata eleganza si respirano nei cinque lodge safari tent allestiti in modo impeccabile: parquet e letti a baldacchino, poltrone e stufe, cristalli e lanterne… Una vera magia dagli arredi ricercati e non convenzionali, ricchi di oggetti collezionati dai proprietari, ricordi di viaggi e d’altri tempi combinati a pezzi di design contemporaneo. Tutto concorre a far sentire l’ospite un privilegiato, soprattutto in fatto di pace e relax perché circondato dalla quiete della campagna che si estende tra la
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Laguna Veneta e il fiume Brenta, con le ville maestose, dimore estive dei Dogi e dei nobili veneziani. Lontano dalle piazze affollate, qui ci si sveglia al canto degli uccelli e si fa colazione nella guest-house del Glamping, che si trova nella barchessa di una Villa seicentesca carica di storia. Sotto l’ampio porticato, quella che ora è la sala delle colazioni, un tempo era la sartoria degli aristocratici che vivevano nella villa, mentre la cucina una volta era la stalla e l’attuale salottino ospitava invece la vecchia cantina. 3
ECO-VACANZE ►
NON SOLO CAMPEGGIO... • Gli ospiti della struttura possono partecipare a tour culturali ed eno-gastronomici; fare sport (mountainbike, walking, cavallo); fare visite guidate ai Mercatini dell’Antiquariato e percorsi benessere. Oppure prenotare un volo in elicottero sulla Laguna di Venezia o un emozionante viaggio in mongolfiera. Venezia è a 13 km (collegamenti via treno ogni mezz’ora che in 20 minuti portano alla stazione di Santa Lucia) • Nelle vicinanze si può visitare Villa Pisani con il suo immenso parco e il famoso Labirinto (www.villapisani. beniculturali.it); percorrere l’itinerario nella Terra del Tiepolo, da Padova a Treviso (www.terradeitiepolo.it ) e visitare Mirano per vedere il suo Graticolato Romano tracciato oltre 2000 anni fa, e le opere d’arte legate alla storia della Serenissima
Gusto e raffinata eleganza nei lodge-safari-tents allestiti in modo impeccabile: parquet e letti a baldacchino, poltrone e stufe, cristalli e lanterne... Una vera magia dagli arredi ricercati, ricchi di oggetti del cuore e della memoria combinati a pezzi di design contemporaneo
DOVE
Glamping I Canonici di San Marco via Accoppe Fratte 14, Mirano www.glampingcanonici.com
SERVIZI
Il Glamping garantisce il servizio navetta gratuito da e per la vicina stazione ferroviaria di Mirano (dettaglio orari sul posto); a pagamento anche il servizio transfer da e per l’Aeroporto di Venezia Marco Polo o l’Aeroporto di Treviso Canova. L’ampio parcheggio interno è a disposizione degli ospiti che arrivano in auto, e c’è la possibilità di noleggio auto sul posto. I lodge sono dotati, all’occorrenza, di apparecchio per aria condizionata mobile
PREZZI
Da 120 € al giorno per 2 persone
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ECO-VACANZE ◄
VITA DA CAMPEGGIO: SVEGLIA AL CANTO DEGLI UCCELLI, RELAX IN VERANDA, E UNA PASSEGGIATA NEL GIARDINO INCANTATO
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Fiori vista lago I giardini di Villa Carlotta, angolo di Paradiso sul lago di Como di Marina Moioli
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GIARDINI ►
In apertura, l’elegante cancello della Villa di Tremezzo affacciata sul lato nobile del lago di Como. Sopra, uno scorcio della stupefacente fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee in oltre 150 varietà. Un mare colorato di rara bellezza che dall’Ottocento incanta i visitatori di tutto il mondo
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a scrittrice romantica Mary Shelley, moglie del poeta Percy Bysshe Shelley e autrice del romanzo gotico Frankenstein, era innamorata dei suoi giardini ombrosi, con i suoi alberi secolari, le essenze esotiche, le rocce e i bambù. Sthendal definì la sua facciata “elegante e voluttuosa”, Gustave Flaubert apprezzò la sua «scalinata di pietra che scende fino nell’acqua per imbarcarsi, i grandi alberi, le rose che spuntano su una fontana» e cadde addirittura in ginocchio davanti al gruppo Amore e Psiche scolpito da Canova. E ancora oggi chi visita Villa Carlotta di Tremezzo, affacciata sul lato nobile del lago di Como, non può restare indifferente a questo luogo di rara bellezza.
La splendida dimora venne commissionata intorno al 1690 dal marchese Giorgio Clerici; ma fu con Gian Battista Sommariva, il successivo proprietario, che la villa toccò il massimo dello splendore, a lui si deve la trasformazione del giardino in uno straordinario parco romantico. Alla metà del XIX secolo la proprietà venne donata a Carlotta di Prussia in occasione delle nozze con Giorgio II di Sachsen-Meiningen e proprio quest’ultimo, appassionato botanico, si prodigò per l’arricchimento del vasto giardino paesaggistico, di grande pregio storico e ambientale. Favorito dalla fertilità del terreno dovuta al deposito da parte di antichi ghiacciai di un sedimento particolarmente acido,
il parco di villa Carlotta è famoso soprattutto per la stupefacente fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee in oltre 150 varietà. Ma ogni periodo dell’anno riserva magnifiche sorprese, in un itinerario tra antichi esemplari di camelie, cedri e sequoie secolari, platani immensi e essenze esotiche. Dal giardino roccioso alla valle delle felci, dal bosco dei rododendri al giardino dei bambù, sono tanti gli scorci che giustificano la fama di questo luogo, considerato fin dall’Ottocento un vero “angolo di Paradiso”. Dell’età seicentesca resta l’ampio giardino all’italiana con alte siepi a taglio geometrico, parapetti a balaustrate, statue e giochi d’acqua. Del periodo romantico la struttura del 53
Le fioriture In aprile e maggio villa Carlotta offre un autentico mare di azalee multicolori, disposte in alti cuscini arrotondati lungo alcuni sentieri. L’effetto è straordinario, sia per la varietà cromatica, sia per la dimensione degli arbusti. Un percorso fiorito di grande fascino che in Italia conosce pochi eguali. Da ammirare anche il giardino dei bambù, oltre 3000 metri quadri ispirati ai principi e alle tecniche dell’arte dei giardini giapponesi che ospitano ben 25 specie di bambù, tra cascatelle, ruscelli e strutture in pietra
giardino all’inglese, ricco di alberi pregiati di proporzioni eccezionali e di scorci di grande suggestione. Alla fine del XIX secolo risale invece la grande architettura vegetale delle imponenti masse di rododendri, azalee e di specie rare che, con oltre 150 varietà diverse, fanno del parco di Villa Carlotta un vero e proprio giardino botanico. Sono cinque le terrazze che fronteggiano la villa, animate da aiuole geometriche, piccole peschiere, nicchie e fontane. Raggiungibili attraverso la seicentesca scalinata a tenaglia, le terrazze offrono molte sorprese: le alti siepi di camelie, le piante di papiro, i grandi e rinomati tunnel di agrumi e le numerose rose che decorano le pareti, in molti casi vecchissimi esemplari sopravvissuti nel corso degli anni. E dalle terrazze si gode una straordinaria vista del giardino all’italiana con la balaustra in pietra a dodici pilastri che sorreggono altrettante statue di divinità mitologiche e figure allegoriche in marmo di Candoglia. Al centro, la fontana settecentesca e la statua di Arione di Metimna, cantore e suonatore di cetra, che venne miracolosamente salvato dai flutti grazie all’intervento di un delfino. Inserita nel circuito dei Grandi Giardini Italiani e nella rete degli Orti Botanici di Lombardia, Villa Carlotta ospita anche eventi, laboratori per le scuole e percorsi per gli adulti interessati a conoscere il suo straordinario patrimonio botanico. Inoltre, nelle serre è stata allestita anche una interessante raccolta di antichi attrezzi agricoli. 3 54
GIARDINI ◄
INFO Dove&Come Via Regina 2 - Tremezzina (Como) Tel. 0344.40405 - www.villacarlotta.it Ingresso: € 9,00; over 65: € 7; studenti: € 5; bambini (0-5 anni): ingresso gratuito, Comitive di oltre 20 persone: € 7 a persona Orari dal 28 marzo al 16 ottobre: 9-19.30
Magnifici in primavera, i giardini di Villa Carlotta riservano grandi sorprese in ogni periodo dell’anno. Con un itinerario che si snoda tra antichi esemplari di camelie, cedri e sequoie secolari, platani immensi e essenze esotiche. Dal giardino roccioso alla valle delle felci, dal bosco di rododendri ai giardini dei bambù: sono tanti gli scorci che giustificano la fama di questo luogo magico, inserito nei circuiti dei Grandi Giardini Italiani e nella rete degli Orti Botanici di Lombardia
Come arrivare In auto: Autostrada A9 Milano-Laghi uscita Como Nord quindi strada statale 340 per Menaggio; in treno: è possibile raggiungere Como, con Ferrovie dello Stato o con Ferrovie nord (poi pullman o battello/aliscafo); Con la Navigazione Lago di Como: traghetto da Bellagio e da Varenna, ogni venti minuti circa. Battello, Aliscafo da Como e da Colico, ogni ora circa
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OSPITALITÀ ►
L’antica dimora del Gruccione Una casa di famiglia nell’entroterra sardo, un nonno giornalista e viticoltore, una riserva naturalistica e tante tradizioni da preservare. Gabriella Belloni eredita un tesoro e crea uno dei primi alberghi diffusi d’Italia
di Gianmario Marras
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e case di Santu Lussurgiu appaiono quasi all’improvviso, dietro una curva, sulla strada provinciale che sale lenta dalle piane coltivate e dagli aranceti di Milis. Sono case scure, costruite con pietra di vulcano e mura spesse, per trattenere il calore durante l’inverno e il fresco d’estate, affacciate su vicoli stretti lastricati con pietre antiche. Non ci sono ville lussuose, e la spiaggia più vicina dista quasi 30 chilometri. A Santu Lussurgiu si vive di tradizioni. Si fanno gare spericolate sui cavalli, si cantano salmi popolari, si cucinano piatti con ricette tramandate a voce. Niente hotel né resort; si alloggia in un albergo diffuso, le cui stanze sono sparse nelle case del centro, recuperate, ristrutturate, diventate accoglienti. L’Antica Dimora del Gruccione ne ha dieci nel borgo, mentre la reception e gli spazi comuni sono in un palazzo del Settecento, che da sempre appartiene alla famiglia di Gabriella Belloni.
L’Antica Dimora del Gruccione è in un palazzo del Settecento, a Santu Lussurgiu, in provincia di Oristano. Qui sopra Lucilla Speciale, figlia della proprietaria, con il vassoio della prima colazione per gli ospiti: dolci sardi, merletti e porcellane d’antan. A sinistra: cavalli al pascolo. A Santu Lussurgiu quasi tutti hanno uno o più cavalli che usano anche per le gare equestri 57
A sinistra Gabriella Belloni, proprietaria dell’Antica Dimora del Gruccione. È uno dei primi alberghi diffusi in Sardegna e in Italia, che Gabriella gestisce insieme a tre collaboratrici, Chicca, Anna e Pina, e alle figlie, Lucilla e Carolina. È un luogo dove si tutelano le tradizioni e si cucina come una volta, seguendo ricette antiche, tramandate a voce, usando i prodotti del territorio. A destra: scorci della dimora
«Una bella storia, quella dei miei antenati» dice Gabriella, nata a Roma, da padre veronese e madre sarda, e vissuta, dopo la laurea in filosofia, fra la Germania, Napoli e Milano, prima di approdare nel paese d’origine materno. «Il mio bisnonno, don Nicolò Meloni, agronomo ed enologo, diede un contributo notevole alla modernizzazione della viticoltura in Sardegna. Nell’800 istituì la prima cattedra itinerante di Agraria, collaborò con il Ministero dell’Agricoltura per la lotta alla filossera, viaggiò per l’Italia come cronista della rivista Il Coltivatore, e come proprietario di vigneti e produttore di acquavite, fu il primo a trasformare in attività imprenditoriale l’arte della distillazione dal vino, con l’etichetta Acquavite di Sardegna, prof. N. Meloni, Santu Lussurgiu». Con questi trascorsi non stupisce che l’Antica Dimora del Gruccione sia una presenza molto attiva sul territorio. È sede distaccata 58
dell’Università Gastronomica di Pollenzo (Slow Food per intenderci), ed è riconosciuta come luogo di diffusione della cultura per la preservazione di biodiversità e ecosistema. «L’ultima novità, aggiunge la vulcanica proprietaria, riguarda il nostro impegno nella gestione dell’oasi Wwf di Monte Arcosu, nella foresta di macchia mediterranea più grande del Mediterraneo, per la quale ci occuperemo del flusso turistico con iniziative e appuntamenti tematici». Hanno cominciato nel 2014 con il festival “Vulcani Blues” che ha portato musicisti italiani e americani a suonare fra le storiche mura del Gruccione. Il pubblico ha apprezzato, come apprezza la cucina dello chef Riccardo Porceddu, che ha intrapreso un percorso di ricerca di sapori essenziali, basato sull’uso di ingredienti di qualità e sull’equilibrio fra aromi e cromatismi di erbe selvatiche e ortaggi, sempre freschissimi. 3
OSPITALITÀ ◄
DOVE
Antica Dimora del Gruccione Via Michele Obinu 31, Santu Lussurgiu (Oristano) Tel. 0783552035; info@anticadimora.com; www.anticadimora.com
STORIA
L’Antica Dimora del Gruccione è una casa patrizia in pietra, ristrutturata mantenendo archi, volte, travi a vista e ferri battuti originali, e trasformata in albergo diffuso. Le 10 camere sono il punto di partenza per conoscere tradizioni, storia e cultura di Santu Lussurgiu, del Montiferru e della provincia di Oristano
PREZZI
Da 45 € al giorno per persona, con prima colazione; da 75 € per la mezza pensione
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ARTIGIANI ◄
Arte a Venezia Gioelli contemporanei che arrivano da un’antica fabbrica di conterie piena di tesori in vetro colorato Murano Style
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di Daniela Canè
uori dagli stereotipi del turismo di massa, a Venezia sopravvivono alcune piccole realtà artigianali nascoste tra calle e campielli. Incredibilmente porta a porta dei tanti negozi di gadget per vacanzieri ingordi, si possono scovare botteghe di maestri artigiani che lavorano il vetro o semplicemente lo utilizzano per creare splendidi oggetti. Una di queste brilla per le creazioni originali a tinte forti, ed è quella dei fratelli Stefano e Daniele Attombri. Tanto simili nell’aspetto quanto diversi nella manualità, nel loro negozio-laboratorio a due passi dal ponte di Rialto, realizzano pezzi misti in metallo, perle e conterie in vetro di Murano. Stefano è il più paziente e lavora a oggetti complicati che necessitano di un lungo lavoro mentale e fisico; Daniele invece che è molto più impulsivo, può realizzare una collana con soluzioni tecniche in breve tempo. “Abbiamo iniziato nel 1987 creando collane e borse - ci racconta il pacato Stefano - ma tutto è cambiato quando nei primi anni Novanta abbiamo visitato la vecchia fabbrica della Veneziana Conterie e ci siamo “imbattuti” in una montagna di vetro colorato che aveva in sé il fascino e il mistero dei segreti di Murano. Abbiamo azzardato e rischiato le nostre poche risorse per acquistare tutto il magazzino e da quel momento, le splendide perle colorate,
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siamo rimasti affascinati da subito dal Giappone”, racconta Daniele Attombri. In Oriente oggi le loro creazioni sono già molto ricercate e due volte all’anno i due fratelli lasciano la Laguna alla volta di Tokyo, Osaka e Kyoto per presentare le nuove collezioni. “Questa esperienza ci ha fatto crescere moltissimo e soprattutto abbiamo cambiato il modo di vedere, ci ha aperto mente e orizzonti”, continua Stefano che proprio a Tokyo ha incontrato l’anima gemella che ora è la mamma dei suoi due bellissimi bambini. Negli anni hanno collaborato con i maggiori stilisti italiani, creando piccole opere d’arte e ora guardano a nuovi mercati, spinti dal desiderio di esportare il Made in Italy in Paesi che sanno ancora stupirsi di fronte alla nostra grande bellezza.3 Metallo che si piega, si torce e fa spazio a piccole sculture e perle di vetro di Murano di antica memoria, provenienti dalla Veneziana Conterie, una della fabbriche più famose della Laguna
Il gioiello prende forma, prima nella mente, poi su un foglio di carta. E successivamente al banco di lavoro, dove i fratelli Attombri esprimono la loro creatività
ci hanno dato l’ispirazione per poter realizzare qualcosa di nuovo”. Gli Attombri sono nati in terra ferma ma si sono trasferiti a Venezia per la loro attività e ora, da questo capolavoro sull’acqua, si separano malvolentieri. Unica concessione è per il Paese del Sol Levante che li ha tentati una quindicina d’anni fa con un’interessante opportunità di lavoro colta al volo, e grazie alla quale riescono a combattere la crisi. “Non è stato semplice far capire il nostro lavoro a donne con una cultura così diversa dalla nostra, abituate a uno stile molto rigoroso, ma 61
Per Elena Mercandelli, la Lavanda è stata una scommessa contro tutto e tutti ma la passione, unita alla perseveranza e a un lavoro duro, ha dato i suoi frutti. O meglio fiori: magnifici e profumati, generosi di virtÚ
SIGNORE DI CAMPAGNA ►
Color lavanda Uno scampolo di Provenza sulle colline di Godiasco, Oltrepò Pavese. Follia? No, assoluta passione per una pianta magica, color indaco, profumata e fiera: la Lavanda di Antonella Euli
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lena Mercandelli è una donna di vino, e sulle colline ondulate dell’Oltrepò pavese coltiva vigne di vini eccellenti che firma personalmente. C’era quindi bisogno della Lavanda? “Io ne sono innamorata perché è una pianta dalle impareggiabili virtù ed è anche un’esplosione di fragranze e di bellezza. Agli scettici che hanno criticato questa straordinaria e faticosa avventura agronomica, mio marito ed io abbiamo sempre risposto che, curva dopo curva, fino ad arrivare in cima alle colline, il colore e il profumo del nostro lavandeto ci faceva sentire come in Paradiso”. E che si trattasse di una vera e propria avventura era indubbio, perché all’inizio questi coraggiosi pionieri potevano solo contare sul loro entusiasmo. Del tutto privi di esperienza e delle attrezzature che consentono di abbattere i costi di conduzione delle coltivazioni intensive, si sono rimboccati le maniche e hanno
fatto a mano ciò che di solito fanno le macchine. “La nostra è un’azienda agricola esclusivamente vitivinicola (la pluripremiata Cabanon n.d.r.) votata fin dalla nascita al biologico, quindi la manualità fa parte della nostra filosofia. Il lavoro nelle vigne e nei campi non ci spaventa perché fa parte della nostra vita. Ma se a motivarci c’è sempre la passione, spesso questa non va d’accordo con i numeri, anzi… La Lavanda è stata una scommessa, e così siamo partiti, a dispetto di chi ci dava addosso per l’alto rischio e l’incerto guadagno. E le critiche hanno sortito l’effetto contrario”. Ora ai trenta ettari vitati si sono aggiunti i tre della nobile Lavanda in due varietà diverse per conformazione, colore, epoche di fioritura e destinazioni commerciali, ma che si eguagliano in bellezza e sfociano in un emozionante colpo d’occhio, soprattutto al culmine della fioritura stagionale. Un mare di fiori dal profumo 63
Oltre ai trenta ettari vitati, in Fattoria ora c’è posto anche per i tre dedicati alla nobile Lavanda, in due varietà diverse per conformazione, colore, epoche di fioritura e destinazioni commerciali, ma che si eguagliano in bellezza e sfociano in un emozionante distesa color indaco
delicato e intensissimo che si trasforma in qualcosa di concreto, visto che le proprietà essenziali della Lavanda sono ad ampio spettro: antibatteriche, disinfettanti, balsamiche, decongestionanti, lenitive, antidolorifiche, distensive e antidepressive. “Le infiorescenze della Lavanda officinalis che raccogliamo a fiore chiuso, vengono essiccate, sgranate manualmente, vagliate
e setacciate, e sono destinate al mercato erboristico. Noi le utilizziamo anche per confezionare una delicata gelatina al cucchiaio a base di infuso di Lavanda e mela, ottima per accompagnare formaggi e prime colazioni. Una parte della produzione del fiore invece è destinata alla distillazione per la produzione dell’olio essenziale, e per fare questo utilizziamo
un antico estrattore per piante officinali, a fuoco a legna, basato sul principio della distillazione in corrente di vapore. A fine distillazione, la pianta esausta si usa per il compostaggio, cioè per la produzione di terriccio fertile ottimo per reintegrare la sostanza organica dei nostri terreni. Un’altra considerevole parte delle infiorescenze diventa un infuso per
OLIO ESSENZIALE PURO DI LAVANDA: USI&CONSUMI ◆ 5 gocce in 5 ml di gel di aloe: decongestiona dalle scottature da sole e piccole ustioni ◆ 20 gocce in 250 ml di acqua minerale naturale: per un’efficace lozione doposole ◆ 20 gocce miscelate a 100 ml di olio di girasole: per massaggiare caviglie gonfie e doloranti e per riattivare la circolazione ◆ 20 gocce in olio di nocciola: per rigenerare pelli rilassate e combattere smagliature e inestetismi della cellulite
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◆ 20 gocce in circa 30 ml di olio di rosa mosqueta: ottimo olio anti-age per il viso, contro le macchie scure ◆ 20 gocce in 50 ml di olio di jojoba: due applicazioni mattino e sera per lenire e sconfigge la dermatite seborroica ◆ 5-7 gocce: massaggiato su tempie, collo e nuca, riduce ansia e tensioni
◆ 3 gocce sul cuscino: per conciliare il sonno di adulti e bambini
◆ 5 gocce di olio essenziale di Lavanda, 2 gocce di olio essenziale di limone e 1 goccia di olio essenziale di pompelmo: un’ottima miscela da utilizzare nelle lampade per aromi
◆ 2,5 ml di olio essenziale di Lavanda e 1 ml di olio di camomilla in acqua calda: per un bagno rilassante e distensivo
SIGNORE DI CAMPAGNA ◄
Semina e raccolta vengono fatti rigorosamente a mano e in squadra. Numerosi i prodotti: dall’olio essenziale alle candele di pura cera d’api profumate alla Lavanda, dai sacchetti per armadi alla gelatina alla Lavanda e infuso di mela. Nella foto sotto, Elena Mercandelli al lavoro
irrorare i vigneti: una valida fitoterapia perché le proprietà antibatteriche della Lavanda aiutano a combattere e prevenire i marciumi e le infezioni dell’oidio, atavico nemico della pianta della vite”. Gli oli essenziali non sono adatti all’uso alimentare ma servono per la profumazione, detersione e igienizzazione degli ambienti, la profumeria e cosmetica
e l’aromaterapia. Altamente concentrati e puri, questi oli dovrebbero essere centellinati, utilizzati in combinazione con altre pomate o diluenti neutri. Esistono molti tipi di Lavanda, sia della varietà officinalis (conosciuta più comunemente come Lavanda “Vera”) sia della varietà ibrida, più vocata alla produzione di olio essenziale. 3
DOVE
Fattoria Cabanon - via Loc. Cabanon 3, Godiasco, (Pavia) - tel.0383 940912 www.cabanon.it
QUANDO
La Lavanda più precoce è quella a fiore blu intenso (Lavanda “vera” varietà Hidecote) e fiorisce tra la seconda metà di maggio fino alla prima settimana di giugno; quella più tardiva destinata alla distillazione, è in piena fioritura tra luglio e la prima metà di agosto. Non esistono visite guidate al lavandeto proprio per non stravolgere la magia del luogo. Ma basta fare una passeggiata fino in cima alla collina e, curva dopo curva, sarete inebriati dal profumo intenso e dal colore viola
COSA
Flaconcini da 30 ml di olio essenziale; sacchettini profumatori per armadi; candele profumate; vasetti (150g) di gelatina alla Lavanda e infuso di mela, etc. etc.
COME
Olio essenziale e affini si acquistano via mail: info@cabanon.it o telefonicamente: 0383-940912. In fattoria su appuntamento
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SAURO GRANDI, UN CUOCO CHE DETESTA LA PAROLA CHEF. LUI È UN ASSEMBLATORE DI CIBI E CUCINIERE. PUNTO E BASTA. DA CINQUANT’ANNI
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RISTORANTI DELLA TRADIZIONE ►
El me Milan Quando l’Expo era solo un’idea, c’era già chi rendeva omaggio al cibo. Non globale ne regionale, ma squisitamente meneghino
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cava, scava. Fino al cuore della terra, dove le radici affondano. Questa è l’immagine che mi proietta un’osteria di campagna alle porte di Milano, dove si sta e si mangia come una volta. È il San Rocco in località Trecella, frazione di Pozzuolo Martesana, un gruppo di cortili più o meno conservati, e una comunità paesana congelata, con i pro e i contro del caso. L’Osteria è in una corte, forse una volta votata al Santo, ed è il luogo di Sauro Grandi, un cuoco che detesta la parola chef. Lui è un assemblatore di cibi e
di Antonella Euli cuciniere. Punto e basta. Da cinquant’anni, e quest’anno li festeggia a modo suo, tra i fornelli. Il locale è dominato da un immenso camino, le sale sono ampie e accoglienti, il dehor circondato da muri antichi e la cantina a volte custodisce parecchi segreti. Origini mantovane ma milanese che di più non si può, Sauro inizia la sua strada in cucina più per necessità che per passione “volevo fare il meccanico perché mi piacevano i go kart…” La gavetta è lunga, fatta di giorni sempre uguali, ma il ragazzo di cucina è scaltro, e in pochi anni
Sopra, la brigata di sala e di cucina al completo: Mao con una magnum di Jacquesson 736 e Jenny in uniforme da chef come Sauro, con tanto di cappello. Pagina accanto, dall’alto e da sinistra: i bignè al formaggio e noci, i ravioli di fagiano su crema al parmigiano e polvere di caffè, il coniglio ripieno con prugne e mele e il crème caramel maison
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ruba il mestiere al cuoco. Fa esperienza come aiuto in ristoranti blasonati della vecchia Milano e, a 21 anni, serve in tavola il suo primo piatto. Autodidatta assoluto, si perfeziona con un corso di cucina al Capac, e inizia a collezionare libri di ricette. Non libri qualunque ma quelli che raccontano la tradizione meneghina del 1700-1800. “Erano libri meravigliosi che non potevo permettermi, venduti alla Libreria Hoepli a prezzi astronomici”. L’incontro fortuito con Elio Chiodi ,il giornalista gastronomo cliente di uno dei suoi ristoranti-palestra, fa la differenza. Diventano amici e Chiodi gli procura i preziosi tomi “in realtà erano
fotocopie, ma per era già un lusso” e Sauro cresce, piatto dopo piatto “quando non ero al ristorante trafficavo con il frigorifero di casa e preparavo esperimenti per i miei genitori”. Nel 1980 apre il suo primo locale fuoriporta: Tri basei, cui segue La Botte di Inzago che diventa il suo regno per otto anni, quindi passa all’Osteria San Rocco, seguita da un fermo tecnico: “volevo imparare a fare il pane, e così ho chiuso i fuochi e aperto un forno”, e poi di nuovo qui, dove è oggi. Intanto, piccoli uomini crescono, e si ritrova accanto il figlio Maurizio, detto “il Mao”, che chiude la sua Enoteca e lo affianca in sala, portandosi
DAL LIBRO DEL CUOCO
Ossobuco con risotto giallo Ingredienti per 4 persone Risotto: 400 g di riso Carnaroli, 150 g di burro, 1,5 l brodo di manzo, 1 cipolla piccola,1 bicchiere di vino bianco secco, 1 bustina di zafferano, Parmigiano grattuggiato, olio evo Ossobuco: 4 ossibuchi di vitello, 100 g di olio evo, 2 pomodori maturi 1 carota, 1 cipolla e 1 canna di sedano affettati, 1 bicchiere di vino bianco secco, 1 spicchio d’aglio pestato, scorza di limone tritato, farina bianca, sale e pepe q.b. Preparazione In una casseruola mettere 4 cucchiai di olio evo e la cipolla affettata e, prima che imbiondisca, aggiungere il riso. Tostare alcuni minuti; bagnare con vino bianco e ridurre per metà. Aggiungere lo zafferano, mescolare e iniziare a versare brodo bollente a mestoli. Sempre mescolando, cuocere il riso a fiamma vivace continuando ad aggiungere brodo (quando evapora) fino a cottura ultimata. Mantecare con burro e Parmigiano. In un tegame capace soffriggere l’olio; infarinare gli ossibuchi e disporli nel tegame. Lasciarli colorire da 68
ambo i lati, aggiustare di sale e pepe, sfumare con vino bianco lasciandolo evaporare. Aggiungere carota, sedano e cipolla; quando quest’ultima avrà preso colore unire i pomodori tritati. Cuocere (coperti) per circa 1 ora e un 1/4 bagnando con brodo. A fine cottura cospargere gli ossibuchi con la scorza di limone tritata. Presentazione Impiattare ossobuco e risotto bagnato dal sugo di cottura della carne
Sopra, un tagliere di delizie: salame, culatello e coppa da gustare come antipasto al ristorante o in cantina, tra amici, magari a merenda... A sinistra, Sauro propone l’antica ricetta di un classico della tradizione culinaria milanese: risotto giallo e ossobuco. Nella pagina accanto, sopra: la cantina a volte custodisce preziose etichette e ancor più preziosi salumi e formaggi, selezionati e collezionati da Sauro e Maurizio. Sotto, tartare alle tre salse e tortino pere e cannella
RISTORANTI DELLA TRADIZIONE ◄
dietro una giovane promessa di nome Jennifer (di esotico c’è solo quello, perché è una lombarda doc, pasticcera allieva di Gattullo e cuoca estrosa). “Largo ai giovani come è giusto che sia: loro sanno miscelare tradizione e innovazione e aggiungono quel tocco in più che arriva della nuove esigenze della ristorazione. Io intanto continuo a fare le mie specialità milanesi prese dal passato (La Lombardia è troppo vasta per Sauro): la rustisciada, l’arrosto alla californiana (non quella d’oltreoceano, ma la frazione tra Lesmo e Lecco), il risotto giallo con la mosca, la faraona alla creta e via così”. Mao
e Jenny, la cuochina, invece si inventano il risotto con la menta, spuma di burrata e pomodoro fresco; il coniglio ripieno di prugne secche e mele cotto nella birra scura; il creme caramel con salsa misteriosa e gelato liquido ai frutti si bosco. E ridanno vigore alla cantina per gli amici, dove si mangia in privè e si degustano salumi buoni e formaggi eccellenti annaffiati da grandi etichette. Bravo Sauro e brava la brigata, ragazzi di oggi creativi e innovativi q.b., con la passione giusta per la tradizione del territorio e la sperimentazione contemporanea. 3
DOVE
Osteria San Rocco via Raffaello Sanzio, 2 Trecella, Pozzuolo Martesana (Milano) Tel: 02 95357663 www.osteriasanrocco.eu
SERVIZI
Dehor esterno, vino da asporto, confezioni natalizie, catering
PREZZI
30-40 euro a persona, vini esclusi 69
Nella tana del lupo
di Antonella Euli
foto di Davide Biagi
Il pretesto per raccontare uno dei luoghi piÚ belli d’Italia, il Parco Nazionale d’Abruzzo, arriva dal fiero predatore appenninico
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ITINERARI ►
di Antonella Euli, foto di Davide Biagi
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e ne parla tanto ultimamente, forse troppo. Il lupo è tornato a popolare le nostre foreste e a predare le greggi. A morte il lupo! Roba da far accapponare la pelle. Qualche decennio fa era scomparso, è stato reintrodotto, e ora è in esubero. Spiacente, ma il lupo è sacro e non si tocca. Forse perché mi è capitato di seguirne per giorni le tracce e poi di avvistarlo in lontananza: il muso in alto rivolto alla Luna e l’ululato da brivido. Accadde nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, per essere precisi, in una tarda primavera-inizio estate di un paio d’anni fa. Chi non ha ancora fatto questa esperienza non è un fortunato. I grandi parchi americani sono meravigliosi certo, immensi certo, ma il nostro sopracitato non ha proprio nulla da invidiare a tutti loro. Tranne il bisonte, e i geyser forse. Da noi è tutto in versione mignon si fa per dire, ma di incantevole bellezza. E antica anche. Il Parco nasce come prima area protetta d’Italia nel 1921: 500 ettari della Costa Camosciara nell’alta Val Fondillo; e proprio in questo impervio territorio dell’Alto Sangro trovarono rifugio l’orso bruno marsicano, il camoscio d’Abruzzo, il lupo appenninico e altre specie. L’anno dopo i 500 ettari divennero 12mila, i comuni coinvolti aumentarono (Opi, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia de’ Marsi, Lecce dei Marsi, Villavallelonga e Pescasseroli) e con loro una zona marginale di 40mila ettari di Protezione Esterna. E così nacque il Parco Nazionale, riconosciuto ufficialmente nel 1923. Fin qui la storia. Per
La flora saluta l’alba; il capriolo, folletto dei boschi, osserva curioso e il lupo appenninico lascia la sua tana 71
La primavera è un momento magico nel Parco che rinasce: flora e fauna sono in fermento, dai fiori ai prati, dagli insetti ai grandi mammiferi
IL PARCO IN LUNGO E IN LARGO Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è aperto tutto l’anno e l’ingresso è libero e gratuito. Nei Centri Visita (uno in ogni comune) si raccolgono tutte le informazioni per organizzare escursioni e passeggiate su misura che possono essere fatte a piedi o, lungo alcune piste autorizzate, anche a cavallo, a dorso di mulo o in bicicletta (escursioni giornaliere, a tema o trekking di più giorni). Sulla carta turistica, disponibile presso gli Uffici di zona e i Centri Visita, sono indicati circa 150 itinerari eco turistici: ogni sentiero è contraddistinto sul territorio dalla segnaletica internazionale rosso/bianco/rosso con al centro una lettera e un numero. La maggior parte di strade e sentieri che si inoltrano negli ambienti naturali, è chiusa al traffico motorizzato e questo favorisce l’incontro con gli animali selvatici. Un consiglio: munirsi di macchina fotografica, binocolo, una mappa dell’area protetta e un paio di scarpe adatte a lunghe passeggiate. Sul sito www.parcoabruzzo.it, nella sezione Vivere il parco, troverete l’elenco aggiornato di tutte le attività previste per la primavera-estate 2015
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ITINERARI ◄
Tornano gli uccelli migratori, nascono i cuccioli di lupi, cervi, caprioli e camosci, mentre i pigri orsachiotti aspettano il caldo per lasciare la tana
l’avventura invece, armarsi di scarpe da trekking, macchina fotografica, borraccia e binocolo, (la piccozza non serve!) e partire, senza dimenticare a casa la pazienza. Consiglierei di fare base a Pescasseroli, una meraviglia intatta nell’alta valle del fiume Sangro, circondata da montagne e boschi centenari popolati di tutto. Dall’orso alle farfalle. È un paesino bellissimo oltre a essere il più importante del Parco e ci si sta bene in tutte le stagioni. Da qui si può partire, ogni giorno, per un’escursione diversa. La primavera, stagione del risveglio, è uno dei momenti clou del Parco che rinasce: flora e fauna sono in fermento, dai fiori ai prati, dagli insetti ai grandi mammiferi. In questo periodo tornano gli uccelli migratori, nascono i cuccioli di lupi, cervi, caprioli e camosci, mentre i pigri orsacchiotti aspettano il caldo per uscire dalla loro tana. E d’estate è ancora meglio perché l’aria ha un profumo inebriante di fiori d’alta montagna, il canto degli uccelli è melodia e i colori del cielo assomigliano a una tela impressionista. Per essere parte di questa natura intatta basta iscriversi a una delle numerose passeggiate organizzate dalle Guide-parco: ce ne sono per tutti i gusti e per grandi e piccini. Ma un Parco Nazionale non è solo natura: è fatto anche di borghi e piccoli paesi, che hanno conservato in gran parte la loro identità e ciascuno di loro merita una visita. 3
INFO Dove dormire Nei 24 comuni del Parco ci sono alberghi da 4 a 2 stelle e un’infinità di B&B, oltre ad affittacamere, ostelli, campeggi e agriturismi caratterizzati da un’accoglienza di tipo familiare. Sul sito www.parcoabruzzo.it sono censite tutte le strutture delle diverse località: alcuni paesi sono molto piccoli e in posizioni incantevoli, e hanno saputo coniugare la difesa della natura con lo sviluppo socioeconomico Dove mangiare All’interno del Parco c’è la possibilità di gustare la cucina di tre regioni, Abruzzo, Lazio e Molise, accomunate da prodotti semplici e genuini. E in tutti i paesi ci sono ristoranti con cucina tradizionale che offrono le specialità del territorio tipo i maccheroni “alla chitarra”, la zuppa di orapi (spinaci selvatici) e fagioli, gli gnocchetti acqua farina e orapi, le carni alla brace e formaggi locali. E ancora legumi, ortaggi, miele e marmellate di frutta, dolci a base di mandorle, torroni e liquori come la Ratafià ed il Centerbe Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise Viale Santa Lucia, Snc - 67032 Pescasseroli (AQ) Tel. 0863/91131 - Fax 0863/912132 Sito Web: www.parcoabruzzo.it - E-mail: info@parcoabruzzo.it 73
VEGAN FOOD ►
Green chef con attitudini vegan La passione per la cucina verde fa parte del suo mondo, fin da quando era bambina. La conversione totale arriva quando, a sorpresa, scopre le intolleranze alimentari. E allora...
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ioniera del crudismo e del vegan gourmet in Italia (la prima nella Federazione Italiana Cuochi), Luana Cestari è una donna che ama vivere bene e sano. “Ho sempre preferito i vegetali a qualsiasi altra cosa e questo fin da bambina; ricordo che la mia attitudine complicava non poco la preparazione dei pasti per tutta la famiglia, ma mamma e nonna, amorevolmente, si facevano in quattro per accontentarmi e farmi mangiare. Crescendo i gusti sono diventati uno stile di vita e anche quando ho intrapreso la carriera di modella ho sempre mangiato green. E quando ho abbandonato le vecchie abitudini per provare un’alternativa, sono incappata nelle intolleranze alimentari”.
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GHIACCIOLI DI MELONE, KIWI E SUSINE ROSSE Ingredienti per 2 persone: 2 fette di melone, 2 kiwi, 2 susine rosse medie, 3 cucchiaini di stevia in polvere, uno per frutto, 1,5 cucchiaino, di succo di limone Preparazione: Pelare la frutta, tagliarla a pezzettini, metterla nel bicchiere del frullatore a immersione, e frullare un tipo di frutta alla volta, fino a ottenere una polpa omogenea. Versare la polpa di frutta in tre diversi recipienti e condirla con la stevia e il succo di limone diviso in tre parti. Versare il tutto in sei bicchierini monouso da caffè, differenziando per colore. Infilare nei bicchierini 6 bastoncini da ghiacciolo oppure delle forchettine in legno con il manico rivolto verso l’alto. Tenere in freezer il tempo necessario a solidificarsi. Sformare i ghiaccioli aprendo i bicchierini e servirli capovolti
Luana si è avvicinata alla cucina solo dopo aver svolto altre professioni. La sua è stata una scelta salutistica: per ovviare a intolleranze alle proteine animali, una decina di anni fa, si è votata totalmente all’alimentazione naturale. All’inizio da autodidatta, poi sempre più convinta, ha seguito corsi di formazione e seminari italiani e internazionali legati al vegetariano in tutte le declinazioni che evolve al crudismo, filosofia che predilige cibi crudi (non sottoposti a temperature superiori ai 42°C) e lavorati con tecniche che conservano tutte le proprietà nutritive. Ex modella ed ex consulente finanziaria, abbandona certezze e carriere, per quella che nel frattempo è diventata una vera passione. “L’attenzione ai valori nutrizionali e al benessere, la ricerca di ingredienti naturali e inusuali, l’innovazione: sono questi gli elementi del mio credo gastronomico e umano. Cresco professionalmente green chef con attitudine veg, ma il buonsenso mi scioglie da convenzioni ideologiche e la miaofferta
di cucina naturale non segue un modello più o meno alla moda, ma percorsi, lineari, di piacere, dietetici e salutari.” Questa flessibilità le ha permesso un’interazione propositiva con il mondo dell’alta cucina, dell’insegnamento e della ristorazione gourmet. Come parte integrante delle sue preparazioni, le piace andare a scovare piccoli produttori che coltivano materie prime buone e sane, essenziali quando si parla di crudismo. “La mia cucina è rigorosa ricerca sul terroir dell’ingrediente, della specie autoctona, coltivata o silvestre, nella sua peculiare qualità e tipicità, sposando sapori antichi con raffinatezze d’avanguardia. Armonizza la tradizione della migliore gastronomia al mondo, quella italiana, con la rivoluzione sinestetica dell’alimento. Creazioni di haute cuisine raw vegan
e metacucina naturale, nell’equilibrio del gusto, del cotto, del crudo, servite nell’arte e architettura del piatto.” Il crudismo permette di avvalersi di metodi di preparazione come marinatura, macerazione, fermentazione, essiccazione, germogliazione, che insieme a diverse altre metodologie professionali, strumentazioni scientifiche, nuove applicazioni e tecniche empiriche moltiplicano la creatività e le esperienze di gusto. Luana Cestari non ha inventato nulla: ci racconta di aver riscoperto la bellezza di processi un tempo impiegati quotidianamente eppure oggi in via di estinzione, come l’essiccazione dei pomodori al sole (che poi talvolta prosegue con l’essiccatore) e la produzione delle sue caciottine vegan, prodotte a partire da semi oleosi come mandorle e pinoli. “La cucina naturale, e soprattutto quella 75
VEGAN FOOD ◄ TARTARE DI POMODORO CON MAIONESE VEGETALE Ingredienti per 2 persone: 2 pomodori non troppo maturi, 2 foglie di basilico, 1 cucchiaino di olio extra vergine di oliva, un pizzico di sale, 50 ml di bevanda alla soia, 100 ml di olio di mais, qualche goccia di aceto di mele Preparazione: Tagliare i pomodori a fette, togliere i semi e tagliare a dadini. Tritare finemente il basilico e unirlo con l’olio evo. Nel bicchiere del frullatore a immersione versare la bevanda alla soia, l’aceto, un pizzico di sale e frullare per qualche secondo. Unire l’olio di mais a filo continuando a frullare fino a raggiungere una consistenza cremosa. Servire la tartare sformandola col coppapasta, versare accanto l’olio evo al basilico e sopra la maionese vegetale
crudista, mi permette di divulgare un regime alimentare sano e che fa bene alla salute. Al tempo stesso, bisogna essere realisti e comprendere che mangiare così è quasi impossibile ai ritmi di oggi. Ma è importante focalizzare questo obiettivo per instaurare un rapporto consapevole con il cibo, e per il tempo necessario a ristabilire un equilibrio, poi va integrata. Funzionale alle intolleranze alimentari, ammenda squilibri del ph e scompensi dei valori intrinseci degli apporti
nutrizionali, principale motivo di disturbi estetici, patologie, disarmonie”. Luana Cestari racconta la sua esperienza dopo l’approvazione del regolamento europeo sulle etichette, che impone ai ristoranti italiani di informare la clientela sugli allergeni alimentari che possono essere presenti nei piatti serviti. “E’ importante che gli allergeni siano indicati, perché, in casi come il mio, possono essere molto utili a rintracciare le cause di disturbi in tempo utile.” 3
CRUDITÈ DI CAVOLI COLORATI, BIETOLA E CIUFFI DI FINOCCHIO CON FILI DI CAROTA FRITTI SU CREMA DI ZUCCA Ingredienti per 2 persone: 150 g di cimette di cavoli colorati, qualche foglia di bietola, 250 g di zucca napoletana, qualche ciuffo di finocchio, 1 carota piccola, 3 cucchiai di olio evo, sale marino integrale q.b. Preparazione: Tagliare a fettine le cimette di cavoli, condirle con l’olio e lasciarle a riposo per 20 minuti. Nel frattempo, cuocere a vapore la zucca, frullarla e aggiustare di sale. Mondare la carota, tagliarla a julienne e friggerla in poco olio. Posizionare sul piatto di portata il coppapasta, fare uno strato alto un centimetro di crema di zucca, poi adagiare le fettine di cavoli alternando con le foglie di bietola. Decorare con ciuffi di finocchio e fili di carota
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www.sergioleoni.com stufa a legna mArlene l/A
TERRAZZI ►
Un giardino pensile in cima al tetto Non di Babilonia, ma di Verona. In pieno centro città, un gruppo di architetti paesaggisti rivoluziona un tetto e lo trasforma in un giardino sospeso di Antonella Euli
Una terrazza divisa in tre: living, zona idro e solarium. Gli elementi di stile sono nella pavimentazione in legno di ipè, duraturo più del teak, nei camminamenti in pietra orientale, nella pergola in acciaio, nelle fioriere rivestite in legno e nei bei vasi in terracotta toscana
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di Antonella Euli
A
Hemerocallis, Hydrangea e Rose abitano il giardino sospeso e offrono fioriture incantevoli per tutto il periodo estivo
rtefice del miracolo nel cuore di Verona è il team di Fontana l’Arte del Verde, giardinieri per tradizione. Giunti ormai alla quarta generazione, i Fontana di Sona, in territorio veronese, continuano a esprimere con il loro lavoro una grande passione per la natura. La loro creatività si esprime in una mega sede di oltre 65mila mq dove c’è spazio per lo studio di progettazione e la show room di piante ricercate, per quelle di grandi dimensioni e anche per gli allestimenti d’interni. La progettazione del verde globale (interno ed esterno con arredi, complementi e pezzi d’arte) è affidata a un gruppo di designer che sanno creare soluzioni non scontate e progettare gli spazi come se fossero un susseguirsi di stanze che sembrano emergere da un tappeto naturale e creano un gioco prospettico suggestivo. Mentre un’equipe guidata da direttori tecnici che organizza tempi e modi, materializza ogni progetto. In questo caso sono intervenuti sulla terrazza di uno stabile nel centro di Verona circondato da un bel panorama: a sud la città e il fiume Adige e a nord le famose Torricelle, le torri circolari dette Toresele (da cui le torri celle). Un progetto ambizioso per dar vita a 79
un raffinato giardino pensile, un’oasi naturale che domina la città, sfruttando ogni piccolo spazio e riqualificando una superficie utilizzata abitualmente come deposito di antenne e macchinari. La terrazza si divide in tre zone distinte: il living arredato con tavolo e divanetti, la zona spa con idromassaggio a incasso, e un’area polivalente intesa come possibile estensione del solarium. I materiali scelti sono di gran pregio, a partire dalla pavimentazione in doghe di legno di ipè, considerato da molti il legno più resistente al mondo, più compatto e duraturo del teak. I camminamenti invece sono in pietra orientale, la pergola in acciaio e le fioriere, anch’esse in acciaio, sono rivestite legno (sempre di ipè) mentre i vasi sono in terracotta toscana. Il focus è ovviamente sull’accurata scelta di essenze arboree come Hemerocallis, Hydrangea, Rose e tante altre specie, capaci di offrire delle fioriture incantevoli per tutto il periodo estivo. 3
Scorci del giardino pensile: fiori, verde e legno di ipè, per un’oasi naturale sopra la città 80
TERRAZZI ◄
PRIMA FASE Sopralluogo: per la valutazione del contesto prima di finalizzare il progetto. Progetto di massima: proposte e stili prendono forma in bozzetti e disegni
SECONDA FASE Progetto esecutivo: descrizione nel dettaglio con immagini fotorealistiche, disegni tecnici e computi dettagliati
TERZA FASE Realizzazioni: i tecnici traducono il progetto in giardino concreto, nel rispetto del dettaglio e nei tempi previsti Immagina, puoi! Libera interpretazione, e così il tetto una volta pieno di antenne, si trasforma come per incanto in una passeggiata sospesa tra cielo e prati verdi
INFO Lo studio di progettazione, fulcro di creatività e tecnologia, trasforma i sogni in paesaggi naturali che talvolta superano ogni aspettativa. Piccoli, grandi spazi verdi o giardini-terrazzi di città, diventano così oasi urbane o habitat naturali in armonia con arredamenti e giochi d’acqua e di luci. Per mantenere le realizzazioni del verde, si seguono programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria
in grado di salvaguardare la bellezza dell’investimento iniziale. La personalizzazione di un programma di intervento tutela il delicato equilibrio di volumi e sviluppi nelle diverse stagioni e il naturale evolversi delle piante. Realizzazioni: giardini, terrazzi, parchi, giardini pensili, giochi d’acqua, piscine e vasche idro per esterno, arredi, spazi verdi, muri vegetali www.fontanalartedelverde.it 81
ivere V la terra 2015 · anno I · numero 2 bimestrale - aprile/maggio 2015 Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 358 del 19/11/13 Direttore Responsabile: Roberto Ferri Progetto grafico: Platinum Media Lab srl via Passione, 3 – 20122 Milano tel. 02–36683420 r.a. e-mail: viverelaterra@platinummedialab.com Direttore Editoriale: Barbara Del Duca Consulente Editoriale: Antonella Euli Art Director: Laura Larese, Amelia Verga Hanno collaborato a questo numero: Daniela Canè, Luana Cestari, Antonio Gregolin, Sara Magro, Gianmario Marras, Marina Moioli, Valeria Rastrelli, Elisa Rossettini Ubiali Foto: Davide Biagi, Alessandro Villa, Antonio Gregolin I documenti ricevuti e non richiesti (testi, foto, disegni), in copia o in originale, non saranno restituiti. Pubblicità: Platinum Media Lab srl e-mail: adv.viverelaterra@platinummedialab.com tel. 02–36683420 r.a. www.platinummedialab.com Arretrati: CIGRA 2003 srl – Roberto Pugni tel. 02 – 43995439 fax 02 29061863 info@cigra.it Editore: CIGRA 2003 srl Via R. Franchetti, 2 – 20123 Milano tel. 02 – 43995439 fax 02 – 29061863 e-mail: info@cigra.it – www.cigra.it Tipografia: Roto 3 – Castano Primo Distributore: SO.DI.P. Spa Via Bettola, 18 – 20092 Cinisello Balsamo tel. 02 660301 Fax 02 – 66030320
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