Passo 9 I UNA RETE MONDIALE DI PREGHIERA E DI SERVIZIO, ATTENTA AI BISOGNI DELL’UMANITÀ
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Passo 9 I UNA RETE MONDIALE DI PREGHIERA E DI SERVIZIO, ATTENTA AI BISOGNI DELL’UMANITÀ
Città del Vaticano - 3 dicembre 2019 (aggiornato a marzo 2023) San Francesco Saverio - 175 anni di Apostolato della Preghiera
CARI AMICI NEL
SIGNORE
Il Cammino del Cuore è l'itinerario spirituale proposto dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È il fondamento della nostra missione, una missione di compassione per il mondo. Fa parte del processo avviato da Papa Francesco con l'Evangelii Gaudium, "La Gioia del Vangelo". È il risultato di un lungo processo spinto da P. Adolfo Nicolás, allora Superiore Generale della Compagnia di Gesù. All'inizio, con un'équipe internazionale guidata da padre Claudio Barriga SJ, è stata elaborata una bozza, qui chiamata "quadro di riferimento". Abbiamo presentato questo itinerario a Papa Francesco che lo ha approvato nell'agosto 2014; poi lo abbiamo pubblicato in un documento intitolato: "Un cammino con Gesù, in disponibilità apostolica" (dicembre 2014 - Doc. 1). Questo documento ha presentato un nuovo modo di intendere la missione
dell'Apostolato
della
Preghiera,
in
una
dinamica
di
disponibilità apostolica, come era all'inizio. Il Cammino del Cuore è essenziale per la ri-creazione di questo servizio ecclesiale, oggi Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È un approfondimento della tradizione spirituale dell'Apostolato della Preghiera e articola in modo originale gli elementi essenziali di questo tesoro spirituale con la devozione al Cuore di Gesù. Può essere visto come un adattamento degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio. Il Cammino del Cuore è la chiave di lettura della nostra missione. Il commento scritto nel 2017 voleva aiutare le équipe nazionali della Rete di Preghiera del Papa ad approfondire ogni passo del Cammino del Cuore e ad entrare nelle sue dinamiche interne, in modo da poter proporre, con la propria creatività, materiali adatti al proprio contesto locale. Troviamo questo testo in ogni libro sotto il titolo "Dinamica interna del passo".
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Ci siamo presto resi conto che era importante aiutare le équipe nazionali ad approfondire Il Cammino del Cuore, senza il quale sarebbe stato difficile avanzare nel processo di ricreazione di quest'opera pontificia. Pertanto, nel 2018 abbiamo iniziato a scrivere 11 libri con un'équipe internazionale. Questa équipe era coordinata da Bettina Raed, oggi Coordinatrice Internazionale del Cammino del Cuore. È dalla terra di Papa Francesco, con il sostegno di diversi compagni gesuiti e laici, che abbiamo portato avanti questo lavoro. Nel 2020 abbiamo pubblicato questo lavoro in spagnolo, sotto forma di un sito web con 86 video, 86 podcast e diverse centinaia di schede di presentazione: www.caminodelcorazon.church. Qui trovate la traduzione in italiano dei libri del Cammino del Cuore. Una traduzione è sempre limitata e lasciamo a voi il compito di adattarla localmente. Ci auguriamo che questo materiale vi aiuti a proporre questa missione di compassione per il mondo con creatività (ritiri spirituali, sessioni di formazione, incontri del primo venerdì del mese, ecc). È il nostro modo di entrare nella dinamica del Cuore di Gesù.
P. Frederic Fornos SJ Direttore Internazionale
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Schema per orientare il passo Parola chiave: SIAMO UNA RETE. Obiettivo: mobilitarsi attraverso la preghiera e l'azione per le sfide dell'umanità e della missione della Chiesa. Chiavi attitudinali: Cooperazione in rete, in varie forme. Cosa vogliamo ottenere - Frutto: Uscire dalla "globalizzazione dell'indifferenza". Dinamica interna del passo: Con altri nella missione della Rete mondiale di preghiera del Papa - Sentire con la Chiesa.
Quadro di riferimento L’Apostolato della Preghiera è una rete mondiale di preghiera al servizio delle sfide dell’umanità e della missione della Chiesa. Ritroviamo queste sfide nelle intenzioni di preghiera mensili proposte dal Papa, che esprimono le sue preoccupazioni per il mondo e per la Chiesa d’oggi, e devono orientare la nostra preghiera e le nostre azioni nel mese corrispondente. Questa rete è costituita da coloro che, con l’offerta quotidiana della loro vita, si rendono disponibili per collaborare alla missione di compassione del Cristo Risorto, in qualunque situazione o stato di vita si trovino. La chiamata alla missione è il fuoco che ci rende apostoli, inviati dal cuore del Padre fino al cuore del mondo.
Dinamica interna del passo Nel suo messaggio di Quaresima (2015) Francesco ci dice: «Anche come singoli abbiamo la tentazione dell’indifferenza. Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra incapacità ad intervenire. Che cosa fare per non lasciarci assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza? In primo luogo, possiamo pregare nella comunione della Chiesa terrena e celeste. Non trascuriamo la forza della preghiera di tanti!». Con la Rete Mondiale di Preghiera del Papa – Apostolato della Preghiera – entriamo in una rete globale di milioni di fratelli e sorelle che pregano e si mobilitano ogni mese per le sfide dell’umanità e della missione della Chiesa. Sono linee guida per la nostra vita e missione della Chiesa, che il Papa, nella sua visione universale, ci affida nelle sue intenzioni di preghiera. È un modo molto semplice di «sentire con la Chiesa» (Esercizi Spirituali nn. 352-370), uniti al Cuore di Gesù. È una finestra aperta al mondo. Le intenzioni di preghiera del Santo Padre aprono il nostro cuore ai bisogni più urgenti dell’umanità e della Chiesa, e ci portano a impegnare le nostre vite per la giustizia del Regno. Questa missione per le sfide dell’umanità la viviamo con tutti coloro che
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vogliono più fraternità, giustizia e pace nel mondo, inclusi coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Possa questo “Cammino del Cuore” fare nostra la compassione di Gesù e risvegliare in noi il desiderio di essere sempre più disponibili al servizio della sua missione per le sfide dell’umanità e della missione della Chiesa. Papa Francesco ci invita a partecipare alla sua rete di preghiera: «Vorrei invitarvi a unirvi alla rete di preghiera Mondiale del Papa, che diffonde anche attraverso i social network, le intenzioni di preghiera che propongo ogni mese a tutti la Chiesa. È così che si realizza l'apostolato della preghiera e si fa crescere la comunione» (Angelus dell'8 gennaio 2017). Il Santo Padre, sempre il 28 giugno 2019, nella Solennità del Cuore di Gesù, e in occasione della Celebrazione a Roma del 175° anniversario dell'Apostolato della Preghiera, oggi ricreato nella Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ci ha detto: "È bene, in questo giorno della solennità del Sacro Cuore di Gesù, ricordare il fondamento della nostra missione […] . Si tratta di una missione di compassione per il mondo, potremmo dire un “cammino del cuore”, cioè un itinerario orante che trasforma la vita delle persone". Ha aggiunto: "L’Apostolato della Preghiera, la sua Rete mondiale di preghiera del Papa e in comunione con lui, ricorda che il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. State attenti: il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. Possiamo fare tante cose, ma senza preghiera la cosa non va. Il cuore è la preghiera. Vi incoraggio a proseguire con gioia nella consapevolezza dell’importanza e della necessità del vostro lavoro. Voi aiutate le persone ad avere uno sguardo spirituale, uno sguardo di fede sulla realtà che li circonda, per riconoscere quello che Dio stesso opera in loro; è un grande sguardo di speranza! Affidiamo questa rete di preghiera alla nostra Signora, Maria, stella della nuova evangelizzazione, che, mossa dallo Spirito Santo, è stata sempre disponibile per suo figlio e per la missione della Chiesa. ➔ Per approfondire. Risorse. Appendice 5. Discorso del Santo Padre del 28 giugno 2019. ➔ Per approfondire. Risorse. Allegato 1. La Rete globale di preghiera del Papa. Il trenta, il sessanta e anche il cento per uno.
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Entrata dalla Prospettiva Biblica Antropologi e psicologi ci mettono in guardia su due bisogni fondamentali delle persone, senza escludere l'esistenza di un elenco più lungo. Da un lato, il bisogno di appartenenza, l'esperienza di appartenere a qualcosa di più grande che la contenga e le dia identità. Uno spazio in cui la persona possa dispiegarsi e dispiegare i propri progetti come parte integrante e significativa di quella realtà che la contiene e la sostiene. E dall'altro lato, conservare una quota di autonomia e libertà decisionale nei propri progetti e nella propria persona, pur facendo parte di qualcosa di più grande. Entrambi i bisogni formano una sana tensione che dobbiamo imparare a bilanciare: appartenenza e libertà. Se dovessimo tradurre questi postulati nel linguaggio della vita spirituale e della Chiesa, parleremmo di missione personale e di appartenenza a una comunità. Così come nel campo dello sviluppo comportamentale in ambito educativo o aziendale si parla di risvegliare una motivazione che spinga le persone a impegnarsi in progetti istituzionali, allo stesso modo, nella nostra Chiesa parliamo di risvegliare grandi desideri per unirci alla missione di Cristo. Solo i grandi desideri muovono, i grandi desideri ci determinano, i grandi desideri ci rendono capaci di eroismo. Due ingredienti ci aiutano a forgiare i desideri di coltivare uno spirito di discepolato missionario impegnato nella missione compassionevole di Gesù Cristo: che questa missione faccia parte del nostro progetto personale e che la portiamo avanti in una comunità che ci sostenga e ci rafforzi e in cui sentiamo che il nostro contributo è significativo. Sarà stata forse questa l'esperienza di coloro che per primi hanno seguito Gesù e, dopo la sua risurrezione, si sono messi a proclamare ciò che avevano visto e udito? E se no, quale? Quali sono stati i loro grandi desideri di unirsi alla missione di Gesù Cristo risorto? Se continuiamo il nostro viaggio attraverso le pagine della Bibbia, vediamo come Gesù invia i suoi con altri; non vanno da soli; così come Gesù cercava amici, anche i suoi amici sono inviati tra amici. Un invio in missione che Gesù stesso ha ricevuto dal Padre e che ora, dopo la Risurrezione, affida ai suoi discepoli: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Vangelo secondo Giovanni, cap. 20, 21). Nei loro primi passi missionari, le prime comunità hanno coltivato la preghiera, l'incontro personale e comunitario con Dio Padre e con Gesù Cristo risorto, nella preghiera mossa dallo Spirito Santo. Il libro degli Atti degli Apostoli ci dice che "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (libro degli Atti degli Apostoli cap. 1,14).
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Il Vangelo di Luca ci indica un numero maggiore rispetto all'invio dei primi dodici. Il numero settantadue potrebbe alludere all'universalità dell'invio e del messaggio di Gesù e all'urgenza verso tutti i confini del mondo, dove Gesù stesso "verrà prima" con la sua presenza. Una chiamata a tutti gli uomini e le donne che vogliono unirsi alla missione di compassione in ogni tempo e in ogni luogo dove il Risorto li attende e li accompagnerà. "Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi" (Vangelo secondo Luca cap. 10,1). "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Vangelo secondo Matteo, cap. 28, 20). Nelle sue lettere, San Paolo, l'apostolo itinerante, racconta la costruzione di un primo periodo di missione sostenuto dal suo accompagnamento a diverse comunità attraverso le sue visite e le sue epistole. Le lettere di Paolo non sono solo lettere, sono uno stile di missione, un modo che il discepolo ha trovato per contribuire allo sviluppo e all'accompagnamento di comunità lontane tra loro, in tempi in cui l'itineranza era attraversata da viaggi a piedi o era segnata dalle difficoltà di viaggi e spostamenti. "Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia" (Lettera ai Galati, cap. 1, 1-2). Ecco come Paolo ci racconta il suo discepolato: "Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi - poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani - e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare" (Lettera ai Galati, cap. 2, 7-10). Paolo esorta, accompagna, incoraggia, porta la buona notizia a tutti i pagani di quel tempo e ci ricorda che siamo tutti uniti e salvati in Cristo Gesù senza distinzioni di sorta: "per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (Lettera agli Efesini, cap. 2, 18-19). Siamo tutti un corpo che Gesù Cristo tiene unito e ogni azione d'amore delle membra si aggiunge a questo corpo e lo fa crescere: "dal quale (Cristo) tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità." (Lettera agli Efesini cap. 4, 16).
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Nei suoi viaggi, Paolo forma e aiuta le comunità con altri fratelli che sono inviati e che collaborano con lui per la missione di Gesù Cristo, che si recano nelle comunità, che portano notizie e che mantengono i legami tra i membri delle comunità con i loro viaggi. Compagni di strada di qua e di là, inviati e inviate, che portano e riportano notizie, che creano legami, che si aiutano, si sostengono, si incoraggiano e si correggono fraternamente, e in questo santo itinerario portano i semi del Regno del Padre, collaborando con Gesù Cristo nella sua missione di compassione per il mondo. "Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore. Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori" (Lettera agli Efesini cap. 6, 21-22). "Ho speranza nel Signore Gesù di potervi presto inviare Timòteo, per essere anch'io confortato nel ricevere vostre notizie" (Lettera ai Filippesi cap. 2, 19). "Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore. E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita." (Lettera ai Filippesi cap. 4, 2-3). "Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Barnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza - e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione. Vi saluta Epafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio." (Lettera ai Colossesi, cap. 4, 10-12). Ogni volta lo Spirito di Gesù ha ispirato un modo per realizzare, secondo le condizioni di tempo, luogo e persona, azioni concrete per collaborare alla missione del Regno di Dio. Paolo, Giacomo, Pietro, Giovanni e i primi hanno trovato un modo per fare comunità portando la Buona Novella del Regno, facendo fruttare la missione loro affidata. Allo stesso modo, nella Rete Mondiale di Preghiera del Papa siamo invitati a scrivere la nostra parte della storia a cui sono chiamati. A unirci alla missione di compassione di Gesù per il mondo, pregando e mobilitandoci per le sfide di questo tempo che il Papa ci affida. Come allora Gesù e poi i suoi discepoli hanno risposto alle sfide del loro tempo, così spetta a noi, discepoli di questo tempo, rispondere, come discepoli missionari del Regno di Dio, alle sfide della compassione. Spetta a noi scrivere i capitoli, le lettere di questo tempo storico, essere vangeli viventi al servizio della missione di Gesù Cristo, affinché le sfide dell'umanità e della missione della Chiesa
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siano i temi delle prossime pagine della storia della salvezza che spetta a noi vivere e raccontare. Vuoi unirti alla missione di Cristo nella Rete Mondiale di Preghiera del Papa? Chiamati e mandati Il Vangelo di Luca , nel capitolo 10.1-12, ci dice: «Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava
per
recarsi».
E
l'evangelista
prosegue
ricordando
i
consigli
e
le
raccomandazioni di Gesù per questo invio. Questo racconto della vita di Gesù contiene parole che non sono più rivolte al gruppo dei dodici apostoli, ma a un grande gruppo di discepoli che egli invia a collaborare con lui nella sua missione, nel progetto del Regno di Dio. Possiamo prendere le parole del Maestro come una lettera fondamentale per la nostra vita. La Chiesa e ciascuno di noi sono segnati dall'invio di Gesù. Il desiderio originario di Gesù era che i suoi discepoli "si mettessero in cammino", che dispiegassero il movimento profetico di una Chiesa che esce da sé stessa per andare incontro ai fratelli, mettendosi al servizio degli altri. Gesù ci manda a guarire i malati e ad annunciare che il Regno di Dio è vicino. E questa è la grande notizia, che Lui è vicino e ci incoraggia a umanizzare la vita. Ma questa non è una predicazione teorica, è necessario renderla comprensibile a tutti. Il Signore deve farsi capire, tutti devono poterlo cogliere come qualcosa di nuovo e di buono. Quali gesti e quali parole possono trasmettere questa realtà? È necessario ascoltare, accogliere, curare le ferite di chi soffre, soccorrere chi giace nei bassifondi dell'esistenza. Solo così l'Amore del cuore di Gesù potrà manifestarsi e rendersi visibile alle persone. Attraverso i nostri gesti concreti. La predicazione del Regno di Dio può essere compresa solo se le persone che incontriamo si sentono comprese e accolte dalle nostre azioni. E Gesù ci dice che la pace è il primo segno del Regno, che è un dono del Signore che dobbiamo curare e donare a chi ci riceve. Se questa pace viene accolta, lì resterà, e se non viene accolta, tornerà a noi, perché è un dono che non si perde. Il Signore ci raccomanda di non sovraccaricare il nostro zaino, di andare leggeri. Non ci dice cosa prendere, ma cosa non prendere... ciò che ci allontana dai più poveri. Il nostro stile di vita, il nostro comportamento deve identificarci con i più poveri. Perché ciò che ci definisce sarà la nostra testimonianza. I nostri mezzi devono essere poveri, i mezzi poveri che ha usato lui, l'amore solidale con i diseredati e i più abbandonati,
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l'accoglienza di ogni persona, il perdono di chi ci offende, la creazione di una comunità fraterna e la tolleranza reciproca. Non predichiamo una dottrina ma una persona, l'esperienza umanizzante del contatto con Gesù Cristo. Siamo inviati a irradiare una "qualità di vita evangelica" che metta i nostri fratelli e sorelle in contatto con la forza umanizzante di Gesù, che li ricostruisce e li riporta alla Vita. E questa chiamata è rivolta a ciascuno di noi, che formiamo una grande comunità simboleggiata dal numero evangelico dei settantadue. Oggi, la Rete di Preghiera del Papa riunisce decine di migliaia di cattolici, per lo più invisibili agli occhi del mondo, che, attraverso l'offerta della propria vita, la preghiera e l'azione, si rendono solidali con chi soffre, con gli ultimi. Questa rete di cuori è chiamata e inviata a portare la forza risanatrice di Cristo nel mondo con la testimonianza della sua qualità di vita evangelica, come risposta concreta all’invio: «il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi». ● Voi, che rammentate le promesse al Signore, non prendetevi mai riposo e neppure a lui date riposo […] finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. (Libro di Isaia 62:6-7.1) ● Allora Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? Rispose il Signore: "Se a Sòdoma troverò cinquanta (o quaranta, o trenta, o venti o dieci) giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutta la città". (Libro della Genesi cap. 18:23-33). ● Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui. (Libro degli Atti degli Apostoli cap 1:14.) ● Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo (Prima Lettera di Pietro cap 2,5.) ● Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. (Vangelo di Luca cap 10:1.) ● "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". (Vangelo di Giovanni cap 20:21.) ➔ Per approfondire. Risorse. Appendice 3: San Francesco Saverio, un uomo dai grandi desideri. ➔ Per approfondire. Risorse. Appendice 4. Teresa di Lisieux, la grandezza del piccolo.
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Entrata dalla Prospettiva della Fede Siamo una rete per la missione La Rete Mondiale di Preghiera del Papa è parte della Chiesa, è un'opera pontificia al servizio della missione della Chiesa. In questo senso siamo un corpo che adotta la configurazione di una rete e siamo parte di un corpo più grande che è la Chiesa. Per capirci come corpo e come parte di una comunità più grande, guardiamo ad alcune caratteristiche che definiscono lo spirito di questa appartenenza. Gesù non ha agito da solo, ha cercato uomini e donne, li ha formati e si è fatto aiutare da loro per rendere possibile l'annuncio del Regno di Dio. Questa comunità dei Primi discepoli e arriva a capire a cosa era stata chiamata con la venuta dello Spirito Santo che è stato riversato su di loro come Chiesa. È solo lì che hanno preso il posto lasciato loro dal Maestro. A questa Chiesa che comprende il messaggio di Gesù attraverso l'azione dello Spirito Santo è legato il misterioso disegno di Dio di renderci suoi collaboratori. Non c'è Gesù Cristo Salvatore senza una Chiesa di collaboratori, sono un unico sogno del Padre, entrambe le realtà sono inseparabili nel mistero della salvezza. Il Padre manda suo Figlio. Ed egli manda la sua Chiesa di discepoli che collaborano alla sua missione. Siamo un unico corpo solidamente unito in Cristo Gesù. E parlare di Chiesa di discepoli significa anche parlare di carismi e diversità. Il corpo-Chiesa sostiene al suo interno la diversità dei carismi come manifestazione della grazia dello Spirito di Gesù che lo anima. «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune» (Prima lettera ai Corinzi, cap. 12, 4-7). Così tutti formiamo un solo corpo in Cristo, che è il capo. «Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito» (Prima Lettera ai Corinzi cap. 12, 12-13). Nella sua diversità la Chiesa ha quindi un'unità interna, diversi carismi, funzioni e un capo che svolge un servizio di governo, il Papa che rappresenta Cristo sulla terra. Questo non significa che la Chiesa sia solo la gerarchia: come dice San Paolo, la Chiesa è il corpo differenziato e gerarchico. Non perdiamo di vista il fatto che la grazia del Signore opera solo nel concreto, diventa visibile attraverso segni sensibili. Vale a dire che la Chiesa ha una realtà incarnata, attraverso uomini e donne reali che agiscono in essa in circostanze
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concrete di tempo e di luogo. Per questo motivo, l'ambiguità e la fragilità sono proprie della sua esistenza. C'è peccato in essa perché c'è peccato negli uomini e nelle donne che agiscono in essa. Per questo la Chiesa, il Corpo che collabora alla missione di Cristo, ha sempre bisogno di conversione. Dobbiamo curare la vita e l'unità del corpo. Dobbiamo sempre mettere in pratica la lucidità razionale e l'amore per la verità, che non significa accusare i mali e le fragilità del corpo. L'atteggiamento accusatorio o divisivo è tipico di Satana. Se è necessario criticare, dobbiamo tenere presente che è meglio parlare che tacere, dobbiamo evitare lo scandalo e non aumentare il pettegolezzo con le nostre parole. Dobbiamo parlare nel modo e nel momento giusto e a chi può porre rimedio al male che denunciamo. Le critiche indiscriminate o fatte in modo inopportuno, anche se giuste, fanno male a chi critica. Non si tratta di nascondere, ma di costruire, di curare l'unità e di fornire armonia e pace. I membri più deboli devono essere aiutati e corretti, mai scartati o tollerati. San Paolo ci dice: «E quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.» (Prima Lettera ai Corinzi cap. 12, 23-26). La Chiesa è un corpo, una comunità e una comunione. È un popolo in cui tutti siamo chiamati alla santità e a partecipare alla stessa vocazione che il battesimo ci dona. Oggi più che mai, il laico è Chiesa nel senso più pieno del termine ed è chiamato a una santità radicale come qualsiasi religioso o sacerdote in questo corpo di missione. Questa Chiesa, corpo, rete per la missione deve essere aperta al mondo e impegnata nelle sfide dell'umanità. La Chiesa non è una chiesa per se stessa ma per il mondo, non siamo un corpo-rete per noi stessi ma per servire e amare i nostri fratelli e sorelle, specialmente i più vulnerabili. In questo senso, le comunità che fanno parte di un corpo devono essere aperte allo scambio, ad uscire e ad accogliere, a dare e a ricevere, ad entrare in reciprocità con il contesto, ad essere immerse nella realtà quotidiana, anche se questo le ferisce. Perché, come ci dice Papa Francesco, "preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze." (Evangelii Gaudium n. 49). Siamo chiamati a essere una rete per la missione, unita nel Cuore di Cristo, prendendoci cura dell'unità e della pace, in un atteggiamento permanente di conversione, in uscita e aperta ai bisogni degli uomini e delle donne che soffrono.
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Entrata dalla Prospettiva Spirituale Sentire con la Chiesa Essere parte della Chiesa e sentirsi Chiesa oggi è una sfida enorme per molti credenti. Siamo testimoni del fatto che in molti luoghi e per varie ragioni, la vita ecclesiale o la partecipazione ad intra all'istituzione della Chiesa è svalutata e indesiderata da molte persone che credono in Dio. Per queste ragioni, almeno in parte, sono emerse proposte spirituali più individualistiche, in cui le pratiche religiose e la formazione della coscienza non implicano una diminuzione della responsabilità personale e dell'esercizio della libertà, né sono soggette a un mandato ecclesiale. In molte persone si è perso il senso di appartenenza. È possibile recuperare criteri che ci permettano di fare un discernimento maturo per preservare il senso di appartenenza, per sentirci Chiesa e con la Chiesa senza essere privati dell'uso della nostra libertà? La prima risposta è che l'appartenenza alla Chiesa deve rafforzare – e così dobbiamo viverlo -l'esercizio della nostra libertà, la responsabilità delle nostre decisioni e il discernimento nella formazione della nostra coscienza, nel cammino della nostra crescita spirituale. Nel suo libro degli Esercizi Spirituali, Sant'Ignazio di Loyola ci dà, a partire dal numero 352, alcune linee guida per guardare alla Chiesa, amarla e integrarci in essa. Questi consigli possono aiutarci a vivere con libertà e responsabilità la nostra appartenenza alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa come opera pontificia. Una prima idea è che la mediazione ecclesiale è necessaria per il pieno compimento della propria missione. Vale a dire che non possiamo concepire e vivere autenticamente la sequela di Gesù Cristo e la collaborazione con la sua missione di compassione per il mondo senza farlo "dentro" la Chiesa, e nell'esercizio della nostra libertà. Sant'Ignazio, come frutto della sua esperienza personale del legame con la Madre Chiesa, ha voluto che noi modellassimo la nostra affettività verso la Chiesa e fossimo capaci di amarla e di volerle bene. In altre parole, non si tratta di "accettare con riluttanza i suoi comandi", ma soprattutto di amarla, di provare affetto per lei, di compiacersi di essa, di sentire “con essa”. Amare la Chiesa significa lavorare in essa e dal suo interno. Unire il nostro cuore al cuore della Chiesa, affezionarci a lei. Ma questo sentimento non è miope di fronte ai suoi difetti, al contrario, è realistico e guarda con verità ai suoi difetti. Ma poiché l'amore definisce il legame con lei, è possibile provare dolore con lei e agire responsabilmente per correggerli.
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È fondamentale non guardare la Chiesa dall'esterno, ma dall'interno. Altrimenti potremmo non riuscire a costruire un legame con lei. È qualcosa che dobbiamo scoprire, qualcosa che ci appartiene e a cui apparteniamo. Dobbiamo cancellare ogni alterità, “siamo la Chiesa” e non "è la Chiesa". Gli errori dei pastori, delle comunità e dei fedeli sono in qualche misura i miei, questo è vivere la realtà ecclesiale dall'interno. La fede cristiana è essenzialmente ecclesiale. Non può essere vissuta da soli; o è vissuta in comunità o non è cristiana, perché Gesù Cristo l'ha vissuta in comunità. La fede è personale, ma è vissuta nella comunità ecclesiale. Si riceve nella Chiesa, si trasmette e si vive nella Chiesa, non può essere vissuta in modo isolato. La fede in Gesù Cristo e l'obbedienza alla Madre Chiesa sono collegate? Credere implica obbedire in modo creativo. Il modo in cui Sant'Ignazio ha concepito l’obbedienza per i gesuiti può aiutarci a viverla nella Chiesa. Formò un corpo dinamico, agile e con iniziative. Insisteva molto sull'obbedienza, ma esercitata per profonda maturità e libertà. Per lui era necessario assumere intimamente e creativamente ciò che veniva comandato. Si tratta cioè di una posizione attiva e non di una semplice osservanza. È necessario che ogni persona sia ben formata con iniziative, personalità e che sia in grado di formarsi un'opinione e di esprimerla. È la capacità di contribuire con tutte le proprie luci e con tutto il proprio potenziale personale affinché i superiori possano comandare bene. Non si tratta di un suddito e di un padrone, ma di una "obbedienza discreta". L'obbedienza è in funzione della missione e del bene del corpo a cui apparteniamo. Per questo l'obbedienza implica lo sviluppo della creatività e dell'amore, per formare criteri e aderire con i sentimenti a quelle istruzioni che più aiutano la comunità e la missione che abbiamo assunto. Il discernimento orante è essenziale. E la Chiesa non va da sola, senza assistenza o dipendendo solo dalle azioni umane. In questo caso sarebbe persa. È il Signore stesso che la porta e la guida. È lo Spirito Santo il protagonista della missione. Nel Vangelo troviamo alcuni racconti che possono aiutarci a comprendere questa presenza dello Spirito Santo all’interno della Chiesa. «"Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"» (Vangelo di Giovanni, cap. 20, 21-22). In un altro momento della sua vita terrena e prima della sua passione, morte e risurrezione, il Signore disse a Pietro: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.» (Vangelo di Matteo cap. 16, 18). E anche alla fine della sua vita terrena e prima di lasciare i suoi amici disse loro: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e
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del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.» (Vangelo di Matteo, capitolo 28, 19-20). Così, possiamo essere certi che Gesù Cristo ci ha lasciato un Difensore, il Paraclito che rimane con e nella Chiesa, assistendola sempre. Pertanto, anche in presenza di difficoltà nella missione, di errori e di disaccordi, che non ci saranno risparmiati, dobbiamo essere certi, perché Gesù Cristo stesso ce lo ha detto, che lo Spirito Santo ci assiste e che sarà sempre presente fino alla fine. In questa certezza ci affidiamo e confidiamo, è lo Spirito del Signore che guida la Chiesa, è lui il principale protagonista della missione a cui collaboriamo. L'assistenza e l'ispirazione dello Spirito ci assicurano che la Vita ha l'ultima parola, anche quando gli uomini sbagliano. Pertanto, spetta a noi essere docili per accogliere la voce dello Spirito Santo che ci guida e porta avanti la missione, e quindi essere strumenti nelle mani del Signore, come pennelli nelle mani del loro artista. Affinché attraverso di noi sia il Signore stesso ad aprire la via del Regno del Padre. Nella Rete Mondiale di Preghiera del Papa viviamo così il senso di Chiesa e di appartenenza a un corpo per la missione. Aderiamo alle intenzioni di preghiera che il Papa ci affida ogni mese, fiduciosi che lo Spirito di Gesù ispira le sfide al Santo Padre e a coloro che le propongono con lui. E sebbene lo Spirito Santo guidi la missione, questo non ci esime dall'agire con creatività e amore. Al contrario, la sua assistenza ci spinge a lavorare con libertà e amore sotto la sua ispirazione, senza tener conto di rischi, successi o fallimenti, ma mettendo in gioco la nostra totale disponibilità e amore. Per questo motivo, dobbiamo agire nelle nostre comunità, affinché le sfide diventino realtà nella vita concreta di esse. E allo stesso tempo, dobbiamo esercitare il nostro amore per aderire con i nostri sentimenti a ciò che aiuta di più la missione e la comunità, anche se non coincide con le nostre idee personali. Siamo un corpo e siamo definiti nelle nostre azioni dall'interesse superiore della missione di Cristo.
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Entrata tramite le Parole del Papa Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo. L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perché, così come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza. L’isolamento, che è una versione dell’immanentismo, si può esprimere in una falsa autonomia che esclude Dio e che però può anche trovare nel religioso una forma di consumismo spirituale alla portata del suo morboso individualismo. Il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui. Ma più dell’ateismo, oggi abbiamo di fronte la sfida di rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente, perché non cerchino di spegnerla con proposte alienanti o con un Gesù Cristo senza carne e senza impegno con l’altro. Se non trovano nella Chiesa una spiritualità che li sani, li liberi, li ricolmi di vita e di pace e che nel medesimo tempo li chiami alla comunione solidale e alla fecondità missionaria, finiranno ingannati da proposte che non umanizzano né danno gloria a Dio.
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Le forme proprie della religiosità popolare sono incarnate, perché sono sgorgate dall’incarnazione della fede cristiana in una cultura popolare. Per ciò stesso esse includono una relazione personale, non con energie armonizzanti ma con Dio, con Gesù Cristo, con Maria, con un santo. Hanno carne, hanno volti. Sono adatte per alimentare potenzialità relazionali e non tanto fughe individualiste. In altri settori delle nostre società cresce la stima per diverse forme di “spiritualità del benessere” senza comunità, per una “teologia della prosperità” senza impegni fraterni, o per esperienze soggettive senza volto, che si riducono a una ricerca interiore immanentista. Una sfida importante è mostrare che la soluzione non consisterà mai nel fuggire da una relazione personale e impegnata con Dio, che al tempo stesso ci impegni con gli altri. Questo è ciò che accade oggi quando i credenti fanno in modo di nascondersi e togliersi dalla vista degli altri, e quando sottilmente scappano da un luogo all’altro o da un compito all’altro, senza creare vincoli profondi e stabili: «Imaginatio locorum et mutatio multos fefellit». È un falso rimedio che fa ammalare il cuore e a volte il corpo. È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità. Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un «piccolo gregge» (Vangelo secondo Luca 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr. Vangelo secondo Matteo 5, 13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. Non lasciamoci rubare la comunità! (Papa Francesco, Evangelii Gaudium n. 87-92) ➔ Per approfondire. Risorse. Allegato 2. La Rete Mondiale di Preghiera del Papa e le sfide della costruzione del Regno.
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Entrata dalla Prospettiva della Preghiera Parte del tutto Per concludere questo itinerario spirituale del Cammino del Cuore che abbiamo seguito, ci sembrano molto appropriate le parole di Paolo (Lettera ai Romani cap. 12, 1-21) perché sono un invito a vivere in modo completamente nuovo. È un'esortazione a offrire noi stessi come sacrificio vivente, santo, gradito a Dio. Ci invita a vivere come un corpo che ha molte membra, non tutte con la stessa funzione. Formiamo un unico corpo. Siamo uniti gli uni agli altri come parti di uno stesso corpo. Siamo parte del tutto. Assistiamo nel nostro tempo a una trasformazione silenziosa, una rivoluzione senza stridore. Questa rivoluzione, che è un'evoluzione del pensiero, è caratterizzata da un rinnovamento della coscienza e da una maturazione della fede, che dall'isolamento e dalla separazione procede verso l'unità e l'unicità. Questo meraviglioso processo non è limitato a un’epoca, a una cultura, a una religione. È un'esperienza globale che sta trasformando la cultura planetaria, coinvolgendo diversi popoli, culture e religioni. Gli esseri umani stanno iniziando a pensare in modo diverso perché conoscono se stessi in modo diverso. Dal profondo dell'essere umano sta emergendo un nuovo modo di intendere la realtà, con una prospettiva non del tutto nuova, ma che porta con sé una rinnovata energia: è la rete. Il paradigma della "rete" è un nuovo modo di pensare e di relazionarsi. Siamo rete, abitiamo lo spazio della rete e ne siamo plasmati. Siamo sempre più connessi l'uno all'altro attraverso i media digitali e la comunicazione online e questo sta plasmando i nostri legami. La grande sfida che ci attende come rete è che questa connessione sia comunicazione, unità e impegno reciproco. Questa è la sfida dell'umanizzazione della rete e di nuovi modi di collegarci. Ecco perché diciamo che questo rinnovamento dell'Apostolato della Preghiera nella Rete Mondiale di Preghiera del Papa avviene prima di tutto all'interno delle persone. E diventa visibile in coloro che hanno trovato nelle sfide dell'umanità e della Chiesa un modo per collaborare alla missione di compassione che Gesù ha inaugurato con la sua incarnazione. Impegno per l'umanizzazione della nostra casa comune. Oggi sono sempre più le persone che cominciano a pensare e ad agire in modo diverso dai vecchi e stantii schemi dell'individualità e dell'indifferenza. Sono incoraggiate a impegnarsi nelle sfide che l'umanità e la Chiesa devono affrontare per migliorare la vita. Pensano e agiscono in modo corporativo e si sentono parte di un insieme più grande di loro. Queste persone possono non comprendere appieno ciò che sta emergendo in loro, ma certamente vogliono fare qualcosa per gli altri perché si sentono parte della missione di compassione che la Chiesa, nello spirito di Gesù risorto, porta avanti.
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Siamo stati sconvolti da una corrente individualista che ci ha fatto sprofondare nella solitudine e nel vuoto. Ci ha portato ad assumere comportamenti distruttivi nei confronti del pianeta, ci ha diviso e ha messo gli esseri umani gli uni contro gli altri, facendoci credere di essere nemici gli uni degli altri. In qualche modo abbiamo cominciato a sintonizzarci con il Cuore di Gesù e ad ascoltare la voce dello Spirito di Dio, per fare spazio al recupero della somiglianza che ci restituisce la nostra identità di figli di Dio e di fratelli tra di noi. Stiamo abbandonando le vecchie idee di paura e separazione per sostituirle con pensieri di amore e unità, pace e armonia, riconciliazione e opportunità. C'è già un numero significativo di persone, anche se non visibili, che stanno coltivando questo nuovo livello di consapevolezza e di impegno nei confronti delle grandi sfide che dobbiamo affrontare come umanità e come Chiesa, e stanno rendendo possibile il cambiamento nel loro ambiente. Ma arriverà un momento in cui ci sarà una consapevolezza collettiva e critica, e allora il cambiamento sarà sperimentato da tutti. Siamo parte del destino che raggiungeremo. G.K. Chesterton dice: "Non credo in un destino che arriva agli esseri umani indipendentemente da come agiscono; ma credo in un destino che arriva inevitabilmente se non agiscono". Dobbiamo sentirci parte di un processo di trasformazione del mondo. Se ognuno di noi cambia, il nostro ambiente e il mondo cambieranno. Nella Rete Mondiale di Preghiera ci sono diversi modi di sentirci uniti nell'unico corpo che è Cristo nella sua Chiesa. Questi diversi modi fanno parte di un unico corpo e sono uniti tra loro come parti di uno stesso corpo. L'Apostolato della Preghiera, oggi configurato come Rete Mondiale di Preghiera del Papa, offre due modalità di partecipazione: una modalità "aperta" e un’altra di "appartenenza e impegno", considerando l'Eucaristia come modello di offerta e disponibilità, per vivere secondo lo stile di Gesù.
1. La modalità di partecipazione aperta, accessibile a ogni battezzato, consiste nell’assumere come parte della preghiera quotidiana a Dio, se possibile nella celebrazione Eucaristica, la preghiera per le intenzioni di preghiera del Papa. A coloro che assumono questa modalità, si richiede in modo particolare, che nei primi venerdì di ogni mese si integrino alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, tenendo particolarmente presenti le intenzioni del Santo Padre. Quel giorno sarà considerato “Giornata mensile di preghiera per le intenzioni del Papa”. Questa modalità può essere assunta spontaneamente da persone, gruppi o movimenti.
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2. La forma di appartenenza e impegno richiede un intervento più attivo, essendo necessario stabilire un legame con il centro responsabile della Rete Mondiale di Preghiera del Papa nel Paese o nella regione, solitamente chiamato Ufficio Nazionale. Questo collegamento può essere concretizzato partecipando alle attività proposte dall’Ufficio Nazionale (istanze di formazione, incontri nazionali, giornate di preghiera, ecc.) e rimanendo informato attraverso le reti sociali. Questa appartenenza e questo impegno possono essere vissuti a livello personale o, anche, a livello di gruppo o di comunità. Può persino assumere la forma di una consacrazione personale. 2.1. A livello personale, la forma di appartenenza e impegno richiede di assumere come parte della vita quotidiana tre momenti di preghiera al Signore Gesù: uno al mattino, con la preghiera di offerta, un altro durante il giorno e un altro di sera; uno di questi si può fare nella celebrazione eucaristica. La cosa essenziale, attraverso questo ritmo quotidiano di preghiera, è consolidare la nostra intima amicizia con il Signore e trovare la propria maniera di collaborare con la missione della Chiesa, nell’orizzonte delle sfide raccolte dalle intenzioni di preghiera che ci affida il Papa. Questa preghiera e disponibilità apostolica è sempre unita a Maria, la Regina degli Apostoli. 2.2. A livello di gruppo o di comunità,la forma di appartenenza e impegno si può concretizzare attraverso una di queste tre opzioni possibili: - Le parrocchie, le comunità cristiane e i vari gruppi possono esprimere il loro impegno con la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, incontrandosi specificamente per pregare per le intenzioni del Papa e, in particolare, prendendo il primo venerdì del mese come un giorno destinato a questo fine. L'Ufficio Nazionale sarà informato del loro impegno in modo che vi sia una reale consapevolezza e integrazione con la rete. - Le comunità della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, sono costituite a tal fine nelle parrocchie, nelle scuole e in altri spazi. Queste comunità non solo pregano e assumono un atteggiamento interiore di disponibilità a collaborare con la missione della Chiesa, ma si mobilitano anche, cercando dei modi per mettersi al servizio delle sfide dell’umanità e delle necessità della Chiesa. Le persone che compongono queste comunità sono impegnate, personalmente e in gruppo, a vivere l’itinerario delle loro vite, secondo la spiritualità del Cuore di Gesù, come è presente nel Cammino del Cuore. Allo stesso modo appoggeranno la nostra sezione giovanile il Movimento Eucaristico Giovanile ovunque esista, o la pastorale giovanile (parrocchia o scuola, ecc.). - I gruppi dell’Apostolato della Preghiera nati dalla nostra tradizione spirituale e presenti nelle parrocchie, sono anche un’altra modalità comunitaria di
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impegno per la Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Hanno una struttura diocesana e hanno le loro istruzioni o regolamenti interni. Potranno fare affidamento su queste linee guida nella misura in cui siano di aiuto per organizzarsi e sono invitati a partecipare al processo di "Ricreazione". - I gruppi del Movimento Eucaristico Giovanile – che sono la sezione giovanile della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, come indicato negli statuti approvati dal Santo Padre nel marzo 2018. 2.3. La consacrazione personale, o “alleanza” con Gesù è per coloro che sperimentano una chiamata a vivere più strettamente uniti al Cuore di Gesù e che desiderano formalizzare la loro offerta personale, impegno e servizio in questo senso. La consacrazione rende coloro che la professano “apostoli di preghiera” e per questo assumono l’impegno di essere disponibili per il servizio delle comunità della Rete Mondiale di Preghiera del Papa e del Movimento Eucaristico Giovanile, nella missione della Chiesa locale. L'essere umano, il cristiano, non ha ancora dato il meglio di sé. Ha ancora potenzialità da scoprire, obiettivi da raggiungere e limiti da infrangere. Ricostruire la nostra identità di "esseri umani" è uno dei carismi del dono della creazione. Il modo per farlo è scavare nel nostro essere attraverso la preghiera, abitando il silenzio assordante che grida in modo forte e deciso chi siamo. Solo così il progetto di umanizzazione del mondo diventerà realtà intorno a noi. Questo significa farlo con le stesse persone, che stanno acquisendo una nuova consapevolezza. La voce interiore che ci parla da tempo sta sussurrando anche al cuore degli altri. Proposte di esercizi Esercizio Ti invitiamo a svolgere un esercizio di missione in comunità. Ti invitiamo a rivolgerti a una comunità della Rete di preghiera del Papa o a contattare l'Ufficio nazionale del tuo Paese e a proporti di collaborare alla missione che si sta svolgendo lì. Gli uffici svolgono attività per la missione e potranno guidarti su come collaborare con loro nel ramo adulti o nel MEG (Movimento Eucaristico Giovanile), il loro ramo giovanile. 1.
Servizio eucaristico ai malati (Ministri straordinari dell'Eucaristia): offrirsi come missionari dell'Eucaristia.
2. Open chapel: offrirsi come missionari della "Chiesa aperta". Persone che vanno con amici, familiari e persone della propria comunità ad aprire chiese e cappelle e a pregare insieme ad altri. 3. Missionari del Video del Papa. Due o tre persone che vanno a incontrare le
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persone nelle loro case per mostrare loro il video, soprattutto quando il tema è legato alla loro realtà. 4. Equipe di sostegno del MEG. Persone che si occupano di diversi servizi, cucina, logistica, organizzazione, formazione per le diverse attività che le comunità MEG svolgono. Le persone che vogliono sostenere il MEG sono invitate a far parte di una comunità della Rete di Preghiera del Papa o a crearne una se non esiste nel luogo in cui si trovano. Queste comunità sono un sostegno spirituale per la missione (vedi modalità di partecipazione). 5. Adoratori. Persone che si offrono per sostenere il servizio di adorazione eucaristica nelle parrocchie, nelle cappelle e nei santuari. 6. Equipe di formazione e animazione del Cammino del Cuore. Persone che si offrono di formare e avviare il Cammino del Cuore in vari modi (workshop, ritiri, conferenze in parrocchie, scuole, comunità). 7. Altri servizi forniti dagli Uffici nazionali della Rete Mondiale di Preghiera del Papa.
Pratica dell'Esame Tematico Rileggere il Cammino del Cuore Siamo giunti alla fine di questo percorso. Senza dubbio il Signore avrà seminato innumerevoli grazie nel tuo cuore lungo il cammino. È il momento di raccogliere i frutti. Ti invitiamo a riempire la tua cesta con ciò che riconosci come grazie ricevute dal Signore durante questo viaggio. Questo esercizio può richiedere molto tempo. Pertanto, puoi farlo in più fasi. 1.
Entra in un clima di preghiera e preparati a vivere un tempo di silenzio e di incontro con il Signore. Fai alcuni respiri profondi, acquieta i tuoi pensieri e mettiti in contatto con il tuo cuore.
2. Ringrazia il Signore per il tempo che ti ha concesso vivendo il Cammino del Cuore, ripercorri come in un film i momenti, i sentimenti, le idee, le esperienze che hai vissuto in questo cammino. Dedica il tuo tempo a ringraziare e a gustare di ciò che hai vissuto. 3. Prendi il tuo taccuino o quaderno, in cui hai annotato le risonanze che ogni passo ha lasciato nel tuo cuore. Torna alle parole più risonanti, alle immagini che sono rimaste impresse, alle frasi, alla musica, a quella lettura che è risuonata nel tuo cuore. Non avere fretta, ripercorri passo dopo passo ciò che ha avuto un maggiore impatto su di te. 4. Man mano che torni su ogni passo e quando hai esaurito la rilettura di ciascuno di essi, da’ un nome a quel passo. Darai un nome all’esperienza che
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hai fatto in esso. Quali nomi daresti all'esperienza del primo passo, del secondo passo, del terzo passo, del quarto passo e così via? 5. Quando avrai dato un nome a ogni passo e l'avrai scritto, lo lascerai risuonare nel tuo cuore. 6. Ringrazia il Signore per il dono di queste esperienze. 7. Chiedi la luce per riconoscere la grazia conclusiva dell'itinerario, il nome dell'intera esperienza. Come la chiameresti? Chiedi al Signore di darti un nome. Aspetta la sua parola e scrivila sul quaderno. Questo nome è una frase breve, non più di 5 o 6 parole, molto significative per te, o un'immagine, o una scena del Vangelo. 8. Questa frase sarà il tuo slogan o mozione fondamentale. È una frase che ogni volta che la ripeterai ti aiuterà a ripercorrere l'esperienza nel tuo cuore. Sarà la tua giaculatoria, la tua parola d'amore che il Signore vuole lasciare impressa nel tuo cuore come ricordo di questo cammino che avete fatto insieme. 9. Sii grato per le grazie ricevute e conserva nel tuo cuore questo deposito che ti accompagnerà fino alla prossima volta che inizierai questo viaggio. 10. Utilizzando il documento che presenta le diverse modalità di partecipazione, ascolta il tuo cuore per riconoscere come il Signore ti chiama a incarnare questo desiderio attraverso una decisione. Come vuoi continuare questo cammino? Ti senti chiamato a impegnarti in questa missione di compassione con l'Alleanza con Gesù Cristo? ➔ Per approfondire. Risorse. Appendice 6: "La Rete mondiale di preghiera del Papa, una partecipazione alla dinamica del Cuore di Gesù".
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Risorse Allegato 1 La Rete Mondiale Di Preghiera Del Papa - «Il trenta, il sessanta e il cento per uno» La Rete Mondiale di Preghiera del Papa ha celebrato i suoi 175 anni il 28 e 29 giugno 2019, con più di 6.000 persone provenienti da 52 delegazioni dal mondo intero (senza contare altre 7500 persone che assistevano on line). È un’Opera pontificia, costituita dal Santo Padre nel marzo 2018, con il numero 49 nel registro delle persone giuridiche vaticane. Un evento piuttosto raro. Essa è una riedizione aggiornata dell’Apostolato della Preghiera (AdP). Che cosa è successo perché questo servizio ecclesiale, che in molti Paesi del mondo stava gradualmente scomparendo e che si vedeva spesso come una foto in bianco e nero, che ci ricordava la preziosa e antica storia della missione della Chiesa, potesse rinascere oggi? Ripercorriamone la storia. La piattaforma digitale «Click To Pray» Il 20 gennaio 2019 papa Francesco, dalla finestra da cui ogni domenica recita l’Angelus, ha annunciato: «Vorrei presentarvi la piattaforma ufficiale della Rete Mondiale di Preghiera del Papa: Click To Pray. Qui inserirò le intenzioni e le richieste di preghiera per la missione della Chiesa». La Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) stava per iniziare, e il Papa aveva invitato in particolare i giovani a scaricare l’applicazione Click To Pray («Clicca per pregare») per pregare con lui il Rosario per la pace. Molti hanno sentito parlare di Click To Pray per la prima volta in questa occasione. Si poteva pensare che fosse solo un supporto per una piattaforma di preghiera per la GMG di Panama, ma, dopo questo Angelus, essa è diventata la terza rete sociale del Pontefice. Insieme a Twitter (@Pontifex) e Instagram (@Franciscus), ora egli ha il suo profilo di preghiera personale su Click To Pray (Papa Francesco). Click To Pray non era una piattaforma digitale sconosciuta nella Chiesa cattolica, ma esisteva insieme a molte altre di alta qualità e con più storia alle spalle: aveva già un suo passato, con una comunità digitale che fino ad allora era di oltre un milione di persone, in sei lingue. Inoltre, era già la piattaforma di preghiera ufficiale della GMG di Panama. Tuttavia, la creazione del profilo personale di preghiera del Papa in Click To Pray le ha dato un enorme impatto. La notizia ha viaggiato rapidamente in tutto il mondo su televisioni, reti sociali e telegiornali, che generalmente non trasmettono informazioni religiose: dal Giappone all’Australia, dal Gabon al Sudafrica, attraverso l’India e gli Stati Uniti, per non parlare di numerosi Paesi europei e latinoamericani, come il Brasile. BBC World ha dichiarato: «Papa Francesco ha lanciato un’App per incoraggiare i cattolici di tutto il mondo a pregare con lui».
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In pochi giorni decine di migliaia di giovani la stavano già utilizzando, raddoppiando la sua capacità e raggiungendo più di 420.000 download e più di 4 milioni di preghiere. È difficile misurare la fecondità della preghiera, che è sempre invisibile e porta frutto a suo tempo; eppure l’impatto è stato evidente, con decine di migliaia di connessioni. Non c’è da stupirsi che Francesco abbia aperto il suo profilo di preghiera in Click To Pray. Quante volte lo abbiamo sentito chiedere: «Per favore, non dimenticatevi di pregare per me!». Francesco crede nella forza della preghiera. È un uomo di preghiera, e il suo ministero può essere compreso solo con questo aspetto invisibile, ma così essenziale, della preghiera. Egli è convinto che la preghiera sia essenziale per la missione della Chiesa. Per questo, da diversi anni, non soltanto promuove la sua Rete Mondiale di Preghiera, ma ogni mese ci trasmette anche il suo messaggio sulla sua intenzione di preghiera attraverso il «Video del Papa». Francesco è consapevole che la fecondità della missione della Chiesa proviene dalla preghiera, dalla nostra relazione personale con il Signore. Non è la prima volta che parla della sua Rete di Preghiera; ricordiamo ciò egli che ha detto nell’Angelus dell’8 gennaio 2017: «Vorrei inoltre invitare ad unirsi alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, che diffonde, anche attraverso le reti sociali, le intenzioni di preghiera che propongo ogni mese a tutta la Chiesa. Così si porta avanti l’apostolato della preghiera e si fa crescere la comunione». L’Apostolato della Preghiera L’Apostolato della Preghiera ha una lunga storia. Nasce con i gesuiti in Francia, nel 1844, come impegno a partecipare alla missione della Chiesa nella vita quotidiana. Rapidamente si diffonde in tutto il mondo. Nel 1861, il gesuita p. Henri Ramière gli dà un nuovo dinamismo, modellandolo, in prospettiva missionaria, sulla devozione del Cuore di Gesù. Poco dopo papa Leone XIII gli affida le sue intenzioni di preghiera. Nel corso della sua storia l’AdP si è diffuso in più di cento Paesi del mondo con più di 50 milioni di membri, promuovendo la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Ma dopo tanti anni ha cominciato a perdere la sua vitalità, riducendosi a un insieme di “forme e linguaggi” o a pratiche di devozione, e non riuscendo più a comunicare alle nuove generazioni il tesoro che gli era stato affidato. In molti Paesi si stava indebolendo e si restringeva a gruppi di anziani che, nonostante il loro amore per questa opera, non riuscivano a trovare un modo per darle continuità trasmettendola alle giovani generazioni. Nel 2009 p. Adolfo Nicolás, Preposito generale della Compagnia di Gesù, volle promuovere la rifondazione di questo servizio ecclesiale. Iniziò così un lungo processo, che continua ancora oggi. All’inizio, la rifondazione comportò molte
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consultazioni, incontri, preghiere e discernimento, realizzati in diverse culture e lingue del mondo, con tutte le difficoltà e i malintesi che ci potevano essere. Ci è voluto del tempo per discernere e riscoprire ciò che costituiva la parte essenziale e autentica della nostra missione. I processi spirituali sono lunghi e non dipendono dalle nostre forze o capacità umane, ma dalla nostra disponibilità allo Spirito del Signore, perché è Lui che ci guida. Il che significa che dobbiamo cercare di non opporre, per quanto è possibile, ostacoli all’azione di Dio. Inoltre, questi processi possono generare tensioni e paure, perché è sempre difficile comprendere al tempo stesso la continuità e la novità degli eventi. Non è forse ciò di cui parla Gesù quando dice che «nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio» (Mc 2,21)? Come ci mostra il Vangelo, ci sono incomprensioni quando lo Spirito del Signore compie cose nuove. Ma la sapienza del Signore ha le proprie vie, ed è Lui che sta dirigendo questa rifondazione. L’opera di rifondazione P. Claudio Barriga, delegato del Preposito generale, ha guidato la prima fase del processo con un’équipe internazionale. Il lavoro svolto in quella fase ci ha permesso, nel 2014, di presentare a papa Francesco un documento per la rifondazione dell’Apostolato della Preghiera, intitolato «Un cammino con Gesù, in disponibilità apostolica». Il documento è stato approvato dal Papa. La seconda fase si è concentrata su due iniziative principali. Da una parte, si dovevano aiutare i 98 direttori e coordinatori nazionali, con le loro squadre, a entrare in questo nuovo modo di concepire la nostra missione. Questo ci ha richiesto di andare in più di 60 Paesi del mondo, perché un processo spirituale di tale portata si poteva sviluppare solo con l’incontro personale e l’ascolto di persone provenienti da diversi contesti culturali, sociali ed ecclesiali. Dall’altra parte, si trattava di riorganizzare la nostra rete globale, allora frammentata e con poca sinergia. Abbiamo lavorato per trovare un nuovo nome da dare a tutta la rete di preghiera, il suo logo e il relativo manuale d’uso. Allora ci chiedevamo: che cosa si può fare per far conoscere questo tesoro spirituale che ci è stato affidato e per facilitare la rifondazione di questo servizio ecclesiale? La risposta è arrivata con il Giubileo della Misericordia. Esso è stato per noi il momento ideale: per ricevere l’indulgenza plenaria, i pellegrini dovevano pregare secondo le intenzioni di preghiera del Papa. Questa è stata l’occasione per attuare i nuovi orientamenti del processo rifondativo e con nuovi linguaggi. In alcuni Paesi, come la Francia e il Portogallo, eravamo già entrati nel mondo delle comunicazioni digitali e delle nuove comunicazioni sociali. Non si trattava solo di comunicare la stessa cosa con mezzi digitali, ma di introdurre una nuova visione, nuovi linguaggi e nuovi modi di relazionarsi con le persone, e soprattutto con i giovani. Il mondo digitale era un nuovo continente, e la rifondazione del nostro servizio ecclesiale doveva iniziare da esso.
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Per portare avanti quest’opera c’era bisogno di un’agenzia di comunicazione; infatti, nel mondo digitale non basta lavorare con volontari e con buona volontà, ma occorrono professionisti. Così abbiamo contattato un’agenzia e siamo riusciti a trovare persone qualificate e dotate di autentica vita spirituale. Erano molti giovani e adulti dell’Argentina, che dopo l’elezione di papa Francesco avevano avviato un’agenzia per mettere il meglio della comunicazione professionale al servizio della missione della Chiesa. In questo modo sono nati il «Video del Papa» e anche Click To Pray. Il «Video del Papa» in tre anni è diventato il video più ricercato sui social network vaticani, con milioni di visualizzazioni. Da gennaio 2016 a oggi ne ha avute più di 125 milioni sulle nostre reti e in 14 lingue. Il nostro progetto cerca di avere un linguaggio universale e al tempo stesso di annunciare la Buona Notizia di Gesù. In un mondo diviso e frammentato, è bene che i cristiani, insieme a coloro che seguono altre tradizioni religiose e a ogni persona di buona volontà, s’impegnino nella preghiera e nel servizio, promuovendo una fraternità umana in vista della pace. Il Pontefice ha da subito sostenuto il «Video del Papa» ed è sempre stato coinvolto nella sua preparazione e registrazione. Francesco è un uomo di relazioni, di incontri personali, e il «Video del Papa» è un modo semplice e diretto per entrare in relazione con tutti, per parlare da cuore a cuore. Abbiamo lanciato Click To Pray come progetto internazionale nel marzo 2016, con l’allora Segretariato (oggi Dicastero) per le Comunicazioni della Santa Sede. C’era già una versione iniziata dalla nostra équipe portoghese, e avevamo presentato il progetto a papa Francesco in occasione del centenario del Movimento Eucaristico Giovanile (MEG), nell’agosto del 2015. Il MEG, con più di 1.600.000 bambini e giovani, è il ramo giovanile della Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Per questo Click To Pray è stato pensato soprattutto per giovani e adulti, per aiutarli a pregare per la missione della Chiesa, e in particolare per le intenzioni di preghiera del Papa. Abbiamo potuto realizzare questo progetto in varie versioni: spagnola, inglese, francese, tedesca, italiana e in cinese tradizionale. Nel marzo 2009 si è avviata anche una versione vietnamita. Aprire i nostri cuori agli altri e al mondo Il Video ci aiuta a uscire dalla «globalizzazione dell’indifferenza» per passare a una cultura dell’incontro, aprendo i nostri cuori agli altri e al mondo. La preghiera appare come una forma di solidarietà e di sostegno. Lo testimonia il gran numero di persone che partecipano alla sezione «Prega in rete» di Click To Pray, dove ognuno può
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inserire la propria intenzione di preghiera e pregare per gli altri. Una donna salvadoregna ci ha detto: «Vorrei ringraziare Click To Pray perché nel 2017 stavamo attraversando momenti molto difficili nella mia famiglia, e ho chiesto aiuto. Molte persone si sono unite alla nostra preghiera, in modo comunitario, senza conoscerci, senza parlare la nostra lingua, eppure noi abbiamo sentito la forza delle loro preghiere. Grazie per la preghiera comunitaria che viene ascoltata da Dio e porta consolazione ai fratelli». Oggi il compito della Rete Mondiale di Preghiera del Papa è di pregare e agire per le sfide dell’umanità e della missione della Chiesa espresse nelle intenzioni di preghiera del Papa. Questo non è possibile senza entrare nella dinamica spirituale del Cuore di Gesù, che porta il nostro cuore ad essere profondamente uniti a Lui in una missione di compassione per il mondo. Questa rete di preghiera, soprattutto parrocchiale e popolare, è composta da centinaia di migliaia di persone «invisibili»: persone che non compaiono nei media, ma che con la loro generosità, con la loro fede profonda e con l’offerta della vita e della preghiera portano avanti la missione della Chiesa. La preghiera è una dimensione invisibile della nostra esistenza. Spesso la tralasciamo, perché non ne vediamo immediatamente i frutti, la fecondità. Ma, come il seme gettato nella terra, essa ha bisogno di tempo... ma la sua fecondità è immensa: come dice il Vangelo, produce «il trenta, il sessanta, il cento per uno» (Mc 4,20). La preghiera è essenziale per la missione della Chiesa. O, come ha detto Francesco il 28 giugno 2018, nell’Udienza con la delegazione della Rete mondiale della Preghiera del Papa, “la preghiera è il cuore della missione della Chiesa”. Frederic Fornos SJ Direttore Internazionale Rete Mondiale di Preghiera del Papa Articolo pubblicato su "Civiltà Cattolica" (Giugno 2019 – n°4055)
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Allegato 2 La Rete Mondiale di Preghiera del Papa e le sfide della costruzione del Regno Nell'ambito del processo di ricreazione in corso da dieci anni, si è cercato costantemente di costruire un linguaggio comune che ci aiutasse a continuare a rafforzare una Rete Mondiale al servizio delle sfide dell'umanità e della Chiesa, che riunisca e offra spazi di crescita. Questo processo e tutto ciò che è stato vissuto in esso, si è cristallizzato negli statuti approvati da Francesco nel 2018. La domanda che sorge spontanea è: cosa c'è dopo gli statuti? Abbiamo raggiunto quel linguaggio comune che ci identifica come Rete Mondiale di Preghiera del Papa? Il processo di Ricreazione è finito e siamo entrati in una nuova fase? Nel quadro di questa continuità vorremmo condividere alcune riflessioni. Innanzitutto diciamo che la Rete Mondiale di Preghiera del Papa ha trovato negli statuti la formalizzazione di un nuovo modo di essere e di stare, una nuova struttura, un nuovo paradigma di essere, di stare, di essere legati e di agire. Una definizione rinnovata che lo identifica, che lo definisce in modo nuovo e che apre la possibilità di un nuovo modo di agire nel mondo. Una nuova partecipazione ad esso e nuovi legami. Gli statuti ci dicono cos'è la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, quali sono la sua configurazione, le sue modalità di partecipazione, la sua missione e dove si sta dirigendo. Ciò che la definisce, la identifica e la rende ciò che è e non qualcos'altro. A partire da ciò che abbiamo vissuto nel processo di Ricreazione e in vista del futuro che si apre dopo gli Statuti, sono opportune alcune riflessioni che ci aiutano a consolidare la storia e ad aprire la strada al futuro. 1.Il contesto: un quadro umano-esistenziale ed evangelico della ricreazione Proponiamo
un
quadro
che
ci
aiuta
a
entrare
in
una
comprensione
umano-esistenziale della ricreazione, a sua volta illuminata dal Vangelo. Iniziamo affermando che gli atteggiamenti, le decisioni e le azioni che prendiamo sono il risultato del significato che attribuiamo alla realtà che viviamo. In altre parole, se siamo interessati a cambiare i nostri atteggiamenti e le nostre decisioni, dobbiamo rivedere il nostro modo di percepire, sentire e significare la realtà come piattaforma da cui scaturiscono i nostri comportamenti.
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Potremmo dire che i nostri atteggiamenti sono il risultato del modo in cui guardiamo, sentiamo e intendiamo le esperienze che passano attraverso, davanti e dentro di noi. Cerchiamo di trovare nella vita di Gesù qualche scena che faccia un po' più di luce su questo... Se prendiamo il brano del Vangelo di Luca, capitolo 24, 13-35, dei discepoli di Emmaus, potremmo scoprire che Gesù ha usato questo modo per aiutare i suoi amici a risignificare la realtà che stavano vivendo. Questi due discepoli, dice il Vangelo, andavano da Gerusalemme a Emmaus, con un volto triste. Avevano vissuto con Gesù, avevano fatto parte del gruppo di amici che lo aveva accompagnato durante la sua vita sulla terra, ma "l'evento della croce" li aveva rattristati, li aveva riempiti di un senso di fallimento, perché vedevano la croce come la fine della storia con il loro maestro. Gesù li incrocia e li interroga su "ciò di cui parlavano lungo la strada". Ed essi gli raccontano, senza riconoscerlo, ciò che avevano vissuto, come si erano sentiti e come tutto ciò che avevano sperimentato era giunto alla fine. In altre parole, gli raccontano gli eventi, ciò che quegli eventi hanno fatto sentire e il significato che hanno per loro. Gesù, nella sua squisita pedagogia, li corregge, senza contraddirli nei loro sentimenti e negli eventi narrati, ma "interpretando" le Scritture in ciò che si riferiva a lui, dice il Vangelo. Cioè, propone un nuovo significato a ciò che era accaduto, dà loro un nuovo senso a ciò che stanno vivendo. E Luca dice che essi si dicono: "Non ci ardeva forse il cuore quando parlava?", come a dire: "Non sono forse cambiati i nostri sentimenti quando abbiamo sentito Gesù dare un significato diverso agli avvenimenti?". Così, quando Gesù li ha reinterpretati, ha dato loro un nuovo significato, ha dato loro un nuovo approccio, un nuovo sguardo con un nuovo senso, i loro sentimenti di frustrazione sono cambiati e "i loro cuori ardevano", tanto e in modo tale che dall'atteggiamento di fuga verso Emmaus, sono passati all'atteggiamento di ritorno alla comunità per annunciare. Cambiando il significato, i loro sentimenti cambiano e così le loro decisioni e i loro atteggiamenti. 2. Rete Mondiale di Preghiera del Papa: chi siamo? Facciamo insieme un passo avanti... Cosa c'entra tutto questo con la RMPP? Ebbene, come... Come abbiamo detto, tutta l'esperienza umana può essere letta e interpretata secondo questo paradigma di evento + sentimento + attribuzione di significato, che sarà la base che darà forma alle nostre decisioni e ai nostri
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atteggiamenti. Questa sembra essere stata anche la pedagogia di Gesù con i discepoli di Emmaus. L'Apostolato della Preghiera è stato il risultato di un'esperienza vissuta da un gruppo di studenti della Compagnia di Gesù che, insieme al loro formatore, hanno ridefinito lo spirito missionario per se stessi e per il mondo. Nel 1844 un gruppo di studenti gesuiti desiderosi di andare in missione si trovò impossibilitato a realizzare i propri desideri perché si trovava nella fase di studio e di formazione ella loro vocazione. Il loro sentimento di frustrazione li portò a pensare che la loro missione e la loro vocazione missionaria, propria dell'ordine, non potessero realizzarsi e che i loro studi fossero un ostacolo a questo fine. Il loro formatore, di fronte a questa situazione, propose un nuovo senso e un nuovo significato alla loro realtà, in termini evangelici potremmo dire che "interpretò" la loro esperienza in modo diverso, e in questo modo riuscì a far emergere da loro altri atteggiamenti e decisioni che alla fine diedero vita a quello che per molti anni fu l'Apostolato della Preghiera. Questo sacerdote disse loro che potevano fare del loro studio un'offerta per tutte le missioni del mondo, e che quei piccoli doveri, rinunce, sacrifici offerti quotidianamente durante i loro studi per le missioni e i missionari del mondo, potevano essere il loro prezioso contributo alla vita missionaria del mondo intero. Disse loro che potevano essere missionari nella loro vita quotidiana attraverso l'adempimento amorevole dei loro doveri di stato offerti a questo scopo, senza muoversi dal loro posto. Così l'Apostolato della Preghiera nacque e crebbe da una reinterpretazione del significato della vita quotidiana di questi studenti che, entusiasti di questa nuova visione e significato, fecero della loro realtà un'offerta alle missioni del mondo. Questa esperienza, che ha dato origine all'Apostolato della Preghiera, si è svolta in circostanze specifiche di tempo, luogo e persone. Possiamo dire che questo modo di interpretare l'esperienza di quegli studenti che ha dato origine all'Apostolato della Preghiera e che, per 175 anni, è stata un'esperienza arricchente per la Chiesa, ha mobilitato milioni di persone a pregare in tutti questi anni per le intenzioni che il Papa affidava all'Apostolato della Preghiera ogni mese. E così questo servizio ecclesiale affidato alla Compagnia di Gesù si è fatto strada in tutto il mondo e ha trovato, in modi e con mezzi diversi, le vie per unirsi in preghiera alle intenzioni della Chiesa. La centralità della devozione al Sacro Cuore di Gesù, la recita del Santo Rosario, l'Ora Santa, la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù, la devozione dei primi venerdì del
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mese e tante altre pratiche sono state, per tutto questo tempo, icone di questo servizio che ha fatto tanto bene alla Chiesa e che si è radicato in molti Paesi del mondo. Tuttavia, a partire dal 2009, l'Apostolato della Preghiera ha iniziato un processo di ricerca di un nuovo modo di essere e di stare nel mondo come servizio ecclesiale, sulla base dei cambiamenti avvenuti nel mondo in tutti questi anni. Il mondo è diverso da quello di allora, la convivenza umana è cambiata, il modo di essere e di stare delle persone in questo mondo è diverso, e la risposta che la Chiesa trovò nell'Apostolato di allora non è quella di cui il mondo ha bisogno oggi, né quella che la Chiesa vuole dare. Una revisione di senso e di significato si è resa necessaria di fronte a questo, potremmo dire, "sentimento istituzionale" di insoddisfazione per la risposta che questo servizio stava dando non solo alla Chiesa ma anche all'umanità. In questa ricerca di un nuovo senso e significato, che avrebbe dato vita a nuove decisioni e atteggiamenti di questo servizio, nel 2015 abbiamo capito che era opportuno cambiare il nome da Apostolato della Preghiera a Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Questo cambiamento non ha significato l'abbandono del cammino intrapreso, ma l'aggiunta di nuove realtà e mezzi che rispondessero alle nuove letture e alle risignificazioni di nuove realtà che la Chiesa, in quanto titolare del servizio, riteneva opportuno dare al mondo. Oggi, oltre ai contenuti storici dell'Apostolato della Preghiera, la RMPP incorpora nuovi contenuti, nuovi modi di pregare e di mobilitarsi, nuovi modi di essere e di stare nella Rete e di rendere questo servizio alla Chiesa e all'umanità. Il nome delle cose non è solo una questione di denominazione, ma il nome nomina e dà identità e contenuto alla realtà, per cui quando diciamo Rete Mondiale di Preghiera del Papa, alludiamo a una nuova realtà, che comprende la storia e il retroterra di quello che è stato per 175 anni l'Apostolato della Preghiera, più il risultato delle nuove decisioni che la Chiesa, guidata dal Papa e da questa Rete di Preghiera, sta prendendo per la presenza dello Spirito di Gesù che abita in essa e che ci ispira. La Rete Mondiale di Preghiera del Papa è l'Apostolato della Preghiera in tutta la sua pienezza. Lo Spirito ci ispira a continuare con l'eredità dei contenuti dell'Apostolato della Preghiera tradizionale, aggiungendo nuove realtà che sperano di rispondere ai bisogni del mondo e degli uomini di oggi, proprio come 175 anni fa si è risposto al bisogno di missione degli studenti, che poi è cresciuto come servizio ecclesiale. Papa Francesco non solo ha compreso questo processo, ma lo ha anche approvato e sostenuto, chiedendo nuovi statuti elaborati dall'équipe internazionale e da lui approvati.
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Possiamo dire allora che siamo la Rete Mondiale di Preghiera, che preghiamo e ci mobilitiamo per le sfide dell'umanità e della missione della Chiesa. Sfide che ci vengono date dalla Chiesa nella persona del Papa, ispirata dallo Spirito Santo che ci chiama come suoi discepoli e missionari. 3. Qual è lo stile della Rete Mondiale di Preghiera del Papa? Riferimento evangelico alla costruzione del Regno e attualizzazione dello stile della missione. Nella Rete di Preghiera del Papa non affrontiamo le sfide in un modo qualsiasi, ma con uno stile particolare, che coltiviamo sintonizzandoci col cuore di Gesù. In continuità con gli insegnamenti di Gesù, il nostro stile si coltiva attraverso il legame personale con Gesù Cristo. Nel rapporto personale con Lui attraverso la preghiera, così come Gesù ha coltivato il suo stile nel rapporto personale con suo Padre. Molte delle sfide che la Chiesa ci propone oggi sono condivise con altre istituzioni, ONG, fondazioni, che pure le affrontano, perché le sfide di cui parliamo sono sfide della Chiesa e dell'umanità. Ricordiamo che il desiderio di un mondo più giusto e fraterno non riguarda la religione, ma l'umanità. Tuttavia, cerchiamo di vivere e mobilitarci per queste sfide in un modo, con uno stile che nasce da un rapporto personale con Cristo e non solo da uno spirito umanitario. Preghiamo e ci mobilitiamo per le sfide che ci dà il Papa perché vediamo in esse le sfide proposte da Gesù attualizzate per il nostro tempo. Preghiamo e ci mobilitiamo per i nostri fratelli e sorelle che sono figli di un Padre comune, cercando di avere lo sguardo compassionevole di Gesù. Cerchiamo di coltivare lo stile del discepolo di Gesù che, in sintonia con il suo Cuore compassionevole, fa sue le sfide proposte dalla Chiesa nella persona del Papa, e comprende nelle sue idee e le porta avanti con i suoi atteggiamenti di vita che questi contenuti proposti sono sfide che costruiscono il Regno di Dio. Facciamo entrare in questo tema sant’Ignazio quando nel suo libro di E.S., al numero 91, emula l'invito del Re ai suoi seguaci e usa l'espressione "come me", e dice che "chi vuole seguirmi deve accontentarsi di mangiare come io mangio, bevo e mi vesto", insomma, di seguire Gesù con il "suo" stile. Lo stile di Gesù è quello che dobbiamo forgiare. E così entriamo nella dimensione apostolica della Rete di Preghiera del Papa, che non riserva il rapporto con il Cuore di Gesù a una relazione intima e solo particolare, ma lo concepisce come una relazione personale che "fa conoscere al mondo" il Cuore di
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Gesù attraverso il suo stile di vita. La relazione personale con Gesù, quando è autentica, è in tutta la sua portata una relazione di uscita nel mondo, di impegno nelle realtà del nostro tempo, di vita e di azione, di trasformazione. È una relazione personale chiamata a collaborare alla missione di Gesù Cristo di costruire il Regno. Questo apostolo ha il suo stile, ed è uno stile che migliora, che si interroga, che attraversa le strutture, disponibile a collaborare alla missione di Cristo nella costruzione di un mondo più umano e fraterno. Lo stile di Cristo, quello del suo Cuore compassionevole e misericordioso. La vita del discepolo-apostolo deve essere un'"alternativa" nel mondo. Una vita che riflette che è possibile vivere in modo diverso. La vita dell'apostolo deve essere un'alternativa che mette in discussione le strutture dominanti nel mondo di oggi, dove non c'è un Regno di tale portata e forza che chi lo vede possa credere in Colui attraverso il quale l'apostolo fa le cose. Il discepolo-apostolo della RMPP fa proprie le sfide nella sua vita quotidiana, attraverso la sua preghiera e i suoi atteggiamenti di vita nei contesti in cui vive. Pregare e mobilitarsi per le sfide significa incarnarle e trasformarle in atteggiamenti che costruiscono il Regno. Pensiamo, ad esempio, che quando ci viene chiesto di pregare per i nostri fratelli e sorelle perseguitati e martirizzati, la sfida ci propone anche di rivedere le nostre "persecuzioni" quotidiane, quando i nostri atteggiamenti perseguitano e martirizzano i nostri fratelli e sorelle, e di trasformarli in atteggiamenti che costruiscono il Regno. Questo sfida la struttura prevalente rendendo visibile un atteggiamento contrario al Regno, come la persecuzione e il martirio, e allo stesso tempo è gravido di un atteggiamento del Regno. La nostra missione nel pregare e mobilitarci per le sfide è quindi quella di svelare l'atteggiamento evangelico del Regno che la sfida proposta comporta. Se guardiamo a Gesù nella sua vita, quando ci racconta, ad esempio, il brano del Buon Samaritano, ci invita a interrogarci sull'atteggiamento di chi passa oltre davanti al dolore e a svelare l'atteggiamento del Regno di impegnarsi per la sofferenza del fratello o della sorella. Coltiviamo questo dipanarsi dell'atteggiamento evangelico del Regno entrando in sintonia con il cuore di Gesù (atteggiamento del discepolo) e incarnandolo in atteggiamenti concreti e quotidiani (atteggiamento dell'apostolo). Così la vita dell'apostolo è un'alternativa che sfida le strutture dominanti anti-regno. Se pensiamo che ogni anno il Papa propone dodici sfide, allora siamo chiamati a
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coltivare dodici atteggiamenti evangelici che, nel quadro delle idee che abbiamo sviluppato, sono dodici atteggiamenti ispirati dallo Spirito di Gesù da coltivare in questo tempo. In definitiva, di fronte alle strutture antievangeliche prevalenti, la missione è quella di essere uno stile di vita alternativo, di essere un messaggio che è possibile vivere nel mondo, da un'altra prospettiva di vita, non solo da quella che il mondo offre oggi. In sintesi... Pregare e mobilitare la nostra vita. Pregare ha a che fare con l'atteggiamento del discepolo e mobilitare con l'atteggiamento dell'apostolo. Due dimensioni della sequela di Gesù che vengono coinvolte e coltivate insieme. 4. Cosa facciamo nella RMPP? Preghiera, formazione, servizio. Ogni seminario che si può tenere deve essere inserito in questo processo. Alcuni hanno più a che fare con il carattere del discepolo, altri con quello dell'apostolo. Discepolato, modi di pregare, adorazione, la presenza di Gesù nell'Eucaristia, la consacrazione al cuore di Gesù, quell'alleanza spirituale con il cuore di Gesù con il suo stile di vita, un laboratorio di discernimento, le tentazioni dell'apostolo oggi, le tentazioni più comuni nella vita quotidiana, le 9 sfide, i 9 pensieri stressanti dell'apostolo. Laboratorio di leadership, come guidare questa sfida, come costruire il regno con gli altri, con gli altri è la leadership. La leadership è comunità. Anche i libri che sistematizzano la produzione della piattaforma di preghiera della CTP devono essere in sintonia con questo documento.. 5. Quali mezzi ha a disposizione l'RMPP per pregare e mobilitarsi per le sfide che il Papa propone ogni mese? Così come all’inizio l'Apostolato della Preghiera ha trovato i mezzi per svolgere la sua missione, oggi stiamo aggiungendo nuovi mezzi a quelli storici. Possiamo pregare e mobilitare le nostre vite con mezzi storici aggiornati e in molti casi con nuovi significati, e con nuovi mezzi sviluppati in questo nuovo tempo. VIDEO: questo è il mezzo con cui il Papa ci presenta le sfide mensili. È un modo di comunicare e far conoscere. Attraverso i video, tutti vengono a conoscere qual è la sfida del mese. Nel video mensile il Papa ci mostra il modo in cui la Chiesa pensa e sente la sfida e la propone. È un incontro a tu per tu con Francesco, una spiegazione in prima persona di ciò che sta a cuore al Papa.
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CLICK TO PRAY: è la piattaforma di preghiera del Papa che ci invita a percorrere questo cammino facilitando la preghiera e l'azione quotidiana in sintonia con le sfide. È un modo per approfondirle quotidianamente con semplici proposte di preghiera che ci aiutano a sintonizzarci con Gesù, suggerendo passi concreti che ci invitano a coltivare atteggiamenti evangelici. CTP propone di vivere ogni giorno la sfida del mese coltivando diversi aspetti, dimensioni e atteggiamenti della sfida attraverso la meditazione, la riflessione, la contemplazione, l'atteggiamento evangelico e l'esame del giorno. Ci aiuta a pregare nei tre momenti di preghiera, curando il significato di ciascuno e la sua relazione con l'intenzione di preghiera del mese. IL CAMMINO DEL CUORE: è l'itinerario di formazione spirituale che ci aiuta a entrare in una missione di compassione per il mondo. Può assumere la forma di un workshop, di un ritiro, di una conferenza. Ogni Paese sceglie come comunicare e condividere questo cammino del cuore, che è un modo di sintonizzarsi con il cuore di Gesù e di andare incontro ai nostri fratelli e sorelle. Oggi è anche una piattaforma digitale di preghiera. ADORAZIONE: è coltivare l'incontro personale con Gesù nell'Eucaristia, nella sua reale Presenza eucaristica. È un modo per coltivare l'amore per la Presenza eucaristica di Gesù, ed è il centro del nostro carisma. L'Eucaristia è il dono del Figlio che ha voluto rimanere con noi, un invito per noi a essere pane spezzato e donato agli altri. È un invito ad andare incontro ai nostri fratelli e sorelle. Essere lì con Gesù per Lui, affinché ci inondi con la sua Presenza e ci ispiri ad andare verso i nostri fratelli e sorelle. CONSACRAZIONE o ALLEANZA PERSONALE: è una risposta di maggiore dedizione e servizio all'Amore del Padre, per "consacrare la nostra persona" ad essere un'offerta vivente insieme al Figlio, per collaborare con Lui nella sua missione di compassione. Oggi facciamo in modo che la consacrazione sia il risultato di un processo di maturazione nell'impegno apostolico, in modo tale che chi che desidera consacrarsi abbia individuato l'oggetto dell'impegno, il compito o la missione e il luogo della sua realizzazione, consacrando il risultato di tale decisione al Cuore di Gesù. La persona si impegna a portare a termine la missione di discernimento con lo stile di Gesù.
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Allegato 3 San Francesco Saverio, un uomo dai grandi desideri1 "Ho sentito il nostro grande plasmatore di uomini, Ignazio, dire che la pasta più dura che sia mai passata per le sue mani è stata quella del giovane Francesco Saverio, di cui Dio si è servito più di ogni altro del nostro tempo (...) per impossessarsi di quasi un quarto del mondo per la croce di suo Figlio" (F. Turnier). Francesco Saverio era un bel giovane di Biscaglia, amico intimo di Iñigo (Ignazio) di Loyola, che conobbe durante gli studi all'Università di Parigi. Il giovane Francesco, insieme ad altri cinque uomini e mano nella mano con Iñigo, consacrerà la sua vita al servizio del Signore con i voti di obbedienza, povertà e castità; un seme di dedizione che anni dopo avrebbe dato origine alla Compagnia di Gesù. Francesco era un giovane presuntuoso e con grandi ambizioni a cui Ignazio ricordava spesso nei loro colloqui amichevoli: "Francesco, Francesco... a che serve a un uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?". Questa amicizia, forgiata nelle aule dell'università, trasformò per sempre la vita di Francesco Saverio. Sotto la guida di Ignazio fece i suoi Esercizi Spirituali e in essi sentì la mano del Signore che tira fuori dal fango il suo prescelto e lo consacra al servizio del Regno. Da quel momento in poi, tutto nella sua vita avrà un colore e un orientamento diverso, perché tutta la sua attività sarà guidata da un unico, totalizzante desiderio di dare a Dio la maggior gloria possibile, e la sua unica preoccupazione sarà quella di scegliere dove poter servire al meglio Dio nostro Signore. La conversione di Francesco Saverio, operata da Gesù con l'aiuto di Ignazio, nel crogiolo dell'amicizia e degli Esercizi Spirituali, toccò la profondità dei suoi desideri e delle sue ambizioni. Questo santo uomo sperimentò la morte di quell’ "uomo vecchio" vanitoso e autocompiaciuto che amava essere ammirato e lodato dai suoi coetanei e dagli studenti dell'Università di Parigi; e vide nascere una nuova "pasta" di apostolo innamorato del progetto di Gesù. Nell'esperienza di questa morte, emerge la figura del Signore e con essa il suo carattere e il suo temperamento trasfigurati e i suoi desideri evangelizzati. L'ambizioso Francesco Saverio si trasforma così in un uomo di desiderio e di profonda preghiera. Nel deserto della preghiera scopre che non ci sono limiti per Dio e che gli 1
Ispirato all'opera “San Francisco Javier, itinerario místico del apóstol” di Xavier Léon-Dufour, sj. Mensajero-Sal Terrae.
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orizzonti del mondo che aveva l'ambizione di conquistare si riducono a nulla di fronte al desiderio mistico di conquistare il mondo per il Signore. Francesco Saverio scopre che nei suoi desideri mistici vivono i desideri di Dio stesso. Francesco Saverio portava impresso nel cuore il "sempre di più" di Sant'Ignazio, il più grande servizio, la più grande dedizione, il bene più universale, solo per servire la maggior gloria di Dio nostro Signore. Questi desideri lo spinsero fino alle frontiere più lontane ed estreme della missione in Giappone e in India, e a vivere in condizioni di povertà e di bisogni impensabili. Questo apostolo ha espresso che la forza per la sua missione veniva da Dio e non dalle sue forze umane. Ai novizi in Giappone consigliava: "E ricordatevi sempre che Dio considera più una buona volontà, piena di umiltà, con cui gli uomini si offrono a Lui, facendo oblazione della loro vita per il suo solo amore e la sua gloria, di quanto Egli apprezzi e stimi i servizi che gli rendono, per quanto numerosi siano" (5 novembre 1549). Francesco Saverio è il patrono della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, un apostolo missionario impegnato nella missione di Cristo. A partire dalla conversione del suo cuore al Cuore di Gesù, visse solo per Cristo e per portare la Buona Novella dove non era ancora conosciuta. Si impegnò fino a dare la vita nella missione affidatagli da Ignazio, lasciandosi guidare sempre dall'amore personale che sentiva che Gesù aveva per lui e dalla sua amicizia con il Maestro. Il suo rapporto con Gesù lo portò dove non immaginava, trasformando il suo desiderio di conquistare il mondo e il suo impeto giovanile in un desiderio del Regno e di frutti di evangelizzazione. La sua dedizione e disponibilità incondizionata a Cristo resero fruttuosa la missione del suo Maestro. Chiediamo a Francesco Saverio di poterci innamorare di Gesù come lui, affinché tutti i nostri desideri trovino senso in un unico grande desiderio di servire solo Cristo, collaborando con Lui ovunque possiamo aiutare maggiormente la sua missione di compassione per il mondo. Che San Francesco Saverio vegli sulla missione della Rete Mondiale di Preghiera del Papa!
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Allegato 4 Teresa di Lisieux, la grandezza delle piccole cose Se c'è qualcosa che caratterizza questa santa è che non si accontentava di poco, voleva tutto l'Amore del Signore per trasmetterlo agli uomini. Padre Kolvenbach, che è stato Superiore Generale dei Gesuiti, ha detto che l'Apostolato della Preghiera trarrà beneficio dal seguire il cammino di Santa Teresa di Lisieux, "fatto di preghiera, carità, umiltà e semplicità evangelica, offrendosi ogni giorno nel Cuore della Chiesa per la vita del mondo". Teresa voleva "essere figlia della Chiesa e pregare per le intenzioni del Santo Padre, sapendo che le sue intenzioni abbracciano l'universo", proprio per questo continua oggi a collaborare più che mai a questa Rete di preghiera del Papa per la missione della Chiesa. All'età di 12 anni, questa santa era già impegnata con i suoi genitori nell'Apostolato della Preghiera, che, prima della creazione della Crociata Eucaristica, era la realtà più vicina all'essere un membro del Movimento Eucaristico Giovanile, il ramo giovanile della Rete Mondiale di Preghiera del Papa. In una delle sue lettere Santa Teresa affermò che pregava per la missione della Chiesa e per le intenzioni di preghiera del Santo Padre. Come membro dell'Apostolato della Preghiera, ha vissuto profondamente la sua spiritualità, che mira a fare propri i gesti compassionevoli del Cuore di Cristo, che va incontro ai sofferenti, curando le loro ferite, salvando coloro "che sono gettati nei bassifondi dell'esistenza". La compassione di Gesù al servizio delle sfide dell'umanità, vissute nell'offerta quotidiana della sua vita, lontano da tutti gli sguardi, è ciò che Teresa di Gesù Bambino ha saputo incarnare: "Ho capito che è solo l'amore che spinge i membri della Chiesa ad agire e che, se questo amore mancasse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, né i martiri verserebbero il loro sangue. Riconobbi chiaramente e mi convinsi che l'amore contiene tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e i luoghi, in una parola, che l'amore è eterno. Allora, piena di gioia traboccante, esclamai: O Gesù, amore mio, finalmente ho trovato la mia vocazione: la mia vocazione è l'amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto è quello che tu mi hai assegnato, mio Dio. Nel cuore della Chiesa, che è mia madre, io sarò l'amore; così sarò tutto, e il mio desiderio si realizzerà".. Teresa era consapevole che, se avesse vissuto l'ordinario in modo straordinario, sarebbe stata missionaria tanto quanto chi si trovava in Paesi lontani a dare la vita. Non voleva lasciare nulla di intentato, voleva che "il martirio della vita quotidiana" non
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fosse vano e servisse a collaborare alla missione di Cristo e della sua Chiesa a favore delle sfide dell'umanità. "Gesù non guardava tanto alla grandezza delle opere, e nemmeno alla loro difficoltà, ma all'amore con cui venivano fatte", e in questo modo si rivolgeva sempre a Dio e a coloro che la circondavano, nei quali vedeva il volto di Cristo. L'Amore del Cuore di Gesù la spingeva a vivere in grande la spiritualità delle piccole cose di ogni giorno, attraverso gesti visibili o invisibili tradotti nell'offerta della sua vita, nella preghiera e nell'azione. Il suo Amore andava oltre le mura del suo monastero e si diffondeva universalmente, superando anche le barriere dello spazio e del tempo. Per questo è stata nominata patrona delle missioni e poi della Rete Mondiale di Preghiera del Papa per le sfide dell'umanità. Se c'è qualcuno che ci precede in questo cammino del cuore che siamo chiamati a percorrere, è la "Piccola Grande Teresa", che ci invita oggi a continuare a uscire dalla "globalizzazione dell'indifferenza" per portare la forza risanatrice e salvifica del Cuore del Risorto al mondo intero, senza bisogno di andare lontano, anzi, lì Dio ci ha posto. Ci affidiamo a lei per vivere questa missione.
Allegato 5 INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA RETE MONDIALE DI PREGHIERA DEL PAPA (APOSTOLATO DI PREGHIERA) IN OCCASIONE DEL 175° ANNIVERSARIO DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO Aula Paolo VI Venerdì, 28 giugno 2019 Cari fratelli e sorelle, grazie per questa visita! Colgo questa occasione per rinnovarvi la mia gratitudine per il vostro impegno di preghiera e di apostolato in favore della missione della Chiesa. Vi ringrazio anche per le testimonianze, che io avevo letto, altrimenti quella in cinese non l’avrei capita! E per questo risponderò più o meno o continuerò la riflessione di tutti voi. Il vostro è un servizio quanto mai necessario, che sottolinea il primato di Dio nella vita delle persone, favorendo la comunione nella Chiesa. 1. Padre Matthew, che opera a Taiwan, ci ha offerto interessanti informazioni circa la versione di Click to Pray in cinese. È bello sapere che i cinesi, al di là delle difficoltà di diversa natura, si possono sentire realmente uniti nella preghiera, trovando in essa un valido sostegno nella conoscenza e nella testimonianza del Vangelo. La preghiera suscita sempre sentimenti di fraternità, abbatte le barriere, supera i confini, crea ponti invisibili ma reali ed efficaci, apre orizzonti di speranza. 2. Marie Dominique ci ha raccontato la missione dell’Apostolato della Preghiera in Francia, dove questa realtà è sorta 175 anni fa. Dalla sua testimonianza abbiamo
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capito che le intenzioni di preghiera rendono concreta la missione di Gesù nel mondo. La Chiesa, attraverso la sua rete di preghiera e le intenzioni che affida ogni mese, parla al cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo. Tutti noi, pastori, consacrati e fedeli laici, siamo chiamati a calarci nella storia concreta delle persone che ci stanno accanto soprattutto pregando per loro, assumendo nella preghiera le loro gioie e le loro sofferenze. Risponderemo così all’appello di Gesù che ci chiede di aprire il nostro cuore ai fratelli, specialmente a quanti sono provati nel corpo e nello spirito. È importante parlare dei fratelli ma ci sono due vie per parlare dei fratelli o benedire i fratelli cioè parlare bene dei fratelli o chiacchierare, sparlare di loro. Chiacchierare – in questo senso – è una cosa brutta, non è di Gesù. Gesù mai chiacchierava. Invece parlare, sì. E la preghiera è parlare a Gesù dei fratelli, dire: “Signore, per questo problema, per questa difficoltà, per questa situazione…”. E questo è un cammino di unione, di comunità. Invece sparlare degli altri è un cammino di distruzione. 3. È bene, in questo giorno della solennità del Sacro Cuore di Gesù, ricordare il fondamento della nostra missione, come ha fatto Bettina (Argentina). Si tratta di una missione di compassione per il mondo, potremmo dire un “cammino del cuore”, cioè un itinerario orante che trasforma la vita delle persone. Il Cuore di Cristo è talmente grande che desidera accoglierci tutti nella rivoluzione della tenerezza. La vicinanza al Cuore del Signore sollecita il nostro cuore ad avvicinarsi con amore al fratello, e aiuta a entrare in questa compassione per il mondo. Siamo chiamati ad essere testimoni e messaggeri della misericordia di Dio, per offrire al mondo una prospettiva di luce dove sono le tenebre, di speranza dove regna la disperazione, di salvezza dove abbonda il peccato. Entrare in preghiera è entrare con il mio cuore nel cuore di Gesù, fare una strada dentro il cuore di Gesù, quello che Gesù sente, i sentimenti di compassione di Gesù e anche fare un viaggio dentro il mio cuore per cambiare il mio cuore in questo rapporto con il cuore di Gesù. 4. La testimonianza di Suor Selam (Etiopia) con i giovani del Movimento Eucaristico Giovanile aiuta a contemplare l’azione dello Spirito Santo in quella terra. È importante aiutare le nuove generazioni a crescere nell’amicizia con Gesù attraverso l’incontro intimo con Lui nella preghiera, nell’ascolto della sua Parola, accostandosi all’Eucaristia per essere dono di amore al prossimo. La preghiera personale o comunitaria ci stimola a spenderci nell’evangelizzazione e ci spinge a cercare il bene degli altri. Dobbiamo offrire ai giovani occasioni di interiorità, momenti di spiritualità, scuole della Parola, affinché possano essere entusiasti missionari nei diversi ambienti. Così scopriranno che pregare non li separa dalla vita reale, ma li aiuta a interpretare alla luce di Dio gli avvenimenti esistenziali. Insegnare a pregare ai bambini. A me fa dolore quando vedo tanti bambini che neppure sanno farsi il segno della croce. Dico: “Fai il segno della croce” e fanno così [un gesto confuso]… Non sanno. Insegnare a pregare ai
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bambini. Perché loro arrivano subito al cuore di Gesù, subito. Gesù li vuole. E ai giovani, insegnare che la preghiera è un grande cammino per andare avanti nella vita. Grazie, Suora, per quello che Lei fa. Grazie.. 5. Mi ha fatto piacere sentire l’entusiasmo di Diego (Guatemala) nel favorire l’incontro tra nonni e nipoti nella preghiera per la pace nel mondo e per le grandi sfide dell’umanità di oggi. Nella Rete di preghiera del Papa si incontrano diverse generazioni; è bello pensare come i nonni possono essere di esempio ai giovani, indicando loro a percorrere la strada della preghiera. La saggezza degli anziani, la loro esperienza e capacità di “ragionare” con il cuore. Qualcuno potrebbe dire: “Ma, padre, si ragiona con la testa!”. No, non è vero: si ragiona con la testa e con il cuore, è una capacità che noi dobbiamo sviluppare. Capacità di ragionare con il cuore. E queste esperienze degli anziani costituiscono un prezioso insegnamento per imparare una feconda metodologia nella preghiera di intercessione. E questa è una grande preghiera, quella di intercessione: “Signore, ti chiedo per questo, ti chiedo per quell’altro…”. E intercedere è quello che fa Gesù in cielo, perché la Bibbia ci dice che Gesù è davanti al Padre e intercede per noi, è il nostro intercessore, e noi dobbiamo imitare Gesù, essere intercessori. Nel corso della storia, i più grandi uomini e donne di Dio sono stati intercessori come Gesù. Intercedere. 6. Grazie infine alla testimonianza di padre Antonio (Portogallo). Lui ci ha detto come l’Apostolato della Preghiera, entrando nel mondo digitale, avvicina anziani e giovani, aiutandoli a dare nuova vitalità al tradizionale apostolato della preghiera. È necessario che la missione della Chiesa si adegui ai tempi e utilizzi gli strumenti moderni che la tecnica mette a disposizione. Si tratta di entrare negli areopaghi moderni per annunciare la misericordia e la bontà di Dio. Occorre prestare attenzione, però, a servirsi di questi mezzi, specialmente della rete di Internet, senza diventare servi dei mezzi. Bisogna evitare di diventare ostaggi di una rete che prende noi, invece di “pescare pesci”, cioè attirare anime per portarle al Signore. Rinnovo a ciascuno di voi il mio grazie sincero per la vostra preziosa attività, che sgorga da un cuore veramente attento agli altri. L’Apostolato della Preghiera, la sua Rete mondiale di preghiera del Papa e in comunione con lui, ricorda che il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. State attenti: il cuore della missione della Chiesa è la preghiera. Possiamo fare tante cose, ma senza preghiera la cosa non va. Il cuore è la
preghiera.
Vi
incoraggio
a
proseguire
con
gioia
nella
consapevolezza
dell’importanza e della necessità del vostro lavoro. Voi aiutate le persone ad avere uno sguardo spirituale, uno sguardo di fede sulla realtà che li circonda, per riconoscere quello che Dio stesso opera in loro; è un grande sguardo di speranza! Grazie tante!
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Vorrei anche ringraziare la Compagnia di Gesù. Si pensa che i Gesuiti sono gli intellettuali, coloro che pensano… Ma sono stati i Gesuiti a creare questa rete di preghiera. I Gesuiti sono uomini che pregano, e questo è grande. E poi, in modo speciale, vorrei ringraziare la dedizione e la creatività di padre Fornos: grazie, fratello! Adesso faremo un momento di preghiera tutti insieme, per significare l’importanza di questo e per intercedere tutti insieme rivolti a Gesù. Prima di tutto lo faremo in silenzio, tutti, ognuno prega col cuore. [preghiera in silenzio] [preghiera della Rete Mondiale di Preghiera] E adesso preghiamo per le intenzioni che sono state proposte da me a tutta la Chiesa per il mese di luglio: Preghiamo per i sacerdoti, perché con la sobrietà e l’umiltà della loro vita si impegnino in una attiva solidarietà, soprattutto verso i poveri. Tutti insieme diciamo: “Preghiamo”. E in silenzio facciamo la preghiera… Preghiamo perché tutti quelli che amministrano la giustizia operino con integrità, e perché l’ingiustizia, che attraversa il mondo, non abbia l’ultima parola. Preghiamo. [Padre Nostro e benedizione] Bollettino Sala Stampa della Santa sede - 28 giugno 2019
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Allegato 6 La Rete Mondiale di Preghiera del Papa, una partecipazione nella dinamica del Cuore di Gesù Da quasi dieci anni abbiamo avviato la ricreazione dell'Apostolato della Preghiera. Si tratta di processi spirituali lunghi che non dipendono dalle nostre forze o capacità, ma piuttosto dalla nostra disponibilità allo Spirito del Signore, dato che è Lui che ci guida. Tale ricreazione è stata necessaria affinché questo tesoro spirituale della Chiesa potesse essere comunicato a più persone, specialmente alle nuove generazioni, e anche per essere più fedeli alla missione che la Santa Sede ci ha affidato, fin dalla fine del XIX secolo. La nostra missione è quella di pregare e vivere le sfide dell'umanità e della missione della Chiesa espresse nelle intenzioni di preghiera del Papa. Tutto ciò non è possibile senza una profonda comunione con il Cuore di Gesù, per questo proponiamo un itinerario spirituale a quanti desiderano fare parte di questa rete, "il Cammino del Cuore", che conduce il nostro cuore a mantenersi profondamente unito al Cuore di Gesù, in una missione di compassione per il mondo. Questo processo di ricreazione non trasforma l'Apostolato della Preghiera in qualcosa di totalmente nuovo e differente, bensì ci aiuta ad andare più in profondità e ad accrescere la fedeltà al Cuore di Gesù. Spesso si verificano malintesi che derivano da paure e insicurezze. Questo è normale e prevedibile, dato che in tali processi risulta difficile comprendere la dinamica in base alla quale la continuità è associata alla novità. Vale a dire che il nuovo viene a dare continuità a quanto già esiste. Non è proprio quello che dice Gesù quando parla del panno nuovo su un vestito vecchio? (Mc 2, 18-22). Come ci mostra il Vangelo, ci sono sempre malintesi quando lo Spirito del Signore fa cose nuove. L'attuale processo di ricreazione portato avanti e condotto dallo Spirito del Signore, trova la sua fonte nella riforma realizzata nel 1861 dal Padre Henri Ramière. Questo sacerdote gesuita si trovò a dover dare un nuovo impulso all'Apostolato della Preghiera, spiegando ai suoi membri che la devozione al Cuore di Gesù faceva parte del cammino proposto. Con la pubblicazione del primo numero del “Messaggero del Cuore di Gesù”, invitò a pregare secondo le intenzioni del Cuore di Gesù. A partire dal 1879 queste intenzioni furono formulate ogni mese dal Papa e affidate all'Apostolato della Preghiera. Attraverso questo invito, Ramière riuscì a far vedere che questa preghiera era apostolica e aperta al mondo e che per mezzo della preghiera di offerta ci uniamo al Cuore di Gesù, al servizio della sua missione.
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La preghiera apostolica o missionaria è una preghiera che ci dispone alla missione di Cristo nella nostra vita quotidiana. Mediante la preghiera di offerta ci rendiamo disponibili alla sua missione. Tale atteggiamento di disponibilità interiore alla missione apre il nostro cuore e ci rende docili allo Spirito del Signore. Per questa ragione, il titolo del documento di ricreazione dell'Apostolato della Preghiera è: "Un cammino con Gesù, nella disponibilità apostolica". Ciò che il Padre Ramière chiamava "preghiera e zelo" (nel senso di cura, diligenza, impegno) per il Regno di Cristo, oggi lo chiamiamo "preghiera e azione", dato che la vera preghiera ci dispone all'azione, ci apre al prossimo e al mondo. Ramière sintetizzò l'Apostolato della Preghiera riassumendolo in tre caratteristiche: "[a] la preghiera, come mezzo universale di azione; [b] l'associazione, come condizione necessaria affinché la preghiera sia efficace; [c] l'unione con il Cuore di Gesù, come fonte di vita per l'associazione". Quella che si chiamava "Associazione", oggi si chiama "Rete", termine che esprime meglio l'intenzione originale. Lo spiegava chiaramente Ramière, affermando che: "non si tratta di un'associazione qualsiasi, né di un'opera nuova che va ad aggiungersi alle altre, bensì di una connessione nuova che unisce tutte le associazioni ecclesiali in una stessa prospettiva", per la missione della Chiesa (vedere la pubblicazione "L'Apostolat de la Prière", 1861). L'affermazione in base alla quale "l'Apostolato della Preghiera" era la "Santa lega dei cuori cristiani uniti al Cuore di Gesù" equivale all'espressione attuale "una rete di cuori uniti al Cuore di Gesù". Questa rete di cuori è la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, a cui il Santo Padre raccomanda di pregare per le sue intenzioni, che esprimono le sfide dell'umanità e della missione della Chiesa. Sfide che sono il frutto del suo sguardo e del suo discernimento universali e che sono le intenzioni del Cuore di Gesù. Fare parte di questa Rete di Preghiera ci porta a crescere in termini di disponibilità verso la missione di compassione di Gesù per il mondo, entrando nella dinamica del Cuore di Gesù. Come entrare a farne parte? Si propongono due modalità di partecipazione: una forma "aperta" e un'altra di "appartenenza e impegno" che a sua volta si presenta a livello personale o comunitario. Queste modalità sono una reinterpretazione attualizzata dei tre gradi di partecipazione degli Statuti del 1896, che erano presenti in vari Paesi. La modalità di partecipazione aperta, accessibile a ogni battezzato, consiste nel pregare per le intenzioni di preghiera del Papa, in particolare il primo venerdì del mese, "Giornata mensile di preghiera per le sue intenzioni". La modalità di appartenenza e impegno è una forma di impegno più attivo a livello personale o comunitario. A livello personale richiede di assumere tre momenti di preghiera al Signore nella vita quotidiana. Queste proposte di preghiera sono presenti nella nostra piattaforma di preghiera Click
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to Pray: ●
"Con Gesù al mattino" propone una preghiera di offerta;
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"Con Gesù durante il giorno" è una preghiera che ci consente di calibrare il cuore e dare una nuova spinta alla nostra giornata;
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"Con Gesù di sera" è una rilettura per conoscere la nostra disponibilità alla missione che ci ha affidato il Signore.
Come recitano gli statuti: "questa preghiera è apostolica è sempre congiunta a Maria, la Regina degli Apostoli" (2.1) Per coloro i quali sperimentano la chiamata a vivere uniti più strettamente al Cuore di Gesù e desiderano formalizzare il proprio impegno personale, dedizione e servizio in questo senso, si propone la consacrazione o "alleanza con Gesù Cristo". Questa li rende "apostoli della preghiera", assumendosi l'impegno di essere disponibili per il servizio nelle rispettive comunità, parrocchie, scuole, ecc., in veste di appartenenti alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa (che include il Movimento Eucaristico Giovanile). A livello comunitario, una parrocchia o una comunità cristiana può desiderare di manifestare il proprio impegno attraverso questo servizio ecclesiale, oggi opera pontificia, riunendosi espressamente per pregare per le intenzioni del Papa e, in particolare, scegliendo il primo venerdì del mese come giorno destinato a questo scopo. Il nostro impegno comunitario più massiccio ed essenziale è rappresentato dai gruppi di Apostolato della Preghiera, nati dalla nostra tradizione spirituale e presenti nelle parrocchie. Questi gruppi formano la Rete Mondiale di Preghiera del Papa, e rappresentano in molti paesi la parte visibile dell'iceberg che formiamo. Senza questi gruppi, che mantengono fedelmente accesa la fiamma del tesoro spirituale che ci è stata affidata dal Signore, non avremmo mai potuto iniziare la ricreazione di questo servizio ecclesiale. Molti Paesi hanno una struttura diocesana e, in alcuni casi, dispongono di un regolamento interno. Sono invitati a integrarsi, al loro ritmo, nel processo di "ricreazione" per approfondire la propria fonte spirituale e ritrovare la dinamica del Cuore di Gesù degli inizi. Questo processo di ricreazione dei gruppi dell'Apostolato della Preghiera richiede tempo, dato che occorre rispettare il ritmo di ciascuno. Le persone che scoprono la Rete Mondiale di Preghiera del Papa possono costituire comunità che accettano completamente la "rifondazione". Il Cammino del Cuore è l'itinerario spirituale che incarna questa rifondazione.
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Queste comunità non solo pregano e assumono un atteggiamento interiore di disponibilità per collaborare con la missione della Chiesa, ma si mobilitano concretamente, cercando il modo di mettersi al servizio delle sfide dell'umanità e delle necessità della Chiesa. Le persone che compongono queste comunità si impegnano, a livello personale e di gruppo, a vivere secondo la dinamica del Cuore di Gesù. Allo stesso modo, recita lo statuto (2.2), sosterranno il nostro ramo giovanile, il Movimento Eucaristico Giovanile, lì dove esiste, o la pastorale giovanile (parrocchia, collegio, ecc.). Qualsiasi processo di ricreazione può dare luogo a malintesi, tensioni e paure. Ciò che è importante è di riporre la nostra fiducia nel Signore, dato che è Lui che ci conduce. La Rete Mondiale di Preghiera del Papa (Apostolato della Preghiera) è essenziale per la missione della Chiesa, dato che non vi è missione, docile allo Spirito del Signore, senza preghiera. Oggi come ieri il Signore le dà il suo fuoco, quello del suo Cuore. Frederic Fornos SJ Direttore Internazionale Rivista Mensageiro – Portogallo, gennaio 2019
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INDICE PASSO 9 UNA RETE MONDIALE DI PREGHIERA E DI SERVIZIO, ATTENTA AI BISOGNI DELL’UMANITÀ
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Schema per orientare il passo
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Quadro di riferimento
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Dinamica interna del passo
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Entrata dalla Prospettiva Biblica
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Chiamati e mandati
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Entrata dalla Prospettiva della Fede
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Siamo una rete per la missione
15
Entrata dalla Prospettiva Spirituale
17
Sentire con la Chiesa
18
Entrata tramite le Parole del Papa
21
Entrata dalla Prospettiva della Preghiera
24
Parte del tutto
25
Proposte di esercizi
28
Esercizio
28
Pratica dell'Esame Tematico
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Rileggere il Cammino del Cuore
29
Risorse Allegato 1
31 32
La Rete Mondiale Di Preghiera Del Papa «Il trenta, il sessanta e il cento per uno» 32 Allegato 2
37
La Rete Mondiale di Preghiera del Papa e le sfide della costruzione del Regno
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Allegato 3
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San Francesco Saverio, un uomo dai grandi desideri
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Allegato 4
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Teresa di Lisieux, la grandezza delle piccole cose
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Allegato 5
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INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA RETE MONDIALE DI PREGHIERA DEL PAPA (APOSTOLATO DI PREGHIERA) IN OCCASIONE DEL 175° ANNIVERSARIO DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
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Allegato 6
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La Rete Mondiale di Preghiera del Papa, una partecipazione nella dinamica del Cuore di Gesù
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INDICE
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