Passo 1 I IN PRINCIPIO, L'AMORE
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Passo 1 I IN PRINCIPIO, L'AMORE
Città del Vaticano - 3 dicembre 2019 (aggiornato a marzo 2023) San Francesco Saverio - 175 anni di Apostolato della Preghiera
CARI AMICI NEL
SIGNORE
Il Cammino del Cuore è l'itinerario spirituale proposto dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È il fondamento della nostra missione, una missione di compassione per il mondo. Fa parte del processo avviato da Papa Francesco con l'Evangelii Gaudium, "La Gioia del Vangelo". È il risultato di un lungo processo spinto da P. Adolfo Nicolás, allora Superiore Generale della Compagnia di Gesù. All'inizio, con un'équipe internazionale guidata da padre Claudio Barriga SJ, è stata elaborata una bozza, qui chiamata "quadro di riferimento". Abbiamo presentato questo itinerario a Papa Francesco che lo ha approvato nell'agosto 2014; poi lo abbiamo pubblicato in un documento intitolato: "Un cammino con Gesù, in disponibilità apostolica" (dicembre 2014 - Doc. 1). Questo documento ha presentato un nuovo modo di intendere la missione
dell'Apostolato
della
Preghiera,
in
una
dinamica
di
disponibilità apostolica, come era all'inizio. Il Cammino del Cuore è essenziale per la ri-creazione di questo servizio ecclesiale, oggi Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È un approfondimento della tradizione spirituale dell'Apostolato della Preghiera e articola in modo originale gli elementi essenziali di questo tesoro spirituale con la devozione al Cuore di Gesù. Può essere visto come un adattamento degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio. Il Cammino del Cuore è la chiave di lettura della nostra missione. Il commento scritto nel 2017 voleva aiutare le équipe nazionali della Rete di Preghiera del Papa ad approfondire ogni passo del Cammino del Cuore e ad entrare nelle sue dinamiche interne, in modo da poter proporre, con la propria creatività, materiali adatti al proprio contesto locale. Troviamo questo testo in ogni libro sotto il titolo "Dinamica interna del passo".
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Ci siamo presto resi conto che era importante aiutare le équipe nazionali ad approfondire Il Cammino del Cuore, senza il quale sarebbe stato difficile avanzare nel processo di ricreazione di quest'opera pontificia. Pertanto, nel 2018 abbiamo iniziato a scrivere 11 libri con un'équipe internazionale. Questa équipe era coordinata da Bettina Raed, oggi Coordinatrice Internazionale del Cammino del Cuore. È dalla terra di Papa Francesco, con il sostegno di diversi compagni gesuiti e laici, che abbiamo portato avanti questo lavoro. Nel 2020 abbiamo pubblicato questo lavoro in spagnolo, sotto forma di un sito web con 86 video, 86 podcast e diverse centinaia di schede di presentazione: www.caminodelcorazon.church. Qui trovate la traduzione in italiano dei libri del Cammino del Cuore. Una traduzione è sempre limitata e lasciamo a voi il compito di adattarla localmente. Ci auguriamo che questo materiale vi aiuti a proporre questa missione di compassione per il mondo con creatività (ritiri spirituali, sessioni di formazione, incontri del primo venerdì del mese, ecc). È il nostro modo di entrare nella dinamica del Cuore di Gesù.
P. Frederic Fornos, S.J. Direttore Internazionale
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Schema per orientare il passo Parola chiave: AMORE Obiettivo: riconoscere quanto siamo amati. Chiavi attitudinali: riconoscere ciò che mi dà vita, riconoscere la gratuità dell'amore. Cosa vogliamo ottenere - frutto: essere grati. Dinamica interna del passo: dal "non rendersi conto" al "riconoscere e meravigliarsene". L'amore nella mia vita.
Quadro di riferimento La prima e permanente Parola nella nostra vita di fede è l'amore eterno del Padre. È ciò che vuole dirci continuamente e si riflette in tutto ciò che fa per noi ogni giorno: Ti amo. È la sua essenza, "Dio è amore" (Prima Lettera di Giovanni cap. 4,8), non può non amarci. L'AMORE è il modo in cui Dio ci guarda e ci accompagna sempre, indipendentemente dal corso della nostra vita, anche se ci siamo allontanati da Lui a causa del peccato. Il suo amore è incondizionato e incrollabile. È l'inizio e il fondamento del nostro cammino spirituale, perché la nostra vita comincia grazie al suo amore, è sostenuta da Lui e un giorno sarà ricevuta nel suo amore. Riconoscere questo amore ci spinge a ricambiarlo.
Dinamica interna del passo In principio, l’Amore. Che significa amare ed essere amato? Cosa c’è dietro la parola “amore”? Facciamo un minuto di silenzio. Abbiamo fatto l’esperienza di essere amati dai nostri genitori, amici o altre persone? L’amore è fondamentale, ci precede, ci ha dato la vita, anche quando ci ferisce. Pensa alle persone che ti hanno amato, voluto bene e che lo fanno oggi. San Paolo diceva: «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà». (1 Lettera ai Corinzi, cap. 13, 4-8)
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Sebbene a volte sia difficile riconoscere questo amore nella mia vita, vi è una certezza, anche se non la percepisco immediatamente: Lui è la fonte della vita, dell’universo visibile e invisibile, che mi ha amato da sempre. Lui dice: “Ti amo”, «Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani» (Profeta Isaia, cap. 49,16). Mi ama non in modo generico, ma in modo concreto e personale, fino al punto di dare la Sua vita e il Suo sangue per me, per noi, in modo che possiamo riconoscere tutta la sua altezza, l’ampiezza e la profondità del Suo amore per ciascuno di noi. Il Suo amore è infinito, gli oceani non possono contenerlo né spegnerlo i fiumi! È un amore impossibile da tradurre, trasmettere, anche con la più bella scrittura. È un incontro. È come innamorarsi. Tutti abbiamo letto libri e racconti su questo tema, e visto film che ci hanno emozionato, però, quando ci innamoriamo, cambia tutto, è un mondo nuovo. Con la morte e la risurrezione di Gesù Cristo è sorto un mondo nuovo. «La risurrezione ci dice qual è il cammino dell’amore, seguito da Gesù in maniera incondizionata fino a donare la propria vita, non è un sentiero che conduce al nulla, non è un vicolo cieco. La via dell’amore è anche il percorso che ci apre alla vita» (P. Louis Evely). In Gesù Cristo abbiamo la certezza che l’amore esiste e che siamo amati. San Giovanni nella sua prima lettera dice: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi» (1 Giovanni, cap. 3:16). L’amore è la via, la verità, la vita. Perciò è essenziale riconoscere questo amore nella nostra vita e rendere grazie al Signore, fonte di ogni bene. Riconoscere questo è essere grati.
➔ Per andare più a fondo, cfr. Risorse. Appendice 1. "Amare, cos'è l'amore?"
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Entrata dalla Prospettiva Biblica Cosa potremmo dire che non sia stato già ripetuto sulla presenza, nella Bibbia, dell'amore di Dio per il suo popolo? In qualunque passo della Bibbia, troveremo varie manifestazioni dell'amore di Dio per la sua creazione, specialmente per gli uomini e le donne creati a Sua immagine e somiglianza. La Bibbia in tutti i suoi libri è la storia dell'esperienza dell'Amore di Dio raccontata dalle comunità, uomini e donne che riconoscono nella loro vita la presenza infinita dell'amore di Dio che li precede, che li abbraccia, che li riempie. È la narrazione della storia d'amore e di salvezza del Creatore verso le Sue creature, ispirata da Dio e raccontata da coloro che hanno vissuto questa esperienza nella loro vita. È una parola per tutti, che non passa di moda, che si rivolge a ciascuno in particolare. È una parola viva ed efficace, sempre attuale per ognuno di noi, che ci invita a fare la nostra esperienza d'amore e di salvezza, scoprendola e rivivendola con il Signore nei suoi testi. Cosa hanno da dire a noi queste parole d'Amore rivolte da Dio all'uomo in un altro tempo? L'esperienza dell'Amore di Dio narrata nella Bibbia si attualizza nella vita di ognuno di noi. Troviamo numerose immagini di Dio come colui che ama in eterno, sempre attento alla sua creatura "Ti ho amato di amore eterno" (Profeta Geremia cap. 31,3); come un Padre che cura e protegge amorevolmente i suoi figli: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani" (Profeta Isaia cap. 49, 15-16), "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato" (Salmo 2, 7). Il Signore è il pastore che si occupa con instancabile cura delle sue pecore, "Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri" (profeta Isaia cap. 40, 11).
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La Bibbia è la storia dell'Amore di Dio per il Suo popolo, e le risposte non sempre amorevoli che gli uomini hanno dato al loro Creatore e Signore. La Bibbia ci parla di un Amore che ci crea, che si prende cura di noi, che ci salva, che ci cerca per stare con Lui: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome." (Salmo 23, 1-3). L'Amore del Signore è un amore che rafforza, che ricostruisce, che rialza i caduti e che è sempre fedele: "Sei tu che io ho preso dall'estremità della terra e ho chiamato dalle regioni più lontane e ti ho detto: «Mio servo tu sei ti ho scelto, non ti ho rigettato»" (profeta Isaia cap. 41,9). Dio ha l'iniziativa, è Lui che ci ama così tanto e così fortemente che il suo amore crea; Egli non può amare senza far entrare nella Sua vita ciò che ama. Dio nel suo infinito amore ci comunica la sua vita e ci invita ad entrare in essa. Così l'apostolo Giovanni ci dice che "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio" (Prima lettera di Giovanni cap. 4,10). Gesù stesso ci parla del suo amore per noi e dell'amore di suo Padre, "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi" (Vangelo di Giovanni cap. 15,9). Dio può solo amare, e il suo amore non può essere diminuito da nulla di ciò che accade o che facciamo. Paolo nella sua lettera ai Romani fa un ampio riferimento alla profondità e alla quantità dell'amore di Dio, come una realtà inimmaginabile, impossibile da afferrare, così forte che niente e nessuno potrebbe sottrarci ad esso. Per San Paolo l'amore di Dio è espresso nel dono che Cristo Gesù ha fatto di se stesso, dando la sua vita per noi e niente e nessuno può separarci o toglierci questo amore. Niente e nessuno farà sì che il Signore ci ami di meno.
"Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (Lettera ai Romani cap. 8, 35-39)
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● Ti ho amato di amore eterno … (Profeta Geremia cap. 31,3) ● Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani… (Profeta Isaia cap. 49,15) ● In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio… (Prima lettera di Giovanni cap. 4,10) ● n lui (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo… (Lettera agli Efesini cap.1,4) ● Niente potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore (Lettera ai Romani cap. 8, 39). Esercizio: ti propongo di leggere attentamente il Salmo 135 (136), cogliendo il sapore delle parole che il salmista mette in bocca al popolo d'Israele. Fai una pausa su quelle frasi che risuonano in te e ripetile dentro di te come una musica che accompagna il ritmo del tuo respiro. Alla fine prendi il tuo quaderno e scrivi il tuo ringraziamento, in cui ricordi l'azione dell'amore di Dio nella tua storia personale.
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Entrata dalla Prospettiva della Fede Amore "Il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, fattosi carne lui stesso […] entrò nella storia del mondo come uomo perfetto, assumendo questa e ricapitolandola in sé Egli ci rivela «che Dio è carità» (Prima Lettera di Giovanni cap. 4,8) (Gaudium et Spes n. 38) In Cristo Gesù noi cristiani riconosciamo "l'immagine visibile del Dio invisibile" (Lettera ai Colossesi cap. 1,15). Attraverso di lui intravediamo sia ciò che Dio è sia ciò che noi esseri umani siamo chiamati ad essere: pienezza di ricettività e donazione di sé. Nella completa donazione di Dio in Gesù e di Gesù in Dio si manifesta il mistero "dal quale tutti riceviamo grazia su grazia" (Vangelo di Giovanni cap. 1,16). In principio c'era solo Dio, e Dio è Amore. L'amore che è un comunicare, un darsi, e in questo darsi dà origine alla creazione, a tutto l'universo. La nostra esistenza può essere compresa solo come quella di creature di Dio. Creature che sono il frutto dell'Amore di Dio. L'unico e solo Essere si comunica a noi dalle profondità di Se stesso come Fonte originaria (Padre), come ricettacolo con capacità costitutiva di ricevere (Figlio) e come flusso costante di divenire per permettere agli esseri di esistere, di nascere in se stessi (Spirito). Siamo invitati a partecipare a questa relazione, senza mai smettere di essere in essa. Tutta la realtà è contenuta in Dio. Non c'è realtà al di fuori di Dio. Nel suo amore per noi, il Dio di Gesù Cristo ha voluto rivelarsi agli uomini, e lo ha fatto nel corso del tempo in cui gli affetti e le azioni diventano aneddoti, nella storia. Il Dio eterno e onnipotente ha deciso di farsi storia per invitarci ad avere un dialogo personale con Lui. Tutto l'universo è stato creato perché questo dialogo possa esistere, cioè perché ogni nostra risposta a Dio sia attesa con passione, e poi rispettata, da Lui. "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Apocalisse cap. 3, 20). Stare alla porta..." significa aspettare, e non c'è attesa senza tempo. Ma cos'è che Dio aspetta? Niente di più e niente di meno che l'accoglienza del Suo interlocutore, l'uomo: entrare, sedersi a tavola e cenare con Lui. E l'uomo, con la sua risposta positiva, "cenerà con Dio". La cena comune rende uguali i commensali, e in questa uguaglianza Dio si aspetta che cambiamo il nostro atteggiamento verso di Lui, verso il mondo e verso tutte le persone, specialmente le più vulnerabili.
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Gesù è l’intermediario di Dio, perché, essendo figlio Suo, si è fatto figlio dell’uomo per risvegliare in noi la capacità di riconoscerci come capax Dei, capaci di Amore, creati per ricevere l'effusione di Dio, destinati a diventare il contenuto di cui siamo stati fatti destinatari. L'interiorizzazione di Cristo Gesù in ognuno di noi diventa la sua continua incarnazione, così come è continuo l'atto creativo di Dio. L'esperienza di essere amati ci apre alla possibilità di amare. "Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore" (Prima lettera di Giovanni cap. 4, 8). Sant'Agostino nella sua opera De Trinitate (PL 42,957-958) scrive: "State pensando cosa o come sarà Dio... Affinché vi piaccia qualcosa, sappiate che Dio è amore, quello stesso amore con cui noi amiamo... Che nessuno dica: non so cosa sia che io ami. È sufficiente che tu ami tuo fratello e tu amerai lo stesso amore. Perché, in realtà, si conosce meglio l'amore con cui si ama il fratello, che il fratello che si ama. Perché lì avete Dio meglio conosciuto del fratello stesso. Molto meglio, perché è più presente, più vicino, più sicuro". In noi, esseri limitati, quando amiamo, Dio "abita" o, se si preferisce, chi ama è "nato da" Dio, è da Dio, solo alla maniera di un figlio. Questo dono dell'amore di Dio per noi, che abita in noi, che ci rende simili a Lui, è il Suo dono, affinché possiamo essere suoi interlocutori e co-creatori nel suo piano di umanizzazione della creazione. Ci comporteremo come Dio, se saremo spinti ad agire dallo stesso atteggiamento che ha messo in moto l'amore divino: darci liberamente e pienamente. Siamo immersi nell'Essere di Dio. L'Amore ci ha creato lì, affinché, stando in Lui e facendo l'esperienza dell'Amore, possiamo amare. L'amare reale, l'amare che conosciamo, l'amare con i nostri limiti. Dio dimora in noi... Abbiamo l'increato, l'onnipotente, l'assoluto... in noi. Noi non abbiamo una grazia, un dono, un dono divino che Dio ci ha dato, ma Lui stesso è immerso nella nostra esistenza. Egli stesso è il Suo dono per noi. Di fronte a un tale dono, non dovrei essere grato? ➔ Per approfondire, cfr: Risorse, Allegato 2: "In mezzo alle tempeste... solo l'amore".
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Entrata dalla Prospettiva Spirituale Esaminare la vita è imparare a guardare il passaggio di Dio nella vita quotidiana e scoprire il modo in cui il buon Dio si fa presente. Esaminare è guardare, è osservare, è permettere che ciò che è già accaduto nel tempo diventi di nuovo presente. Esaminare la vita è imparare a guardare il passaggio di Dio nella vita quotidiana e scoprire il modo in cui il buon Dio si fa presente. Esaminare è guardare, è osservare, è permettere che ciò che è già accaduto nel tempo diventi di nuovo presente. Nell'esaminare si adotta la posizione di essere spettatori di se stessi: è come se si guardasse il film di ciò che si esamina. In questo "guardare" si porta nel presente ciò che si è vissuto. Tuttavia, come osservatore, non sarai neutrale, adotterai una prospettiva che sarà caratterizzata dai sentimenti che ti abitano al momento dell'esame. L'esame è essenzialmente un modo di fare preghiera. Non è una valutazione puramente intellettuale o un percorso puramente razionale. Né è una rassegna sentimentale degli eventi. Esaminare è pregare, è aprire uno spazio di silenzio interiore e disporsi all'incontro con Dio. Perciò, quando facciamo un esame, ci rendiamo disponibili a incontrare il Signore in ciò che stiamo esaminando. Ecco perché parliamo di "guardare il passo di Dio" quando esaminiamo. Poiché è un tempo di preghiera, un modo speciale di pregare, è molto importante iniziare il tempo dell’esame essendo presenti a se stessi, diventando consapevoli di come ci si sente e quali sentimenti si provano. Perché è importante questa consapevolezza? Perché quei sentimenti attuali hanno la capacità di trasformare i sentimenti che hai provato negli eventi che stai rivisitando nell'esame. In altre parole, se c'è gioia ed entusiasmo nel tuo cuore quando rivedi la tua giornata, i momenti tristi che hai vissuto possono essere permeati di quella stessa gioia. L'esame ha uno scopo, che è quello di scoprire come il Creatore lavora nella tua vita, come è presente a te, abita in te, ti accompagna, ti aiuta, ti conforta, e come anche corregge il tuo percorso e ti avverte degli errori. L'esame ha anche un quadro, una cornice da cui lo facciamo - possiamo anche chiamarla una "chiave"- e che ci dà una prospettiva, un modo di vedere ciò che stiamo guardando ed esaminando, un orientamento nel nostro sguardo. L'esperienza dell'amore di Dio, la scoperta che Lui, nella Sua infinita misericordia, che ci ama fino alla follia, è il punto di partenza e la prospettiva per la lettura di ogni
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esame. Un amore che si dà a noi per primo, che prende l'iniziativa e non aspetta che noi facciamo qualcosa per manifestarsi, è un amore concreto nella nostra vita. È un amore che si incarna negli eventi che viviamo, che viene a noi e ci raggiunge. Se guardiamo la giornata "nella chiave" di questo Amore, scopriamo che la vita che ci viene data è un puro dono gratuito, che si manifesta in numerosi piccoli doni nel corso della giornata. Essere vivi, respirare, poca o molta salute, le persone che ci accompagnano nel nostro cammino, il lavoro, la natura, i nostri talenti particolari, le nostre capacità, e potremmo continuare a nominare tanto bene che riceviamo e che non ci siamo dati, ma che ci è stato dato. Quando abbiamo potuto rivivere nel cuore questa esperienza di aver ricevuto tanto bene, la gratitudine sorge come un impulso quasi spontaneo dell'anima che sa che la sua vita è sostenuta dal dono. Riconoscere ed essere grati per il bene nella nostra vita come amore concreto che ci viene dato è il quadro iniziale o la prospettiva dell'esame, quell'orientamento o chiave di cui abbiamo già parlato. L'esame che fai deve iniziare con questa prospettiva di gratitudine nel tuo cuore. Riconoscendo tutto ciò che è bello e buono nella nostra vita, siamo spinti a rendere grazie per l'amore gratuito di Dio. Pertanto, quando inizi il tuo tempo di esame, chiediti: di che cosa potrei essere grato? Quale grazia speciale hai ricevuto oggi? Per cosa vuoi ringraziare il Padre? Chi vuoi ringraziare oggi? E comincia a considerare il passaggio di Dio nella giornata guardando e riconoscendo tutto ciò che è un dono, per il quale vuoi rendere grazie. Concludi il tuo esame ringraziando Dio per tanto bene ricevuto!
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Entrata Tramite le Parole del Papa Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: «L’amore del Cristo ci possiede» (2 Corinzi 5,14); «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Corinzi 9,16). La proposta è vivere ad un livello superiore, però non con minore intensità: "La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri". Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: "Qui scopriamo un’altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo".
Di conseguenza, un evangelizzatore non dovrebbe avere
costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo". Un annuncio rinnovato offre ai credenti, anche ai tiepidi o non praticanti, una nuova gioia nella fede e una fecondità evangelizzatrice. In realtà, il suo centro e la sua essenza è sempre lo stesso: il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto. Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi» (Isaia 40,31); Cristo è il «Vangelo eterno» (Apostoli 14,6), ed è «lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Ebrei 13,8) ma la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili. Egli è sempre giovane e fonte costante di novità. La Chiesa non cessa di stupirsi per «la profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio» (Romani 11,33). Diceva san Giovanni della Croce: «questo spessore di sapienza e scienza di Dio è tanto profondo e immenso, che, benché l’anima sappia di esso, sempre può entrare più addentro». O anche, come affermava sant’Ireneo: «[Cristo], nella sua venuta, ha portato con sé ogni novità». Egli sempre può, con la sua novità,
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rinnovare la nostra vita e la nostra comunità, e anche se attraversa epoche oscure e debolezze ecclesiali, la proposta cristiana non invecchia mai. Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina. Ogni volta che cerchiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova”. Sebbene questa missione ci richieda un impegno generoso, sarebbe un errore intenderla come un eroico compito personale, giacché l’opera è prima di tutto sua, al di là di quanto possiamo scoprire e intendere. Gesù è «il primo e il più grande evangelizzatore». In qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio, che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito. La vera novità è quella che Dio stesso misteriosamente vuole produrre, quella che Egli ispira, quella che Egli provoca, quella che Egli orienta e accompagna in mille modi. In tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio, che «è lui che ha amato noi» per primo (1 Giovanni 4,10) e che «è Dio solo che fa crescere» (1 Corinzi 3,7). Questa convinzione ci permette di conservare la gioia in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante che prende la nostra vita per intero. Ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto. Neppure dovremmo intendere la novità di questa missione come uno sradicamento, come un oblio della storia viva che ci accoglie e ci spinge in avanti. La memoria è una dimensione della nostra fede che potremmo chiamare “deuteronomica”, in analogia con la memoria di Israele. Gesù ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua (cfr Luca 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla sempre sullo sfondo della memoria grata: è una grazia che abbiamo bisogno di chiedere. Gli Apostoli mai dimenticarono il momento in cui Gesù toccò loro il cuore: «Erano circa le quattro del pomeriggio» (Giovanni 1,39). Insieme a Gesù, la memoria ci fa presente una vera «moltitudine di testimoni» (Ebrei 12,1). Tra loro, si distinguono alcune persone che hanno inciso in modo speciale per far germogliare la nostra gioia credente: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la Parola di Dio» (Ebrei 13,7). A volte si tratta di persone semplici e vicine che ci hanno iniziato alla vita della fede: «Mi ricordo della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce» (2 Timoteo 1,5). Il credente è fondamentalmente “uno che fa memoria”. (Papa Francisco, Evangelii gaudium nn. 9-13)
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Entrata dalla Prospettiva della Preghiera Essere grati ci rende umani Ci siamo abituati a chiedere, esigere o pretendere cose dagli altri, perché? Forse perché siamo consapevoli che senza gli altri ci manca qualcosa, che siamo un "prodotto" che non è finito e abbiamo bisogno di loro per "completarci". Ma per completare che cosa? L'intensità con cui chiediamo "cose" agli altri, come affetto, attenzione, tempo, per esempio, è proporzionale alla nostra consapevolezza di sentirci incompleti. Possiamo imparare più o meno rapidamente ciò di cui abbiamo bisogno dagli altri, ma la cosa più importante da capire è che nessuno ci deve niente! Noi non siamo venuti al mondo per reclamare qualcosa che qualcuno ci deve. Gli altri non sono al mondo per soddisfare le nostre aspettative. Siamo qui per imparare cosa significa amare ed essere amati, essere grati. Quello che ci manca è essere grati per l'amore che riceviamo dagli altri. Dobbiamo anche imparare ad essere grati per l'amore, l'affetto, il tempo che gli altri ci dedicano gratuitamente. Il modo migliore per completare ciò che ci "manca" è imparare ad essere grati agli altri. Se non respingiamo l'idea che "qualcuno" ci deve qualcosa, qualunque essa sia, non riusciremo mai a costruire in noi stessi questo atteggiamento che è vitale per il nostro sviluppo e crescita personale. Gli altri ci aiutano a completare ciò che manca in noi quando riceviamo il loro amore, e questo è ringraziarli. La gratitudine è l’elemento fondamentale nell'esperienza di essere amati e di amare. La persona con un cuore grato sa riconoscere l'amore di Dio che opera e si dona negli altri. Essere grati è fare spazio alla dinamica dello Spirito di Dio che rinnova la nostra vita nell'amore. Per comprendere la logica dell'amore di Dio dobbiamo uscire dall'ambito del dovere ed entrare nell'ambito del dono. Senza questo passo essenziale, è difficile per noi essere grati. Il dovere a volte ci fa perdere di vista ciò di cui dovremmo essere grati. La nostra vita è spesso piena di progetti, sogni e obiettivi, luoghi da visitare, spazi da conquistare, vette da raggiungere, e corriamo il rischio di trasformare la nostra anima in un muro su cui appendere medaglie, uno scaffale di trofei o un deposito di diplomi. Nella nostra vita c'è di più che adempiere ai doveri: dobbiamo imparare a riconoscere che siamo amati al di là delle nostre conquiste. Senza questo apprendimento non sapremo mai cosa significa essere grati. È "quasi" impossibile sentirsi amati e perdonati se non si approfondisce la comprensione del mistero dell'amore gratuito di Dio. Come impariamo ad essere grati? Per questo abbiamo bisogno di essere consapevoli dello Spirito di Dio all'opera nell'amore umano. C'è più amore di Dio all'opera nell'amore umano di quanto pensiamo. Gli uomini e le donne grati sono persone, anzitutto, con "gli occhi aperti", sveglie. Vale a dire, consapevoli, attente, in definitiva,
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mistiche. Sviluppare un atteggiamento di gratitudine richiede, da parte nostra, una disponibilità interiore a riconoscere il bene che si compie intorno a noi senza che noi abbiamo fatto nulla per farlo accadere. Senza questo atteggiamento, sarà difficile per noi uscire dal regno del dovere ed entrare in quello della gratitudine. Dobbiamo decidere, ogni giorno, di vivere nella gratitudine. Ciò non significa dipingere la realtà in modo roseo o negare i problemi o i conflitti: si tratta di cercare ed esercitarci per riconoscere il dono che è nascosto agli occhi pragmatici e utilitaristici. Quando prendiamo la decisione di essere grati, ogni situazione nella vita, per quanto tragica possa sembrare, ha un "lato positivo". "Dare" e "dire" grazie aiuta a creare un atteggiamento completo in noi che siamo "esseri umani". ➔ Per approfondire cfr Risorse. Allegato 3. "La vita... dal punto di vista della gratitudine".
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Esercizio - Pratica di rilettura Approfondimento del primo momento di rilettura Grazie! Osservo dove la luce è presente nella mia vita, tutto ciò che produce in me apertura e mi fa vivere in profondità (un gesto, una parola o un sorriso, incontri o eventi ecc.). È importante esercitarsi a riconoscere la vita nelle più piccole cose quotidiane, per riconoscere sempre più Colui che è la fonte della vita. Lo sappiamo: la vita, l'amore non fanno rumore, per questo abbiamo tante difficoltà a discernere la presenza del Signore. Solo chi ama riconosce il suo amato. Più ringrazio, più motivi trovo per ringraziare. Pratica di rilettura tematica Per cosa devi essere grato oggi? Fai un passo indietro rispetto agli eventi della giornata. Fermati e trova un posto tranquillo per fare il tuo esame di oggi. Il Signore aspetta questo incontro con te. Fai un respiro profondo e diventa consapevole del tuo corpo, del tuo respiro e di come ti senti in questo momento. Ripercorri la giornata dall'alba al momento presente. Guarda senza giudicare, fermati ai luoghi che hai visitato, alle persone che hai incontrato, alla natura, all'aria, al sole, agli uccelli, ai colori... ecc. Goditi di nuovo i sapori e gli odori di oggi. Riconosci il lavoro che sei stato in grado di fare, l'aiuto dato e ricevuto, le tue capacità fisiche e mentali e i tuoi sentimenti. Osserva le conversazioni, riascolta le parole, fermati ai gesti delle persone. Cosa hai imparato? Ripercorri tutto quello che hai vissuto nel tuo cuore. Per cosa vuoi essere grato? Quale grazia speciale hai ricevuto oggi? Qual è stata una sorpresa che ha rallegrato la tua giornata? Quando ti sei sentito appagato? Prenditi del tempo per dire al Padre: "Grazie per questo... per quello... per questa situazione...". Prendi nota di ciò che è significativo e concludi la tua preghiera.
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Risorse Allegato 1 Amare, che cos'è amare? «Gesù gli rispose: e il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Vangelo secondo Matteo cap. 22,39) Si può dire che, alla fine, il peccato ha danneggiato solo una cosa: l'amore; e si può anche dire che la grazia di Dio, che Cristo ha ottenuto per noi sulla croce, ha ristabilito solo una cosa e attraverso di essa, tutte: l'amore. Mancanza d'amore: questo è il nome della miseria; pienezza d'amore: questo è il nome della vita. Perché Dio è Amore. Infatti, creati per amore e redenti per amore, noi esseri umani abbiamo l'amore come primo punto di riferimento, primo linguaggio, unica felicità e speranza fondamentale. La sua importanza nella nostra vita non può quindi mai essere sopravvalutata. Sbagliare in questo è sbagliare in tutto. Primo punto perché il nostro stesso essere non è stato acquistato, ma semplicemente donato, e donare è la natura stessa dell'amore. La prima cosa, dunque, che ci è capitata si chiama amore; e a partire da questo primo e fondamentale fatto guardiamo e valutiamo gli altri. Primo linguaggio perché dal momento in cui l'amore ha reso possibile la vita -"la mia vita e la tua vita"-, da quel momento ci ha aperto agli altri e all'altro. Dal momento in cui siamo radicati nell'essere, l'unica chiave che ci apre si chiama amore. I linguaggi che impariamo dopo: gesti, carezze, lacrime, parole, sono sempre secondi linguaggi la cui potenza espressiva dipende dal primo linguaggio dell'amore. Quando quest'ultimo manca o ha lasciato gravi mancanze, nessun gesto, nessuna carezza, nessun grido, nessuna parola può sostituirlo. Felicità unica. perché solo nell'amore si ferma il nostro innato desiderio di essere felici. È sbagliato chiamare felicità ciò che ha una fine, ciò che delude, ciò che si può comprare o ciò che non soddisfa. La vita passa, la vita si esaurisce, la vita crolla, e solo ciò che è stato costruito dall'amore continua ad essere chiamato vita. Speranza fondamentale. perché la voglia di amare e di essere amati è quello che speriamo in ciò che speriamo. Sarà qui? Sarà lui? Sarà lei? Tutto dipende dalla risposta a una domanda: mi amerà? Felice chi può rispondere Sì, perché il suo Nome è Amore.
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Allegato 2 In mezzo alle tempeste... solo l'amore Attraversiamo momenti della vita in cui ci sentiamo vacillare nelle nostre sicurezze e certezze. Tempi burrascosi in cui la nostra barca viene rovesciata e le realtà su cui avevamo fatto affidamento cadono. Un evento inaspettato cambia lo scenario della vita. In questi momenti siamo assaliti da sentimenti di incertezza e di sbandamento, perdiamo la lucidità di pensiero, e i nostri sentimenti sono scossi. Sono tempi di rottura, di cambiamento, di crisi, in cui sperimentiamo che le onde del mare della nostra vita infuriano e si alzano e noi non riusciamo ad arginarle. Una prima tentazione di questo momento è che il nostro sguardo si orienti alla vastità delle onde che ci circondano. Lasciamo che i nostri pensieri si impiglino nella grandezza della difficoltà, nell'entità delle perdite o nei problemi che ci assillano. Se restiamo qui, i nostri cuori saranno presi dalla disperazione e non riusciremo a fare il passo necessario per superare la tempesta. Una via d'uscita in questi momenti difficili è mettere gli occhi e le mani sul timone della nostra barca, che è l'elemento che ci permetterà di mantenere la nostra rotta attraverso le onde e fuori dai guai. Chi è al timone della nostra vita? Dove abbiamo riposto la nostra fiducia e la nostra sicurezza? E non si tratta di pensare a qualcosa di brutto o di dannoso. Molte cose buone possono legare e rendere schiavo il cuore - lavoro, amici, impegni personali, azioni, una situazione di vita - quando diventano il centro della nostra esistenza. Spesso le tempeste che travolgono queste realtà sono occasioni per "resettare" il percorso e ricentrare il cuore. Quando, in mezzo alle tempeste, alcune cose buone affondano, è opportuno fermarsi a guardare la grandezza delle perdite e interrogarsi sul centro della vita, su chi è al timone della barca. Solo l'esperienza dell'Amore di Dio, il sentirsi creature amate all'infinito, messe al mondo per essere amate da Dio e per vivere in fraternità, aiutando chi ha bisogno di noi, può riempire la nostra vita e aiutarci a "ricalcolare la rotta" in mezzo alle tempeste. Un antico proverbio dice che molte "fini" non potranno mai riempire la nostra sete di infinito. Solo Dio riempie i nostri spazi. Dio solo basta.
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Allegato 3 La vita... dal punto di vista della gratitudine Grazie è una di quelle parole cariche di significato positivo. Tanto che nel pronunciarla e riceverla si produce un'aura intorno a ciò per cui si ringrazia che scioglie i cuori, li ammorbidisce, li rende teneri, ed essi cominciano a battere più ritmicamente... Guardare le situazioni, le persone, i dettagli e le esperienze dal punto di vista della gratitudine è ridurre il giudice interiore, è come prepararci a guardare ciò che è abbondante, ciò che ci viene dato, considerando la realtà dal punto di vista del dono, dell'opportunità e del regalo. Guardare alle aspettative e ai desideri con gratitudine è come vivere ciò che desidero come se lo avessi già, come se mi fosse già stato dato. È come iniziare a gioire del desiderio in anticipo. È come invitare il desiderio a costruire la realtà con la sua forza. Essere grato per ciò che desidero come se fosse un dono concreto e tangibile. Guardare con gratitudine la realtà, di qualsiasi colore essa sia, significa ridurre lo spazio per il giudizio critico, riflettere sul valore di ogni circostanza, cogliere l'eccezione quando sembra che tutto vada male. Essere grati è salvare, anche nelle calamità, la presenza del dono, della vita, del fascino che ha la realtà..., perché ci sono cose buone anche in mezzo a ciò che sembra una calamità. Lo sguardo riconoscente è uno stile che si forgia, che si allena, che si desidera, che si vuole vivere... uno stile che accetta la realtà così com'è - luce – buio - e decide di vivere della chiarezza che ha..., e il cuore profondo, alla fine, desidererà la gratitudine incessante, come spinta e impulso di vita dello sguardo iniziale. Uno sguardo riconoscente allarga l'anima, rallegra il cuore, permette di riconoscere il valore, la sorgente e la cascata d'Amore che ci circonda nei volti, nei gesti, nei colori, nella mia vita, nella vita di mio fratello, di mia sorella, nelle risate, nelle lacrime... e in ogni occasione che la vita ci offre per sapere che c'è la Vita e che noi ne facciamo parte. Guardare con gratitudine, ringraziare, riconoscere ciò che ci è stato dato, continuare ad essere grati senza sosta è osare vivere di una sorgente che non si esaurisce, sfidare il buio e il dolore, perché l'Amore ha vinto la partita e quindi ci sarà sempre - sì, sempre! - un dono di cui essere grati.
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Guardare con gratitudine e nutrire lo sguardo di gratitudine è scoprire il Dio del dettaglio, il Dio delle piccole cose, il Dio che è vicino, che è presente e si fa trovare. Avere un atteggiamento di gratitudine è superare gli atteggiamenti di giudizio e di critica, è dire a Dio tutto ciò di cui gioiamo e che vogliamo continuare a ricevere da Lui, affinché non smetta mai di darcelo, come se volessimo ricordare a questo Dio amorevole che ci nutriamo dei Suoi doni e che vogliamo continuare a riceverli. Addirittura, guardare con gratitudine è ringraziare in anticipo, come se costringessimo la generosità del Padre (se potessimo!) a commuoversi per la richiesta dei suoi amati figli. Guardare con gratitudine, vivere di gratitudine è semplicemente vivere del Dio presente in tutta la nostra preziosa e abbondante Vita!
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INDICE
PASSO 1 IN PRINCIPIO, L'AMORE
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Schema per orientare il passo
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Quadro di riferimento
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Dinamica interna del passo
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Entrata dalla Prospettiva Biblica
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Entrata dalla Prospettiva della Fede
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Amore
13
Entrata dalla Prospettiva Spirituale
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Entrata Tramite le Parole del Papa
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Entrata dalla Prospettiva della Preghiera
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Esercizio - Pratica di rilettura
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Approfondimento del primo momento di rilettura
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Pratica di rilettura tematica
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Risorse
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Allegato 1
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Allegato 2
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Allegato 3
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