Passo 5 I CI CHIAMA SUOI AMICI
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Città del Vaticano - 3 dicembre 2019 (aggiornato a marzo 2023) San Francesco Saverio - 175 anni di Apostolato della Preghiera
CARI AMICI NEL
SIGNORE
Il Cammino del Cuore è l'itinerario spirituale proposto dalla Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È il fondamento della nostra missione, una missione di compassione per il mondo. Fa parte del processo avviato da Papa Francesco con l'Evangelii Gaudium, "La Gioia del Vangelo". È il risultato di un lungo processo spinto da P. Adolfo Nicolás, allora Superiore Generale della Compagnia di Gesù. All'inizio, con un'équipe internazionale guidata da padre Claudio Barriga SJ, è stata elaborata una bozza, qui chiamata "quadro di riferimento". Abbiamo presentato questo itinerario a Papa Francesco che lo ha approvato nell'agosto 2014; poi lo abbiamo pubblicato in un documento intitolato: "Un cammino con Gesù, in disponibilità apostolica" (dicembre 2014 - Doc. 1). Questo documento ha presentato un nuovo modo di intendere la missione
dell'Apostolato
della
Preghiera,
in
una
dinamica
di
disponibilità apostolica, come era all'inizio. Il Cammino del Cuore è essenziale per la ri-creazione di questo servizio ecclesiale, oggi Rete Mondiale di Preghiera del Papa. È un approfondimento della tradizione spirituale dell'Apostolato della Preghiera e articola in modo originale gli elementi essenziali di questo tesoro spirituale con la devozione al Cuore di Gesù. Può essere visto come un adattamento degli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio. Il Cammino del Cuore è la chiave di lettura della nostra missione. Il commento scritto nel 2017 voleva aiutare le équipe nazionali della Rete di Preghiera del Papa ad approfondire ogni passo del Cammino del Cuore e ad entrare nelle sue dinamiche interne, in modo da poter proporre, con la propria creatività, materiali adatti al proprio contesto locale. Troviamo questo testo in ogni libro sotto il titolo "Dinamica interna del passo".
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Ci siamo presto resi conto che era importante aiutare le équipe nazionali ad approfondire Il Cammino del Cuore, senza il quale sarebbe stato difficile avanzare nel processo di ricreazione di quest'opera pontificia. Pertanto, nel 2018 abbiamo iniziato a scrivere 11 libri con un'équipe internazionale. Questa équipe era coordinata da Bettina Raed, oggi Coordinatrice Internazionale del Cammino del Cuore. È dalla terra di Papa Francesco, con il sostegno di diversi compagni gesuiti e laici, che abbiamo portato avanti questo lavoro. Nel 2020 abbiamo pubblicato questo lavoro in spagnolo, sotto forma di un sito web con 86 video, 86 podcast e diverse centinaia di schede di presentazione: www.caminodelcorazon.church. Qui trovate la traduzione in italiano dei libri del Cammino del Cuore. Una traduzione è sempre limitata e lasciamo a voi il compito di adattarla localmente. Ci auguriamo che questo materiale vi aiuti a proporre questa missione di compassione per il mondo con creatività (ritiri spirituali, sessioni di formazione, incontri del primo venerdì del mese, ecc). È il nostro modo di entrare nella dinamica del Cuore di Gesù.
P. Frederic Fornos SJ Direttore Internazionale
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Schema per orientare il passo Parola chiave: DECIDERSI. Obiettivo: Determinati a seguire Gesù. Chiavi attitudinali: Determinazione. Entusiasmo e decisione per il progetto Gesù. Cosa vogliamo ottenere - Frutto: apertura e ascolto. Disponibilità alla chiamata di Gesù. Dinamica interna del passo: Dal “proprio progetto all'amicizia personale e progetto con Gesù”
Quadro di riferimento Gesù Cristo ci chiama suoi amici e ci invita a un’alleanza d’amore personale, intima e affettiva con lui. È sempre vivo, pronto a intercedere per noi, agendo con determinazione per attirarci a sé, perché siamo preziosi ai Suoi occhi. La nostra amicizia con Lui ci porta a guardare il mondo con i Suoi occhi, a soffrire con le Sue sofferenze e gioire delle Sue gioie, e a offrire la nostra persona per lavorare con Lui al servizio dei nostri fratelli e sorelle. Lui è sempre con noi, ogni giorno, sino alla fine del mondo.
Dinamica interna del passo Dio non vuole fare nulla senza di noi, è sempre con noi. Per questo, la prima cosa che Gesù fa è chiamare altri per stare con lui al servizio della sua missione: «Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti, lo seguirono”» (Vangelo secondo Marco 1, 16-17). Coloro che lo seguono, i suoi discepoli, camminano con Lui da una città all’altra, condividono il loro cibo, ascoltano le Sue parole e meditano le Sue azioni, lavorano con Lui durante il giorno e vigilano con Lui durante la notte. Ogni giorno desiderano conoscerlo più intimamente con il cuore, e ogni giorno cresce in loro il desiderio di amarLo e seguirLo.
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Determinati a seguire Gesù Cristo Ricordate: era nel nord della Galilea, nella regione di Cesarea di Filippo, in un luogo dove nessuno avrebbe potuto disturbarli, Gesù domandò loro: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» (Vangelo secondo Matteo 16,13). Gesù si interroga su quelli che sentono parlare di Lui, tutti coloro che vengono ad ascoltarlo, tutti quelli che lo cercano per essere curati, o per il pane e il pesce, di tutta la Giudea e Samaria, giudei o greci o di altre parti. Cosa stanno cercando? Hanno occhi per vedere e orecchie per sentire? Capiscono chi è veramente o proiettano su di lui i loro desideri, le loro paure, i loro sogni? E coloro che Lui ha chiamato per seguirli nella Sua missione, lo conoscono veramente, riconoscono chi è? Sono pronti per seguirLo fino alla fine? Gesù chiede loro di essere determinati per Lui.
Vivere secondo lo stile di Gesù Seguire Gesù Cristo è partecipare oggi, con le nostre decisioni, parole ed azioni, alla sua missione e al suo disegno di amore per l’umanità. A tal fine, il discepolo è chiamato ad entrare nell’itinerario umano di Gesù, nel suo stile di vita. Uno stile dove c’è coerenza tra le parole e le azioni. Gesù dice quello che fa e fa quello che dice. La sua parola agisce e le sue azioni parlano. Parlare di coerenza tra le nostre parole e le nostre azioni è un altro modo di parlare della santità. Gesù ci chiama a partecipare al suo stile di vita, un’esistenza che va fino in fondo nell’amore, nell’apertura al mondo, e dedita specialmente a coloro che soffrono, che sono esclusi e scartati. «Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l`udirono!» (Vangelo secondo Matteo 13, 16-17). Dobbiamo vedere e ascoltare Gesù. Più di uno si è perso a cercare Dio. Solo Gesù lo rivela. Lui è la via, la verità e la vita.
Decidersi L’amore di Gesù Cristo ci apre alla vita e ci fa crescere nella libertà. Ma il “nemico della natura umana” cerca sempre di farci dubitare dell’amore di Dio. Vuole farci credere che dobbiamo essere perfetti, impeccabili, per essere amati da Dio, a tal punto da separarci dai sacramenti, dalla preghiera e da Dio stesso. Vuole farci credere che non siamo degni di stare davanti al Signore, che il suo amore dipende dai nostri meriti. Non è vero; il Signore ci ama gratuitamente - Questa è la Buona Notizia! - senza aspettarsi nulla in cambio, senza alcun merito da parte nostra, solo per amore, così
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come siamo. La grazia non chiede nulla, non dipende da quello che facciamo. La parola “gratuitamente” deve essere interpretata nel senso letterale. Se l’amore di Dio dipendesse da noi, non sarebbe totalmente gratuito. Fino a che punto Lui dovrà andare affinché possiamo credere veramente che ci ama senza aspettarsi nulla da noi, tranne che un cuore aperto? Non ha forse dato tutto con Suo Figlio? Cerchiamo di non essere “ingannati” dal nemico, che non vuole che seguiamo Gesù, fino alla fine, nel cammino dell’Amore. So per esperienza che il Signore è stato fedele nella mia storia ogni giorno, e così sarà anche domani. Quello che dipende da me, è essere determinato a seguirlo, qualunque cosa succeda, vivere secondo il suo stile di vita, ed essere suo amico. Ogni decisione è sempre soggetta ad incertezza. Tuttavia non c’è vita che cresca senza il rischio di una decisione. La decisione deve essere una risposta ad una chiamata, a un dono e non una decisione per dovere o per obbligo. Per Sant’Ignazio l’amore consiste in una relazione, è una comunicazione reciproca (Esercizi Spirituali n° 231) ed è nell’ambito di questa che si prende una decisione. Ci può essere tanto amore, però se non si iscrive e incarna una decisione, per quanto piccola che sia, rimane vuoto. Tuttavia, se questo amore e generosità si incarnano in una decisione, per quanto fragile essa sia, può smuovere il mondo intero. È lo stesso movimento dell’incarnazione. Decidersi ad entrare in relazione con Cristo, è decidersi a vivere il Vangelo: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Vangelo secondo Marco 8, 34). Solo allora, quando troviamo la determinazione a seguirlo fino in fondo, giorno dopo giorno «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Vangelo secondo Giovanni 15, 15). È così che il vero «servo di Cristo», come dice la Scrittura, è un «amico». Cioè, qualcuno a cui Gesù ha rivelato «quello che ha udito dal Padre». Questo significa familiarità, vicinanza, intimità, essere più vicini al Suo cuore. Per crescere in questa intimità con Cristo siamo invitati a nutrirci della Sua Parola e ad incontrarlo nei sacramenti.
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Entrata dalla Prospettiva Biblica L'amicizia è uno dei doni più meravigliosi che Dio ci ha fatto. A tutti noi piace avere nella nostra vita amici che camminano con noi, che amiamo e che ci amano. La nostra vita di fede aggiunge una nota molto speciale al dono dell'amicizia, perché Gesù Cristo, colui che è stato mandato dal Padre nel mondo, che ci riconcilia e ci ama infinitamente, ha reso sacra l'amicizia. Lui, il figlio stesso di Dio, ha voluto condividere la sua vita sulla terra con altri che ha scelto e chiamato amici. L'amicizia con Gesù è un dono che Egli ci fa e attraverso il quale siamo invitati a stare con Lui, a condividere, alla sua maniera, la sua vita e la sua missione. Gesù ha scelto i suoi amici e continua a sceglierli anche oggi, nel suo amore infinito, ci fa diventare la sua cerchia ristretta, ci affida i segreti del Padre suo, ci invita a stare con lui e a collaborare alla costruzione del Regno del Padre suo. Già nell'Antico Testamento Dio ci fa conoscere la sua scelta d'amore, la sua amicizia e la sua predilezione: "Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo" (Libro di Isaia 43, 1.4) L'evangelista Marco ci racconta che Gesù “salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli – perché stessero con lui e per inviarli a predicare…” (Vangelo secondo Marco, cap. 3,13-14). Gesù ci invita a un'amicizia per la missione del Regno di suo Padre, affinché facendo nostro il suo stile diventiamo parte del suo progetto di salvezza del mondo "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Vangelo secondo Giovanni cap.15,15). Gesù ci offre la sua amicizia, che è quindi una sua iniziativa. In essa siamo invitati a dare una risposta di ascolto e disponibilità alla sua chiamata, una risposta concreta nella nostra situazione di vita e nel tempo storico in cui viviamo: “E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbì (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio” (Vangelo secondo Giovanni cap. 1,37-39)
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Quindi, come accadde ai primi discepoli, ci saranno diversi modi in cui Dio ci chiamerà alla sua amicizia. Qualunque sia la forma della chiamata, non saremo soli nel dare una nostra risposta a questa chiamata; troveremo fratelli e sorelle con cui condividere la nostra vita. Saranno loro a condurci a Gesù o noi a condurre loro, affinché anche loro possano rispondere a questa chiamata: “Andrea, incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo) e lo condusse da Gesù” (Vangelo secondo Giovanni cap. 1,41-42). Sant'Ignazio di Loyola, nel suo libro degli EE, ripropone l'invito di Gesù alla sua amicizia e a lavorare al progetto del Regno del Padre nelle cosiddette "Meditazioni sul Regno". “Chi vuole venire con me deve accontentarsi di mangiare come me, e così bere, vestire e tutto il resto. Inoltre deve faticare con me di giorno, vegliare di notte” (Esercizi Spirituali nº 93). È l'invito di Cristo ai suoi amici a seguire il suo stile, il suo comportamento, le sue decisioni. Gesù ti invita oggi ad entrare in amicizia con Lui, ad accettare il suo invito ad essere uno dei suoi, di quelli che si uniscono al progetto delle beatitudini, di quelli che lavorano per il Regno del Padre suo alla sua maniera, per poter essere con Lui e come Lui partecipi delle beatitudini del Regno di Dio: “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito… gli afflitti… i miti… quelli che hanno fame e sete della giustizia… i misericordiosi… i puri di cuore… gli operatori di pace… i perseguitati per causa della giustizia…”(Vangelo secondo Matteo cap. 5,1-12).. Gesù continua dicendo ai suoi amici che vivere in amicizia con Lui, seguendo questi propositi del Regno, li rende "luce e sale della terra". Gli amici di Gesù non saranno i dottori della legge, ma saranno coloro che vivono secondo lo stile di Gesù, secondo i suoi gesti e le sue decisioni. Gesù si aspetta che i suoi amici siano quelli che danno gusto e illuminano la terra con il sapore e la luce che irradia il loro stesso amico: "Voi siete il sale della terra […] voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Vangelo secondo Matteo cap. 5,13-15). Gli amici di Gesù saranno coloro che vivono secondo il progetto del Regno e le loro opere rifletteranno la luce del Padre di Gesù: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.” (Vangelo secondo Matteo cap. 5,16).
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Lui ti invita, sta a te rispondere. ● Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo. (Libro di Isaia cap. 43,1 e 4) ● Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli – perché stessero con lui e per inviarli a predicare… (Vangelo secondo Marco cap. 3,13-14) ● Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi (Vangelo secondo Giovanni cap. 15,15) ● Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco (Vangelo secondo Giovanni cap. 21,20) ●
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Vangelo secondo
Matteo cap. 28,20) ● Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore... (Ebrei cap. 7,25) ● Chi vuole venire con me deve accontentarsi di mangiare come me, e così bere, vestire e tutto il resto. Inoltre deve faticare con me di giorno, vegliare di notte. (Esercizi Spirituali di sant’Ignazio, 93). ➔ Per approfondire. Risorse. Allegato 3. “Ci chiama suoi amici”. ➔ Per approfondire. Risorse. Allegato 4. “Non solo santi sugli altari”.
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Entrata dalla Prospettiva della Fede Seguire Cristo “Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi"” (Vangelo secondo Marco cap. 10,17-21) Ascoltando questo racconto evangelico, potremmo pensare che si tratti di una chiamata alla vita consacrata come religiosi, religiose, sacerdoti. Come se questo stile di vita fosse sostenuto solo dall'espressione "dà tutto ai poveri e poi segui Gesù". Tuttavia, è la storia della chiamata a essere discepoli di Gesù. Una storia che riguarda tutti noi. Gesù incontrò molte persone sulle strade della Galilea, ma non tutte divennero suoi discepoli. Le folle giunte dalla Giudea, da Gerusalemme e da oltre il Giordano si accalcavano intorno a lui e, ad alcuni uomini e donne, le sue parole e i suoi gesti fecero molto bene. Pensiamo all'emorroissa, a Zaccheo, alla donna siro-fenicia. Tuttavia, non lo seguirono, non divennero suoi discepoli. L'atteggiamento del discepolo è quello di camminare dietro, di seguire il Maestro. D'altra parte, alcune persone che Gesù incontra sulla strada, nelle città e nei villaggi, lo seguiranno e ascolteranno la sua chiamata: "Seguimi!”. La vocazione cristiana Parlare di vocazione significa parlare di "chiamata". È Gesù Cristo che chiama. Sentiamo parlare di "vocazione" e spesso pensiamo alla vita religiosa, alle persone consacrate. Tuttavia, parlare di vocazione significa parlare di vocazione cristiana. Con il nostro battesimo, con l'unzione di sacerdoti, re e profeti, siamo tutti chiamati a camminare dietro Gesù, il Cristo, per seguire la sua strada. La vocazione cristiana è una risposta alla chiamata ad essere seguaci di Cristo.
Il discepolo vuole conoscere il Maestro: "dove abiti?" (Vangelo secondo Giovanni cap. 1,38). Vuole conoscerlo per amarlo e seguirlo di più. Il discepolo vuole prendere la
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strada di Gesù, seguire le sue orme. I racconti del Vangelo narrano la vita di Gesù e ciò che egli diventa per coloro che incrociano il suo cammino. A coloro che rispondono alla sua chiamata e diventano suoi discepoli, egli comunica, a poco a poco, la sua identità, il suo modo di essere, che diventa, come vedremo, la forma stessa dell'esistenza del discepolo. Diventare discepoli di Gesù Cristo, in intimità con Lui, richiede di essere attenti e docili alla vita dello Spirito. Questo è ciò che vediamo nella chiamata del "giovane ricco" che, spinto da un profondo desiderio di vita, di "vita eterna", dice a Gesù di aver osservato tutti i comandamenti fin dalla sua giovinezza. Gesù risponde: "Una cosa sola ti manca: va’ vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". La chiamata che Gesù gli rivolge va oltre il semplice adempimento della legge. "Vieni, seguimi" è un richiamo alla mia libertà, che va oltre il semplice adempimento e mi invita a entrare in una storia, quella di Cristo. La sua storia diventerà la mia storia, una storia che oggi invento con lui, una storia che sarà plasmata dal mio "sì" e nella libertà del suo Spirito. Pertanto, diventare discepoli di Gesù è una chiamata a entrare nella vita nello Spirito. Questa è l'unica vocazione cristiana. La vita nello Spirito Torniamo al Vangelo e immaginiamo. Un uomo cammina di notte nei vicoli bui di Gerusalemme. Ascolta il rumore dei suoi passi. Ha un appuntamento importante. Quest'uomo è un ebreo importante, uno dei capi dei giudei, un dottore di Israele, riconosciuto come colui che insegna la sapienza della Legge, la Torah. Il suo nome è Nicodemo. Viene ad incontrare Gesù. "Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". Gli domandò Nicodèmo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Vangelo secondo Giovanni 3:1-8). In questa storia sentiamo come Gesù aiuta Nicodemo a scoprire la vita nello Spirito. Nicodemo è un uomo della Torah. Conosce la sapienza della Legge, ma anche se è uno studioso e sa molte cose, viene di notte. L'accesso al "Regno di Dio" non è una questione di osservanza della legge o di conoscenza, ma di nascita. Si tratta di "nascere di nuovo", di "nascere dall'alto". Si tratta sempre di nascere alla vita nello
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Spirito. Infatti, praticare questa o quella virtù, obbedire alla legge o osservare i comandamenti non dà pieno accesso alla vita nello Spirito. Si arriva alla vita nello Spirito, alla vita spirituale, quando ci si apre alle "mozioni", cioè ai "movimenti" della nostra affettività, ispirati dallo Spirito. Così colui che entra in questa vita cresce nella familiarità con la sua vita interiore che gradualmente riesce a decifrare, impara ad essere pronto a ricevere i movimenti dello Spirito e a riconoscere la voce di un Altro che cerca di parlargli. È la caratteristica del discernimento spirituale. Gesù stesso è stato un uomo di discernimento. Un uomo docile allo Spirito. Come vediamo in molti episodi del Vangelo, egli cercava costantemente di riconoscere la sua strada nella preghiera al Padre. La sua vita non è stata pianificata in anticipo. Prendere sul serio questo discernimento significa prendere sul serio la sua umanità. Un episodio significativo è quello della donna greca, di origine siro-fenicia, la cui figlia aveva uno "spirito impuro". Dopo le tensioni con i farisei e gli scribi, Gesù si ritira in un paese pagano, nella regione di Tiro, e non vuole essere conosciuto. Tuttavia, questa donna greca lo riconosce e gli chiede di "scacciare un demonio da sua figlia". Gesù all'inizio rifiuta tale richiesta: "Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini" Le sue parole sono dure. Gesù sembra comprendere la sua missione solo nel contesto di Israele, con cui Dio ha stretto un'alleanza (Vangelo secondo Matteo cap. 15,24). Tuttavia, Gesù ascolta la reazione completa della donna. Sente la sua "parola". Non si chiude nella sua posizione, non cerca più di discutere, si lascia colpire da questa parola e va avanti nelle sue convinzioni. Per questa "Parola", libera la bambina. Gesù è un uomo che sa accogliere l'altro fino a trasformarlo. Si lascia smontare dalle sue certezze. D'ora in poi, dopo questo incontro, Gesù si aprirà ai Gentili e viaggerà nel loro Paese. Questo incontro, infatti, gli ha permesso di discernere la sua missione. Il discepolo è chiamato a sua volta a entrare nella vita dello Spirito, è chiamato a discernere come seguire Gesù nel mondo di oggi, come essere docile al suo Spirito. Questa chiamata è anche per te.
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Entrata dalla Prospettiva Spirituale Gesù al centro della nostra vita La grande sfida per gli esseri umani, credenti o meno, è trovare nuovi modi per rendere la vita più umana, dignitosa e sana. Inoltre, come seguaci di Gesù, abbiamo bisogno di essere nutriti dal suo stile di vita. Questo modo di essere e di agire di Gesù ha dato una nuova speranza per un mondo più fraterno e unito a coloro che lo hanno incontrato. A sua imitazione, continueremo a essere collaboratori nel progetto del Regno di Dio oggi. La domanda è: come? L'uomo moderno sta sperimentando una perdita di significato e di orizzonte nella sua vita; questo gli provoca insicurezza e sfiducia a causa dell'eccessivo progresso, a suo discapito. La scienza, la tecnologia, la medicina, l'informatica e i numerosi progressi in vari campi della scienza e della tecnologia non sono riusciti a soddisfare il profondo desiderio che c'è in lui di amare e di sentirsi amato. Un numero crescente di persone esprime apertamente l'insoddisfazione per la propria vita. Hanno tutto, o almeno così pensavano, per essere felici, ma non lo sono; questa è forse la più grande frustrazione e povertà di questo secolo. Gli uomini e le donne di oggi, nonostante vivano spesso in un mondo che offre loro molte alternative, sono privi di ciò che è fondamentale per vivere. Soffrono la fame, ma non come gli uomini che non hanno nulla da mangiare e vagano per le strade nutrendosi di ciò che trovano nei cassonetti della spazzatura, ma è una fame feroce e brutale che li uccide con l'inedia affettiva e spirituale, perché manca loro il sentirsi amati da Dio e dai loro simili. Anche senza esserne pienamente consapevoli, siamo alla ricerca di Gesù e del suo progetto di Regno perché tornino al centro della nostra vita. Per questo motivo, dobbiamo metterci al centro del mondo, con una spiritualità incentrata sul Cuore di Gesù: un cuore compassionevole e misericordioso che si coinvolge nella vita delle persone per renderla più dignitosa. Ma questo nuovo modo di collocarci sarà possibile se recupereremo la relazione personale e affettiva con Gesù. Dall'incontro personale e insostituibile che abbiamo con Lui nella preghiera, scaturiranno in noi i sentimenti e gli atteggiamenti che hanno mosso il Cuore di Gesù quando ha visto la sofferenza di tante persone. Ha cercato soprattutto di rendere più dignitosa l'esistenza delle persone e con la sua vita ha proposto un modo particolare di rendere il mondo più giusto. Avvicinandoci al cuore di Gesù, ci avviciniamo anche alle sue sofferenze e ai suoi sentimenti per tutti, Egli ci conduce in una missione di compassione per il mondo.
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Dobbiamo lasciare che l'amore di Dio ci raggiunga. Ma prima di entusiasmarci per la sua causa o per la sua missione concreta, dobbiamo coltivare una relazione personale con Gesù Cristo. Entrare in profonda amicizia con Lui. Solo così potremo appassionarci al suo progetto di una vita più umana, sana e felice per tutti. È il Suo amore che forgerà in noi lo stile di vita che ci renderà seguaci e collaboratori del Suo progetto di Regno. Il cuore dell'apostolo, che non cessa di essere discepolo, deve essere sempre attento alla voce del Maestro. Nello spazio sacro della preghiera, ci poniamo in sintonia con i sentimenti di Gesù in modo tale che a poco a poco, e in modo invisibile, avvenga un "vero e proprio trapianto di cuore" fino ad assumere il suo modo di essere e di comportarsi. Lo Spirito ci insegna a guardare le cose con i suoi occhi, a sentire come lui e a desiderare che il mondo sia trasformato nel Regno di Dio. L'amore del Padre manifestato in Gesù non è teorico. Non lo ha espresso solo a parole, ma lo ha concretizzato in gesti di compassione e misericordia. Per questo il nostro modo di seguire Gesù deve essere segnato dal suo modo di procedere. Solo così noi, apostoli di Gesù, possiamo riflettere un volto più simile al suo. Contemplare la vita di Gesù Se vogliamo conoscere a fondo Gesù, è necessario conoscere la sua vita, il suo stile, il suo modo di decidere e di agire. Nei Vangeli e nei libri del Nuovo Testamento troviamo racconti della sua vita in questo mondo che sono luce e guida per la nostra. Solo prendendoci il tempo per "mangiare" e nutrirci di questa parola, fonte di vita in abbondanza, possiamo entrare in profonda amicizia con Gesù, il Figlio di Dio. Leggere i Vangeli e contemplare la vita di Gesù è un modo di pregare, di entrare in intimità con il Signore e lasciare che la sua vita metta in discussione la nostra e ci conduca in un cammino di trasformazione interiore. Contemplare il Vangelo significa fermarsi nelle immagini, guardare, vedere, ascoltare ciò che le storie della vita di Gesù ci dicono. Significa permettere che i dettagli dei personaggi, della scena, si "impregnino nel nostro cuore", finché i "tic" di Gesù, i suoi gesti, i suoi modi di pensare, sentire, guardare e agire si riflettano nei nostri. Sant'Ignazio di Loyola, nel suo libro degli Esercizi Spirituali, mette alla prova l’esercitante al ritiro prima di proporgli di seguire Gesù. Essendo stato addestrato alle arti cavalleresche, era ben consapevole di cosa significasse "seguire il re". Rinnova così una chiamata ai suoi sudditi da parte di un re amato e rispettato a unirsi alla sua causa. E dice loro: “chi vuole venire con me deve accontentarsi di mangiare come me, e così bere, vestire e tutto il resto. Inoltre deve faticare con me di giorno, vegliare di
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notte e via dicendo; così alla fine avrà parte con me nella vittoria, come l'avrà avuta nelle fatiche”. Questo santo ebbe l'intuizione che coloro che decidevano di seguire Cristo dovevano essere sufficientemente disposti a entusiasmarsi per i progetti umani, per le cause degne guidate da persone buone. Perché se questo non fosse "provato", seguire Gesù potrebbe essere una fantasia o un'utopia. Così Sant'Ignazio invita la persona a provarlo in maniera concreta e palpabile. Questo esercizio aiuta l'esercitante a "misurare" la realtà della sua determinazione a seguire il "Re eterno", Gesù Cristo. In altre parole, si tratta di un ausilio che permette di misurare più facilmente il grado di "autenticità" della propria decisione. Hai pensato alla tua capacità di entusiasmarti per l’attuazione di progetti umani di carità? O nel seguire i progetti di altri che aiutano a costruire valori come il bene, la verità, la giustizia o l'aiuto ai più fragili? Quali cose ti entusiasmano o coinvolgono il tuo impegno, il tuo tempo, i tuoi beni, la tua disposizione interiore? Sant'Ignazio di Loyola, in un'altra parte del suo libro degli Esercizi spirituali, invita a chiedere di “conoscere intimamente il Signore che per me si è fatto uomo”, cioè di conoscerlo intimamente, di sapere com'è il suo cuore, cosa lo muove, cosa desidera, cosa si aspetta. Perché? Per amarlo e seguirlo di più. Sant'Ignazio "scoprì" che per seguire Gesù Cristo bisogna amarlo profondamente e liberamente, e per amarlo in questo modo bisogna conoscerlo. Non si ama qualcuno che non si conosce. E il grande mistero dell'amore è che più conosciamo Gesù e più conosciamo i tratti della sua vita sulla terra, più ci rendiamo conto che seguirlo è un lasciarsi amare e guidare da lui. Perché è Lui che ha l'iniziativa, è Lui che fa l'invito e la proposta, e sta a noi accettarla e decidere di seguirlo. Ma questa esperienza non è una teoria, né una declamazione, bensì un'esperienza di vita che possiamo fare solo camminando con Gesù, contemplandolo nei Vangeli, lasciandoci rispecchiare nella sua vita, lasciandoci trasformare dal contatto con la sua parola. Ancora una volta Sant'Ignazio ci guida a "fare l'esercizio della contemplazione", a vedere le persone nella storia, ad ascoltare ciò che dicono e a guardare ciò che fanno e poi a considerare, cioè a lasciare che l'immagine ci dica qualcosa, ci rifletta qualcosa e risuoni nel nostro cuore. E da questo possiamo trarre qualcosa per la nostra vita. Seguire Gesù significa quindi aderire al suo progetto, operare nella sua missione, ma con il suo stile, vivendo la sua vita, i suoi gesti, le sue vie, facendo nostro il suo modo di procedere affinché la nostra vita rifletta la sua. E questo ci raggiungerà solo se ci lasceremo trasformare dalla contemplazione della sua vita, affinché diventi vita nella nostra vita. ➔ Per approfondire. Risorse. Allegato 2. “Vivere in un'altra epoca”.
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Entrata tramite le Parole del Papa «Prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare» La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa”: vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr. Prima Lettera di Giovanni 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Vangelo secondo Giovanni 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce. Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti. Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice. Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi. (Papa Francesco, Evangelii Gaudium nº 24)
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Entrata dalla prospettiva della Preghiera Ci chiama ad essere suoi amici Il perdono fa rinascere in noi l'amore. Un amore libero e generoso. Un amore che ci porta a identificarci con Cristo, a riprodurre i tratti del Figlio. È un amore che ci porta ad avere gli stessi sentimenti di Colui che ci chiama amici. Gesù ci invita a stare con lui, a essere collaboratori della sua missione. In questa tappa del Cammino del Cuore è necessario riordinare la propria vita verso la persona di Gesù, ordinare gli affetti che muovono la nostra vita. Sappiamo cosa il Padre è capace di fare in noi quando lo lasciamo entrare, conosciamo il dono di Dio e quindi siamo pronti a lasciarci condurre e guidare da Gesù. Ci lasciamo innamorare di Lui, in modo tale che Egli si porti via tutto, influisca su tutto. Vogliamo lasciarci trasformare dal suo invito e dalla sua promessa, lasciarci abitare da lui, per riporre in lui tutta la nostra fiducia e speranza. Ci lasciamo chiamare perché riconosciamo un modo di vivere radicale e profondo nell'invito che ci rivolge. La parola "mio" è così fortemente impressa nella nostra mente e nel nostro cuore che è difficile includere l'espressione "è di tutti e due" o "è di tutti". Quando da bambini ci compravano qualcosa e ci dicevano "è per tutti e due" o "è per tutti", era come dire "iniziamo una guerra". Perché? Perché in noi c'è la tendenza a volere "tutto per noi stessi". La condivisione è ciò che viene dopo l'egoismo. È l’esigenza di un miglioramento di sé, un segno di progresso e di crescita personale. Da bambini prendiamo coscienza di chi siamo, di ciò che accade intorno a noi, ci sentiamo amati dalle persone che hanno un amore "preferenziale" per noi e ci rendiamo conto di quanto queste persone siano importanti e necessarie per noi. Questa è la prima fase della nostra vita. La fase successiva è segnata dalla necessità di imparare a stare con gli altri, con le persone che amiamo e che ci amano, ma ci rendiamo conto che non è un passo facile da compiere. Si tratta di un cambiamento totale di prospettiva che richiede di mettersi nei panni dell'altro. Potremo collocarci in questo nuovo paradigma solo se avremo superato la prima fase e saremo disposti ad attraversare il mare dell'egoismo per entrare nella vita degli altri: entrare nel nuovo mondo. Questa seconda fase inizia nell'infanzia, quando compaiono gli amici. Negli Esercizi Spirituali n. 95 Sant'Ignazio di Loyola pone sulle labbra del Re Eterno un invito ai discepoli a entrare in questa nuova prospettiva dicendo: “chi vuole venire con me deve faticare con me, perché, seguendomi nella sofferenza, mi segua anche nella gloria”.
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Gesù ci invita a superare i confini dell' “io” per entrare nella percezione della vita a partire dal “tu” ed è un passo che richiede coraggio e audacia, perché significa abbandonare le proprie sicurezze e comodità per vivere secondo il suo stile di vita. Bisogna lavorare sodo, sudare molto ed essere anche disposti, a volte, a piangere la perdita dell'"aglio e delle cipolle d'Egitto". Attraversare la prima fase della nostra vita significa fare un salto di qualità, un esodo interiore che molti non osano fare. Gesù ci chiama amici e ci invita a pronunciare e coniugare, con la nostra vita, la parola "condividere". Se la prima cosa che impariamo è a valorizzare ciò che siamo, cioè l'“io”, il passo successivo è entrare in empatia con il “tu”. Per quanto possa sembrarci strano, la configurazione allo stile di Gesù avviene quando acquisiamo l'atteggiamento della condivisione. In poche parole, la maturità nella sequela di Gesù si misura dalla capacità di donarsi. Sviluppare l'atteggiamento di condivisione significa uscire a poco a poco dal "guscio" dell'egoismo e scoprire la bellezza della vita attraverso gli occhi di Gesù. Quando guardiamo il mondo con gli occhi di Gesù, ci troviamo in una nuova prospettiva della realtà che ci fa riscoprire nuove tutte le cose. La condivisione è un atteggiamento fondamentale per stare con Gesù. Può essere facile dare qualcosa, una parte di qualcosa che ci appartiene, ma dare noi stessi è una realtà che ci fa tremare. Dare ciò che siamo è un compito difficile perché tocca le fibre più profonde del nostro egoismo che rimanda tutto a noi stessi. Non siamo sempre disposti o preparati a rompere l'inerzia di girare intorno al nostro ombelico. La condivisione è una battaglia interiore che ci accompagnerà per tutta la vita. Essa propone di liberare l'amore e il suo potenziale: la generosità. Dobbiamo imparare a vivere "tutto" ciò che siamo e ciò che abbiamo, diventando "parte" dell'altro. La condivisione è un atteggiamento che ci costringe ad affrontare il distacco per vivere secondo lo stile di Gesù. Solo se attraversiamo bene questa seconda fase saremo pronti a valorizzare il "noi". Senza questo processo di consapevolezza umana e di sviluppo affettivo non riusciremo a comprendere appieno cosa significhi donarsi, offrirsi, condividere se stessi con gli altri. ➔ Per approfondire. Risorse. Allegato 1. "La gioia del Vangelo”.
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Esercizi ESERCIZIO: offerta nella vita quotidiana Il ritmo quotidiano della preghiera, che proponiamo nella Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ha almeno tre momenti specifici, come abbiamo visto nell'introduzione de Il Cammino del Cuore. Ti invitiamo a mettere in pratica questo primo momento con particolare attenzione. Nell’offerta quotidiana ci doniamo al Signore per collaborare con Lui mettendoci a disposizione della sua missione. È il momento della giornata in cui mettiamo in pratica soprattutto il desiderio di crescere nella disponibilità apostolica, che è un'apertura del cuore all'azione del Signore, alla sua parola, alla sua guida. Questa disponibilità significa ascoltare la sua voce, che può tradursi o meno in azione, ma che prima diventa efficace in una totale disponibilità interiore a lui. Al mattino e all'inizio della giornata "Con Gesù al mattino", in un momento di silenzio, ti farai presente a Gesù Risorto che è con te. Chiederai al Padre di renderti disponibile per la missione di suo Figlio in questo nuovo giorno, offrendoti con ciò che sei e con ciò che hai. Chiedi allo Spirito Santo di aprire il tuo cuore ai bisogni e alle sfide dell'umanità e della missione della Chiesa e prega per loro secondo le intenzioni del Papa di questo mese. Puoi fare questa offerta ogni giorno attraverso l'applicazione Click to Pray. Ti suggeriamo di pregare ogni mattina con la preghiera Click to Pray e di rivolgere questa preghiera al Padre.: Padre buono, so che sei con me. Eccomi in questo nuovo giorno. Avvicina nuovamente il mio cuore al Cuore di tuo Figlio Gesù, che si dona per me e viene a me nell'Eucaristia. Che il tuo Spirito Santo mi renda suo amico e suo apostolo, disponibile per la sua missione. Metto nelle tue mani le mie gioie e le mie speranze, le mie fatiche e le mie sofferenze, tutto ciò che sono e che ho, in comunione con i miei fratelli e sorelle di questa rete mondiale di preghiera. Con Maria, ti offro il mio cammino per la missione della Chiesa e per le intenzioni di preghiera del Papa per questo mese. ESERCIZIO: Offerta di maggiore stima e momento /di maggiore amore e dono di sé Ti proponiamo di fare un esercizio seguendo una delle piste che Sant'Ignazio ci ripropone nel suo libro degli Esercizi Spirituali. Questo santo sa che non tutte le persone raggiungeranno la stessa disposizione interiore nella loro decisione e dedizione a seguire il Signore. Ognuno farà la propria offerta, darà la propria risposta all'invito del "Re Eterno". Così intuisce che alcuni "vorranno essere più coinvolti", cioè vorranno andare un po' oltre e vorranno darsi non solo all'opera, ma vorranno darsi alla causa del Regno di Dio. Anche quando sentono che è difficile e genera resistenza
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interiore, lo faranno per amore e gratitudine per la chiamata di questo Signore. Per questo ti invitiamo a "metterti alla prova nel tuo dono di te". Fino a che punto sei disposto a coinvolgerti per la causa di Gesù Cristo? Cosa sei disposto a dare al Signore? Quali impegni sei disposto a prendere? Immagina di presentarti davanti al Signore e che ci siano tutti i santi del cielo, tutta la corte degli angeli e la Madre del cielo che sono testimoni di questo momento in cui sei pronto a offrirti al Signore. In cui gli dici che sei pronto a seguirlo, ad andare ovunque ti conduca, a lavorare ovunque abbia bisogno di te, anche se devi attraversare situazioni difficili, dure o ingiuste. Prova a immaginare il momento in cui chiedi al Signore di accettare la tua offerta, di accoglierti al suo servizio e di aggregarti alla sua missione: cosa gli diresti? Come sarebbe quel momento? Scrivi il tuo discorso, di' al Signore cosa e come ti doni e chiedigli di accoglierti nella sua missione se ha bisogno di te. ESERCIZIO: imparare a contemplare la vita di Gesù Ti proponiamo di fare un esercizio di contemplazione della vita di Gesù. Questo modo di pregare è particolarmente adatto alle scene bibliche in cui ci sono personaggi da vedere e ascoltare. La contemplazione è più di un modo di fare, è un modo di "essere con" Gesù Cristo. Quando contempli, ad esempio, un paesaggio, un ruscello, con l'acqua che scorre tra le pietre, sei semplicemente lì, senza fare nulla, senza pensare, solo presente. Ti godi quel momento e ricevi ciò che vedi e senti. Questo è lo stesso atteggiamento che avrai con i racconti del Vangelo. Si tratterà di contemplare Gesù stesso, le sue parole e i suoi gesti, la sua vita, come se tu fossi presente Oggi ti invito ad ascoltare la chiamata dei primi discepoli nel Vangelo di Matteo. Ascolta questa storia come se fossi presente. immagina ciò che vedi e senti come se fossi lì, anche tu, sulla riva del mare. Prenditi il tempo di assaggiare e gustare senza fretta. Ricorda: "Non è la conoscenza che riempie e soddisfa l'anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente" (Sant'Ignazio di Loyola). "Seguitemi" (Vangelo secondo Matteo cap. 4, 18-22) Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
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Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Ciò che può aiutare a entrare in una contemplazione più profonda è procedere passo dopo passo. Come? In primo luogo si tratta di vedere. Vedere le persone presenti in questa storia. Vedere C'è un modo di guardare senza vedere. Prenditi il tempo per vedere davvero: come sono vestite le persone, quali sono i loro volti... chi sono (la loro storia, il loro temperamento, le loro gioie e i loro dolori, le loro aspirazioni)? Puoi coinvolgere anche te stesso in questa scena. Quindi non contemplare questa storia come se tu fossi all'esterno, ma all'interno. Puoi essere in mezzo alla folla, essere un discepolo, un fariseo o un malato, e vedere tutto a partire da lui. Come ha vissuto questa scena, cosa ha visto da dove si trovava, come ha visto Gesù, e così via. Prenditi il tempo per "sentire e assaggiare le cose internamente", lasciando che ciò che vedi risuoni nel tuo cuore. Come si combina tutto questo nella mia vita? Può esserci un'immagine, un gesto, uno sguardo che ti ha commosso. Puoi rimanere lì finché ti piace. Come procedere nella contemplazione? Abbiamo parlato del primo passo: vedere le persone del racconto biblico come se si tu fossi lì. Il secondo passo sarà l'ascolto. Ascoltare Si può sentire senza ascoltare. In effetti, se sei troppo pieno di te stesso, dei tuoi pensieri, di ciò che credi di sapere, ti sarà difficile accogliere ciò che l'altra persona sta realmente dicendo. Si tratta di prendersi del tempo per ascoltare senza riempire la preghiera di chiacchiere, di essere attenti a ciò che si sente e di ascoltare davvero. Cosa dicono le persone in questa storia biblica, per esempio i discepoli o Gesù, qual è la loro voce, la loro intenzione, il significato di ciò che dicono? Ascolta le parole e ciò che rivelano di chi le pronuncia, il silenzio che portano con sé. Non si tratta di riflettere su queste parole, ma di ascoltarle, accoglierle e lasciarle risuonare nel cuore. Se ascolti davvero come se fossi presente, senza sforzarti, sarai in grado di sentire le parole come se fossero rivolte a te personalmente.
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Dopo aver preso il tempo di "sentire e assaporare internamente" le cose, puoi tornare a questa o quella parola per fermarti lì e trarne vantaggio per la tua vita. Cosa ti preoccupa di ciò che hai sentito? Rimani lì finché ti aggrada. Non possiamo sezionare i vari momenti della contemplazione. Può accadere che "vedere" e "ascoltare" si uniscano. Se questo ti aiuta ad avvicinarti a Gesù Cristo, non c'è problema. Se senti, al contrario, che stai facendo il tuo "film" e che ti stai allontanando da quello che dice il testo biblico, è meglio tornare al primo momento, "vedere", per andare avanti passo dopo passo. C'è un terzo momento nella contemplazione. Si tratta di considerare ciò che sta accadendo nella storia. Considerare1. Dopo aver preso del tempo per osservare le persone della storia e aver ascoltato le loro parole, puoi considerare i loro gesti, atteggiamenti, reazioni e intenzioni. Non è un momento di riflessione. Resta in un atteggiamento interiore di contemplazione. Si tratta di gustare dall'interno, soppesare ciò che stanno cercando di fare e lasciare che ciò che accade in quella storia risuoni in te. Lascio che l'esperienza risuoni in me. Cosa significa? Poi cerca di sentire come ciò che hai contemplato parla della tua vita, della tua storia, di te. Anche qui, senza fare sforzi, accogli ciò che arriva. Per contemplare un racconto evangelico, è importante prendersi il tempo necessario per preparare il corpo e il cuore, senza fretta. Se si entra troppo rapidamente nella contemplazione, si corre il rischio di rimanere bloccati nella propria testa. Puoi considerare, in base a ciò che vedi e ascolti, come ciò che i primi discepoli sperimentano nell'incontro con Gesù (vedi il racconto del Vangelo di Matteo cap. 4, 18-22) si collega alla tua vita personale.
Contemplare un testo biblico passo dopo passo Sintesi Contemplazione: • Vedere i personaggi Vedo i personaggi presenti nella scena del Vangelo: come sono vestiti, quali sono i loro volti... chi sono? (la loro storia, il loro temperamento, le loro gioie e i loro dolori, le loro aspirazioni).
1
Considerare: guardare, riflettere con il cuore, con impegno affettivo.
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• Ascoltare ciò che dicono Ascolto quello che dicono, come se fossi presente: qual è il loro tono di voce e la loro intenzione? • Considerare ciò che fanno Quali sono i loro gesti, atteggiamenti, reazioni e intenzioni? Valutalo per cercare di capire cosa stanno cercando di fare. Dopo ognuno di questi momenti, sentire e gustare internamente. Lasciare che le parole e i gesti risuonino in me, ascoltare ciò che producono in me. Come mi parla tutto questo, come si unisce alla mia vita? Per concludere l’incontro Alla fine del tempo stabilito, ci si prende un momento per parlare al Signore come "un amico parla a un amico". Questo significa che innanzitutto, si prende del tempo per contemplare.
Ora,
semplicemente,
gli
dici
semplicemente
ciò
che questa
contemplazione ti ha messo nel cuore. Puoi concludere con le stesse parole di Gesù: "Padre nostro". Pratica della verifica tematica. Riesame della contemplazione. Ora ti proponiamo di rivedere l'esercizio: Per cinque minuti, ricorda il momento della contemplazione e identifica ciò che hai fatto e ciò che hai vissuto. Osserva ciò che hai fatto (la forma della contemplazione). Ti hanno aiutato le indicazioni precedenti (luogo, durata, posizione del corpo, ecc.)? Hai preso il tempo necessario per renderti presente al Signore o ti sei precipitato sul testo? Hai chiesto ciò che "cerchi e desideri"? Ascolta ciò che hai sperimentato (in contenuto della contemplazione) Hai ricevuto ciò che hai chiesto o il tuo desiderio è cambiato? C'è stata una parola che ti ha particolarmente colpito? Che cosa ho scoperto su di me, sul mondo e sul Signore? In che stato mi trovo ora? Gioia, pace, sicurezza, fiducia, freddezza, sensazione di vuoto, chiusura? Prendi appunti per ricordare e individuare, giorno per giorno, come lo Spirito del Signore ti sta guidando.
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Risorse Allegato 1 La gioia del Vangelo Una nota caratteristica di chi vive la via di Gesù è la capacità di gioire della felicità degli altri, anche quando non siamo protagonisti diretti di questa felicità, perché stiamo attraversando momenti difficili. Oppure ci rallegriamo della felicità degli altri solo se ne siamo noi stessi la causa o i protagonisti? È meraviglioso incontrare persone che hanno la capacità di sorridere dei successi degli altri, quando loro stessi stanno attraversando situazioni difficili e complicate. Al contrario, è sorprendente incontrare persone che hanno stretto un'alleanza con la tristezza e sono capricciosamente decise a ripiegarsi sui propri problemi. È incredibile quante ore possiamo passare a far "girare" i nostri pensieri che trasudano amarezza e risentimento. Sappiamo tutti che la gioia in questo mondo non sarà completa, ma non possiamo dimenticare o trascurare quelle piccole e preziose manifestazioni di gioia agli altri per esserne contagiati. Dio ci conforta anche attraverso le gioie degli altri. Imparare a sorridere della felicità degli altri è un atteggiamento opposto a quello del mondo che vuole convincerci che possiamo essere felici solo se riusciamo a realizzare e conquistare tutti i nostri sogni. Possiamo essere felici anche condividendo le gioie degli altri. Chi impara e sviluppa questa capacità di uscire dalle proprie fosse di amarezza sarà sempre più vicino ad essere un cittadino del Regno dei Cieli. Spesso si sente dire che i veri amici sono quelli che ti accompagnano e ti sostengono nei "momenti difficili", ma credo che questo pensiero sia incompleto. I veri amici sono quelli che sorridono con le nostre gioie, scoppiano di gioia quando ci vedono felici e si emozionano con noi quando raggiungiamo dei risultati. Mostrare pietà e compassione per chi soffre quando sto bene è facile, ma gioire per l'altro quando mi trovo in una situazione difficile significa aver allargato i confini del cuore oltre i recinti dell'egoismo. Forse è per questo che Gesù ha detto che il Regno dei cieli è come un banchetto di nozze che un re ha preparato in onore di suo figlio, perché per entrare nella gioia degli altri bisogna saper uscire da sé stessi. Infine, vorrei condividere con voi questo pensiero di José Luis Martín Descalzo: "Un buon sorriso è più un'arte che un'eredità. Qualcosa che va costruito pazientemente, faticosamente, con equilibrio interiore, con pace nell'anima, con un amore che non conosce limiti. Le persone che amano molto sorridono facilmente, perché il sorriso è innanzitutto una grande fedeltà a sé stessi. Una persona amareggiata non saprà mai sorridere. Men che meno una persona orgogliosa.”
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Anexo 2 Vivere un tempo diverso Lo psichiatra austriaco Viktor Frankl ha detto che "c'è molta saggezza in Nietzsche quando dice: chi ha una ragione per vivere può sopportare quasi ogni come". La pienezza della nostra vita non sta in ciò che otteniamo o possiamo ottenere, ma nel motivo che ci spinge a vivere. Per molte persone la loro vita finisce quando raggiungono i loro obiettivi o realizzano i loro scopi immediati, e poi il loro entusiasmo si sgonfia come un palloncino dopo un compleanno. Quando non si ha un motivo che trascende il tempo e lo spazio, o la disponibilità del cuore a "sentire e gustare" la strada, la vita diventa insipida e il cammino pesante. Perché quando raggiungiamo "quello" che sembrava così motivante e stimolante, poi perdiamo interesse? Quando le nostre motivazioni di vita si fondono con lo scopo di Dio, accade qualcosa di diverso, perché vivere ancorati al “kairos” pone l'esistenza umana su un altro piano temporale: comprendiamo la nostra vita. Non è il tempo quantitativo che conta, come dice il "chronos", ma il tempo qualitativo del “kairos” che valorizza ogni passo, ogni progresso e anche ogni battuta d'arresto, inciampo o perdita. Il "chronos" indica obiettivi e conquiste che poi scompaiono, come il ghiaccio quando arriva il sole di primavera. Dobbiamo collocarci nel "Kairos", quel momento opportuno in cui percepiamo la vita come un dono da apprezzare, godere e condividere. Nel "Kairos", che è il tempo di Dio, otteniamo un "perché" che ci fa sopportare quasi ogni "come". La fede ci dà una prospettiva di vita più ampia rispetto agli obiettivi immediati e ci permette di avere una visione creativa della realtà; e per creare abbiamo bisogno di credere. Il motivo della nostra vita non è come la "carota sull'asino" che sposta la bestia da un posto all'altro. Né può essere come un treno ad alta velocità che corre verso la sua meta senza godere e apprezzare la bellezza del paesaggio che sta attraversando. La vita è questo tempo, un dono di Dio, in cui impariamo a godere del "qui e ora", senza perdere di vista dove stiamo andando. Ricevere il Vangelo Se chiedessimo a molti di coloro che ricevono i missionari nelle loro case se hanno davvero ricevuto il "vangelo", cioè la buona notizia, quali risposte riceveremmo? Ricordiamo che evangelizzare deriva dalla parola Vangelo, che significa Buona Notizia.
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Nella missione dei 72 discepoli (Vangelo di Luca 10,1-11), Gesù li informa sulla "realtà" a cui sono inviati, dà loro indicazioni su cosa portare e anche istruzioni su come agire. Poi parla loro della "casa" dove arriveranno. Questa casa può essere la mia, quella del mio vicino o quella di chiunque altro andremo a visitare. In "queste case" possiamo trovare molte persone che hanno bisogno di conforto, di comprensione, di salute fisica e spirituale, perché vivono in situazioni conflittuali, difficili, complesse. Sono in attesa di un Signore misericordioso. Indipendentemente dalla realtà di "quelle case", siamo chiamati a portare la buona notizia, il Vangelo di un Dio che ama gratuitamente e incondizionatamente. Per questo la prima indicazione di Gesù, molto suggestiva, è quella di andare "nelle case" come una "benedizione", senza pregiudizi o discorsi preparati; con parole di bontà, umili, prive di imposizioni e leggi, con un cuore misericordioso. La parola d'ordine è diventare un tutt'uno con chi ci vive, rispettandolo e accogliendolo nel proprio essere. Il Regno di Dio è arrivato a loro nei missionari che li visitano. Non accogliere il Regno di Dio è una perdita per chi potrebbe scoprire e accogliere la pace e la misericordia del Padre, ma rifiuta di aprirsi a questa esperienza. Per questo ci prepariamo, con passione e creatività, a continuare a seminare, perché "la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi". Gesù era una buona notizia, una benedizione, perché era profondamente convinto che Dio è un Padre buono; per Gesù Dio era l'Abbà. Egli attraversava la Galilea, entrando "nelle case" e nella vita delle persone che incontrava lungo il cammino, mangiando ciò che gli offrivano, perché erano peccatori, poveri e malati; si faceva amare, li accoglieva e ridava loro la fiducia nel Dio Amore. Ecco perché le istruzioni per la missione nei vangeli dicono che all'arrivo è importante dire "pace a questa casa", perché in realtà coloro che arrivano sono "messaggeri di pace e operatori di pace". Quando Dio entra in una casa, il suo regno viene offerto a coloro che la abitano. Come rendere presente il Regno di Dio a quelle persone, nostre sorelle e fratelli, che vivono in situazioni di dolore, di solitudine, in ambienti ostili, violenti, aggressivi, spietati? Qual è il vero atteggiamento missionario, il comportamento che renderà presente Dio Padre in mezzo a loro?
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Allegato 3 Ci chiama suoi amici "Ti ho chiamato per nome, sei mio. Sei prezioso ai miei occhi, sei prezioso e ti amo". (Libro del profeta Isaia, cap. 43, 1;4). Queste parole che Isaia mette in bocca a un Dio che ci ama molto, Gesù le ripete e le concretizza in vari momenti della sua vita. Dalla scelta di coloro che chiama a stare con lui al servizio della sua missione (Vangelo di Marco cap. 1, 16-17) alla sua "confessione" di amicizia: "Non vi chiamo più servi... ma amici" (Vangelo di Giovanni cap. 15, 15). Quali sono i tratti distintivi degli autentici "amici" di Gesù? Lasciarsi sedurre. "Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre" (Libro del profeta Geremia cap. 20,7). È una persona che è stata sedotta da Gesù Cristo. Diremmo che Gesù si è piantato al centro del suo cuore e da lì feconda e irriga tutta la sua vita. Una fiducia illimitata e assoluta in Gesù, al punto da poter dire con Pietro: "Da chi andremo, Signore? Tu hai parole di vita eterna" (Vangelo di Giovanni, cap. 6,68). Progetto di vita: Gesù. Il progetto di vita di chi è stato sedotto da Lui e si è affidato a Lui non può essere altro che quello di Gesù stesso: il grande amore del Dio Padre, la cura dei deboli, la valorizzazione dei poveri... insomma, liberare, guarire, dare vita, offrire pace e gioia... Un vero seguace di Gesù accetta la persona, la missione e il destino di Gesù. Si impegna con lui nella fedeltà. Unisce la sua persona alla persona di Gesù e il suo destino al suo. Vive per Lui. È un segno di contraddizione. Affronta le contraddizioni e le persecuzioni nello spirito delle beatitudini. Seguire Gesù, essere suo amico, non è solo essere sedotti, ma porta con sé la sua parte di contraddizione (Vangelo di Matteo cap. 5,11-13). Un'ultima caratteristica: la gioia abituale, a volte intensa. Quella gioia che permette di sentirsi a proprio agio nella propria pelle, di essere sereni in mezzo alle battute d'arresto, di riuscire a comunicare speranza quando intorno trova solo delusione e vuoto. Nella sequela di Gesù non tutto è contraddizione: c'è anche la consolazione. "Rallegratevi sempre nel Signore" (Lettera ai Filippesi cap. 4,4).
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Allegato 4 Non solo santi sull'altare Ci sono momenti in cui Dio ci permette di capire l'amore che ha per noi, scoprendo come un uomo o una donna, come voi o me, sia capace di amare. Forse mi direte: questi sono i santi! Sì, i santi sono tali per la loro capacità di amare e servire Dio e il prossimo; ma non mi riferisco ai santi canonizzati, bensì a quelle persone in carne e ossa come quelle che incontriamo camminando per strada, seduti su una panchina in piazza, che condividono il loro tempo con gli amici, che aiutano e servono coloro che hanno bisogno di sostegno e conforto e che abbelliscono il nostro mondo. Cosa li rende speciali, allora? Proprio il fatto che non c'è "nulla" di speciale in loro. Il loro amore non è speciale, è semplicemente amore. Come l'amore di Dio, è semplice e generoso. A volte nemmeno loro sono consapevoli dell'amore che sono in grado di dare. Non si sentono diversi o differenti dagli altri. Sono solo loro stessi. La loro capacità di amare (perdono, compassione, abnegazione, ecc.) passa inosservata per loro, ma non per noi che sappiamo che questa qualità dell'amore proviene dalla Fonte dell'Amore: Dio. Di recente ho incontrato una persona del genere. Non voglio fare il suo nome per rispetto, ma vorrei dire che la sua storia mi ha conquistato. Quando l'ho sentita parlare sono rimasto sorpreso. Era un po' nervosa e potrei anche dire che era imbarazzata, non so esattamente, ma nella sua voce ho percepito una maggiore serenità mentre raccontava e approfondiva la sua storia, non senza profonde pause prodotte dalle lacrime. Era una storia di dolore e di amore. Una storia di peccato e di perdono. Una storia di smarrimento e di fiducia. Una storia di perdita dolorosa e di ricongiungimento. In breve, qualcuno che ha imparato cosa significa amare. Le persone che sviluppano e potenziano la loro capacità di amare hanno in comune il fatto di aver attraversato momenti molto difficili nella loro vita. A volte anche tragici. Ma invece di sprofondare nel dolore, nel rimpianto o nella depressione, hanno tratto esperienze sagge da quei momenti. È come se il dolore le avesse rafforzate nella bontà e nell'amore. Le difficoltà non le scoraggiano, né i fallimenti impediscono loro di continuare. Che cosa c'è in queste persone che le fa sembrare invincibili? Si sono collegati con la Fonte dell'Amore. L'amore che hanno per gli altri e la voglia di vivere trascendono i limiti del mero benessere personale. Non sono spinte dal sentimentalismo sdolcinato degli spot televisivi che invitano a contribuire a una colletta per i "più poveri", ma amare e servire è diventato per loro uno stile di vita.
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Passo 5 I CI CHIAMA SUOI AMICI
Quando ci leghiamo a Dio e comprendiamo che il suo amore per noi è più grande di qualsiasi difficoltà, quando la nostra fiducia in Gesù è più forte della morte e comprendiamo che nulla ci separerà da lui, scopriamo che in ogni caduta c'è una mano ferma e forte che ci viene tesa per risollevarci. Questo è Dio, il Padre benevolo e misericordioso che ci ama come nessun altro. Un amore che non si capisce finché non lo si sperimenta o non lo si intravede battere nel cuore delle persone che hanno la capacità di amare. Il tuo cuore è capace di amare e servire?
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Passo 5 I CI CHIAMA SUOI AMICI
INDICE PASSO 5 CI CHIAMA SUOI AMICI
5
Schema per orientare il passo
6
Quadro di riferimento
6
Dinamica interna del passo
6
Determinati a seguire Gesù Cristo
7
Vivere secondo lo stile di Gesù
7
Decidersi
7
Entrata dalla Prospettiva Biblica
9
Entrata dalla Prospettiva della Fede
13
Seguire Cristo
14
La vocazione cristiana
14
La vita nello Spirito
15
Entrata dalla Prospettiva Spirituale
17
Gesù al centro della nostra vita
18
Contemplare la vita di Gesù
19
Entrata tramite le Parole del Papa
21
Prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare Entrata dalla prospettiva della Preghiera Ci chiama ad essere suoi amici Esercizi
22 23 24 26
Offerta nella vita quotidiana
26
Offerta di maggiore stima e momento / di maggiore amore e dono di sé
26
Imparare a contemplare la vita di Gesù
27
Risorse
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Allegato 1
32
La gioia del Vangelo
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Allegato 2
33
Vivere un tempo diverso
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Allegato 3
35
Ci chiama suoi amici
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Allegato 4
36
Non solo santi sull'altare
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INDICE
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Passo 5 I CI CHIAMA SUOI AMICI
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