Popolis - Gennaio 2015

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Mensile di attualitĂ , economia, informazione e cultura cooperativa

Anno 14

1 gennaio 2015

IN QUESTO NUMERO

2015: al centro il risparmio in tutte le sue forme Brescia, riprendono gli scavi archeologici a Villa Badia Cremona, l’arte si fa terapia


somm ari o

3 Non più lungimiranza, ma stato di necessità

4-5 2015: al centro il risparmio, in tutte le sue forme A scuola di risparmio: Cassa Padana e la sfida dei cincilli

6-7 L’economia sociale e solidale in banca: quanto possiamo imparare dalla francese Credit Cooperatif?

8 Popolis, periodico mensile di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

Parma - Teatro&Coaching per affrontare l’adolescenza

9 Nel giardino dei semplici: un angolo di paradiso a Leno

Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

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Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it

Riscoprire la memoria storica della nostra civiltà

Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@ cassapadana.it

2015: le prime proposte didattiche della Fondazione Dominato Leonense

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Armando Rossi e Debora Zanini, immagini armando.rossi@popolis.it debora.zanini@ popolis.it

13 Reggio Emilia - Un gruppo di amiche, il gnocco fritto e la scuola materna di Taneto

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel. 030 9040270 rivista@ popolis.it

14-15 Cremona - L’arte si fa terapia

Comitato di redazione Franco Aliprandi, Stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada Hanno collaborato a questo numero: Sandra Bassi, Elisabetta Berto, Stefano Boffini, Valentina Bragazzi, Elisa Chiaf, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi , Barbara Ponzoni, Miriam Toniolo, Paola Zani Fotografie: Cooperativa Altana, Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Marco Sacchi

16-17 Brescia - La comunità locale per le imprese sociali: un progetto europeo in Valle Camonica Computer, stampanti, materiale didattico e un parco giochi per la materna Valverti di Breno

18-19 La Giornata della memoria - Da Auschwitz non si ritorna mai.... Enzo Sereni, l’impegno civile e il coraggio spezzati a Dachau

In copertina: Arteterapia a Cremona

20-21

Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs)

Incontri - Aiuto, mio figlio è un genio! Farfalle al servizio dei bambini plusdotati

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22 A g e n d a

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QRCode contenuti multimediali su Popolis Quando, sfogliando la rivista, trovate un “riquadro” come quello riprodotto qui a lato, avrete scoperto un QRCode (dall’inglese “Quick Response”, risposta rapida) che vi permetterà, grazie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web. Ma come si fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un programma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR App e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per Android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto.


ed i t o r i ale

NON PIÙ lungimiranza, ma stato di necessitÀ

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are sistema, coordinarsi, sinergia, reti d’impresa, welfare di comunità sono termini molto usati e di moda che tracciano una direzione da prendere per affrontare in modo competitivo il processo di trasformazione epocale nel quale siamo immersi a pieno.

La stessa origine etimologica del concetto “competere”, che significa andare insieme, convergere verso un medesimo punto, ci dà una mano. Ripristinare un livello più profondo di relazioni fra banca e mondo delle imprese, come premessa per fare insieme cose di reciproca utilità, è l’obiettivo sottostante – e il senso ultimo – del progetto della Casa delle imprese. Ci sono poi anche rapporti fra imprese, soprattutto di piccole dimensioni, per affrontare opportunità che da soli difficilmente si coglie, ma anche quelli all’interno dei territori, per costruire dal basso nuove vie di welfare che il pubblico in futuro non sarà in grado di fornire. Non è facile fare tutto ciò e mantenerlo vivo nel tempo. La cultura attuale è ancora profondamente individualista. Aprirsi comporta rischi, possibili delusioni e batoste a cui sicuramente si va incontro. E’ necessaria una visione più di lungo periodo del vantaggio personale, che va necessariamente inserito in un contesto più generale. Sono necessarie poi chiarezza e trasparenza. Oggi però tutto ciò non è più una scelta lungimirante. E’ uno stato di necessità. E’ relativamente facile dire che gli altri devono collaborare, per affrontare la crisi, per cogliere occasioni nuove. Perché non sia solo una moda, ma ci sia consapevolezza prima e sostanza poi, in primis deve farlo ognuno di noi, sulla base di un approccio strategico e non finalizzato solo all’utilità di breve periodo, iniziando dall’interno delle nostre organizzazioni. Non si può dire ad altri di attuare comportamenti virtuosi se per primo chi li propone non cerca lui stesso di porli in essere.

Luigi Pettinati direttore generale Cassa Padana Bcc

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l a b a n ca a l t u o s e r v i z i o

2015: AL CENTRO IL RISPARMIO, IN TUTTE LE SUE FORME di Stefano Boffini |

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stefano.boffini@cassapadana.it

i interroghiamo tutti sul senso di un certo tipo di sviluppo, avvenuto negli ultimi anni, che oggi lascia le nuove generazioni senza lavoro e con un mare di debiti sulle spalle. Gradualmente, nei discorsi e nei concreti stili di vita, sta tornando in modo significativo il valore della sobrietà, un concetto molto diverso e più profondo dell’austerità, di moda a livello europeo o quantomeno in una certa fascia di tecnocrazia. Perché il risparmio è l’uso ragionevole ed efficiente di quello che si ha, pensando anche a chi verrà dopo, per migliorare le condizioni complessive di vita delle persone. Non voglio scomodare Seneca (“Povero non è chi ha poco ma chi vuole molto”), ma cito il presidente uruguyano Mujica (“Chi non è felice con poco non può essere felice con molto”) e Bepi Tonello (“Vince la povertà chi risparmia più di quanto consuma. E non c’è solo una povertà materiale, c’è anche una povertà morale e valoriale non meno pesanti per la condizione umana”). Le parole di persone che associano conseguenti e coerenti scelte di vita assumono una forza persuasiva micidiale. Se le due cose sono staccate, le parole divengono sterili esercizi di comunicazione buonista. Per i miei nonni, che non avevano studiato, questi concetti erano parte essenziale del loro modo di vivere. Valori centrali della cultura contadina. Oggi non si tratta di rimpiangere il bel tempo che fu. Si tratta di prendere dal passato valori universali e sedimentati in millenni di storia, che è possibile far fruttare al meglio grazie alle grandi opportunità in più che solo oggi ci sono e ci saranno sempre di più in futuro. Parlare di risparmio, in questa forma più completa, si-

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Appare certamente controcorrente porre il tema del risparmio come buon proposito di inizio anno, quando in questo momento il leitmotiv è “si esce dalla crisi se ripartono i consumi”. L’incentivo è semmai a utilizzare subito forme presenti e future di risparmio, anche

gnifica porre al centro, nella propria vita e nelle scelte economiche, politiche e sociali, l’uso razionale ed efficace delle risorse a disposizione (non solo i soldi, ma anche tempo, energie personali, tecnologia, ambiente e così via), un uso che pensa al futuro e lavora perché le nuove generazioni possano stare meglio, non solo dal punto di vista economico, ma come qualità complessiva della vita. Risparmio significa dare quindi il giusto valore e ordine alle cose, per sé e per gli altri, oggi e domani. È più di 10 anni che Cassa Padana ha in corso il progetto Microfinanza campesina in Ecuador. Sin dall’inizio mi ha colpito sentire dire dai campesinos delle Ande, la cui esistenza dal punto di vista materiale non è lontanamente paragonabile alla nostra, che la cosa che più desiderano è “querernos màs, ser felices y vivir en paz”: volersi bene, essere felici e vivere in pace. Credo che sia anche l’aspirazione più profonda e intima di ognuno di noi. ●


se non ancora perfettamente certe. Il concetto di risparmio è però più ampio. Non è solo monetario. E’ collegato alla concezione che si ha della vita e soprattutto del futuro. E’ necessario risparmiare non solo soldi, ma anche risorse, suolo, ambiente, tempo e, spesso, anche parole.

A scuola di risparmio: Cassa Padana e la sfida dei cincilli di Miriam Tonioli |

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miriam.toniolo@cassapadana.it

hiotto, Tremolino, Codalunga, Saetta e Nocciolina sono gli scoiattoli protagonisti della favola “La sfida dei Cincilli”, che hanno visitato in questi anni i bambini delle scuole elementari presenti nei territori in cui opera Cassa Padana. Il progetto di educazione al risparmio nasce da una idea di Federconsumatori Brescia – con il sostegno di Cassa Padana, Bcc Pompiano e Franciacorta, Bcc del Garda, Bcc Agrobresciano – e dalla consapevolezza che bambini e ragazzi sono esposti quotidianamente a messaggi di tipo consumistico. Acquisire un sano ed equilibrato rapporto con il denaro li aiuterà a diventare giovani adulti autonomi, sicuri, consapevoli, che utilizzeranno il denaro come strumento e non come fine. La famiglia e la scuola sono alleati preziosi nella diffusione della cultura dell’uso consapevole del denaro. E’ in famiglia che il bambino apprende

i concetti di convenienza, debito, equilibrio fino a comprendere la differenza tra bene necessario e bene superfluo. Le scuole che abbiamo visitato in compagnia dei nostri personaggi si sono dimostrate attente al concetto di risparmio in campo economico, alimentare, ambietale, energetico. Le maestre della scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Leno, bassa bresciana, prendendo spunto dalla favola, hanno costruito percorsi nell’ambito dell’insegnamento delle scienze sviluppando, con la realizzazione di cartelloni, una riflessione su risparmio energetico e alimentare e sul riciclo. Nel corso delle lezioni di italiano è stato invece sviluppato il concetto etico del risparmio e dell’altruismo, utilizzando disegni e immagini della favola. La visita alla scuola di Niardo, in Vallecamonica, si è collegata al percorso sul risparmio alimentare iniziato dal progetto della mensa scolastica: qui il cibo avanzato non viene buttato, ma donato a contadini e allevatori di animali.

A Sustinenza, nel veronese, i bambini hanno affrontato il tema del risparmio in occasione della Giornata del risparmio lo scorso novembre. Le classi 4° e 5° si sono confrontate in aula con la sfida dei Cincilli e hanno visitato il negozio finanziario di Cassa Padana a Sustinenza, in compagnia del vice responsabile della filiale di Sanguinetto, Luca Zavarise. Sono state tante le domande e le curiosità dei bambini sul ciclo del denaro, sui risparmi, sull’uso del contante. Il viaggio dei nostri scoiattoli proseguirà per tutto il 2015 a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, e in altre scuole presenti sui territori di Cassa Padana. Hanno una missione importante: aiutare famiglie e insegnanti a formare futuri risparmiatori consapevoli. ● Info: Miriam Toniolo, divisione soci e territorio, tel. 030 9040299 Daniela Iazzi, Fondazione Dominato Leonense, tel. 030 9038463

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l a b a n ca a l t u o s e r v i z i o

L’economia sociale e solidale in banca Quanto possiamo imparare dalla francese Credit Cooperatif? di Elisabetta Berto | elisabetta.berto@cassapadana.it

TAG Europe è stato solo un assaggio. Il seminario che il 9 ottobre 2014 si è tenuto a Leno per parlare di territorio, ambiente e giovani generazioni, ascoltando le testimonianze di alcuni soci di Febea, ci aveva già fatto intravedere le potenzialità di essere parte della Federazione di Banche Etiche e Alternative Europee. Ma è solo andando a visitarle che questa potenzialità si capisce fino in fondo. La prima tappa è stata la Francia.

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redit Cooperatif è uno dei soci di riferimento di Febea e ha il pregio di trovarsi in una delle città più belle del mondo, Parigi. Ma non solo quello. È una banca cooperativa in un paese, la Francia, dove esistono 6 gruppi bancari, di cui 3 cooperativi. Quindi, il cooperativismo bancario è fortissimo. Nasce più di un secolo fa per servire le cooperative. Nasce quindi con una base sociale di persone giuridi6

che, tratto sicuramente distintivo rispetto a come sono nate altre socie di Febea. Contrariamente ad altre banche cooperative francesi, Credit Cooperatif ha una diffusione nazionale. Il contatto con il socio finale viene mantenuto attraverso assemblee regionali decentrate, per arrivare a parlare con tutti dei temi cooperativi. Il motto è, poi, ‘Tout banquiers’ e cioè tutti banchieri: i soci e i clienti si devono sentire parte e questo si ottiene grazie soprattutto ad una informativa chia-

ra e trasparente. Un grafico che non manca mai nelle comunicazioni fatte ai soci è infatti esplicativo dell’origine delle risorse che entrano nel circuito della banca e dell’uso che se ne fa. L’economia sociale e solidale è ciò che interessa di più alla banca, che la sostiene secondo varie modalità e attraverso diversi canali, sia a livello nazionale che internazionale. La società di gestione del gruppo, Ecofi, ha fondi dedicati all’investimento in imprese socialmente responsabili. Cre-


dit Cooperatif partecipa poi a organismi di finanza solidale europei come Febea, per fare in modo che l’economia sociale e solidale abbia tutela oltre i confini nazionali, in aggiunta ai finanziamenti diretti al settore. La componente internazionale è poi molto forte, grazie alle partecipazioni nel capitale o nel quasi capitale di istituzioni di microcredito e cooperative straniere. Un’attenzione particolare è rivolta all’Africa francofona, ma Credit Cooperatif sostiene da molti anni anche banche e finanziarie polacche e ha attivato CoopEst, per partecipazioni e crediti subordinati a istituzioni di microfinanza e banche cooperative dell’Europa dell’Est. Sulla scorta del successo di questa finanziaria e in seguito alla primavera araba, di recente è stato costituito anche CoopMed. La banca, poi, offre un contributo volontario sulle operazioni di cambio, simile ad una Tobin Tax, che va a beneficio di ong che si occupano di aiuto internazionale. Infine, Credit Cooperatif veicola risorse al settore attraverso una raccolta dedicata e prodotti bancari di partecipazione. Fiore all’occhiello è la linea Agir: con la carta di credito, a ogni ritiro la banca dona 12 centesimi all’ong scelta dal cliente su una lista di 50 associazioni proposte. Esiste anche una seconda versione del prodotto, in cui il cliente può scegliere di aumentare il dono di 12 centesimi (opzione ‘insieme solidali’), gestendolo da internet. Con il libretto Agir, invece, il cliente può dare il 50% dei propri interessi annui ad una associazione, sempre sulla base di una lista. Infine, con il conto corrente Agir il privato può scegliere su quali settori investire i propri soldi fra tre filoni principali: il pianeta, una società più giusta (settore medico sanitario), imprese diverse (sociali, di inclusione, del commercio equo e solidale, cooperative,…). Oppure su tutti e tre i filoni insieme. Il bisogno tra i clienti di prodotti di questo tipo era molto forte: infatti, la raccolta solidale è un terzo della raccolta totale della banca.

Credit Cooperatif è parte del gruppo BPCE, assieme a 19 banche popolari regionali e 17 casse di risparmio regionali. BPCE è la seconda entità finanziaria francese, con 30 milioni di clienti e 8000 agenzie. Alcuni dati di Credit Cooperatif (2013): clienti: 314000 filiali: 73 dipendenti: 1800 patrimonio: 992 milioni impieghi: 9527 milioni (50% imprese-41% terzo settore) raccolta: 8137 milioni utile: 23,6 milioni

Tanto di Credit Cooperatif fa capire che c’è attenzione verso l’altro. Anche semplicemente entrando in filiale. Una ventina d’anni fa la banca ha aperto a persone fisiche, un segmento in rapida crescita. Credit Cooperatif ha tra i suoi clienti privati una quota molto alta di persone sotto tutela, grazie ad accordi specifici con lo stato francese e la capacità di gestire la relazione con un giudice come intermediario. La filiale è quindi in primis un luogo di accoglienza per queste persone, con un segnale acustico che avvisa da fuori della prossimità della banca, il percorso tattile per non vedenti che li porta dall’ingresso alla cassa e la stessa cassa, con ripiani di altezza diversa a seconda di dove può arrivare il cliente. Il rapporto con i soci è poi molto stretto a livello di singola filiale: innanzitutto, i soci nuovi sono oggetto di formazione identitaria e sono gli agenti di credito incaricati a farlo. Inoltre, ogni direttore è affian-

cato da un consiglio di soci composto da una decina di rappresentanti volontari. Con loro si discutono temi rilevanti e si visitano esperienze, durante 2/3 riunioni l’anno. Sono una sorta di rete promotrice informale della filale. Anche la beneficenza è trattata in modo diverso ed affidata alla fondazione interna a Credit Cooperatif. Infine, anche l’attenzione della banca per i propri dipendenti è alta. Dal punto di vista della parità tra uomini e donne solo il 23% dei direttori di filiale è donna e non c’è nessuna rappresentanza in CdA, ma la banca sta cercando di chiudere il gap con nuove assunzioni. Riguardo alla qualità della vita sul posto di lavoro, oltre alla presenza di uno psicologo e ai corsi di yoga in sede, Credit Cooperatif ha fatto partnership con asili nido e dà indennità per km ai dipendenti che raggiungono un posto di lavoro in bici. ●

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NEL TE R R I TO R I O a PA R M A

Teatro&coaching per affrontare l’ adolescenza di Daniela Iazzi | daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

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adolescenza è una fase della vita particolarmente delicata, ma anche importantissima per lo sviluppo di una persona. Gli atteggiamenti e i comportamenti iniziano a mutare, si alternano senza sosta. I ragazzi sperimentano modi di essere diversi e tantissime emozioni. Per loro diventa difficile orientarsi tra i mille problemi quotidiani di questo periodo: amicizia, amore, disagio, scuola, rapporto con gli adulti, inserimento nella società, trasformazioni fisiche e psicologiche. Ci sono molti mezzi di cui si serve il giovane per crescere: la famiglia, gli amici e la scuola. Proprio nella scuola nasce il progetto rivolto agli adolescenti Teatro&Coaching ideato da Fabiola Nelli, coach professionista, ed Elisa Bonani, conduttrice di teatro sociale. Grazie all’unione di teatro sociale - una forma artistica volta al miglioramento delle relazioni individuali e di gruppo in diversi contesti educativi - con il coaching, tecnica di formazione, il progetto aiuta i ragazzi a diventare adulti, favorendo lo sviluppo di quelle abilità e comportamenti che possono migliorare la loro salute fisica, mentale e sociale, in modo che ogni giovane possa riconoscere ed esprimere il proprio talento,

per vivere in benessere la propria vita. L’attività, che viene proposta alle scuole come percorso integrativo, vuole essere uno stimolo per la creazione di nuovi spazi d’azione, offrendo ai ragazzi la responsabilità del proprio futuro. Le arti performative favoriscono la scoperta e lo sviluppo di competenze personali e sociali, stimolando creatività, ascolto, attenzione, auto-imprenditorialità e assunzione di un ruolo attivo nella società. L’integrazione con il coaching permette di fissare la consapevolezza di quanto sperimentato, per iniziare a metterlo in pratica. Un obiettivo importante è quello di mettere i ragazzi nella condizione di riconoscere le proprie emozioni e di gestirle; far loro capire ciò che li fa stare bene e invitarli a praticarlo, in modo che possano credere alla propria realizzazione; ritrovare quindi la motivazione, attraverso la scoperta della propria intelligenza emotiva, per andare avanti nel realizzare i propri sogni. Il risultato finale di questo percorso sarà la messa in scena del lavoro fatto dai ragazzi di fronte al pubblico. Il primo atto concreto, creato, pianificato e sviluppato con consapevolezza del loro mettersi in gioco responsabilmente. Il progetto sarà sviluppato in un istituto superiore di Parma. ●

Info: teatroecoaching@gmail.com

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f o n d a z i o n e d o mi n a t o l e o n e n s e

Nel giardino dei semplici Un angolo di paradiso a Leno di Daniela Iazzi |

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a sempre l’umanità per curarsi si affida ai principi contenuti nelle piante, probabilmente imitando gli animali che conoscono bene il potere guaritore di specifiche erbe. Un ruolo culturale e sanitario fondamentale per la società fu svolto dagli ordini monastici che nel Medioevo, per assolvere la missione caritatevole cui erano chiamati, si occuparono dell’assistenza agli infermi. Per fare questo, nei monasteri furono istituiti i “Giardini dei semplici” (chiamati anche Hortus simplicium). La parola “semplici” deriva dal latino medioevale medicamentum o medicina simplex, ed era usata per definire le erbe e le pianti medicinali. Nelle abbazie, oltre alla coltivazio-

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

ne, i monaci svolsero anche un’attività di studio e ricerca sulle proprietà delle piante. Da foglie, cortecce, radici e fiori, i medici-monaci trassero i primi farmaci, incrementando la conoscenza della medicina e dell’impiego delle piante officinali. Accanto alle abbazie sorsero quindi i primi ospizi e ospedali, destinati ad accogliere i pellegrini infermi. Anche nel monastero di San Benedetto di Leno era presente un’area dedicata a questa importante attività. Dopo oltre due secoli dalla sua demolizione, all’interno del sito archeologico - dove è possibile trovare le tracce del glorioso cenobio longobardo - un’area è stata dedicata dalla Fondazione Dominato Leonense alla realizzazione di un giardino dei semplici in stile medioevale.

Grazie a un accordo di collaborazione con l’associazione Il Fauno e Legambiente, i volontari hanno iniziato nei mesi scorsi a creare la struttura del giardino e a seminare le prime piante officinali. In ogni aiuola, di forma rettangolare, sono presenti gruppi di piante ed erbe destinate alla cura di un particolare disturbo. Il giardino è diviso in quattro vialetti, che ricordano i quattro fiumi del Paradiso. Tra novembre e dicembre scorso è stato avviato un progetto didattico con le scuole primarie di Leno, le cui classi hanno partecipato a una lezione dedicata proprio al Giardino dei Semplici e condotta in Villa Badia dalla Fondazione Dominato Leonense. ●

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f o n d a z i o n e d o mi n a t o l e o n e n s e

Riscoprire la memoria storica della nostra civiltà Un progetto di scavo pluriennale per Villa Badia di Daniela Iazzi |

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

Riprendono gli scavi archeologici a Villa Badia, là dove nell’VIII secolo veniva fondato e costruito il monastero di San Benedetto voluto da Desiderio, re dei Longobardi. Il progetto di ricerca 2015 che vedrà insieme Università di Verona e Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, prevede l’apertura di una grande e unica area di scavo che collegherà i due settori indagati nel 2014 e metterà sul campo studenti di archeologia di tutta Italia. 10

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area archeologica legata al monastero di Leno rappresenta una delle realtà più interessanti per gli studi sull’altomedioevo italiano.” Ad affermarlo è Fabio Saggioro, docente presso l’Università degli Studi di Verona – Dipartimento T.E.S.I.S – che dal 2014 coordina lo scavo archeologico di Villa Badia. Le indagini dirette dalla Soprintendenza per i beni archeologici negli ultimi 10 anni hanno consentito di definire le strutture degli edifici religiosi del monastero di San Benedetto,

sorto nel 758 d.C su volontà di Re Desiderio. Tuttavia, erano ancora da scoprire e studiare le dinamiche con il territorio circostante. Un primo passo verso questa direzione è stato compiuto nel 2013, con i sondaggi realizzati dall’archeologa Denise Morandi – sempre diretti dalla Soprintendenza – che hanno portato alla luce strutture riferibili a un vasto insediamento. L’anno successivo, grazie a una convenzione siglata dalla Fondazione Dominato Leonense con l’Università di Verona e la Soprintendenza per i beni archeologici della Lombar-


dia, è stato avviato un progetto triennale, con l’obiettivo di raccogliere maggiori informazioni sull’insediamento appena scoperto, per comprendere la sua funzione e i rapporti con il monastero stesso. “Le ricerche del 2014 – spiega il professor Saggioro – si sono concentrate su due distinti settori dell’area nord del parco di Villa Badia, aperti seguendo le tracce dei precedenti sondaggi. Sono state rinvenute alcune strutture costruite con pali in legno ben lavorato, interpretabili come strutture di servizio ad uno o più corsi d’acqua incana-

lati e regolati dall’uomo per diversi secoli. L’arco cronologico è probabilmente inquadrabile tra l’VIII e l’XI secolo, ovvero il periodo che vide la costruzione delle prime due fasi del monastero di San Benedetto. Sembrano appartenere a un momento successivo, tra XI-XIII secolo, le evidenze di un’imponente opera di bonifica visibile su tutta l’area e la costruzione, limitata al settore est, di nuovi edifici in muratura. Queste attività potrebbero relazionarsi alla vigorosa opera di distruzione delle strutture dell’Abbazia e la successiva ricostruzione allargata

avvenuta durante il rettorato dell’abate Gonterio. Si tratta di risultati e ipotesi importanti, ma che necessitano di ulteriori confronti e conferme attraverso nuove campagne di scavo”. La validità culturale e scientifica di questo progetto è stata confermata dalla Regione Lombardia, che ha concesso un importante contributo economico nell’ambito del Bando per la promozione di interventi di valorizzazione del patrimonio archeologico e dei siti UNESCO. “Il progetto di ricerca 2015 - prosegue il docente veronese - prevede l’apertura di una grande e unica area di scavo, che colleghi i due settori indagati nel 2014, e che si espande in direzione nord del parco della Villa. Ciò permetterà di chiarire direttamente i dubbi legati ai depositi finora rilevati e di avanzare verso la zona che le trincee del 2013 segnalavano come quella più densamente sfruttata dall’uomo e probabilmente collegata all’area dell’insediamento. Grande attenzione verrà riservata allo studio delle ceramiche e in generale dei materiali antichi, alle analisi ambientali soprattutto legate ai reperti vegetali (legni, semi, pollini) e alla restituzione grafica e fotografica con tentativi di ricostruzione 3D delle evidenze”. L’indagine archeologi-

ca condotta a Leno ha una doppia valenza: oltre ad ampliare le conoscenze di questo importante sito storico, ha una funzione anche didattica. “La prossima campagna, che durerà circa 2 mesi, verrà aperta alla partecipazione di studenti non solo dell’ateneo veronese, bensì di molte università nazionali. La sfida è allargare la squadra di ricerca e formare giovani studenti verso la professione, sia nel lavoro di scavo manuale, che nelle attività di studio e classificazione dei materiali. Le indagini si suddivideranno in turni di almeno due settimane e circa 20 studenti ciascuno, in modo da offrire da una parte una certa continuità al lavoro, dall’altra la possibilità di coinvolgere un alto numero di studenti in questa importante esperienza”. Negli anni abbiamo assistito a un aumento dell’interesse per questo sito di incredibile importanza storica, archeologica e culturale. L’avvio di una campagna triennale offre un’ulteriore spinta in questa direzione, confermando la volontà della Fondazione Dominato Leonense con il supporto di Cassa Padana, che sin dalla sua nascita promuove la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico del territorio in cui opera. ●

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f o n d a z i o n e d o mi n a t o l e o n e n s e

2015: le prime proposte didattiche della Fondazione Il giardino dei semplici: a misura di bambino Si chiama “Il giardino dei semplici: un viaggio tra natura e storia” la nuova proposta didattica della Fondazione Dominato Leonense rivolta agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Una lezione nata con la collaborazione di alcune insegnanti della scuola primaria di Leno, nell’ambito del progetto Expo 2015, che coinvolge le scuole del territorio lenese. Si tratta di una lezione durante la quale i bambini, mediante domande e approfondimenti, imparano le origini dei giardini dei semplici, le ragioni del perché sono nati, quali erano le piante coltivate e i loro benefici. L’incontro, della durata di un’ora e mezza, si tiene in Villa Badia a Leno e prevede, oltre a una prima parte teorica, la visita al giardino dei semplici, per far vedere e toccare con mano ai bambini le erbe e le piante officinali coltivate.

I Longobardi nella storia Nel 2015 Villa Badia ospiterà la mostra “Arimanni nobili e re”, dedicata ai longobardi che vissero nella pianura bresciana orientale. La Fondazione Dominato Leonense, in collaborazione con l’associazione Il Vaso di Pandora, ha progettato una proposta didattica rivolta agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Sono stati studiati diversi percorsi, dalla visita guidata classi-

ca alla mostra, al percorso tematico fino al laboratorio manuale. Gli approfondimenti riguardano la vita dei longobardi in Italia e la vita all’interno del monastero di Leno. Durante i laboratori, invece, gli alunni potranno scoprire la tecnica dello sbalzo e realizzare una crocetta o un pendaglio; oppure potranno avvicinarsi alla

tecnica dei miniatori medievali. Questo progetto nasce dalla convinzione dell’importanza della storia e dello studio della stessa nella formazione di ogni ragazzo. Stimolando la curiosità degli alunni, si vuole approfondire la conoscenza della storia di un territorio segnato indubbiamente dal popolo longobardo.

Per saperne di più Fondazione Dominato Leonense Tel. 030-9038463 / info@fondazionedominatoleonense.it www.fondazionedominatoleonense.it

Fai parte della Fondazione Dominato Leonense! Avrai diritto a sconti e agevolazioni sulle iniziative culturali da noi organizzate e in altri siti culturali del territorio

Quota socio privato: 100 euro all’adesione e 10 euro annui Quota socio istituzionale: 1.000 euro all’adesione e 100 euro annui 12


I n o s t ri pr o g e t t i A R EGG I O E M I L I A

LA RICETTA DEL GNOCCO FRITTO REGGIANO Ingredienti per 4 persone: 500 g di farina, 5 cucchiai di olio, acqua minerale frizzante, un pizzico di sale. Mescolare bene tutti gli ingredienti sulla spianatoia impastando con acqua minerale frizzante, lasciare riposare per 2 ore rimescolando bene tre volte l’impasto. Stendere la pasta e ritagliare dei rombi o quadrati da friggere in una pentola alta con abbondante strutto.

Un gruppo di amiche, il gnocco fritto e la scuola materna di Taneto di Paola Zani |

paola.zani@cassapadana.it

in collaborazione con i colleghi della Filiale di Taneto

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i ricordo bene il giorno in cui incontrai Anna Maria Salati a Taneto. Era la giornata contro la violenza sulle donne. Mi ricordo anche che quando finimmo la nostra chiacchierata ero contenta di poter raccontare e scrivere di questo gruppo di amiche che hanno saputo “prendere tutti per la gola”. E fare del bene. La loro avventura inizia circa 20 anni fa quando, stanche di stare a casa con i loro mariti, la domenica si incontravano nella cucina dell’oratorio messa a disposizione dalla parrocchia. Tra una chiacchiera e l’altra impastavano e friggevano il gnocco da asporto con l’obiettivo di devolvere il ricavato del-

le vendite alle missioni diocesane in Africa e in Brasile. Deve essere piaciuto proprio tanto quel gnocco fritto se, giorno dopo giorno, anno dopo anno, in sempre di più bussavano alla porta dell’oratorio per acquistarne un po’. Dopo vent’anni, mentre la richiesta del gnocco fritto continua inesorabilmente a crescere, l’allegra compagnia (che con grande ironia si è soprannominata “La Gnocca”) si incontra ancora ogni domenica, da ottobre a giugno. Ma oggi l’obiettivo è cambiato. Non travalica monti e attraversa oceani. Si trova a pochi metri dalla parrocchia: la scuola materna di Taneto. “Nel 2000, oltre a un impegnativo intervento di ristrutturazione e di ampliamento – mi raccontra Anna Maria - la scuola materna ha iniziato a essere gestita solo da personale laico, mentre

prima era gestita anche da personale religioso. I costi sono quindi aumentati e molte famiglie si trovano in difficoltà a sostenere le rette. Ci sembra importante oggi aiutare la nostra scuola. Quindi ogni anno il 90% del ricavato della vendita del nostro gnocco fritto lo devolviamo qui mentre il 10% va ancora alle missioni” . Grazie alla disponibilità dei titolari della Serra Mondo Verde di Taneto, le instancabili amiche hanno aperto anche un vero e proprio distaccamento per la vendita del gnocco fritto in occasione di alcuni periodi dell’anno come il Villaggio di Natale o altre iniziative organizzate nella serra. E non basta. Il gruppo (sempre con gnocco fritto al seguito) partecipa a tutte le iniziative di Comune e Proloco di Gattatico portando ovunque allegria e gioia al palato. ● 13


I NO S T R I P R OGETT I a C R E M ON A

L’ ARTE SI FA TERAPIA di Barbara Ponzoni barbara.ponzoni@cassapadana.it

La cooperativa Altana nasce nel 1975 come filodrammatica voluta da un gruppo di persone unite dalla passione per il teatro. Da quel momento l’espressività corporale e artistica è sempre stata il fil rouge di tutta l’attività. In collaborazione con Cassa Padana ora è in arrivo un laboratorio di musicoterapia.

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omunicare, esprimersi per crescere, la creatività che diviene cura, l’integrazione sociale. Sono queste alcune delle parole chiave che Bruno Tira, presidente della Cooperativa Altana, mi ha più volte ripetuto durante il nostro incontro. Negli anni ’80-’90 Altana inizia l’attività di animazione nelle scuole e nelle case di riposo. E nel 2000 avvia un percorso di ripensamento sulla propria mission che si concluderà con la trasformazione in cooperativa sociale dando il via a una prospettiva aziendale finalizzata alla valorizzazione e all’acquisizione di nuove competenze di tipo manageriale. A oggi Altana impiega circa 220 persone nell’ambito sociale, culturale ed educativo e ha due sezioni distaccate, a Crema e a Vigevano. Ma in cosa consiste l’attività della Cooperativa? “Ovunque ci sia una persona che abbia bisogno di assistenza, non medica, ma sociale, di accompagnamento, di sostegno e di crescita, allora Altana interviene. In concreto gestiamo asili nido e centri ricreativi diurni, servizi di dopo scuola, attività di animazione nelle case di riposo e con i disabili, offriamo un servizio di assistenza domiciliare sia a minori in difficoltà che per gli anziani. Recentemente proponiamo anche l’assi-

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stenza con la Tagesmutter, una persona, adeguatamente formata, che offre educazione e cura, nella propria casa, a piccoli gruppi di bambini principalmente nella fascia d’età 0-3 anni”. E’ lunga la lista delle attività che Bruno Tira mi racconta con orgoglio. D’altra parte questa realtà è una sua creatura, lui era su quel palco quando è nato il sogno. La sua attenzione non è tanto ai servizi offerti alla comunità cremonese e non, peraltro

numerosissimi, ma alla semplice filosofia su cui si fonda questa cooperativa: la libertà di espressione e la ricerca di quel qualcosa di speciale che ognuno di noi ha, per fare in modo di “sentirsi” davvero persone uniche, al di là di qualsiasi problema, disabilità o conoscenza di se stessi. E’ l’arte che si fa terapia? “Musicoterapia, kinesologia, tai chi, pnl, psicomotricità, pet therapy, onoterapia, artetera-


Info Altana Società Cooperativa Sociale

Via XI Febbraio 66A/68, Cremona www.altanacooperativa.it tel 0372.24617 Bruno Tira, presidente della Cooperativa Altana

Laboratorio ritmico di musicoterapia

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pia, sono solo alcune delle pratiche che utilizziamo per aiutare le persone a trovare la propria dimensione, a risolvere i loro piccoli o grandi problemi quotidiani, o semplicemente ad accompagnarli gioiosamente per un tratto della loro vita, facendoli sentire meno soli, perché anche il gioco è una forma d’arte”, mi spiega con piglio deciso. Tradendo, nella voce sicura, il suo passato di attore. ●

l mondo di Altana è in continua evoluzione. L’ultimo progetto “in fieri” è un laboratorio ritmico che inizierà nella seconda metà di gennaio. Ideato in collaborazione con Cassa Padana e portato avanti dal musicista Cristiano Marcotti, il progetto prevede l’apertura di un centro ospitato nella scuola di musica Pontesound di via Barcellona 8 - in orario post scuola dalle 16 alle 19, inizialmente per un pomeriggio alla settimana, con la presenza di una figura con formazione sia nell’ambito batteristico che musicoterapico e con comprovata esperienza nel campo sociale. Il centro avrà quindi caratteristiche specifiche che lo distingueranno da una semplice scuola di batteria o da un percorso musicoterapico tout court. I livelli di sviluppo del progetto sono quattro: ludico/ricreativo, per chi vuole avvicinarsi e conoscere il mondo della percussione, sperimentando suoni e potenzialità espressive; sociale, per chi vuole iniziare e prendere confidenza con le proprie emozioni e gli stati d’animo, cominciare a

scoprirsi ed esprimersi attraverso il mondo della percussione; terapeutico, che è la parte che più si avvicina alla musicoterapia vera e propria, con un percorso che aiuti il ragazzo a risolvere disagi di carattere psicofisico; educativo/didattico, per chi desidera apprendere le prime nozioni sulla batteria. Questa fase del percorso è pensata in particolare per i bimbi più piccoli, con un approccio mirato, ma anche per ragazzi con disabilità medio-lievi, che possono raggiungere piccoli e gratificanti risultati, esprimendo se stessi in modo alternativo. La novità è che tutto sarà riunito in un unico luogo, dove si potranno intercettare tanti ragazzi, in modo che anche l’interazione fra di loro diventi motivo di crescita. Perché, come spiega Cristiano “il nostro suono proviene dalla testa e dal cuore prima che dalle mani e dai piedi. L’immaginazione è il più grande dono che abbiamo. Nessuno si senta escluso“. Info: cristiano.marcoti@gmail.com Tel. 3470637900

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I NO S T R I P R OGETT I a BRESCIA

La comunitĂ locale per le imprese sociali Un progetto europeo in Valle Camonica di Elisa Chiaf | Centro Studi Socialis

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Chi possono essere i soggetti finanziatori delle imprese sociali? Inizia questo mese un progetto voluto da Cassa Padana, Consorzio Solco Camunia, Consorzio Koinon e Centro Studi Socialis. Come primo passo saranno coinvolti i clienti delle 8 filiali della Valle che questo mese riceveranno una lettera, con allegato un questionario anonimo, in cui si richiederà di rispondere a poche e semplici domande per capire se esiste o meno una predisposizione a finanziare l’impresa sociale da parte dei cittadini, artigiani, imprenditori.


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el corso del 2013 Cassa Padana ha presentato un progetto europeo dal titolo “Supporting the demand and supply side of the market for social enterprise finance” che mira a studiare e formare le imprese sociali e i soggetti finanziatori, affinché possano dialogare tra loro e trovare strumenti adeguati al sostegno finanziario di imprese non-profit. Il progetto è stato approvato e dallo scorso dicembre fino all’agosto 2015 le attività pianificate dovranno essere realizzate e concluse. I partner di progetto, con cui Cassa Padana ha collaborato nel definire attività e obiettivi, sono il Consorzio Solco Camunia - che associa cooperative sociali della Valle Camonica - il Consorzio Koinon - società di formazione del sistema Confcooperative Brescia che offre percorsi di training e affiancamento specializzati alle cooperative - il Centro Studi Socialis, ente di ricerca dei due atenei bresciani che studia le imprese sociali e il terzo settore. Il territorio oggetto di analisi per il progetto è la Valle Camonica, quindi clienti e soci delle 8 filiali di Cassa Padana, i cittadini, le associazioni e le realtà di impresa della Valle Camonica e, specificatamente, 12 imprese sociali camune. Il progetto ha l’obiettivo di trovare modalità, strumenti e soggetti per costruire un sistema finanziario adeguato per le imprese sociali. Ma chi sono le imprese sociali? Si tratta di tutte quelle attività di impresa che hanno finalità sociale, tendenzialmente senza scopo di lucro e che prevedono il coinvolgimento nelle attività dei propri lavoratori e beneficiari. Si tratta principalmente di cooperative sociali, sia che eroghino servizi sociali, assistenziali, sociosanitari ed educativi (cooperative sociali di tipo A), sia che svolgano altre attività d’impresa inserendo al lavoro personale svantaggiato (cooperative sociali di tipo B). Chi possono essere i soggetti finanziatori delle imprese sociali? In realtà non c’è un elenco preciso, anzi attualmente l’impresa sociale, non essendo un’azienda che mira al profitto o al ritorno economico, è un’impresa “meno attrattiva” di capitali. Nonostante questa sua natura, la necessità di reperire fonti di finanziamento per svolgere al meglio il proprio operato è una necessità che si fa sempre più viva e impellente, soprattutto con le esigenze di innovazione e miglioramento che il mercato richiede al giorno d’oggi. Da servizi tradizionali, spesso sostenuti dagli enti locali, ormai le imprese sociali puntano all’innovazione di servizio e di prodotto, e questo porta al bisogno di capitali. Inoltre, le ristrettezze degli Enti Locali in questa fase storica, fanno sì che le imprese sociali debbano cercare e trovare altri e nuovi sostenitori. Obiettivo del progetto è quindi comprendere quali siano i soggetti più “adeguati” per finanziare l’impresa sociale e quali caratteristiche le imprese sociali debbano avere per attrarre tali tipologie di finanziamenti. Una delle prime fasi del progetto sarà una ricerca, condotta dal Centro Studi Socialis, per indagare se nel territorio della Valle Camonica vi è disponibilità di capitali che possano essere indirizzati alle imprese sociali camune. Questa tipologia di indagine andrà soprattutto a verificare la disponibilità dei potenziali finanziatori, l’interesse a finanziare realtà sociali e soprattutto la disponibilità a “pazientare”, quindi ad avere risultati economici più dilazionati nel tempo e probabilmente meno vantaggiosi rispetto a un investimento di mercato. Da quest’ultima definizione si capisce perché il filone di indagine riguardi l’identificazione di “capitali pazienti”. A tal proposito, in questo mese di gennaio 2015, sarà inviata a tutti i clienti delle filiali camune di Cassa Padana una lettera, con allegato un questionario anonimo, in cui si richiederà di rispondere a poche e semplici domande sul tema, al fine di rilevare la presenza (o l’assenza) di una predisposizione a finanziare l’impresa sociale da parte dei cittadini, artigiani, imprenditori, ecc. della Valle Camonica. Quello che chiediamo è la disponibilità a partecipare all’indagine, consapevoli che un maggior numero di risposte darà una maggiore validità ai risultati. Per dubbi o informazioni rivolgersi a Sandra Bassi (sandra.bassi@cassapadana.it, tel.0364.360616). ●

Computer, stampanti, materiale didattico e un parco giochi per la materna Valverti di Breno di Sandra Bassi | sandra.bassi@cassapadana.it

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a scuola materna “Ing. E. Valverti” paritaria e di ispirazione cattolica, è nata nel 1929 a Breno per il generoso desiderio dei coniugi Valverti di accogliere e custodire i bambini poveri. E’ stata poi eretta a Ente Morale con decreto presidenziale del 18 ottobre 1946. Oggi ha sede a Breno in via Annunciata Cocchetti 6 e garantisce un importante servizio accogliendo bambini dai 3 ai 36 mesi. Cassa Padana, da sempre attenta alle esigenze del territorio, ha accolto l’appello di aiuto della scuola, contribuendo all’acquisto di un computer con stampante, materiale didattico per integrare le attività di apprendimento, alcuni passeggini per allietare i riposini dei più piccoli. A primavera verrà inoltre abbellito il parco giochi esterno.

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27 gennaio giornata della memoria

Due grandi uomini per celebrare la Giornata della memoria. L’incontro con Shlomo Venezia, uno dei pochi sopravvissuti di quell’unità terribile che nel campo di stermino di Auschwitz-Birkenau i nazisti chiamavano “Sonderkommando”.

Da Auschwitz non si ritorna mai....

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di Valerio Gardoni |

valerio.gardoni@popolis.it

hlomo Venezia è stato uno dei pochissimi sopravvissuti di quell’unità terribile che nel campo di stermino di Auschwitz-Birkenau i nazisti chiamavano “Sonderkommando”, una squadra di deportati con l’incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista. Gli uomini della Sonderkommando accompagnavano i prigionieri nella camera a gas, li aiutavano a svestirsi, recuperavano i corpi, tagliavano i capelli, toglievano i denti d’oro e soprattutto li trasportavano ai forni crematori e ne recuperavano la cenere. Un metodico lavoro in un orrore che non conosce confini. Shlomo ha lasciato questo mondo nel 2012 portando con sé un enorme bagaglio di dolore. E ancora oggi non mi è possibile frenare l’emozione nel ricordare un fortuito incontro con lui, qualche anno fa a Roma. Stavo passeggiando tra la fontana di Trevi e il Pantheon, quando mi ritrovai dinnanzi alla vetrina d’un negozio. Per caso alzai lo sguardo e vidi all’interno un uomo col capo chino, 18

intento a scrivere: quel viso mi era noto, ma chi era ? Ne ero sicuro: conoscevo quel viso. Tutto piombò in me all’improvviso, sentii un brivido gelido attraversarmi la schiena mentre la mia mano istintivamente apriva la porta di quel negozio. Le armonie della primavera s’erano paralizzate all’improvviso, il tepore del meriggio primaverile aveva lasciato, dentro di me, il freddo umido d’un giorno di nebbia. Conoscevo il viso dolce di quell’uomo con grandi occhiali e i capelli bianchi ben ordinati, intento a scrivere. Era Shlomo Venezia. M’ero ritrovato lì al centro del negozio, ritto come un palo, ammutolito. Fu la signora che stava al banco a sciogliere il mio imbarazzo: “Ha visto qualcosa di suo gradimento ?” chiese con modo aggraziato. Esitai un attimo, chiuso nel mio imbarazzo, poi dissi soltanto: “Avrei solo il desiderio di stringerle la mano”. Shlomo smise di scrivere, alzò lo sguardo, incalzò gli occhiali sul naso e senza chiedere nulla si avvicinò e mi strinse forte la mano. La signora s’era avvicinata al fianco del marito e mi osservava commossa. Non dissi nulla, capivo che


E l’omaggio dell’Istituto Cervi di Reggio Emilia a Enzo Sereni, uno dei personaggi più complessi e interessanti dell’ebraismo e del sionismo italiano ed europeo.

non avevo nulla da chiedere. E Shlomo iniziò a raccontare. Era come fossimo rimasti i soli abitanti di Roma. “E’ difficile, difficile raccontare. Anche se importante e vitale per le generazioni future, mi chiede dolore, riporta in vita una sofferenza lancinante che non mi lascia mai. Tutto mi riporta al campo, qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre allo stesso posto… Non si esce mai per davvero dal crematorio. Da Auschwitz non si ritorna mai. Sono sopravvissuto nella carne, ma non nello spirito. Appena provo un po’ di serenità o gioia, sento disagio, qualcosa si blocca e cado nella disperazione. La chiamano la “malattia dei sopravvissuti”. Gli anni passano, le cose cambiano, molti chiedono di dimenticare. Ma sa cosa significa quando vedo oggi certe scritte sui muri? E’ avvenuto, scriveva Primo Levi, quindi può accadere di nuovo. Sento il bisogno di testimoniare, ma è difficile”. Shlomo tolse un fazzoletto dalla tasca, con delicatezza si alzò gli occhiali e asciugò gli occhi umidi di lacrime. Rimasi impietrito, incapace di reagire: quegli occhi che non avevano mai smesso di piangere e che avevano visto il male del male. Avevano visto Auschwitz. Shlomo Venezia era nato a Salonico, in Grecia, nel dicembre 1923. La sua famiglia, ebrea da generazioni, fu costretta a lasciare la Spagna nel XV secolo e prima di stabilirsi in Grecia vissero per un periodo in Italia. Arrivati in Italia presero il cognome della città in cui vivevano: Venezia. Arrestato con la famiglia ad Atene nel marzo 1944, Shlomo fu deportato ad Auschwitz-Birkenau e assegnato alla “Sonderkommando”. Quel giorno, a Roma, Shlomo ricordò il pianto d’un bimbo miracolosamente salvo fra i corpi asfissiati dal gas, raccontò la sua corsa frenetica, il suo cercare il pianto fra la morte e poi lo sparo di una SS che troncò per sempre il lamento “vivo” del bimbo. Quando finì di parlare, non ebbi il coraggio nemmeno di ringraziare. Ero totalmente pervaso da un senso di profondo orrore. Gli strinsi di nuovo la mano e il giorno successivo tornai al negozio con un mazzo di fiori bianchi per la moglie. Shlomo mi regalò un libro che raccoglieva alcune testimonianze e aggiunse che forse un giorno, forse… avrebbe messo tutto in un altro libro: “Quando sto bene, sento il bisogno di testimoniare… mi dà conforto sapere che non parlo nel vuoto”. ●

Shlomo Venezia

Sonderkommando Auschwitz, la verità sulle camere a gas. Una testimonianza unica Prefazione di Walter Veltroni - Rizzoli, 2007

Enzo sereni l’impegno civile e il coraggio spezzati a Dachau

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n occasione della Giornata della memoria, la Biblioteca Emilio Sereni dell’Istituto Alcide Cervi di Gattatico, Reggio Emilia, promuove un incontro il 13 e 14 gennaio, per ricordare la figura, l’operato, le passioni e le vicende di Enzo Sereni, fratello di Emilio. Un uomo dalla vita intensa e dal forte impegno civile, uno dei personaggi più complessi e interessanti dell’ebraismo e del sionismo italiano ed europeo, fondatore dello Stato di Israele e che un tragico destino portò a morire a Dachau nel novembre 1944, preso dai nazisti dopo essersi lanciato col paracadute sotto la linea gotica, assieme ad altri della Brigata Ebraica, per organizzare la Resistenza in Italia e la fuga in Israele di ebrei profughi e sopravvissuti. Un uomo il cui sionismo non fu solo ideale e spirituale, ma investì e condizionò interamente la breve vita. L’impegno civile e il coraggio di Enzo Sereni, il suo sogno sionista prima della nascita dello Stato d’Israele, e le tante imprese da lui compiute prima di morire fucilato dai nazisti a 39 anni, saranno al centro di questi due giorni di incontri. Il pomeriggio del 13 gennaio la figura di Enzo Sereni verrà celebrata nella Mediateca dell’Università di Reggio Emilia, mentre la sera nello spazio ristoro dell’Istituto Cervi con una cena in stile Kosher della tradizione ebraica. Il 14 gennaio, alla Biblioteca Archivio Emilio Sereni, l’incontro con le scuole per raccontare di Enzo e degli abitanti della Roma ebraica al tempo delle deportazioni. Ospiti il regista Vittorio Pavoncello, autore del film “Il cielo come destino. Un ritratto di Enzo Sereni” - che sarà proiettato durante l’incontro - e Anna Foà, docente all’Università La Sapienza di Roma. ● Per saperne di più www.istitutocervi.it 19


i n c o n t ri

Aiuto, mio figlio è un genio! Farfalle al servizio dei bambini plusdotati “Spesso ci troviamo davanti a bambini svogliati, con deficit dell’attenzione, dislessici o iperattivi che causano problemi di relazione nella famiglia e a scuola. Potrebbero essere bambini plusdotati. E proprio per questa ragione non capiti. La nostra associazione vuole dare voce a questi bambini “invisibili” e “a rischio”. Presto a Sanguinetto, nella bassa veronese, una Casa delle Idee dove la creatività e il talento di questi bambini e ragazzi potranno crescere e volare. Come le farfalle. di Macri Puricelli macri.puricelli@popolis.it

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tre anni Gioia si fermava per strada a leggere i cartelli stradali. A quattro faceva di conto ed era stanca dei giochi dell’asilo. A cinque è andata a scuola e durante l’estate non le bastava un quaderno delle vacanze, ma ne faceva tre o quattro, divertendosi come una matta. Nel frattempo pretendeva di passare ogni fine settimana fuori casa, con zii o nonni, non stava ferma un momento, riempiva quaderni e taccuini di scritte, pensieri e disegnini. Se mamma e papà non la ostacolavano, gli insegnanti protestavano. Troppo vivace Gioia, troppo avanti rispetto agli altri, troppo annoiata se non stimolata continuamente. E lei si deprimeva o si innervosiva. Gioia non sapeva di essere una bambina dotata. Neppure i suoi genitori e ancor meno gli insegnanti si erano posti il problema cercando solo


UNA CASA PER LE IDEE di soffocare l’impetuosa creatività e l’intelligenza piuttosto che incanalarle nella conoscenza. Giunta alla scuola media, la sua plusdotazione viene fraintesa con la sindrome da deficit di attenzione, ADHD. E Gioia diventa una ragazza introversa e problematica. Secondo gli ultimi dati, in Italia sono almeno 400 mila i bambini dotati di talento e intelligenza superiori alla media. Un’intelligenza che si scopre, ufficialmente, facendo un test di quoziente Intellettivo: normalmente si resta tra i 100 e i 130, mentre i bambini ad alto potenziale cognitivo hanno un QI tra 125/130 e 160. Sarebbe una benedizione e un dono, se non fosse che molti di loro finiscono per risentirne: diventano bambini difficili, scontrosi, arrabbiati e asociali, sui quali grava spesso l’ombra di diagnosi errate, dall’autismo all’ iperattività. Come Gioia. All’Università di Pavia esiste da anni Lab Talento, un centro specializzato per lo studio, la diagnosi, la formazione degli insegnanti e la presa in carico di bambini plusdotati. E’ da qui che hanno mosso i primi passi Step Net, un’associazione che mette in rete alcune centinaia di famiglie che vivono la stessa situazione, e l’associazione italiana Farfalle, fondata a Sanguinetto nel 2013 e operativa nel veronese. A volerla a tutti i costi è stata una psicoterapeura di Legnago, Daniela Silvana Mecchi, che da sempre si batte perché i bambini plusdotati possano volare. Come le farfalle. “Spesso”, spiega Mecchi, “ci troviamo davanti a bambini svogliati, con deficit dell’attenzione, dislessici o iperattivi che causano problemi di relazione nella famiglia. Potrebbero essere bambini plusdotati. La nostra associazione vuole dare voce a questi bambini “invisibili”. Lo facciamo insieme a genitori e insegnanti seguendo un percorso specialistico (con il test sulla plusdotazione) e offrendo supporto psicologico di aiuto per liberare i loro biso-

Un progetto ambizioso per il 2015 e i mesi dell’Expo. Che cercherà di dare gambe all’idea con cui, nel 2012, Daniela Mecchi ha vinto alla Camera di Commercio di Verona il premio per la migliore idea innovativa. La Casa delle Idee, che avrà sede a Sanguinetto in uno stabile già individuato, sarà una casa per bambini e ragazzi (dai 3 ai 20 anni) creativi, talentuosi e plusdotati. Una vera e propria bottega di idee per chi ha talento. Il progetto è ancora in divenire ed è aperto al contributo e alle idee di tutti. Di chiunque abbia voglia di costruire insieme un luogo dove incontrarsi, conoscersi e continuare a sviluppare il proprio talento e abilità. Come ti piacerebbe fosse e cosa vorresti trovare nella tua “talent area“? Cosa ti piacerebbe fare per distendere la mente e il corpo? Ti piacerebbe avere a disposizione una piacevole area ristoro con cibi freschi? Ti piacerebbe poter usufruire di un servizio taxi per poter stare in compagnia anche quando non hai la possibilità di raggiungere il luogo? Scrivi all’associazione Farfalle. E anche insieme a te la Casa delle Idee diventerà realtà.

gni. Cerchiamo di comprendere questi bambini attivando anche corsi speciali per loro. Ma non dimentichiamo i genitori che hanno sempre bisogno di sostegno, che devono capire cos’è la plusdotazione e cosa si fa quando in famiglia c’è un bambino ad alto potenziale. Cerchiamo anche di informare insegnanti ed educatori su come si lavora quando in classe c’è un bambino dotato e come li si segue passo passo durante l’anno scolastico”. Obiettivi dell’as-

sociazione sono la valorizzazione del talento, della creatività, della plusdotazione dei bambini e dei ragazzi, l’inserimento nella società, il miglioramento dei rapporti sociali e il rafforzamento dei legami familiari. “Vogliamo fare rete: tra i ragazzi e le famiglie che stanno vivendo questa esperienza col proprio figlio. Anche collaborando con le realtà educative esistenti: le scuole, le associazioni culturali, i centri di musica, le biblioteche”. ●

ASSOCIAZIONE ITALIANA FARFALLE segreteria:Tel. 388 6318837 Dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 11.00 e dalle 15.00 alle 18.00 info@associazionefarfalle.it presidenza: Tel 338 6054226 Dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 d.mecchi@associazionefarfalle.it sede legale: Corso Cesare Battisti, 29 (ex Convento di santa Maria delle Grazie) Sanguinetto (Verona) Italy sede operativa: via P.D. Frattini,52, Legnago (Verona) d.mecchi@associazionefarfalle.it www.associazionefarfalle.it 21


ag e nda

l a b a n ca a l t u o s e r v i z i o

a cura di Valentina Bragazzi valentina.bragazzi@popolis.it

> TEATRO

> MUSICA

Al paräva tant un bräv ragàs Compagnia dialettale Famija Pramzana

Due volte Bollani Verona Jazz Winter

24 gennaio, ore 21.00 Teatro di Busseto P.zza Giuseppe Verdi, 10 - Busseto (Parma)

24 gennaio, ore 21.00 Teatro Ristori Via Teatro Ristori, 7 - Verona

Info: gluacolombardi@libero.it

Info: Tel. 0524.92487

Info: www.teatroristori.org

fino al 6 aprile Palazzo Te – Mantova

Personaggi - spettacolo con Antonio Albanese 22 gennaio Teatro Comunale C.so Martiri della Libertà, 5 – Ferrara

info: Tel. 0532.202675

L’ispettore Generale, di Gogol, adattamento drammaturgico di Damiano Michieletto 27 gennaio Teatro Salieri di Legnago Via XX settembre, 26 - Legnago (Verona)

> INCONTRI Un Filo di... salute con Angelo, medico-chirurgo specialista malattie infettive “Virus Ebola” 24 gennaio, ore 21.00 P.zza Filodrammatici, 2 – Cremona

info: www.teatrosalieri.it

Kaash - spettacolo di danza

25-31 gennaio, 1 febbraio 2015 Villa Badia, Leno

info: www.iteatri.re.it

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fino al 15 febbraio Museo Glauco Lombardi – Parma

Mirò – L’impulso creativo

info: www.palazzote.it/pte

Gardone e la Valle Trompia nella Grande Guerra 1915-1918 fino al 13 giugno Museo delle Armi Gardone Val Trompia (Brescia) www.museodellearmi.net

Info: Tel. 0372.21519

Imparare a raccontare Seminario sulla narrazione condotto da Lucilla Giagnoni

17 gennaio Teatro Valli P.zza Martiri del 7 luglio – Reggio Emilia

La settimana di Maria Luigia

Info: www.fondazionedominatoleonense.it

Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi fino all’8 marzo Palazzo della Ragione Fotografia Piazza dei Mercanti 1, Milano

info: http://palazzodellaragionefotografia.it


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