Mensile di attualitĂ , economia, informazione e cultura cooperativa
IN QUESTO NUMERO
Una nuova casa per il violino Villa Giuseppina vince il Premio Aifin Migranti, le rimesse al servizio dello sviluppo
Anno 12
11 novembre 2013
sommario
4-5 Verdiano, se il formaggio diventa vegetariano
Storia di un’azienda, una famiglia, un territorio
6-7-8-9
Appunti per una nuova economia: fuori dalla crisi, ma come?
10-11
“Stay hungry. Stay foolish” in salsa agrodolce
Villa Giuseppina vince il Premio Aifin
12-13 Popolis, periodico mensile di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000
Una nuova casa per il violino
Torrone in festa
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A Sissa la tradizione si rinnova
Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it
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Insieme per... la Casa della salute di San Secondo
Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@ cassapadana.it
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Armando Rossi e Debora Zanini, immagini armando.rossi@popolis.it debora.zanini@ popolis.it
Zhu Renmin, mostra permanente a Palazzo Bernini
Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel. 030 9040270 rivista@ popolis.it
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Comitato di redazione Franco Aliprandi, Stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada Hanno collaborato a questo numero: Elisabetta Berto, Valentina Bragazzi, Cristina Casoli, Daniela Iazzi, Barbara Ponzoni, Domenico Rossini, Paola Zani
Migranti, le rimesse al servizio dello sviluppo
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Music Film festival, Parma mette in scena il cinema
22 A g e n d a
Fotografie: Elisabetta Berto, Valerio Gardoni, Maria Lodi In copertina: Il Museo del violino di Cremona Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs) Sfoglia questo numero e gli arretrati su: http://issuu.com/popolis www.popolis.it https://www.facebook.com/ pages/Popolis/138224646437 http://twitter.com/popolisweb
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QRCode contenuti multimediali su Popolis Quando, sfogliando la rivista, trovate un “riquadro” come quello riprodotto qui a lato, avrete scoperto un QRCode (dall’inglese “Quick Response”, risposta rapida) che vi permetterà, grazie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web. Ma come si fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un programma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR App e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per Android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto.
editoriale
Alle radici del cambiamento vero
I
n questi giorni Codesarrollo sta terminando il percorso per divenire banca. Il sistema delle cooperative di credito di base dell’Ecuador si struttura ulteriormente per accompagnare lo sviluppo delle campagne e delle aree marginali delle città del Paese andino. Questo progetto di Cassa Padana in Ecuador, operativo dal 2001, ha avuto forte capacità aggregativa fra le bcc. Ha attraversato momenti di difficoltà, successi, riconoscimenti prestigiosi e ha prodotto molti frutti. Ci ha permesso di crescere in consapevolezza e apertura alla dimensione internazionale. Ci ha aiutato a capire che i cambiamenti strutturali, quelli veri e incisivi, richiedono tempo, costanza e un grande lavoro, paziente, umile, insistente giorno per giorno. Abbiamo reciprocamente imparato che il primo passaggio fondamentale da compiere è nella testa delle persone. È la loro determinazione, il loro coraggio a mettersi in gioco a far viaggiare idee nuove, ancor più dei soldi che sono strumento necessario. Viviamo in un’epoca di cambiamento necessario - e impostoci - per rispondere ad un contesto che è profondamente mutato; cambiamento che tocca tutti, nessuno escluso e che va a impattare nella formula imprenditoriale, nell’organizzazione, nella definizione di prodotti o servizi, in generale nell’approccio ai problemi e alle nuove opportunità. Il ruolo che la classe dirigente, nei vari ambiti e livelli, è chiamata responsabilmente a svolgere in questa fase cruciale è indubbiamente gravoso e decisivo per il futuro.
Luigi Pettinati direttore generale Cassa Padana Bcc
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IN PRIMO PIANO
San Martino accompagna le rivoluzioni della terra. Guida i cambiamenti, asseconda i traslochi, dà fuoco a passioni e desideri. Non poteva che nascere il giorno di San Martino, otto anni fa, un formaggio a pasta dura destinato a rivoluzionare il mercato e la dieta: il Verdiano Pongennaro, unico prodotto caseario a essere realizzato con caglio vegetale e non animale.
Verdiano R se il formaggio diventa vegetariano
enato Mondi, presidente del caseificio Pongennaro di Soragna, è un uomo attento e generoso. Sa che deve la vita della sua famiglia alla terra, agli animali, al latte e al
Parmigiano Reggiano che produce in 130 belle forme ogni mese e che, nonostante la crisi, tiene bene i consumi. Ma che è ancora un po’ debole sul fronte internazionale: quasi 74 mila le tonnellate esportate nel 2012 fra parmigiano e grana con un incremento del 6,9% rispetto al 2011. Mondi è anche un professionista appassionato e testone che sa quando viene il momento per cambiare, per dare una spinta
di Macri Puricelli | 4
macri.puricelli@popolis.it
innovativa alla sua azienda, per ascoltare l’idea di
una signora altrettanto appassionata e testona. Lei, la donna che sta all’origine del Verdiano (non lo possiamo chiamare parmigiano, ma vi assicuro che il suo gusto è tale e quale al mitico dop di terra reggiana) è una tenace bellunese trapiantata da tempo in Emilia, è veterinaria e fa la ricercatrice al dipartimento di Salute animale dell’università di Parma. Gisella Pizzin è decisamente soddisfatta. Il Verdiano, su cui ha lavorato per ben 8 anni, ora è una realtà. È in produzione da un anno, è ottimo, il caseificio di Mondi ne sforna oggi 30 forme al mese e racconta un incremento costante (“oltre le aspettative” ) delle vendite, sia all’ingrosso che al dettaglio nello spaccio di Soragna. “La scintilla è arrivata durante un viaggio in treno”, racconta Pizzin. “Ero con alcune amiche e raccontavo con entusiasmo il mio lavoro legato all’ispezione e alla qualità degli alimenti. Vicino a noi c’era un signore indiano che ascoltava attento: era il presidente delle Camere di Commercio di Nuova Dehli. A un certo punto, mi ha avvicinato e mi ha detto: “Gentile signora a noi indiani piacerebbe molto il parmigiano, ma non possiamo mangiarlo perché come lei sa nasce da un caglio animale, da un estratto dello stomaco dei vitelli”. Sono stata folgorata. E ho cominciato a pensare. Poi l’incontro con Renato Mondi è stato provvidenziale e il Verdiano, giorno dopo giorno, è diventato realtà”. La novità di questo formaggio a pasta dura consiste nell’utilizzo di un caglio vegetale (top secret gli ingredienti) e in una modifica della tecnologia di produzione che mantiene però invariato tutto il resto del processo tradizionale. “Il nostro Verdiano Pongennaro” spiega Mondi, “viene marchiato e identificato con un’apposita fascera per evitare ogni possibile sovrapposizione con i marchi già esistenti”. Al tempo stesso presenta parametri del tutto simili a quelli normalmente riscontrati per il Parmigiano Reggiano mediante analisi chimico bromatologiche, microbiologiche, organolettiche, radiologiche di espertizzazione e sensoriali. “Questo prodotto”, aggiunge Mondi, “ci apre grandi prospettive di mercato. Sia interno che internazionale. Fino a oggi, infatti, è stata impossibile una vera esportazione e consumo da parte di paesi emergenti come l’India e di altri di religione musulmana che non possono mangiare formaggi stagionati tipo grana e parmigiano per ragioni etiche e religiose. Ma sono certo che anche il mercato italiano ci darà grandi soddisfazioni: stiamo infatti ricevendo molte richieste da ristoranti vegetariani ansiosi di soddisfare le esigenze di una clientela, in crescita, che non mangia prodotti animali”. ●
Storia di un’azienda, una famiglia, un territorio di Barbara Ponzoni |
barbara.ponzoni@cassapadana.it
L
a storia di Renato Mondi e del Caseificio Pongennaro è la storia di tutti noi, la storia di un territorio dalle tradizioni antichissime, nel cuore delle terre verdiane, a Soragna. L’azienda Agricola Mondi c’è da sempre, il titolare nemmeno si ricorda quando è partita, era del bisnonno, poi del nonno, quindi dal padre è passata a lui. Con 80 ettari di terreno e 160 mucche nelle stalle, arriva a produrre 6.200 quintali di latte all’anno. Alimentano il bestiame al 90% con il raccolto dei loro campi: erba medica, orzo e mais che vengono fatti fioccare, con l’aggiunta dei giusti integratori. Dimensioni medie, secondo Mondi. Di sicuro non nella media è la tenacia e la caparbietà di questa famiglia. Anche i figli, Lorenzo e Davide, lavorano nell’azienda. C’è un solo dipendente esterno. Come è possibile riuscire a fare tutto? “Basta organizzarsi bene” spiega. Da sempre impegnato nella produzione di latte e parmigiano, Renato Mondi è anche presidente del Caseificio Pongennaro. Nata nel 1935 grazie all’unione di 30 temerari soci, fra i quali Fausto Levi, promotore della sinagoga ebraica del paese, la cooperativa in questi quasi settant’anni di attività ha sempre perseguito i medesimi valori ed intenti: rispetto dell’ambiente, qualità del prodotto, etica del lavoro e pratiche di commercio corrette. Gli attuali 19 associati utilizzano esclusivamente latte di razze selezionate e alimentate in modo ottimale. E producono il parmigiano secondo una ricetta vecchia di ottocento anni. Il caseificio oggi trasforma in buon formaggio circa 90 mila tonnellate di latte all’anno, producendo 50 forme al giorno di Parmigiano Reggiano e circa 130 forme al mese di Verdiano Pongennaro.
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IN PRIMO PIANO
Appunti per una nuova economia:
fuori dalla crisi, ma come? All’economia sociale di mercato, al liberalismo sociale, al liberalismo senza aggettivi, sono estranee le diseguaglianze economico-sociali colossali che hanno trionfato in America e in Europa, soprattutto in UK e Italia. Tutte le frottole sull’uscita dalla crisi, restano appunto frottole se non si pone mano a una politica economica che miri a diminuire tali differenze. E qui lo strumento fiscale è fondamentale.
I
l catalogo delle proposte di specifiche azioni di politica economica da perseguire è ricco. Quelle che sono deboli sono le strategie generali, i pilastri del tempio, la visione nell’ambito della quale inquadrare e valutare i singoli provvedimenti, la direzione di marcia, quella che, in economia aziendale, chiamiamo “The Basic Strategy”. C’è molto consenso nella teoria aziendale sul fatto che quando la “Basic Strategy” è corretta, le deviazioni occasionali, comunque originate, anche significative, possono non dare eccessivi disturbi. Questa debolezza è inevitabile conseguenza della confusione morale e istituzionale e della mancanza di pensiero in partiti, sindacati e altri soggetti portatori di responsabilità strategiche, dell’asser-
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di Marco Vitale
vimento al neoliberismo anglosassone. Quali dunque le “basic strategies” per l’Italia. A me sembra che gli elementi fondamentali di una corretta strategia per l’Italia, cioè di una strategia della ricostruzione, siano i seguenti: Rispetto, difesa, ripristino per le parti stravolte, attuazione per le parti non realizzate, della Costituzione. Nella sua interezza ed integrità compreso l’art. 1 e l’art. 4. L’art. 1 vuol dire che il capitalismo finanziario selvaggio che ha imperversato negli ultimi 30 anni è estraneo alla nostra Costituzione; che al centro non ci può essere il “capital gain” ma la dignità del lavoro in tutte le sue forme, da quella operaia a quella intellettuale a quella imprenditoriale. L’art. 4 vuol dire che l’impegno per dare a tutti un dignitoso lavoro è obiettivo e impegno fondamentale e indispensabile della nostra comunità. Il pensiero e la struttura socio-economica più coerenti con i principi della nostra Costituzione e già sperimentati con successo, l’unica che esce vincente a livello mondiale dalla attuale crisi, è l’economia sociale di mercato o il liberalismo sociale.
All’economia sociale di mercato, al liberalismo sociale, al liberalismo senza aggettivi, come a lui piaceva dire, perché il liberalismo è sempre sociale, precisava Einaudi, sono radicalmente estranee le diseguaglianze economico-sociali colossali che hanno trionfato in America ed in Europa soprattutto in UK e Italia. Tutte le frottole sull’uscita dalla crisi, restano appunto frottole se non si pone mano ad una politica economica che miri a diminuire tali differenze. Lo strumento fiscale è qui fondamentale. Come si fa a diminuire queste differenze lo spiega bene Luigi Einaudi nelle Lezioni di Politica Sociale. Ma anche Roudini (Repubblica 1 agosto 2013) può bastare: “Serve un piano coerente contenente il calo del costo del lavoro sia per i dipendenti che per gli imprenditori, la rimodulazione fiscale complessiva fatta di alleggerimenti fiscali per i soggetti più deboli e aggravi per i più ricchi, massicci incentivi per chi assume i giovani. Con questo pacchetto il governo deve chiedere a Bruxelles lo sforamento temporaneo del 3% per permettere alla crescita di ripartire.” I pilastri della ricostruzione economica I pilastri della ricostruzione del Paese non sono economici, ma morali, culturali, istituzionali. Tuttavia sul piano economico possiamo contare su due pilastri. Il primo pilastro è la diffusa capacità manifatturiera e la solidità del quarto capitalismo italiano. I dati dell’export illustrano che, nonostante i vincoli e le inefficienze di sistema, l’industria manifatturiera italiana impegnata sul mercato internazionale, si batte con grande vigore e con un
buon successo. L’industria italiana è in crisi perché si è spenta la domanda interna di consumo e di investimento e il fatturato domestico è crollato, cosa che non si è verificata né in Germania né in Francia. Ma se guardiamo gli indici globali di competitività formati dagli enti internazionali specializzati l’Italia è sempre molto indietro, intorno al 34° posto, (dopo Argentina, Romania, Sud Africa, Spagna). Il secondo pilastro su cui è possibile la ricostruzione economica è il buono stato patrimoniale-finanziario medio delle famiglie italiane. Con relativa sorpresa gli ultimi dati della Banca d’Italia documentano che, alla fine del 2012, lo stock finanziario delle famiglie italiane ammontava a 3.716 miliardi, con un incremento del 4,9% sul 2011. Questo livello, molto vicino al livello pre-crisi è pari a tre volte il reddito disponibile, è superiore al debito pubblico (che a luglio era di 2.024 miliardi) e colloca il risparmio (stock finanziario) medio delle famiglie italiane (151,6 milioni) al top tra i paesi europei (solo leggermente inferiore a quello francese). Commenta giustamente il Prof. Luigi Campiglio, ordinario di politica economica alla Cattolica, “il 2012 è stato un buon anno dal punto di vista dei mercati e i numeri complessivi dimostrano che, nonostante le difficoltà economiche, la ricchezza (finanziaria delle famiglie) tiene ed è un aspetto da non sottovalutare. I risparmi delle famiglie sono un indicatore fondamentale per capire come rilanciare l’economia”. Il tema va peraltro analizzato in relazione alla distribuzione della ricchezza. Sappiamo che l’Italia è tra i paesi dove la concentrazione della ricchezza è stata più forte e quindi i valori medi possono avere un significato diverso in paesi, come la Germania, dove tale concentrazione è stata molto meno marcata. ●
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IN PRIMO PIANO
I capitoli principali di una nuova politica economica È nell’ambito di questi temi fondamentali di strategia generale che vanno inquadrati i capitoli principali di una nuova politica economica, che mi limito a schizzare schematicamente. Lavoro e rapporto impresa- sindacati. Un salto di civiltà. Il tema lo pongo al primo posto non perché è diventato di moda (è da decenni che dico che il lavoro è al primo posto) ma perché se non produce lavoro, se non assicura la base per l’applicazione dell’art. 4 della Costituzione, un sistema economico è profondamente malato. Dobbiamo cercare di guardare oltre, e più in alto, se vogliamo: • un sistema che favorisca e non ostacoli la creazione di lavoro, soprattutto giovanile; • un sistema che aiuti il paese a recuperare la perduta competitività;
• u n sistema che aiuti a fare dei luoghi di lavoro, le imprese in primo luogo ma non solo quelle, luoghi di convivenza civile e di solidarietà sociale, vere comunità in un clima di convivenza civile come fanno altri paesi più avanzati di noi, dobbiamo realizzare un salto di civiltà. Ristrutturazione della spesa pubblica e della conseguente politica fiscale Anche il nodo della ristrutturazione della spesa pubblica e della conseguente politica fiscale è centrale ed ineludibile. Se vogliamo una società più giusta, un’economia più produttiva, un’occupazione più elevata, dobbiamo inevitabilmente passare attraverso la porta stretta di una profonda ristrutturazione della spesa pubblica e della conseguente politica fiscale. Passaggio certamente non facile ma ineludibile. Negli ultimi 11 anni dal 2000 al 2013, basandoci unicamente sui dati ufficiali, si dimostra che il totale delle entrate pubbliche sono aumentate di 228 miliardi mentre il totale della spesa pubblica corrente è aumentato di 274 miliardi. La spesa corrente è sempre aumentata e questo trend non è sostenibile. I nemici qui sono quelli che analizzata con sussiego la spesa pubblica per grandi categorie, concludono dicendo: il grosso è incomprimibile. In sostanza la loro argomentazione è la seguente: se tutto resta uguale la spesa pubblica è incomprimibile. Lapalissiano! Ma la verità è che noi vogliamo che molte delle cose sottostanti che la determinano, cambino profondamente. Debito pubblico
E
conomista d’impresa, bresciano di nascita, milanese di residenza, internazionale per cultura e attività, Marco Vitale è anche un appassionato alpinista, sciatore e viaggiatore. Ha percorso gran parte dell’Italia in bicicletta, «un ottimo metodo per osservare lo sviluppo dell’economia per come è e non per come si dice che essa sia». Popolis ospita in questo numero la seconda parte della sua riflessione sullo stato attuale dell’economia italiana e sulle strategie per la ricostruzione del Paese. La prima parte del suo intervento (Appunti per una nuova economia: aggiustarci con il mondo) è stata pubblicata su Popolis di ottobre 2013)
Info www.marcovitale.it
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Bisogna sconfiggere la convinzione dominante che il debito pubblico può diminuire solo riattivando lo sviluppo. Questo è fondamentale, ma lo squilibrio è tanto grande che richiede operazioni di ristrutturazione finanziaria straordinaria. Altrimenti saremo sempre ricattabili e ricattati. Assetti istituzionali: le linee maestre sono qui chiare: riduzione drastica dei parlamentari; specializzazione delle due camere; cambiamento radicale o, meglio, eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti; legge sull’ordinamento dei partiti; riforma del titolo V della Costituzione con forte semplificazione degli enti locali, territoriali e non territoriali. Parola d’ordine: diminuire il costo della politica di almeno il 30% da riversare su investimenti. Produttività della PA: già Bernardino da Siena, il grande predicatore senese (1380-1444), che nelle sue prediche aveva spunti di forte umorismo, se la prendeva con il burocrate “che tranquilla (cioè: tira per le lunghe) le questioni e non ne trae mai
fine a nessuna”. La storia è dunque molto antica e non dobbiamo essere velleitari. Ma è un altro nodo ineludibile. Ogni intervento è fallito, perché si è trattato di velleitari disegni di riforme di tutta la PA nel suo insieme. Ed invece bisogna agire caso per caso, nella concretezza delle singole disfunzioni, fare battaglie specifiche e concrete. Credit Crunch È un problema molto complesso, con componenti internazionali e nazionali. Ma non possiamo pensare di continuare a lungo con un credit crunch feroce e con tassi onerosi, mentre, a pochi chilometri, passando il confine in direzione di Svizzera, Austria, Baviera, le stesse imprese potrebbero contare su abbondanti liquidità e su tassi di almeno 2-3 punti inferiori. Il Paese deve ritornare ad investire. Bisogna riaffermare il principio che, in un paese ad economia decentrata ed imprenditoriale, il credito è un diritto primario. Non che competa, comunque, a tutti, ma che tutti quelli che lo meritano per imprese
sane (nel giudizio delicatissimo ed importantissimo del banchiere) lo devono ottenere. Per questo dobbiamo ritornare a puntare sulle banche territoriali e ripristinare i Mediocrediti. Management Qualcuno sarà portato a pensare che il tema del management non c’entri con il tema di una nuova politica economica. Invece c’entra e molto. Infatti ogni politica economica passa attraverso il management, pubblico e privato ed il suo successo o fallimento dipende, in buona misura, dalla qualità del management. La componente pubblica dell’economia è e rimarrà, da noi, sempre rilevante. Poi c’è il clima generale della cultura manageriale. Se la grande impresa è stata quasi distrutta in Italia, ciò è dovuto, in gran parte, alla cattiva qualità del management e della cultura manageriale. Ed allora, anche qui, tutti ed in particolare le grandi scuole di management, dobbiamo recitare un grande confiteor. ●
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la l a b a n ca c a al a l t u o s e rvi rvizio
求知若渴。保持愚蠢。(*) … ovvero
“Stay hungry. huNgry. Stay foolish” fooliSh” in iN salsa SalSa agrodolce
di Domenico Rossini |
domenico.rossini@cassapadana.it
«Siate affamati, siate folli»: è a Ningbo che il celeberrimo passaggio del discorso di Steve Jobs mi attraversa la mente. È qui che una “libera associazione” mi coglie e che dedico un pensiero al nostro direttore generale, visionario e trascinatore padano, che ha saputo essere “hungry” di nuovi sbocchi commerciali e un tantino “foolish” da gettare così lontano la lenza e il cuore oltre l’orizzonte di una retorica nostrana spesso troppo impaurita ad allungare lo sguardo. 10
I
t’s my turn! Alla fine è arrivato il mio turno di business coacher per l’ Operazione Marco Polo di Cassa Padana in Cina. Stento quasi a crederlo: difficile capacitarsi d’amblée quando si è catapultati in un mondo dove l’immaginario collettivo (un po’ stucchevole, ammetto) e la realtà effettiva stridono in un gap temporale che lo skyline di città futuribili colma, offrendosi generosamente al mio sguardo di “Italianman in Ningbo” ! Penso, ammirato, che la proverbiale operosità dei cinesi si ritrova in ogni esperienza sensibile. Il mio taxi attraversa lo Hangzhou bay Bridge, nella provincia di Zhejiang, percorrendo i 36 chilometri sospesi del ponte (a campata sul mare) più lungo al mondo, che “avvicina” Shanghai alla città portuale e industriale di Ningbo. «Siate affamati, siate folli» : è su questa immensità acquosa che il celeberrimo passaggio del discorso di Steve Jobs mi
attraversa la mente. É qui che una “libera associazione” mi coglie e che dedico un pensiero al nostro direttore generale, Luigi Pettinati “xiansheng” (**) per l’occasione, visionario e trascinatore padano, che ha saputo essere “hungry” di nuovi sbocchi commerciali e un tantino “foolish” da gettare così lontano la lenza e lo sguardo oltre l’orizzonte di una retorica nostrana spesso troppo impaurita ad allungare lo sguardo. Ricordo ancora quando illustrò, a una platea incuriosita e un tantino perplessa, il primo abbozzo del “progetto Cina” – allora – ponte metaforico fra “mercati esteri da intersecare, attraverso nuovi prodotti bancari destinati all’internazionalizzazione, con l’offerta delle imprese clienti” e oggi realtà tangibile, esempio di affiancamento fattivo e di consulenza mirata alle imprese del nostro territorio verso i mercati in piena espansione del triangolo d’oro rappresentato da NanchinoShanghai-Ningbo, tutto ciò attraverso importanti accordi di cooperazione con dipartimenti economici del posto, partnership con società di consulenza cinesi e presidio permanente sul luogo da parte del personale di Cassa Padana, al 17° piano del palazzo dell’Hefeng in Ningbo. Un gran lavoro è stato svolto dallo scorso febbraio. Ogni scheda-cliente è nelle due lingue e contiene tutta la documentazione necessaria per conoscere meglio la controparte, centrare il core business delle imprese coinvolte, valorizzare le peculiarità strategiche ed economiche di ciascuna all’incontro degli altrui bisogni. Le coordinate operative sono ben delineate, la “mission” commerciale è chiara. Già il secondo giorno mi trovo a gestire un primo appuntamento con un imprenditore cinese: mi viene presentato dai nostri partners in Cina, signori Yanting e Zhang, rispettivamente direttore e amministratore della società Dedalo. In un nanosecondo cerco di rimembrare le nozioni base del “primo incontro” in terra cinese per evitare gaffes. So che è imperativo evitare abbracci, baci e contatti vari che non sia l’accogliere una poderosa stretta di mano che terrà in ostaggio la mia per parecchio, anche ricoprendola con l’altra mano. Non senza dimenticare quel “tocco in più” che è chinare leggermente la testa in segno di rispetto verso l’interlocutore. Tutto fila liscio e così si passa a illustrare il progetto di
cooperazione e di collaborazione che cercano nelle nostre controparti italiane. È a questo punto che i diktat contenuti nel secolare Chajing, (Canone del Tè di Lu Yu del 760 d.C.) s’insinuano graziosamente nelle più prosaiche attività commerciali dei convenuti. Una collaboratrice cinese del presidio offre del tè, cosa che richiede di seguire (come tutto qui in Cina) un piccolo rituale: si riceve il tè tenendo la tazza con due mani, se c’è un piattino si beve il tè tenendo il piattino a metà. In sua mancanza, si tiene la tazza in alto e in basso. Ringrazio, osservo e seguo i discorsi e i movimenti degli esperti cinesi e intanto imparo cose nuove. Scopro che dal XVI secolo in Cina si mettono le foglie intere di tè in infusione nella tazza: niente a che vedere con le nostre bustine. Va da sé, quindi, che la “cerimonia” del tè non si esaurisce in poco tempo, ma richiede la pazienza di veder decantare le foglie fino sul fondo della tazza conferendo all’acqua calda il sapore e il colore tipiche dell’infusione. Capisco allora che la declinazione cinese di pazienza – per questo e altri “cerimoniali” – in tale particolare contesto sociale assume una valenza semantica ben diversa da quella occidentale. Essa è forse meglio rappresentata dall’ossimorica “strenue inertia” (di Oraziana memoria) che coniuga il proverbiale dinamismo cinese (strenuus) – sorta di “irrequieto torpore” di una società spinta a velocità di crescita incredibili puntando soprattutto alla dimensione del business – e il suo esatto contrario (da inars) rappresentata da quella fissità millenaria, inattaccabile e inarrivabile, per il quale il mondo orientale non è disposto a scendere a patti con altre latitudini. Siano il tè o altre, più corpose, sfide. La Cina che ho conosciuto vive, non senza manifeste incoerenze, l’insita “symphonia discors” delle due anime essenziali della sua antichissima cultura, lo yin e lo yang. Quella stessa “discordante armonia” che accomuna un progresso fantascientifico e l’acqua potabile sconosciuta ovunque o l’apparire più dell’essere. Forse dovremmo accettare che l’unica costante nella Cina odierna è proprio la contraddizione. ●
(*) [Qiúzhī ruò kě bǎochí yúchǔn] trascrizione fonetica degli ideogrammi del titolo: “Siate affamati. Siate folli”. (**) Xiansheng è un titolo di cortesia che equivale a gentiluomo o signore.
Villa Giuseppina vince il Premio Aifin
I
l progetto di Cassa Padana “Villa Giuseppina: una nuova forma di residenzialità per anziani” ha vinto il premio Aifin (Associazione Italiana Financial Innovation) per le “Iniziative di carattere sociale”. Il premio è stato consegnato lo scorso 10 ottobre a Milano nell’ambito del convegno “Banche Territoriali: strategie competitive, innovazioni, responsabilità sociale d’impresa”. La comunità residenziale di Gottolengo, nella bassa bresciana, attiva dal febbraio 2012, è ospitata in una dimora
messa a disposizione da Cassa Padana ed è gestita dalla cooperativa sociale Genesi. In questo progetto territoriale Cassa Padana ha svolto un ruolo fondamentale di costruttore di reti territoriali, necessarie per sostenere l’avvio di questa nuova sperimentazione.
Info www.aifin.org / www.coop-soc-genesi.it/ pdf/gottolengo.pdf
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I n o s t ri pr o g e t t i A cr e m o n a
Una nuova casa per il violino Visita al museo appena inaugurato
di Barbara Ponzoni |
barbara.ponzoni@cassapadana.it
Di emozioni vive questo museo: l’emozione di immergersi nell’atmosfera della bottega, sentire i profumi di resina, ascoltare i colpi dell’abile scalpello; l’emozione di entrare in uno scrigno di velluto rosso, con i più preziosi gioielli della liuteria; l’emozione di vedere le dime usate da Stradivari, firmate da lui, con le sue note. L’emozione di ascoltare il violino.
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C
he Cremona sia la città della liuteria è noto da tempo, basti pensare che quest’anno l’UNESCO ha dichiarato la tradizione liutaria cremonese patrimonio immateriale dell’umanità. Meno nota, fino a qualche tempo fa, la presenza di un innovativo museo del violino. Dalla sua inaugurazione, il 14 settembre scorso, tutte le principali testate giornalistiche hanno dato ampio spazio al museo e alla città, parlando di tutte le
sue eccellenze, in primis nel campo della musica e dell’arte. Un movimento mediatico assolutamente meritato. Ho avuto infatti la fortuna di visitare le sale espositive con Alessandro Bardelli, responsabile della comunicazione per la Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari, che mi ha raccontato, in maniera molto coinvolgente, la storia della liuteria a Cremona. La magia degli Amati, dei Guarneri del Gesù e degli Stradivari è sottolineata efficacemente dalla tecnologia multimediale e multisensoriale del museo, in un mix riuscitissimo fra passato, presente e futuro. Il MdV (come viene sinteticamente indicato nel logo) ha sede a Palazzo dell’Arte, uno dei capolavori della cultura architettonica degli anni ’40, e raduna in un unico luogo tutte le collezioni liutarie cremonesi: oltre 70 strumenti ad arco, dagli Amati alla liuteria contemporanea, con più di 700 reperti originali dalla bottega di Antonio Stradivari (donati a Cremona dal Maestro Antonio Fiorini negli anni ‘30). Dieci sale per raccontare la storia della liuteria cremonese? Detto così suona certamente riduttivo. Impossibile spiegare a parole le emozioni, perché di emozioni vive questo museo: l’emozione di immergersi nell’atmosfera della botte-
Torrone in festa
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novembre, immancabile come la nebbia - ma molto più attesa - arriva la Festa del Torrone. La principale novità è la durata: il doppio rispetto alle altre edizioni, dal 16 al 24 novembre. Non uno ma due fine settimana di dolcezza, con due differenti spettacoli domenicali all’insegna di grandi effetti scenografici e musiche coinvolgenti. Nuovo di zecca sarà pure il Villaggio degli antichi mestieri rinascimentali: torneranno quindi a rivivere e a creare il ceramista, il candelatore, il cartaio, lo scalpellino, il mosaicista e molti altri artigiani. Che dire poi del Palio del Torrone? Un’avvincente sfida all’ultima freccia, una gara di tiro con l’arco fra diverse città lombarde. Tante novità ma anche tante certezze, come le degustazioni, i numerosissimi banchetti provenienti da tutta Italia (presenti per tutti e nove i giorni), la consegna del Torrone d’Oro ad un cittadino illustre e la costruzione di una scultura gigante di torrone in piazza (quest’anno sarà una chiave di violino).
Info www.festadeltorronecremona.it
ga, sentire i profumi di resina, ascoltare i colpi dell’abile scalpello; l’emozione di entrare in uno scrigno di velluto rosso, con i più preziosi gioielli della nostra liuteria; l’emozione di vedere le dime usate da Stradivari, firmate da lui, con le sue note; l’emozione infine di ascoltare alcuni brani scelti in un auditorium in miniatura, seduti comodamente, immersi nella magia del momento. La scuola classica cremonese è protagonista della sala “Friends of Stradivari”, dove grandi capolavori appartenenti a collezionisti privati di tutto il mondo sono temporaneamente ospitati, perché vengano ammirati nella
città dove furono costruiti, ma anche per ragioni di studio e ricerca. Oltre ai grandi maestri del passato è possibile vedere l’evoluzione dell’arte liutaria attraverso l’esposizione degli strumenti vincitori del Concorso triennale internazionale che si svolge a Cremona e coinvolge artisti da ogni parte del mondo, in una vera e propria olimpiade della liuteria. Nella sala finale il passato lascia spazio al presente con una carrellata dei liutai attualmente in attività a Cremona, circa un centinaio, quasi tutti ubicati in centro, in quella che da secoli è l’insula, il cuore pulsante delle botteghe artigiane cremonesi. ●
info Museo del Violino Palazzo dell’Arte, Piazza Marconi 5, Cremona www.museodelviolino.org Biglietteria: 0372 080809 Prenotazioni: 0372 801801 marketing@museodelviolino.org
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I n o s t ri pr o g e t t i A PA R M A
A Sissa
Edizione 2012
la tradizione si rinnova di Paola Zani |
paola.zani@cassapadana.it
Ottava edizione per il Concorso internazionale di canto lirico intitolato al tenore Rinaldo Pelizzoni. Ideato da Parma OperArt e organizzato in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Sissa, il concorso ha il patrocinio di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Emilia Romagna e Provincia di Parma. Main sponsor: Cassa Padana BCC e Lesaffre Italia.
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er ricordare la figura di Rinaldo Pelizzoni, tenore nato a Sissa nel 1920 e morto a Milano nel 1998, possono bastare le parole di Eddy Lovaglio che lo descrive così: “Per i melomani un grande artista, per i suoi allievi del Conservatorio un grande maestro, per i profani di musica lirica colui che ha saputo infondere entusiasmo dimostrando 14
che la spontaneità e la generosità del canto può raggiungere bellezza e grandiosità, purché dietro ci sia un assiduo, accurato e costante studio dell’arte”. Pelizzoni fu una figura di spicco sia sui palcoscenici sia nelle aule didattiche dei conservatori. Ha lasciato una grande eredità che si è consolidata nel tempo grazie al Concorso internazionale di canto li-
rico a lui dedicato, quest’anno in calendario dal 5 al 7 dicembre al teatro comunale di Sissa e che arriva al traguardo dell’ottava edizione con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nelle edizioni passate centinaia di cantanti, di ogni nazionalità, di ogni scuola e formazione musicale, dai più esperti ai più acerbi, si sono potuti confrontare proprio a Sissa e molti di loro si sono esibiti sul palco del Teatro Comunale davanti al pubblico delle serate dei concerti finali. Per festeggiare un ottavo anno senza crisi, il concorso torna con gli elementi consueti e con alcune novità. Come sempre, la gara è aperta ai talenti della lirica – senza limiti di età e di nazionalità – che si sfideranno prima nelle fasi eliminatorie, poi nelle semifinali e nella finale aperta agli spettatori. Il concorso si concluderà la sera del 7 dicembre, ricorrenza della scomparsa del maestro Pelizzoni, con il tradizionale concerto di Natale, offerto come augurio alla popolazione, sempre molto seguito dal pubblico che assegnerà in diretta con il proprio voto il premio speciale “Gradimento del pubblico” e una borsa di studio del valore di 200 euro. Pietra miliare del concorso e presidente della Giuria è Ieda Valtriani Pelizzoni, soprano e moglie di Rinaldo, che con inesauribile entusiasmo continua a dedicarsi ai giovani cantanti. Quest’anno sarà affiancata da professionisti di alto livello: il maestro Lorenzo Bizzarri, baritono e direttore d’orchestra, attualmente maestro del coro “M. Agostini” del Teatro della Fortuna di Fano, direttore della “Corale Quadriclavio” e dell’orchestra giovanile “Symphonia Ensemble” di Bologna. Bizzarri affianca la sua attività accademica all’esperienza televisiva come vocal coach al programma Rai “Ti lascio una canzone” e come corista nel cast di “Ballando con le stelle”. Si conferma come membro di giuria anche il maestro Romano Franceschetto, docente al conservatorio “A. Boito” di Parma e affermato baritono: tra il vasto repertorio si è specializzato nei principali ruoli di “buffo” del XVIII e XIX secolo, coi quali si è cimentato nei principali teatri italiani e stranieri. Una presenza importante della giuria 2013 è quella di Cecilia Gobbi, figlia di un grande mito della lirica, Tito Gobbi, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Cecilia Gobbi è a capo della fondazione dedicata a suo padre che ha lo scopo di preservare il materiale, nonché la memoria, di questo grande artista. La fondazione, con sede a Roma, ha anche l’intento di aiutare i giovani cantanti lirici e organizzare rassegne concertistiche e produzioni liriche. Il concorso lirico Pelizzoni dedicherà questa edizione proprio a Tito Gobbi.
Ultima presenza di prestigio è quella di Antonio Desiderio, artist management, qualificato e accreditato nell’ambiente lirico. Esibirsi davanti a un agente lirico sarà quindi un’audizione importante per i concorrenti che si sfideranno al concorso di Sissa. Per i giovani finalisti che si esibiranno la serata del 7 dicembre i premi in palio sono questo: primo, secondo e terzo classificato si aggiudicheranno rispettivamente 1000, 500 e 200 euro. I vincitori del concorso avranno la possibilità di ottenere concerti organizzati da Parma OperArt e di essere selezionati per il cast dell’opera lirica che si svolgerà nella sontuosa Villa Marchi a Sissa nella stagione estiva 2014. Inoltre, saranno invitati a partecipare all’edizione 2014 del “Canto Festival”, vetrina di giovani talenti e rassegna di vincitori di concorsi lirici internazionali, che prevede la possibilità di audizioni con importanti operatori del settore, esibizione al Galà conclusivo con un cantante “big” e selezione per concerti e cast operistici. Nell’edizione 2009 il vincitore del Premio Pelizzoni Son Dongchul ha vinto anche il “Canto Festival”. ●
Edizione 2012: Oh Hee Jin e l’assessore Romanini 15
I n o s t ri pr o g e t t i A PA R M A
Insieme per...
la Casa della salute di San Secondo
di Cristina Casoli |
cristina.casoli@cassapadana.it
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anno scelto di chiamarsi “Insieme per ...” e non si tratta solamente di un nome, ma di un dato di fatto perché insieme ci si sono messe realmente e per un’ottima causa. Sette diverse associazioni, tutte appartenenti allo stesso territorio, che per il loro territorio hanno organizzato una manifestazione il cui ricavato verrà interamente devoluto in beneficenza. Il 21 settembre scorso, a Viarolo, Avis Sissa, Avis Trecasali, Avis San Secondo, Circolo Arci Viarolo, Cantina dell’arte e Pro Loco Sissa hanno organizzato una festa gastronomica e di musica per raccogliere fondi a favore di ARIM, l’associazione di volontariato per la ricerca e la prevenzione delle malattie gastrointestinali. ARIM opera nel territorio delle terre verdiane ovvero il territorio di competenza del presidio ospedaliero di Fidenza e San Secondo Parmense con l’obiettivo, tra gli altri, di promuovere e finanziare progetti di ricerca e acquisto di apparecchiature per esami diagnostici. Sotto la guida di Paolo Orsi, responsabile dell’Unità operativa di endoscopia digestiva e gastroenterologia (presidio ospedaliero di Fidenza e San Secondo Parmense) e vice presidente dell’associazione, ARIM si è fatta promotrice del progetto finalizzato all’acquisizione di una strumentazione all’avanguardia per gli ambulatori di endoscopia digestiva della Casa della salute di San Secondo. Il territorio ha manifestato un bisogno e il mondo del volontariato si è mobilitato per soddisfarlo. Anche Cassa Padana ha fatto la sua parte. È infatti partita una campagna di solidarietà tramite la quale la banca si impegna a raddoppiare tutte le donazioni da 10 euro che perverranno sul conto di ARIM fino al 15 aprile 2014 . L’iniziativa va sostenuta da tutti anche perché è una esperienza in cui davvero l’unione fa la forza e in cui la fusione di diverse competenze permette il raggiungimento di ambiziosi obiettivi. Quindi, importante è esserci, bellissimo è partecipare, nobile è contribuire. ●
ARIM Associazione di volontariato per la ricerca e la prevenzione IBAN per le donazioni: IT48 V083 4066 0000 0000 0851 684 16
I n o s t ri pr o g e t t i A V E R ON A
Zhu Renmin
mostra permanente a Palazzo Bernini Il 28 novembre l’inaugurazione di Daniela Iazzi |
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a Cina mostra al meglio il suo lato artistico: dopo la fortunata tappa bresciana, organizzata da Cassa Padana e Fondazione Dominato Leonense, il maestro Zhu Renmin dal 28 novembre prossimo sarà presente con le sue opere nel settecentesco Palazzo Bernini, nel centro storico di Verona e di proprietà di Cassa Padana. Da poco terminata la ristrutturazione, qui troveranno sede i promotori finanziari dell’area veneta e, in modo permanente, anche le opere del maestro. Zhu Renmin non è un artista qualsia-
si. Né in Cina, dove il governo lo adora, né nel mondo dove le sue opere sono quotate dalle maggiori case d’asta. Ha un obiettivo dichiarato che potrebbe sembrare quasi blasfemo in un mondo come quello cinese: fare ecologia attraverso l’arte. Dare forza al concetto di tutela ambientale con la poesia delle sue opere. Intervenire con l’arte per salvare l’ambiente. Oltre a una grande attenzione verso l’ambiente e la natura, l’arte del maestro Zhu è strettamente collegata alla sua terra d’origine, la Cina, e alla sua gente. Il suo spirito artistico affonda le radici
daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it
nell’entusiasmo per la sua patria e nello zelo con il quale opera per il territorio cinese e mondiale. L’iniziativa non ha un’importanza solo culturale: la mostra del maestro Zhu conferma e rafforza i rapporti di collaborazione tra Cassa Padana e la Cina, iniziati ormai 4 anni fa con la prima missione commerciale. ●
Saving Ecology Through Art Inaugurazione: giovedì 28 novembre Palazzo Bernini, Porta Palio 12, Verona
info Tel. 030 9038463
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I n o s t ri pr o g e t t i NE L M ONDO
Migranti,
le rimesse al servizio dello sviluppo Incontro con José Luís Rhi-Sausi dell’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti
di Elisabetta Berto |
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essicano, da una trentina d’anni in Italia, José Luís Rhi-Sausi è segretario socio-economico dell’Istituto Italo-Latino Americano (IILA) e dirige assieme a Daniele Frigeri, direttore esecutivo del CeSPI, l’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti. Un lungo percorso di conoscenza che l’ha portato ad essere accreditato fra i massimi conoscitori del continente latinoamericano attualmente in Italia. Cassa Padana l’ha incontrato personalmente grazie alla Fondazione Solidarete e al ‘Progetto Due Sponde’ in Perù, attraverso il quale CeSPI sta lavorando alla creazione di uno strumento finanziario in grado di valorizzare le rimesse dei migranti come fonte di finanziamento per imprese socialmente orientate nella madrepatria. Nel paese sudamericano la piattaforma per la valorizzazione delle rimesse fa perno sulle cooperative di risparmio e credito conosciute attraverso il progetto Cassa Padana-Fenacrep. L’Osservatorio Nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti si occupa da vari anni di migranti e della loro cittadinanza economica. Chi sono gli stranieri della porta accanto e come vivono il loro 18
elisabetta.berto@cassapadana.it
rapporto con le istituzioni finanziarie del nostro paese? Direi che il monitoraggio del comportamento finanziario dei migranti mostra, in primo luogo, una verità tanto semplice quanto banale: i migranti, finanziariamente parlando, non mostrano alcuna differenza significativa rispetto agli italiani. Quando ho iniziato ad occuparmi di questo fenomeno, in un lavoro di ricerca sulle BCC alcuni anni fa, gli operatori di queste banche avevano molto chiaro che l’offerta dei servizi bancari non doveva distinguere la clientela migrante da quella tradizionale. Il punto, casomai, era come arrivare a questi nuovi clienti sia in termini linguistici che culturali. Non è, quindi, nel comportamento finanziario dove troviamo le specificità delle comunità migranti. I dati ci mostrano che la maggioranza dei migranti in Italia dispone di un conto corrente (poco più del 60%), che l’inclusione finanziaria è fortemente dipendente dal grado di integrazione occupazionale e che i fattori stabilità e tempo sono fondamentali per incrementare e rendere
più complesso il loro rapporto con le banche. La differenza più significativa e interessante riguarda la “doppia” identità dei migranti. Il cercare di fare parte di una comunità nel Paese ospitante e, allo stesso tempo, di appartenere ad una comunità nel Paese di origine. Questa specificità si manifesta in particolar modo nella gestione del risparmio. Scelte razionali dove l’opzione di consumo e investimento personale sono fortemente condizionati dalle opportunità che i due contesti sono in grado di offrire. Dalla bancarizzazione del migrante all’impegno nel campo delle rimesse il passo è breve: ci racconti come nasce il progetto di una piattaforma per l’invio dei risparmi dei migranti e come si sta sviluppando. Sempre più, a livello nazionale e internazionale, si discute circa il pos-
Con il progetto Due Sponde, Cassa Padana sta lavorando con Cespi e Fondazione Solidarete alla creazione di uno strumento finanziario in grado di valorizzare le rimesse dei migranti come fonte di finanziamento per imprese socialmente orientate nella madrepatria. In Perù, la piattaforma per la valorizzazione delle rimesse fa perno sulle cooperative di risparmio e credito conosciute attraverso il progetto Cassa Padana-Fenacrep.
sibile ruolo che possono assumere le rimesse dei migranti nel contribuire allo sviluppo del paese di origine. Nonostante possibili effetti distorsivi è ormai comunemente riconosciuto un effetto complessivo positivo delle rimesse nei contesti di origine, ma le potenzialità di un collegamento diretto fra rimesse e sviluppo del territorio non sono state ancora adeguatamente sperimentate e realizzate dal nostro punto di vista. Le iniziative che negli anni sono state realizzate e che il CeSPI ha studiato da vicino sono molte e in diversi casi innovative e interessanti, ma non riescono a raggiungere una dimensione diversa da quella puramente locale o temporalmente limitata al progetto a cui fanno riferimento, rimanendo nell’alveo delle “buone pratiche” senza riuscire ad incidere a livello di sistema. Collegare le rimesse, che sono risorse private e rispondono a logiche di breve-medio periodo, con lo sviluppo 19
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del territorio che rientra in un’ottica di medio-lungo periodo e con profili di rischio più complessi, costituisce la sfida di fondo che vede nell’intermediazione finanziaria uno strumento fondamentale per agire da moltiplicatore e modificare rischio e orizzonte temporale. La bancarizzazione in Italia e nel paese di origine (della famiglia del migrante) costituiscono quindi due passaggi essenziali perché il processo abbia inizio e trovi possibilità di realizzarsi. Si tratta, prima di tutto, di favorire e incentivare il più possibile una canalizzazione delle rimesse e più in generale del risparmio dei migranti che vada ben oltre il semplice trasferimento, ma che preveda una reale intermediazione creditizia rivolta al migrante e alla sua famiglia e al territorio di riferimento. Una sfida che ha portato, nel 2009, quattro Fondazioni bancarie (Fondazione Cariparma, Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo e Fondazione Monte dei Paschi di Siena) ad associarsi per realizzare un progetto innovativo che provasse a rispondere a queste due esigenze: immaginare un modello di sistema e realizzare quel collegamento fra rimesse e sviluppo del territorio nel rispetto delle esigenze dei migranti. Il progetto, avviato in Senegal, ha portato al disegno di un modello di canalizzazione delle rimesse verso i paesi di origine dei migranti attraverso il coinvolgimento dei sistemi finanziari di entrambi i paesi coinvolti: Italia e Senegal, in questo caso. Sottoposto ad un’ampia consultazione fra esperti e operatori finanziari dei due paesi, la verifica della fattibilità del modello, chiamato per semplicità Piattaforma, ha portato all’avvio di una fase sperimentale che ha interessato, oltre al Senegal, anche il Perù e l’Ecuador. Dalla década perdida a modello di crescita: l’America Latina è finalmente diventata grande o abbiamo solo cambiato la nostra idea di sviluppo e qualità della vita? Effettivamente, l’America latina è molto cambiata nell’ultimo decennio. I 20
due indicatori più evidenti di questa trasformazione sono, da un lato, una crescita economica sostenuta e, dall’altro, una riduzione significativa del numero dei poveri e un importante aumento dei ceti medi. Ciò ha contribuito anche a modificare la visione esterna sull’America latina. Sarebbe però prematuro ritenere che questi avanzamenti siano processi senza ritorno. La forte dipendenza sulle esportazioni dei beni primari, il perdurare delle disuguaglianze sociali e i livelli di insicurezza sono sfide ancora molto attuali e richiedono politiche pubbliche lungimiranti fondate su una forte partecipazione dei cittadini. Va sottolineato, però, che a differenza del passato esiste la consapevolezza dei problemi da affrontare. La recente Conferenza Regionale su Popolazione e Sviluppo, tenutasi a Montevideo in agosto scorso, ha indicato con chiarezza gli impegni che debbono assumere i governi latinoamericani per affrontare le sfide più importanti. Dambisa Moyo, economista zambese, squarcia un velo e parla di “carità che uccide”, mettendo sotto accusa gli aiuti ai paesi in via di sviluppo perché hanno reso i poveri più poveri e rallentato la crescita: che spazio c’è per la cooperazione internazionale alla luce di questo e sotto quali rinnovate forme? Indubbiamente sono molte le voci critiche sulla Cooperazione internazionale. Molti dei fatti e degli argomenti individuati sono incontrovertibili. Rimane il fatto, però, che nella costruzione di una governante internazionale fondata sul multilateralismo la Cooperazione internazionale costituisce una componente imprescindibile. Anzi, direi che oggi le politiche estere dei Paesi
maggiormente sviluppati debbono essere imperniate su una visione e su una strumentazione basata sulla Cooperazione internazionale. A mio parere il punto cruciale è quello di aggiornare e riformare tale visione. La Cooperazione tradizionale, concepita come una nicchia della politica estera, è stata ampiamente superata dagli eventi. Ciò chiama in causa, in primo luogo, la Cooperazione europea e quella italiana in particolare. Un primo dato, da tenere presente, è la maggiore pluralità di attori che fanno cooperazione. Dai nuovi Paesi emergenti sul piano internazionale, ai nuovi attori territoriali nei contesti nazionali. Un secondo dato significativo riguarda la necessità di aggiornare le tematiche prioritarie allo scopo di definire l’agenda internazionale del dopo 2015, cioè alla scadenza dell’agenda degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. In particolare, la tematica della sostenibilità dello sviluppo costituisce il rational sul quale si vuole costruire la Cooperazione internazionale del prossimo futuro. ●
In Ecuador il primo progetto di Cassa Padana in America latina
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a progettualità di Cassa Padana in America Latina ha già più di 10 anni di esperienza. Era il 2001 quando iniziò “Microfinanza campesina in Ecuador”. Ora Codesarrollo sta compiendo i passi per divenire banca. È un tassello importante nella strutturazione di un sistema etico e alternativo di casse rurali nel paese andino. Cassa Padana ha svolto un ruolo importante anche in Argentina nella definizione della normativa che permette la rinascita delle casse rurali, azzerate durante la dittatura. Ha un rapporto consolidato da 6 anni con Fenacrep in Perù, l’associazione che raggruppa le cooperative di risparmio e credito. Ha sostenuto proggetti di coperazione in Paraguay e Messico.
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Music Film festival Parma mette in scena il cinema di Macri Puricelli |
macri.puricelli@popolis.it
Da sinistra Eddy Lovaglio, il vincitore della Violetta d’oro Stuart Hancock insieme al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti e Riccardo Moretti
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opo un’edizione zero, a Busseto nel 2012, quest’anno il festival si è trasferito a Parma, indiscussa capitale musicale, ed è già decollato: da gennaio ad agosto sono arrivate alla giuria quasi settanta opere e ne sono state selezionate 24, 12 per la sezione in concorso, altrettante per quella fuori concorso. L’ 80% dei film, in gran parte cortometraggi di produzioni indipendenti (ma ci sono anche due opere girate con il cellulare), vengono dall’estero: Australia, Stati Uniti, Sudafrica, Marocco, Russia, Georgia, Armenia e naturalmente i paesi europei. Un successo. Anche per la qualità e la quantità del pubblico che da lunedì scorso affolla le proiezioni.
Con Eddy Lovaglio, che ne è l’ideatrice, e il maestro Riccardo Moretti, che ne è il direttore artistico, siamo nel cuore di Parma, nella bella corte della Casa della musica dove lo scorso sabato 28 settembre si è chiusa la prima edizione di questo festival, realizzato con il contributo anche di Cassa Padana, con la consegna alla migliore colonna sonora della Violetta d’oro, omaggio sia alla massima eroina verdiana che alla petite capitale. Lovaglio e Moretti sono giustamemente orgogliosi di questa settimana così intensa. “Siamo l’unico festival per le colonne sonore in tutta Europa” – spiega Eddy Lovaglio – “e nel mondo siamo secondi solo a Toronto, in Canada. Abbiamo
Parma Music Film Festival, i premiati Migliore colonna sonora - Violetta d’oro Stuart Hancock per Plants of Qatar Miglior film – Violetta d’argento Michael Rittmannsberger per Abgestempelt Miglior attore Bianca Guaccero per Si può fare l’amore vestiti Miglior cortometraggio (ex aequo) Amore a prima vista e Cantarella Migliore fotografia Varo Venturi per 6 giorni sulla terra Migliore canzone Ketie Zaffran per Naked Premio speciale della giuria Allal El Alaui per
colmato una lacuna culturale e ne siamo fieri. E oggi dobbiamo ringraziare chi ha creduto in noi”. “La musica nel cinema rappresenta una grande opportunità per i giovani”, aggiunge il maestro Riccardo Moretti, docente di musica nel cinema, compositore, allievo di Nino Rota, per 7 anni direttore dell’orchestra del Bolscioi di Mosca. “Fino a poco tempo fa”, spiega, “noi compositori in qualche modo eravamo prestati al cinema. Perfino a Morricone o a Rota è andata così. Oggi invece esiste una vera e propria specializzazione legata alla nostra civiltà dell’immagine che fa del cinema un’arte prediletta per l’elemento visivo. E che si mette al servizio di un rapporto intenso fra musica e immagini. Ecco perché è necessario che i musicisti lavorino fianco a fianco al regista per la creazione delle colonne sonore. In un’unione quasi simbiotica. E non servono grandi produzioni o milioni di euro. Ecco, ho incontrato in questo festival film non costosi ma con registi e musicisti che ci hanno messo il loro cuore, gli hanno dato un’anima e un respiro. Il nostro festival cerca l’armonia”. “Non era questo che voleva anche Verdi?” gli fa eco Eddy Lovaglio. ●
Info http://parmamusicfilmfestival. wordpress.com
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a g e n da a cura di Valentina Bragazzi valentina.bragazzi@popolis.it
> TEATRO Teatro Stabile di Brescia - Rassegna teatrale 2013-2014 dal 12 novembre Teatro Sociale Via Cavallotti, 20 (Brescia)
Info: www.ctbteatrostabile.it
Teatro Stabile di Verona - Rassegna teatrale 2013-2014 dal 5 novembre Piazza Viviani, 10 (Verona)
Info: www.teatrostabileverona.it
> Eventi Di zucca in zucca Fino all’8 dicembre Mantova
Info: www.agriturismomantova.it
Corsi in Villa - Corso di Feng Shui dal 12 novembre Villa Badia - Leno (Brescia)
Info: ifioriprendonoilvolo@gmail.com
Mercati della terra
> MOSTRE Bodoni (1740-1813) - Principe dei tipografi nell’Europa dei Lumi e di Napoleone Fino al 14 gennaio 2014 Biblioteca Palatina Teatro Farnese Galleria Nazionale - Strada alla Pilotta 3 (Parma)
Info: www.bibpal.unipr.it
Un Novecento ritrovato Fino al 17 novembre Galleria RezArte Contemporanea Via Emilia Ospizio 34/D (Reggio Emilia)
Info: 0522.333351
Filippo de Pisis en voyage. Roma, Parigi, Londra, Milano, Venezia Fino all’8 dicembre Villa dei Capolavori - Fondazione Magnani Rocca Traversetolo (Parma)
Info: www.magnanirocca.it
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17 novembre Castello di Padernello Borgo San Giacomo (Brescia)
Info: info@castellodipadernello.it
November Porc in provincia di Parma Sissa: 2-3 novembre Polesine Parmense: 9-10 novembre Zibello: 16-17 novembre Roccabianca: 23-24 novembre
Info: www.novemberporc.com
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