Cittadinonews n6anno 4def

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novembre/dicembre 2015 - anno 4 n. 6 - distribuzione gratuita

CittadinoNews|NOVEMBRE/DICEMBRE 2015 | anno 4 n. 6 | distribuzione gratuita | portalecittadino.it|Cultura&Società

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BELLEZZA SENZA CONFINI. IL CORPO CHE SONO. pag. 6

bellezzasenzaconfini.it


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sommario

L’editoriale

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La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze. (Pauline R. Kezer) Da Gennaio 2016 Nasce CittadinoNews 2.0, un progetto nuovo, libero. La rivista avrà una nuova veste, più armonica, nuova grafica per il sito, nuova app disponibile sia per Android che per iOS, nuove rubriche e nuove idee condivise con armonia. Tanti nuovi redattori, ognuno con una propria personalità ma tutti uniti in un gruppo di lavoro speciale che condivide un solo obiettivo: comunicare notizie, pensieri ed emozioni che possano spingere a conoscere per agire. A muovere le nostre mani è la grinta, la rabbia e la tenacia. Nessuno può fermare un’idea, “perché le idee sono come le stelle che non le spengono i temporali” e le nostre idee non si sono spente, brillano ancor di più ed hanno voglia di essere divorate dai vostri occhi di lettori attenti e consapevoli. Per questo siamo pronti a creare un nuovo Big Bang emozionale. Buon cambiamento a noi e buona lettura a tutti voi!

3 > Venerdì, sabato e domenica 4 > L’armonia visibile 5 > Il piacere di stare con se stessi. I prodotti culturali di largo consumo sotto l’albero... e sotto una coperta 6 > Bellezza senza confini. Il corpo che sono. 8 > Giovani in-comunicazione GAMES

9 > La Nuova Realtà Giovani: i Videogiochi come Mezzo di Integrazione Sociale 10 > Star Wars Battlefront: la Re-skin di Battlefield? 11 > Games Arena: Le Ultime Uscite salute

13 > Allarme carne rossa. È davvero così pericolosa? STORIA

14 > Tibet enogastronomia

15 > Alexander

La Redazione Augura a tutti Buone Feste

"Il mondo non ci è stato lasciato in eredità dai nostri padri, ma ci è stato dato in prestito dai nostri figli"

Cittadino News - anno 4 n. 6 - distribuzione gratuita - Supplemento a: «OZZZIUM - Pillole di buon umore» Reg. Trib. di Salerno - Registro Stampa Periodica al n° 1121/2003 - Editore: SILVER STAR s.a.s. Redazione: Silver Star s.a.s. - Bivio Pratole - M. Pugliano (SA) Direttore Responsabile: De Rosa Giancarlo Grafica e Stampa: Silver Star s.a.s Redazione: Emiliano Abhinav Boccia Orizzonte, Domenico Benvenuto, Michele Carucci, Alfonso Cesarano, Ivan Cibele, Giulio D’Ambrosio, Chiara De Rosa, Rosa Fenza, Grazia Imparato, Fausto Mauro, Antonella Viola. Hanno collaborato: Luca Capacchione, Domenico Procida, Dario Lanzillo Indirizzo: Bivio Pratole - M. Pugliano (SA)

Le immagini raffiguranti i loghi e i marchi delle aziende appartengono ai rispettivi proprietari. Parte delle foto presenti sono state prese da internet, quindi valutate di pubblico dominio. La collaborazione al periodico “CittadinoNews” è a titolo completamente gratuito. L’Editore è proprietario di tutti gli articoli ricevuti anche se non pubblicati.


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VENERDI, SABATO E DOMENICA

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sociale di Antonella Viola

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uando mi è stato proposto di entrare a far parte del progetto “Cittadino News”, una delle prime indicazioni di “indirizzo” date a noi redattori è stata: non è una rivista politica! Quindi evitiamo articoli in cui apertamente ci si schiera, si polemizza, si commentano le miserie della nostra piccola comunità. Questo articolo non si vuole discostare da questa vision: non leggetelo, quindi, come una critica ai nostri amministratori e non ci sono riferimenti a persone specifiche. Non è un articolo politico, è un articolo personale e ha contenuti che si riferiscono alla vita di chi scrive. E’ l’articolo di un cittadino. Parte, dunque, da fatti di Montecorvino Rovella solo perché è la realtà che conosco ma i fatti raccontati sono tristemente comuni a molte realtà dei dintorni e non solo e credo che molti di riconosceranno nelle mie parole. Abitare a oltre 300 km di distanza dal proprio paese natio è molto utile: non solo cerchi di costruirti una vita ed un futuro migliore ma riesci ad essere anche un cittadino migliore. Sviluppi un senso critico esterno che ti consente di valutare luoghi, fatti e persone con molta razionalità e distacco. Ma la lontananza aiuta anche ad intensificare il legame con le proprie origini. E scopri essere uno strenuo difensore della tua terra (sì proprio quella che criticavi ogni dannato momento) e guai se qualcuno adesso osa criticarla!!! Insomma chi è emigrato altrove (e sono tantissimi e giovani e meno giovani che sono andati via dal nostro paese) vive in una condizione emotivamente combattuta che oscilla tra la nostalgia per il profumo di casa e il ricordo perpetuo dei motivi che ti hanno indotta a fuggire a gambe levate da una realtà provinciale che segui da lontano, tramite i giornali, i social e le telefonate a casa. Ritengo quindi di poter osservare il paese da una posizione privilegiata: quella di chi non ci abita

più ma lo vive comunque – direttamente e indirettamente - con regolare frequenza e lo conosce bene. Questa sarà, quindi, la cronaca di ciò che vede e vive una persona che dopo una lunga assenza, si appresta a tornare al paese d’origine un venerdì sera qualunque di novembre. Dividerò l’articolo in tre parti – DOVETE “PORTARE PAZIENZA”! E, parafrasando un celebre film della Wertmüller, ogni articolo rappresenterà un giorno. Partiamo dal primo giorno, quello più breve: il venerdì. La nostra cronaca comincia di sera, dopo un viaggio in treno con l’arrivo alla stazione di Salerno dove ovviamente c’è qualcuno obbligato a venirti a prendere in macchina perché non ci sono – ripeto: ovviamente autobus dopo le 21.00. La vista del mare ti esalta, anche se fa freddo apri il finestrino dell’auto per respirarne il profumo che ti è mancato tanto. Sei felice. Autostrada. Poi la campagna. La stessa che ti è mancata come il mare: ripeti l’operazione finestrino. Profumo diverso, ma ugualmente bello. Poi buio. Superi la frazione Macchia e poi ad un certo punto e pensi di aver

superato le colonne d’Ercole per la prima volta. Mi spiace per i tanti amici della frazione San Martino (non perché sia colpa loro ma perché sono delle vittime, sono stati abbandonati a loro stessi), ma arrivi lì e un senso di abbandono e malinconia ti pervade: sembra un paese fantasma e ti chiedi se almeno attraverserà la strada un cane randagio. A me sembra sempre tutto molto più buio rispetto all’ultima volta che ci sono stata. E’ come se una gigantesca candela si stesse bruciando poco a poco e c’è sempre meno luce, meno vita. Poi cerchi di consolarti dicendo: “bhé, è una serata fredda, è tardi, è normale che non ci sia nessuno in giro”. E mentre fai questi pensieri arrivi a casa, CASA TUA. Dove c’è sempre una famiglia ad aspettarti, un camino accesso, un gatto coccolone. Vai a letto felice, è il posto più bello del mondo. E’ casa tua. E domani è sabato.


SOCIALE L’ARMONIA VISIBILE

L’Armonia visibile è una sfera perfetta e incontaminata. Quella visibile, invece, si deforma sotto il peso della realtà”. Difficile non menzionare con amarezza questo riecheggiamento d’Eraclito. Così come arduo risulta opporsi cercando di portare alla luce grandi Eventi di questi ultimi mesi contaminati dalla più pura e mera Armonia. Quella pazza mente umana ha una tale difficoltà ad associare a ogni Sua azione una conseguenza intrisa di giubilo e misericordia. Le vicende avvenute in terra francese, poi, ricordano come il conflitto abita, domina, pavoneggia nella morale e nelle azioni dell’essere umano. Un Occidente ferito che potrebbe curare i Suoi mali aprendo cuore e mente, cospargendo balsamo, a suon di buone azioni, sulle piaghe ancora dolenti. Anche cantando. Inneggiando quella Misericordia che diverrà Keyword di un Concerto fatto di buona Musica. E non solo. “Cantare è proprio di chi ama. Chi ha cantato di tutto cuore e con gioia, ama quel che ha cantato, ama il luogo in cui ha cantato, ama Colui per il quale ha cantato, ama, infine coloro per i quali ha cantato”. A

mo’ di originale invito possano giungere le parole di S. Agostino, pronte a condurVi Sabato 19 Dicembre nella suggestiva cornice d e l l a Pa r r o c c h i a I m m a c o l a t a Concezione di Macchia. Un variegato repertorio di Canti, tutti minuziosamente studiati dalla Corale dell’omonima Parrocchia diretta da Annarita Morretta, offriranno contagiose emozioni. Saranno un ottimo espediente per onorare e acclamare l’arrivo del Santo Natale, con un leit motiv pervaso dalla Divina Misericordia in consonanza con l’Anno Giubilare, il cui slogan recita “Misericordiosi come il Padre”. Un Mistero che si traduce non solo nell’incontro con Dio, ma che si concretizza anche nella focosa stretta di mano con quel fratello che sentiAmo lontano. Voci e strumenti vibreranno all’unisono per dar corpo a un Galà composto da una deliziosa miscela artistica. Non solo musicale ma anche teatrale. Doveroso sarà attendersi un maggior coinvolgimento emotivo dello spettatore. Calcherà il palcoscenico un Coro squisitamente disciplinato. Soprani, contralti, bassi,

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SOCIALE di Michele Carucci

tenori e … attori. Divieto mio sarà di sbilanciarMi ancora, per evitare di svelare tutte le sorprese. “Chi canta prega due volte”. Bene: come collante religioso, la Musica sarà emblema dei tanti modi attraverso cui lodare. Un profondo linguaggio dell’anima che offrirà la possibilità di stare in armonia con gli altri, in un reciproco gioco di rispetto e accrescimento dell’Io. Consentirà, inoltre, di innalzare le nostre risonanze interiori. La nostra più pura spiritualità. Sotto i riflettori della ribalta, insomma, il sentimento natalizio fatto di sogni, speranze, futuri genuini, attimi felici, gentilezza amorevole verso il prossimo, intima commozione, compassione ed equanimità. Mille e più sfumature. Si plasmerà con gli applausi finali un nuovo contesto, il cui Valore aggiunto al Natale sfuggirà dai classici aspetti esteriori, materiali e consumistici. Perché quell’Invisibile possa essere concreta e intesa Armonia collettiva e virtù morale. A presto vederci e … udirli!


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IL PIACERE DI STARE CON SE STESSI

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I PRODOTTI CULTURALI DI LARGO CONSUMO SOTTO L’ALBERO... E SOTTO UNA COPERTA

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rima, durante e dopo la breve parentesi delle turbolente “tombolate” in famiglia, dei torroni e dei pandori, degli auguri e dei regali, l’inizio dell’inverno è – paradossalmente – il periodo dell’anno in cui è più facile ritrovare il piacere di stare con se stessi. Niente di romantico; la “solitudine positiva” è fatta di pochi ingredienti: qualcosa che riscaldi l’ambiente, qualcosa che riscaldi il corpo e un buon prodotto culturale. La prima può essere un camino, una stufa o qualche persona speciale; la seconda può far variare la situazione da sorseggiare una corposa cioccolata calda sul divano a bere un tè in poltrona con un plaid (o un gatto) sulle gambe. Ma quel che più conta è il terzo elemento: che sia un libro, un film, una serie TV o un vinile che fa assaporare ogni nota, l’importante è la qualità. La frenesia del periodo prefestivo e festivo ha un effetto straniante e, positivo o negativo che esso sia, siamo sempre pronti a sottovalutare il potere di farci star bene che possono avere una frase, un verso, una battuta, un accordo. Qui entra in gioco la qualità che, oltre ad essere data da chi ha creato il prodotto (autori, produttori, editori, attori ecc.) è data anche, soggettivamente, da come ne entriamo in possesso: un conto è, infatti, acquistare un libro su Internet e un altro è ricevere in regalo un vinile e

lasciarlo giorni e giorni sotto l’albero in attesa di essere scartato. Il Natale è l’occasione perfetta per regalare un prodotto culturale di largo consumo (o un originale di Picasso!), sebbene questo richieda uno sforzo maggiore all’acquirente, rispetto al comprare i soliti guanti di lana o un cappellino con pompon. Non è facile scegliere il prodotto giusto: come per il cibo, la fruizione sarà sempre soggettiva e non si potrà conoscere il reale effetto del regalo finché non sarà stato “consumato”. Sarebbe utile conoscere benissimo le preferenze del destinatario e avere ottima memoria dei regali passati, ma anche se non si è sicuri ci si può affidare all’istinto, ai consigli dei commessi e, perché no, ai propri gusti personali, tenendo sempre presente che quello che si vuole regalare non è l’oggetto, ma la sensazione, il ritrovato piacere di stare con se stessi. I regali di Natale sono diventati il “pensiero” più inutile e banale dell’anno, quello in cui nessuno si applica e dal quale nessuno si aspetta granché, eccetto i bambini fino all’età in cui credono ancora a Babbo Natale – che al giorno d’oggi significa che quando sono in grado di scrivere una letterina, è già troppo tardi! Ma è proprio per questo che vale la pena perdere un po’ del nostro tempo a dicembre per scegliere i regali. Internet è sempre molto utile nella

di Chiara De Rosa

ricerca: sui social network possiamo scoprire i gusti di una persona anche se non la conosciamo a fondo, semplicemente leggendo di cosa scrive, così che in pochi minuti abbiamo già qualche idea pronta o almeno qualcosa su cui riflettere. Arma a doppio taglio, però, il marketing spesso ci induce a “comprare e basta” e può portarci quindi verso la selva oscura delle “idee regalo” preconfezionate dai venditori e mai realmente gradite. Eppure basta farsi due domande: il destinatario di questo regalo ama leggere ma ha poco tempo per farlo? In compenso passa molte ore in macchina per andare al lavoro? Bene, un audiolibro sarà il regalo giusto: un grande classico letto con voce rilassante sarà perfetto per combattere il traffico quotidiano. O ancora: una donna nostalgica che non ama fare le faccende, ma con un giradischi impolverato a casa amerà rimetterlo in sesto e godersi le hit degli anni ’80 mentre lava i pavimenti. Un uomo stressato dal lavoro, che va in giro con la cartella pesante, potrebbe riscoprirsi fan della lettura se non dovesse portarsi appresso il suo thriller di mille pagine preferito, ma solo un leggero e-reader tascabile. E così via, fino a scoprire che un dono ha valore solo se lo si fa con generosità, pensando al piacere dell’altro, e non semplicemente con la carta di credito.


BELLEZZA SENZA CONFINI. IL CORPO CHE SONO

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sociale di Grazia Imparato

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ellezza Senza Confini è una sfilata evento che si svolgerà il 10 dicembre 2015 presso il “Salone dei Marmi” del Comune di Salerno, per lanciare attraverso l’arte e la moda il messaggio che la bellezza non ha regole né confini, esiste. Si è deciso di metterla in scena perché di fronte alla bellezza vera, tutti i muri cadano. Calcheranno, infatti, la passerella modelle e modelli abili e diversamente abili. Pr o m o t r i c e d e l l ’ e v e n t o Francesca R agone, lookmaker Salernitana con la collaborazione di Simona Imparato che curerà l’organizzazione e lo svolgimento della serata. L’evento gratuito (per partecipare è necessario prenotare i b i g l i e t t i a l s i t o www.bellezzasenzaconfini.it) è patrocinato dal Comune e dalla Provincia di Salerno, insieme alla regione Campania e si basa su una filosofia ben precisa secondo cui la vera bellezza nasce da sintonia tra anima ed immagine esteriore, dall’armonia delle imperfezioni. Infatti molto di ciò che siamo come persone deriva dal corpo, è il corpo il nostro primo “strumento” di conoscenza della realtà. Essere estroversi, vivaci, allegri, tristi, depressi, rinchiusi in se stessi, avere fiducia in sé e negli altri sono tutti modi di essere e di agire che ci derivano dall’avere un corpo fatto in un certo modo o dalla percezione che abbiamo del nostro corpo. Quando su un corpo intervengono dei limiti oggettivi come i deficit, la persona può avere meno fiducia in se stessa, o essere demotivata, o provare un senso di rifiuto per il proprio corpo percepito come non bello perché non simile ai corpi degli altri. Il corpo della persona disabile viene solitamente visto solo nella sua disabilità e non nella sua interezza. I primi sguardi indagatori saranno quelli dei familiari, inizialmente e per la maggior parte delle volte increduli, sorpresi,

sopraffatti, disperati, pronti a cercare nel corpo del bambino disabile una parte seppur piccola “da riconoscere”, ad esempio “è tutto storto, ma ha degli occhi grandi, azzurri” Nell’età evolutiva poi gli sguardi saranno diversi a seconda del percorso di vita, se il ragazzo dimostra qualche talento, predisposizione, capacità, simpatia, le esclamazioni successive allo sguardo saranno: se fosse stato sano, chi sa” Gli sguardi saranno accompagnati il più delle volte da esclamazioni che sembrano precludere progetti esistenziali alternativi e soddisfacenti e sguardi e parole saranno scolpite nel cuore e nella mente, inevitabilmente faranno parte della costruzione dell’identità. Se applichiamo alla disabilità quanto detto ci rendiamo conto che la disabilità in se non esiste: essa è socialmente costruita, frutto di definizioni. Caratteristiche fisiche e mentali considerate handicap in una cultura, possono non esserlo altrove.

La disabilità quindi non scaturisce da particolari caratteristiche del corpo, ma dipende dall’occhio di chi la guarda. Se frequentiamo una persona disabile rischiamo di vederne solo la fragilità, la dipendenza, e non il suo essere uomo o donna, ed è questa immagine parziale che trasferiamo nella persona con deficit. Facciamo fatica a vedere una persona disabile come potenzialmente attraente, spesso ne vediamo solo la carrozzina, la protesi o la deambulazione ma questo ci avvantaggia perché ci permette di rimuovere le paure. In relazione a quanto detto il progetto “bellezza senza confini” nasce con degli obiettivi ben precisi. Lo scopo non è omologare le persone con disabilità all’ideale di bellezza proposto dai mass media, ma quello di aiutare tutte le persone a modificare i propri sguardi per imparare a vedere la parte migliore di sé mostrando come la bellezza sia qualcosa di semplice, naturale, che va oltre i pregiudizi e gli stereotipi con cui


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E’ opportuno sottolineare che si è scelto di inserire un limitato numero di modelle perché, inserendone un numero maggiore, si sarebbe rischiato di trasformare il progetto in una mera esposizione della diversità mentre l’intento è quello di calare la disabilità nella normalità, confondendola con essa. Da parte mia un grazie per avermi scelta come psicologa ufficiale dell’evento un progetto ambizioso ma possibile, dove la moda e la cura di sé diventano un trampolino di lancio per un’elevazione interiore in grado di migliorare la qualità della vita, rendendo lo sguardo più acuto e sensibile e la mente più elastica.

siamo abituati a ragionare. Uno degli obiettivi è la modifica degli sguardi rivolti al disabile. L’intento è permettere di guardare al mondo della disabilità non più con occhiate prolungate e insistenti che sottolineano determinati aspetti del corpo, sezionandolo, ma con sguardi intensi, attenti, profondi, interessati al corpo nella sua totalità o imperfezione che diventa bellezza Il corpo si trasforma da corpo “che ho “ a corpo “che sono” , non soltanto strumento di comunicazione verso l’esterno ma custode di un segreto personale che racchiude e difende la propria intimità Ciò sotto i riflettori del mondo della moda, perché la disabilità non ha mai impedito a nessuno di sentirsi bello, desiderato e di volersi far ammirare. La passerella diviene simbolo d’integrazione e inclusione, la sedia a rotelle altro non sarà che un estensione del vestito della modella e le imperfezioni diventeranno piccoli dettagli di una nuova bellezza, quella dell’essere e non dell’apparire.


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GIOVANI IN-COMUNICAZIONE

Quanto mi vuoi bene a papà?”. Questa, la domanda che ogni genitore sicuramente avrà posto ai propri figli, quando loro, ancora immacolati dalle immonde schifezze pseudoculturali della società, rispondevano con genuino affetto “tanto” e noi non soddisfatti, giocosi come loro, aggiungevamo “tanto quanto?” e loro rispondevano allargando le braccine “tanto tanto”. Poi i figli crescono, finisce il tempo di raccontare loro le favole come ultima cura e attenzione della giornata per la loro anima, ed entrano in quell'orrendo sistema tritacervelli che è divenuta la scuola di oggi. Nessun buon educatore, conoscendo bene che la mente lavora per immagini e non per concetti, avrebbe abolito facendola sparire nell'oblio delle cose inutili, la tavola pitagorica. Nessun esperto di pedagogia sano di mente avrebbe eliminato dalla scuola l'abecederaio con le figure di animaletti e piante. Nessuno. Quella, la scuola, che con tanto sforzo avevano istituito i nostri nonni per non essere più schiavi dell'ignoranza, l'abbiamo consegnata ai nostri figli, e ai nostri nipoti, come un mezzo di distruzione di massa. Distruzione, in primis, della capacità soprattutto, di discernere tra il bene e il male delle cose del mondo, e in seconda battuta, distruzione del mondo emotivo, dell'appiattimento dei sentimenti, dell'annichilimento di tanti giovani ragazzi a dei modelli socioculturali che hanno il triste sapore dell'ultimo wurstel reclamizzato alla tv; un wurstel che non sa di niente, senza gusto, anche perché i suoi ingredienti sono tutti realizzati all'insegna dell'artificialità, che tanto va di moda, così come risulta la mente, piena di oggetti virtuali e artificiale, dei nostri ragazzi. Cosa fare allora? Come poter essere dei buoni genitori o, quantomeno, sufficientemente buoni, a dire di Donald Winnicott (pediatra e psicoanalista inglese)? Non credo che il dialogo possa essere un buon sistema per andare incontro ai

giovani, soprattutto per via della caduta dei canoni e delle regole che sono alla base di una buona comunicazione, e queste regole sono il significato stesso delle parole. Il vuoto culturale ha distrutto la semantica e l'etimo; l'educazione orientata a riempire la pancia dei nostri figli ci ha fatto dimenticare che essi hanno anche un'anima, una mente, una psiche da nutrire. Come si possono comunicare i valori universali della vita, quindi, quando la semantica è allo sbaraglio e non si è consapevoli di avere un'anima? Se le parole hanno un senso personalizzato per ognuno di noi e vengono usate solo per cannibalizzarci a vicenda allora è chiaro che un'educazione basata sul dialogo, sulla comunicazione intesa come nutrimento dell'amore e veicolo di emozioni, di affetti e di sentimenti, risulta vana. Mi viene in mente la Torre di Babele, forse era proprio questa la profezia biblica, parliamo la stessa lingua e comunichiamo senza comprenderci poiché abbiamo perso il senso delle parole, parliamo e non ci capiamo, abbiamo distrutto il significato originale delle parole, che sono poi la base della civiltà. Con questi giovani allontanati dal senso della vita e dai bisogni dello spirito e con cui è sempre più difficile possibile comunicare, è necessario inventarsi un nuovo modello di comportamento. Un modello che li possa scuotere dal sonno tecnologico in cui, come ipnotizzati, sono piombati a causa dei cellulari e dei social network e dei videogiochi, della pubblicità (che ipnotizzano anche noi adulti chiaramente). Non immaginate quanti giovani e meno giovani, a causa dei loro disagi psicologici, perché non hanno un lavoro, perché non hanno amici, perché ... vivono chiusi in casa connessi solo alla rete. Chiusi in un impenetrabile mondo psichedelico. Il modello che propongo ai genitori che, ancora attenti a queste tematiche educative e che percepiscono la gravità del vuoto della conoscenza in cui sono precipitati i

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sociale di Emiliano Abhinav Boccia Orizzonte

nostri figli (e non solo loro) suggerisco di avvicinarsi ad un cammino diretto verso l'introspezione e la ricerca spirituale. A questi genitori la cui figura è in pericolo, poiché nessuno la fuori ci dà il ruolo che meritiamo, propongo di aprire i libri sacri del Vangelo, della Bibbia, dei Veda, del Corano, del Libro Tibetano dei Morti, del Libro Rosso di Jung, dei Ching, di leggere la storia di Siddharta Gotama detto il Buddha...propongo di svegliarsi. Se la parola spiritualità vi spaventa e sentite puzza di religione allora avvicinate a figure importanti del passato, ci sono tanti filosofi come Kant, Calvino, Copernico, Bacon, Spinoza, Seneca, Platone, Nietzsche, che hanno detto e scritto cose importanti, quelle “cose” che sono oggi, o almeno così le vediamo, così lontane dal vivere quotidiano perché considerate “strane” e “inutili”. Si possono fare anche delle esperienze costruttive e di crescita personale, come andare in un gruppo di aiuto, spegnere questa maledetta televisione, mettersi in contatto con altri genitori. Mettetevi in discussione, apritevi all'autocritica, andate da un terapeuta e abbandonate sulla poltrona del suo studio le vostre sofferenze, i vostri dubbi, le vostre incertezze. Fate questo soprattutto per il vostro bene che poi, di riflesso, è anche il bene dei nostri figli. Se sta bene l'albero e gode di buona salute anche i suoi frutti saranno dolci, saporosi e senza macchie.


LA NUOVA REALTÀ GIOVANILE:

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I VIDEOGIOCHI COME MEZZO DI INTEGRAZIONE SOCIALE

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videogiochi, da sempre, sono considerati un semplice passatempo solitario dalle comunità come la nostra, ma, da alcuni anni, la situazione sta cambiando. Intorno al passatempo videoludico, girano diversi tipi di competizione, dalla più semplice (una partita tra amici) a quelle che eguagliano il mondo dello sport professionistico (E-Sports). Ormai video giocare è diventato semplicissimo, basta pensare agli ormai comunissimi smartphone che offrono intrattenimento, anche se in modo abbastanza blando e povero di contenuti. Ormai è comune vedere il genitore giocare con il proprio figlio, il nonno con il proprio nipote ai videogiochi, perché sono accessibili a tutti e non hanno un mondo dietro pronto ad additare o giudicare al primo errore. I videogiochi sono al passo con le tematiche sociali come la questione dell’orientamento sessuale, per esempio nel nuovo Assassin’s Creed: Syndicate, uno dei primi personaggi che si incontrerà sarà transessuale, confermando Ubisoft come software house al passo coi tempi, anche se non sempre perfetta nei suoi lavori, ma questa è un’altra storia.

Ma adesso ci presentiamo. Noi di Games Arena ci siamo conosciuti proprio così: tramite delle competizioni online alle quali, ora, stiamo partecipando come gruppo. Il nostro gruppo sta diventando man mano sempre più grande e variegato, riuscendo ad avere membri da Nord a Sud della penisola. L’impatto sociale avuto è stato un qualcosa di incredibile. Ognuno di noi si è ritrovato con più di cinquanta nuovi amici con cui divertirsi, avere appoggio morale, chiacchierare del più e del meno e tutto senza quei pregiudizi che abbagliano la società contemporanea. Siamo gestori a livello regionale di “Qdss Group Campania” che conta più di duecento membri attualmente (i quali aumentano ogni giorno). Abbiamo organizzato i primi tornei di videogiochi fatti a livello competitivo a Montecorvino Rovella, senza aver lucrato sulla cosa e aver comunque venduto oltre cinquanta biglietti tra tornei e test di videogiochi al momento. Gestiamo un server TeamSpeak3 nel quale abbiamo uno staff professionale e preparato per ogni evenienza a livello informatico. Insomma a livello organizzativo, siamo preparati.

GAMES di Luca Capacchione

Ora ci preoccuperemo di darvi la vostra giusta e buona dose di informazione videoludicotecnologica su questa rivista. Non mancheranno recensioni e commenti delle prossime nuove uscite. In oltre organizzeremo eventi, in vari comuni campani. Speriamo che un’idea di cambiamento, di innovazione porti una boccata d’aria fresca in un paese mentalmente bloccato agli anni ’60. Prima di concludere questa presentazione, vorremmo, però, toglierci un sassolino dalla scarpa. In tutto quello che abbiamo fatto, purtroppo, siamo stati ostacolati, boicottati dai “piani alti” di questa cittadina picentina, ma ovviamente non demordiamo e ci portiamo avanti, distinguendoci dall’invidia e ipocrisia che ha sempre contraddistinto tutta la classe “politica” che si è succeduta nel tempo.

Per contatti unrealuke2757@gmail.com


STAR WARS BATTLEFRONT: LA RE-SKIN DI BATTLEFIELD?

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opo la beta dal 9 al 13 ottobre, ecco le prime considerazioni sul nuovo titolo di DICE ed Electronic Arts. In contraddizione al pensiero di molti, Star Wars: Battlefront non si è rivelato una semplice re-skin della saga “Battlefield” di DICE, siccome basta dare un’occhiata al comparto grafico e alle movenze in gioco del proprio alter ego virtuale per rendersi conto di trovarsi davanti qualcosa di innovativo e non monotono. Altra differenza da Battlefield sta nella guida dei velivoli, resa più elementare quindi utilizzabile anche da utenti non esperti del settore, o comunque non sempre presenti in gioco. Altra singolarità sta nel possedere una sola arma, coadiuvata da extra come uno scudo deflettore in grado di respingere i colpi nemici, un jetpack per saltare da una parte ad un’altra della mappa e dalle armi a spalla anti veicolari. Inoltre il time-to-kill è più elevato e quindi i giocatori meno esperti del settore, possono lottare senza problemi sul terreno di gioco. Ovviamente, come molti titoli di stampo Electronic Arts, il kolossal sci-fi è incentrato sul multiplayer online, anche se non altamente competitivo. Molte mappe, infatti, si sono rivelate restie al gioco di squadra organizzato sia per la loro grandezza, sia per un fatto organizzativo. Tuttavia l’esperienza di gioco risulta gradevole, scorrevole, con un colpo d’occhio degno della celebre saga fantascientifica. Nella beta è stato possibile testare le modalità di gioco Drop Zone, Walker Assault e Survival. La prima è la classica modalità a zone, in cui i due team devono contendersi vari Pod

caduti dal cielo. La mappa inserita nella beta per Drop Zone è Sullust, nella quale non è possibile utilizzare veicoli e velivoli. La conformazione del terreno, una specie di labirinto roccioso, rende l’esperienza di gioco più ostica ed articolata. La modalità che per ora fa sentire il video giocatore nel vero universo di Star Wars è Walker Assault. Presenta due compagini: Ribelli e Imperiali. Il compito dei primi è distruggere gli ATAT prima che distruggano il generatore degli scudi della propria base controllando dei radiofari sparsi nella mappa, per consentire un bombardamento orbitale, nello stesso tempo i secondi devono evitare che la missione di attacco fallisca. La mappa offerta nella beta è stata Hoth, sulla quale si ricelebrano gli avvenimenti del film quinto “ L’ I m p e r o c o l p i s c e a n c o r a ” . Purtroppo, nel 90% delle partite effettuate, la fazione imperiale ha avuto la meglio su quella avversaria per la disparità della conformazione del terreno e dei compiti assegnati: questa situazione, se non risolta, porta l’utenza ad abbandonare progressivamente la partita. Comunque questa modalità risulta molto più interessante di Drop Zone per il cospicuo numero di membri per ogni fazione, per l’utilizzo di caccia stellari, di torrette fisse e mobili e dei cannoni dei camminatori corazzati AT- AT. I n o l t r e è p o s s i b i l e impersonare gli eroi Luke Skywalker o Darth Vader per pochi minuti, riuscendo a raccogliere le icone che appaiono casualmente sul terreno di gioco, stessa cosa vale per l’uso di veicoli e velivoli. L’assegnazione di

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GAMES di Luca Capacchione

questi power up, essendo del tutto casuale, non rispetta i meriti dei giocatori in campo, dando la possibilità a chi rimane nelle retrovie, di “rubare il bonus” e lanciarsi in attacchi suicidi, non contribuendo agli obiettivi di missione, che in questo gioco equivale a perdere. L’ultima modalità della beta, giocabile in giocatore singolo o in coop, è Survival. Disponibile sulla mappa Tatooine, pianeta natale di Anakin Skywalker, è la comune modalità a orda dove bisogna sopravvivere agli attacchi di truppe imperiali coadiuvate, in alcuni livelli, da camminatori AT-ST. Nella beta è stato possibile affrontare solo cinque livelli e spingersi fino a difficoltà normale, mentre nella versione completa sarà possibile spingersi fino alla modalità difficile con quindici livelli previsti. Ma, a mio parere, Survival non potrà sostituire una modalità campagna. Infine, il comparto grafico è del tutto spettacolare, con le texture in alta risoluzione e le ombre realistiche, con giochi di luce sensazionali, ma il tutto visto nei minimi dettagli presenta qualche imperfezione e qualche bug che, molto probabilmente (sperando,) saranno risolti nella versione finale del 19 novembre 2015. Parlando di qualità grafica bisogna sottolineare anche la differenza tra Playstation 4 e Xbox One. Sulla prima piattaforma la qualità video si stabilizza a 900p, mentre, sulla seconda, a 720p, suscitando molto clamore tra gli utenti Microsoft. Il comparto audio, invece, è impeccabile per la qualità dei suoni, i quali coinvolgono il giocatore nel pieno dell’azione, la quale è immersa nelle musiche di John Williams. La beta rispecchia le aspettative e l’utenza mondiale ha premiato EA e DICE con la presenza di nove milioni e mezzo di giocatori, diventando quella più giocata di un gioco di casa Electronic Arts. Adesso bisogna solo aspettare fiduciosi la versione di gioco finale, che avrà tutte le modalità di gioco e le mappe disponibili. CHE LA FORZA SIA CON VOI.


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LE ULTIME USCITE

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ASSASSIN’S CREED SYNDICATE USCITA: 22 OTTOBRE 2015 (PS4) 23 OTTOBRE 2015 (XBOX ONE) Assassin’s Creed Syndicate è un’epica esperienza per giocatore singolo ambientata in una Londra al culmine della rivoluzione industriale, un’epoca di incredibili invenzioni che hanno trasformato la vita di milioni di persone. Ma proprio durante questo periodo, il divario tra ricchi e poveri aumenta notevolmente, rendendo gli operai poco più che schiavi legalizzati. Le classi inferiori decidono così di lottare per la propria sopravvivenza, riunendosi in vere e proprie bande e adattandosi alla vita nei bassifondi. I giocatori potranno vestire i panni di Jacob Frye ed Evie Frye, una coppia di gemelli Assassini cresciuti seguendo il Credo. Jacob è il leader, determinato e ribelle, di una banda di criminali, sicuramente più avventato di sua sorella Evie, maestra nel controllo e nell’arte della furtività. Evie e Jacob uniranno le proprie forze per sfidare i rivali, i potenti e persino i Templari, nel tentativo di liberare il popolo dalla povertà e dalla corruzione, ma anche di riprendere il controllo dell’intera Londra.

HALO 5: THE GUARDIANS (XBOX ONE ESCLUSIVA) USCITA: 27 OTTOBRE 2015 Halo 5: Guardians sarà un titolo che presenterà alcuni elementi che hanno caratterizzato i precedenti capitoli della saga e apporterà novità pensate per sfruttare al meglio la potenza dell’hardware e dell’ecosistema di Xbox One.

CALL OF DUTY: BLACK OPS III USCITA: 6 NOVEMBRE 2015 Call of Duty: Black Ops 3 è il primo titolo destinato alla nuova generazione della acclamata serie Black Ops. Sviluppato da Treyarch, il pluripremiato creatore dei due giochi più amati della storia di Call of Duty, catapulta i giocatori in un futuro contorto dove una nuova generazione di soldati Black Ops assottiglierà la linea che separa la nostra umanità dalla tecnologia militare robotica, sempre più all'avanguardia. Con tre modalità di gioco uniche: campagna, multiplayer e zombie, Black Ops 3 offrirà agli appassionati del genere il Call of Duty più profondo e ambizioso che mai.

RISE OF TOMB RAIDER (XBOX ONE ESCLUSIVA) USCITA: 10 NOVEMBRE 2015 Rise of the Tomb Raider è il sequel del reboot realizzato da Crystal Dynamics. Ritroveremo una Lara Croft cresciuta e temprata dall'esperienza della sua prima avventura, ossessionata dalle cose che ha visto e minacciata da una misteriosa organizzazione che vuole ucciderla per ciò che sa. Per scoprire la verità, la ragazza dovrà ancora una volta catapultarsi in una missione disperata, alla ricerca di una città perduta che nasconde tanti segreti.


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LE ULTIME USCITE

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FALLOUT 4 USCITA: 10 NOVEMBRE 2015 Bethesda Game Studios, i pluripremiati creatori di Fallout 3 e di The Elder Scrolls V: Skyrim, vi danno il benvenuto nel mondo di Fallout 4: il loro gioco più ambizioso di sempre e la nuova frontiera dei videogiochi open world.

STAR WARS: BATTLEFRONT USCITA: 19 NOVEMBRE 2015 DICE e EA presentano il loro nuovo gioco ambientato nell’universo fantascientifico di George Lucas. Prendi parte anche tu alle battaglie che hanno fatto la storia. Decidi da che lato stare. Guida i TIE-Fighter, gli X-Wing e i camminatori imperiali. Impersona Luke Skywalker e Darth Fener, creando scompiglio sui campi di battaglia. Sii quello che hai sempre sognato di essere! E ricorda... CHE LA FORZA SIA CON TE.

RAINBOW SIX: SIEGE USCITA: 1 DICEMBRE 2015 Rainbow Six Siege è il nuovo capitolo dell'acclamata serie di sparatutto in soggettiva, ispirato dalle azioni delle unità antiterrorismo mondiali. Rainbow Six Siege invita i giocatori a dominare l'arte della distruzione. Ti aspettano scontri ravvicinati frenetici, tecniche letali, tattica, gioco di squadra e azione esplosiva.

JUST CAUSE 3 USCITA: 1 DICEMBRE 2015 La repubblica di Medici nel mar Mediterraneo è governata dallo spietato generale Di Ravello, un dittatore dall’insaziabile sete di potere. Il tuo personaggio, Rico Rodriguez, è pronto a tutto pur di cacciare il generale. Esplora più 1000 km2 per terra, per mare e nei cieli, sfrutta un immenso arsenale di armi, accessori e veicoli, preparati a scatenare il caos nel modo più creativo ed esplosivo possibile.


ALLARME CARNE ROSSA, È DAVVERO COSÌ PERICOLOSA?

salute

S

ono ormai settimane che telegiornali e trasmissioni televisive sono invasi da servizi a proposito della decisione della Organizzazione mondiale della sanità di inserire le carni rosse all'interno della lista degli agenti cancerogeni, ovviamente al di là degli allarmismi e di molte falsità raccontate da sedicenti personaggi ci sono dei dati scientifici oggettivi ma la conclusione di questa analisi è tutt'altro che una novità. Nella lavorazione della carne vengono aggiunti dei conservanti che servono a prevenire la proliferazione di batteri come quello che produce la tossina botulinica (Chlostridium Botulinum) che sarebbe per noi fatali, questi conservanti sono I nitrati, I nitrati non vengono utilizzati sono per la lavorazione della carne ma anche come fertilizzanti, le piante prendono l'azoto dai nitrati per sintetizzare le proteine per loro necessarie. Il 20% dei nitrati in ambienti acidi, come il nostro stomaco, oppure ad alte temperature viene convertiti in nitriti, il primo problema dei nitriti e che sono in grado di legare

l'emoglobina riducendone la capacità di trasportare ossigeno ma la cosa più grave e che se si combinano con le ammine producono le Nitrosammine, un gruppo di molecole tristemente famoso per le sue notevoli capacità cancerogene in grado di modificare il DNA, le ammine non sono altro che una parte degli amminoacidi, componente essenziale delle proteine. L'effetto di questo immotivato allarmismo potrebbe indurre le persone ad eliminare la carne dalla propria dieta questo sarebbe un grave errore perché noi necessitiamo di molti amminoacidi essenziali presenti nella carne che noi non possiamo sintetizzare nonché del ferro importantissimo per le funzionalità respiratorie del nostro organismo. C'è da considerare inoltre che l'Italia ha un consumo di carne molto ridotto e ha prodotti di altissima qualità continuamente soggetti a controlli qualitativi quindi tutto questo discorso ci tocca in maniera minore, la conclusione che si trae da questa decisione dell'OMS non è dunque

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salute di Domenico Benvenuto

che la carne fa male in quanto carne ma che sono i nitrati e i processi di lavorazione industriale degli alimenti ad introdurre composti pericolosi per la nostra salute, questo era comunque già chiaro a tutti, basti pensare che fino ad un anno fa tutte le bevande senza zucchero contenevano l'aspartame che è una sostanza dannosa per i nostri neuroni sostituita ora con l'Acesulfame K, ora recenti studi dimostrano gli effetti collaterali di una forte ingestione di glutammato di sodio. Per salvaguardarci da questi composti dannosi basta informarsi sull'origine e sulla genuinità del prodotto che deve essere biologico e meno lavorato possibile e dobbiamo imparare a leggere le etichette del cibo e a riconoscere le sostanze potenzialmente dannose, perciò non cedete all'allarmismo e ricordate che come Ippocrate, il padre della medicina, diceva “Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”.


STORIA

TIBET.

Tibet”. Un nome che alla sola pronuncia evoca immagini di una terra da molti considerata fuori dal mondo, una nicchia, un’oasi sul “tetto del mondo” – com’è spesso definito il Monte Everest, parte della catena himalayana sul cui altipiano sorge per l’appunto la Regione Autonoma del Tibet. L’endonimo della regione è Bod, pronunciato solitamente “Bhö”, che, a detta degli esperti, nulla a che vedere con i vari esonimi con cui il paese è oggi conosciuto, come i nomi cinesi Xizang, Tufan e quello occidentale di Tibet appunto. Il termine sembra essere entrato in uso nelle lingue occidentali solo dalla fine del XIX secolo quando – a quanto pare – per mediazione di lingue come il Turco e l’Arabo, tale termine venne utilizzato la prima volta ad indicare la regione più alta del paese, poi convenzionalmente utilizzato per l’intera regione. (fig1) In antichità il Tibet ha costituito, storicamente, la dimora di importanti regni che, a cavallo tra le potenze imperiali della Cina e il susseguirsi più o meno tumultuoso delle numerose dinastie settentrionali in quella che oggi sono l’India e il Nepal, hanno sempre dato riprova

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storia di Alfonso Cesarano

tanto della loro potenza quanto della loro importanza culturale che permea ancora nella storia contemporanea della regione. Sebbene erroneamente ritenuta la casa del Buddhismo – che, per rammentare, è l’India – il Tibet è stato ed è sicuramente l’unico posto sulla Terra dove di fatto il Buddhismo ha avuto maggiore successo e continuità. Storicamente, però, è risaputo che il tipo di Buddhismo praticato oggigiorno in Tibet dalla quasi totalità della popolazione non nomade, appartiene ad una particolare corrente tra le tre comunemente conosciute e definite “veicoli”: Hinayana (“del piccolo veicolo”), Mahayana (“del grande veicolo”) e Vajrayana (“del veicolo adamantino”); è proprio quest’ultima la corrente che per attribuzione si ascrive al culto tibetano, permeato però da elementi della religione autoctona conosciuta come Bön – storicamente precedente alla diffusione degli insegnamenti del Buddha nella regione per opera, secondo la mitologia tibetana, del “bodhisattva” (“che racchiude in sé il seme dell’Illuminazione”) Avalokiteshvara, molto venerato dai buddhisti di tutto il mondo.

Tristemente noto per le continue dispute e barbarie perpetrate ai danni di cittadini e rappresentanti della dottrina tibetana da parte del governo di Pechino, il Tibet ha ancora oggi un governo autonomo in esilio situato nello stato indiano del Bhutan, dove di fatto vive ancora oggi una cospicua comunità tibetana. Le ragioni dei conflitti con la Cina sono per lo più legati a motivi di amministrazione ed egemonia politica, ostilità forse inasprita anche dalla chiusura quasi totale del Tibet al resto del mondo che ha caratterizzato la sua storia già da tutto il secolo scorso. La stessa identità tibetana – qui intesa come le singole identità etniche non “han”, ovvero non cinesi – è messa in discussione, sempre più scoraggiata e messa da parte dagli stessi tibetani, a tal punto che anche la lingua Tibetana (nella sua forma odierna) ha un numero di parlanti nativi sempre inferiore a favore del Cinese Mandarino, la lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese. Il Tibetano è di fatto ancora insegnato nella capitale Lhasa, ma in scuole che noi definiremmo “private”, mosse proprio dalla speranza che con la salvaguardia della lingua si possa salvare anche la stessa identità dei tibetani. A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 l’asprezza dei conflitti tra il Tibet e la Cina raggiunse livelli preoccupanti a tal punto da attirare l’attenzione internazionale su di sé. Fu un incontro diplomato tra l’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon che, a Pechino, il “problema del Tibet” sembrò nominalmente superato. “Nominalmente” perché, di fatto, raid militari sono sempre più soventi nella regione ancora oggigiorno, in particolare a Lhasa. Il vice del quattordicesimo ed attuale Dalai Lama, Panchen Lama, nella prima decade degli anni 2000 ha iniziato un lento processo di dialogo col governo di Pechino lasciando trapelare una qualche speranza circa le sorti del paese.


ALEXANDER enogastronomia

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enogastronomia

L’Alexander è un cocktail a base di cognac (sebbene oggi venga utilizzato il brandy al posto del cognac che è comunque un distillato di vino e se pure meno pregiato è tuttavia ottimo in miscibilità e con costi molto meno elevati), con crema di cacao scura e crema di latte. È un cocktail storico, compare già nelle prime guide di inizio ‘900, ma proprio per questo vi sono molte ipotesi legate all'origine di questo drink. I primi ricettari che certificano la preparazione di un cocktail denominato Alexander sono il "Jack' s Manual" scritto da J. A. Grohusko nel 1910, e il "Straub's manual of mixed drinks" del 1913, ma la ricetta, totalmente differente, prevedeva l'uso di rye whiskey e Bénédictine. La ricetta attuale denominata con il nome corrente compare la prima volta nel testo "New bartender's guide" redatto da Charles S. Mahoney e Harry Montague nel 1914. Una leggenda, poco accreditata, afferma che il cocktail fu creato da Troy Alexander, barista del ristorante Rector’s di New York agli inizi del ‘900, per festeggiare il successo della campagna pubblicitaria della Delaware, Lackawanna and Western Railroad: rifacendosi al vestito bianco della mascotte, Phoebe Snow, creò un cocktail basato sulla crema di latte. Più probabile che il cocktail sia nato in Inghilterra nel 1922 ad opera di un famoso barman dell’epoca, Harry MacElhone, che in quel periodo lavorava al Ciro’s Club di Londra. MacElhone volle omaggiare la Principessa Mary che sposava Lord

Henry Lascelles , creando un cocktail dal colore bianco come l’abito della giovane sposa: al posto del cognac si usava il gin e al posto di quella scura si usava la creme de cacao chiara. La miscela, profumata, è oggi rimasta quasi inalterata. Oltre ad aver sostituito il gin si è preferita la crema di cacao scura al posto di quella chiara, anche se in realtà per l’effetto scenico è meglio usare la crema di cacao bianca.

di Ivan Cibele

un discreto, ma non eccessivo, grado alcolico. Tutto ciò lo rende un perfetto after dinner indicato per quelle persone che non amano le bevande troppo alcoliche. Il suo gusto inizialmente piuttosto caldo, quasi aggressivo, diventa poi cremosamente avvolgente lasciando a lungo in bocca dolci sensazioni di cacao al latte e di brandy.

Il nome corretto del cocktail sarebbe Brandy Alexander, anche se fino al 2004 era annoverato fra i cocktail ufficiali IBA semplicemente come Alexander. Sembra inoltre che nei primi ricettari fosse indicato come Panamà. Non è ben chiara l’origine del nome Alexander: potrebbe essere dedicato ad Alessandro Magno, il grande condottiero macedone; oppure al maresciallo Alexander, che divenne conte di Tunisi dopo la vittoria a El Alamein sulle truppe dell'Asse dell’armata corazzata italo-tedesca nel 1943; ma anche al letterato Alexander Woollcott; o allo zar Alessandro II di Russia; potrebbe infine prendere il nome dal suo ipotetico creatore Troy Alexander del Rector’s di New York. L’Alexander si prepara shakerando i tre ingredienti in parti uguali e versandoli in una doppia coppa ben fredda, completando con una spolverata di noce moscata. Di color caffelatte ha come caratteristiche fondamentali la sua cremosità, è molto vellutato al palato, ed il suo intenso profumo di noce moscata e di cioccolato dolce, oltre ad

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