Collezione della classe III D del Liceo scientifico statale Leonardo da Vinci di Firenze
Mu.Vi.S.Ca. Museo Virtuale della Scienza Casalinga
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Mu.Vi.S.Ca ‐ 2010 Museo Virtuale della Scienza Casalinga Collezione della III sezione D del Liceo scientifico statale Leonardo da Vinci di Firenze z
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Senza che chi le abita lo sappia fino in fondo, oggi le case sono una “collezione” di scienza applicata. Per Leonardo da Vinci non si dà scienza senza esperienza; noi vi invitiamo a far esperienza di MuViSCa, una “casa virtuale” i cui oggetti vi condurranno, cliccando sui loro nomi, a conoscere qualcosa dei principi scientifici che li rendono possibili e qualcosa della storia da cui provengono. Conclusa la visita forse farete un’ esperienza più consapevole e interessante anche con lavatrici, macchine fotografiche, thermos, telefoni … di casa vostra. Le Fonti
Una vite. Quanta scienza contiene una semplice vite? Questa, disegnata da Leonardo, può trovarsi in un elicottero o nel meccanismo di un macinino da caffè Prima di entrare …
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Gli obbiettivi della collezione Gli obbiettivi che ci siamo posti nel costruire la nostra ricerca e la nostra collezione sono i seguenti: ‐ individuare le curiosità e gli interessi che potrebbero spingere oggi al collezionismo scientifico, a partire da quelli degli autori del lavoro (studenti e insegnanti), anche confrontandosi con la storia delle collezioni scientifiche fiorentine e con la loro “forma” museale ‐ riflettere sul senso e sullo spazio della scienza nella società attuale ‐ riflettere sulla scarsa diffusione di una cultura realmente scientifica a fronte di una presenza costante della tecnologia nella vita quotidiana ‐ superare la passività del “consumatore” di tecnologia stimolando, con la nostra Collezione di Scienza Casalinga, la curiosità verso la conoscenza scientifica degli oggetti e delle macchine più comuni ‐ sperimentare le potenzialità e le difficoltà di un lavoro di gruppo collaborativo e creativo per tutti e ciascuno ‐ riflettere sul problema di comunicare efficacemente il lavoro, individuando un possibile destinatario in studenti di scuola media e coetanei degli autori (da cui la forma dell'allestimento con elementi di giocosità) ‐ creare una collezione che contenesse qualcosa del divertimento e delle “scoperte” di coloro che l'hanno costruita Torna
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Come abbiamo lavorato La classe, formata da 30 persone, ha lavorato (in 5 mesi) in due modi: ‐ a gruppo intero per la fase di studio del tema da scegliere per la collezione e della forma del suo allestimento (in classe); ‐ a piccoli gruppi per la fase di documentazione e preparazione delle schede (in classe, in biblioteca di istituto e a casa). ‐Le docenti (di fisica, scienze, lettere) hanno guidato le prime discussioni attorno alla storia delle collezioni lorenesi e al tema del “collezionismo”; hanno supportato il lavoro di ideazione e documentazione e dato le necessarie indicazioni per venire a capo dei principali argomenti scientifici affrontati; hanno dato una mano sul piano organizzativo. ‐ Si sono inoltre studiati e affrontati in classe, in modo pragmatico, alcuni problemi inerenti la comunicazione, per imparare a usare il software e preparare la struttura del power point. La nostra scelta è stata di utilizzare una struttura gerarchica, che annidasse gli approfondimenti storici e scientifici “dietro” gli oggetti della collezione. ‐ Le visite a tre delle mostre di Firenze Scienza sono state fondamentali anche per orientarsi in modo non solo teorico nel problema di “allestire un museo”
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Il collezionismo scientifico una brevissima introduzione Probabilmente gli esseri umani hanno sempre collezionato e conservato le cose che colpivano la loro fantasia, e la Natura è di certo da sempre la maggior fonte di meraviglie e di oggetti curiosi. E’ tuttavia a partire dal XV secolo che si cominciano a raccogliere collezioni tematiche vere e proprie, destinate a essere via via anche aperte a amici, visitatori autorevoli, infine al “pubblico”, magari pagante un biglietto di ingresso. Si collezionano lapidi antiche, iscrizioni, monete, reperti archeologici, di cui si pregia la rarità e l'antichità; quadri e statue di cui si pregia la bellezza; oggetti “strani” che provengano da paesi lontani o reperti naturali che suscitino stupore per la loro forma o per la loro incomprensibilità. Chi possiede una collezione, principi, grandi borghesi, potenti in genere, ne ricava piacere personale e soprattutto prestigio.
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Il collezionismo scientifico una brevissima introduzione •Con le scoperte geografiche e scientifiche che segnano il XVI e il XVII secolo l'ambito del collezionabile si amplia e tende a cercare la “Meraviglia del gran teatro del mondo”. In Toscana i Lorena ereditano le collezioni medicee e le ampliano in modo più organico, coniugando interessi volti alla bellezza con quelli volti al sapere ed all'utile: si comincia a formare la collezione della Specola, che ben presto i granduchi destinano anche alla istruzione pubblica. Alla Specola non vi sono etichette e didascalie, né cartelloni esplicativi, ma le vetrine permettono di conoscere i reperti del Nuovo Mondo, accanto alle riproduzioni delle Cere anatomiche, alle macchine per scrutare il cielo, agli esemplari di piante e animali. I granduchi collezionano però, oculatamente, anche piante animali oggetti di tutti i giorni utili sul piano economico. Affidano per esempio a pittori come il Bimbi il compito di conservare in immagini, scientificamente esatte e capaci di ricreare le relazioni “ambientali”, l'aspetto di zucche, meloni, mosche, fiori … Quadri ed erbari descrivono un mondo meraviglioso nella sua quotidianità.
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Il collezionismo scientifico una brevissima introduzione •Con il Settecento e la cultura dei Lumi, il collezionismo dei principi si volge più direttamente all’istruzione, diventa “didattica” e ricerca sperimentale per promuovere la ricchezza delle nazioni. La scienza fa passi sempre più grandi e deve inventare le macchine che permettano di riprodurre i fenomeni naturali in laboratorio, per studiarli e comprenderne le Leggi. Attorno alle collezioni si strutturano scuole o università che le usano come laboratori; per le collezioni si organizzano le botteghe artigiane che costruiscano quello che la ricerca richiede. Non si pensa più alle collezioni solo in termini di “reperti”, ma si progettano e si finanziano “spedizioni” alla ricerca di quello che serve per completarle; si dà alle collezioni un ordinamento sistematico e scientifico attraverso la loro catalogazione. Alla “meraviglia” si è ormai sostituita la sistematicità e le collezioni scientifiche si separano da quelle di Belle arti; nel contempo la scienza produce tecnologia applicata all'economia e questa dà slancio allo sviluppo economico. La scienza e l'industria modificano il lavoro e la società: chimica e fisica studiano le energie e le loro scoperte alimentano anche l'immaginario di artisti e poeti.
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Il collezionismo scientifico una brevissima introduzione Il XIX secolo eredita, amplia e sviluppa le collezioni, le coniuga con le accelerazioni della scienza e mette in mostra le innovazioni nelle “Esposizioni universali”; l'elettricità, la fotografia, il telefono rivoluzionano la vita sociale. Le collezioni, ora patrimonio pubblico, si riorganizzano in chiave storica: ai musei d'arte si affiancano quelli di storia della scienza. Il Novecento, secolo tormentato da lutti infiniti, vede non raramente anche le sue collezioni stentare o perire nelle guerre; secolo di progressi straordinari vede aprirsi nuove vie alla ricerca. Negli anni più vicini a noi macro e microcosmo vengono sondati con strumenti elettronici e telematici: le Cere anatomiche sembrano ormai lontane anni luce dalla genetica e il telescopio di Galileo appare preistoria rispetto alle nanotecnologie. Le collezioni del futuro saranno diverse, forse solo virtuali, di certo dovranno trovare chi le finanzi, essere sostenute dal desiderio di sapere e dal diritto di studiare, confrontarsi con un mondo, che appare piccolo nella globalizzazione ma ha visto l'orma di un uomo sulla Luna, e che si interroga ancora sull'Universo, sui fiori, i meloni, le zucche, le mosche …
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Le Fonti
Bibliografia
Sitografia
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Bibliografia z z z z z z
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Bianucci, P., Le macchine invisibili, Milano, Longanesi, 2009 Calvino, I., Gli amori difficili, Torino, Einaudi, 1970 Calvino, I., Collezione di sabbia, Milano, Garzanti, 1987 Proust, M., La parte di Guermantes I, Milano, Mondadori, 1986 Dai Sijie, Balzac e la Piccola Sarta cinese, Milano, Adelphi, 2001 Catalogo del patrimonio storico del liceo scientifico statale “Leonardo da Vinci” di Firenze, a. c. di Borghi e Macii, (in corso di stampa) Firenze scienza. Le collezioni, i luoghi, i personaggi dell’Ottocento. A cura di M. Miniati, Firenze, Polistampa, 2009 Il Gabinetto di Fisica dell’Istituto Tecnico Toscano, a cura di P. Brenni, Firenze, Polistampa, 2009 Amaldi, U., Fisica. Idee ed esperimenti, Bologna, Zanichelli, 2008 L. Mammino, Chimica aperta, Firenze, D’Anna, 2007 H. Curtis, N.Sue Barnes, Invito alla Biologia, Zanichelli, 1996 Indietro
Sitografia Indichiamo soltanto i siti più consultati e utilizzati z Museo di storia naturale dell’università di Firenze www.msn.unifi.it z Fondazione scienza e tecnica di Firenze www.fstfirenze.it z Museo Virtuale della vita quotidiana www.muvi.cineca.it www.wikipedia.org z www.flickr.com • www.google.it z
La grafica delle stanze è stata creata utilizzando il software The sims 2 www.thesims2.it
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Le immagini
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Abbiamo posto la massima cura nel reperire le immagini da siti che le garantiscono libere da diritti d’autore; nel caso che per qualcuna si sia commesso un involontario errore ce ne scusiamo e provvederemo a sostituire l’immagine coinvolta.
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Abbiamo preferito dare le referenze iconografiche in queste schede e non nelle didascalie delle singole immagini per motivi di gradevolezza della impaginazione e leggibilità (alcune referenze sono lunghi elenchi di numeri e sigle ….!). Ove non altrimenti indicato, l’immagine è stata scattata e elaborata dagli studenti della classe.
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Referenze iconografiche • http://www.guidaacquisti.net/elettronica/segreteria‐telefonica.html • http://www.nikonclubitalia.com/forum/Vecchia‐segreteria‐telefonica‐t47003.html • http://www.euroelettrica.it/cgi‐bin/public/dettaglio_zanox.cgi?id_prodotto=84318 • http://blog.libero.it/Sagredo/view.php?nocache=1268065206 • http://www.consumer.philips.com/c/telefoni/12275/dec/_CORE_SERIES_PHONES_SU_IT_CONSUMER_true/it?showStaticD ecision=true • http://www.vikingop.it/1/1/2‐penna‐a‐sfera‐bic • http://www.texpromotion.it/toc.htm • http://accessori.volkswagen.it/Penne/penna‐a‐sfera‐pelikan‐125 • http://www.artofpewter.com/01_peltro_calamai.htm • http://genio.virgilio.it/questions/Perch_la_penna_si_chiama_biro_3506131712674/ • http://francescacaad05.freewebsites.com/concorso/dettaglio_strumento_storicita.html • http://www.la‐torre‐leivi.it/archivio/gaggero/Herschel_01.html • http://garigliettoinglese.blogspot.com/ • www.otticasilverio.it/ cgi‐bin/shop/details.as... • http://nuke.oversea‐uisp.com/Racconti/JCook1/tabid/122/Default.aspx • http://flickr.com/photos/samolo/2520837748/
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Collezionare "Ecco che come ogni collezione anche questa è un diario: diario di viaggi, certo, ma pure diario di sentimenti, di stati d' animo, di umori; (...) o forse diario soltanto di quell'oscura smania che spinge tanto a mettere insieme una collezione quanto a tenere un diario, cioè il bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie di oggetti salvati dalla dispersione, o in una serie di righe scritte, cristallizzate fuori dal flusso continuo dei pensieri. Il fascino d'una collezione sta in quel tanto che rivela e in quel tanto che nasconde della spinta segreta che ha portato a crearla." I. Calvino, Collezione di sabbia, Milano, Garzanti, pp. 10 sg.
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Cucire "La principessa della montagna della Fenice del Cielo portava un paio di scarpe color rosa pallido, di una tela robusta e morbida a un tempo, attraverso la quale si potevano seguire i movimenti delle dita dei piedi ogni volta che premeva il pedale della macchina per cucire. (...) Quando si chinava sulla macchina per cucire, il lucido ripiano rifletteva il colletto della sua camicia bianca, il viso ovale e lo splendore degli occhi, senz'altro i pi첫 belli del distretto di Yong Jing, se non di tutta la regione." Dai Sijie, Balzac e la Piccola Sarta cinese, Milano, Adelphi, 2001, p. 27
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Lo Studio Collezione di minerali Telescopio
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Calcolatrice
Macchina da cucire
Penna a sfera
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Calcolatrice
La calcolatrice è un dispositivo in grado di eseguire calcoli numerici. Le calcolatrici moderne spesso incorporano un microcomputer ad uso generico. Sono progettate per implementare la praticità d'utilizzo nel compiere specifiche operazioni, possono essere di formato “da tavolo” o portatili.
Calcolatrice a 10 cifre
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
Il primo dispositivo di calcolo fu “la Pascalina”, costruito nel 1645 dal matematico francese Blaise Pascal; essa eseguiva però soltanto addizioni. In seguito, fu il matematico tedesco Gottfried Leibniz a inventare la prima macchina calcolatrice in grado di eseguire anche le moltiplicazioni grazie ad un innovativo meccanismo chiamato traspositore. L'800 vide lo sviluppo di altre macchine che ebbero una grande importanza nella storia delle calcolatrici: nel 1822 Charles Babbage iniziò a lavorare alla Difference Engine, la quale doveva servire a riscrivere le tavole logaritmiche che, altrimenti, calcolate a mano, presentavano numerosi errori; nel 1882 Herman Hollerith del MIT realizzò le prime macchine calcolatrici elettriche funzionanti a schede perforate. Nel 1936 Alan Turing schematizzò i limiti delle macchine calcolatrici, ponendo le definizioni di quella che sarebbe diventata famosa come macchina di Turing. Dalla fine dell'800 agli anni Sessanta del ‘900, le calcolatrici meccaniche, funzionanti a manovella o tramite un motore elettrico, dominarono il mercato da ufficio. I maggiori fabbricanti americani furono Burroughs, Remington e Rand, mentre in Italia l'Olivetti diventò leader mondiale La prima calcolatrice portatile (1971) è stata la Sharp EL‐8: pesava circa mezzo chilogrammo, aveva un display fluorescente a vuoto, batterie ricaricabili NiCd e inizialmente veniva venduta per 395 dollari.
Vecchio calcolatore
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Principi di funzionamento Il calcolo meccanico, nell'accezione moderna, comprende strumenti che permettono di eseguire da una a quattro operazioni in modo automatico, grazie a meccanismi azionati a mano o da un motore elettrico. Le operazioni vengono eseguite grazie a degli ingranaggi o delle cremagliere che permettono di sommare due numeri, riportando anche l'importo. Nelle macchine meccaniche addizionatrici più semplici, la sottrazione viene effettuata per complemento. Nelle addizionatrici più complesse la sottrazione viene eseguita direttamente, ad es. girando una manovella nel verso opposto a quello usato per addizionare. Nelle calcolatrici che permettono le quattro operazioni la moltiplicazione viene normalmente eseguita tramite addizioni ripetute, la divisione tramite sottrazioni ripetute. Solitamente, nelle macchine più recenti, i dati vengono inseriti tramite una tastiera ed il risultato viene stampato su di un nastro di carta. In altri tipi di macchina i dati vengono inseriti girando dei dischi numerati o spostando delle levette ed il risultato appare in un visualizzatore meccanico.
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Macchina da cucire
È un'apparecchiatura meccanica o elettromeccanica impiegata per unire, mediante una cucitura, stoffe o pelli attraverso il passaggio tra i due strati di materiali, di uno o più fili di cotone o altro per mezzo di un ago oscillante in modo alternato dall'alto verso il basso. La macchina per cucire di ultima generazione è elettronica e dotata di software 3D per la progettazione dei capi, infatti ormai anche nel campo delle macchine per cucire è entrato il computer con molti sofisticati programmi. Attraverso questi programmi è possibile visualizzare forme già pronte e crearne altre, applicandole in modo virtuale sui tessuti (i quali possono essere scelti nel data base del sistema così come la qualità il colore e il filo per cucire). Una volta visualizzato il progetto del lavoro sullo schermo della macchina, è possibile eseguire il ricamo desiderato; in alcuni modelli la macchina da cucire è collegata ad computer esterno tramite connessione wireless e è il computer a gestire i processi del ricamo e della cucitura.
Storia
Una macchina da cucire modernissima con schermo HD.
Principi di funzionamento
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Storia
È estremamente difficile definire con precisione chi sia stato l’inventore della macchina da cucire, una delle macchine economicamente e socialmente più importanti mai realizzate. La storia comincia a Londra nel 1755, quando un immigrato tedesco, Charles Frederick Wiesenthal, ottiene un brevetto per un ago da utilizzare per cucire meccanicamente, anche se non esistono ancora macchine che possano utilizzarlo. Solo 34 anni dopoThomas Saint inventò quella che è generalmente considerata la prima macchina per cucire. Il suo sviluppo si sposta prima in Austria e poi in USA, dove sono brevettate macchine nel 1814 e poi nel 1818. In Francia è Barthelemy Thimonnier che riceve un brevetto dal governo nel 1830; egli per la sua macchina, costruita interamente in legno, utilizzò un ago spinato. Egli riuscì ad ottenere anche un contratto per la costruzione di un certo numero di macchine che poi verranno utilizzate per cucire le uniformi dell’esercito francese. Così nacque una fabbrica con 80 macchine che però venne subito presa d’assalto da un gruppo di sarti che temevano di finire in miseria Dopo tutta una serie di invenzioni minori, nel 1844 Elias Howe, agricoltore statunitense, completa il suo primo prototipo di macchina da cucire, brevettata un anno dopo, ma che inizialmente non ebbe molto successo. Solo in seguito le aziende e le fabbriche iniziarono ad usare le macchine Howe, facendo la fortuna del suo inventore. La più grande e fortunata fabbrica di macchine da cucire fu comunque quella di Isaac Singer, che non inventò nessuna miglioria tecnica, ma aprì il mercato casalingo delle macchine da cucire con fabbriche negli Usa, nel Regno Unito, in Italia ed esportò milioni di esemplari in tutto il mondo.
Antenati
Charles Fredrick Wiesenthal, primo inventore
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Questo è uno dei primi modelli di macchina a cucire: esse erano azionate a mano. La mano destra ruotava la manovella applicata al volano riproducendo il movimento dell’ago, della spoletta e anche quello del tessuto per trascinamento; mentre la mano sinistra controllava il posizionamento del tessuto e lo indirizzava. Vecchia macchina da cucire a manovella Singer.
Le macchine successive a quelle a manovella furono a pedale: il movimento dell’ago si otteneva con l’oscillazione di un pedale che si trovava sotto il tavolino sopra il quale era inserita la macchina, questo era collegato ad una cinghia che trasmetteva il movimento, così entrambe le mani erano libere per l’indirizzamento del tessuto. Vecchia macchina Necchi a pedale.
Nelle macchine più moderne il movimento è prodotto da un motore elettrico: il comando d’azionamento del motore è dato da un pedale che viene schiacciato con il piede oppure nei modelli industriali viene utilizzata una leva che viene messa in moto tramite lo spostamento laterale del ginocchio. Modello moderno di macchina da cucire
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Principi di funzionamento
Il principio di funzionamento prevede l’utilizzo di un filo, quasi sempre di cotone, che viene fatto passare attraverso le due parti da unire attraverso l'impiego di una bobina oscillante che segue il movimento dell’ago.
Funzionamento di una macchina da cucire
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Segreteria telefonica
La segreteria telefonica è uno strumento per telecomunicazioni che viene collegato alla linea telefonica, solitamente in derivazione ad un telefono.
Moderna segreteria telefonica con memoria a stato solido
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
La storia di questo strumento è abbastanza recente. Inizia in Italia nel 1965 quando Arnaldo Piovesan, per migliorare gli ordini di produzione di un’industria farmaceutica a Milano, ne brevettò un primo modello. Successivamente l’ “At&t”, una compagnia telefonica americana, acquistò il brevetto, permettendo così una rapida diffusione. Le prime segreterie telefoniche funzionavano utilizzando dei nastri magnetici, piccole cassette però con poche funzionalità di registrazione. L'introduzione delle memorie a stato solido, ha permesso un notevole miglioramento tecnologico dello strumento: riconoscimento della voce, possibilità di scelta multipla, ecc... Le segreterie telefoniche sono ormai presenti anche in telefoni mobili, computer e collegate ad apparecchi facsimile.
Uno dei primi modelli di segreteria telefonica
Microcassetta audio, utilizzata prima della diffusione delle memorie a stato solido
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Principi di funzionamento Dopo aver eseguito un numero prefissato di squilli, la segreteria telefonica risponde alla chiamata producendo inizialmente un messaggio, e poi, in seguito, esegue una registrazione di ciò che è detto dal chiamante. Diverse segreterie telefoniche permettono la consultazione dei messaggi archiviati anche da più tempo sul proprio apparecchio, attivando la segreteria ed immettendo uno codice segreto. Alcune apparecchiature dispongono inoltre di un impostazione "salva‐scatti". Ciò permette, nel caso in cui non ci siano messaggi da ascoltare, che esse rispondano dopo 4 o 5 squilli, mentre se sono già presenti dei messaggi, possono rispondere dopo 2 o 3 squilli. In questo modo, c'è una velocizzazione nell'uso della segreteria e il proprietario che chiama per ascoltare eventuali messaggi registrati può non far intervenire la segreteria, evitando di pagare la telefonata se non sono stati ricevuti messaggi.
Immagine di un moderno modello di segretaria telefonica collegata a un telefono mobile
Immagine di una segretaria telefonica con memoria interna
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Computer
Un computer è un apparecchio elettronico che, strutturalmente, non ha niente di diverso da un televisore, semplicemente è progettato per svolgere altre funzioni. Si può affermare che il computer è in grado di compiere un'unica azione: eseguire istruzioni; dal momento in cui viene avviato al momento in cui viene spento, il computer esegue un'istruzione dietro l'altra senza mai nessuna interruzione. Anche quando sembra che non stia facendo niente, sta in realtà eseguendo ciclicamente un'istruzione di "attesa". Parlando di computer si deve distinguere fra Hardware e Software: ∙ per Hardware si intendono tutti i componenti fisici del computer (circuiti elettrici ed elettronici, cavi, supporti, e in generale tutto ciò che si può toccare materialmente); ∙ per Software si intendono tutti i programmi, i dati e i documenti che stabiliscono le procedure di funzionamento della macchina e che si trovano registrati sui dischi o nella memoria.
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
Il computer moderno nasce principalmente dalle idee di un grande matematico, Alan Turing, che negli anni quaranta del novecento riuscì a progettare una macchina ideale, basata su processi algoritmici, che in linea di principio sarebbe stata in grado di effettuare qualsiasi tipo di calcolo. Il primo progetto concreto portò alla costruzione di una macchina che si chiamava EDVAC. Tra gli ingegneri elettronici e i matematici che si occuparono della sua realizzazione c’era John Von Neumann , che si occupò di come dovevano girare i dati al suo interno. L'architettura di Von Neumann è ancora alla base del funzionamento dei normali computer. Un computer della potenza di EDVAC oggi non esiste, nel senso che noi lo considereremmo inadatto a svolgere anche i compiti più elementari. Per avere un'idea della velocità del progresso tecnologico in questo campo, basta pensare al fatto che la sonda americana Voyager, che negli anni '70 inviò sulla terra splendide foto dei pianeti esterni, inclusi gli anelli di Saturno, era dotata di un computer di bordo con 64 Kbyte di memoria RAM. All'epoca, si trattava di uno dei calcolatori più sofisticati mai costruiti dall'uomo.
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EDVAC (Electronic Discrete Variable Automatic Computer) il computer era basato sull'architettura di Von Neumann
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La pascalina è uno strumento di calcolo antenato della moderna calcolatrice. Essa è stata inventata dal diciannovenne, matematico e filosofo francese Blaise Pascal nel 1642 ed' è una macchina che permette di addizionare e sottrarre tenendo però conto del riporto. La macchina, a livello di principio, non era molto diversa da quella di Anticitera, e si basava, come l'abaco, sul valore di posizione. Infatti essa era formata da una serie di ingranaggi dentati con sopra scritti i numeri da 0 a 9. Il primo ingranaggio indicava le unità; ad ogni suo giro completo corrispondeva lo spostamento di un numero del secondo, che indicava le decine, e così via, fino alle centinaia di migliaia. Per farla funzionare bastava una manovella. Il suo limite stava nel fatto che permetteva solo addizioni e sottrazioni. La macchina di Anticitera, è il più antico calcolatore meccanico conosciuto. Gli storici la datano intorno al 150‐100a.C. La macchina fu trovata nel 1901 a bordo di una nave romana affondata. Nel 1951 Derek De Solla Price, dopo 20 anni di studio capì come funzionava riuscendo così a riprodurla. Si trattava di un'intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, che facevano parte di un elaborato meccanismo ad orologeria. Il meccanismo misurava 18x15 cm. Prevedeva il moto della luna lungo lo zodiaco , i movimenti del sole, le fasi lunari e le eclissi, sia solari che lunari. Con pochissime modifiche avrebbe potuto funzionare come un calcolatore matematico. Infatti, la sua logica di funzionamento, che era di molto superiore a quella degli orologi automatici ad acqua di quel tempo, sarà la stessa dei calcolatori meccanici che verranno costruiti prima di quelli elettronici.
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Principi di funzionamento All’interno del computer si possono individuare quattro componenti principali: Microprocessore: contiene la CPU (Central Process Unit o Unità centrale, che è il nucleo del computer) e i circuiti di controllo. Si tratta del componente che esegue le istruzioni dei vari programmi e sovrintende al funzionamento dell’intera macchina. Memoria RAM: (Random Access Memory): è la memoria dove vengono conservati i dati in corso di elaborazione (i documenti aperti) e le istruzioni del programma in esecuzione; si tratta di una memoria temporanea che si cancella completamente quando si spegne il computer. Memoria ROM: (Read Only Memory): è una memoria permanente di sola lettura che viene scritta una sola volta in fase di fabbricazione del computer, dopodiché non può essere più modificata (esistono però anche le EPROM ‐ Electric Programmable ROM ‐ realizzate secondo una tecnologia che consente, in particolari condizioni, la cancellazione e riscrittura del contenuto). Vi vengono registrate le informazioni fisse, come ad esempio tabelle di conversione di codici o le istruzioni del programma di avviamento (boot) che si attiva all'accensione della macchina. Hard disk: o Disco Fisso è la memoria permanente del computer, in cui si conservano tutti i documenti, i dati e i programmi. Viene usato come memoria di immagazzinamento (è detto per questo anche memoria di massa).
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Telefax Il telefax, spesso abbreviato in fax, è un servizio telefonico consistente nella trasmissione e ricezione di immagini fisse (tipicamente copie di documenti). Da un punto di vista tecnologico è uno standard di telecomunicazioni. Il fax, per estensione, è anche l'immagine fissa inviata e ricevuta e, sempre per estensione, è anche l'apparecchio telefonico che invia e riceve l'immagine fissa.
Un modello di Telefax
Storia
Principi di funzionamento
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Storia L'inventore scozzese Alexander Bain è citato come inventore del primo fax, brevettato nel 1843 e basato su un meccanismo elettromeccanico a pendolo. Nel 1861 fu impiegata per la prima volta una macchina anticipatrice dell'odierno fax, basata sul moto di un pendolo: il Pantelegrafo di Giovanni Caselli. Nel 1924 un tecnico della Radio Corporation of America (RCA), Richard H. Ranger, inventò il fotoradiogramma senza fili, in grado di trasmettere immagini via radio attraverso l'oceano atlantico. Una foto del presidente Calvin Coolidge divenne la prima immagine trasmessa elettronicamente attraverso l'oceano, tra New York e Londra, nel novembre 1924. Due anni dopo partì il primo sevizio commerciale dell'invenzione di Ranger. Un primo sistema telefax moderno, detto Hellschreiber, fu inventato nel 1929 da un pioniere della scansione e trasmissione dell'immagine Rudolf Hell. La tecnologia del telefax divenne praticabile su larga scala solamente verso la metà degli anni Settanta quando le tre tecnologie alla base (scanner, stampante e modem) avevano ormai raggiunto un sufficiente livello di sviluppo.
Alexander Bain, inventore del primo fax
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Principio di funzionamento L'apparecchio telefax è costituito essenzialmente da uno scanner, una stampante ed un modem combinati in un sistema specializzato. Lo scanner acquisisce l'immagine da un foglio di carta e lo converte in dati digitali che vengono inviati dal modem lungo la linea telefonica. L'apparecchio ricevente stampa l'immagine ricevuta su carta. Alcune macchine fax possono essere collegate ad un computer e possono essere usate per scansionare, stampare immagini e fare fotocopie: sono i cosiddetti multifunzione. Un computer è in grado di inviare e ricevere fax se dispone di un modem che supporti tale funzione. In questo caso può essere eliminato il passaggio per la carta, in quanto il messaggio ricevuto può essere visualizzato sul monitor e stampato solo se necessario. Le macchine telefax prodotte fino agli anni novanta utilizzavano stampanti termiche, che stampavano su rotoli di carta sensibilizzata al calore. Successivamente si sono utilizzate stampanti a trasferimento termico, ink‐jet e laser che stampano su carta comune in formato A4, la stessa impiegata nelle fotocopiatrici attuali.
Schemi di collegamento di un telefax alla linea telefonica
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Telescopio
Il telescopio è uno strumento che consente di osservare oggetti lontani. Un raggio luminoso viene concentrato dal telescopio su una zona più ristretta, permettendo così di osservare oggetti altrimenti troppo poco luminosi. La “potenza” di un telescopio dipende dal suo diametro. L’ingrandimento consente di osservare dettagli al di sotto del potere di risoluzione dell’occhio. Per concentrare un flusso luminoso si sfruttano due proprietà della luce: quella di rifrazione e quella di riflessione.
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
Agli inizi del Seicento, un costruttore di occhiali olandese, Hans Lippersheim, sistemò due lenti in modo da poter ingrandire le immagini di oggetti lontani. Ben presto questa invenzione venne ripresa e migliorata da uno scienziato italiano: Galileo Galilei. Egli arrivò a ingrandire le immagini di 23 volte contro le 3‐4 dei primi tentativi. Chiamò il suo strumento cannocchiale, ispirandosi alla sua forma di piccolo “cannone”, e per primo scrutò nel cielo. La concezione geocentrica, già messa in crisi sul piano teorico dagli studi di Copernico e dalle intuizioni di altri filosofi e scienziati del XVI secolo, ebbe il colpo di grazia sperimentale grazie alle osservazioni che anche il cannocchiale permise a Galileo. Niccolò Zucchi nel 1616 realizzò il primo telescopio riflettore, che poco dopo perfezionò Newton. William Herschel alla fine del 1700 avviò l'era dei telescopi riflettori, migliorando la funzionalità degli specchi; proprio con uno dei suoi grandi strumenti Herschel scoprì il pianeta Urano, il 13 Marzo 1781.
Telescopio di Galileo Galilei
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Dal piccolo cannocchiale di Galileo, i telescopi si sono evoluti fino a raggiungere dimensioni colossali. Sulle Hawaii, a circa 4200 metri di altezza, sono collocati i telescopi gemelli Keck I e Keck II, il cui diametro è di quasi 10 metri. Nel deserto dell'Atacama in Cile, è presente la più grande struttura astronomica fin qui realizzata: Il VLT, composto da quattro grandi telescopi da 8,2 metri l'uno, che per mezzo di una raffinata tecnologia, sono in grado di funzionare simultaneamente, raggiungendo le capacità di un unico telescopio da sedici metri. Di considerevole importanza è anche il telescopio “Hubble”: situato al limite dell’atmosfera terrestre l’Hubble ha consentito nuove e dettagliate osservazioni astronomiche ampliando l’orizzonte delle conoscenze scientifiche dell’Universo.
Il telescopio Hubble, uno dei più moderni strumenti di osservazione, con specchio primario di m. 2,4
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Telescopio in ottone con bussola nella base
Telescopio nautico in ferro e bronzo
Telescopio di Herschel
Telescopio con cui Harlow Shapley dal 1914 svolse ricerche dall'Osservatorio di Monte Wilsonul in California
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Principi di funzionamento Quando un fascio luminoso, incidendo attraverso l’aria, incontra una superficie piana (o Interfaccia, ad esempio vetro), parte della luce viene riflessa dalla superficie, cioè si propaga di nuovo sotto forma di raggio che si allontana dalla superficie come se “rimbalzasse” su di essa. La parte rimanente della luce entra nel vetro sotto forma di raggio rifratto. Poiché la luce può propagarsi attraverso il vetro, si dice che questo è trasparente: siamo così in grado di vedere attraverso di esso. La rifrazione provoca, eccetto nel caso particolare di incidenza perpendicolare alla superficie, una deviazione del raggio incidente, come se il raggio venisse “piegato” dalla rifrazione. L’angolo di rifrazione dipende dall’indice di rifrazione dei materiali attraverso i quali passa la luce.
Rifrazione e riflessione della luce
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Penna a sfera
La penna a sfera è di piccole dimensioni ed è composta da un tubicino contenente dell'inchiostro e da una sferetta in punta (da cui il nome “a sfera”) dalla quale l'inchiostro stesso esce sul foglio. Comunemente chiamata biro è uno strumento per scrivere su carta.
Immagine di una penna a sfera
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
Per arrivare alla prima penna a sfera che scrive su carta (nel 1888 John Loud brevettò penne in grado di trasferire l’inchiostro sulla pelle per mezzo di una sfera girevole) bisogna attendere il 1935. Due cecoslovacchi, Frank Klimes e Paul Eisner commercializzano una penna in cui l'inchiostro è forzato verso la sfera da un pistoncino, chiamandola “Rolpen”. Finchè László Bíró e il fratello Georg, produssero la loro prima “Stratopen” nel 1938, in Ungheria. A causa dei prezzi elevati le prime esperienze di commercializzazione furono negative e fecero sì che i fratelli Biro cedessero i diritti di utilizzo ad un barone francese: Marcel Bich. Nel 1950 l’impresa del nobile francese, avendo risolto anche alcuni problemi tecnologici, commercializzò con successo la penna con la sua impresa: la “Bic”. La penna fu venduta ad un prezzo molto più economico, permettendone la diffusione.
Immagine di una comune penna a sfera con cappuccio
Immagine di una moderna penna “Bic ”
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L’ antenata più remota della penna a sfera (anche se non presenta le stesse caratteristiche ) è la penna d’oca, la quale veniva intinta in un calamaio contenente inchiostro. In seguito fu sostituito alla penna d’oca un pennino d’acciaio per aumentarne la robustezza Nell'Ottocento si scriveva con cannucce di legno dotate di pennini d'acciaio. Questi erano costruiti a mano e di conseguenza presentavano costi costosissimi. Le prime penne stilografiche, con serbatoio di inchiostro incorporato, vennero introdotte alla fine del XIX sec., dopo che nel 1780 l’artigiano Scheller di Lipsia ne aveva sviluppato un prototipo in bronzo e corno.
Immagine di una penna d'oca con calamaio
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Principi di funzionamento La struttura della penna a sfera è generalmente realizzata in plastica o acciaio. La punta viene costruita in ottone, in alpacca o in acciaio inossidabile. E’ presente una camera interna (una cannetta in plastica) riempita con un inchiostro che viene fornito alla punta. Questa, grazie al rotolamento costante di una piccola sfera metallica (del diametro compreso tra 0.47 e 1.5 millimetri), distribuisce sulla carta l’inchiostro che al contatto con essa si secca quasi immediatamente. In alcuni modelli è presente anche un bottone all’estremità della penna che, se schiacciato, permette alla punta di uscire e ritirarsi tramite una molla che si può liberare (chiusa) o bloccare (aperta).
Immagine della struttura interna della punta di una penna a sfera
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●►Nome: Opale di Fuoco ●►Provenienza: Transilvania, Stati Uniti, Australia ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: Amorfo ●►Colore: incolore, rosso, arancio, giallo, verde, blu e bianco. ●►Striscio: polvere bianca ●►Durezza: 5-6,5 ●►Lucentezza: vitrea o madreperlacea ●►Formula Chimica: SiO2·nH2O É un minerale amorfo (cioè privo di struttura reticolare), pertanto non si presenta mai in cristalli, bensì in vene, noduli e croste di vari colori, talora con iridescenze stupende.Gli opali nobili e gli opali di fuoco messicani, sono utilizzati come gemme preziose di gran valore. L'opale nero, molto raro, è il più pregiato di tutti perchè le iridescenze risaltano straordinariamente su di un fondo molto scuro (grigio, blu, viola o verde). La superficie curva è la più adatta a mettere in evidenza i lampi di colore così caratteristici dell'opale nobile (arlecchinamento).
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●►Nome: Corindone (Rubino) Rosso ●►Provenienza: BIrmania, Siam, Sri Lanka ●►Classe minerealogica: Ossidi ●►Sistema cristallinico: Trigonale ●►Colore: rosso, rosso-violaceo o rosato ●►Striscio: Polvere bianca ●►Durezza: 9 ●►Lucentezza: vitrea, fino a subadamantina ●►Formula Chimica: Al2O3 Il Rubino è una varietà di corindone; fluorescente ai raggi UV; il rubino può essere trattato ed anche prodotto sinteticamente. L'utilizzo del rubino è principalmente in campo gemmologico (quando non si ha qualità da taglio), dove occupa per bellezza, rarità e durezza (e quindi valore economico) un posto di primissimo piano; ha mercato anche in campo collezionistico ed in cristalloterapia, dove si usano radici di rubino.
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●►Nome: Smeraldo (Berillo) ●►Provenienza: Colombia, Rhodesia, Brasile ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: Esagonale ●►Colore: verde ●►Striscio: polvere bianca ●►Durezza: 7,5-8 ●►Lucentezza: vitrea ●►Formula Chimica: Be3Al2Si6O18 Lo Smeraldo è una varietà di berillo (ha quindi struttura e proprietà di questo minerale); può avere fluorescenza rossa ai raggi UV; può essere trattato con oli e bagni coloranti per mascherare fratture ed eventuali disomogeneità, ma anche con vernici e rivestimenti in plastica. Esso si utilizza per l'estrazione del berillio, ma se cristallizza in qualità da taglio viene venduto in gioielleria ed è la regina delle pietre verdi (il verde smeraldo infatti è un colore irraggiungibile). Ha notevole importanza nel campo del collezionismo mineralogico.
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●►Nome: Quarzo Ametista ●►Provenienza: Brasile, Uruguay, Canada ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: ●►Colore: violaceo ●►Striscio: polvere bianca ●►Lucentezza: vitrea ●►Durezza: 7 ●►Formula Chimica: SiO2 Ciò che caratterizza l'Ametista dalle altre varietà di quarzo è il colore violaceo e il maggior sviluppo delle piramidi terminali. Le ametiste alla temperatura di 400-500 °C diventano dei quarzi citrini. I minerali di Ametista si formano essenzialmente all'interno di geodi nelle rocce basaltiche. L'uso principale dell'ametista è quello gemmologico. Le varietà che presentano colore limpido e intenso vengono tagliate in forma ovale o tondeggiante, con tagli a faccette, spesso a brillante.
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●►Nome: Azzurrite ●►Provenienza: Namibia, Arizona, Australia ●►Classe minerealogica: Carbonati ●►Sistema cristallinico: Monoclino ●►Colore: blu scuro nei cristalli, azzurro nelle masse terrose. ●►Striscio: polvere blu chiara ●►Durezza: 3,5-4 ●►Lucentezza: vitrea ●►Formula Chimica: Cu3(Co3OH)2 L’Azzurrite viene usata come colorante dopo essere stata ridotta in polvere, poiché sennò i cristalli darebbero un blu troppo profondo, tendente al nero; il problema di queste vernici è la tendenza all'alterazione che può causare variazioni cromatiche. Una volta tagliata risulta essere molto brillante ed ha bellissime sfumature, il problema è però la sua scarsa durezza.
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●►Nome: Acquamarina (Berillo) ●►Provenienza: Brasile,Russia, Madagascar ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: Esagonale ●►Colore: azzurro, azzurro-verdastro ●►Striscio: polvere bianca ●►Durezza: 7,5-8 ●►Lucentezza: vitrea ●►Formula Chimica: Be3Al2Si6O18 L’Acquamarina è una varietà di berillo (ha quindi struttura e proprietà di questo minerale); le acquemarine tagliate sono quasi sempre trattate termicamente (riscaldate a temperature superiori ai 400°C acquisiscono un colore azzurro intenso permanente), inoltre ne vengono anche prodotte di sintetiche. Gli usi vanno dall'estrazione del berillio, all'impiego in campo gemmologico ed ornamentale, al mercato collezionistico ed al discutibile campo della cristalloterapia.
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●►Nome: Topazio ●►Provenienza: Brasile, Russia, Giappone ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: Rombico ●►Colore: giallo, bruno, azzurro, rosa, rosso, verdastro, viola pallido, incolore ●►Striscio: concoide ●►Durezza: 8 ●►Lucentezza: da vitrea a grassa ●►Formula Chimica: Al2SiO4(F, OH)2 É una delle pietre preziose più antiche conosciute. Il Topazio presenta frequenti inclusioni liquide; in alcuni topazi azzurri si può osservare l'effetto ottico del gatteggiamento. Il principale utilizzo è in gioielleria, anche se la relativa abbondanza ne impedisce prezzi troppo elevati. Può essere utilizzato in polvere nel campo dell'ottica di precisione e per operazioni di politura (lucidatura dei minerali).
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●►Nome: Tormalina ●►Provenienza: Madagascar, California, Brasile ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: Romboedrico ●►Colore: tutti ●►Striscio: polvere bianca ●►Durezza: 7-7,5 ●►Lucentezza: vitrea ●►Formula Chimica: (Na,Li,Ca)(Mn,Mg,Fe,Al,Ti,Cr)9[(Oh,F)4(BO3)3Si6O18] Quella della tormalina è una famiglia mineralogica chimicamente complessa; presenta varietà usabili come gemme molto pregiate e che si rinvengono anche in cristalli di eccezionali dimensioni. Le varietà gemmologiche più note sono la rubellite di colore roseo o rosso-rubino, l'indicolite di colore blu-verdastro e la tormalina Paraiba di colore blu-verde neon. I cristalli si riconoscono grazie all'abito, alla durezza e alle striature esterne.
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●►Nome: Proustite ●►Provenienza: Cile, Messico, Germania ●►Classe minerealogica: Solfuri ●►Sistema cristallinico: Trigonale ●►Colore: rosso, rosso-arancio, grigio-rossastro ●►Striscio: polvere rossa ●►Durezza: 2-2,5 ●►Lucentezza: adamantina, submetallica ●►Formula Chimica: Ag3AsS3 La Proustite é un solfosale con predominanza di argento, é uno dei pochi solfuri non opachi e non metallici. Essa può essere impiegata per l'estrazione di argento, ma non é senz'altro uno dei minerali principali in questo campo. Viene tagliata come pietra semipreziosa e venduta come minerale da collezione, infatti ha un colore stupendo; purtroppo la sua scarsa durezza ne penalizza enormemente l’impiego.
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●►Nome: Zircone ●►Provenienza: Norvegia, Pakistan, Russia ●►Classe minerealogica: Silicati ●►Sistema cristallinico: Tetragonale ●►Colore: bruno-giallo, verde-giallastro, bruno-rosso, blu, nero ed incolore ●►Striscio: polvere bianca ●►Durezza: 7-7,5 ●►Lucentezza: adamantina ●►Formula Chimica: ZrSiO4 É un nesosilicato, a volte fluorescente, spesso raadioattivo. Dallo Zircone si estrae zirconio (ed a volte anche elementi radioattivi, a causa della ciarianza con l’uranio). Viene usato inoltre come refrattario, vetro speciale, abrasivo ed anticorrosivo in reattori atomici. Lo zircone viene anche tagliato per fini gemmologici e deve il suo successo al fatto che per lucentezza e fuoco è un'ottima imitazione del diamante.
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Esci
Fotografare "Con la primavera, a centinaia i migliaia, i cittadini escono la domenica con l'astuccio a tracolla. E si fotografano. Tornano contenti come cacciatori dal carniere ricolmo, passano i giorni aspettando con dolce ansia di vedere le foto sviluppate (...) e solo quando hanno le foto sotto gli occhi sembrano prendere tangibile possesso della giornata trascorsa, solo allora quel torrente alpino, quella mossa del bambino col secchiello, quel riflesso di sole sulle gambe della moglie acquistano l'irrevocabilità di ciò che è stato e non può esser più messo in dubbio. Il resto anneghi pure nell'ombra insicura del ricordo." I. Calvino, L'avventura di un fotografo, in Gli amori difficili, Torino, Einaudi, 1970, p. 36
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La Camera da Letto Macchina fotografica
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Cellulare Un telefono cellulare è una piccola radio ricetrasmittente con potenza inferiore a mezzo Watt e 8‐15 watt di portata che si collega con una rete di stazioni ricetrasmittenti a loro volta connesse da un centro di controllo con la rete di cavi fissi. Le stazioni ‐ in sigla BTS, stazioni radio base ‐ sono disposte in vertici di cellette che ricordano un alveare. Modello telefono cellulare con schermo full touch
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
Il telefono cellulare è stato inventato da Martin Cooper, direttore della sezione Ricerca e sviluppo della Motorola, che fece la sua prima telefonata da un cellulare il 3 aprile 1973. Ma solo dopo 10 anni la Motorola decise di produrre un modello dal costo di 4000 dollari. Negli ultimi anni radiofonia, informatica, satelliti artificiali, commutazione elettronica e fibre ottiche hanno rivoluzionato la tecnologia del telefono. Una conseguenza del confluire di queste novità è stata l'enorme e imprevista diffusione della telefonia mobile. Nel 2007 il 50% della popolazione mondiale aveva un cellulare. All'inizio del 2009 la percentuale è salita al 61%. Si arriverà al 90% nel 2010.
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Martin Cooper, (Chicago, 26 dicembre 1928) è considerato il padre del cellulare
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Antenati L’antenato del cellulare possiamo dire che è il radiotelefono, che usava uno standard di comunicazione denominato 0G. Il primo radiotelefono magnetico si deve all'intuizione di Riccardo Moretti, medico per tradizione di famiglia e fisico per vocazione. Nativo di Patrica in provincia di Frosinone, seguì con molto interesse gli studi di Gugliemo Marconi e l'invenzione del suo "telegrafo senza fili" del 1895 le cui trasmissioni consistevano nella irradiazione di impulsi, quelli del codice Morse. Dopo intensi studi, Moretti, il 17 marzo del 1905, depositò il brevetto del "radiotelefono magnetico", un apparecchio che metteva in comunicazione due corrispondenti tra loro, senza fili. Oggi potremmo definirlo l'antenato del telefono cellulare o della ricetrasmittente. Con il "radiotelefono magnetico" fu trasmessa per la prima volta la parola tra Roma e Tripoli.
Radiotelefono VHF Cobra MR F75 EU
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Principi di funzionamento La struttura ad alveare della BTS deve essere tanto più fitta quanto maggiore è il traffico telefonico previsto. In città, dove si è in tanti a parlare contemporaneamente, le cellule misurano poche centinaia di metri; in aperta campagna si estendono fino a 35 km. Numero e disposizione delle stazioni radio dipendono anche dalla presenza di eventuali ostacoli che impediscono la diffusione del segnale. La struttura a cellule permette di sfruttare a fondo la banda radio. Questa è suddivisa in sette ambiti di freuenza diversi, ognuno dei quali può ospitare un milione di utenti. Le celle hanno sei lati e ogni vertice ha una stazione radio base con frequenza diversa. Le cellule vicine usano frequenze diverse per non interferire tra loro, celle lontane possono usare le stesse frequenze perché la distanza, affievolendo il segnale, impedisce l’interferenza.L’utente in movimento passa da una cellula all’altra e altrettanto può fare il suo corrispondnte. Ci pensano i computer delle stazioni radio base a inoltrare la comunicazione alla cella di destinazione sulla rete di terra
Una BTS di tipo row land
Particolare delle antenne di una BTS
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Orologio digitale L'orologio è uno strumento di indicazione dell'ora e, in senso più generale, di misurazione del trascorrere del tempo. È costituito essenzialmente da un motore, da un sistema di trasmissione e di controllo dell'energia nonché da un vero e proprio indicatore del tempo: il quadrante. Dagli antichi orologi a pendolo ai moderni modelli a energia solare, in molte epoche l'orologio ha travalicato il significato per il quale è stato ideato ‐ quello di registrare appunto il passare del tempo ‐ finendo per diventare un vero status symbol, decodificatore degli usi e costumi di popoli differenti e di differenti generazioni.
Storia
Orologio digitale da parete
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Storia Il sole è il più antico orologio del mondo. Il primo metodo utilizzato per misurare il tempo è la meridiana; una linea d’ombra, gettata da una bacchetta su un quadrante diviso in ore, che si muove al passo del moto di rotazione e rivoluzione della terra. Vi erano poi orologi meccanici azionati a pesi, di solito il loro quadrante stava su torri o campanili, il tempo era un fatto pubblico. Si deve a Peter Penlein il primo orologio da tasca (1511). Nel 1790 ci fu l’invenzione dell’orologio da polso. William Hamilton Shortt ideò un orologio il cui pendolo era controllato da un altro pendolo per ridurre l’errore di tempo a un secondo all’anno. Del 1929 è l’invenzione dell’orologio al quarzo.
Antenati
Orologio al quarzo
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Antenati Con l'avvento degli orologi meccanici, già a partire dalle clessidre ad acqua con galleggiante ed indicatore fino all'orologio a pendolo, diviene naturale l'impiego del quadrante a lancette. Nella versione più nota, due o più indicatori, in genere di forma affusolata/allungata, ruotano sopra una scala in cui sono incise le indicazioni di ora, minuti e secondi. Gli assi delle lancette sono in genere coassiali, ma non sempre. Nei cronografi da polso esistono spesso quadranti minori all'interno del quadrante principale. Esistono o sono esistiti sistemi a lancette diversi da quello abituale. Nei primi orologi era impiegata una singola lancetta e le frazioni di ora potevano essere dedotte dalla posizione dell'indicatore tra due tacche di ore consecutive. In altri orologi vengono utilizzate lancette la cui estremità non ruota circolarmente ma si sposta avanti ed indietro lungo un arco. Alcuni modelli di orologi adatti per persone non‐vedenti hanno il coperchio del quadrante apribile in modo che la lettura dell'ora possa essere effettuata al tatto,i più recenti sono “parlanti” grazie a un microcip sonoro.
Meridiana murale in Piazza del Collegio Ghislieri a Pavia
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Mp3 Il lettore Mp3 riproduce musica in standard Mp3 (abbreviazione di Mpeg‐1 layer). Questo standard, che elimina i suoni non udibili dall'orecchio umano tramite un algoritmo, si è diffuso in Internet per supplire alla lentezza della rete. Infatti un brano in Mp3 si può scaricare in 20‐30 minuti mentre per il suo equivalente in wav o cd audio occorrerebbero circa 5 ore. Per dare un'idea della grandezza dell'Mp3 diciamo che in un CD‐Rom da 74 minuti ci facciamo entrare senza problemi circa 13,5 ore di musica in formato Mp3 a 128 Kb/s, cioè ad una qualità quasi simile a quella dei Cd originali. Gli mp3 si suddividono in tre grandi famglie: I lettori basati su hard‐disks,quelli basati su memorie flash e i lettori CD contenenti file in formato Mp3. Storia
Lettore Mp3 Samsung
Principi di funzionamento
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Storia
Il primo lettore Mp3 commercializzato fu il modello MPMan F10 nel marzo 1998 alla fiera CeBIT dalla compagnia sud‐ coreana "Saehan Information Systems“. Nel settembre del 1998 divenne famoso il lettore PMP300 che fu al centro di una causa legale tra la RIAA(Recording Industry Association of America), l’ Associazione americana dei produttori discografici, e il produttore Rio per una presunta infrazione del copyright delle canzoni memorizzate nel lettore. Il tribunale diede torto alla RIAA e permise la diffusione dei lettori MP3 nel mercato domestico. Storia del formato. La codifica MPEG nasce da un programma di ricerca finanziato dall’ unione europea dal 1987 al 1995. Il gruppo di lavoro era condotto da Karlheinz Brandenburg e Jurgen Herre. Tra i padri dell’ MP3 c’è il Piemontese Leonardo Chiariglione, laureatosi al politecnico di torino. Chiariglione ha contribuito ai lavori del Moving picture experts group. Il formato Mp3 si è affermato in modo travolgente in quanto, essendo i suoi file relativamente ‘’leggeri’’ possono essere scambiati con facilità via internet e si prestano a essere stivati a migliaia nell’ ipod nelle comuni chiavette che hanno sostituito i folppy. Con le memorie il supporto non solo non è più il vinile, ne il CD ma quasi scompare:decine di ore di musica stanno in una scheggia di silicio.
Leonardo Chiariglione, ingegnere italiano è considerato uno dei padri dell’ mp3
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Principi di funzionamento La soglia minima udibile per l'orecchio umano non è lineare.L’ algoritmo sfrutta questa particolarità, ma sfrutta inoltre anche la poca sensibilità dell’orecchio nell’ udire suoni di frequenze leggermente diverse, ma con livelli acustici abbastanza distinti. Questa compressione quindi elimina tutte le informazioni che l’orecchio non riesce a sentire. In un brano musicale le informazioni inutili sono talmente tante che permette al formato di compressione MP3 di riuscire a decimare lo spazio utilizzato dalle tracce su di un CD. Il formato MP3 è molto personalizabile, infatti permette di scegliere il bit‐rate ossia quanti dati devono essere memorizzati in un secondo, quindi tramite esso decidiamo quanto deve comprimere e perciò la qualità del formato finale. Oltre al bit‐rate si può anche scegliere la frequenza di campionamento. Le opzioni accettate partono da 8KHz fino a 48KHz. Abbiamo anche la possibilità di scegliere se la compressione da effettuare deve essere mono, stereo, dual o joint stereo
Modello di Cuffie auricolari
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Macchina Fotografica La macchina fotografica è uno strumento utilizzato per effettuare la ripresa di fotografie. È munita di numerosi dispositivi e accessori, per rendere pratico l'impiego e assicurare la buona qualità delle immagini, anche in difficili o particolari condizioni di ripresa. Le macchine fotografiche hanno una struttura portatile e differiscono tra loro per forma, dimensioni e caratteristiche tecniche diverse a seconda dell'uso cui sono destinate. Conosciamo differenti tipi di macchina fotografica, suddivisibili principalmente in: ‐ Macchina fotografica analogica ‐ Macchina fotografica digitale
Storia
Macchina fotografica digitale
Principi di funzionamento
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Storia Il termine deriva dal greco "phos e graphein" che equivale a "scrivere con la luce”. L'invenzione della fotografia è attribuita a Niepce che, agli inizi del 1800, fece numerose ricerche per valutare la sensibilità del cloruro di argento alla luce che lo portarono in breve tempo a realizzare la prima immagine fotografica. Ci vollero però alcuni anni per riuscire a rendere stabile l'immagine che era soggetta a rapido deterioramento. Furono perfezionati i materiali sensibili realizzando pellicole con supporto in celluloide e sviluppando le prime ottiche fotografiche chiamate poi obiettivi, fondamentali per la qualità della foto. Un grande passo avanti fu fatto nel 1960 con l'introduzione degli esposimetri nelle macchine fotografiche e successivamente di numerosi automatismi che negli anni ottanta hanno reso possibile messa a fuoco e l'esposizione completamente automatiche. Dall'inizio del XXI secolo in poi si sono evolute le fotocamere digitali che hanno raggiunto in molti casi risultati superiori alla pellicola grazie anche all'introduzione di sensori elettronici ccd sempre più sofisticati.
Antenati
Joseph Nicéphore Niépce (1765‐ 1833) fotografo e ricercatore francese
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Antenati
La camera oscura fu il primo strumento utilizzato per avvicinare e fissare le immagini. Aveva la forma di uno scatolone con a un lato un foro con una lente da cui passava la luce e dal lato opposto un vetro ricoperto da un foglio su cui appariva l'immagine perfetta degli oggetti esterni situati di fronte al foro. Fu utilizzata dai pittori a partire dal XVII secolo, per dipingere ritratti e paesaggi estremamente fedeli alla realtà. La macchina a bitume nacque come evoluzione della camera oscura. Nel 1816, il fisico francese Joseph Nicéphore Nìepce sostituì alla carta della camera oscura una lastra di peltro ricoperta con uno strato di bitume di Giudea (una specie di asfalto) che induriva e sbiancava nei punti colpiti dalla luce, mentre restava scuro là dove era rimasto in ombra: in questo modo si poteva fissare le immagini ottenute senza bisogno di ridisegnarle. Il dagherrotipo prende il nome dal francese Louis Jacques Daguerre che nel 1839 mise a punto un procedimento fotografico in cui le fotografìe erano fissate su una lastra di rame rivestita d'argento e trattata con vapori di iodio per renderla sensibile alla luce. Una volta impressa l'immagine, la lastra veniva sviluppata immergendola in vapori di mercurio e fissata con comune sale da cucina. La pellicola fu creata nel 1888 dall'americano George Eastman. Era usata in una macchina Kodak, leggera e facile da usare, che utilizzava una pellicola fotografica flessibile: con ogni pellicola si potevano realizzare 100 fotografie; finito il rullo, questo era rimosso e sviluppato.
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Principi di funzionamento Le componenti di base di una macchina fotografica sono tre: l'obiettivo, l'otturatore e il diaframma. L'Obiettivo converge i raggi luminosi riflessi dagli oggetti e ricompone l'immagine sul piano della pellicola. Il Diaframma serve ad aumentare o diminuire la quantità di luce che andrà ad impressionare la pellicola. È costituito da una serie di lamelle, regolate da una ghiera munita di scala graduata in numeri f; ruotando quest'ultima, le lamelle si avvicinano o si allontanano determinando l'intensità del fascio di luce che passa attraverso l'obiettivo. Il diaframma serve anche a determinare la profondità di campo, vale a dire la zona di nitidezza intorno al punto di messa a fuoco, più il valore f impostato sarà chiuso più avremo nitidezza verso l'infinito, viceversa a valori più aperti lo sfondo risulterà sfocato. L'Otturatore regola l'afflusso di luce. Solitamente è chiuso e si apre al momento dello scatto. E' costituito da una tendina che consente di regolare i tempi di esposizione da 1/30 a 1/2000 di secondo. Il giusto accoppiamento tempo‐ diaframma ci fornirà l'esposizione corretta per la nostra fotografia. In generale, il tempo di esposizione dovrà essere pari o superiore alla focale dell'obiettivo usato.
Funzionamento di una macchina fotografica Reflex
La Lavatrice La centrifuga gira come un mondo e i suoi abitanti sono gli indumenti riposti dalla coppia dei congiunti. si avvinghiano bagnati in un groviglio i rispettivi panni in capriola, sono rimasti questi i soli amanti, quegli altri se si afferrano è alla gola. (Guido Oldani, dal sito http://www.poiein.it/autori/N_O/oldaniTrepoesie.htm 24/02/2010) Avanti
Il Bagno
Pannelli solari termici
Asciugacapelli
Rubinetto Carta igienica e sciacquone
Medicina Acqua Lavatrice
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Asciugacapelli
L'asciugacapelli è un apparecchio utilizzato per disperdere l’umidità contenuta nei capelli, creando una corrente d’aria calda. Nacque dalla combinazione di un aspirapolvere con il motore di un frullatore. L’asciugacapelli è comunemente chiamato “phon”, facendo riferimento al vento caldo che si genera (tipicamente in alcune vallate della Svizzera) dal passaggio di un sistema nuvoloso per una catena montuosa, dal tedesco föhn, che a sua volta deriva dal latino Favonius.
Storia
Un asciugacapelli o “phon”
Principi di funzionamento
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Storia L’asciugacapelli venne inventato nel 1890 dall’americano Alexandre Godefoy; ma solo negli anni ‘Venti del Novecento, a Racine, nel Wisconsin, nacquero i primi asciugacapelli domestici che potevano essere tenuti in mano, invece di essere appoggiati a terra, ottenendo così un grande successo presso i consumatori, sebbene questi fossero ancora voluminosi, pesanti e poco efficienti. Da allora, sono stati brevettati diversi modelli di asciugacapelli, ma la maggior parte di essi è solo cambiata da punto di vista estetico: i meccanismi sono rimasti pressoché gli stessi.
Asciugacapelli o “caschi” in un Beauty salon a New York, USA, 15 Novembre 1961.
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Principi di funzionamento L’aria viene scaldata grazie ad una resistenza elettrica che sfrutta l’effetto Joule. Un motore elettrico aziona una ventola, facendola ruotare, in modo da aspirare l’aria e farla passare attraverso una o più resistenze; l’aria scaldata attraversa un tubo, che può variare di forma a seconda del modello, indirizzata infine verso l’esterno. Gran parte degli asciugacapelli moderni offrono la possibilità di regolare il calore dell’aria e l’intensità del getto, attraverso una serie di comandi. L’asciugacapelli è un elettrodomestico che viene utilizzato, oltre che per asciugare i capelli, anche per metterli in piega ed acconciarli. Nei saloni, i parrucchieri si servono anche del casco, un apparecchio in cui il getto di aria calda è convogliato sull'intera capigliatura attraverso una struttura che avvolge tutta la testa.
Meccanismi interni di un asciugacapelli
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Torna all’asciugacapelli Oltre alla regolazione della velocità e del calore, oggigiorno si trovano sul mercato asciugacapelli con funzioni aggiuntive: • Colpo di freddo: la resistenza viene interrotta premendo un pulsante, di conseguenza, l’aria che ne esce è a temperatura ambiente. Questa funzionalità è utilizzata per fissare la piega.
• Ioni: insieme alla resistenza viene incorporato nell’asciugacapelli un apparecchio che genera ioni negativi, grazie ai quali le gocce d’acqua sui capelli vengono scomposte in particelle microscopiche, parte delle quali viene automaticamente assorbita, velocizzando notevolmente il processo. Il capello viene idratato, in questo modo si evita che diventi troppo secco e che si elettrizzi. Di solito viene riservato all’uso professionale.
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Effetto Joule
Una corrente elettrica in un conduttore metallico è, come ben sappiamo, un movimento orientato di elettroni al suo interno (a muoversi sono gli elettroni dei livelli energetici più esterni che sono praticamente liberi). Gli elettroni, nel loro moto, urtano incessantemente contro gli ioni del reticolo del conduttore e trasmettono loro una certa quantità di energia. E' chiaro quindi che gli elettroni, tramite questi urti, comunicano al conduttore del calore per cui esso (il conduttore) si scalda, cioè la sua temperatura (che indica il valore medio dell'energia cinetica delle particelle che lo compongono) aumenta. L'effetto di riscaldamento che una corrente elettrica produce nel conduttore si chiama effetto Joule (in onore del fisico inglese che descrisse il fenomeno attorno al 1840).
L'effetto Joule, è quel fenomeno per cui un conduttore attraversato da una corrente elettrica dissipa energia sotto forma di calore in quantità direttamente proporzionale al quadrato dell'intensità della corrente elettrica che lo attraversa. Il fenomeno ha spesso implicazioni negative, poiché è causa di perdita di energia nelle linee di trasporto dell'elettricità ed in generale di qualsiasi circuito, nonché abbatte il rendimento delle macchine elettriche. È però alla base del funzionamento di molti dispositivi elettrici tra cui: la lampada ad incandescenza, l'interruttore magnetoterapico, il fusibile, il forno elettrico, l'asciugacapelli, lo scaldabagno elettrico.
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Rubinetto
Il rubinetto è un dispositivo di regolazione del flusso di acqua all'estremità (quindi regolazione dei flussi in uscita) o nel mezzo (quindi regolazione del flusso di passaggio) di un condotto o di un serbatoio, o di un tubatura (in questo caso si parla più propriamente di valvola).
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
I più antichi rubinetti erano del tipo a maschio e sono attestati fin dall'epoca romana. Il rubinetto a vite (o vitone) è attribuito all'inglese Thomas Grill, che l'avrebbe inventato agli inizi dell'Ottocento. Dagli anni Settanta del Novecento è stato messo a punto il miscelatore a dischi ceramici, benché i primi esperimenti di miscelazione siano più antichi.
Rubinetti di uno stabilimento termale a Montecatini, Pistoia.
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Principi di funzionamento La maggior parte delle vecchie valvole dei rubinetti usa un dischetto di gomma, un otturatore, che viene spostato, all’interno di un corpo, contro una sede, interrompendo così il flusso del liquido. La grande pressione di quest’ultimo è anche regolata dal tortuoso percorso ad S che l’acqua è costretta a seguire. Per i sistemi domestici ad alta pressione idrica, questo è irrilevante, ma per sistemi a bassa pressione, dove il getto d’acqua è molto importante, come per esempio le docce, è preferibile utilizzare una valvola a saracinesca.
Struttura della valvola di un rubinetto.
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Le valvole a saracinesca sono costituite da un corpo metallico in ghisa sferoidale o acciaio, che usano un organo otturatore, solitamente in metallo, dello stesso diametro del tubo, che viene posizionato nella sede perpendicolarmente al flusso, interrompendolo. Non vi è una resistenza al flusso quando il rubinetto è aperto del tutto, ma questo tipo di valvola comporta raramente una chiusura perfetta. Esistono al giorno d’oggi sensori ad infrarossi, che stanno sostituendo le valvole standard. Valvola a saracinesca
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Sciacquone Alla fine del 1500, l’invenzione dello sciacquone apportò un cambiamento positivo alle condizioni igieniche delle abitazioni. Questo permette infatti, attraverso un sistema fognario, lo scarico delle deiezioni mentre prima queste venivano gettate dalla finestra e, rendendo le strade dei luoghi malsani, causavano l’insorgenza di molte malattie.
Storia e principi di funzionamento
Getto d’acqua di uno sciacquone
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Storia e principi di funzionamento La funzione dello sciacquone ha sicuramente migliorato la qualità della vita quotidiana. Il primo, fu inventato in Inghilterra nel 1596 da John Harrington. Egli capì che aprendo una valvola, si liberava un flusso d'acqua che portava gli escrementi in un pozzo nero vicino all'abitazione. Questo però aveva un lato negativo: si alzava un odore molto sgradevole dal tubo di collegamento. Una soluzione a questo problema fu trovata da un'altro inglese Alexander Cummings, nel 1775. Questo posizionò dietro la tazza un sifone, ovvero un tubo a forma di S, che manteneva uno strato di acqua tra questa e il pozzo nero, coprendo così il cattivo odore. Dato che lo sciacquone utilizza molta acqua, ne è stato inventato uno a flusso differenziato che distribuisce l'acqua in base alle deiezioni.
Water in ceramica
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Carta igienica La carta igienica fu inventata ancora prima dello sciacquone. Intorno al 1390, in Cina si cominciò ad utilizzarla in foglietti separati. Questo utilizzo era però riservato solo all'imperatore e alla sua famiglia. In Occidente si diffuse dal 1857 grazie all'americano Joseph Gayetty. All'inizio la carta igienica veniva chiamata "Therapeutic Paper" perché conteneva un estratto della pianta di aloe e veniva considerata perciò un farmaco. La carta igienica in rotoli con fogli a strappo venne inventata nel 1879 dall'inglese Walter Alcock.
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Pannelli Solari Termici Il pannello solare termico è un dispositivo che serve a catturare l’energia del Sole e a trasformarla in energia termica. È composto principalmente da un pannello che riceve l’energia solare, che attraverso uno scambiatore viene accumulata in un serbatoio. Nei sistemi a circolazione forzata la circolazione dell’acqua è aiutata da una pompa . Esistono due tipi di pannelli o collettori solari: I collettori piani: che si possono utilizzare anche in condizione di cielo nuvoloso. I collettori a concentrazione: che sfruttano solo la radiazione diretta ma producono temperature dell'acqua più elevate. Una caratteristica comune dei pannelli solari è quella di avere la superficie nera, in modo da poter assorbire la radiazione solare il più possibile e rifletterne il meno possibile.
Storia
Pannelli solari termici
Principi di funzionamento
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Storia
Il primo esempio di pannello solare (eliometro) vero e proprio fu costruito dallo scienziato Horace‐Bénédict de Saussure. Un sistema analogo fu usato dall’astronomo Sir John Herschel per cucinare il cibo nella nella sua spedizione in Africa nel 1830, inaugurando una tecnica di cottura oggi chiamata solar cooking. L’energia solare fu poi sfruttata, anni dopo, dallo scienziato francese Auguste Mouchot per la produzione di energia meccanica. Negli ultimi anni del XIX secolo ci furono notevoli progressi su diversi fronti: nel 1878 l’inglese William Adams cominciò la costruzione della prima torre a concentrazione per la produzione di energia elettrica, e nel 1885 il francese Charles Tellier utilizzò pannelli piani per la produzione di vapore, e l’ingegnere John Ericsson inventò i primi pannelli parabolici. Il primo sistema per la produzione di acqua calda per usi domestici fu brevettato, nel 1891, dall’ americano Clarence Kemp. Negli anni Venti si diffuse un sistema a circolazione naturale in cui l’acqua veniva accumulata in un serbatoio. Questo sistema fu chiamato “day and night water heater”. Pochi anni dopo fu realizzato il primo edificio il cui impianto di riscaldamento utilizzava una serie di pannelli solari, dando inizio alla diffusione su larga scala di questi dispositivi. Negli ultimi anni gli scaldacqua solari si sono diffusi particolarmente, e si è assistito così ad un forte sviluppo del solare termico.
Horace‐Bénédict de Saussure:
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Principi di funzionamento Il pannello solare è una superficie assorbente in cui è inserita una serpentina dove circola un fluido, chiamato liquido vettore. Il liquido vettore, che si trova nella serpentina, si riscalda nel pannello solare grazie ai raggi del sole. Questo liquido, aumentando di temperatura si dilata e galleggia su quello più freddo presente nello scambiatore del serbatoio di accumulo; spostandosi, quindi, nello scambiatore posto più in alto rispetto al pannello solare, cede il suo calore all'acqua sanitaria del secondario. Eventualmente c’è la possibilità di integrare il pannello con una resistenza elettrica per riscaldare l'acqua in caso di insufficiente o assente (nelle ore notturne) irradiazione solare. Se nei pannelli il fluido vettore si trova ad una temperatura più elevata rispetto a quella dell’acqua contenuta nei serbatoi di accumulo, la circolazione del liquido avviene con l’aiuto di pompe. Per regolare la circolazione del liquido nel pannello ci si avvale di sensori elettrici che confrontano la temperatura del fluido vettore nel collettore con quella nel serbatoio di accumulo.
Schemi di funzionamento di un sistema a pannelli solari
La molecola d’acqua L'acqua è un composto chimico di formula molecolare H2O, formata da due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno; è incolore e insapore e assume in natura diverse forme: oltre allo stato liquido, può essere allo stato solido (ghiaccio) oppure aeriforme (vapore acqueo). Il ghiaccio e la neve presentano una struttura cristallina esagonale. L'acqua è un ottimo solvente, per cui le acque naturali contengono disciolte altre sostanze, per questo motivo con il termine "acqua" si intende sia il composto chimico puro di formula H2O, sia la miscela (liquida) formata dallo stesso, con altre sostanze disciolte al suo interno.
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L'acqua possiede un'elevata tensione superficiale, che si può notare nella forma sferica delle gocce e dal fatto che alcuni oggetti (ad esempio un ago) o insetti riescono a galleggiare sulla sua superficie . Un esempio è il trasporto dell'acqua negli steli delle piante; la tensione superficiale mantiene la colonna d'acqua unita. L'acqua pura è un buon isolante elettrico (cioè un cattivo conduttore), ma, essendo anche un buon solvente, spesso reca in sé tracce di sali disciolti in essa, che, con i loro ioni la rendono un buon conduttore di elettricità.
L'elevata tensione superficiale è osservabile nella formazione delle gocce.
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Un'importante caratteristica dell'acqua è data dalla polarità della sua molecola
Un'importante caratteristica dell'acqua è data dalla polarità della sua molecola. Sebbene la molecola sia globalmente neutra, in realtà l’atomo di ossigeno e quelli di idrogeno possiedono rispettivamente una carica leggermente negativa e una carica leggermente positiva. Le cariche fanno sì che molecole d'acqua vengano attratte reciprocamente l'una all'altra; in questo modo si formano dei legami deboli tra una molecola e l’altra. Questo tipo di legame si chiama legame idrogeno . Il legame idrogeno spiega anche il comportamento dell'acqua quando questa congela: a causa di questo legame, quando la temperatura si abbassa fino al punto di congelamento, le molecole di acqua formano una struttura cristallina tipica del ghiaccio, che risulta essere meno densa dell'acqua liquida.
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Galleria immagini I medici nella storia
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«La vita è breve, l'arte è lunga; l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile. Bisogna che non solo il medico sia pronto a fare da sé le cose che debbono essere fatte, ma anche il malato, gli astanti, le cose esterne.»
Ippocrate di Coo, Aforismi, 1, 1. Samuel Luke Fildes, The Doctor; 1891; Londra, Tate Gallery. Esci
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Cosma e Damiano I santi Cosma (o Cosimo) e Damiano, conosciuti anche come “Santi Medici”, erano, secondo la tradizione, due gemelli di origine Araba che svolgevano l’attività di medico operando prodigiose guarigioni e miracoli. A Firenze la famiglia dei Medici aveva come patroni i santi Cosma e Damiano. La ricca presenza di dipinti e raffigurazioni dei due santi in Toscana è dovuta alla famiglia medicea che commissionò queste opere particolarmente agli artisti Beato Angelico e Donatello.
In questo dipinto sono rappresentati i santi Cosma e Damiano con in mano la palma del martirio e la scatola delle erbe officinali, simbolo degli speziali. Il servizio prestato dai medici e speziali era gratuito nei confronti di tutti.
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I due santi furono venerati come martiri subito dopo la morte, avvenuta sotto l’impero di Diocleziano, e il loro culto è ampiamente diffuso (la tradizione "Asiatica" festeggia i due santi il 1 novembre; quella "Romana" il 1 luglio e quella "Arabica" il 17 ottobre).
Hans Süss von Kulmbach, I Santi Cosma e Damiano, Museo Nazionale Tedesco di Norimberga. In mano ai due santi, vestiti con le insegne della professione medica, si possono osservare l‘ampolla per l‘osservazione delle urine e la scatola delle polveri medicinali, che i medici antichi somministravano personalmente svolgendo anche il compito degli attuali farmacisti
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Fra Angelico, Storie dei Santi Cosma e Damiano 1438-1440; Museo Nazionale di San Marco., Firenze.
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Teatro Anatomico Il teatro anatomico (o anfiteatro di anatomia) era il luogo adibito alle lezioni di medicina di tipo pratico. Gli studenti potevano assistere al procedere delle dimostrazioni anatomiche stando seduti su delle gradinate che circondavano un tavolo centrale. I teatri erano inizialmente provvisori e venivano allestiti solo quando le condizioni atmosferiche permettevano un numero sufficiente di ore per la notomia dei cadaveri e una temperatura abbastanza bassa per la loro conservazione.
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In basso: Teatro anatomico di Padova, 1594.
Sopra: Teatro anatomico di Bologna Indietro
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Cere Anatomiche
Modello anatomico in cera – Firenze, Museo di Storia naturale “La Specola”
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Tra la fine del seicento e la metà dell’ottocento, in risposta al bisogno di utilizzare cadaveri a scopo scientifico, si sviluppò “l’anatomia artificiale”. Questa riuscì a sopperire alla scarsa disponibilità di salme, alle difficoltà di conservarle e alle problematiche religiose e burocratiche legate al loro utilizzo per fini didattici.
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L’abate siciliano Gaetano Giulio Zumbo fu il primo a realizzare modelli anatomici in cera a Bologna, Firenze, Genova e Parigi. In Italia si sviluppò a Bologna una scuola che creava modelli anatomici utilizzando ossa vere e ricostruendovi con la cera le parti molli, mentre a Firenze fu creata da Felice Fontana un’ “officina ceroplastica anatomica” i cui modelli anatomici erano realizzati interamente in cera. Modello anatomico in cera, Firenze, Museo di Storia naturale “La specola”
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Questo quadro rappresenta una lezione di anatomia del dottor Tulp. Il dottore è riconoscibile grazie al ferro chirurgico che tiene in mano. Probabilmente egli sta sezionando un cadavere in un teatro anatomico.
Rembrandt, Lezione di Anatomia del dottor Tulp; Museo Mauritshuis, L’Aia.
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Sopra: Cassetta con strumenti chirurgici per cistotomia utilizzata dal Professor Carlo Burci (1813-1875); prima metà del XIX secolo; Firenze, Istituto e Museo di Storia della Scienza, Museo Galileo.
A destra: Dictionnaire abregé des sciences médicales, rédigés à Paris par une partie des collaborateurs du grand dictionaire et enrichi d’une apprendice contenante des articles nouveaux par des professeurs italiens. 1821-1826; Firenze, Gabinetto Scientifico Letterario, G. P. Vieeusseux.
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Il soggetto, rappresentato in questo quadro del 1929 di Tamara de Lempicka, è il Dottor Boucard, la sua figura suggerisce una idealizzazione tutta moderna del medico come “scienziato”: egli tiene nella mano destra una provetta, mentre la sinistra è appoggiata su un microscopio ottico, che permette l’analisi del campione basandosi sullo sfruttamento dello spettro elettromagnetico della luce. La strada che separa questa immagine da quella dei Santi Cosma e Damiano è la stessa che separa (e collega) la medicina medioevale a quella del Novecento.
Tamara de Lempicka, Il Dottor Boucard, 1929, collezione privata.
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La Lavatrice Tra tutti gli elettrodomestici moderni, la lavatrice è quello che ha maggiormente rivoluzionato la vita di tutti i giorni, dal momento che prima della sua diffusione il lavaggio degli indumenti assorbiva una grande quantità di tempo e di energia, soprattutto da parte delle donne. Per questo la lavatrice viene considerata un elemento molto importante nella storia della emancipazione femminile.
Storia
Principi di funzionamento
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Storia •
Il primo esemplare di macchina per lavare fu sviluppato nel 1767 da un teologo di Ratisbona, Jacob Christian Schäffern.
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1900 Prima lavatrice realizzata con una tinozza di legno e "croce rotante" per muovere la biancheria.
•
1904 Lavatrice con cinghie di trasmissione e meccanismo di azionamento applicato esternamente.
•
1907 Alva Fisher inventa la prima lavatrice elettrica.
Antenati
Posteri
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Antica lavatrice in legno
Lavatrice moderna
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Lavatrici moderne Esistono due tipi di lavatrici elettriche: ‐ A carica dall'alto, dove lo sportello di carico è posizionato nella parte superiore dell'elettrodomestico e le sue dimensioni sono più piccole rispetto a quelle di una lavatrice a carica anteriore. ‐ A carica anteriore ha uno sportello rotondo chiamato oblò posizionato frontalmente. Il vantaggio di questo modello è la possibilità di posizionare all'interno anche un'asciugatrice ‐ Alcuni modelli di lavatrice hanno porte USB o dispositivi Wi‐Fi per essere collegate a sistemi di domotica.
Lavatrice moderna a carica anteriore
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Principi di funzionamento I primi modelli di macchine meccaniche risalgono alla fine del XIX secolo. Si cercò di meccanizzare il lavoro manuale, infatti queste avevano la funzione di sfregare i panni, ripulendoli dalla sporcizia proprio come facevano le mani. I risultati del lavaggio però non furono molto soddisfacenti, così venne adottata la tecnica dell'agitatore, che consisteva nel forzare il detergente nelle fibre dei tessuti e non più agire meccanicamente. Fino ad ora, tuttavia, i principi di funzionamento sono sempre rimasti pressoché invariati: lo scopo primario è quello di lasciare i tessuti immersi in una soluzione di acqua detergente e poi "agitarli", successivamente l'acqua viene espulsa ed il contenuto viene centrifugato prima dell'aggiunta di acqua pulita.
Lavatrice antica
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La lavatrice è composta da più parti Il timer o selettore dei programmi: che permette di coordinare le fasi del lavaggio che devono essere effettuate, tramite speciali sensori che avvisano quando si deve passare all'operazione successiva. Nelle vecchie lavatrici questo era elettromagnetico: un cilindro speciale riusciva a chiudere o ad aprire un contatto elettrico accendendo o spegnendo così una parte della lavatrice nel momento opportuno. Il sensore di chiusura e attuatore di blocco dell'oblò: questo ha il compito di tenere chiuso l'oblò mentre viene effettuato il lavaggio, e di sbloccarlo quando questo termina. Indietro
Timer di tipo elettromeccanico
Cestello della lavatrice
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L'elettrovalvola di carico dell'acqua: regola elettricamente la quantità d'acqua che deve andare nel cestello. Questo componente è situato all'attacco del tubo di scarico dell'acqua. Il cassetto del detersivo: questo è diviso in piÚ scompartimenti. L'acqua lo raggiunge grazie ad un meccanismo pilotato o da una serie di leve che vengono mosse dal selettore dei programmi oppure da un elettromeccanismo. Il sensore di livello dell'acqua o pressostato: L'acqua dopo essere passata dall'elettrovalvola e dal cassetto dei detersivi, raggiunge il cestello. Un sensore chiamato pressostato si mette in funzione quando la pressione dell'aria, all'interno raggiunge il livello stabilito.
Indietro
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Il motore per la rotazione del cestello: Il motore del cestello viene mosso grazie ad una cinghia collegata ad una puleggia posta dietro di essa. Ci sono due tipo di motori usati nelle lavatrici: il "motore asincrono" o il "motore a spazzole". Il motore asincrono si trova solitamente nelle lavatrici più antiche, mentre il secondo tipo di motore in quelle più nuove. Il motore a spazzole ha dei fili di rame sul motore che agiscono da elettromagneti e vengono attratti e respinti da alcuni magneti che si trovano sulla parte esterna di esso. Il motore asincrono invece sfrutta un tipo di onda della corrente alternata generata grazie ad un condensatore. Il lato positivo di questo è la necessità di poca manutenzione, ma quello negativo è la frequenza della corrente con cui è collegato. Indietro
Consumi
Detersivi
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Come agiscono i detersivi I detersivi rendono l'acqua come più "bagnata" grazie ad una sostanza chimica che indebolisce il legame tra le molecole riducendo la tensione superficiale, facendo diventare l'acqua più liquida e capace di bagnare in un modo migliore gli oggetti. Infatti l'acqua non è un liquido che bagna i tessuti in modo molto efficace poiché glielo impedisce la tensione superficiale. Questa crea una specie di pellicola sopra l'acqua. Senza di questa, durante il lavaggio, l'acqua insieme al detersivo riesce ad entrare meglio nei tessuti ed è capace di eliminare le macchie di sporco. Nei detersivi è presente un principio attivo che non è a base di sapone, bensì proviene dal petrolio, chiamato "alchilbenzene". Quando il tessuto sporco viene messo insieme al detersivo e all'acqua, le molecole del detersivo si introducono nelle fibre dei tessuti e si portano via le particelle di grasso. Esistono anche dei detersivi ecologici che contengono enzimi derivanti dalle piante e dagli animali, dove durante il lavaggio, questi funzionano come catalizzatori, o attivatori chimici che scompongono le macchie come quelle di sangue, di sudore, di sugo.
Interno di una lavatrice
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Consumi Mediamente, in un ciclo di lavaggio, la fase di riscaldamento dell’acqua è quella dove si consuma più energia; mentre per quanto riguarda il consumo idrico, si va dagli 80 ai 120 litri per carico. In Italia ogni anno si stima che il consumo elettrico complessivo dovuto all’uso delle lavatrici superi i 7 TWh (7 miliardi di kWh), che corrispondono ad oltre 3,6 milioni di tonnellate di CO2 emesse nell’atmosfera. A partire dal maggio 1999, su tutte le lavatrici dev’essere esposta un'etichetta di efficienza energetica che suddivide le macchine in classi, a seconda di una serie di parametri basati sul consumo energetico. Le classi sono indicate attraverso lettere dalla A alla G.
Consumo per ciclo di lavaggio KWh/ciclo
Consumo kWh/anno
Emissioni kg CO2
A
< 0,95
<190
< 97
D
1,55
310
158
G
> 2
> 400
> 204
Classe
Frigorifero “Spesso apro il frigorifero e non c’è niente a parte quel mezzo limone marroncino che ormai è lì da anni. Una volta il frigo si è rotto. Quando è venuto il tecnico a ripararlo mi ha detto che non si era rotto. Si era suicidato.”
(Fabio Volo, dal sito http://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=1e1f)
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La Cucina Frigorifero
Tostapane Forno a microonde
Thermos
Lavastoviglie
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Forno a microonde Il forno a microonde è un tipo di forno che basa il suo funzionamento sul riscaldamento delle microonde; questo è infatti principalmente formato da: un magnetron, ossia un dispositivo che crea un campo elettromagnetico o, più semplicemente, la radiazione a microonde. L’oscillazione delle molecole che possiedono polarizzazione è strettamente legata all’oscillazione dello stesso campo elettromagnetico. La temperatura di un corpo è quindi il movimento delle molecole dei suoi componenti. Dunque il riscaldamento dell’acqua contenuto nella maggior parte dei cibi è il procedimento di funzionamento del microonde.
Storia
Forno a microonde
Principi di funzionamento Principi scientifici
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Storia Il primo che scoprì la possibilità di cuocere i cibi con le microonde fu l’americano, impiegato della Raytheon, Percy Spencer. La sua azienda, nel 1946, riuscì a brevettare un efficiente processo di cottura tramite microonde e, un anno dopo, realizzò il primo forno commerciale. Dopo la prima spinta di questa azienda, altre entrarono nel mercato internazionale del forno a microonde. Si dovette però aspettare gli anni ‘70 perché la tecnologia si evolvesse e spingesse le aziende a diffondere il prodotto nelle cucine a prezzi molto più bassi. Negli anni 80’ il forno a microonde si diffuse anche in Italia, solo nel terzo millennio però ci fu una diffusione di massa. Ad oggi si stima che il 95% della popolazione americana abbia un forno a microonde.
Percy Spencer
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Principi di funzionamento Le parti alla base del funzionamento del microonde sono: • un magnetron, • un circuito elettronico di controllo/alimentazione del magnetron, • una guida d'onda, • una camera di cottura. • rete metallica Le sostanze che costituiscono il cibo assorbono l’energia delle microonde, che, attraverso il riscaldamento elettrico, sono generate dal magnetron. Questo flusso di microonde è inviato dalla guida d’onda alla camera di cottura che ne evita la dispersione. Il calore è legato alla vibrazione delle microonde, esse infatti, essendo dei dipoli, sono trasportate dal campo elettrico alternato. Essendoci nel portello del forno una rete metallica, la sua apertura attiva appositi interruttori che spengono il magnetron impedendo l’uscita di microonde. Il periodo di accensione e quello di spegnimento regola la modulazione della potenza.
Il magnetron è un tipo di valvola termoionica ad alta potenza per la produzione di microonde non coerenti
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Frigorifero Il frigorifero, anche abbreviato frigo, è un elettrodomestico che serve alla conservazione del cibo attraverso bassa temperatura: in questo modo si rallenta la crescita dei batteri. Il frigo sostituisce la vecchia ghiacciaia.
Il frigorifero
Storia
Principi di funzionamento
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Storia
L’invenzione della macchina frigorifera, avvenuta e brevettata nel 1851 dall’americano John Gorrie e poi nel 1915 da Albert Einstein fu successivamente perfezionata dal tedesco Windhausen, dall’inglese Reece e dal francese Tellier. A quest’ultimo si deve anche la realizzazione del primo impianto frigorifero su un piroscafo, Le frigorifique, che nel 1876 trasportò in Francia un carico di carne precedentemente macellata in Argentina, dopo un viaggio di 105 giorni. Il primo frigo domestico venne messo in vendita nel 1913. Dal 1931 l'ammoniaca fino allora usata, venne sostituita col freon ( idrocarburi gassosi usati come refrigeranti ) fino al 1990 quando esso venne proibito per l'uso del frigorifero, come responsabile del “buco nell’ozono”. Antenati
John Gorrie
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Antenati
La ghiacciaia è sia un ambiente in cui veniva prodotto e immagazzinato il ghiaccio prima dell'invenzione del frigorifero negli anni venti del Novecento, sia quel contenitore a forma di parallelepipedo che, in ambito prevalentemente domestico, assolveva alla funzione che in seguito avrebbe assunto il frigorifero. Il termine viene talora utilizzato impropriamente come sinonimo di congelatore o freezer.
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Principi di funzionamento Il frigorifero basa il proprio funzionamento su due specifiche leggi fisiche. La prima prevede che, evaporando, un liquido sottragga energia all’ambiente sotto forma di calore. E’ necessaria poi altra energia (calore) per conservare il mutamento, che ha portato la sostanza dallo stato liquido a quello gassoso. La seconda proprietà fisica ci ricorda che un liquido può evaporare a una temperatura più bassa rispetto al normale se l’ambiente in cui si trova subisce un calo di pressione. Tutti i liquidi in grado di evaporare facilmente a basse temperature sono dei possibili refrigeranti. Variando la pressione nei tubi in cui circola, è possibile liquefare o far evaporare la sostanza prescelta come refrigerante. Nell’intercapedine tra la camera di refrigerazione, quella in cui mettiamo i cibi, e il suo “guscio”, il frigorifero è percorso da numerosi tubi contenenti il refrigerante a bassissima pressione. Ciò consente al liquido di evaporare molto facilmente, anche a basse temperature. Evaporando, il refrigerante mantiene freddi i tubi che avvolgono la camera di refrigerazione, consentendo ai cibi di restare al fresco. Un motore elettrico aspira poi il gas freddo dall’interno dei tubi, lo comprime in modo che si riscaldi e lo fa poi defluire in un’altra serie di tubi posti all’esterno del frigorifero . L’aria a contatto con i tubi ne disperde il calore, determinando la condensazione del refrigerante che dallo stato gassoso ritorna a quello liquido. A questo punto il refrigerante defluisce in un tubicino molto stretto, chiamato tubo capillare, che si allarga progressivamente in corrispondenza della camera di refrigerazione. La maggiore larghezza del tubo comporta un abbassamento di pressione. Il liquido evapora nuovamente raffreddandosi e il ciclo può ricominciare.
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Lavastoviglie
La lavastoviglie è un macchinario idraulico che serve a pulire, talvolta dotato di un dispositivo che consente di asciugare stoviglie, pentole e altre piccole suppellettili domestiche. Negli ultimi decenni la lavastoviglie è diventata un elettrodomestico molto diffuso in numerose abitazioni e il suo uso è insostituibile in molti locali come ristoranti, mense, ecc. In una prima fase viene spruzzata acqua calda ad una temperatura che va dai 55° ai 65°, unita all’azione pulente dei detergenti. Nella seconda fase del lavaggio le stoviglie vengono ripulite dai resti di detersivo con getti di acqua.
Storia
Cestello a pieno carico di una lavastoviglie
Principi di funzionamento
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Storia
Cinquanta anni fa nessuno conosceva il detersivo o la lavatrice o la lavastoviglie, tranne che i grandi centri come i ristoranti o gli ospedali. Prima dell’avvento della lavastoviglie si era soliti lavare a mano, con metodi poco inquinanti, i piatti, i bicchieri o le posate sporche. Tra i detersivi più usati c’erano il limone, l’aceto, la cenere, tutti elementi che, se usati ancora oggi, ridurrebbero parecchio l’inquinamento attuale. Il primo modello di lavastoviglie nacque in Europa nel 1929 grazie all’azienda “Miele”, attiva tutt’oggi. La lavastoviglie era azionata con l’elettricità, però questo prodotto veniva utilizzato solo dai bar e ristoranti. Nel 1991 si iniziò a mettere in commercio le prime lavastoviglie con comando elettronico Multitronic e dotate di una pompa per il dosaggio automatico di detersivo liquido. I risultati erano migliori grazie soprattutto alla modulazione della pressione del lavaggio.
Josephine Cochrane
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Principi di funzionamento L’acqua usata nei lavaggi delle lavastoviglie è riscaldata con un motore elettrico oppure grazie a una resistenza elettrica, una grandezza fisica scalare che misura la tendenza di un conduttore di opporsi al passaggio di una corrente elettrica quando è sottoposto ad una tensione. La resistenza è data dal rapporto della tensione a cui è sottoposto il componente e l‘intensità di corrente che attraversa il componente. Gli atomi del conduttore si oppongono al movimento del libero flusso degli elettroni: questa forza è la resistenza elettrica e varia a seconda del materiale, dalla temperatura, dall‘area della sezione e dalla lunghezza del conduttore. Anche la probabilità di collisione degli atomi con gli elettroni che attraversano il conduttore è uno dei fattori che determinano la resistenza. La resistenza di un filo è direttamente proporzionale alla sua lunghezza ed è inversamente proporzionale alla sua sezione.
L: conduttore V: tensione del componente I: intensità di corrente del componente
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Thermos Un vaso di Dewar, o Thermos, è un contenitore che fondamentalmente mantiene costante la temperatura del liquido inseritovi; si basa infatti sulla contrapposizione di alcune aree di vuoto, indispensabili per l’isolamento termico, con l’esterno. Importante è precisare che il contenuto non è sotto vuoto. Il vuoto è usato esclusivamente per l’isolamento termico e si trova tra la parete esterna e quella interna del thermos. Vaso di Dewar
Storia
Principi di funzionamento Principi scientifici
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Storia Il primo che inventò un oggetto capace di mantenere costante la temperatura di un liquido indipendentemente da quella esterna, fu James Dewar (1892). Il vaso di Dewar fondamentalmente è un contenitore, di vari materiali (vetro, metallo o plastica) con una cavità; la parte sotto vuoto è quella che si frappone tra le pareti esterne e quelle interne. Nel 1904 la compagnia tedesca Thermos GmbH mise sul mercato il primo “vaso”, che solo nel 1963 assunse il suo attuale nome: Thermos a partire dagli Stati Uniti.
James Dewar
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Principi di funzionamento Il vaso di Dewar è formato da due recipienti di vetro, posti uno dentro l’altro, divisi da un’intercapedine vuota. La superficie interna è argentata e le bottiglie interne sono sistemate su una molla ammortizzante dentro un contenitore di plastica o di metallo. Il trasferimento di calore è notevolmente ridotto perché: • il vetro non è un buon conduttore •Nell’intercapedine vuota o con poca aria il trasferimento del calore è molto ridotto. •L’argentatura della superficie riduce molto la perdita di calore per irraggiamento, ossia per emissione di radiazioni. •L’aria fra la bottiglia esterna e il contenitore in plastica garantisce l’isolamento. Per usi strettamente pratici è necessario che il contenitore abbia un’apertura che potrebbe far disperdere calore al liquido, è necessario quindi un tappo in materiale isolante.
Un thermos
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Tostapane Per tostare le fette di pane, utilizzate poi per preparare panini, viene utilizzato un elettrodomestico chiamato tostapane. Una moderna versione di esso impiega da 1 a 3 minuti per tostare delle fette, esse sono posizionate in due fessure verticali esposte al calore.
Tostapane moderno
Storia
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Storia Prima dell’invenzione del tostapane elettrico, le fette di pane venivano talvolta tostate in una struttura di metallo sospesa sopra un fuoco. Il primo inventore di un tostapane elettrico funzionante fu Frank Shailor nel 1905. Cinque anni dopo ne fu brevettato uno automatico da Charles Strite; egli continuò a migliorare il suo funzionamento: introdusse un timer che consentì una maggiore precisione nella corretta cottura, evitando così che le fette si bruciassero. Charles Strite
Posteri
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Posteri Questo nuovo dispositivo è in grado di sfornare fette dorate al punto giusto direttamente nel piatto. Ha un dispositivo di controllo che lo accende automaticamente, gli consente di attivarsi anche su una sola fetta ed essendo più veloce di un modello di 900W, consuma meno energia. La griglia a vista consente di monitorare il livello di doratura ed è progettato per essere smontato con facilità, per eventuali riparazioni e per lo smaltimento finale dei suoi componenti.
Telefonare "Una notte mi svegliò il telefono. Era lo squillo prolungato delle interrurbane. Accesi la luce: erano quasi le tre. Già prima di decidermi ad alzarmi, slanciarmi nel corridoio, afferrare nel buio il ricevitore, e prima ancora, al primo sussulto nel sonno, già sapevo che era Claudia." I. Calvino, La nuvola di smog, in: Gli amori difficili, Torino, Einaudi, 1970, p. 158 “[Il telefono], la meravigliosa fantasmagoria cui bastano pochi istanti per far comparire accanto a noi, invisibile ma presente, la persona con la quale vogliamo parlare e che, senza muoversi dal suo tavolo, nella città dove vive (...), sotto un cielo diverso dal nostro, con un tempo che non è necessariamente lo stesso, fra circostanze e preoccupazioni che noi ignoriamo e di cui ci parlerà, si trova di colpo trasportata (lei, e tutto l'ambiente dove continua a essere immersa) a centinaia di leghe di distanza, accanto al nostro orecchio, nel momento esatto stabilito dal nostro capriccio. M. Proust, La parte di Guermantes I, (tr. it. G. Raboni, Milano, Mondadori, 1986, p. 156) Avanti
Il Salotto Telefono TV Lettore CD
Radio
Lettore DVD
Videoregistatore
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Videoregistratore Il videoregistratore è un apparecchio in grado di effettuare la registrazione elettronica del video e audio. La videoregistrazione registra in un formato elettronico le immagini in movimento e il sonoro che le accompagna in modo tale da essere utilizzate in futuro. Il video è l’insieme delle immagini in movimento in forma elettronica. L’audio è l’insieme del sonoro in forma elettronica.
Storia
Videoregistratore DVD e VHS
Principi di funzionamento
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Storia Il videoregistratore nasce nel 1956. Il primo videoregistratore ad ampia diffusione immesso in commercio fu di Ampex. L’apparecchio fu chiamato appunto Ampex VRX‐1000. La storia del videoregistratore va di pari passo con quella della tecnica della videoregistrazione. Nel 1967, venne costruito da Ray Dolby il primo videoregistratore “silenzioso”, ovvero senza fruscio.
Antenati
Un videoregistratore Ampex VRX 1000 del 1956
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Antenati
Anno: 1977
Anno: 1972
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Principi di funzionamento I supporti rimovibili utilizzati durante la registrazione sono il nastro magnetico o il disco ottico (1); di quelli non rimovibili, invece, un esempio è l’hard disk. La trasformazione da corrente elettrica in campo magnetico e viceversa costituisce il principio della fisica che permette il funzionamento di questi apparecchi. Una bobina in cui scorre corrente, crea il campo magnetico grazie al quale viene magnetizzato il materiale spalmato sulla pellicola. La registrazione è prodotta da un flusso di corrente generato da un traferro (2) sul nastro magnetico, che scorre a velocità costante.
1) Per il funzionamento del Disco ottico vedi il Cd 2) Interruzione del circuito magnetico della bobina, che genera un segnale di corrente non omogeneo.
Un registratore a bobina magnetica (1977)
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Lettore DVD Il lettore DVD è un dispositivo per riprodurre DVD video. Il compito del lettore DVD è quello di trovare e leggere i bumps e le zone piane memorizzate sul disco e ricostruire con questi l'informazione in termini di Bit e Bytes.
Principi di funzionamento
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Principi di funzionamento Un lettore DVD è composto da 3 elementi fondamentali: • Un motore che ha il compito di far girare il disco ad una velocità costante (tra i 200 ed i 500 giri al minuto). • Un laser ed una lente per puntare e leggere, durante la rotazione, i bumps (piccoli forellini sulla superficie del disco). • Un meccanismo che permette al laser di muoversi seguendo la spirale incisa sul disco per poter rilevare la presenza di un bump, il laser viene puntato sullo strato argentato che provvede a rifletterlo. L'intensità del riflesso sarà differente a seconda che venga colpito un bump piuttosto che una zona piana e viene rilevata da un sensore ottico che in questo modo ricostruisce i singoli bits. La parte più difficile del processo di lettura è comunque quella di tenere il laser centrato sulla spirale. Questo lavoro viene svolto dal TRACKING SYSTEM che controlla il movimento del laser verso l'esterno e di conseguenza regola la velocità di rotazione del disco. All'inizio della spirale (dove il raggio è minimo) possono essere memorizzati molti meno dati che alla fine (dove il raggio è al massimo), per cui solo sincronizzando la rotazione ed il movimento del laser sarà possibile leggere i dati ad una velocità costante.
Interno di un lettore DVD.
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Radio La radio è un mezzo di comunicazione e di intrattenimento che trasmette il suono, utilizzato a livello mondiale; un trasmettitore e un ricevitore radio possono essere definiti come un apparecchiatura che riesce a stabilire una forma di radiocomunicazione in un determinato punto dello spazio. Impianto CD/MP3/WNA, Radio
Storia
Principi di funzionamento
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Storia Vari esperimenti della fine dell’Ottocento portarono all’invenzione della radio. Il primo a dimostrare la possibilità di trasmettere delle informazioni fu Nikola Tesla nel 1893. Poi Guglielmo Marconi nel 1895 dimostrò la validità di un suo strumento, che trasmetteva segnali in codice morse da un luogo a un altro e riusciva anche a superare ostacoli naturali. Questo fu considerato l’atto di battesimo della radio in Italia. Dopo questa invenzione Marconi volle chiedere dei finanziamento per i suoi esperimenti al ministero delle Poste e dei Telegrafi, illustrandone i particolari. La richiesta non ricevette risposta e addirittura fu liquidata e derisa del ministro Pietro Lacava. Non riuscendo in Italia, Marconi inviò la richiesta a Londra nel marzo 1896 e poco dopo ricevette dall’Ufficio Brevetti inglese la conferma dell’accettazione.
Antenati
Guglielmo Marconi a una prime apparecchiature radio
delle
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Anno: 1950 Marca: Grundig
Anno: 1952 Marca: Geloso
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Principi di funzionamento Un apparecchio radio, per funzionare deve ricevere un segnale radio di frequenza prestabilita (il canale) mediante un processo detto Sintonia (1). Il segnale viene poi inserito in fase di trasmissione nell‘Onda Radio (modulazione), e deve essere estratto attraverso la rivelazione ed è così pronto per l'uso finale. Può essere, per esempio, emesso come suono da un altoparlante. (1) Processo per cui, fra tanti, viene captato solo il segnale desiderato
Sintonia
Onda radio
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Sintonia Il circuito di sintonia si trova all’ingresso di un ricevitore radio o televisivo e ne esistono di diversi tipi. La qualità della sintonia è la possibilità di ricevere il canale desiderato eliminando tutte le possibili interferenze o disturbi. Per questo motivo la sintonia deve presentare due caratteristiche principali: • La selettività, cioè la capacità del circuito di sintonia di captare solo il segnale scelto • Il basso rumore, ovvero non aggiungere ai segnali ricevuti, disturbi prodotti localmente dai circuiti elettronici.
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Onde radio Le onde radio, o radioonde, sono radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d’onda da 1 mm a centinaia di chilometri. La quantità di informazioni trasportabili da un segnale radio e la sua frequenza sono direttamente proporzionali.
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Televisione La televisione è uno dei principali mezzi di comunicazione di tutto il mondo. E’ in grado di diffondere contemporaneamente medesimi contenuti visibili e sonori utilizzabili in tempo reale.
Storia
Principi di funzionamento
Torna alla televisione
Storia Il primo a raggiungere l’obiettivo di trasmettere a distanza, in tempo reale, anche le immagini, fu P. G. Nipkow nel 1884. Nel 1926 John Logie Baird riucì a trasmettere via cavo una piccola immagine in 28 linee. Lo schermo a cristalli liquidi fu inventato da George Heilmeier nel 1968. I primi schermi erano minuscoli e servivano solo come display di orologi e calcolatrici tascabili. Il televisore al plasma fu invece inventato nel 1964 da Donald Blitzer e Robert Wilson
Antenati
Televisore Geloso (1950)
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Antenati
Televisore Geloso (1949)
Televisore a circuiti allo stato solido (1973)
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Principi di funzionamento Il televisore è costituito essenzialmente da tre componenti principali: • un decodificatore, o ricevitore, adibito alla ricezione dei segnali elettrici provenienti da un’antenna e alla loro decodifica; • un sintonizzatore, che seleziona un canale televisivo da visualizzare; • un monitor, che trasforma in immagini visibili i segnali elettrici del canale selezionato. Lo schermo può essere di tre tipi: • a tubo catodico, presente inizialmente in tutti i televisori • al plasma, • a cristalli liquidi (LCD)
Televisore LCD
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Lo scopo è quello di trasmettere sequenze di immagini mediante il campionamento in verticale di ciascuna di esse, ottenendo quindi un certo numero di linee per ogni immagine, e poi l’invio in sequenza temporale di tutte le righe di ciascuna immagine. Il segnale televisivo si compone dei tratti che portano l'informazione relativa alla luminosità delle righe più i segnali, detti di sincronismo, che permettono la ricostruzione corretta delle varie immagini.
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Tubo catodico
Plasma
LCD
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Tubo Catodico Il tubo catodico è un dispositivo elettronico usato per visualizzare un segnale elettrico su uno schermo luminescente. L'apparecchio è costituito da un tubo di vetro in cui si è ottenuto il vuoto, recante ad una estremità un dispositivo che emette un fascio di elettroni diretto contro lo schermo all'altra estremità. Il tubo catodico viene comunemente applicato in apparecchiature televisive, radar e computers. La tecnologia necessaria per questo strumento fu sviluppata dal fisico tedesco Karl Ferdinand Brown, mentre il tubo in sé fu invece creato da J.J. Thomson.
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Schermo al plasma Gli schermi al plasma¹ sono luminosi, possono essere prodotti in grandissime dimensioni, fino a 262 cm (103 pollici) diagonalmente. Hanno un grandissimo livello di nero "dark‐room", creando il "nero perfetto" desiderabile per guardare i film. Il pannello dello schermo è largo soltanto 6 centimetri, mentre la larghezza totale, inclusa la parte elettronica che gestisce lo schermo, è inferiore ai 10 centimetri. Il vantaggio principale della tecnologia per schermi al plasma è che si può produrre uno schermo molto grande utilizzando materiali molto sottili. (1) Il plasma è un gas ionizzato (una significativa quantità di elettroni è stata eliminata dagli atomi), costituito da un insieme di elettroni e ioni, definito neutro, cioè con carica elettrica totale nulla. E’ considerato il quarto stato di aggregazione della materia, differente quindi dallo stato solido, liquido e gassoso.
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LCD L'LCD è basato sulle proprietà ottiche dei cristalli liquidi (1). Tale liquido è intrappolato fra due superfici vetrose provviste di numerosissimi contatti elettrici con i quali poter applicare un campo elettrico al liquido contenuto. Ogni contatto elettrico comanda una piccola porzione del pannello identificabile come un pixel. Sulle facce esterne dei pannelli vetrosi sono poi posti due filtri polarizzatori disposti su assi perpendicolari tra loro. I cristalli liquidi torcono di 90° la polarizzazione della luce che arriva da uno dei polarizzatori, permettendole di passare attraverso l'altro.
(1) Tali sostanze non passano direttamente dallo stato liquido a quello solido, ma in particolari condizioni sono in grado di organizzarsi in fasi intermedie (mesofasi) che presentano caratteristiche sia dello stato liquido cristallino che di quello solido.
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Telefono
E’ uno strumento di telecomunicazioni ed ha la funzione di trasmettere la voce per mezzo dell’avvio di segnali elettrici.
Telefono fisso
Storia
Principi di funzionamento
Torna al telefono
Storia Antonio Meucci è l’inventore del telefono. Nel 1871 dimostrò il funzionamento del suo apparecchio che chiamò telettrofono.Il primato è da attribuire però a Innocenzo Manzetti che già nella seconda metà dell'Ottocento riuscì a realizzare un apparecchio elettrico capace di comunicare a distanza,ma il progetto non progredì.Il 30 dicembre 1877 fu attivata la linea tra due apparecchi costruiti dai fratelli Gerosa che metteva in contatto una caserma dei pompieri con la stazione della tramvia di Porta Venezia:questa fu la prima introduzione pratica del telefono in Italia.Nel 1881 con l'attivazione della linea al signor Giovanni Uberti di Roma ebbe inizio il primo servizio telefonico.
Antenati
Torna alla storia
Antenati
Due apparecchi telefonici del 1950
Modello detto “provenzale” della Telmar
Torna al telefono
Principi di funzionamento Il telefono è costituito da: microfono, ricevitore, tastiera, cicalino, piastra a circuito stampato con componenti elettronici, interruttore azionato dal microtelefono . Il doppino (1) in rame è attorcigliato per aumentarne la schermatura verso i disturbi e porta una tensione di alimentazione continua sufficiente a far funzionare l’apparecchio anche in caso di assenza di corrente.
(1) per doppino si intende la coppia di fili di rame che viene utilizzata per la trasmissione delle comunicazioni telefoniche e dati, da parte di un fornitore di servizi. È un elemento essenziale della rete telefonica.
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Le linee telefoniche fisse sono fatte di cavi in rame che formano un circuito tra l'abbonato e l'interfaccia con la linea dell'abbonato.Una linea consiste in una specifica connessione tra l'utente e la centrale telefonica locale. I circuiti che permettono le connessioni possono essere analogici o digitali, su rame, ponte radio o fibra ottica. Dal lato utente, generalmente viene collocata una presa telefonica tripolare, dove viene attaccato lâ&#x20AC;&#x2122;apparecchio. I sistemi telefonici moderni utilizzano un sistema di numerazione. Il sistema riconosce la destinazione delle chiamate in base alla sequenza dei numeri composti, che in alcuni casi possono essere preceduti da opportuni prefissi. Indietro
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Lettore CD I riproduttori CD, anche chiamati lettori CD audio, (in inglese “CD player”) sono un tipo di lettori CD specializzati nella riproduzione di CD audio. I riproduttori possono essere installati in impianti stereo, nelle autoradio e nei PC. I più moderni riproduttori consentono la riproduzione anche di dischi in formato MP3 e DVD‐Audio. Lettore CD portatile
Storia
Principi di funzionamento
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Storia A sviluppare il Cd commerciale furono i ricercatori Joop Sinjou e Lou Ottens (quest’ultimo già ideatore della cassetta magnetica). Tuttavia indagando un po’ si scopre che il primo brevetto del disco digitale appartiene a James T. Russel. Nato nel 1931 Russel, si applicò fin da giovane al miglioramento della riproduzione sonora. All’epoca si usavano dischi di vinile i cui solchi venivano esplorati da una puntina metallica. Proprio a causa di questo contatto però venivano logorati sia il disco sia la puntina, così che la qualità del suono peggiorava ad ogni riproduzione. Russel riuscì ad evitare il contatto fisico tra puntina e disco ricorrendo al laser per eliminare l’attrito meccanico e passò quindi al sistema digitale anche se facendo ancora ricorso a una pellicola fotosensibile : i bit erano alternanza di buio(zero) e luce(uno) un po’ come in un codice a barre. Il brevetto di Russel è datato 1970. Il cd ne applica l’intuizione fondamentale ma adattandola a un dischetto di plastica dove l’alternanza buio‐luce è data dal succedersi di forellini (bumps). La novità è duplice: l’eliminazione del contatto fisico con l’oggetto che memorizza il suono e la trasformazione del suono da segnale analogico a digitale.
Antenati
James T. Russel
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Giradischi E’ un sistema di riproduzione e, più raramente, di registrazione di suoni, che si cominciò a diffondere nel 1870 come fonografo e grammofono. Questi erano apparecchi molto grandi dotati di un amplificatore a tromba. Il grammofono, dopo aver perso la tromba e rimpicciolitosi fino a poter essere trasportato in una valigetta, una volta unito all’apparecchio radiofonico diventa il fulcro del salotto e sostituisce il pianoforte come intrattenimento borghese. La radio stessa rischia però di colpire duramente il consumo domestico di dischi; ma l’apertura del mercato giovanile nel secondo dopoguerra ridà fiato a quello che ormai si chiama solo giradischi, senza più legami con l’antenato ottocentesco.
Storia
Giradischi moderno
Grammofono Standard Model A ‐ USA ‐ 1922
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Storia Nel 1877 il francese Charles Cros e l’americano Thomas Alva Edison inventano, all’insaputa l’uno dell’altro, il fonografo a rullo, ma sarà il secondo a passare alla storia ufficialmente come padre anche di questo apparecchio. Emile Berliner lanciò nel 1892 un nuovo apparecchio e i primi dischi, utilizzando una tecnologia completamente diversa da quella di Edison. Il commercio di fonografi e giradischi subì diverse crisi, una prima dovuta alla diffusione della radio e una seconda alla grande depressione. Quando negli anni Venti entra infine in massa nelle case, ottiene un successo vertiginoso proprio grazie allo sviluppo dell’industria discografica. Nel 1929 in Gran Bretagna e Germania si vendono circa 30 milioni di dischi. In Italia, come per tutti gli altri costosi elettrodomestici, si diffonde più lentamente. Il giradischi per riprodurre musica divenne comunque un oggetto presente in ogni casa fino all’arrivo delle musicassette e del compact disc.
Thomas Alva Edison
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Principi di funzionamento Il compito del lettore CD è quello di trovare e leggere i bumps memorizzati sul CD, composto da 3 parti fondamentali: • Un motore che ha il compito di far girare il disco ad una velocità costante. • Un laser ed una lente per leggere i bumps durante la rotazione. • Un meccanismo che permette al laser di muoversi seguendo la spirale sul disco. Dentro al lettore CD, c'è una buona parte di tecnologia sviluppata per far sì che si riesca dai singoli bumps a formare dei blocchi di dati da inviare al computer oppure ad un DAC (Convertitore digitale analogico) nel caso di un CD musicale. Il lavoro fondamentale del lettore CD resta comunque quello di puntare il laser lungo tutta la traccia a spirale. Il raggio laser passando attraverso lo strato di policarbonato, riflette lo strato di alluminio e colpisce un componente ottico che, essendo sensibile ai cambiamenti di luce, riesce a determinare la presenza di bumps e di zone piane che hanno un’intensità di riflessione differente. Riconoscendo le sequenze di bumps è possibile ricostruire il singolo byte che era stato digitalizzato sul disco.
La differente intensità riflessa da una zona piana e da un bump
Credits • •
MuViSCa accetta la licenza CreativeCommons Ideazione, documentazione, allestimento a cura della Classe III D 2009‐2010 del Liceo Leonardo da Vinci di Firenze (con G. Frangini). In particolare: la “Cucina” è a cura di C.Bruschi, I. Catelani, F. Parente, M. Gargani; il “Salotto” di M. Benvenuti, S. Carli, A. Giorgetti, A. Giusti C. Rimoldi, B. Rimoldi, M. Rondinelli, P. Pala, F. Viviani; lo “Studio” di:G. Barneschi, L. Campi, D. Cecchini, L. Donnini, L. Falorsi, C. Pisaneschi, A. Vivaldi; la “Camera” di M. Bagnoli, E. Cammilli, V. Cera, G. Ramalli; il “Bagno” di M. Baldini, C. Li, L. Maiorano, G. Romagnoli, E. Isoldi, S. Degli Innocenti.
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Grafica, links e revisione: S. Carli, F. Parente, L. Donnini, A. Vivaldi
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Consulenza scientifica: Glenda Gucci, Emanuela Storti
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Referente del progetto e coordinamento: Gabriella Frangini
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Si ringraziano: i docenti del Consiglio di classe della III D e il personale del Liceo “Da Vinci”, in particolare: Alessandro Panajia, Assunta della Lunga, Patrizia Conti, Walter Mancini. Il preside prof. Marco Mori.
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Si ringraziano inoltre: Il Museo di Scienze naturali e la Specola di Firenze (e il “Laboratorio delle Ossa”) e le sue guide La Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze e la sua guida I curatori e il personale delle mostre di “Firenze Scienza” che, con la Provincia di Firenze e l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, hanno dato l'occasione di cimentarsi in questa avventura Fine