Quando la scienza si fa coscienza

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La cultura ci rende liberi quando la scienza si fa coscienza e le pietre diventano parole


1 Sezione introduttiva 1.1 Introduzione Quando le insegnanti ci hanno proposto di partecipare al concorso “COLLEZIONANDO LA SCIENZA”, non eravamo cosi entusiasti all' idea di dover visitare “barbosi” musei! Poi il 12 febbraio, dopo essere stati a Firenze, a “la Specola” e “Palazzo Medici- Riccardi”, ci siamo resi conto che ci eravamo fatti un' idea sbagliata perché, a differenza di ciò che pensavamo, l' esperienza ci è piaciuta molto, anzi... moltissimo pensando a la Specola. La lezione di preparazione alla visita ci ha fatto comprendere come il fare una collezione vada ben al di là di una semplice raccolta di oggetti, e come il concetto di collezione scientifica sia altro e si sia sviluppato nel tempo. Quasi tutti noi ragazzi facciamo delle raccolte, ad esempio figurine, cartoline, fermagli, ed all'inizio siamo stati spinti dalla curiosità o dal desiderio di possesso e dall'orgoglio di poter mostrare i nostri oggetti agli amici, e fare scambi. Poi ci siamo accorti che queste collezioni diventavano molto grandi, risultava difficile scegliere come procedere nell'acquisizione di nuovo materiale, come sistemarlo, come raccoglierlo, per cui abbiamo reso più specifico il settore della nostra raccolta, ed abbiamo magari stabilito dei criteri per sistemare i vari oggetti. E questo è stato un po' il processo con cui si è sviluppato nel tempo il concetto di collezione. Infatti ci è stato detto che nel '500-'600 i nobili e le ricche famiglie acquistavano opere di grande valore artistico e storico, o se le facevano fare su commissione, e poi le esponevano nelle corti dei loro palazzi ma nelle loro raccolte non seguivano tematiche particolari. Le raccolte divengono più specifiche a partire dal '700 e si incominciano ad affermare anche le collezioni naturali; i ricchi non si interessano più solo a quadri, sculture etc ma si appassionano a reperti naturali, vegetali, animali ,minerali e pagano i naturalisti perché glieli procurino. Si formano così le prime collezioni di biologia, mineralogia... e con esse si presenta il problema della classificazione e sistemazione dei reperti raccolti. Una collezione scientifica è dunque una raccolta di oggetti o reperti scientifici, naturali o fatti dall'uomo per la quale è stato stabilito un criterio di selezione, catalogazione, disposizione. Il passo successivo di queste collezioni,prima patrimonio di pochi ,sarà quello di essere esposte al pubblico dando luogo alla formazione dei Musei come fecero i Lorena a Firenze alla fine del '700 e come accade per i vari musei di Scienze naturali che diverranno centri di divulgazione scientifica. L'imput all'avvio di una collezione è spesso legata al territorio. Si può iniziare, ad esempio, una raccolta di fossili perché l'ambiente dove si sviluppano, per le sue caratteristiche, ne è ricco. La divulgazione di questa raccolta permetterà non solo di far ammirare i reperti di per sé, ma anche di comprendere la natura geologica dei luoghi dove i fossili sono stati trovati, vedere l'evoluzione di specie animali e vegetali, e quindi svolgere una funzione didattica. Un Museo, una volta costituito, ha funzioni sia di ricerca che conservazione, tutela e valorizzazione del suo patrimonio. Dopo queste considerazioni siamo andati nel sito del nostro Comune per vedere quali Musei vi siano presenti ed abbiamo constatato che esiste il Museo della civiltà contadina, il Museo dell'antica Spezieria dell'ospedale Serristori ed il Museo dell'Arte sacra, ma non è presente nessuna collezione di carattere scientifico. 1.1.1 Obiettivi della ricerca L'istituto "Marsilio Ficino" nasce a Figline Valdarno nel 1926,prima come liceo classico e poi anche come scuola media .Per molto tempo è stato l'unica scuola superiore della zona tra Firenze ed Arezzo ed è stato sempre retto dai padri Francescani impegnati in prima persona nell'insegnamento. Uomini di grande cultura,sia classica che scientifica,e molteplici interessi hanno nel tempo arricchito le dotazioni scolastiche con raccolte anche a carattere scientifico,sia con l'acquisto di materiali specifici che inglobando collezioni personali provenienti da altri centri culturali e conventi francescani italiani e non ,che con donazioni.


Le collezioni scientifiche del nostro istituto sono: Strumenti scientifici. -Minerali. -Rocce. -Fossili. -Conchiglie. -Animali imbalsamati. -Animali sotto formalina. -Modellini di botanica. La presenza di tanto materiale in generale non inventariato e utilizzato solo parzialmente per l' aspetto didattico ci ha spinto a individuare un percorso di lavoro che prevedesse un primo recupero ed inventario di tutto questo, con l'obiettivo di sviluppare negli alunni l'amore ed il rispetto per le cose del passato, per comprendere il significato di collezione scientifica, per rendersi conto come le raccolte possano costituire un'occasione unica per l'apprendimento e quindi come queste debbano essere partecipate al maggior numero di persone possibili. 1.2 Metodologia Le due classi (II sez. A e B) si sono divise in gruppi misti ognuno formato da due o quattro persone che si è occupato di uno specifico settore. Vi è stato anche un gruppo che si è occupato della sezione introduttiva e considerazioni finali del lavoro svolto.

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Figura 1. Classi II sez. A e B.


2 Costruzione della Collezione 2.1 Sezione fossili GRUPPO DI LAVORO: MARTINA PESCI MATTEO RASPINI MARTINA PANDOLFI SOFIA PAMPALONI NOTIZIE STORICHE DI QUESTA COLLEZIONE La raccolta dei nostri fossili animali ha avuto origine dai campioni, come le zanne di mammut, rinvenuti in una fornace situata in località Matassino, Comune di Figline Valdarno; per quanto riguarda i fossili vegetali dalla miniera di Santa Barbara a Cavriglia. I resti fossili che compongono questa collezione sono pochi, 55 e sono disposti nel ripiano inferiore di una teca di vetro. Sono molto belli ma non conosciamo la datazione ed il luogo di provenienza di molti di essi. La collezione dei fossili, sia animali che vegetali, ha dei difetti: I campioni non sono catalogati neanche elencati. Non sono ben visibili. Lo spazio è troppo ristretto e i campioni sono troppo vicini tra loro. Alcuni sono danneggiati o sgretolati. I ripiani e i campioni necessitano di maggiore pulizia. Mancano le schede descrittive dei singoli elementi. FASI DEL LAVORO Prima di cominciare questo lavoro abbiamo controllato se le vetrine fossero sporche o pulite. Poiché erano piene di polvere abbiamo deciso di togliere tutti i campioni e quindi con in panno e dei detergenti abbiamo cominciato a pulire la nostra vetrina. Successivamente abbiamo rimesso al proprio posto tutti i campioni. Figura 2. Alunni al lavoro. Numerazione Abbiamo numerato i nostri campioni che risultano essere 55; questo lavoro ci ha richiesto molto tempo ma alla fine ogni fossile era numerato.


Elencazione Abbiamo scritto su un foglio i nomi di tutti i campioni con il rispettivo numero (alcuni però non erano descritti). Siamo riusciti, grazie all’ausilio di un fascicolo specifico sui fossili a dare un nome generico a quasi tutti.

Catalogazione Abbiamo suddiviso i nostri campioni in: Classificati e Non Classificati. Potevamo dividerli per colore, forma, specie o dimensione. Abbiamo scelto il criterio più facile, poiché non abbiamo la preparazione pratica e scientifica di un esperto paleontologo che ci piacerebbe contattare per completare la descrizione dei nostri campioni.

Allestimento Secondo noi sarebbe bello poter allestire attorno ai nostri fossili l’ambiente in cui questi si trovavano o dove sono stati ritrovati e sarebbe di buona impressione collocarli nella prima vetrina a partire dall’entrata, perché mostrerebbe il ciclo della flora e della fauna fin dall’antichità.


ELENCO FOSSILI: Tabella 1. Elenco dei fossili. 1 Resto di mammuth 2 Midollo osseo (non definito) 3 Zanna ( non definita) 4 Sughero (non definito) 5 Non classificato 6 Lignite xiloide 7 Non classificato 8 Non classificato 9 Grumi di resina di pino 10 Non classificato 11 Cancer sismondee 12 Denti di squalo 13 Conchiglie fossili 14 Pecopteris 15 Chondrites, provenienza Spagna 16 Ammoniti 17 Trilobite 18 Fossili comuni 19 Conchiglie e ossa fossili 20 Psiloceras 21 Riccio marino fossile 22 Cardinia 23 Conchiglie e stelle marine 24 Cardiola 25 Resti di pigne 26 Non classificato 27 Ostrea 28 Dactylioceras 29 Testa di vipera 30 Valve fossili 31 Non classificato 32 Posidonia 33 Terebratula

35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55

34 Valve fossili Bellerophon Resto di mammuth Non classificato Foglia di quercia Guscio di terra pratula Lignite picea Pleurotomaria Foglia fossile Conchiglia bivalve Materiale fossile Roccia con fossili riccio marino ambre: resina fossile conchiglia Bivalve Loganograptus Ostrica mantelliceras Ostriche cementate(Periodo pliocenico, prov. Siena) Ittiolite Torba


Figura 3. Resto di Mammut

Figura 5. Granchio.

Figura 4. Resto di Mammut..

Figura 6. Ostriche cementate.

Ci piacerebbe che ogni fossile fosse accompagnato da una piccola scheda illustrativa da apporre vicino ad esso nella bacheca. Per questo abbiamo riportato tre esempi.


2.1.1 Traccia fossile Chondrites Famiglia: Fodinichnia Nome comune: Traccia fossile

Descrizione: Queste piccole tane superficiali assomigliano alle radici vegetali. Sono costituite di un tubo centrale dal quale si dipartono a raggiera numerosi rami secondari. L'animale che piÚ verosimilmente ha costruito questa tana è un nematode. Ha una lunghezza variabile ed è possibile trovare questo esemplare in tutto il mondo.

Habitat: Chondrites è stato rinvenuto i sedimenti marini che si sono formati in condizioni anossiche.

Figura 7. Chondrites.


2.1.2 Graptoliti Loganograptus Famiglia:Dichograpidae Nome comune: Graptolite

Descrizione:Questi erano graptoliti di grandi dimensioni; le rapide dicotomie iniziali in prossimitĂ della struttura individuale detta sicula producevano una colonia formata da 16 steli. Questi erano separati negli organismi in vita, ma si ritrovano frequentemente uniti nei fossili. Le teche erano tubi semplici, circa uno per millimetro.

Habitat: Questo genere viveva nelle parti piĂš profonde degli oceani dell'Ordoviciano. Ăˆ possibile trovare questo esemplare in tutto il mondo. In genere è lungo 20 centimetri. I geologi usano i graptoliti per datare le rocce.

Figura 8. Loganograptus.


2.1.3 Ammoniti Dactylioceras Famiglia: Dactylioceratidae Nome comune: Ammonite

Descrizione: La conchiglia è evoluta con molti giri visibili e con un ampio ombelico poco profondo. Le sottili coste ramificate sono strettamente ravvicinate e attraversano il ventre arrotondato. Durante il medioevo la tradizione popolare riteneva che le ammoniti fossero serpenti pietrificati; la parte terminale della conchiglia veniva intagliata per essere venduta ai pellegrini.

Habitat: Alcuni esperimenti hanno dimostrato che Dactylioceras era un nuotatore lento. Ăˆ possibile trovare questo esemplare in tutto il mondo.

Figura 9. Dactylioceras.

Per quanto riguarda le ammoniti e i gruppi affini i paleontologi conoscono molto poco sulle loro modalitĂ di vita. Le ammoniti sono ottimi fossili guida per la datazione delle rocce.


2.2 Animali imbalsamati GRUPPO DI LAVORO: GIULIO FRANCIOLINI ELEONORA CAIANI ANDREA MANNI La collezione si trova disposta all’interno di due teche di vetro a due piani più una teca singola che contiene un fenicottero e comprende animali più o meno tipici della zona. Questi esemplari sono quasi impressionanti perché gli animali non stanno mai immobili ed è difficilissimo poterli osservare in delle posizioni fisse. In tale situazione l’osservazione diventa ancora più interessante perché si possono notare molti più particolari. Come tutte le altre collezioni, però, anche questa ha svariati difetti: Alcuni campioni non sono puliti e andrebbero spolverati. I campioni non sono conservati al meglio e necessiterebbero di naftalina o altro, in modo che si conservino più a lungo, senza rovinarsi. Sono disposti in uno spazio troppo ristretto e andrebbero disposti in un luogo più ampio per poterli osservare meglio. Gli animali non sono classificati adeguatamente. Non ci sono spiegazioni ed io campioni riportano solo un cartellino molto vecchio in cui è scritto solo il nome scientifico dell’esemplare. FASI DEL LAVORO Pulizia Abbiamo iniziato il nostro lavoro pulendo le vetrine, dapprima spolverandole, in seguito lucidandole con il detergente. Secondo noi, avere le vetrine ben pulite è un aiuto per riorganizzare i nostri campioni. Pulendo, abbiamo potuto osservare meglio i nostri esemplari. Su ognuno c’ è un cartellino che riporta il nome latino degli animali.

Figura 9. Alunni al lavoro. Numerazione Per poter riorganizzare gli spazi e, soprattutto, dare un ordine ai campioni, abbiamo deciso di numerarli e segnarli su un quaderno. Con dei cartellini abbiamo fatto i numeri e li abbiamo disposti accanto agli esemplari.


Elencazione Sul quaderno, accanto a ciascun numero, abbiamo scritto il nome specifico dell'esemplare imbalsamato. È stato difficile, perché alcune volte non capivamo il nome scritto sui cartellini, a volte non vi era riportato e siamo andati a cercare gli esemplari su una guida. Altre difficoltà sono state riscontrate quando dovevamo numerare gli animali: talvolta non corrispondevano i numeri ai nomi degli esemplari. Tabella 2. Elenco delle specie animali presenti. I nomi scientifici sono stati riportati come scritti sui cartellini dei campioni nonostante che alcuni di questi siano errati secondo la nomenclatura attualmente in uso. nome comune Uccelli 1 Quaglia 2 Porciglione 3 Pettegola 4 Corvo comune 5 Beccaccia di mare ♂ 6 Civetta 7 Gufo comune x 3 ♀ 8 Tordo comune 9 Alzavola x 3 10 Moretta turca 11 Gheppio 12 Sparviero 13 Cuculo (femmina) 14 Scricciolo 15 Canarino 16 Fenicottero 17 Sordone 18 Martin Pescatore 19 Rondine x 2 20 Passero 21 Cinciallegra 22 Rigolo ♂ 23 Beccamoschino

nome scientifico

luogo

Otus vulgaris padule pisano

Fringilla canaria Accentor alpino Alcedo ispida Hirundo rustica Passer italiae Parus maior Oriolus galbula Cisticola cursitans

Mugello Prato 1899 Firenze Firenze


nome comune

nome scientifico

luogo

Uccelli 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

Nido di cardello e cardellino Nido di peppola e peppola Nido di averla e averla piccola Pappagallo Allodola Verdone x 2 Gruccione ♂ Ciuffolotto ♀ Picchio rosso maggiore ♀ Merlo acquaiolo ♂ Folaga Airone rosso Cranbetta o Combattente Picchio verde x 2 ♀ Storno comune Colino della California Upupa x 2 Fratino ♀ Gavina Gabbiano reale Gabbiano comune Assiolo Gheppio ♀ Gheppio con frosone Allocco x2 ♂ Poiana Barbagianni

Pesci 51 Storione 52 Pesce persico 53 Pesce spada 54 Campione non classificato

Fringilla montifringilla Psittachus Alauda arvensis Fringilla chloris verdani

Firenze

Pyrrula rubicilla Cinchus aquaticus Fulica atra Ardea purpurea Machetes pugnas Picus viridis

Mugello 1879 Signa

Upupa epops Caradrius cantianus

Firenze

Strix scops

Toscana 1884

Falco tinnunculus

Arezzo

Figline V.no 1969

Strix flaminea Arcipenser sturio Persa fluvialis

Stretto di Messina


nome comune Rettili 55 Testuggine palustre 56 Ramarro 57 Biacco x 2 58 Vipera di Cleopatra 59 Vipera di Crotalino 60 Varanus 61 Rospo x 2 62 Campione non classificato 63 Ranocchio Mammiferi 64 Ghiro x 2 ♀ 65 Scoiattolo x 2 66 Lepre (cucciolo) 67 Talpa 68 Uistiti 69 Faina 70 Puzzola 71 Lutra 72 Donnola x 2 73 Tasso x 2 74 Volpe 75 Lepre 76 Riccio x 2 77 Macaco

nome scientifico

luogo

Crotalus surissus

America Settentrionale

Myoscus glis Sciurus vulgaris Lepus timidus Talpa europea

Cascine, Firenze Firenze 1896 Firenze Brasile

Mustela foina Mustela vulgaris Melas tascus Vulpe vulgaris Lepus timidus Erineceus europee


Figura 10. Rigogolo. Figura 11. Volpe.

Figura 12. Esemplari di uccelli (anseriformi).


2.2.1 Lepre Genere, specie: Lepus europaeus Famiglia: lagomorfi

Caratteristiche generali La lepre europea misura da 50 a 70 cm ed il suo peso varia da 3 a 6 kg. Il pelame è formato da lanugine corta e folta, di colore fulvo e nero, mentre il ventre è biancastro. Particolari sono le orecchie molto lunghe, infatti l’ animale ha un udito molto sviluppato. I suoi occhi sono gialli, ma la lepre non è dotata di una buona vista. Risulta molto rapida nella corsa, grazie ai suoi arti posteriori più allungati rispetto a quelli anteriori, che servono a darle la spinta. La lepre, infatti, corre meglio in salita che in discesa. L’ animale vive principalmente in pianure, boscaglie e colline, dove riesce a trovare il cibo: trifoglio, erba medica, cavoli e rape. Il suo rifugio è una buca scavata nel terreno, abbastanza ampia da nasconderla quasi interamente, lasciando scoperto solo il dorso che si mimetizza con il terreno. I piccoli della lepre sono caratterizzati da un ciuffo di peli bianchi sulla fronte. Essi vengono accuditi dalla madre per una settimana circa, dopodiché sono già autonomi.


2.3 Animali sotto alcool GRUPPO DI LAVORO: BECATTINI EMMA CACINI COSTANZA RASCIONATO LUCA TOTI ANDREA Notizie storiche Quasi tutti i componenti della collezione provengono dal Museo Paleontologico di Napoli. La nostra collezione di animali sotto formalina è molto ampia, conta 48 specie diverse di animali, invertebrati, rettili e pesci. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di rendere la collezione più ordinata e pulita, abbiamo aperto la vetrina, preso gli animali, spolverato i contenitori e prima di riporli ci siamo chiesti se potevamo farlo seguendo un particolare criterio. Potevamo disporli separandoli per specie, ma per renderli maggiormente visibili abbiamo deciso per il momento di disporli secondo la grandezza dei contenitori, in ordine decrescente. Nei contenitori degli animali c’era scritto il loro nome, ma con una scrittura illeggibile perché scritte a mano e con vecchia grafia in delle etichette ormai sbiadite; per renderle più comprensibili, abbiamo pensato, mentre si faceva il loro elenco, di abbinare ai loro nomi latini la traduzione in italiano. Poi abbiamo cercato ulteriori informazioni e foto su di essi per mezzo di internet. Figura 14. Campioni sotto alcool.

La nostra ricerca si è basata su animali conservati sotto formalina; questi animali sono immersi dentro un liquido di nome formalina che è un prodotto chimico della famiglia degli aldeidi che sono composti organici. La formalina è prodotta per ossidazione catalitica del metanolo, il più semplice degli alcool. Pulizia dei campioni Il primo giorno abbiamo tolto da dentro la vetrina tutti i campioni appartenenti alla collezione di animali sotto alcool e formalina. Sono dei recipienti cilindrici di vetro sigillati con tappi anch’essi di vetro ricoperti con la pergamena, li abbiamo puliti con morbidi panni facendo attenzione a non farli cadere. Fatto ciò abbiamo rimesso i campioni all'interno della vetrina. Pulizia della vetrina Il giorno seguente abbiamo pulito con dei panni assorbi-polvere le pareti in legno della vetrina e gli scaffali,poi con dei panni umidi il vetro.


Numerazione dei campioni Nei giorni seguenti abbiamo tolto nuovamente i campioni dalla vetrina e li abbiamo numerati mettendo sulla base dei contenitori dei biglietti adesivi con scritto sopra il numero di ciascun campione e poi li abbiamo rimessi nella vetrina secondo un nuovo ordine. Abbiamo scelto di disporli a partire dall’alto secondo un ordine di grandezza per renderli piĂš visibili. Elencazione Abbiamo riportato su di un foglio il nome di ciascuno dei campioni della collezione accanto al rispettivo numero. A questo punto il nostro lavoro con i campioni era finito e perciò li abbiamo riposti all'interno della vetrina. Tabella 3. Elenco dei campioni numerati. 1 Marthaserias glacialis 2 Taenia solium 3 Palinrus elephas 4 Rana esculenta 5 Scolopendra marsicaus 6 Chimaera monstrosa 7 Pteroides grisum 8 Euscorpio italicus 9 Holothuria 10 Pagurus arrosor 11 Xiphosura polyphemus 12 Halocynthia papillosa 13 Amigdala decussata 14 Petromizzone fluviatibili 15 Palaemon serratus 16 Tinca vulgaris 17 Veela spirans 18 Protula intesinum 19 Astroides calycularis 20 Acyonium palmatum 21 Triton palpestris 22 Echinaster sepositus 23 Torpedo ocellata 24 Asterina gibbosa 25 Pleurobranchea meckelli 26 Hippocampus brevirostris 27 Spongia officinalis 28 Chiton olyvaceus

29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48

Lepas anatifera Obelia geniculata Octopus vulgaris Psamechinus microtuberculatus Coris gioffredi Nereis heteronereis Monochirus hispidus Murex Brandaris Coralluim rubeum Antedon mediterranea Torpedo marmorada Argonauta argo Carcinides maenas Sphaerechinus granularis Beizoe Cucumis Cestus Veneris Sepia officinalis Rhizostoma pulmo Scyliorhiinus canicula Bonellia viriois


Nuovi criteri di catalogazione La nostra proposta: Abbiamo pensato di suddividere i campioni prima a seconda che siano vertebrati o invertebrati, in seguito a seconda del gruppo al quale appartengono.

Proposte per l'allestimento Per l'allestimento noi proponiamo di mettere accanto a ciascun campione una scheda informativa come la nostra che illustri: NOME SCIENTIFICO NOME COMUNE HABITAT NATURALE TIPO DI ALIMENTAZIONE CARATTERISTICHE (breve descrizione del campione).


2.3.1 Chimaera monstrosa NOME SCIENTIFICO: Chimaera monstrosa NOME COMUNE: Chimera HABITAT NATURALE: Abissi marini TIPO DI ALIMENTAZIONE: Carnivora

Figura 15. Chimera.

CARATTERISTICHE: La chimera (Chimaeramonstrosa) è un pesce cartilagineo abissale. È diffusa nell'Oceano Atlantico tra l'Islanda e Norvegia fino all'Africa del nord e le isole Azzorre, compreso il mar Mediterraneo. È rarissima nel mar Adriatico.Vive su fondi fangosi molto profondi, fino a 1682 m. La prima pinna dorsale è alta ed è armata di una spina rigida molto evidente e connessa ad una ghiandola velenosa. La seconda dorsale è molto bassa e lunga; la pinna anale è piccola; la pinna caudale è piccola e termina con un lungo filamento. Le pinne pettorali sono molto grandi e sono a punta. Esiste il dimorfismo sessuale: i maschi hanno un'appendice curva sulla fronte. Si ciba di invertebrati e piccoli pesci, nell'Oceano Atlantico si nutre in prevalenza di aringhe. Avviene tutto l'anno ma con maggior frequenza in estate. La fecondazione è interna e le femmine depongono capsule ovigere lunghe fino a 17 cm, che daranno alla luce dei giovani già simili agli adulti. La puntura del raggio spinoso della prima pinna dorsale provoca forti dolori.


2.3.2 Hippocampus brevirostris NOME SCIENTIFICO: Hippocampus brevirostris NOME COMUNE: Ippocampo, cavalluccio marino HABITAT NATURALE: mari fino a 10m di profondità TIPO DI ALIMENTAZIONE: si nutre di piccoli crostacei

Figura 16. Ippocampo.

DESCRIZIONE: Vive nel Mar Mediterraneo, Oceano Atlantico orientale dal Golfo di Guinea, Isole Canarie fino alle Isole britanniche meridionali, Spesso reperibile in prossimità di alghe o di Posidonia oceanica a cui si appiglia con la coda. Corpo di colore giallo, talvolta rosso, grigio o marrone. Capo appuntito, piuttosto corto. Non ha escrescenze formate dall'esoscheletro sul corpo, tipiche di altre specie dello stesso genere. È dotato della pinna dorsale e delle pinne pettorali, poco sviluppate. È una specie ovovivipara. La femmina, dopo la fecondazione, depone le uova nella tasca posta sul ventre del maschio. I due sessi si trattengono, durante l'accoppiamento, avvolgendo la coda.


2.4 Modellini di botanica GRUPPO DI LAVORO: VALENTINA QUARTA ALESSANDRA BIONDI Osservando le vetrine contenenti i campioni di botanica ci siamo rese conto che le vetrine avevano bisogno di essere ripulite quindi ci siamo attrezzate con sgrassatore e stracci e dopo un lungo lavoro le vetrine erano finalmente pulite.

Figura 17. Modellini di botanica. Allestimento Per l'allestimento avevamo pensato di ricreare l'ambiente da cui provengono; per esempio per la drosera, che vive in zone paludose, volevamo trovare un altro campione, magari in plastica, e immergerlo in una bacinella d'acqua, o cercare di creare con la carta crespa l'immagine di una zona paludosa. Per il fiore d'avena e quello di trifoglio, avevamo pensato di creare, dietro ai due modellini, con la carta crespa le montagne e in altro modo formare dei funghetti. Infine per le pigne volevamo procurarci una grande immagine di un pino da porre dietro ai campioni e due pigne. Numerazione: Dopo la pulizia abbiamo numerato i quattro campioni di botanica a nostra disposizione fatti in legno e metallo: il primo: la drosera, il secondo:il fiore di trifoglio il terzo: il fiore d'avena il quarto:le pigne. La nostra maggior difficoltà è stata quella di raccogliere informazioni sui nostri campioni che abbiamo trovato su internet e su diversi libri


2.4.1 Drosera Materiale: modellino fatto in legno Famiglia : Droseracee Specie: Drosera rotundifolia Condizioni: il modellino aveva delle ramificazioni rotte e polverose. Composizione: il modellino è costituito da un fusto che sorregge un corpo composto da ramificazioni in cui sulla cima è posta una pallina. Si ciba di insetti catturandoli con una sostanza contenuta nelle foglie.

2.4.2 Fiore di Trifoglio Materiale: modellino fatto in metallo Famiglia: Papilionaceae. Condizioni: il modellino era in condizioni Abbastanza buone, a parte la polvere Composizione: da petali rosa con dei pistilli gialli che servono per la fecondazione.

Figura 18. Fiore di Drosera

Figura 19. Fiore di Trifoglio.


2.4.3 Fiore d'Avena Materiale:modellino fatto in metallo e legno Famiglia: graminaceae condizioni: il modellino era più tosto polveroso composizione: è composto da un fusto e da un fiore di colore rosino e da dei puntini bordeaux. 2.4.4 Le pigne Materiale: modellino fatto in metallo Genere: Pinus condizioni:modellino polveroso composizione: nella nostra collezione ritroviamo due modellini, la prima di colore verde che è pronta per la fecondazione mentre la seconda di colore bianco è già stata fecondata e,quindi, si è lignificata e staccata dall'albero.

Figura 20. Le pigne.

Elencazione Successivamente siamo passate all'elencazione. Abbiamo deciso di elencarli in base alla loro comparsa sulla terra seguendo un ragionamento logico perché non siamo riuscite a trovare alcun dato che ci dicesse esattamente quali delle nostre piante campione fossero comparse per prima. Le abbiamo elencate con l'ordine seguente: -drosera; -fiore di trifoglio; -fiore di avena; -pigne.


2.5 Conchiglie GRUPPO DI LAVORO: REBECCA SICURO BOTTACCI ANDREA

Figura 21. Conchiglie.

Figura 22. Conchiglie. In questa collezione si possono osservare delle conchiglie disposte nel ripiano inferiore di una vetrina. All’osservazione si evidenziano alcuni difetti: I campioni non sono catalogati. Non sono puliti. La vetrina non possiede chiusure. Lo spazio è troppo piccolo e si distinguono male. FASI DI LAVORO Abbiamo iniziato il nostro lavoro occupandoci della pulizia delle conchiglie e delle vetrine. In seguito ci siamo occupati di cercare il nome di ogni conchiglia, servendoci di libri e immagini visto che nessun campione aveva il proprio nome. Ci siamo resi conto che era molto difficile dare un nome specifico ad ogni campione per cui li abbiamo classificati a seconda delle famiglie di appartenenza e rispetto a queste li abbiamo suddivisi in sezioni nella vetrina.


Tabella 5. Conchiglie. sezioni vetrina 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30

elenco delle famiglie Orecchie di mare Holiopdae Tridacn famiglia Tridacnidae Pettini famiglia Pectiridae Pettini famiglia Pectiridae Pettini famiglia Pectiridae Pettini famiglia Pectiridae Crassatellidi Cardidi famiglia Cardidae Mitili famiglia Mytilidae Telline famiglia Tellinidae Non classificato Strombidi famiglia Stombidae Molluschi Perforatori famiglia PHOLADIDAE Trochidi famiglia Trochiadae Stombidi famiglia Strombidae Bursidi famiglia Bursidae Arpe famiglia Harpidae Voluti famiglia Volutidae Vasidi famiglia Voltudiae Vermicularide famiglia Turritellidae Turritelle famiglie Turritellidae Non classificato Vasidi famiglia Vasidae Turbi famiglia Turbinidae Cipree famiglia Cypralidae Trochidi famiglia Trochiodae Cancellaridi famiglia Cancillaridae Coni famiglia Conidae Buccininidi famiglia Buccinidae Non classificato

n째campioni 3 1 1 1 1 2 5 1 5 7 46 6 4 9 2 2 2 6 4 2 3 4 5 2 4 5 6 3 5 5


2.6 Antichi strumenti di fisica GRUPPO DI LAVORO: VALERIA CERFEDA NICCOLO’ PEZZATI MATTEO CATELANI FILIPPO MAZZANTI Nota storica: Gli strumenti di fisica che compongono questa collezione sono essenzialmente dei primi anni del ‘900 e sono soprattutto strumenti didattici. Sono disposti all’interno di vetrine situate nell'aula di Musica del nostro istituto dove si trova anche la collezione di animali sotto alcool e formalina. Sono molto belli e interessanti ed utili per effettuare esperienze per una migliore comprensione di vari fenomeni, e riguardano la meccanica ,l'elettrologia,l'ottica e l'acustica. Prima di iniziare il lavoro abbiamo constatato che: Gli armadi con le ante di vetro dove sono conservati gli strumenti hanno delle chiusure difettose. Gli armadi sono catalogati secondo i vari rami della fisica a cui appartengono (chimica, meccanica, ottica, acustica e elettricità), ma gli strumenti al loro interno non sono così suddivisi. Manca una catalogazione completa e precisa di tutti gli strumenti. Alcuni strumenti sono accompagnati da una scheda illustrativa ma altri no. Sono disposti in uno spazio troppo ristretto Non è specificata la provenienze di molti strumenti Non tutti gli strumenti sono ben conservati. L'aula dove sono collocati non è molto adatta perché sono separati dalle altre collezioni. FASI DEL LAVORO Inizialmente abbiamo fatto un elenco scritto degli strumenti scientifici dando a ciascuno di essi un numero progressivo preceduto da una lettera (M,E,O,A) indicante il settore della disciplina il suo nome specifico. Alcuni strumenti però non avevano un nome preciso e per trovarlo li abbiamo confrontati con delle immagini presenti in vecchi libri di fisica risalenti anch'essi ai primi del '900, che abbiamo trovato nella nostra biblioteca. Successivamente abbiamo pensato a spolverare oggetti e vetrine. Dopo aver fatto questo abbiamo pensato a come potevamo esporli. Poiché le vetrine in cui si trovavano gli oggetti riportavano in alto il nome dei vari settori della fisica ci è parso obbligatorio separare gli strumenti per argomento. Alcuni di questi strumenti (circa venti ) erano stati restaurati in occasione del 75' anno dell' istituto (nel 2001) e per questo possedevano già una scheda con la descrizione e la foto. Questo lavoro ci piacerebbe farlo per ciascuno oggetto e vorremo che ogni scheda riportasse oltre al nome dello strumento , del costruttore, la datazione, le dimensioni, la foto e la descrizione anche qualche nota storica e qualche curiosità. Questo lavoro lo abbiamo fatto per: l' emisfero di Magdeburgo, le lacrime bataviche e il paradosso meccanico.


Strumenti scientifici Meccanica M Pompa pneumatica di Gay-Lussac M Pompa a mano M Cassetta di Ingenhousz M Apparecchio per la composizione delle forze M Macchina di rotazione M Paradosso meccanico M Piano inclinato M Bilancia M Modello di vite M N° 2 modelli di argano M Modello di tesso M Lacrime bataviche M Modello di motore a scoppio M Bilancia speciale per evidenziare le forze prementi esercitate da un liquido sul fondo M Sfera di Magdeburgo Elettricità E Elettroscopio a foglie d'oro E Pendoli elettrici di sambuco E N° 2 valvole termoioniche E N° 1 valvola termoionica triodo E Strumento didattico per la scarica nei gas E Tubo a raggi catodici E Pila a corona di tazze E Raddrizzatore di corrente E Pila Daniel E Batteria bottiglie di Leyda E Pila di Grenet E Galvanometro verticale per uso scolastico E Banco di Ampere E Rocchetto di induzione grande E Macchina di Wimshurst E Rocchetto di Ruhmkorff E Reostato E Gabbia di Faraday E Motore elettrico E Tubo focus bianodicus


Ottica e Acustica O Apparecchio di Tyndall per la rifrazione nei liquidi O Apparecchio per la riflessione della luce O Banchi fotometrici per uso scolastico O Stereografo O Le Glyphoscope O Lente e vetro smerigliato su sostegno O Prisma ottico O Proiettore

Antichi strumenti di fisica

Antichi strumenti di fisica

Antichi strumenti di fisica


2.6.1 Emisfero di Magdeburgo Costruttore: Non firmato Datazione: 1900 Funzione: vedere gli effetti della pressione atmosferica Dimensioni: h= 20 cm Diametro 9 cm

Figura 31. Emisfero di Magdeburgo. Lo strumento fu utilizzato per la prima volta da Otto von Geuricke nel 1654 per studiare gli effetti della pressione atmosferica. Il nome dello strumento si riferisce al titolo dell'opera dell'autore, “ Experimenta nova,ut vocant, Magdeburgica de vacuo spatio” del 1672, in cui Geuricke riassume i suoi lavori. Incuriosito dalle discussioni sull'esistenza del vuoto e della pressione atmosferica, Geuricke cercò di compiere personalmente degli esperimenti in merito. Per verificare la presenza del vuoto estrasse l'aria presente all' interno di una sfera cava fatta di rame. Osservando poi che l'aria stessa vi rientrava con forza quando si apriva un apposito rubinetto. Tuttavia l'esperimento più noto sugli effetti della pressione atmosferica fu quello dei due emisferi. In esso, due mezze sfere cave di ottone, del diametro di 80 centimetri , perfettamente combacianti tra loro, dopo aver fatto il vuoto al loro interno, poterono essere separate solo dalla forza creata dal tiro di due gruppi di 8 cavalli per parte. Geuricke, negli anni successivi, ripeté l'esperimento con mezze sfere più grandi , che resistettero addirittura alla trazione di ventiquattro cavalli. Lo strumento, tra i più antichi del Vecchio Gabinetto di Fisica del Liceo, è formato da due emisferi in ottone. Uno dei due emisferi presenta un piede d'appoggio, sempre in ottone, al cui interno è ricavato il condotto per l'astrazione dell'aria. ( ciò viene fatto per mezzo di una Macchina Pneumatica). Lo stesso elemento reca un rubinetto la cui funzione è quella di impedire il ritorno dell'aria all'interno degli emisferi chiusi, una volta fatto il vuoto e scollegato l'apparecchio dalla macchina pneumatica. In passato doveva essere presente una robusta corda che veniva collegata all'anello presente sull'emisfero superiore, in modo da aiutare gli sperimentatori nella realizzazione della prova ovvero nella dimostrazione dell'impossibilità di separare tra loro gli emisferi, anche quando sottoposti alla forza di trazione di più persone.


2.6.2 Lacrime Bataviche Funzione: Studio delle azioni molecolari Costruttore: Non firmato Descrizione: Si t ratta di grosse gocce di vetro fuso lasciate cadere in acqua fredda. A causa della solidificazione istantanea della parte superficiale, si determina in questa una temperatura elevatissima ed una forte tensione nella massa interna. Le lacrime resistono all’urto e scoppiano per la minima scalfittura o quando se ne rompe la punta.

Figura 32. Lacrime bataviche. 2.6.3 Il Paradosso Meccanico Costruttore: Non firmato Datazione: sconosciuto Materiale: le guide sono di legno; cursore a doppio cono in metallo verniciato di neo Dimensioni: le guide sono lunghe 40 cm altezza massima 9 cm, altezza minima 2 cm. Ciascun cono ha un’altezza di 16 cm e diametro 6 cm

Figura 33. Il paradosso meccanico. Su un appoggio formato da due guide di legno inclinate e divergenti verso l’alto si posa un cursore pure in legno, a forma di doppio cono. Se lo si appoggia dalla parte dove le guide convergono (cioè sull’estremità più bassa dell’appoggio), lo si vede rotolare risalendo spontaneamente lungo il piano inclinato formato dalle guide. Il paradosso, solo apparente, è subito spiegato se si osserva che le guide sono divergenti verso l’alto, e la loro divergenza è calcolata in modo che l’abbassamento del cursore dovuto all’aumentare della loro distanza sia maggiore dell’innalzamento dovuto alla risalita lungo il piano inclinato, di modo che, mentre il doppio cono risale lungo di esso i suoi punti di appoggio, in real tà, si abbassano, come si può facilmente constatare osservandolo orizzontalmente di lato mentre si muove.


2.7 Sezione Minerali GRUPPO DI LAVORO: VIRGINIA MORETTI MATILDE GRAZIANI MARTINA CARCIAGHI BENEDETTA INNOCENTI Notizie storiche La collezione dei minerali si è formata in periodi successivi, poiché ai preesistenti campioni si sono aggiunti quelli provenienti dalle raccolte che alcuni padri francescani hanno fatto mentre si trovavano nelle missioni in varie parti della terra e che hanno donato alla scuola. La collezione di minerali è disposta in delle teche di vetro appese alle pareti del corridoio del “Museo” della scuola e sono una delle collezioni conservate e catalogate. È veramente incredibile la varietà con cui i minerali sono uno diverso dall’altro. Quando l’abbiamo osservata abbiamo rilevato alcuni aspetti: Le etichette non sono particolareggiate. Le serrature andrebbero migliorate. Si potrebbe aggiungere una scheda di spiegazione. Necessiterebbero di uno spazio un po’ più ampio e di maggiore illuminazione. Inoltre ci siamo accorti che la pulizia non era molto buona.

FASI DEL LAVORO Ci siamo attrezzati per provvedere a rendere le vetrine ben disposte.

Figura 34. Sezione del “museo”.

Numerazione abbiamo contato i minerali uno a uno e li abbiamo messi per iscritto. Sono risultati 282 campioni, alcuni minerali non avevano nome, e altri erano in altre classi. Dopo aver provveduto a risolvere il problema di alcuni minerali senza nome, abbiamo iniziato a fare una descrizione di due o tre minerali. Elencazione: successivamente abbiamo elencato i campioni per classe distinguendoli in: ALOIDI – CARBONATI – ELEMENTI NATIVI – FOSFATI – IDROSSIDI – OSSIDI – SILICATI – SOLFATI – SOLFURI.


Figura 35. Alunni al lavoro.

Allestimento: si potrebbe mettere uno sfondo che ricrei il paesaggio nel quale sono stati prelevati i campioni; Es: La Barite o Rosa del deserto si può trovare nei deserti soprattutto nel deserto del Sahara oppure la Lignite si trova nelle miniere. Insieme ai compagni abbiamo deciso di prendere in considerazione alcuni campioni e di produrre una scheda descrittiva da inserire nella bacheca come integrazione di quella scientifica, questo sarebbe importante poterlo fare per tutti i campioni. In questo periodo sono stati liberati alcuni ambienti della scuola vicini alle collezioni e casualmente abbiamo ritrovato in una scatola vecchie schede con la classificazione scientifica di gran parte dei nostri minerali Tabella 6. Elenco dei minerali. SILICATI 1 Fibre di amianto ( 2 pezzi) 2 Amianto di anfibolo( 2 pezzi) 3 Diallagio 4 Leucite ( in lava vulcanica) 5 Johannsenite 6 Hedembergite 7 Augite (in tufo vulcanico) 8 Vermiculite 9 Leucite.


SILICATI 10 Spodumene:kunzite (12 pezzi) 11 Granato:hessonite 12 Cristalli di granato ( 6 pezzi) 13 Spodumene:hiddenite 14 Granato 15 Orneblenda ( basaltica) 16 Granato almandino 17 Granato uvarovite ( 2 pezzi) 18 Heulandite (2 pezzi) 19 Zircone 20 Dumoritierite ( 2 pezzi) 21 Granato (Grosolaria) ( 4 pezzi) 22 Fassaite 23 Granato adradite (demantoide) 24 Tormalina policroma 25 Albite periclino 26 Tormalina: indicolite 27 Tormalina:indicolite (su quarzo) 28 Albite periclino ( 2 pezzi) 29 Tormalina sciorlite 30 Hauymite con biottite ( 4 pezzi) 31 Actinolite (2 pezzi) 32 Albite 33 Codolite saccadroide ( 2 pezzi) 34 Natrolite:aggregato fibroso su basalto( 2 pezzi) 35 Natrolite:aggregato fibroso raggiato 36 Rodonie spatica in matrice di quarzo 37 Rodonite saccaroide 38 Tormalina; rubellite 39 Piemontite saccaroide ( 2 pezzi) 40 Rodonite lavorata 41 Natrolite ( zeolite) Na2 (Al2 Si2 O10) 2H2O 42 Vesuvianite 43 Vesuvianite o Idroclasio 44 Cianite:distene 45 Stilbite o Desmina ( zeolite)


SILICATI 46 Adularia (ortoclasio) 47 Crisocolla ( ciclosilicato di rame) 48 Analcime ( 2 pezzi) 49 Serpentino: crisatilo 50 Analcime con apofillite ( 2 pezzi) 51 Clorite ( 2 pezzi) 52 Calamina 53 Lapislazzuli 54 Talco steaite 55 Talco comune 56 Berillo comune ( 3 pezzi) 57 Analcimite ( felbotoide) 58 Caolinite 59 Lapislazzuli o Casurite ( grezzo) 60 Clorite aggregato Miceceo 61 Berillo: Aquamarina 62 Lapislazzuli e lasurite 63 Oligoplasio ( pietra di sole) 3 pz 64 Epidoto: miscela di orto silicati basici 3 pz 65 Mica: biotite 3 pz 66 Periclino albite 2 pz 67 Sodalite 68 Enstatite 69 Microclino: amazzonite 3 pz 70 70 Mica: filogopite 3 pz 71 Mica: muscovite 2 pz 72 Phillisite: rosette su veucitite 73 Titanite 74 Anfibolo su ilvaite 75 Staurolite 76 Labradorite 77 Olivina 3 pz 78 Mica: lepidolite 2 pz 79 Ortoclasio 3 pz 80 Mica: flogistica 81 Mica: nelia pegmatite 82 Mica: fuchsite 83 Mica: biotite aurea 84 Anfibolite con asbesto 85 Actinolite: anfibolo

86 Ilvaite 3 pz 87 Apofillite 88 Enstatite


IDROSSIDI 89 limonite iridescente 2 pz 90 limonite128 quarzo ametista 91 stilpnosiderite limonite colloide 92 brucite (idrossido di magnesio) 93 limonite ocra gialla131 cromite 2pz 94 limonite pritemeta morfizzata 2 pz OSSIDI 95 quarzo calcedonio 96 quarzo calcedonio di aspro 97 quarzo calcedonio “crisoprasio “ 98 quarzo ialino 99 quarzo calcedonio onice calcareo 100 quarzo con mica 101 quarzo calcedonio “selce” piromaca (pietra focaia) 2 pz 102 quarzo testa di moro 103 quarzo calcedonio (onice calcereo) 104 quarzo calcedonio “corniona” (8 pz) 105 quarzo calcedoneo diaspro 106 quarzo calcedonio puro 107 quarzo affumicato onice 108 quarzo con sali di rame 109 quarzo capelli capelli di venere 110 quarzo occhi di tigre (grezzo) 111 quarzo aurifero 112 quarzo agata rossa 113 quarzo "giacinto di compostella" 114 quarzo agata 115 quarzo “occhio di tigre “(lavorato) 116 quarzo affumicato (2 pezzi) 117 quarzo agata di aspro (lavorato) 118 quarzo cristallo con sabbia silicea 119 quarzo ialino cristallo di rocca 120 quarzo puro 121 quarzo SiO2 (3 pezzi) 122 quarzo ialino cristalli di rocca aggruppamenti 123 quarzo rosa SiO2 124 quarzo ialino aggruppamenti cristalli di rocca 125 quarzo aggruppamenti parallelo di prismi piramidi 126 quarzo lattei 3 pz

127 quarzo ametista quarzo quarzo cristalli su calcite di rupestre spilomelano o wad dendriti 5 pz magnetite 2 pz gilmenite 2 pz magnetite calamita naturale cassiterite Limonite ( lignite metamorfizzata) biossido di stagno bauxite (miscuglio di ossidi) pinolusite (biossido di magnase) magnetite (granulare) 2 pz magnetite cristallo isolato 143 ematite olifisto (lamellari iridati) 144 ematite oligisto in scaglie 129 130 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142


OSSIDI 145 ematite oligisto 146 ematite oligisto (cristalli) 147 ematite 148 ematite oligisto lamellare 2 pz 149 ematite oligisto (cristalli tabulogranulare) 150 ematite con pirite 151 ematite oligisto 152 ematite martite 153 ematite mammelomare 154 ematite idirescente 155 ematite oligisto micro cristallino 156 ematite rosa di ferro 157 ematite speculamite 158 ematite ocra rossa 2 pz 159 opale bianco 160 opale nobile azzurra 161 opale resinite 2 pz 162 opale xiloide 163 corindone rubino 2 pz 164 opale nobile o arlecchino 165 corindone comune 166 corindone granulare CARBONATI 167 calcite 184 aragonite concrezionata con cristalli di zolfo 168 alabastro onice 185 alabastro con incrostazioni di calcare 169 calcite:drusa doppia di cristalli spatici su matrice marnaso-calcarea 186 aragonite coralloide 170 calcite:spato di Islanda 187 stalattite e stalagmite 171 calcite:roccia con cristalli a farfalla 188 incrostazione calcarea in tubazione d'acqua 172 aragonite 189 calcite:cristalli su matrice marnoso-calcarea 173 aragonite “cristallo prismatico” 190 calcite:cristallo geminato scalenoide 174 calcite spatica 191 calcite:cristalli spatici 175 calcite 192 calcite:drusa di cristalli scalenoidi con ossidazione ferrosa 176 calcite su dolomia 193 calcite:cristallo isolato irregolare 177 calcite:onice calcareo 194 calcite:raggruppamento parallelo di cristalli su matrice calcarea cristallizata 178 calcite:drusa di cristalli a farfalla 195 calcite:cristalli scalenoedrici su matrice 179 kutnohorite 196 calcite:concrezione di origine 180 alabastro orientale 181 rodocrosite 182 aragonite aghiforme 183 aragonite “stalattite”


CARBONATI 197 vivianite 198 aragonite:cristalli aciculari 199 malachite su calcocite 200 cerussite 201 smithsonite: “calamina azzurra” 202 auricalcite su limonite 203 carbonato di rame 204 magnesite 205 siderite 206 malachite e azzurrite 207 smithsonite “concrezionata” 208 sferocobaltite 209 malachite ALOIDI 210 Fluorite 211 Flouriti(cristalli in matrice) 212 Non classificato 213 Non classificato 214 Non classificato 215 Non classificato 216 siluite (cloruro di potassio) 217 Salgemma 218 Flourite (con grossi geminati cubici) 219 Fuorite FOSFATI 220 Vivianite (fosfato idrato) 221 Lazurite laplislazzuli 222 Atacamite (cloruro di rame con ossidrili) 223 Criolite (pietra di ghiaccio) 224 Apatite “cloropatite” 225 Turchese (fosfato idrato di Al e rame)


SOLFATI 226 Non classificato 227 Barite con calcite 228 Gesso su calcare 229 Alunite 230 Celestina 231 Barite o rosa del deserto 232 Gesso “selenite” geminato ferro di lancia 233 Gesso (cristallo) 234 Barite di tipo compatto 235 Non classificato 236 Non classificato 237 Gesso “selenite” 238 Gesso selenite germinato “coda di rondine” 239 Gesso selenite 2 pz 240 Gesso aggregato a rosetta 241 Barite di tipo lamellare 242 Barite 243 Calcopirite con cristalli di clolomite 244 Gesso “ serigolite” 245 Anidrite 246 Gesso cristalli geminati 2 pz 247 Gesso 248 Non classificato 249 Gesso "selenite" (grandi cristalli)


SOLFURI 250 Calcopirite ( nel diabase ) 251 Marcassite 252 Tetraedrite su quarzite 253 Niccolite “nichelina” 254 antimonite (aggregati bacillari e raggiati) 2 pz solfuri misti 255 antimonite “stibina” 256 erubescite “bornite” 3 pz 257 cinabro “vermiglione” 3 pz 258 arsenopirite “misspicirel” 259 tetaedrite “rame grigio” 260 oligisto con pirite 2 pz 261 pirrotite 3 pz 262 cinabro (solfuro di mercurio) 263 realgar-ORPIMENTO (solfuro di arnenico) 2 pz 264 molibnetite (lamine associate a roccia serpentinosa) 265 pirite capillare 266 cinabro con pirite 267 pirite (in aggruppamenti eubici) 3 pz 268 Non classificato 269 galena massa fibrosa-raggiata 270 pirite e siderite 271 blenda “marimatite” 272 blenda “sfalerite” 273 galena disposizione in ottaedri 274 calcopirite nel diabase con quarzo 275 pirite (bisolfuro di ferro) 3 pz 276 blenda (solfuro di zinco) 277 pirite miriade di cristalli cubici in marma 278 pirite (combinazione in attaedri e cubi) 3 pz 279 pirite aggruppato in germinato rillifi 5 pz 280 galena (diversa provenienza) 2 pz 281 pirite (aggruppato pentagonododecaedrici) 2 pz 282 calcopirite (solfuro di ferro e rame)


2.7.1 La rosa del deserto

Figura 36. Rosa del deserto.

Classe: solfato Gruppo: rombico Lucentezza: da vitrea a madreperlacea. Trasparenza: da traslucida a trasparente Genesi: si forma per deposito di soluzioni idrotermali,soprattutto a temperature elevate; può andare a costituire filoni o essere “ganga” di giacimenti metalliferi oppure trovarsi in giacimenti sedimentari. Giacimenti: Stati Uniti (Oklahoma, Connecticut e Colorado) , Inghilterra, Germania, Russia e in minori quantità Romania, Repubblica Ceca e Sassonia . Altre caratteristiche ed utilizzi: di colore verde al saggio alla fiamma (si riconosce dalla celestina che da invece il colore rosso) può dar luogo a particolari formazioni dette : “ROSA DEL DESERTO” (vedi figura 36) circa il 75 – 80 % della barite viene utilizzato per rendere più pesanti i fanghi di trivellazione; il resto viene utilizzato per le industrie chimiche e farmaceutica, nella produzione dei colori ( come pigmento bianco), nell’industria tessile, cartaria, della gomma, del vetro, come materiale di partenza per la produzione di Sali di bario, nella produzione di calcestruzzo pesante, nella funivie; piccole quantità vengono trasformate in metallo . La barite cristallizzata è destinata al mercato dei collezionisti di minerali.


2.7.2 Malachite Cu2(CO3)(OH)2 (idrossicarbonato di rame)

Classe: carbonati Durezza: 3,5-4 Cristallizzazione: monoclino Peso specifico: 4 Sfaldatura: perfetta Figura 37. Malachite. Frattura: da subconide a irregolare Descrizione: Abito cristallino È quasi sempre microcristallina (strato d'alterazione dei minerali di rame), ma si trova anche sotto forma di strati fibrosi, in ammassi reniformi o efflorescenti. In alcune cavità può essere raramente rinvenuta malachite in piccoli cristalli aghiformi Origine e giacitura: si origina per alterazione di minerali presenti di rame. I giacimenti sono tutti quelli secondari di rame. I maggiori giacimenti di malachite si trovano in Africa nello Zaire e Zambia, in Russia, Australia e Stati Uniti. In Italia il giacimento più famoso si trova sull'isola d'Elba. Utilizzo: per il suo bel colore che va dal verde chiaro al verde scuro, ed il caratteristico accrescimento che la fa caratterizzare con zonature date da sfumature di tonalità, la malachite viene utilizzata in gioielleria soprattutto come cabochon e in oggettistica semipreziosa. Tuttavia essendo un minerale con scarsa durezza, i manufatti in malachite possono rigarsi e rovinarsi facilmente, se usati e toccati senza attenzione. Pregiati lavori di intaglio vengono dalla Cina e dalla Russia. Sono famose le bellissime colonne in malachite della Cattedrale di Sant'Isacco a San Pietroburgo, pietra ampiamente utilizzata anche nel rivestimento delle sale della residenza estiva degli zar, il Palazzo d'Inverno, a San Pietroburgo. Essendo tossica, si raccomanda di non portare a contatto diretto con la pelle esemplari di malachite non burattati (cioè non "lisciati" nella lavorazione). I Greci e i Romani ne facevano amuleti ritenendo che proteggesse dagli infortuni. In miniera era chiamata "verdura delle rocce" per il suo colore che la mette in risulta sulla ganga rocciosa circostante


2.8 Sezione Rocce GRUPPO DI LAVORO: BARBETTI SAMUELE SABATINI GIANMARIA MORI TOSCA Per cominciare, siamo saliti al “museo” della scuola e abbiamo osservato con attenzione i vari campioni. La collezione delle rocce è una collezione didattica che comprende pochi esemplari, che sono tutti diversi l’uno dall’altro. Abbiamo osservato che: La classificazione è relativa alla formazione: rocce ignee (intrusive ed effusive), rocce sedimentarie (chimiche, organogene e clastiche) e metamorfiche. I campioni sono raccolti in una vetrina con poco spazio. Non sono ben illuminati. Col passare del tempo si sono ricoperti di polvere. Mancano le descrizioni dei singoli campioni, c’è soltanto il loro nome. Con i compagni abbiamo deciso di: Pulire le vetrine. Elencare i campioni secondo la classificazione già esistente. Per pulire le vetrine ci siamo muniti di stracci e spray e Abbiamo tolto le rocce dalle vetrine. Abbiamo pulito con attenzione. Abbiamo rimesso le rocce al loro posto. Terminata questa fase abbiamo trascritto al computer i nomi delle rocce elencandoli per tipo.

Figura 38. Alunni al lavoro.


Tabella 7. Rocce ROCCE IGNEE Intrusive (8) 1 granito 2 granito rosso 3 diorite1 4 gabbro 5 diorite2 6 granito rosa 7 sienite 8 peridotite Effusive (9) 9 porfido quarzifero 10 porfirite 11 ossidiana di Lipari 12 andesite 13 porfido 14 ossidiana 15 liparite 16 melafiro 17 trachite Materiale lavico (9) 18 lava Etna 19 pomice bianco 20 ossidiana 21 lapillo 22 ceneri vulcaniche 23 lava Vesuvio 24 lapillo Vesuvio 25 bombetta 26 scoria vulcanica


Rocce sedimentarie clastiche 27 conglomerato 28 marna solforosa 29 marna 30 breccia 31 puddinga 32 arenaria 33 argilla Piroclastiche (2) 34 peperino 35 tufo Organogene (7) 36 selce 37 dolomia 38 fosfatica 39 farina fossile 40 fossilifera 41 calcare 42 fosfato del mar rosso Chimiche (3) 43 travertino 44 alabastro calcareo 45 alabastro gessoso


Rocce metamorfiche regionali (16) 46 gneiss granitico 47 micascisto 48 gneiss 49 gneiss dioritico 50 calcescisto 51 serpentinoscisto 52 fillade quarzifera 53 quarzite 54 monte mucrone 55 talcoscisto 56 fillade 57 cloritoscisto 58 ardesia 59 lavagnino 60 argillo scisto 61 marmo Schegge di selce lavorata (10) sono 10 ma senza nome Secondo noi dovrebbero essere allestite nelle vetrine a seconda del numero di campioni, mantenendo però, la classificazione assegnata. Cioè: -rocce sedimentarie piroclastiche che sono due -rocce sedimentarie chimiche che anche queste sono due. -rocce chimiche che sono tre. -rocce clastiche sedimentarie che sono sette ecc...(in ordine crescente). Ora descriveremo alcuni tipi di rocce che ci hanno colpito maggiormente: -Peperino: già dal nome non è passato inosservato, è una roccia piroclastica ricorda tanto il granito un po' bianco un po' grigio e con alcuni puntini neri. -Tufo: appartiene al gruppo delle rocce piroclastiche è di colore marrone -Lapillo: è un materiale lavico, è di colore nero, la sua forma ricorda tanto quella di una spugna perché è forata. -Scoria vulcanica: è di colore rosso ricorda tanto una roccia che si trova sui fondali marini. Dobbiamo comunque dire che ci sono piaciuti molto tutti i tipi di rocce che c'erano nelle vetrine. Di seguito si descrivono alcuni tipi di rocce.


2.8.1 Il Granito

Figura 39. Il Granito. Il granito è una roccia ignea intrusiva, con grana che va da media a grossolana e occasionalmente può presentare megacristalli. Il suo nome deriva dal latino granum (a grani), con chiaro riferimento alla sua struttura olocristallina. Il granito si colloca nel campo delle rocce sovrassature, ossia con contenuti di quarzo compresi tra il 20 e il 60%. Gli altri minerali fondamentali presenti sono i feldspati (ortoclasio, sanidino e microclino) e il plagioclasio (con composizioni più albitiche) e miche (biotite e in alcuni tipi di granito muscovite). L'origine del granito è stata per molti decenni fonte di controversie e accese discussioni fra molti studiosi di geologia. Le due tesi discusse sono: origine del granito e delle rocce intrusive acide ad esso affini per consolidamento di un magma, intruso allo stato almeno parzialmente fluido in rocce preesistenti ("magmatisti"); principali intrusioni granitiche prodotte da una trasformazione metasomatica di rocce preesistenti, avvenuta essenzialmente allo stato solido ("trasformisti"). L’esistenza di magmi granitici fluidi è provata: dai fenomeni di metamorfismo termico sulle rocce incassanti; dagli aspetti marginali degli ammassi granitici, con strutture microgranulari da raffreddamento rapido e giaciture filoniane; dalla composizione chimica dei graniti, che spesso corrisponde a quella dell’eutettico del sistema quarzo-ortoclasio-albite, la miscela che rimane più a lungo fluida durante il raffreddamento; dalla composizione mineralogica omogenea di molte masse granitiche; soprattutto dall’identità di composizione chimica con le rocce effusive acide, che evidentemente si sono formate per raffreddamento in superficie di un magma granitico.


Località di ritrovamento dei graniti in Italia In Italia sono assai diffuse rocce granitiche, localizzate nelle Alpi, in Calabria e in Sardegna. Esse appartengono a due cicli intrusivi distinti, connessi con l’orogenesi ercinica (fine dell’era paleozoica) e con l’ orogenesi alpina (nell’era terziaria) e sono spesso associate, nella medesima massa intrusiva, con rocce ignee appartenenti ad altre famiglie (sieniti, dioriti, ecc.) Le rocce granitiche intruse durante il ciclo dell'orogenesi ercinica sono quelle affioranti su vaste aree in Sardegna e in Corsica, per lo più graniti normali, ma talvolta anfibolici o alcalini, con anfiboli sodici, e inoltre i graniti della Sila e dell’Aspromonte, e quelli situati prevalentemente nella parte esterna dell’arco alpino (Monte Bianco, Gottardo, ecc.); spesso questi graniti ercinici mostrano tessiture gneissiche, formate per fenomeni di metamorfismo regionale avvenuti, forse a più riprese, dopo la solidificazione delle rocce. Un’altra serie di rocce ignee acide, di tipo granitico, si è intrusa durante il ciclo dell’orogenesi alpina (Val Masino, Adamello, Vedrette di Ries, Isola d'Elba). Il granito di Baveno è largamente usato come pietra da costruzione e ornamentale, analogamente al ‘‘ghiandone’’ della Val Masino, a struttura porfirica, di età terziaria. I graniti della bassa Val Sesia sono invece di età ercinica. I plutoni dell’Adamello, delle Vedrette di Ries, della Cima d'Asta, di Bressanone nel Trentino-Alto Adige, tutti di età terziaria, sono costituiti in gran parte da adamelliti, granodioriti e tonaliti. Usi Alcune piramidi egizie sono costruite in parte da granito: la piramide rossa (2600 a.C.) è chiamata così per il colore rosso della sua superficie granitica. La piramide di Micerino è invece costruita da blocchi di granito e calcare. La grande piramide di Giza ha un maestoso sarcofago in granito. idato e pulito è anche utilizzato nei piani cottura di molte cucine per la sua durabilità ed estetica.


3 Conclusioni MA NOI, COSA ABBIAMO OTTENUTO DA TUTTO QUESTO??? -Abbiamo imparato che per fare una collezione scientifica non basta avere gli oggetti che la formano, ma anche che ogni collezione deve essere ben conservata, tutelata e la sua conoscenza non può essere patrimonio di pochi. -Abbiamo rivalutato le vecchie collezioni della scuola, sicuramente le abbiamo ripulite ( conservazione ) e, soprattutto, abbiamo fatto un inventario di tutti i loro componenti ( tutela ). -Abbiamo ottenuto dalla scuola che ci venissero cambiate , perché rotte , le chiusure delle bacheche delle collezioni dei minerali, delle rocce,

degli animali imbalsamati, mantenendole cosi pulite (conservazione) e proteggendole dalla possibile scomparsa di qualche campione ( tutela ). -Abbiamo ottenuto la promessa di far apparire sul sito del nostro comune ( Figline Valdarno ) informazioni e foto delle nostre raccolte. Un aspetto del nostro lavoro che ci ha appassionato molto è stato anche quello della divulgazione. Ci siamo chiesti: COME RIUSCIRE A MOSTRARE IL NOSTRO LAVORO??? Ci sono venute in mente, discutendo tra di noi, varie idee: -Esporre foto e spiegazioni su di esse nel sito internet della nostra scuola e nel sito internet del nostro comune. -Creare un calendario con le nostre foto e distribuirlo nei negozi e nei centri di aggregazione. -Far pubblicare sui quotidiani più diffusi nella zona, notizie sulle collezioni, accompagnate da informazioni sul lavoro che abbiamo svolto. -Fare un “passa parola” fra i nostri parenti e conoscenti. -Creare un depliant illustrativo e diffonderlo presso le altre scuole che saranno invitate a visitare le nostre raccolte. Queste verranno mostrate anche durante i periodi di “ scuola aperta”. -Organizzare incontri o piccole lezioni tenute da noi ragazzi per gli alunni delle scuole dell’infanzia o elementari. -Riuscire a tenere aperto il nostro “museo” almeno 2 volte al mese in orario pomeridiano facendo noi alunni da custodi. -Inaugurare il nostro museo, ripulito, catalogato ed abbellito con una festa dove tutti saranno invitati. -Cercare degli sponsor che ci aiutino a realizzare i nostri progetti.


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