Preziosa n.1

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dicembre  | gennaio 

BRAND

Alfieri & St.John Lo stile di rinnovarsi continuamente EVENTS

Italian Jewellery Award Le eccellenze del design del gioiello premiate ad Amalfi OROLOGI

Jaeger - LeCoultre Memovex Tribute to Polaris


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Dalla sapiente arte dei Maestri orafi del Borgo Orefici di Napoli nasce una nuova linea di gioielli interamente ispirata ai tesori dell'antichitĂ .

Conso rzio ANTICO BORGO OREFICI - NAP OLI

www.aureavenus.com



Il futuro è innovare la tradizione Che il mondo intero sta vivendo una grande crisi economica è ormai un dato di fatto. Con la stessa consapevolezza possiamo affermare che il mercato della gioielleria italiana ha subito, negli ultimi anni, importanti cambiamenti ed evoluzioni che oggi mal si sposano con i nuovi scenari internazionali. Da una recente ricerca, realizzata da Gary Gereffi e Joonkoo Lee del Department of Sociology della Duke university di Durham, presentata nel corso dell’ultima fiera di Valenza, sono emersi dati che meritano più di una riflessione. Secondo i due studiosi il teatro economico attuale è caratterizzato da un forte calo dei volumi di produzione, compensato dal valore globale di quest’ultima, in continuo trend di crescita a causa dei costanti aumenti della materia prima. Dalla ricerca risulta che anche se è vero che la domanda di oro da impiegare per la realizzazione di gioielli è decresciuta del 24 per cento, è anche vero che il prezzo dell’oro è cresciuto del 168 per cento in dollari USA e del 93% in euro tra il luglio del 2003 e il luglio del 2008 (World Gold Council 2008). A questo particolare scenario, va aggiunto le nuove realtà produttive in via di sviluppo (India, Cina e Turchia) che, anno dopo anno, stanno spostando il baricentro del mercato della gioielleria. Un dato per tutti: la presenza italiana nella produzione globale è scesa del 6 per cento nel periodo 2000-2005, mentre quella dell’India è aumentata dal 20 al 23 per cento. Complessivamente, nello stesso periodo, le quote di mercato occupate da India, Cina e Turchia sono passate dal 33 al 38 per cento. Questa è dunque la situazione e, leggendo i numeri, al di là dei valori della crisi generalista, si nota una modifica sostanziale del mercato in termini di vecchi e nuovi scenari. La soluzione, secondo la professoressa Alba Cappallieri, per il futuro delle nostre aziende orafe va ricercata nel passato. “L’Italia ha uno straordinario patrimonio di tecniche e materiali che aspettano solo di essere riscoperti dalle nostre aziende orafe e il design potrebbe rappresentare lo strumento per farli rivivere in un’estetica contemporanea. Pensate per esempio al corallo o alla filigrana, solitamente impiegati per riprodurre gioielli antichi o popolari” - ha dichiarato alla nostra giornalista. Insomma anche in questo caso vince chi si rimbocca le maniche.


ANTWERP

BANGKOK

MUMBAI

NAPOLI

artemisiacomunicazione.com

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Saremo presenti alle seguenti manifestazioni:

First Vicenza 11-18 gennaio 2009 SiciliaOro Taormina 17-20 aprile 2009

group

ufficio del TarĂŹ: tel. 0823 517220 - 0823 837635 fax 0823 837637 e-mail: info@emotions.it

PAOLO MINIERI

s.a.s.


brand Crivelli Gioielli La femminilità raccontata dalle emozioni

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Le armoniche bellezze di Ponte Vecchio

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Nell’iridescenza delle perle l’espressività del lusso Coscia. Una storia nata nel 1919

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Universi da sogno Carlo Barberis preziosi fuori dal coro

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Flames of Passion Eleganza e glamour nelle nuove linee della Nardelli Group

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il Tarì: showroom 243/244 tel. +39 0823 513011 / fax +39 0823 513013

La classe esaltata dai gioielli La tradizione dei materiali e la ricerca delle novità nelle creazioni Recarlo

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www.digennarodiamanti.it info@digennarodiamanti.it

Aprile Gioielli naturalmente chic

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Alfieri & St.John Lo stile di rinnovarsi continuamente

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Magie di luce di forme e di contrasti La semplicità elegante di Davite & Delucchi

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in copertina:

DRD Diamonds sede: Via Grande Orefici, 1 - 80133 Napoli tel. +39 081 200104 / fax +39 081 204335

breaking news Gemelli. Quando il bottone cede il posto ad un gioiello

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brand Mattia Mazza l’arte orafa fra tradizione e innovazione L’azienda torrese fra i pionieri della lavorazione del corallo

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breaking news Orecchini Punti luce o chandelier ma mai senza

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trend

referenze fotografiche: si ringraziano tutti coloro che hanno gentilmente messo a disposizione il materiale iconografico L’Editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate.

Eternal Platinum 23 idee dell’amore, 23 fedi in platino realizzate dai maestri del Design, della Moda e del Gioiello italiano riunite in una grande mostra alla Triennale di Milano

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Montblanc: gioielli da scrittura, gioielli da red carpet

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events Italian Jewellery Award Le eccellenze del design del gioiello premiate ad Amalfi

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www.preziosamagazine.com bimestrale a distribuzione gratuita DICEMBRE 2008 | GENNAIO 2009 / n. 1 Reg. Tribunale di Napoli n. 77 del 01/10/2008

Golden Agency srl via Generale Orsini, 40 80132 Napoli Giovanni Micera direttore@preziosamagazine.com

Maria Rosaria Petito redazione@preziosamagazine.com

Nunzia Arillo Martino Belmanto Elisabetta Bowinkel Marco Cantarella Mario Didone Chiara Di Martino Roberto Esse Giovanni Lepre Federica Longobardi Paolo Minieri Silvia Passalacqua Antinisca Pozzi Luigi Esposito

L’Oro del Vesuvio, la tradizione dell’arte torrese Intervista a Mimmo Esposito, assessore alle attività Economiche e Produttive di Torre del Greco

pag. 60

Ileana Della Corte 1990-2009: vent’anni di napoletanità chic

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trend Innovare la tradizione. Il design come strumento per l’evoluzione e la crescita delle aziende orafe. Intervista ad Alba Cappellieri, professore associato al Politecnico di Milano

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trade L’oro come bene di risparmio per risollevare le sorti della filiera orafa Intervista a Luigi Cassata, presidente FEDORA

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orologi Miss Protocole l’arte di indossare il tempo

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Jaeger - LeCoultre Memovex Tribute to Polaris

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Il nuovo e la ricerca alla rincorsa delle ore

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gemmologia I diamanti sono un investimento? Che valore attribuirgli nell’attuale fase di stagnazione

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Cosa succede al rubino “riempito”?

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grafici@preziosamagazine.com

Artemisia Comunicazione srl via Generale Orsini, 40 80132 Napoli telefono 0810782962 fax 0812471142 D’Auria Industrie Grafiche spa Sant’Egidio alla Vibrata (TE) Action srl via A. Diaz, 24 80134 Napoli telefono 0814977186 fax 0814203089 email: info@actionnapoli.it

trade Gioiellieri in giro per l’Italia. Gli appuntamenti fieristici autunnali: Tarì in Mostra, Valenza Oro e Sicilia Oro

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Tutti insieme! È arrivato il momento di fare squadra Intervista a Bruno Guarona, presidente AOV

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tecnico amministrativo Studi di settore: stop all’applicazione automatica senza l’analisi delle condizioni reali delle aziende accertamenti non validi

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Videosorveglianza e tutela della privacy

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Il correntista che movimenta denaro altrui deve provarlo

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responsabile commerciale: Mila Gambardella m.gambardella@actionnapoli.it

rubrica

Proprietà letteraria e artistica riservata. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza autorizzazione dell’editore. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Golden Agency srl garantisce la massima riservatezza delle informazioni custodite nel suo archivio. Gli indirizzi verranno utilizzati, oltre che per l’invio della rivista, anche per l’invio di proposte commerciali. Ai sensi della legge 675/96 è nel diritto degli interessati richiedere la cessazione dell’invio e/o l’aggiornamento dei dati. Del contenuto degli articoli e degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori.

La Vetrina d’Inverno... Natale

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new media Lifestyle su PQ Channel. Parte dal Sud una sfida internazionale

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trade Il Macef in trasferta a Napoli

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luce avvinta a scintille di mare per colorare i miei desideri

Muzzico Gioielli | Il TarĂŹ, mod. 045 Edificio Perla | Marcianise (CE) tel. 0823 513118 | www.muzzicogioielli.it

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Muzzico Muzzico Gioielli


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brand

Crivelli Gioielli

La femminilitĂ raccontata dalle emozioni di Maria Rosaria Petito

Girocollo a catena in oro rosso con moneta antica incastonata pendente. Il castone è impreziosito da un pavè di brillanti bianchi e brown. Bracciale a catena alternata con moduli e maglie in oro rosso e brillanti.


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Orecchini in oro rosso con pavè di brillanti formato da cerchi concentrici impreziositi nel giro interno da diamanti di taglio rosetta incastonati su griffe. Anello a sigillo in oro rosa con antica moneta romana in bronzo. Il bordo è impreziosito da un motivo di brillanti bianchi brown e dark.

Sono gioielli di grande emozione che parlano linguaggi raffinati e colti, di passioni e di infuocate emozioni; che mescolano con piacevolezza il sacro ed il profano raccontando di femminilità fragili e volitive. Ecco nuove forme di espressione per metalli preziosi che con ardue architetture creano equilibristiche circonferenze, spire sibilanti, profili nobili e fauci ferocissime dal ruggito assordante. Non conoscono confini di fogge o di genialità le creazioni Crivelli, sono versatili e rigorosamente singolari quando danno vita a cascate di diamanti puri come ruscelli di acque limpidissime, a romantici collier degni di una zarina, a petali d’oro ricamati come sete orientali. Alternanze di pietre e di volumi per anelli importanti ed eloquenti che sanno di bello e di unico. Spaziali geometrie per un design che perfettamente esprime il buon gusto e i più reconditi desideri, che distingue e sa distinguersi. Anche nelle deliziose silhouette che rimandano a giochi infantili o raffaelici angioletti. E ancora cifre, segni zodiacali e divine


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Anello a sigillo tondo in oro rosso con onice briolettata. Il bordo è impreziosito da un motivo in brillanti bianchi, brown e dark. Bracciale contrairè a molla in oro rosso e 2 onici briolettati taglio goccia. Gli elementi decorativi ed i castoni sono impreziositi da pavè di brillanti bianchi.

creature sospesi a lunghi rosari o a più frivoli bracciali, a divertenti anelli o a tintinnanti orecchini, tanti monili preziosi da portare con allegra disinvoltura senza mai essere dissacratori. Crivelli sa essere mero lusso da indossare per una grande soiree, in un pigro pomeriggio tra amici o in una mattinata tutto shopping. Componenti essenziali, pura contaminazione di granitici temperamenti e desiderabili raffinatezze. Superba, romantica, estrosa, provocatoria, sensuale, libera: donne speciali che vogliono parlare di sé attraverso un gioiello.

Crivelli gioielli 15048 Valenza (AL) viale Dante, 24 ph. +39 0131 945296 NY 10036 576 Fifth Avenue ph. +1 212 8693350 web www.crivelligioielli.com



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brand

Le armoniche bellezze di Ponte Vecchio di Federica Longobardi

I 700 anni di storia del medievale Ponte Vecchio fanno da cornice al quartiere dei maestri orafi fiorentini dove oltre 30 anni fa nacque l’azienda PVG, e dal 1994 presente sotto i colli di Scandicci e in Italia e nel mondo con oltre 300 punti vendita. Un laboratorio del bello dove i gioielli sono ideati, disegnati e realizzati esclusivamente a mano da esperti artigiani, dove nascono sperimentazioni artistiche dall’inconfondibile marchio ad arcate, dove i metalli preziosi sposano solamente pietre naturali dalle sfumature irripetibili. Qui nulla è trascurato, finanche i nomi delle collezioni sanno raccontare di fantasie e raffinatezze senza frainten-

dimenti di sorta: Vivaldi, sinfonia di forme; Famosi, omaggio alle gemme più celebri; Trilogy, amore più prezioso... In ogni linea, in ogni esemplare è protagonista la luce che come un torrente in piena travolge, abbraccia, si insinua, esplode tra colori, forme ed ombre. Vortici che abbagliano valorizzando le nuance più gioiose delle gemme. Asimmetrie armoniche, morbide disuguaglianze, movimenti e scomposizioni concentriche, dimensioni dissimili ed opposte, stravolgenti evoluzioni si incon-

Collezione Vivaldi Anello in oro rosa con rubini, acquamarina, ametista, tormalina rossa, granato e diamanti taglio rose.


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Collezione Atlantide Pendenti in oro e pietre preziose

Un laboratorio del bello dove i gioielli sono ideati, disegnati e realizzati esclusivamente a mano da esperti artigiani


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trano in giochi di energia che incantano come una fiaba. Vere realizzazioni scultoree che meritano uno sguardo più attento per coglierne l’incanto, manufatti dalla forte personalità che nessuna sintesi ne soddisferebbe il pregio. L’eccezionalità della lavorazione fa degli anelli, dei girocolli e dei bracciali inattese bellezze, preziosità sempre nuove e diverse che si esprimono in pavé di castoni, di sfericità, di spirali dove partecipano le pietre più belle, dai colori più caldi, dai tagli più inusuali. Espressione di alta gioielleria italiana.

Ponte Vecchio Gioielli 50018 Badia a Settimo, Firenze via delle Fonti, 8/B servizio clienti, ph. +39 055 7225626 customer service, ph. +39 055 7225620/40 web www.pontevecchiogioielli.it

Collezione Cellini

Collezione Famosi Anello in oro rosa e brillanti con ametista taglio Cullinan.


www.artemisiacomunicazione.com

quando la promozione diventa spettacolo

“ Ritratti di Donne” evento realizzato per la Maison Mario Valentino ed il Consorzio Antico Borgo Orefici Napoli, Camera di Commercio, Sala delle Grida

“Fuoco Napoletano” evento realizzato per il sindacato Casartigiani Napoli nell’ambito di un progetto di promozione delle eccellenze campane per il mercato russo Napoli, Camera di Commercio, Sala delle Grida


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brand

Nell’iridescenza delle perle l’espressività del lusso Coscia. Una storia nata nel 1919 di Martino Belmanto

Una fanciulla ricevette in dono una perla nera, Bellezze la legò ad un filo d’oro e se ne cinse il collo. Quel gioiello brillava di una luce stranamagnetiche e mente viva, dai riflessi deliziosamente sensuali e l’invidia stravaganti, incominciò a serpeggiare preziosissimi feroce più di una belva. Dalle porte socchiuse le ornamenti donne spiavano quella beldal rivoluzionario gusto estetico per vivaci e volitive femminilità

lezza, a loro, ancora sconosciuta. Il principe, allora, parlò al popolo e disse: “Inginocchiatevi perché sarà lei la vostra regina, non vedete che indossa il dono del cielo?” Chiunque avrebbe reso l’anima per possederne una, ma un editto regale ne impose il divieto relegando alle sole donne blasonate il privilegio di indossare una gemma di tale valore.

Coscia Perle Coltivate showroom 185 c/o “Il Tarì” 81025 Marcianise (CE) ph. +39 0823 513452 fax +39 0823 513096 web www.coscia.it


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Una leggenda, dalle origini remote, che racconta il pregio delle perle nere, a volte ingiustamente cinte da sciocche credenze di negatività che altro non fanno, invece, che avvalorarne il pregio. Di questa eccezionalità la ditta Coscia, già presente a Torre del Greco dal 1919 ed oggi anche al Tarì di Marcianise, ne ha fatto il suo emblema. Perle sì, bianche, belle e grandi, in fili graduati o principessa, matinée o collane a più fili e di lunghezze diverse ma più ancora asimmetriche, stravaganti ed irripetibili. L’intraprendenza e la lungimiranza di Giancarlo Coscia, infatti, hanno riconosciuto alla non perfezione qualcosa di speciale, un impagabile pregio. Quasi un elogio dell’imperfezione.

Perle dai colori naturali che spaziano dal grigio al bruno al giallo oro al rosa al purple, e forme che tracciano disegni fantasiosamente irripetibili dalle impalpabili iridescenze. Bellezze seducenti, magnetiche e stravaganti, preziosissimi ornamenti dal rivoluzionario gusto estetico per vivaci e volitive femminilità. È così, infatti, che la ditta Coscia, oggi come ieri, propone al mercato mondiale un prodotto di altissima qualità ma con lo sguardo verso quel quid che si distacca con gusto e raffinatezza dal classico. Una provocatoria espressività nel mondo del lusso attraverso queste intramontabili icone di eleganza.



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brand

Universi da sogno Carlo Barberis, preziosi fuori dal coro MRP

Capolavori che rimandano la memoria alla eleganza più raffinata e pura

Mai ovvi, i gioielli Barberis sprigionano una impertinente stravaganza. Colorati e gioiosi sanno far mostra di una insolita armonica geometria, tendenzialment e futuristica. Orecchini, anelli, collane e bracciali che si propongono come esplosioni di fervide fantasie, giochi di colori e di contrasti, di smalti e di gemme preziose. Quando, poi, si combinano alla austerità dei diamanti si fanno monili indiscutibilmente chic, di quelli che sanno catturare lo sguardo, che incantano, che fanno parlare di sé. È qui, a Valenza, nei laboratori della Barberis, che dal 1929 prendono forma universi da sogno, oggetti fuori dal coro della standardizzazione.

Una incessante sperimentazione che sa di bello e di raffinatezza, che sa declinare un’arte ed un gusto tutti italiani apprezzatissimi nel mondo. Deliziose infinite interpretazioni nate dalla complicità della più sfrenata immaginazione. Una visionaria armonia che sfiora appena la realtà, che travalica ogni cano-


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Una incessante sperimentazione che sa di bello e di raffinatezza, che sa declinare un’arte ed un gusto tutti italiani apprezzatissimi nel mondo

ne stilistico. È un divertente e divertito lavoro fatto di classe e di capricci. Ma tra morbide rotondità e tratti floreali, tra ali di farfalle e nuance che colano come lava cocente ammantando di allegria i preziosi metalli, la parola si interrompe in un rispettoso silenzio innanzi ad un mare di brillanti che si rincorre tra tenere sinuosità e graziose virgole. Sono capolavori che rimandano la memoria alla eleganza più raffinata e più pura. Un classico atemporale e sobrio nelle sue complessità.


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Circus, Kimono, Leaves, Sombreros, Happy Flowers, Mine, Paisley, Bouquet, Bubbles, Capriccio, Ramage, Ritmo... e tante e tante ancora, collezioni diverse per momenti diversi, espressioni di altissima oreficeria dal perfetto equilibrio di importanti volumi. Pregiati ritratti carichi di femminilitĂ .

Carlo Barberis V.le B.Cellini, 57 Valenza (AL) ph. +39 0131 941611 fax +39 0131 941029 www.carlobarberis.com


D’ E L I A FIERA DI VICENZA

PADIGLIONE F STAND 2303

V I A E N R I C O D E N I C O L A, 2 1 - 8 0 0 5 9 T O R R E D E L G R E C O ( N A ) I T A L Y T E L . + 3 9 0 8 1 8 8 1 1 7 9 7 - F A X + 3 9 0 8 1 8 8 1 1 9 0 8 - M A I L : info@deliacompany.it - deliacameos@hotmail.com In alto foto d’epoca di casa D’Elia in Giappone. Nella foto al centro perle faccettate. In basso: (1) perle Akoya, (2) perle gold, (3) perle barocche, (4) fili di perle Australia, Tahity e fresh water.

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Flames of Passion Eleganza e glamour nelle nuove linee della Nardelli Group Redazione

Giocano con i colori dell’oro e delle pietre e con le forme, sono quattro e sono stati scelti da Adriana Volpe per portare ovunque il loro marchio: si tratta di Domenico, Bruno, Salvio e Gianni della Nardelli Group. Un recente restyling del logo, un simbolo fusione di un diamante e del sole, e quattro linee (Gioielli per amore, Nardelli Uomo, LiuJo Luxury e elli’s Nardelli) assicurano al gruppo un posto di tutto rispetto nel panorama italiano. Ne è testimonianza l’affluenza registrata allo stand Nardelli durante il Tarì in Mostra, svoltosi dal 10 al 13 ottobre a Marcianise: il picco di presenze si è raggiunto quando, dall’esedra che ora ospita il nuovo spazio espositivo, ha fatto il proprio ingresso la conduttrice-attrice Adriana Volpe, che al collo portava il nuovo gioiello di punta della Nardelli: “Flames of Passion”, un cuore di oro e diamanti attorniato da fiamme. Due le novità di rilievo, peraltro oramai già assestate, che hanno garantito a Nardelli Group una visibilità nuova, e più

Domenico, Bruno, Salvio e Gianni hanno scelto Adriana Volpe per diffondere con bellezza ed eleganza il marchio della loro azienda


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Il recente restyling del logo, un simbolo fusione di un diamante e del sole, e quattro linee assicurano al gruppo un posto di tutto rispetto nel panorama italiano forte: il nuovo brand Elli’s, interamente votato al femminile - come evoca il nome - e con un forte richiamo agli anni ’60: pietre e diamanti, in questa linea, hanno lo scopo di celebrare la pace, l’amore e la natura. Fiori, farfalle, lumache: il tutto espresso dall’accostamento di oro bianco, giallo e rosa e, ovviamente, diamanti. Non è da meno la sinergia che il gruppo Nardelli ha instaurato con la Liu Jo Spa,

sinergia da cui è nata la linea Liu Jo Luxury. «Il gioiello deve assolutamente sposarsi con la moda - così racconta Domenico Nardelli - e soprattutto la donna deve fare attenzione al connubio tra eleganza e glamour: è questo che perseguiamo ogni volta che disegniamo un pezzo nuovo per questa linea». È lo stile - discreto ma ricercato - ciò che contraddistingue la donna che indossa i gioielli Liu Jo Luxury.

Nardelli group Mod. 154 - Centro Orafo “Il Tarì” Marcianise (CE) Ph. +39 0823 838917 Fax +39 0823 838897 www.nardelligioielli.it


Palumbo astuccificio

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La classe esaltata dai gioielli La tradizione dei materiali e la ricerca delle novità nelle creazioni Recarlo di Silvia Passalacqua

Una firma inconfondibile per un’eleganza che, di riflesso, si sovrappone a quella già propria di chi indossa i gioielli Recarlo. Tante linee per un brand sinonimo di bellezza, la maggior parte delle quali costruite intorno allo splendore del diamante. Ma non solo. L’azienda Recarlo ha saputo mettersi in gioco e ha accettato


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nuove sfide: la perla accanto ai diamanti come negli splendidi orecchini “bouquet” - o i moderni e suggestionanti accostamenti di oro bianco e oro rosa. O, ancora, l’esplosione di colori della linea “spirit”. Il tutto senza mai perdere di vista la tradizione, la storia che da oltre 40 anni la famiglia Recarlo porta avanti con dedizione e un unico valore: la soddisfazione di chi indossa le loro creazioni. La classe è qualcosa di innato, certa-

ciondolo e anelli, collezione spirit orecchini, collezione bouquet


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mente: ma non c’è dubbio che un gioiello possa esaltarla. Ed è esattamente questo ciò che si pensa restando incantati davanti alla linea “dama”: il classico abbinamento tra diamanti, zaffiri, smeraldi e rubini incastonati in forme nuove, danno al bene “gioiello” un nuovo respiro. Quello che autorevoli studiosi del design cercano di affermare oramai da tempo: unire la tradizione dei materiali preziosi intramontabili alla ricerca della novità, negli accostamenti, nelle fisionomie, nei richiami di volta in volta differenti. E su questo non c’è dubbio: Recarlo ci è riuscito.

Recarlo Gioielli s.r.l. 15048 Valenza (AL) Via Tortona, 42 Ph. + 39 0131 941303 + 39 0131 953801 Fax + 39 0131 953916 www.recarlo.it/com



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brand

Aprile Gioielli naturalmente chic FL

Il bello e la vera arte non sono mai schiavi delle mode, le creano. E al cattivo gusto imperante Guglielmo Aprile risponde con preziosità traboccanti di purezza e semplicità, proprio come una margherita; il fiore che racconta dell’amore, il fiore che agli innamorati nasconde nell'ultimo petalo il temuto responso. I suoi gioielli sono significative espressioni di contemporaneità, pregiati oggetti dall’accattivante schiettezza.

Sono monili importanti e raffinati che sprigionano il profumo di un prato in primavera; eleganti espressioni visive del bisogno di semplicità che è in ogni donna. Margherite da indossare sempre, dunque, da sole o lasciate sbocciare timidamente nelle nuove linee Legami di cuore, Antea ed


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Artemisia, collezioni che raccontano di inscindibili abbracci di cuori in argento bianco e rosé; di petali d’oro giallo e rosa avvinghiati ad onice, agata, quarzi viola e verde; di chiaroscuri di argento dove fanno capolino divertenti charms di pietre naturali. Tutti elaborati diversamente fantasiosi dall’animo romantico. Anche quando entra in ballo il più tenace acciaio. Giardini tintinnanti di bracciali, anelli, collane e

capricciosi orecchini ora impreziositi da diamanti, ora accesi dai colori più solari delle gemme. La chiave del loro successo è la versatilità perché sono complementi perfetti e fedeli all’eleganza, sobri negli accostamenti materici e briosi quando le suste spiccano prepotenti nel gioco delle parti. Unicité dalla sferzante freschezza. Gioielli che come pochi sanno essere spontaneamente eleganti.

Aprile Centro Orafo “Il Tarì” 81025 Marcianise (CE) - Italia ph. +39 0823 821447/8 fax: +39 0823 837177 web: www.aprilegioielli.it



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Magie di luce


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di forme e di contrasti La semplicità elegante di Davite & Delucchi Redazione

È la purezza che rende desiderabili i gioielli della Davite & Delucchi, quel raro ammaliante candore materico. Sono linee eccezionalmente armoniose dall’inconfondibile valore estetico che esplodono in inarrestabili emozioni. Sobri, eterei, misteriosi, sofisticati, romantici, elegantemente ricchi di fantasiosa immaginazione; sono oggetti esclusivi ai quali è difficile rinunciare. Magia di luce, di forme e di contrasti che si rincorrono tra pavé di brillanti bianchi e neri, rubini, zaffiri, smeraldi e le più calde e algide tonalità dell’oro che si avvolge, si cerca, si ritrova in nuovi abbracci dalla disinvolta regalità. Trent’anni di esperienza e di passione per un design che riesce a rubare alla materia ciò che gli altri non sanno trovare o mostrare, che di ogni oggetto sa tracciare il profilo più incantevole e nuovo, che fa sfavillare le prospettive più inconsuete. Una eccitante avventura nel mondo del fascino tra le più ardite innovazioni che rimbombano di impercettibili echi

Anello “Travolgente”: oro rosa con diamanti bianchi e neri


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Collanina “Jackie’O”: oro rosa, oro bianco e diamanti

di antichità. Colori e scintillii dove la bellezza non è segnata dal tempo, dove svanisce la forza delle parole, dove ha inizio l’immaginazione. Arte da ammirare, da desiderare, da indossare che trova la sua completezza nella semplicità, il valore dell’eleganza. DD Fashion e DD Gioielli, due marchi per una sola essenza di raffinata creatività per chi ama il lusso, per chi cerca l’assoluta purezza. Incantevoli gioie senza tempo pensate per stupire e abbagliare, per svelare la più recondita femminilità, preziosi fatti di quella raffinata eleganza che vola trasversale alle mode ed ai tempi. Decò, Divina, Flowers, Vintage, Charme, Jackie’o, Tentazione, Travolgente nomi importanti per collezioni importanti.

Davite & Delucchi s.n.c. 15048 Valenza V.le Dante, 4 ph. +39 0131941731 fax: +39 0131946779 web: www.davitedelucchi.it



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vaid Collezione “Bon Bon”, gemelli in oro giallo con cristallo, madreperla e lapis; cristallo e lastra oro satinata. www.vaid.it

chantecler www.chantecler.it

gemelli Quando il bottone cede il posto ad un gioiello di Maria Rosaria Petito

govoni gioielli www.govonigioielli.it

rovian gioielli Collezione “Cufflinks” Gemelli in corallo e madreperla, oro bianco,diamanti e zaffiri www.mondialcoral.it

breaking news

Classe. È forse l’espressione che meglio racconta di questi discreti accessori che nell’immaginario collettivo restano i protagonisti di raffinate serate. Hanno accompagnato l’appeal del Maestro Arturo Toscanini, di Modugno e del suo uomo in frac, dell’agente 007, sono sempre presenti alla notte degli Oscar come non mancano mai negli eventi più mondanamente ricercati; a nodo turco, snodabili, tondi o quadrati, in acciaio, con pietre colorate, in madreperla, a tema, stemmati, francesi, inglesi o americani, con chiusura a clip, con catenina, con inserti in tessuto, ad un solo bottone, in platino o in argento. Si indossano con mise eleganti o con abiti casual ma sempre rigorosamente con cravatta e orologio. Insomma, non sono mai fuori luogo, sia con abiti formali sia con giacche sportive. Un ritorno alla grande per questi piccoli gioielli da polso escogitati a metà Ottocento per sostituire i bottoni nella chiusura dei rigidi polsini allora in voga. Sono un vezzo, un capriccio che fa tanto chic, che fa tanto dandy; alla camicia azzurra si accostano bene quelli in argento, con camicia bianca o da frac sono d’obbligo in oro bianco o giallo, in tutte le altre occasioni in cui si indossa una camicia con polsino doppio la scelta è libera purché il gioiello non prevarichi, mai. È solo una questione di classe.


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Mattia Mazza

l’arte orafa fra tradizione e innovazione L’azienda torrese è fra i pionieri della lavorazione del corallo di Roberto Esse

Corallo che passione: splendido da ammirare; affascinante da indossare; duro da lavorare. Il dono giusto per ogni occasione. Il tocco magico che tramuta in dea ogni donna che ha la fortuna di poterlo indossare. Nei racconti di Ovidio questo prezioso nacque dal sangue di una delle Gorgoni, Medusa, quando Perseo la decapitò. Sicuramente non si lasciò influenzare da miti e leggende Mattia Mazza quando nel 1905 mise su la sua Ditta, quella che lo ha reso immortale nella memoria di quanti hanno avuto la fortuna di indossare le sue creazioni. Un grande amore, nato a Torre del Greco ed esportato ben oltre i confini di quella che, a giusta ragione, è considerata la patria del corallo. Una passione che continua a tramandarsi di generazione in generazione, fra i membri

della famiglia Mazza con la stessa passione del fondatore, nel solco della tradizione. Da allora sono passati più di cento anni e ben quattro generazioni si sono succedute alla guida di uno dei marchi storici della storia della produzione corallina. Con lo scorrere dei mesi sono stati aggiunti elementi che hanno saputo ben coniugare l’innovazione con la lavorazione tradizionale. Corallo e non solo, nel destino della ditta Mattia Mazza: anche altri articoli di gioielleria e oreficeria, montati con pietre preziose,


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fanno parte del ricco catalogo proposto ai clienti. Non mancano i prestigiosi cammei: “Siamo nati come azienda produttrice di corallo - spiega il responsabile del marketing Daniele Mazza- ma trattiamo anche molti altri materiali come turchese perle e pietre dure. Si lavora all’ingrosso per i rivenditori e oltre al nostro punto vendita amiamo incontrare i nostri clienti nelle varie fiere, come

quella del Tarì, dove siamo presenti per vendere sul pronto”. La Mattia Mazza ha ampliato continuamente i suoi orizzonti commerciali, sia nel campo delle materie prime, che in quello dei prodotti finiti. Oggi il catalogo vanta oltre 1.500 articoli pronti per fare la gioia di tutte le donne. L’azienda è legatissima al luogo d’origine: “Torre del Greco ha una grossa tradizione


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Una passione che continua a tramandarsi di generazione in generazione, fra i membri della famiglia Mazza con la stessa passione del fondatore, nel solco della tradizione orafa, in tanti però - sottolinea Danielepian piano hanno cominciato a spostarsi in strutture in grado di ospitare i vari produttori che appartengono alla stessa filiera. Queste strutture hanno dato una collocazione più sicura a quanti operano fra i preziosi. Adesso è in piedi un progetto più concreto anche per Torre. Speriamo che le varie beghe politiche che ne hanno condizionato la realizzazione siano messe da parte e che presto anche noi possiamo usufruire degli spazi che hanno il Tarì ed Oromare. Torre del Greco deve rimanere al centro della nostra produzione per questo non ci siamo mai spostati da qui”. C’è ne è davvero per tutti i gusti. Da Mattia Mazza è possibile trovare articoli che spaziano dalle linee classiche a quelle più moderne, abilmente combinate con gli immancabili coralli che sottolineano in maniera inequivocabile l’espressione della grande tradizione italiana.


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fuococapri Collezione “Sugar” www.fuococapri.com

breaking news

Orecchini

evanueva Collezione “Athena” www.evanueva.it

Punti luce o chandelier ma mai senza Redazione

Il desiderio di abbellire il nostro corpo per ostentare importanza o semplicemente per sentirsi più seducenti è una pratica antichissima della quale nessuna moda ha saputo farne a meno e che in ogni cultura e in ogni epoca ha goduto di un suo spazio espressivo, anche per comunicare l’appartenenza ad una razza o ad una religione. Anelli, collane, bracciali ma più di ogni altro orecchini. Freud li riteneva una metafora della sessualità ma senza dubbio sono un chiaro simbolo di seduzione perché sanno dare luminosità al viso di chi li indossa. La loro scelta obbedisce a pochissime regole, sobri di giorno e tanto più capricciosi la sera, di materiali insoliti per le più giovani ma rigorosamente preziosi, indipendentemente dai volumi, per le signore. Etnici o classici, di tendenza o misuratamente eleganti, sono proposti da sempre in svariate soluzioni e nelle fogge più audaci e stravaganti, anche per gli uomini che se prima li portavano per denunciare regalità o arte oggi ne fanno sfoggio per trasmettere trasgressività e stravaganza. Uno, due o più per volta, ricchi di perle e pietre preziose, a cerchio, a bottone o pendenti, con turchesi o coralli, traboccanti di colorate gemme o di lucidissimi smalti, piccoli punti luce o grandi e vistosissimi chandelier, semplici cerchi o più complessi pendenti, poveri o preziosi sono infiniti esemplari per infinite mise per infinite occasioni; accessori tanto antichi ma straordinariamente attuali e sorprendenti che non conoscono limiti di età o di cultura e che più di ogni altro sanno dipingere la nostra personalità.

cielovenezia1270 www.cielovenezia1270.it

chantecler www.chantecler.it


49 Collezione “Pizzo” corno naturale, pizzo tombolo lavorato a mano, quarzo lemon e zirconi. www.amle.it

Collezione “Aurora”, orecchini in oro rosso satinato con cristallo di rocca sfaccettato. www.vaid.it

Collezione “Pizzo” spinello, onice e citrini www.amle.it

Collezione “La tua buona stella” perez gioielli



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Eternal Platinum 23 idee dell’amore, 23 fedi in platino realizzate dai maestri del Design, della Moda e del Gioiello italiano riunite in una grande mostra alla Triennale di Milano di Antiniska Pozzi

Una tradizione antica, già in uso presso gli antichi romani, attribuisce all’anello nuziale la simbolicità dell’infinito: per la sua forma circolare in cui l’inizio e la fine non sono distinguibili, la fede è il simbolo dell’amore eterno, del sentimento raro che unisce due persone, sentimento durevole e prezioso come il platino. Ed è alla fede in platino che è dedicata Eternal Platinum, una grande mostra organizzata da Platinum Guild International, allestita dal 5 al 30 Novembre 2008 presso la Triennale di Milano. Le fedi in platino diventano opere straordinarie realizzate da ventuno artisti: sette maestri del design, sette della moda e sette del gioiello, testimoni (e fautori) dell’eccellenza italiana secondo quelle caratteristiche di “bello e ben fatto” che contraddistinguono il Made in Italy

anche nell’ambito dei preziosi. E’ questa un’occasione unica: per la prima volta la fede in platino viene pensata, meditata e disegnata da veri e propri maestri del progetto, esportatori di bellezza italiana in tutto il mondo, qui riuniti dall’esposizione curata da Alba Cappellieri, professore di design del gioiello al Politecnico di Milano. Non più solo oggetto simbolo di una promessa, la fede in platino si fa occasione di riflessione progettuale da parte di professionisti che elaborano il progetto declinandolo secondo diverse anime: il design, la moda e il gioiello. Ventuno nomi di prestigio riconosciuto e condiviso, tra i quali: Pierluigi Cerri, Aldo Cibic, e Patricia Urquiola per il design, Salvatore Ferragamo, Gianfranco Ferré, Alberta Ferretti, e Antonio Marras, per la moda, Gabriele De Vecchi, GianCarlo

Montebello, Rossella Tornquist, e Annamaria Zanella per il gioiello. Ventuno più due: Claudia Bombara e Barbara Antolini, due studenti del corso di perfezionamento in design del gioiello del Politecnico di Milano, a testimoniare l’interesse per la fede in platino anche di giovani progettisti. Esplorare le qualità del platino: questo è quanto ha fatto ognuno degli ideatori coinvolti nel progetto, ideando e creando un manufatto di grande personalità, così che in ogni fede si rivela il pensiero dell’artista nei riguardi di ciò che essa rappresenta: l’amore eterno. I disegni che accompagnano i modelli aiutano


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a comprendere il processo che ha portato alla loro realizzazione e come l’approccio di chi li crea riesca a permeare in profondità l’oggetto finale. Esplorare le qualità del platino: una lega pura al 95%, il cui colore bianco rimane invariato nel tempo, ragion per cui diventa il metallo ideale per il design italiano d’eccellenza. Filo rosso che lega design, moda e gioiello, il platino è un metallo eccezionalmente duttile e altrettanto durevole, che si presta alla concretizzazione di idee originali, avvicinando professionisti molto diversi per linguaggi e ambiti di riferimento. I più insigni maestri della gioielleria, da Fabergé a Cartier, hanno sempre preferito, non a caso, lavorare con il platino puro. Ventitré fedi d’autore, risultato di un processo che unisce la materia preziosa e

il pensiero filosofico, sono in mostra alla Triennale di Milano, vere e proprie opere d’arte, raccolte in un catalogo inglese/italiano edito da Skira. Ventitrè declinazioni dello stesso oggetto, incredibilmente diverse tra loro ma accomunate dal medesimo intento, i cui progetti sono disponibili sul sito internet www.eternalplatinum.com, per permettere anche a chi non ha potuto recarsi in Triennale di avere una visione completa dell’evento. Una mostra che parte da Milano per approdare nei prossimi anni in altre parti del mondo, nell’idea di portare in giro la forza creativa ed espressiva del Made in Italy.


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Tre volte 7 (più due): opere e maestri I Designer Una linea a zig zag che sdoppia i livelli in una composizione articolata ed elegante è la fede di Sergio Asti. L’idea dell’ingranaggio, compenetrazione e movimento come nella coppia dà vita all’anello di Antonia Astori (1). Due figure che si tengono per mano sopra un cerchio sono la rappresentazione dell’amore per Andrea Branzi (2). Un cerchio nell’altro, uniti ma separati: è l’ispirazione raffinata di Pierluigi Cerri (3). Il simbolo dell’infinito nell’eternità del platino: Aldo Cibic. Arancio intenso nel perimetro interno per il segreto da indossare di Antonio Citterio (4). Un ottagono sinuoso dalla doppia anima è la proposta di Patricia Urquiola.

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Gli Stilisti Micro boules saldate a catena, le perle in platino di Albino D’Amato (5). Sfaccettature del metallo come dell’amore per Salvatore Ferragamo. Un nodo flessuoso ed elegante nel nome di Gianfranco Ferrè (6). Tre sezioni e nove diamanti, tradizione e rinnovamento nell’anello di Alberta Ferretti. Sonora e dinamica coma la vita: è la fede di Pierluigi Fucci. Tecnica nella materia per la fede sarda di Antonio Marras (7). Pubblico e privato, fede di coppia per Debora Sinibaldi. Gli Studenti Dentature sigillo d’amore per il talento di Barbara Antolini (8). La T e la U del ‘tu’ nelle fede a due sezioni di Claudia Bombara (9).

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Gli Orafi Geometrie complementari sono quelle di Giampaolo Babetto. Gabriele De Vecchi fa rifulgere il platino a specchio per tre fedi in una. Misteriosa ed elegante: Alba Poleghi Lisca dona volume alla bidimensionalità della lastra. La perfezione imperfetta del cerchio nella creazione di GianCarlo Montebello (10). Un nastro in platino piatto che si piega e si ripiega senza fermarsi mai: l’amore per Rossella Tornquist. Una fede a contrasto, il colpo da maestro di Giorgio Vigna. Il tormento della materia scolpito nell’anello di Annamaria Zanella.

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Montblanc: gioielli da scrittura, gioielli da red carpet di A.P.

Una nuova stella nasce nel firmamento Montblanc, che presenta una nuova collezione di strumenti da scrittura: Etoile de Montblanc. Veri e propri gioielli da scrittura, nati con l’intento di celebrare la femminilità delle estimatrici della Maison. Tre modelli, Etoile de Montblanc, Etoile Précieuse e Etoile de Montblanc Collection Joaillière, che hanno come caratteristica comune le forme sinuose e le pietre preziose. Eleganza e preziosità: doti apprezzate dal pubblico femminile. Ed è proprio al corpo femminile che s’ispira il profilo del corpo della stilografica, dalle curve sinuose ed eleganti in resina nera. Come

il braccio sul fianco di una donna, la clip affusolata si posa delicatamente sulla penna, mentre dettagli e piccoli anelli platinati impreziosiscono lo strumento da scrittura. L’estremità del cappuccio è trasparente, per lasciar fluttuare e ammirare in tutto il suo splendore, un diamante bianco taglio Montblanc. Sul pennino in oro rodiato, il tradizionale foro per l’inchiostro si trasforma in una stella, simbolo della Maison. Un modello per il quale sono disponibili anche la sfera, il roller e il portamine. E dalle stelle di Montblanc alle stelle del red carpet il passo è breve: per la più prestigiosa delle occasioni il marchio ha

creato Montblanc Haute Joaillerie, una collezione ispirata dal frizzante splendore dei diamanti. Incantevoli gemme, simbolo di purezza, eleganza ed estrema sofisticatezza femminile. Tra le linee più preziose c’è Bouquet, a cui appartiene il collier indossato dalla provocante showgirl Dita Von Teese e dalla cantante Ophelie Winter. Un magnifico girocollo in oro bianco tempestato di diamanti per un totale di 25 carati, dall’originale design a fiocco : massima espressione di una linea che identifica nel bouquet di diamanti tutto il potere di fascinazione e sensualità che posseggono solo i momenti d’amore passionale. Un bou-


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quet che si presenta nelle forme morbide e sensuali di un fiocco che si adatta perfettamente al corpo di chi lo indossa, aderendo dolcemente alla linea del collo. L’assoluta bellezza dei diamanti Montblanc è lo specchio perfetto e luminoso dell’emozione personale che si prova sui momenti red carpet. E poiché il Natale si avvicina, Montblanc lo celebra all’insegna dell’esclusività, proponendo tre creazioni di alta gioielleria in edizione limitata: i bracciali charms, già molto apprezzati nelle collezioni Silver, vengono riproposti, in una versione preziosa, in oro e dia-

manti. Nascono i Montblanc 4810 “Charming Holidays”, 3 nuovi bracciali in edizione limitata, in 22 pezzi al mondo: 4 bracciali in oro rosso, 8 bracciali in oro giallo e 10 bracciali in oro bianco. Tutte le versioni dei Montblanc 4810 Charming Holidays sono impreziositi da 5 charms realizzati in oro e pavè di diamanti. Il Natale, la fortuna e l’amore sono i temi dei bracciali. In tutte le versioni, infatti, sono presenti charms a forma di: chiave e quadrifoglio, simboli di fortuna; fiocco di neve, icona natalizia; cuore, simbolo per eccellenza del sentimento dell’amore ed infine la Stella, icona del brand.



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events

Italian Jewellery Award

Le eccellenze del design del gioiello premiate ad Amalfi di Chiara Di Martino


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Un vanto per il Sud Italia ospitare, nella suggestiva cornice di Amalfi, la prima edizione italiana degli Italian Jewellery Awards, premi destinati alle eccellenze del design del gioiello ma anche alle più innovative strategie di comunicazione delle aziende orafe italiane. Un’iniziativa fortemente voluta dall’Assessorato all’Agricoltura e alle Attività produttive della Regione Campania guidato da Andrea Cozzolino: il respiro internazionale dell’evento è tangibile nella partnership instaurata con EMAP - Spring Fair International di Birmingham, già organizzatore dei prestigiosi UK Jewellery Awards, di cui la Regione Campania è sponsor. La premiazione si è svolta sabato 15 novembre nell’hotel Santa Caterina di Amalfi: a presentare i finalisti delle sette categorie in gara la giornalista televisiva Ilaria D’Amico. La giuria, presieduta da Alba Cappellieri, professore associato di Design del Gioiello presso il Politecnico di Milano, e composta da esperti del settore orafo, del marketing e del giornalismo, ha svolto un duro lavoro di selezione nell’ambito delle sette categorie individuate. Per “il miglior giovane designer italiano” ha raccolto gli applausi del pubblico Massimiliano Bonoli, direttore artistico della Mattia Cielo; per “il miglior giovane designer britannico” il premio è andato a Marisa Horden, di Missoma, inconfondibile marchio della gioielleria britannica; “miglior designer professionista italiano” è stato proclamato Giancarlo

Montebello, art director che vanta oltre 40 anni di esperienza nel settore; il premio del “più innovativo punto vendita del settore” è stato consegnato a DoDo, la linea easy di Pomellato, che ha rinnovato i propri punti vendita ispirandoli alle forme e ai colori della natura; è stata ritenuta “la più innovativa campagna di comunicazione del settore” quella di Damiani, maison internazionale che ha dato via ad una strategia di comunicazione realmente ispirata ai valori dell’affermazione dell’identità e dei nuovi scenari dell’advertising; il premio destinato al miglior prodotto realizzato con materiali e tecniche proprie della gioielleria campa-

I vincitori sono stati scelti tra una rosa di cinque finalisti per ogni categoria: sul palco, a consegnare i premi i rappresentanti dei consorzi orafi campani e gli esponenti istituzionali dei comuni e delle province coinvolte


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il premio Ciro Esposito, Presidente consorzio Vulcano Promart

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7 Le sette categorie degli Italian Jewellery Award sono state così assegnate:

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1. IL MIGLIOR GIOVANE DESIGNER ITALIANO 08: Massimiliano BONOLI Art director del gruppo Cielo Venezia, Bonoli si è distinto per la combinazione di un approccio altamente tecnologico e una visione integrata del progetto. Curando tutte le fasi del processo di creazione. Ha consegnato il premio Andrea Romano, Scuola Il Tarì 2. IL MIGLIORE GIOVANE DESIGNER B RITANNICO 08: Marisa HORDEN I progetti di Marisa Horden per Missoma, marchio tra i più ricercati in Gran Bretagna, si sono distinti per il loro inconfondibile design che associa oro e argento a colori vibranti e immediatamente riconoscibili. Ha consegnato il premio Giovanna Martano, Assessore al Turismo Provincia Napoli 3. IL MIGLIOR DESIGNER P ROFESSIONISTA ITALIANO 08: Giancarlo MONTEB ELLO Editore dal ’67 di gioielli d’artista, Montebello rappresenta uno dei maestri imprescindibili del Design del Gioiello italiano. I suoi lavori sono presenti in numerosi musei internazionali, sempre caratterizzati dalla sperimentazione di funzioni e materiali innovativi. Ha consegnato

4. IL P IÙ INNOVATIVO P UNTO VENDITA DEL SETTORE 08: DODO Il punto vendita fiorentino di DODO, linea easy di pomellato, si è distinto per la filosofia sorprendente che ha voluto sovvertire i canoni del negozio tradizionale, istallando un “prato gigante” fatto di morbidi fili di silicone che cresce dal soffitto, mettendo al centro l’esperienza polisensoriale e l’elemento ludico che ben rappresenta lo spirito giocoso ed anticonformista della linea Dodo. Ha consegnato il premio Mimmo Esposito, Assessore Torre del Greco 5. L A PIÙ INNOVATIVA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE DEL SET TORE 08: DAMIANI Damiani si è aggiudicato il premio per la comunicazione, distinguendosi per la capacità di coniugare nelle sue campagne comunicative il valore del design associato al glamour dei suoi famosi testimonial. Ha consegnato il premio Michele Lomuto, Presidente di Proteus azienda speciale della Camera di Commercio di Napoli 6. IL MIGLIOR P RODOT TO REALIZZATO CON MATERIALI E TECNICHE P ROP RIE DELL A GIOIELLERIA CAMPANA 08: CHANT ECLER Casa di gioielleria nata a Capri nel 1947, Chantecler si caratterizza da sempre per le sue straordinarie creazioni in corallo che hanno fin da subito attirato il jet set internazionale di passaggio a Capri. Oggi Chantecler è distribuita nei punti vendita delle migliori gioiellerie mondiali più eleganti al mondo. Ha consegnato il premio Roberto De Laurentis, Presidente del Consorzio Antico Borgo Orefici 7. LA P IÙ INNOVATIVA AZIENDA ORAFA ITALIANA 08: VHERNIER Nasce come laboratorio d’arte orafa sotto la guida di Angela Camurati, esperta di pietre. Nel 2001 viene acquistata da Carlo Traglio che ne mantiene la qualità artigianale consolidando l’espansione a livello internazionale. Inaugurata la prima boutique a Milano nel 2002, oggi Vhernier conta altri monomarca a Capri, Ginevra, St. Moritz ed è presente nelle migliori gioiellerie al mondo. Ha consegnato il premio Pietro Celiento, Consigliere d’amministrazione Centro Orafo Oromare


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na è stato assegnato a Chantecler, casa di gioielleria fondata a Capri e gestita da sempre dalla famiglia Aprea; Vhernier, azienda particolarmente ispirata alla ricerca e all’innovazione, è stata riconosciuta dalla prestigiosa giuria come la “più innovativa azienda orafa italiana”. Tutti i vincitori sono stati scelti tra una rosa di cinque finalisti per ogni categoria: sul palco, a consegnare i premi agli emozionati vincitori, i rappresentanti dei consorzi orafi campani e gli esponenti istituzionali dei comuni e delle province coinvolte: l’evento, prodotto da Universal Marketing che rappresenta EMAP in Italia, è stato sponsorizzato, infatti, da “Vulcano Promart”, “Consorzio Oromare”, “Consorzio Antico Borgo Orefici”, “il Tarì”, “Torre del Greco Città del Corallo”, “Proteus” (azienda speciale della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Napoli) e da “Cantine a casa”, naturalmente con l’indispensabile supporto del Comune di Amalfi. L’atmosfera della serata, già scintillante per la presenza di ospiti davvero illustri, è stata ulteriormente vivacizzata dalla vocalist americana Cheryl Porter, che ha intrattenuto gli ospiti durante il cocktail e al termine della premiazione, e da un innovativo spettacolo di danza moderna, con ballerine in movimento tra gli ospiti in sala. Una serata tutta speciale per l’eccellenza orafa italiana, con lo sfondo della costiera amalfitana di notte, tra le luci della costa e il rumore del mare.


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L’Oro del Vesuvio la tradizione dell’arte torrese Intervista a Mimmo Esposito, assessore alle attività Economiche e Produttive di Torre del Greco

Negli ultimi tempi il Comune di Torre del Greco si è distinto per una serie di importanti iniziative e progetti tesi ad aiutare e a far conoscere le peculiarità della gioielleria e dell’oreficeria torrese; tra questi, la mostra espositiva “L’Oro del Vesuvio”, legata alla Manifestazione Internazionale “Italian Jewellery Awards”. Nella mattinata del 14 novembre una delegazione di giornalisti italiani e stranieri è giunta a Torre del Greco ed ha visitato i laboratori dell’Istituto Statale d’Arte e quelli di una nota azienda orafa torrese. Nel pomeriggio ha partecipato all’inaugurazione della mostra, allestita nella Sala del Crocefisso del Duomo di Amalfi. All’Assessore alle attività Economiche e Produttive di Torre del Greco, Mimmo Esposito, abbiamo chiesto di fare il punto su questo evento. “Può illustrarci lo scopo e l’importanza della mostr a espos itiva “L’Oro del Vesuvio” per il segmento orafo torrese?” “Il sistema orafo campano rappresenta

un comparto forte dell’economia italiana, ma sta scontando, negli ultimi anni, un processo di erosione dei propri margini di competitività, dovendosi adeguare alla nuova era di globalizzazione. Per promuovere e salvaguardare il patrimonio orafo campano tutti gli imprenditori del settore devono essere uniti; Torre del Greco, città storicamente legata alla lavorazione del cammeo e del corallo, è un punto di riferimento per tutti gli attori della filiera orafa campana. La mostra ha coinvolto aziende orafe torresi e non, favorendo questa interazione”. “Quali sono i tratti distintivi di questo evento?” “Questo evento ha scoperto il “dietro le quinte” della lavorazione dei gioielli. I giornalisti italiani e stranieri, giunti a Torre del Greco, hanno visitato i laboratori dell’Istituto Statale d’Arte e quelli di una


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Mimmo Esposito, assessore alle attività Economiche e Produttive di Torre del Greco con una delegazione di stampa estera

famosa azienda orafa torrese, luoghi dove vengono meticolosamente incisi cammei e coralli; hanno osservato vecchi maestri e giovani allievi all’opera; insomma, si sono resi conto che ogni gioiello è frutto di una lunga lavorazione e per questo unico, a differenza dei prodotti seriali che creano ogni giorno le industrie”. “La sponsorship tra il Comune di Torre del Greco e la Manifestazione “Italian Jeweller y Awards” ha messo le aziende orafe torresi sotto i riflettori. Ci può fare un consuntivo di questa esperienza?” “Con questa sponsorship si è inteso dare una prima risposta del sistema orafo torrese alle sfide poste dalla sempre crescente globalizzazione dei mercati, speri-

mentando un modello integrato di promozione in grado di coniugare, in un mix equilibrato, la valenza istituzionale dell’evento e la visibilità dei prodotti dell’oreficeria torrese. Il consuntivo di questa esperienza è sicuramente positivo, tanto che l’Amministrazione Comunale di Torre del Greco ha già previsto di ripeterla. Il mio obiettivo, condiviso dal Sindaco, Dott. Ciro Borriello, è fare in modo che Torre del Greco sia presente in tutte le più importanti manifestazioni fieristiche internazionali a sostegno degli imprenditori orafi torresi e delle loro necessità nell’affrontare mercati nuovi e complessi. Noi, a buon diritto, proponiamo la sal-

vaguardia di un bene prezioso, prezioso non solo per noi, ma anche per la Campania e per l’intero Paese. Per il settore orafo diciamo no alla globalizzazione per i motivi di cui ho già parlato ampiamente e proponiamo di porre particolare attenzione alle piccole aziende che, se sottovalutate, rischiano di scomparire”. “Che cosa contraddistingue il gioiello torrese da quello del resto del mondo?” “Il gioiello fatto a Torre del Greco si riconosce fra tutti non solo per la qualità, ma anche per l’originalità, la fantasia. L’artigianalità del gioiello torrese, e degli stessi strumenti con cui è stato realizzato, rende indubbia la sua origine”.


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events

Ileana Della Corte

1990-2009: vent’anni di napoletanità chic di Maria Rosaria Petito

Per raccontare Napoli con uno sguardo diverso bisogna sovvertire lo stereotipo di un costume troppo spesso autocommiserevole e guardare oltre proponendo più stimolanti talenti. E l’originale approccio narrativo scelto nel 1988 da Ileana e Carla Della Corte è, appunto, una insolita visione che esprime il desiderio di riscatto di una città geniale che quando ha voglia, fa. Così Partenope mostra una delle sue tante facce e si presenta attraverso luoghi e persone in prospettive eccentriche di forte impatto. Immagini lontanissime dalla ordinarietà che per questo suscitano emozioni, forse, ancora sconosciute. 20 anni di classe, 240 mesi di creativi-

tà, 1040 settimane di eleganza, 7300 giorni di bello per una Napoli che sa essere metropoli del futuro, ma ricca di storia, di professionalità e di nobiltà. Gente interessante per un calendario naturalmente chic, per uno strumento di promozione nato dalla voglia di una azienda carica di ottimi propositi e destinato, sin dalla prima edizione, a diventare un cult grazie all’audacia tutta femminile delle due brillanti ideatrici che hanno saputo esorcizzare le negatività di un territorio che non ha eguali. Quest’anno si celebra il suo ventennale e non è un caso che in questo storico anniversario gli si affianchi una nuova gemma, “L’oro di Napoli”, una sofisticata pubbli-

Un lungo percorso, accattivante e metamorfico, tra mode, facce e spazi che sanno risvegliare un orgoglio troppo spesso assopito Ileana della Corte Via Calabritto, 16 80121 Napoli ph. +39 081 7641092 web: www.ileanadellacorte.it


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cazione, patrocinata dalla Provincia di Napoli, per ripercorrere lo spirito dei tempi. Un lungo percorso, accattivante e metamorfico, tra mode, facce e spazi che sanno risvegliare un orgoglio troppo spesso assopito. Manco a dirlo, il ricavato della sua vendita sarà devoluto ad un progetto

del Vicariato per la Carità della Chiesa di Napoli, individuato dal Cardinale Crescenzio Sepe, che si concretizzerà attraverso la realizzazione di uno spazio polifunzionale per i ragazzi di Santa Maria La Bruna; una iniziativa di solidarietà sprone per un domani senza incertezze.


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trend

Innovare la tradizione

Il design come strumento per l’evoluzione e la crescita delle aziende orafe Intervista ad Alba Cappellieri, professore associato al Politecnico di Milano di Chiara Di Martino

Chi, meglio di una donna che insegna Design del gioiello, poteva presiedere una giuria di premi di eccellenze orafe? Alba Cappellieri, professore associato presso il Politecnico di Milano, è stata a capo del gruppo di esperti del settore che ha individuato i vincitori degli Italian Jewellery Awards, durante la scintillante serata di Gala svoltasi ad Amalfi sabato 15 novembre. E nessuno meglio di Alba Cappellieri può spiegare qual è il legame effettivo, concreto ed attuabile, tra il design e il gioiello. Ci ha risposto così, poco prima che iniziasse la premiazione, nello splendido scenario disegnato per onorare gli Italian Jewellery Awards: «Dipende da cosa si intende per design. Nel mondo orafo il design rappresenta principalmente una scelta stilistica, il gioiello di “design” che si contrappone al gioiello “tradizionale”: se è così che lo intendiamo, non ha alcun valore, in quanto è cifra formale legata alla transitorietà della moda. Ma se per design intendiamo un

processo che può migliorare prodotti, processi e servizi di un’azienda e aumentarne il vantaggio competitivo, allora il design conta enormemente. Le aziende che praticano il design come processo ne hanno degli evidenti benefici in termine di innovazione, produttività e fatturato». Il consumatore comprende il valore del design o fa una scelta spinto solo dal proprio gusto? «Ci sono aziende che abusano del termine design per posizionare i propri prodotti in un segmento di mercato sensibile al design, come per esempio i giovani. In questo caso, più che di un “credo”, si tratta di una pura operazione di make-up. Sono poche le imprese che “praticano” realmente i metodi e i processi del design e non ne fanno un volano pubblicitario ma uno strumento di qualità e innovazione. E la qualità se non si vede, si percepisce. Sempre. Quello che è cambiato nel gioiello contemporaneo è il sistema valoriale. Nel gioiello tradizionale il valore era affidato alla preziosità dei metalli e delle gemme;

Nel gioiello tradizionale il valore era affidato alla preziosità dei metalli e delle gemme; nella contemporaneità si è aggiunto il valore del progetto, che non è un parametro commerciale, ma culturale


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nella contemporaneità si è aggiunto il valore del progetto, che non è un parametro commerciale, ma culturale». C’è ancora una distinzione fra gioiello e bijoux? «C’è e sempre ci sarà. Quello che è cambiato è il confine tra gioiello e accessorio. Che piaccia o no la contemporaneità orafa è fondata sulla compresenza di valori diversi, dove la nobiltà dei metalli e delle gemme non è più condizione necessaria e sufficiente a sancire il valore di un oggetto e a rendere esaustiva, se non a livello lessicale, la differenza tra un gioiello e un non gioiello. Nel passato il bijoux era quello che riproponeva in materiali poveri le forme del gioiello prezioso: oggi, invece, materiali poco consueti al panorama orafo quali carta, plastica, resine e metalli non nobili sono entrati prepotentemente nel gioiello contemporaneo attraverso quello che viene chiamato “gio-

iello di ricerca”. Non bisogna dimenticare, del resto, che le principali innovazioni tecniche e tecnologiche nel gioiello del Novecento vengono dal gioiello accessorio e da aziende che, come la Swarovsky hanno combinato la tradizione del bijoux con l’innovazione della tecnologia, passato e futuro». Che valore ha oggi un pezzo d’artigianato unico? «Quello di un prototipo il cui valore è dato dalla valorizzazione dei materiali o dalla capacità manifatturiera, raramente dalla qualità progettuale. I gioielli piece unique sono sempre esistiti e sempre esisteranno perché sono storicamente il corollario di pietre straordinarie, messe in evidenza da forme più o meno gradevoli. È importante sottolineare che l’eterogeneità del panorama orafo contemporaneo contempla tanto la serie industriale quanto la piccola serie o le serie limitate d’arti-

sta. Ma l’unicità appartiene all’arte, la riproducibilità è del design. È per questa ragione che le aziende orafe dovrebbero praticare di più il design, come insegna il settore dell’arredo». Qual è la “ricetta Cappellieri”? «In sintesi? “Innovare la tradizione”. Per esteso: l’Italia ha uno straordinario patrimonio di tecniche e materiali che aspettano solo di essere riscoperti dalle nostre aziende orafe e il design potrebbe rappresentare lo strumento per farli rivivere in un’estetica contemporanea. Pensate per esempio al corallo o alla filigrana, solitamente impiegati per riprodurre gioielli antichi o popolari. Designer come Alba Lisca e Rossella Tornquist hanno dimostrato che tali materiali e tecniche possono essere elegantemente reinterpretate secondo il gusto corrente con evidenti benefici sia per l’innovazione aziendale che per la valorizzazione territoriale».


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trade

L’oro come bene di risparmio per risollevare le sorti della filiera orafa Intervista a Luigi Cassata, presidente FEDORA CDM

È alla guida della federazione nazionale grossisti da 5 anni e ha le idee chiare su come affrontare la crisi che, più che una crisi del settore, è un momento di crollo generalizzato della nostra società. Ma a Luigi Cassata, presidente FEDORA (Federazione nazionale distributori orafi argentieri), non piace piangersi addosso: le difficoltà vanno affrontate con ottimismo. Non perde una sola fiera, convinto che i problemi si possano risolvere soltanto con il confronto costante tra tutti i livelli coinvolti. Presidente Cassata, qual è la soluzione, in questo momento storico, per risollevare le sorti della filiera orafa? «Io lo sostengo da tempo, ma se ne stanno accorgendo tutti: in una fase in cui i forti valori della globalizzazione affermatisi negli ultimi decenni sono venuti a mancare, l’oro rappresenta un prezioso bene di risparmio. Attenzione: non di investimento, adesso, ma di risparmio. E voglio sottolineare che con oro intendo proprio il metallo prezioso, non il gioiello in generale. Se da un lato bisogna differenziare e personalizzare l’offerta, dall’altro lato va anche constatato che, se due gioiellieri nella stessa strada offrissero lo stesso oggetto, cosa potrebbe fare la differenza? Il rapporto di fiducia con il cliente, certamente».

E in questo scenario dove si colloca il brand? «Il brand vive un crollo profondo. È un altro segnale: bisogna ritornare all’oggetto d’oro. Ben vengano i marchi, ma non può basarsi tutto su questo. Negli anni ’80 venivano vendute tonnellate di oggetti d’oro, tutti diversi gli uni dagli altri. È necessario fare un passo indietro: il mondo del gioiello non è come la moda, dove può esserci uno stile a differenziare i vari marchi. A mio avviso, l’unico marchio possibile nel nostro settore è il 750/1000. Come si diceva un tempo: “l’oro fa bene al cuore”. Ma soprattutto le fasce d’età più giovani non lo capiscono: ormai amano regalare e ricevere oggetti di altro tipo». Ai giovani gioiellieri quale messaggio vuole mandare? «Ecco, ci stavo arrivando. I giovani, nel nostro settore, sono pochissimi. Non c’è ricambio. Il nostro è un campo conosciuto soltanto dagli “addetti ai lavori”. Oggi le persone possono informarsi su qualsiasi cosa, eppure la nostra rimane sempre una professionalità sconosciuta. Proprio in tal senso va rivisto il ruolo delle fiere: il loro compito dovrebbe essere quello di farci “conoscere”. Non parlo di apertura al pubblico, parlo di iniziative studiate per comunicare. Innanzi tutto ritengo che le fiere

non debbano essere colossali, ma piccole, snelle e ben organizzate. E poi vanno coinvolte le scuole: facciamo vedere ai giovani come si fa il nostro lavoro». Qual è il ruolo dei grossisti? È un livello della filiera “in via d’estinzione”? «Sa che per un po’ di tempo lo abbiamo pensato anche noi? Ma, in tutta onestà, ci siamo poi accorti che il ruolo di sintesi e di selezione ricoperto dai grossisti è indispensabile. Come potrebbero altrimenti i dettaglianti muoversi in un’offerta nazionale ed internazionale così vasta? Siamo un anello di congiunzione importante e molti settori sono andati in crisi proprio in seguito all’eliminazione dell’ingrosso. La cultura del servizio è quella che ci guida, tant’è che, alla dicitura classica della nostra federazione, abbiamo voluto recentemente aggiungere “distributori”. È il nostro obiettivo primario essere dei professionisti». C’è un dialogo con i dettaglianti su queste tematiche? «C’è, e dovrà continuare ad esserci. Loro sono i nostri interlocutori: sono in atto iniziative di confronto tra le rispettive federazioni nazionali. Ma creare conflitti e piangerci addosso per la crisi del momento è inutile: abbiamo la possibilità di rinascere, ora più che mai, e dobbiamo farci trovare pronti a cambiare, con ottimismo. E insieme».


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Miss Protocole

l’arte di indossare il tempo di Nunzia Arillo

10 accessori per partecipare ai festeggiamenti: l’elegante cappello a cilindro, i seducenti sandali dai tacchi vertiginosi, il raffinato abito da sera, l’avvolgente braccialetto, la vezzosa cravatta, il foulard bicolore, il comodo porta iphone, il guanto in pelle dal sapore fetish, la borsa dal mega fiocco ed una seducente cintura. Diamanti, oro, smalto e madre perla sono i protagonisti di queste multiple e stravaganti trasformazioni. Tutti modi

per rivoluzionare il modo di leggere il tempo e di indossarlo. Negli ultimi 10 anni, Miss Protocole ha completamente rivoluzionato i codici dell’orologeria femminile, in maniera inconfondibilmente insolente ed originale. Raramente un orologio si è distinto per audacia e stile, nell’arte di reinventarsi. I suoi stravaganti, inusuali, ed intercambiabili cinturini sono in mink, alligatore, feathers e raso satin.

Miss Protocole, l’orologio Piaget famoso per carattere ed originalità, festeggia il suo decimo anniversario, trasformandosi in 10 accessori moda di lusso

Il fiocco sulla borsa è impreziosito dall’orologio dal quadrante in oro giallo e diamanti


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Il cappello a cilindro è infiocchettato da un lungo nastro in raso nero e da un quadrante rettangolare in oro bianco e diamanti


5q uad ran ti si suss egu ono

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Il braccialetto avvolge il braccio con le sue spire ricoperte di cristalli neri e termina con il quadrante in oro bianco e diamanti


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Jaeger - LeCoultre Memovex Tribute to Polaris di Mario Didone

Anno importante il 2008 per la Maison Jaeger - LeCoultre, ricorre infatti il 175° anniversario dalla fondazione, era il 1833, e da allora sempre a lavorare nella Vallée de Joux, quando l’atelier originale di Antoine LeCoultre era al centro del villaggio di Le Sentier. Con alle spalle ben 300 brevetti e oltre 1000 calibri, gli artigiani portano avanti una grande tradizione con competenza e passione producendo capolavori e leggendarie collezioni. Tra queste la linea Memovox, nata nel 1950, proseguita nel 1956 con un orologio automatico sveglia, e nel 1965 con il famoso ed amatissimo modello da immersione Polaris, seguito da una seconda versione del 1968. Punti forti per quei tempi, la sua impermeabilità, la grande luminescenza del quadrante con il classico triangolo posto al suo centro, e la generosa misura della cassa considerata l’epoca. E proprio al salone dell’alta orologeria di Ginevra lo scorso Aprile viene presen-

tato il Memovox Tribute to Polaris, fedele riedizione del celebre modello considerato uno dei migliori orologi per gli amanti degli sport acquatici e stimato dai collezionisti. Sul mercato ci saranno soli 165 pezzi al mondo per la versione in Platino (modello del 1965) e 768 esemplari in acciaio (versione del 1968), questo orologio ha una sveglia con timbro acustico sospeso, ed è animato da un movimento automatico dotato delle più moderne innovazioni tecniche rispetto all’originale, realizzate dagli ingegnosi orologiai della maison. Le 268 parti che compongono il movimento, sono racchiuse nella cassa dal diametro di 42 mm, altezza anse comprese 46.5 mm, larghezza corona compresa 45.5, spessore 18 mm, peso complessivo 90 gr impermeabile fino a 200 metri, le alternanze ora 28800 e sono ben 45 le ore di riserva di carica, da sottolineare la massa oscillante montata su cuscinetti a sfera in ceramica (niente lubrificazione) il calibro è il 956, l’originale era l’825, le

funzioni sono ore, minuti, secondi, data, sveglia. Il quadrante di rara bellezza, con ghiera girevole di sicurezza, tre cifre, indici e lancette ad alta luminescenza, ed il vetro in materiale sintetico (non zaffiro) rispecchiano appieno il passato e ci trasportano a quei memorabili anni ’60, fedeli all’originale anche le tre corone sul lato della cassa. Le linee e l’estetica sebbene risalgano a circa 40 anni fa, ritengo siano all’altezza del nuovo millennio, esprimendo importanza, solidità, ed affidabilità, degne della tradizione Jaeger, sempre perfetta nei minimi particolari, e sono certo che renderanno felici i fortunati che riusciranno ad accaparrarsi il proprio esemplare.


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Il nuovo e la ricerca alla rincorsa delle ore di A.P.

Ducati, Versus e Paris Hilton orologi, ecco le nuove proposte

È uno degli oggetti preziosi più regalati e uno dei regali più apprezzati: il Natale si avvicina e anche nel settore orologi vengono presentate alcune novità. Come la linea Paris Hilton orologi, una collezione colorata e preziosa nata dalla fortunata collaborazione tra la bionda imprenditrice e il Gruppo Binda. Una linea, tre ispirazioni: Round Collection si distingue per il quadrante tondo arricchito da cristalli, disponibile in diversi colori dall’interno in madreperla, Tonneau Collection racchiude piccoli gioielli art-decò che si fanno notare per la ricchezza di dettagli come i disegni in

rilievo di spirito vintage, mentre Multifunction Collection propone quattro modelli in pelle e pietre e tre modelli con bracciale in acciaio e cassa impreziosita da pietre ultra brillanti che incorniciano elegantemente il quadrante. Tutti i nuovi prodotti rivelano un’attenzione particolare per il dettaglio, il glamour e l’eleganza: lo dimostrano forme più lineari e pulite, e l’utilizzo di pietre e colori che strizzano l’occhio a uno stile fresco e originale. Per uno stile più sportivo, arrivano Orologi Ducati e Ducati Corse: l’azienda leader nella costruzione di motociclette Paris Hilton Collection, linea Round


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sportive ad alte prestazioni, e riconosciuta per lo stile italiano, il design e l’eccellenza tecnologica, presenta la sua prima collezione di orologi. Vincenti nello stile e nella performance gli orologi Ducati e Ducati Corse racchiudono l’essenza del mito italiano. Oggetti dall’anima sportiva, coniugano lo spirito di Ducati con le caratteristiche degli orologi di alta gamma: movimento swiss made, vetro zaffiro e una particolare cura ai dettagli. I materiali utilizzati richiamano il mondo dei motori: fibra di carbonio, titanio, gomma, acciaio affiancandosi ai componenti dell’orologeria più evoluta. L’intera collezione è disponibile dallo scorso settembre attraverso una distribuzione selettiva, nelle gioiellerie e orologerie più prestigiose. Nuove collezioni anche per Versus, ormai riconosciuto come marchio di accessori moda che affonda le radici nel mondo Versace, e affermato come brand con una propria identità, indipendente e

Versus, linea Horizontal

definita. Tra le linee di maggior eleganza e preziosità si distinguono Horizontal il maxi bracciale segnatempo: il bracciale a maglie e il piccolo quadrante con logo rendono questo orologio un vero e proprio gioiello da polso. La versione placcata in oro rosa e l’acciao sono le nuove nuance, che si aggiungono al classico placcato oro giallo, mentre tra le nuove varianti di quadrante, il nero o silver “clou de Paris”. Sempre più preziosa è la linea Dazzle con maxi quadrante (30 mm) con grande logo in strass. La cassa placcata in oro rosa è impreziosita da Swarosky bianchi mentre il cinturino è in vernice nera. Disponibile anche nelle versioni in acciaio e placcato oro giallo oppure con cinturino bianco che gioca con il contrasto nero creato con gli strass. Dedicato espressamente al mondo femminile è Always, orologio di piccole dimensioni con bracciale e cassa placcati oro rosa, e quadrante silver con logo Versus a ore 12.

Linea Ducati


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I diamanti sono un investimento?

Che valore attribuirgli nell’attuale fase di stagnazione di Sergio Sorrentino*

Non è infrequente, tra gli osservatori meno giovani, che l’attuale fase di stagnazione economica mondiale venga messa a confronto con la fase recessiva degli anni ‘70, contraddistinta dallo shock petrolifero e da una generale debolezza dei mercati. A quel tempo un gruppo di operatori israeliani giocò la carta del diamante come bene rifugio, una sorta di “valuta” di riferimento in una contingenza contrassegnata da alta inflazione. Ma la mossa produsse, oltre che l’accaparramento per fini estranei alle dinamiche del consumo, anche l’indebolimento dell’offerta di diamanti nel tentativo di far salire i prezzi. De Beers e l’allora CTO videro in ciò una minaccia a quella che consideravano loro prerogativa indiscussa: il controllo dell’offerta. Legare i diamanti alle risorse di scambio avrebbe a lungo termine fatto crollare i prezzi perché alcu-

ni paesi produttori emergenti (ex Unione Sovietica, Australia, ex Zaire) avrebbero avuto di fatto l’opportunità di creare questa “valuta” dal nulla. La reazione, decisa ed efficace, sfociò addirittura nell’esclusione dei produttori israeliani dal cartello dei sightholders generando la reazione positiva di calmierare il mercato depurandolo dagli effetti collaterali della speculazione finanziaria. Per la verità la filosofia di De Beers (che detiene pur sempre il 40% delle vendite di diamanti grezzi) e stata solo poche settimane fa esplicitata da Stephen Lussier, direttore Affari Esterni, che ha ribadito di non credere che i diamanti siano un investimento ma che si debbano semmai preferire a altri generi di consumo in ragione del concetto di “store of value”, riserva di valore. L’ottica è quella di rapportare il pregio del diamante a quello di prodotti

È registrato da un anno il lancio sul mercato finanziario di fondi (Diamond Circle Capital) e futures legati ai diamanti di altissimo pregio. I loro rendimenti sono al di sopra degli altalenanti indici di borsa di questi ultimi mesi


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concorrenti quale l’elettronica che diventa rapidamente obsoleta a causa dei continui avanzamenti tecnologici. In altre parole non è stata certo favorita la tendenza a sottrarre il diamante dalla vetrina del gioielliere per immetterlo nel portafoglio titoli del consumatore. Le ragioni sono molteplici: questa gemma favolosa non è una vera e propria “commodity” (non ha lo status delle materie prime, una sua Borsa riconosciuta e un mercato dedicato), non ha quotazioni frazionabili (come l’oro, che tra l’altro beneficia di esenzione IVA se movimentato in lingotti) ma sempre riferibili alle diverse grandezze e risente del divario tra la valutazione della grande distribuzione e il mercato al consumo. L’ostacolo tecnico risiede proprio nell’assenza di agenti atti al rapido ricollocamento delle

* Operatore del settore

gemme dall’acquirente finale, via via all’indietro nella catena distributiva. Eppure i tempi cambiano ed il gr uppo De Beers ha già mostrato agli operatori di saper controster zare con una nuova strategia (Forevermark) rivolta al controllo della domanda e alla gestione delle nuove miniere in uno scenario lontano anni luce dagli anni 70. Ma in questo contesto va comunque registrato da un anno il lancio sul mercato finanziario di fondi (Diamond Circle Capital) e futures legati ai diamanti di altissimo pregio. I loro rendimenti sono al di sopra degli altalenanti indici di borsa di questi ultimi mesi. Ci potrebbe essere un’inversione di tendenza? Avi Paz, presidente della WFDB, la confederazione mondiale delle B orse del diamante, ha dichiarato il 18 novembre:

“la crisi non creerà danno se ci assicuriamo che il pubblico apprezzi il valore del diamante, non solo come pietra preziosa ma come investimento finanziario”. Non è detto che, sul lungo termine, non si delinei quindi l’ipotesi di un legame stretto tra diamante e mercato finanziario. Gli operatori del settore restino comunque sereni perché questa gemma evidenzia performance validissime in merito a tenuta dei prezzi all’ingrosso (le misure restrittive sul commercio del grezzo lo dimostrano), una crescita annua della domanda del 6% e un giro d’affari complessivo vicino ai 120 miliardi di dollari. Se non è possibile definirlo uno strumento di risparmio vero e proprio resta pur sempre tra i migliori investimenti che si possano realizzare al consumo.


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gemmologia 2

Cosa succede al rubino “riempito”? di Paolo Minieri* e Alberto Scarani**

Il rubino trattato per riempimento (vedi box) pone un bel po’ di problemi all’operatore coscienzioso. Come classificare questa pietra quando un acquirente chiede spiegazioni? Come sarà la sua durata nel tempo se sottoposto agli agenti chimici tipici della lavorazione orafa? Il pensiero degli addetti ai lavori andrà subito ai bagni decappanti utilizzati dagli orafi per disossidare oggetti sottoposti a saldatura. Infatti, come si potrà vedere nelle prove che abbiamo realizzato, i riempienti tuttora più diffusi (vetro al piombo) sono particolarmente sensibili a quel tipo di acidi, anche ai più ecologici e tendono a dissolversi nel giro di pochi minuti lasciando profondi solchi, simili a canyon, sulle superfici della gemma. Inoltre la sensibilità del trattamento ad agenti chimici aggressivi ne rende pericolosa l’esposizione anche a prodotti come l’ammoniaca o la varechina che fanno largamente parte dell’esperienza quotidiana come costituenti di comuni detersivi.

Il nostro test ha impiegato campioni di materiale comunemente reperibile di grandezze da 0.85 ct a 1.17 ct. L’immersione negli elementi chimici è stata effettuata per intervalli di 15, 30 e 60 minuti. Sono stati presi in considerazione prodotti utilizzati comunemente nei laboratori orafi e per la pulizia della casa, in particolare: soluzione biologica Sparex per imbianchimento, soluzione galvanica per rodiatura, lavaggio chimico a ultrasuoni, acetone, varechina, ammoniaca e succo di limone. Una differenza sostanziale rispetto a quello che è considerato lo studio più documentato su questo trattamento (Gems & Gemology, Vol XLII, spring 2006) riguarda la reazione dei rubini all’esposizione ad acetone e varechina. Nei nostri test non si sono verificati danneggiamenti, neppure superficiali, anche dopo 60 minuti di immersione. La spiegazione potrebbe risiedere nella differente composizione chimica del riempiente migliorata per consentire maggior durabilità alle pietre. In sostanza il problema maggiore deriva dall’esposizione alla


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soluzione per imbianchimento (vedi foto 1-6) che causa danneggiamenti consistenti a carico del riempiente anche solo dopo i primi 5 minuti di immersione. Il solo altro agente chimico che abbia provocato danni, anche se in maniera drasticamente inferiore, è stato il succo di limone (vedi foto 7/8). Tuttavia si sono riscontrati comporta-

foto 1-6) Effetti dell’immersione in soluzione Sparex per imbianchimento a 60°C. Dall’alto, rubino prima dell’immersione, dopo 15 e 60 minuti; foto 7-8) Effetti a seguito immersione in succo di limone per 5 minuti; foto 9) Bolle gassose nel riempiente.

menti differenti tra materiali provenienti da fornitori diversi. In alcuni casi, ad esempio le gemme hanno resistito al lavaggio ad ultrasuoni, in altri ne sono risultate irrimediabilmente danneggiate. La spiegazione è quasi certamente dovuta alle numerose varianti di composizione del riempiente chimico per cui, in conclusione non è possibile escludere dan-

Dalla Tailandia, il rubino rosso trattato si è diffuso in tutto il mondo

Uno spettro si aggira nei laboratori orafi e nelle gioiellerie di tutto il mondo. Infatti a partire dal 2004 una valanga di rubini, che si sono presto rivelati essere riempiti con sostanze vetrose, si è riversata dalla Tailandia su tutti i mercati, compreso il nostro, a prezzi esageratamente competitivi (attualmente dai 30 ai 70 € per carato per gemme anche di 10 carati) se si considera la cronica penuria di rubini nelle qualità gemma e di peso superiore ai 3 carati. Manco a dirlo, il successo è stato immediato. Il procedimento riprende in Tailandia una tecnica per il miglioramento della purezza nei diamanti messa a punto nel 1982 da Zvi Yehuda. Nel caso del rubino il materiale di partenza (quasi esclusivamente di provenienza Malgascia di Andilamena) con un buon colore e molto incluso, una volta portato ad elevate temperature viene infiltrato con un composto di sostanze che facilita il percorso della luce all’interno della pietra. Il risultato è miracoloso: materiale praticamente invendibile a causa di estese fessurazioni assume l’aspetto di gemme ormai quasi introvabili sul mercato. Il rubino “riempito” al vetro-piombo sta irrompendo con decisione nel mercato italiano, al punto che nelle ultime edizioni della Fiera di Vicenza troneggiava sovranamente in molte vetrine non solo del padiglione internazionale, illudendo i più sprovveduti sulla disponibilità di rubini naturali a prezzi da ribasso. Così non è. Anzi, al contrario, le quotazioni di gemme naturali di dimensioni ragguardevoli stanno raggiungendo vette impensabili a causa dell’inaridimento dei siti tradizionali di reperimento in Birmania (la Tailandia praticamente non produce più rubini da un decennio).

*Consigliere Federazione Orafi Campania **Gemmologo IGI di Anversa


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neggiamenti anche da parte di solventi che non ne hanno provocati nei nostri test. In definitiva ci sono più evidenze che fanno congetturare che i materiali riempienti e le tecniche stesse di riempimento, abbiano subito un’evoluzione. Le differenze sostanziali tra il trattamento originario e il più recente riguardano modifiche apportate agli ingredienti del riempiente che hanno consentito una drastica riduzione dell’effetto flash osser-

Pillole di Paolo Minieri* e Alberto Scarani**

Rapaport: nasce il RapNet Price List Rapaport introduce da Novembre un secondo listino per i diamanti, il RapNet Price list, più alto di quello tradizionale e centrato sulla media dei prezzi richiesti dagli inserzionisti RapNet, il proprio network per il commercio che elenca pietre per un valore di oltre 4 miliardi di US$.

De Beers: dimezza le sights Cauti tutti gli operatori del diamante grezzo tra ottobre e novembre: De Beers quasi dimezza a 300 milioni di US$ il materiale delle sights (riducendo l’offerta di grezzo per gemme superiori al carato) e annuncia il taglio della produzione canadese, Alrosa stocca fino al 40% del materiale russo nelle proprie riserve.

Dubai: nasce il Gem Show Un centinaio di espositori hanno

vabile al microscopio. Per contro la presenza di bolle gassose è notevolmente aumentata (foto 9) ma questo potrebbe essere in parte derivante dal materiale di partenza che presenta fessurazioni più ampie rispetto a quello più datato. In conclusione, anche pur violando una delle leggi base riguardanti i trattamenti comunemente accettate dal commercio e cioè la stabilità/durevolezza, questo materiale ha ormai trovato una collocazione perma-

nente sul mercato, un rubino trattato, abbastanza grande e per tutte le tasche. Ma il punto chiave per i professionisti rimane quello di prendere coscienza della natura gemmologica del prodotto, della sua relativa resistenza e scarsa durata nel tempo. E’ dunque cruciale per il gioielliere accertarsi di cosa si acquisti, intervenire con cautela sul rubino “riempito” per evitare spiacevoli sorprese e veicolare al cliente finale informazioni corrette.

debuttato al Gem Show di Dubai (1315 ottobre 2008). L’evento organizzato dall’ICA (Intrentional Colored Gem Association) ha risentito pesantemente del clima teso dell’economia mondiale.

novembre la campagna di promozione natalizia “Enduring Value” tesa a preservare la fiducia dei consumatori sulla tenuta del valore del diamante nel tempo dopo che una ricerca di mercato ha evidenziato che la gemma è ancora al vertice della desiderabilità tra le donne anche in tempi di crisi.

Moissanite: crolla la domanda americana Charles & Colvard, produttore della moissanite, indietreggia del 37% in quanto a vendite nel terzo trimestre del 2008 a causa soprattutto del crollo della domanda americana perdendo oltre 3 milioni di US$. Tra le misure prese la chiusura delle operazioni in Estremo Oriente.

Van Cleef & Arples presenta Red Van Cleef & Arpels ha lanciato Red, la prima linea di gioielleria esclusivamente progettata e distribuita sul mercato cinese. Il colore, prescelto monitorando le preferenze culturali del consumatore locale, si riflette nell’uso di corallo, ambra e rubini. Per fine anno la catena di negozi Van Cleef in Cina verrà ulteriormente potenziata.

De Beers, al via la nuova campagna De Beers ha presentato all’inizio di

Argyle in crescita grazie ai diamanti fancy Argyle, il produttore australiano di diamanti fancy, ha fatto registrare un significativo incremento delle proprie vendite nel corso della 24° edizione dell’ “Argyle Pink diamond Tender” tenutasi da Agosto a Settembre nel segno di un atteso progressivo prosciugmento delle riserve minerarie. I prezzi, spesso astronomici, non sono stati resi pubblici.


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trade

Gioiellieri in giro per l’Italia Gli appuntamenti fieristici autunnali: Tarì in Mostra, Valenza Oro e Sicilia Oro di Chiara Di Martino

Un impegno che da Nord a Sud ha portato i gioiellieri in giro per l’Italia, attraverso gli appuntamenti fieristici autunnali iniziati con il Tarì in Mostra (poco dopo Choice, la fiera tenutasi a Vicenza dal 5 al 10 settembre, con oltre 1500 espositori, di cui si è parlato nel numero precedente) e terminati a Taormina con Sicilia Oro. Le occasioni di incontro degli ultimi mesi, per gli operatori del settore, hanno inevitabilmente risentito della crisi economica globale, ma, malgrado le difficoltà riscontrate in tutti i livelli della nostra società, si è lavorato, e non poco. E le novità offerte dalle storiche fiere orafe testimoniano che risollevarsi dal crollo è possibile, passando attraverso il cambiamento. Il trend è, in sostanza, positivo: il volume d’affari ha avuto delle flessioni, ma, secondo quanto sostenuto dai numerosi espositori intervistati nel corso di tutte le fiere, il numero di clienti non ha subìto il calo che, in una situa-

zione socioeconomica così complessa, poteva verificarsi. A Marcianise, in occasione del Tarì in Mostra, la Rassegna del gioiello contemporaneo tenutasi dal 10 al 13 ottobre all’interno del Consorzio guidato da Gianni Carità, è stato inaugurato il secondo padiglione espositivo fortemente voluto dal presidente e dalla Regione Campania, oltre che dall’Unione Europea: 9500 metri quadrati progettati e realizzati

la fiera orafa “Valenza Oro”


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Oro Arezzo “Incontri di Autunno”

in soli 18 mesi, che daranno modo al Consorzio di gestire un numero di eventi molto più ampio e diversificato. Espositori e visitatori hanno risposto “all’appello”: 510 i primi, ventiseimila le presenze nell’arco dei quattro giorni della manifestazione, oltre ad ospiti d’eccezione, come le atlete Giulia Quintavalle e Alessia Filippi, oro e argento alle Olimpiadi di Pechino 2008, la Miss Italia Miriam Leone per Cielo Venezia 1270, e Adriana Volpe, testimonial di Nardelli Group. Nuova collocazione anche per la storica Valenza Gioielli, che per la prima volta, dal 18 al 21 ottobre, ha aperto i battenti del centro espositivo “Expo Piemonte”, uno spazio interamente dedicato alla storica Mostra internazionale di gioielleria e oreficeria organizzata dall’Associazione Orafa Valenzana presieduta da Bruno Guarona. Oltre che dall’AOV, l’apertura della nuova struttura è stata possibile grazie all’impe-

la fiera orafa “Valenza Oro”

gno della Regione Piemonte, della Finorval (società di operatori locali del settore orafo) e delle Fondazioni delle Casse di Risparmio di Alessandria e di Torino, della Provincia di Alessandria e del Comune di Valenza. Centosessanta gli espositori ospitati nella splendida cornice dai toni del rosso e del nero: nell’ambito della Mostra sono stati presentati i dati sullo “stato di salute” del settore orafo, raccolti ed analizzati in una ricerca svolta dal Dipartimento di Ricerca Sociale dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Giunti alla loro terza edizione gli “Incontri d’Autunno” di Oro Arezzo, manifestazione - svoltasi dal 28 al 30 ottobre - che si inserisce nella storica Mostra internazionale dell’oreficeria, argenteria e gioielleria aretina. L’evento, organizzato dal Centro Promozioni e Servizi di Arezzo in collaborazione con la Camera di Commercio di Arezzo, l’agen-

Il trend è positivo: il volume d’affari ha avuto delle flessioni, ma, secondo quanto sostenuto dai numerosi espositori intervistati, il numero di clienti non ha subìto il calo che, in una situazione socioeconomica così complessa, poteva verificarsi


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“Il Tarì in Mostra”

zia Toscana Promozione, l’ICE e la Banca Etruria, ha visto la partecipazione di centoventi espositori e di oltre 50 top buyers provenienti da tutto il mondo. Il risultato, anche in relazione alla proposta di creare un “pacchetto unico” con la classica edizione di marzo, è stato «un pieno successo», come testimoniato anche da Franco Fani, responsabile del

Centro Promozioni e Servizi di Arezzo. Ultima ma soltanto in ordine di tempo la 64esima edizione di Sicilia Oro, ancora una volta organizzata e gestita dal Tour del Gioiello. Collocazione ormai divenuta classica - presso il PalaLumbi di Taormina - ma con una novità: quest’anno, per ragioni organizzative e di opportunità, la Mostra, l’unica privata in Italia,

è stata concentrata su un unico piano, a differenza delle precedenti edizioni che la vedevano svolgersi su due livelli. Circa 70 gli stand - in lilla, colore di tendenza dell’inverno - per altrettanti espositori: soddisfazione è stata espressa da Andrea Piccardi, responsabile del Tour del Gioiello, che gestisce la fiera siciliana da 15 anni.

Tutti insieme!

Guida l’Associazione orafa valenzana (in sigla, AOV) dal 2006 ed è stato tra i sostenitori della costruzione del nuovo Centro Espositivo “Expo Piemonte” a Valenza (AL): Bruno Guarona, la “G” del marchio Bibigì (gli altri due soci sono Franco Beltrami e Aldo Bernardotti), si aggira fiero nella grande struttura. Eppure nell’aria si avverte l’eco della sfida lanciata dai paesi emergenti nel settore orafo. Presidente, quante novità tutte insieme?

È arrivato il momento di fare squadra

Intervista a Bruno Guarona, presidente AOV CDM


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Bruno Guarona, Presidente Associazione orafa valenzana (AOV)

«Tante, finalmente. Il vuoto logistico era un paradosso, per una filiera del settore orafo con una storia così antica: un passato di 200 anni senza una cornice adatta. È stata dura: gli esterni sono ancora da completare, ma prevediamo di finire per il febbraio 2009. Per poter inaugurare la struttura abbiamo dovuto prevedere uno slittamento di due settimane rispetto alla data classica della fiera, che si è sempre svolta a cavallo della prima domenica d’ottobre. Prima, tra l’altro, gli appuntamenti annuali erano due, ora ce n’è uno solo, e uno resterà in futuro». Lei è una persona schietta, ci dica la

verità: quali sono le reali condizioni di salute del settore? «È completamente cambiato il rapporto tra l’Italia e il resto del mondo: il rallentamento dell’economia, l’aumento del prezzo dell’oro e una domanda globale stagnante hanno fatto sì che l’ingresso di nuovi Paesi nel mercato abbia costituito una vera e propria minaccia. Va anche detto, però, che Valenza è il distretto che ha meno sofferto rispetto alla diminuzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti». Come si può fronteggiare questo momento di difficoltà? «I valenzani, e nel gruppo includo anche me naturalmente, non sono mai stati amanti delle novità. Per questo motivo il mio auspicio è rivolto specialmente a loro: è arrivato il momento di fare squadra. Non lo abbiamo fatto per due secoli, perché ognuno di noi è stato troppo preso dalla passione per il proprio lavoro, chiudendosi come in un guscio. Ora c’è bisogno di un’inversione di tendenza. Lo dico con forza: dobbiamo finalmente fare squadra, tutti insieme». E lo vede un obiettivo verosimile? «Noi abbiamo un marchio, “DiValenza”, che deve servirci per battere la falsificazione, per affermare qui e nel mondo la qualità e l’eccellenza di questo distretto. Ce l’abbiamo? Benissimo, dobbiamo creare un valore attorno alla nostra storia. Il nuovo centro è una sorta di rinascita, di nuovo battesimo. Abbiamo bisogno di novità: per questo stiamo promuovendo la nascita del Museo di Valenza».

Il centro espositivo “Expo Piemonte” Costruito grazie agli sforzi economici della Regione Piemonte, dell’AOV, della Finorval (società di operatori locali del settore orafo) e delle Fondazioni delle Casse di Risparmio di Alessandria e di Torino, oltre che dalla Provincia di Alessandria e dal Comune di Valenza, per ospitare, a partire da quest’anno, la manifestazione “Valenza Gioielli”, il centro espositivo “Expo Piemonte” ha stupito tutti per eleganza e funzionalità. Sui toni del rosso e del nero, i moduli circolari hanno ospitato 160 espositori provenienti in gran parte dal distretto valenzano, ma anche da altre parti d’Italia e del mondo. Durante la fiera è stato anche presentato il secondo numero della Newsletter dell’Osservatorio del Distretto di Valenza, cui ha lavorato il Dipartimento di ricerca sociale dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, che ha messo in evidenza i dati relativi allo “stato di salute” del settore orafo: fino al 2002, infatti, l’Italia è stato il primo paese esportatore verso gli Usa. Al declino di tale primato, e al contemporaneo aumento della produzione da parte di India, Cina e Turchia, si è compensato con l’aumento delle esportazioni in altri paesi diversi dagli Stati Uniti, come il Medio Oriente. Il dollaro debole, il basso costo del lavoro dei paesi emergenti e il Sistema Generalizzato delle Preferenze (“Generalized System of Preference”, o GSP, ovvero il sistema tariffario che favorisce le importazioni negli USA da parte delle nazioni in via di sviluppo), però, se da un lato ha sferrato un duro colpo al settore orafo made in Italy è anche vero che non è riuscito, in termini di “valore”, a spodestarlo del tutto. Nell’ultimo biennio, infatti, e per ciò che riguarda specialmente la filiera valenzana, è stato ritrovato uno slancio competitivo forte, soprattutto in relazione ai rapporti con paesi europei come Belgio e Svizzera.


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Studi di settore: stop all’applicazione automatica senza l’analisi delle condizioni reali delle aziende accertamenti non validi di Marco Cantarella*

Per tante piccole imprese gli studi di settore hanno rappresentato una imposizione avulsa dalla concreta realtà dell’impresa, con la famigerata “congruità” alla quale adeguarsi in ogni caso, a prescindere dal reale andamento dell’azienda. Ora finalmente si parla di “territorializzare” gli studi, adattandoli il più possibile alla varietà delle condizioni economiche delle diverse aree del Paese: un passo in avanti importantissimo per avvicinare gli studi all’effettiva situazione delle imprese. Anche la giurisprudenza delle Commissioni Tributarie negli ultimi tempi ha prestato maggiore attenzione all’effettivo andamento economico aziendale rispetto ad una pedissequa applicazione degli studi. Sono cresciute le sentenze favorevoli al contribuente (anche grazie al principio, ormai generalmente riconosciuto, del carattere di “presunzione semplice” dei risultati desumibili dall’applicazione degli studi) contro avvisi di accertamento fondati sostanzialmente sui meri risultati degli studi e non su un’analisi

documentata della situazione aziendale. Al riguardo, è particolarmente significativa, per chiarezza e logica argomentativa, una sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Cosenza sez. II (sent. n. 162/2/2007 dep. in data 20.09.2007), di cui citiamo i passi salienti. Un commerciante di abbigliamento al dettaglio ricorreva contro un avviso di accertamento, la cui motivazione era “costituita da un mero richiamo agli studi di settore, senza che si fossero tenute in alcuna considerazione le circostanze specifiche che avevano influenzato in negativo l’andamento economico dell’impresa, quali l’esistenza di merce invenduta, l’accumulo di scorte in magazzino, la situazione di malattia della titolare, priva di dipendenti, la concorrenza nello specifico settore economico per la presenza di ben sette negozi di abbigliamento nel raggio di circa cento metri dall’esercizio gestito dalla ricorrente, il crollo economico del settore, palesato anche dalla chiusura dello stabilimento di filatura esistente in città”. L’Agenzia delle Entrate replicava che


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“l’accertato scostamento dei ricavi o compensi dichiarati rispetto a quelli attribuibili al contribuente sulla base dello studio di settore relativo alla specifica attività svolta costituiva presunzione “grave, precisa e concordante”, tale da legittimare l’accertamento. Detta presunzione, poi, era da ritenersi una presunzione legale, con conseguente inversione dell’onere della prova a carico della contribuente...”. In pratica, l’Agenzia assumeva come prova le risultanze dello studio e perciò ribaltava sul contribuente l’onere di dimostrare l’eventuale scostamento, secondo una prassi comune a gran parte dell’Amministrazione Finanziaria sino ad oggi. La C.T.P. accoglieva il ricorso del contribuente, con motivazioni che rappresentano un precedente importantissimo. Innanzitutto, scrive la C.T.P., l’accertamento in base agli studi di settore “si basa pertanto su presunzioni semplici e non come afferma l’Ufficio- su presunzioni legali, donde il loro carattere meramente orientativo e la necessità che esse siano integrate con tutti gli altri elementi a disposizione degli Uffici finanziari per ricostruire la capacità contributiva del soggetto passivo” come stabilito anche da varie sentenze della Cassazione, da ultimo Cass. Sez. Trib. n. 17229 del 9.2.2006. Inoltre, “negli studi di settore il preteso fatto noto non riveste il requisito della certezza, in quanto si tratta di un valore medio, come tale stimato, mentre i fattori che incidono sulla capacità contributiva

La sentenza della CTR di Bari è particolarmente interessante poichè riguarda un negozio costretto a ridurre i prezzi e poi a chiudere per la concorrenza di un vicino centro commerciale. Scrivono i giudici : “la determinazione del maggior imponibile, effettuata sulla base degli studi di settore, può assumere valenza giuridica solo nel momento in cui questi ultimi, configurando indizi e presunzioni, vengono ad essere sorretti da elementi concreti di riscontro riferibili alla reale situazione del contribuente. Per cui, (..) risulta evidente che l’Ufficio non può fare acritico ricorso a tali strumenti accertativi, senza valutare la loro attendibilità e congruità con riferimento alla specifica realtà operativa del contribuente, il cui esame richiede, di conseguenza, un apposito approfondimento in sede di accertamento, prima dell’automatica applicazione degli stessi. Da ciò emerge, in definitiva, che la motivazione dell’atto accertativo non può essere ancorata ad una adozione acritica degli studi di settore, senza alcun collegamento dei medesimi al concreto atteggiarsi dell’attività svolta dal contribuente, così come prospettata e documentalmente dimostrata, nella specie, dalla società contribuente, la quale evidenziava esattamente la circostanza che, avendo essa iniziato la propria attività nell’anno ..., aveva dovuto subire, proprio nel corso del successivo anno ... oggetto dell’accertamento, la concorrenza di grandi centri commerciali, situati a breve distanza dal proprio punto di vendita, con la necessità di dover ridurre drasticamente i prezzi e trovarsi, quindi, al di fuori dei parametri medi stimati dallo studio di settore.” Concludono i giudici: “l’utilizzo dei parametri, fatto con riferimento ad una intera categoria di contribuenti, non può di per sè rendere legittimo l’accertamento fiscale operato nei confronti di un singolo contribuente, solo perchè egli appartiene a quella categoria di contribuenti”. Gli accertamenti dovranno sempre fare riferimento alla specifica situazione di ciascun contribuente.

dei soggetti che esercitano attività di impresa di lavoro autonomo sono difficilmente tipizzabili: sono fattori di tipo economico-oggettivo, ma anche di natura soggettiva (es. esperienza e abilità del titolare) ed operano dall’interno (tipo di organizzazione, tecniche produttive, etc.) o dall’esterno (ampiezza e trasparenza del mercato, facilità di accesso al credito, ecc.) Non bisogna poi dimenticare che gli Uffici hanno l’obbligo di motivare gli avvisi di accertamento in relazione alla plausibilità dei risultati degli studi di settore. Pertanto occorre che lo stesso Ufficio provi di aver calato lo studio nella realtà concre-

ta della specifica situazione del singolo contribuente ed in particolare di aver valutato attentamente i dati di cui è venuto in possesso a seguito di contraddittorio con il contribuente” La C.T.P. evidenzia un rischio più volte indicato nel dibattito sugli studi: “L’applicazione automatica degli studi di settore determinerebbe, invece, una sorta di “catastalizzazione” del reddito di impresa e di lavoro autonomo, andando oltre le stesse intenzioni del legislatore”. Pertanto, “nella motivazione dell’accertamento fondato sugli studi di settore non potrà l’amministrazione finanziaria fare


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esclusivo riferimento alle loro risultanze, ma sarà necessario dare adeguata spiegazione degli elementi e delle valutazioni operate in merito alla realtà concreta della singola attività economica”. Citando la Corte di Cassazione la C.T.P. conclude che “ogni sforzo quindi va compiuto per individuare la reale capacità contributiva del soggetto sottoposto a verifica, pur tenendo presente l’importantissimo ausilio che può derivare dagli strumenti presuntivi, che non possono però avere effetti automatici, che sarebbero contrastanti con il dettato costituzionale, ma che richiedono un confronto con la situazione concreta (Cass. sent. n. 191163 del 15.12.2003) “ed annulla l’avviso perchè carente di motivazione sia in ordine agli elementi di fatto che in ordine alla sussistenza dei presupposti di legge per la corretta applicazione degli studi di settore”. Recenti sentenze, tra cui una particolarmente incisiva della Commissione Tributaria Regionale di Bari del 19 febbraio 2008 n 10, ribadiscono che i ricavi determinati in base agli studi non possono in nessun caso essere ritenuti presunzioni gravi, precise e concordanti; il maggior imponibile dovrà sempre essere giustificato con la reale attività del contribuente, di cui si dovrà dare conto nelle motivazioni dell’accertamento. Il testo delle sentenze citate può essere richiesto a: info@federazioneorafa.it.

Videosorveglianza

e tutela della privacy di Marco Cantarella*

Con il diffondersi degli impianti di videosorveglianza, crescono anche gli interrogativi degli operatori sugli adempimenti e gli obblighi connessi all’installazione di tali impianti. I dubbi riguardano in particolare alcuni aspetti: occorrono specifiche autorizzazioni per installare un impianto? Dopo quanto tempo le registrazioni vanno cancellate? Si corre il rischio di violare i diritti dei lavoratori? Gli aspetti critici della videosorveglianza possono essere raggruppati in due ambiti: la tutela della privacy e la tutela dei lavoratori. La videosorveglianza si incrocia con la tutela della privacy in quanto le immagini registrate potrebbero consentire l’identificazione delle persone riprese. Per questo motivo, il Garante della Privacy ha emanato nel 2004 il Provvedimento generale sulla videosorveglianza (vedi su www.garanteprivacy.it) che, in assenza di una normativa specifica, è il principale punto di riferimento sulla materia. * direttore Federazione Orafi Campani Vediamo ora in sintesi le questioni princi-

pali relative all’installazione di apparecchiature di videosorveglianza in azienda.

Autorizzazioni: la videosorveglianza adottata per ragioni di sicurezza e di difesa da furti e rapine non necessita di autorizzazioni preventive né di notifiche al Garante. La verifica preliminare del Garante è richiesta solo se la raccolta delle immagini è collegata o incrociata con altri dati personali (ad es. dati biometrici, impronte, etc) o codici di carte elettroniche. Informativa al pubblico: il pubblico deve essere informato che si trova in area videosorvegliata e dell’eventuale registrazione. L’informativa può essere resa utilizzando il modello semplificato di cartello


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predisposto dal Garante, riprodotto in questa pagina. Il cartello va utilizzato sia negli spazi interni che in quelli esterni. In presenza di più telecamere o in ambienti diversi vanno installati più cartelli. Durata della conservazione delle immagini: solo in caso di attività a rischio,, come nel settore orafo, è ammesso un tempo di conservazione delle immagini non superiore ad una settimana; in tutti gli altri casi, le immagini possono essere conservate al massimo per 24 ore. Un ulteriore allungamento dei tempi di conservazione può essere giustificato solo in relazione a circostanze eccezionali o a richieste dell’Autorità Giudiziaria o delle Forze dell’Ordine. Propor zionalità al rischio: l’uso della videosorveglianza deve essere strettamente proporzionale alla prevenzione del rischio e sempre connesso con quest’ultimo; pertanto, non si possono collocare telecamere in ambienti ove non possano determinarsi situazioni di pericolo (ad es., bagni, spogliatoi). Aree esterne: in ossequio al principio di

proporzionalità sopra richiamato, l’area coperta dalla visuale delle telecamere deve essere limitata a quella strettamente necessaria per una sorveglianza adeguata degli accessi all’azienda; se non vi sono particolari esigenze di sicurezza, la videosorveglianza non può coprire indiscriminatamente l’intera area circostante l’accesso. Nel caso in cui l’accesso all’azienda sia collocato in un condominio, l’angolo visuale delle riprese sarà limitato ai soli spazi di propria esclusiva pertinenza, (cioè l’accesso ai propri locali), con esclusione delle aree comuni e di altri spazi privati. Responsabile trattamento dati: le persone autorizzate ad utilizzare gli impianti ed a visionare le registrazioni devono essere indicate per iscritto. A nessun altro deve essere consentito di accedere all’impianto ed alle registrazioni. Tutela dei lavoratori: la normativa vigente vieta l’uso di impianti audiovisivi per il controllo a distanza dei lavoratori (art. 4 L. 300/1970 “Statuto dei lavoratori”). Ciò non vuol dire che non si possano installare

tali impianti ove vi sono lavoratori subordinati, purché siano evidenti le ragioni di sicurezza alla base della videosorveglianza e che questa non appaia invece finalizzata al controllo dei lavoratori. Quindi, non si dovranno installare telecamere ove non vi siano palesi esigenze di sicurezza (servizi, uffici amministrativi, etc.). Ovviamente, in materia non esistono regole rigide e le situazioni andranno valutate caso per caso, seguendo il principio di proporzionalità. In conclusione, il gioielliere che intende installare un sistema di videosorveglianza, con o senza registrazione, non dovrà richiedere alcuna autorizzazione, ma dovrà stare attento a non travalicare il principio di proporzionalità ed il diritto alla privacy dei terzi: collocherà i cartelli informativi in posizione ben visibile in tutte le aree videosorvegliate, installerà le telecamere in modo che non siano riprese aree non rilevanti ai fini della sicurezza, curerà l’eliminazione delle registrazioni al massimo con cadenza settimanale. * direttore Federazione Orafi Campani


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tecnico/amministrativo 3

Il correntista che movimenta denaro altrui deve provarlo di Giovanni Lepre*

Chi utilizza il proprio conto corrente per far transitare somme di terzi deve provare l’imputabilità di ciascuna specifica movimentazione effettuata in tal senso. In caso contrario, le relative somme saranno considerate corrispettivo non dichiarato, quindi sanzionabile sotto il profilo fiscale. A fare chiarezza in materia è una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14847 del 5 giugno 2008. La Corte ha stabilito che l’Amministrazione finanziaria non ha bisogno di instaurare un contraddittorio precontenzioso per poter configurare il denaro movimentato su un conto corrente come compenso da lavoro autonomo. Così infatti stabilisce l’articolo 32 del Dpr 600/1973, per il quale è il contribuente a dover eventualmente provare che le somme destinate sul suo conto non debbano valutarsi come reddito da lavoro autonomo (inversione dell’onere della prova). Né basta a ribaltare la situa-

zione il fatto che, nella specifica circostanza, il contribuente non abbia firmato il verbale di constatazione perché deceduto subito dopo l’avvio della verifica. In sostanza, la Suprema Corte ha ritenuto che la mancata firma del verbale non faccia venire meno la presunzione legale, che stabilisce appunto la configurabilità degli importi come proventi di attività da lavoro autonomo, salvo prova contraria. La Corte ha stabilito in tal modo anche la piena liceità, da parte dell’Amministrazione finanziaria, dell’utilizzo delle movimentazioni rilevate sul conto corrente, pur in assenza di contraddittorio. “L’art. 32 - recita la sentenza - prevede il contraddittorio come oggetto di una mera facoltà dell’Amministrazione finanziaria, non di un obbligo”. Nel caso di specie la moglie ed erede del defunto aveva fatto valere le sue ragioni impugnando l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle entrate e veden-

do accolte le sue tesi sia in sede di Commissione tributaria provinciale che in appello. Si era riconosciuto che parte delle poste del conto erano riferibili all’attività politica svolta dal marito o dovevano essere imputate al contribuente in ragione del 50%, essendo la moglie cointestataria del conto stesso, vigendo il regime di comunione legale dei beni. La Suprema Corte ha accolto il successivo ricorso dell’Agenzia delle entrate, basato sul fatto che, nel ricorso iniziale avanzato dalla moglie, non si era fatto alcun cenno alle attività extraprofessionali del defunto, limitandosi alla generica e insufficiente affermazione che sul conto transitavano “somme di pertinenza di terzi”, senza alcuna prova di “quali e quante fossero” tali somme.

* commercialista


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rubrica

La Vetrina d’Inverno... Natale di Elisabetta Bowinkel*

Passano i giorni, e dai toni del bronzo e dell’arancio arriviamo a quelli del rosso e dell’oro! L’occhio si prepara a ricevere gli abbaglianti riflessi delle vetrine invernali, quelli che daranno luce alle nuove scenografie natalizie. L’oro d’Inverno, è il tema al quale faremo riferimento, caldo e suggestivo, che si sposerà con i cristalli, con i toni del rosso e del bordeaux, quelli che useremo per allestire la vetrina di un gioielliere per creare una scenografia d’impatto, valorizzando quelli che saranno “i protagonisti” dei desideri!!... I Gioielli. Vediamo come fare: Supponendo di avere uno spazio di circa 90x80 cm suddiviso su due mensole. Su quella in basso posizioneremo un tralcio di ramo d’abete in diagonale, decorato da un filo di perle sufficientemente lungo da creare un effetto a spirale intorno ad esso. Ai due lati troveranno posto un paio di sottobicchieri rosso/oro sui quali alloggiare gli anelli. Sarà originale la presenza di una coppia di

calici, in cristallo, capovolti per agganciarci dei bracciali. Sull’altra mensola potrà essere alloggiato un cestello portabottiglie, magari in argento, dal quale si riverserà una cascata di collane e catene in oro. I bracciali rigidi possono essere alloggiati in piano con un piccolo fiore in centro, preferibilmente una rossa stella di Natale, sparsi qua e là per riempire gli eventuali spazi vuoti rimasti. Piccole coccarde rosse ed oro daranno un ulteriore tocco di colore e suggestione che riporti all’idea del regalo. I cristalli, luminosi, trasparenti, in goccia o in fili, rafforzeranno

le scenografiche cascate di collane, creando un bell’effetto alla composizione. Come rivestimento di base della vetrina stessa si utilizzerà un letto di velluto rosso amaranto liscio. Materiali come il velluto liscio, fiori finti, cristalli e qualche oggetto di uso casalingo quali bicchieri, sottobicchieri e un bel cestello porta spumante, possono diventare le star della nostra vetrina, nulla togliendo all’ormai desiderabile gioiello, che sempre e ovunque manifesta la sua bellezza e importanza!!!!

* visual merchandiser


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new media

Lifestyle su PQ Channel Parte dal Sud una sfida internazionale

Riccardo Romano e Gianfranco Di Vito

Arte, architettura, design, moda, turismo è l’offerta di PQ Channel, la nuova emittente satellitare “made in Campania”, in onda dalla metà dello scorso novembre sul canale 934 di Sky. La nuova televisione dalla vocazione “glocal”, termine che vuol dire globale e locale, nasce per raccontare l’anima produttiva e internazionale di una regione che vuole distaccarsi dagli stereotipi e confrontarsi con lo sviluppo e la qualità della vita delle grandi metropoli. Una sfida ambiziosa che affonda le radici nella ultraventennale esperienza del gruppo di Canale 8, storica tv del

panorama regionale campano. Editore e presidente della nuova televisione satellitare è Lilli Albano, direttore generale è un giovane manager come Riccardo Romano mentre come direttore artistico e creativo è stato scelto Gianfranco Di Vito, regista televisivo e autore con esperienze nei più importanti network nazionali ed europei. Il volto di PQ Channel è Marjo Berasategui, l’elegante attrice spagnola, ormai napoletana d’adozione, che si è imposta all’attenzione del pubblico italiano come protagonista del film campione d’incassi di Leonardo Pieraccioni “Ti amo in tutte le


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lingue del mondo”. Sede dell’emittente è il Polo della Qualità di Marcianise (CE) Fiore all’occhiello del nuovo network gli studi di produzione, innovativi e tecnologicamente avanzati, inseriti in un contesto di ricercato design e di architetture polifunzionali ispirati al nord Europa. L’intero palinsensto ruota attorno ai concetti di “Lifestyle” e “Made in Italy” ma anche delle eccellenze produttive in Campania. Un contenitore elegante e prestigioso dunque, dove avrà visibilità l’anima produttiva e internazionale della Campania. ‘’PQ Channel rappresenta una sfida spiega Di Vito - è la prima volta che parte dal Sud dell’Italia una rete televisi-

va che si occupa di lifestyle e che è rivolta ad un pubblico internazionale. Personalmente sono anni che mi occupo sia come documentarista che come autore televisivo dei mutamenti del costume e delle tendenze nel mondo della moda e dell’arte contemporanea, quindi quando l’editore di Canale 8 Lilly Albano mi ha presentato questo ambizioso progetto, da napoletano non ho esitato ad accettare di entrare nella squadra con orgoglio e con il massimo impegno. Una città come Napoli e più in generale la Campania, non può essere continuamente rappresentata come luogo di degrado e invivibilità: è evidente che esi-

ste una parte della società civile produttiva, che appartiene a pieno titolo all’Europa e che realizza prodotti di qualità, grandi opere architettoniche ed eventi culturali e mondani di assoluto prestigio, elementi che costituiscono uno stile di vita, locale e globale ed anche l’identità di una regione. PQ Channel nasce come cassa di risonanza di questa realtà, una televisione non a caso satellitare, che ha la volontà di contestualizzare il Made in Campania come parte integrante del Made in Italy, e rappresentarlo nell’universo internazionale dei media, attraverso la formula consolidata dell’infotainment: unire cioè informazione ed intrattenimento.

PQ Channel offre 24 ore su 24 una ricca programmazione “Style”, programma

di punta del nuovo network, è una grande finestra sul mondo della moda dove

stilisti, aziende e prodotti sono idealmente associati sotto il valore comune della

qualità. “Linea”, arte e design” segue invece le molteplici direzioni dell’arte, dalla

fotografia alla pittura, dalla video arte al design, dalla scultura all’architettura, per

esserne contemporaneamente vetrina.

Spazio al turismo con “Campania on air”, programma creato per la valorizzazio-

ne dell’aeroporto di Capodichino e delle sempre più numerose compagnie

aeree che in esso operano. Il Format presenterà sempre nuove mete diretta-

mente raggiungibili da Napoli, mescolando le formule del documentario, del

diario di viaggio con l’ informazione giornalistica.

Tra gli altri rotocalchi anche “Home Edition”, alla scoperta delle case piu belle

della regione, “Automotive”, per gli appassionati delle auto di lusso, “Made in

Campania”, su gastronomia e produzioni caratteristiche, “Campania sailing” per

scoprire le bellezze costiere a bordo di uno splendido veliero.


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trade

Il Macef in trasferta a Napoli di Chiara Di Martino

Hanno voluto “esportare” la storica fiera Macef di Milano a Napoli e la risposta è una sola: ci hanno preso. È stato un successo MacefMed, l’appuntamento “sul mare” del Salone internazionale della Casa (la cui prossima edizione si svolgerà dal 16 al 19 gennaio). Una tre giorni di appuntamenti alla Stazione Marittima di Napoli, dal 22 al 24 novembre, dedicati allo «sviluppo dell’innovazione»: nel settore del design, con particolare riguardo per il mondo del gioiello. Circa la metà dei quarantuno espositori - in rappresentanza dell’enorme offerta di qualità della regione Campania -, infatti, erano aziende orafe: da Eliana della Corte fino ad Artecora, nonché alcuni dei consorzi

più rappresentativi del territorio: Consorzio Antico Borgo Orefici, Tarì e Vulcano Promart. Fiera Milano International Spa e Regione Campania hanno siglato un accordo globale finalizzato allo sviluppo delle eccellenze campane e alla promozione del territorio e dell’apparato produttivo della Regione come porta del Mediterraneo per il sistema paese. L’iniziativa, promossa in particolare dall’assessorato all’Agricoltura e alle Attività produttive guidato da Andrea Cozzolino, ha visto la partecipazione di numerosi buyer stranieri, provenienti da ogni parte del mondo. Le quaranta aziende partecipanti sono state seleziona-

te in parte attraverso questionari di autopresentazione, in parte tramite il lavoro del Comitato scientifico, composto da autorevoli personalità. La giornata di lunedì è servita a “tirare le somme”: al convegno finale hanno preso parte i maggiori esperti italiani dell’innovazione, nei tre campi coinvolti: il gioiello, del quale hanno discusso Alba Cappellieri, professore associato di Storia del design al Politecnico di Milano, e Andrea Maria Romano, direttore del Centro formazione il Tarì; moda e accessori, con un focus di Patrizia Ranzo, Seconda Università di Napoli, e Davide De Blasio della Tramontano Spa; ed infine sulla ceramica e i materiali della tradizione: in merito,


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hanno relazionato Ermanno Guida, Università di Napoli Federico II, Luca Pinto, Presidente “Amici Real Fabbrica di Capodimonte” e Vincenzo De Bernardo, Presidente del Polo Capodimonte. Nella seconda parte dell’incontro tre accademici - Marina Parente, Politecnico di Milano, Mario Buono, Seconda Università degli Studi di Napoli, e Alfonso Morone, Università di Napoli Federico II - hanno approfondito il tema della ricerca e delle esperienze di innovazione “design driven” campane, immediatamente prima che il direttore Operations di Fiera Milano International, Paolo Taverna, desse il via agli “exit poll” sui risultati

della manifestazione. In diretta, alla presenza di buyer e giornalisti, in gran parte stranieri, sono stati annunciati i dati definitivi del MacefMed, elaborati grazie ad un sistema di valutazione e certificazione compilato da tutti i visitatori qualificati: per quanto riguarda le 41 aziende presenti in qualità di espositori, il 92% si è dichiarato complessivamente soddisfatto dell’evento; il 40% ha ricevuto ordini per contratti di acquisto e il 70% ha in programma ulteriori contatti di affari. Dal canto loro, i 150 buyer si sono detti soddisfatti per il 74%; il 24% di essi ha effettuato acquisti e il 70% ha in programma ulteriori incontri finalizzati

al business. Al tempo stesso le aziende sono state visitate da 30 giornalisti internazionali (provenienti da 18 paesi), in rappresentanza delle principali riviste di settore europee. Soddisfatto il presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Gianni Lettieri, che ha dichiarato: «Eventi come Macef Med - mirati, a costi molto contenuti per i partecipanti e con l’intervento a sostegno delle istituzioni - sono un nuovo elemento, aggiuntivo, del panorama fieristico di un paese, come l’Italia, basato su piccole e piccolissime imprese che hanno oggettivi problemi, a causa delle loro dimensione, nell’approccio con il mercato globale».


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