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PRISMA EDITORI
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GRANDI MANUALI DI SCACCHI
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Andrew Soltis
COSA FARE PER
DIVENTARE MAESTRO DI
SCACCHI
PRISMA EDITORI
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Titolo originale What it Takes to Become a Chess Master Copyright © Batsford 2012 Text Copyright © Andrew Soltis 2012 First published in Great Britain in 2012 by Batsford, An imprint of Anova Books Company Limited, 10 Southcombe Street, London, W14 0RA Traduzione Mattia Antonetti Copertina Charles Azzopardi Edizione italiana Copyright © Prisma Editori Srl 2013 Via Pacchiarotti 109, Roma Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dell’editore. ISBN 10: 88-7264-133-0 ISBN 13: 978-88-7264-133-0 PRISMA EDITORI SRL Tel: 06 8813636 Fax: 06 8813683 Email: info@www.prismascacchi.com Sito: www.prismascacchi.com Fotocomposizione, grafica e impaginazione PRISMA EDITORI Srl Fotocomposto in PrismaChessTimes 12/14,5 e PrismaChessFont_A 16/16 Finito di stampare nel mese di giugno 2013 dalla tipografia Centro Stampa e Riproduzione Srl, Roma
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SOMMARIO
Introduzione Il muro
7 9
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Quel che più conta Permessi e divieti Priorità Lavorare sulle priorità Esercizi
11 15 19 22 29
2
Abitudini Bersagli e iniziativa pari sono Bersagli in difesa Pezzi pigri Riassetto dei pezzi Tutti devono lavorare, nessuno escluso Non calcolare troppo Quando calcolare è indispensabile Esercizi
32 36 37 39 41 42 44 49 52
3
Piccoli tatticismi Compartimenti stagni Piccole combinazioni Giustificazione tattica A piccoli passi Anche la tattica può diventare un’abitudine Fortunate coincidenze La tecnica al servizio della tattica Esercizi
55 57 59 61 63 65 67 69 71
4
Volere di più Prolungare la lotta Buona, migliore, la migliore Fedeltà alla mossa
73 75 77 80
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SOMMARIO
Tocca a me Esercizi
82 84
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Sensibilità Controgioco Profilassi, ovvero tempo risparmiato Posizioni critiche Mosse utili Le Torri Esercizi
86 89 93 95 99 104 106
6
Posizioni vincenti Possibilità di vittoria Come vincere La regola d’oro Posizionale, ovvero non materiale Squilibrio materiale La gerarchia vincente Esercizi
108 111 114 117 120 123 125 130
7
Posizioni più facili da giocare Carico di lavoro L’equazione della felicità Quanti sono i risultati possibili? Esercizi
132 135 139 142 146
8
Compenso Immagini nitide, immagini sfocate L’ABC del compenso Minacce e compenso Contro sacrifici Esercizi
148 153 156 159 163 166
9
Conoscenze Buone e cattive Studio strutturato Pedoni e priëmy Contro priëmy Padroneggiare i priëmy Esercizi
169 172 176 179 182 185 189
Soluzioni agli esercizi
191
Indice dei giocatori
222
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INTRODUZIONE
TRA TUTTI COLORO CHE GIOCANO A SCACCHI, soltanto pochissimi raggiungono il livello di Maestro. Appena il 2% degli scacchisti che si dedicano seriamente al gioco arriva a tagliare questo traguardo. Perché? Andando sul personale, per voi gli scacchi sono una cosa seria: leggete e rileggete articoli e riviste; forse a casa avete scaffali pieni di libri e software; perlustrate la Rete sorvegliando i siti che vi hanno aiutato a raggiungere il vostro livello attuale. Eppure tutto questo non vi porta a migliorare fino a diventare Maestri. Perché? Beh, non c’è nessun mistero: il motivo principale è che le abilità e le nozioni su cui oggi si basa la vostra forza di gioco (visione tattica, attenzione ai principi generali, conoscenza dei finali fondamentali) hanno ben poco a che vedere con i progressi richiesti per diventare Maestro. Certo, una discreta padronanza di tali aspetti basilari è indispensabile: senza di essa non sareste giunti al vostro attuale livello. Tuttavia, l’ulteriore miglioramento in tali abilità (ad esempio il progresso da ‘buon occhio tattico’ a ‘ottima visione combinativa’) non determina una crescita significativa della forza di gioco. È un po’ come l’altezza nella pallacanestro. Difficilmente si diventa professionisti se non si è alti almeno un metro e ottanta, e con un’altezza
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INTRODUZIONE
maggiore (poniamo uno e novantotto) le probabilità di arrivare in NBA aumentano rispetto a chi è solo un metro e ottantacinque, ma non è detto che un giocatore alto due metri e cinque sia necessariamente più forte di un avversario alto uno e novantotto. Non ci credete? Chiedete a quel tale di uno e novantotto, un certo Michael Jordan. Ogni scacchista ha i suoi limiti: ad esempio, c’è chi ha un’ottima memoria, e chi no. Per diventare un giocatore medio bisogna avere una discreta memoria, ma non si diventa Maestri grazie a una memoria fenomenale. Molti grandi giocatori avevano una memoria ‘soltanto’ buona, se non addirittura inadeguata; Reshevsky, per citarne uno, ha giocato per 40 anni ai massimi livelli, ma aveva un punto debole molto evidente, l’apertura. Gli è capitato di commettere errori nelle primissime mosse e in alcune partite persino di finire in posizione persa già alla decima. I suoi sostenitori gli rimproveravano lo scarso impegno in fase di preparazione, ma nelle sue memorie Pal Benko, che è stato anche suo secondo, scrive: “Passavamo giornate intere a studiare aperture, ma all’ora di cena aveva già dimenticato tutto”. Un’altra abilità che avete dovuto sviluppare per raggiungere il vostro livello attuale è quella di saper calcolare almeno due o tre mosse avanti. Spesso i dilettanti pensano che per diventare Maestri basti imparare a calcolare meglio. E se è vero che non guasta saper vedere una mossa più in là, anche nel calcolo scacchistico (come per l’altezza dei cestisti) vige la legge dei rendimenti decrescenti: chi vede due mosse avanti ha un vantaggio enorme su chi si ferma a una sola, ma saper calcolare in anticipo sette mosse invece di sei non fa molta differenza, perché raramente dobbiamo spingerci così avanti nel calcolo delle varianti. Infine, molti dilettanti sono convinti che diventare Maestri equivalga semplicemente ad accumulare ‘esperienza’. Sanno infatti che senza un po’ di espe-
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rienza nel gioco competitivo non sarebbero mai arrivati dove sono, ed è vero. Tuttavia, a maggiore esperienza non corrisponde necessariamente un aumento in termini di punti Elo. Ci sono scacchisti che non migliorano pur avendo giocato migliaia di partite di torneo, come c’è chi a dodici anni, e quindi con pochissima esperienza, è già Maestro.
Il muro
Presto o tardi, la stragrande maggioranza dei giocatori ‘seri’ si scontra con un muro: il punteggio Elo sale in modo più o meno costante, finché a un certo punto si ferma di colpo. Per alcuni ciò succede a 1500 punti, per altri a 1700, per altri ancora più in alto. La frustrazione può essere enorme: anche raggiungere i 2100, un gran bel risultato di per sé, non è come fregiarsi del titolo di Maestro. A lungo dirigente della Federazione scacchistica statunitense, Ed Edmondson ha contribuito in modo significativo all’ascesa di Bobby Fischer al titolo mondiale. Nel rispondere a chi gli chiedeva qual era la sua forza di gioco, Edmondson disse: “dipende dai punti di vista. I migliori mi considerano giustamente uno scarso, nonostante io sia un candidato maestro e il 90% dei giocatori sia più debole di me. Negli scacchi, i Maestri sono davvero una specie rara”. L’esistenza del muro si spiega tenendo conto che molti scacchisti sono arrivati al loro livello di gioco semplicemente imparando a non perdere. Quando due 1700 si affrontano sulla scacchiera, generalmente uno dei due finisce per autodistruggersi. Non in apertura, come succederebbe a un 1100, ma entro la quarantesima mossa (se non la trentesima). Di conseguenza, molti riescono ad arrivare a 1900 anche soltanto evitando di commettere svarioni. Per acquisire padronanza del gioco, invece, solo questo non è abbastanza: servono infatti altre caratteristiche e abilità. In questo libro io ne individuo
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INTRODUZIONE
nove che sono praticamente indispensabili per arrivare al livello di Maestro: probabilmente ne conoscete già alcune, mentre altre vi saranno nuove. In molti casi si tratta di competenze, come ad esempio sapere quando è il momento di alterare la struttura pedonale, oppure riconoscere una posizione vinta e saperla gestire. In altri di abitudini, come cercare sempre obiettivi da attaccare. In altri ancora di capacità percettive, che aiutano ad esempio ad individuare un momento critico in mediogioco oppure a intuire quando si ha il tempo per intraprendere una certa operazione. Il metodo basilare per acquisire queste competenze, abitudini e capacità lo conoscete già: studiare le partite dei Maestri. Ma tale consiglio è troppo vago per aiutarvi davvero a migliorare. Servono risposte a interrogativi più specifici: quali partite? cosa studiare esattamente? cosa bisogna imparare da una partita? In questo libro ho provato a rispondere ad alcune di queste domande, suggerendo tecniche e materiali di studio oltre ad alcuni metodi innovativi, risorse che normalmente non si trovano nei libri, su Internet o in altre fonti facilmente accessibili. E non poteva essere diversamente, altrimenti i Maestri sarebbero milioni, non migliaia.
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1 QUEL CHE PIÙ CONTA
Kramnik-Adams Wijk aan Zee 2000
>________! (ZYZYBYZY) (YZYZYRXM) (ZYZYZYNX) (LZYFYZYZ) (ZXZYZYZL) (YZYZYZLZ) (ZYZYZLAY) (YZYZYZYZ) <@1@ -------ò Ω
LA DIFFERENZA PIÙ GRANDE fra voi e un Maestro non è la sua conoscenza più approfondita delle aperture, né l’abilità nel finale, e nemmeno la sua capacità di calcolare. La differenza più grande è che il Maestro sa cosa vuole. Va bene, anche voi sapete cosa volete: volete dare matto. Come tutti, d’altronde. Il problema è che, normalmente, la prospettiva di dare matto si profila solo 20, 40, o anche 60 mosse nel futuro della posizione presente sulla scacchiera. Un Maestro invece guarda la scacchiera e sa subito qual è la posizione che vuole avere nel giro di due o tre mosse. Per i non Maestri questa consapevolezza è difficile da raggiungere, perché in qualsiasi posizione ci sono moltissimi fattori da soppesare: conteggio del materiale, sicurezza dei Re, case deboli, Alfieri buoni o cattivi, avamposti per i Cavalli e via dicendo. Un Maestro sa decidere a quale tipo di posizione puntare perché ha la capacità di identificare i fattori più importanti, che generalmente sono soltanto uno o due: il Maestro sa quel che più conta.
@1@ Cosa notate guardando la posizione del diagram-
ma? Molti per prima cosa conteranno il materiale, concludendo che il Bianco sta meglio in virtù del suo pedone in più.
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QUEL CHE PIÙ CONTA
>________! (ZYZYZYZY) (YZYZYRXM) (ZYBYZYZX) (LZYFYZYZ) (ZXZYNYZL) (YZYZYZLZ) (ZYZYZLAY) (YZYZYZYZ) <@ANALISI 2@ -------ò Ω >________! (ZYZYZYZY) (YBYZYRYM) (ZYZTZYRX) (LZYZYZYZ) (ZXZYZYZL) (YZYZYZLZ) (ZYZYZLAY) (YZYZYZYZ) <@ANALISI 3@ -------ò ∫
Quelli più esperti invece sanno che nei finali di Donna, quel che più conta è la distanza tra i pedoni e le case di promozione; di solito infatti il giocatore che ha il pedone passato più avanzato ha un vantaggio netto, se non decisivo. Nel nostro caso, però, il pedone b4 è avanzato quanto i due pedoni passati bianchi, come si evince da 1. ∂e7? b3 2. d6 b2. C’è forse qualcos’altro? Qualcosa che conta ancora di più? Ebbene sì: un Maestro noterà un altro elemento di spicco in questa posizione. Che ci crediate o no, si tratta di una diagonale: quella che va da a8 ad h1. Chiunque controlli questa diagonale controllerà anche la casa di promozione del pedone a5, e ciò non è poco. Ma c’è di più. Oltre a spingere il pedone b4, l’unica possibilità di controgioco per il Nero è dare scacco, e l’unico modo per riuscirci è controllare la grande diagonale chiara. Ad esempio a 1. ∂c6, il Nero replica con 1… ∂e4+! @2@. Se il Bianco sposta il Re (a 2. f3 segue 2… ∂e2+), d’improvviso sarà il Nero a ottenere possibilità di vittoria con 2… b3!. È chiaro quindi che 1. ∂c6? non funziona. Si potrebbe invece limitare il controgioco del Nero ai soli scacchi di Donna, eliminando il pedone ‘b’: 1. a6 e a 1… ∂≈a6 segue 2. ∂e4+ e poi 3. ∂≈b4 (il Nero non può giocare 1… b3, visto che dopo la gara di velocità 2. a7 b2 3. a8∂ b1∂ il Bianco dà matto in g8 o in h8). Probabilmente in questo modo il Bianco vince, ma deve faticare ancora molto dopo ad esempio 3… ∂a8. Kramnik invece riuscì a porre fine alla partita nel giro di poche mosse con 1. d6!, che dà al Bianco il controllo della grande diagonale dopo 1… ∂≈d6 2. ∂e4+! e poi ∂e4-b7. Se ad esempio 2… g6, allora 3. ∂b7! @3@ minaccia sia ∂b7≈f7+ che a5-a6. Il Nero può già abbandonare in vista di 3… ®g7 4. a6 seguita da 5. a7. Il Bianco vince anche dopo 2… ∂g6 3. ∂b7 oppure 2… ®g8 3. ∂b7. L’idea di portare la Donna in b7 risulta vincente perché
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QUEL CHE PIÙ CONTA
Permessi e divieti
Anand-Kasparov Campionato del Mondo 1995
>________! (ZTQYQYMY) (YRYOURXR) (RIZYRVZY) (LZYZLZYZ) (ZVZYZYZY) (YZJCYDYZ) (ZLFYZYFL) (KZYBYEYA) <@7@ -------ò ∫ >________! (ZTQYQYMY) (YRYOURXR) (RIZYZYZY) (LZYRLZYZ) (ZVZYZYZY) (YZYCYDYZ) (ZLFYZYFL) (KZYBYEYA) <@8@ -------ò Ω
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Non è facile scoprire quel che più conta, e questo perché non appena ci si avvicina allo studio degli scacchi, si viene subito bombardati da una lunga serie di permessi e divieti. All’inizio queste indicazioni sembrano quasi una manna dal cielo, perché ci offrono un metodo per valutare la posizione: ed ecco che portiamo avanti un Cavallo perché abbiamo letto dell’utilità degli avamposti, oppure spostiamo una Torre perché sappiamo quanto sia importante il controllo delle colonne aperte. Ma, dopo aver digerito qualche altra infornata di permessi e divieti, ci accorgiamo che alcuni di essi sono in conflitto fra loro, e che in una determinata posizione non è possibile rispettarli tutti. Di conseguenza restiamo ancor più disorientati di quanto non fossimo inizialmente: una dimostrazione estrema di tale fenomeno ci viene da quei principianti che a volte arrivano ad autoconvincersi che non è il caso di guadagnare un Cavallo, perché per farlo dovrebbero impedonare i loro stessi pedoni. Osserviamo come invece un Maestro sa dare il giusto peso alla struttura pedonale. @7@ I principi basilari sconsigliano di portare in h5 o
in g4 il Cavallo attaccato. La risposta più naturale è 1… ©fd5 seguita da 2. ©≈d5 ©≈d5, che però lascia al Bianco mano libera per attaccare sull’ala di Re, ormai difesa da un solo pezzo nero, l’Alfiere e7. Il Nero si troverebbe a dover fare immediatamente i conti con una sequenza forzante, ad esempio 3. ©g5 å≈g5 4. ∂h5, che minaccia sia ∂h5≈h7+, sia ∂h5≈f7+ seguita da ∂f7≈d7, oltre alla semplice ∂h5≈g5. In partita, Kasparov seppe risolvere i problemi del Nero calcolando poco o nulla: 1… ©fd5 2. ©≈d5 e≈d5! @8@. Kasparov capì che l’arma più pericolosa a disposizione del Bianco era l’Alfiere d3: senza di esso, l’attacco non sussiste. Dopo la cattura di pedone, la variante di matto 3. ©g5 å≈g5 4. ∂h5 non funzio-
Q
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di molte più informazioni rispetto agli altri giocatori. Non si tratta però di informazioni arcane o tecniche, come conoscere qual è la mossa migliore per il Bianco alla diciassettesima in una continuazione della Najdorf, o come pattare un finale di Torre contro Torre e Alfiere. Le informazioni più preziose a disposizione dei Maestri (e che mancano invece ai dilettanti) riguardano la pianificazione nel mediogioco e le strutture pedonali. Un Maestro sa riconoscere una struttura vantaggiosa, è capace di sfruttarla e sa come e quando è conveniente modificarla.
I MAESTRI SONO A CONOSCENZA
Smirin-D. Garcia Las Palmas 1993
>________! (ZVQYZWMY) (XRYZURXZ) (ZYZXOVZX) (TZYZXZYZ) (ZYZYFYZY) (LZJZYDYF) (ZLFYZLFY) (YEIBKCGZ) <@273@-------ò Ω
@273@ Non ci sono minacce né bersagli facili. Un
dilettante potrebbe pensare che questa posizione non offra molti spunti di gioco. Agli occhi di un Maestro la realtà però è ben diversa. Il Bianco può fare enormi progressi nel giro di poche mosse, a cominciare da 1. ©b5, un altro esempio di piccolo tatticismo. Il Bianco minaccia ©b5≈d6 e forse anche di catturare in a7 se riuscirà ad allontanare la Donna nera. Prima di giocare 1. ©b5, il Bianco doveva accertarsi che dopo 1… a6 2. ©≈d6 †fd8 (inchiodando il Cavallo), avrebbe potuto contare su 3. ©≈b7 oppure su 3. ©≈c8 †≈d1 4. ©≈e7+ come giustificazione tattica.
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>________! (ZVQWZYMY) (XRYZURXZ) (NYZXOVZX) (YDYZXZYZ) (ZYZYFYZY) (LZYZYDYF) (ZLFIZLFY) (YEYBKCGZ) <@274@-------ò Ω
>________! (ZYQWZYMY) (XRYPURXZ) (NYZXOVZX) (YDYZXZYZ) (ZYFYFYZY) (LFYZYDYF) (ZYZIZLFY) (YEYBKCGZ) <@275@-------ò ∫
Tuttavia l’obiettivo principale del salto di Cavallo non era quello di guadagnare il pedone ‘d’, visto che era evidente che il Nero lo avrebbe difeso con 1… †fd8. Il ragionamento del Bianco divenne più chiaro dopo 2. åd2 ∂a6 @274@. Qui, la maggior parte dei dilettanti (ma anche dei Maestri) esaminerebbe innanzitutto gli attacchi di scoperta sulla Donna, come 3. ©c7 o 3. ©bd4. Tuttavia non c’è modo di guadagnare materiale e ad esempio 3. ©c7 ∂c6 4. ©≈e6 f≈e6 5. åd3 ©bd7 non dà alcun vantaggio concreto al Bianco. La decisione di giocare 1. ©b5 aveva anche uno scopo posizionale, spingere cioè il pedone ‘c’ sulla quarta traversa, in modo da creare una struttura pedonale molto vantaggiosa, un’ottima versione della struttura Maroczy, una vera e propria morsa che praticamente impedisce del tutto le risorse di controgioco più importanti per il Nero, vale a dire le spinte in b5 e in d5. E quel che è più significativo è che il Nero non poteva impedire questo piano. Seguì 3. b3! ©bd7 4. c4! @275@. Come abbiamo visto nel Capitolo 5, assenza di controgioco per il Nero significa nessuna urgenza per il Bianco, che qui ha tutto il tempo di riorganizzare favorevolmente i pezzi, ad esempio con åd2c1 e ©f3-d2, proteggendo i pedoni ‘a’ ed ‘e’, per poi guadagnare spazio con b3-b4 e ©b5-c3-d5!. In partita il Nero tentò di intralciare i piani del Bianco con 4… ©c5, attaccando e4, ma dopo 5. ©c3 si accorse che 5… ∂≈a3 avrebbe perso a causa di 6. b4, ad esempio 6… ©cd7 7. †a1 ∂≈b4 8. ©d5. Per evitare una disfatta posizionale il Nero tentò 5… b5, che però peggiorò la situazione lasciandolo in posizione persa dopo 6. b4! ©cd7 7. c≈b5 ∂≈a3 8. †e3!. Ora la sua Donna è in trappola ed esposta ad attacchi come ©c3-d5 o ©f3-e1-c2. Il Bianco vinse dopo 8… åf8 9. ©e1! ©b6 10. ©c2, ma la svolta della partita si verificò nella posizione iniziale, quando comprese di poter costruire una struttura Maroczy.
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Per poter pensare di creare sulla scacchiera una struttura pedonale favorevole, bisogna semplicemente sapere quali strutture effettivamente lo sono. Shirov-Hulak Manila 1992
>________! (QYZYQYMY) (XRYPTZUR) (ZYZYRYRY) (LZXRLZYZ) (ZYZYZLZY) (YZYZYDYZ) (ZLFYBYFL) (KZIEYZGZ) <@276@-------ò Ω
>________! (ZYZWQYMY) (XRYZTZUZ) (ZYPYRYRX) (LZXZLZYZ) (ZYFXDLZY) (YZYEYZYE) (ZLZYBYFL) (YZIZYZGZ) <@277@-------ò ∫
@276@ Questa struttura è difficile da valutare dal momento che non è inquadrabile in uno schema noto. Il Nero ha più pedoni al centro, ma quelli bianchi riescono ad ostacolare i pezzi avversari in modo più efficace. La struttura pedonale suggerisce al Bianco di spostare l’Alfiere camposcuro sulla diagonale più attiva con åe3-f2-h4 oppure con åd2-e1-h4. Privando però il pedone f4 della difesa dell’Alfiere, il Bianco offrirebbe al Nero un bersaglio e quindi una fonte di controgioco. Perciò il Bianco cercò un altro piano, e lo trovò in 1. c4!, che gli permise di migliorare la struttura pedonale. Dopo 1… d≈c4 2. ∂≈c4 il vantaggio del Bianco sarebbe evidente in considerazione del bersaglio in e6, attaccabile con †d1-d6 e ©f3-g5. D’altra parte il Nero non è in grado di mantenere un pedone in d5, perché 1… ∂f7? si imbatterebbe in 2. ©g5!. Non resta quindi che 1… d4, che però crea una struttura nettamente favorevole al Bianco. Nonostante il pedone passato sostenuto in d4, è importante capire che quel che più conta qui è che il Bianco può sfruttare il buco in d6 con ©f3-g5-e4d6 oppure, dopo ©f3-g5, attaccare il lato di Re con †a1-a3-h3 e ∂e2-e4. Seguì 2. ©g5! ©b8 3. †a3! ©c6 4. †h3 h6 5. ©e4. Il Bianco minaccia di vincere con 6. ∂g4 e poi 7. ∂≈g6, perché 5… ∂f7 si imbatte in 6. ©d6!. Il Nero con 5… †ad8 si preparò a sacrificare eventualmente la qualità, e il Bianco mise altra carne al fuoco con 6. †1d3 @277@. Grazie alla struttura pedonale che è riuscito ad imporre al Nero, il Bianco può vincere in più modi. Può raddoppiare le Torri sulla colonna ‘g’, oppure guadagnare materiale con ©e4-d6. Il Nero abban-
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donò poco dopo 6… ∂f7 7. åd2 b6 8. a≈b6 a≈b6 9. ©d6 †≈d6 10. e≈d6.
Buone e cattive
In un programma di studio per principianti le strutture pedonali figurano raramente, e ciò non sorprende visto che in genere i principianti giocano aperture standard come la Spagnola, il Gambetto di Donna rifiutato, l’Italiana, la Siciliana, la Nimzo-Indiana, l’Est e l’Ovest-Indiana. In tutte queste aperture, dopo una decina di mosse vengono a crearsi strutture pedonali familiari e più o meno equilibrate. Una volta che ci si avvia verso il mediogioco però, la struttura pedonale diventa importante perché entrambi i giocatori possono alterarla. Un Maestro non solo sa che aspetto ha una struttura favorevole, ma sa anche come comportarsi in presenza di una struttura cattiva.
Topalov-Bareev Dortmund 2002
@278@ Almeno per quanto concerne i pedoni centrali,
>________! (ZYZYZWMY) (XRYZYRXZ) (ZYRWRYZX) (TZYZYZYF) (ZYFLBYZY) (YZYZYFYZ) (FLZYZYFY) (YAYEYZYE) <@278@-------ò Ω
questa struttura è tipica della Difesa Caro-Kann e di alcune aperture di Donna. Il Bianco ha più spazio, ma i suoi pedoni ‘d’ ed ‘h’ rischiano di trasformarsi in bersagli. Questo spiega la decisione del Bianco di giocare 1. ∂e5. Ora 1… ∂≈e5 2. d≈e5 altererebbe la struttura pedonale in modo talmente favorevole al Bianco, che dopo ad esempio 2… †≈d1+? 3. †≈d1 seguita da 4. †d7 il Nero sarebbe sull’orlo della sconfitta. Di conseguenza il Nero replicò con 1… ∂d8!, preparandosi (tra le altre cose) ad attaccare i pedoni bianchi con 2… ∂d7 seguita da 3… †fd8. Il Bianco ora non ha modo di alterare la struttura a suo vantaggio, perché 2. d5? perde semplicemente un pedone, e quindi decise di sostenere il pedone ‘d’ con 2. †d3 @279@. Ora il Bianco può difendere d4 a sufficienza (2… ∂d7 3. †hd1); dettaglio importante questo, perché se il centro resta immutato, il tempo andrebbe a favore del Bianco, che avrebbe mano libera per con-
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>________! (ZYZTZWMY) (XRYZYRXZ) (ZYRWRYZX) (YZYZHZYF) (ZYFLZYZY) (YZYEYFYZ) (FLZYZYFY) (YAYZYZYE) <@279@-------ò ∫
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centrarsi sull’ala di Re, dove potrebbe prendere il sopravvento con f3-f4 e g2-g4-g5! Il fatto è però che l’ultima mossa del Nero serviva anche a preparare un altro piano, assicurare cioè una struttura pedonale vantaggiosa con 2… b5!. La giustificazione tattica è che 3. c≈b5 permette 3… †d5! seguita da 4… c≈b5, che consegna al Nero il possesso dell’importantissima casa d5 e fa del pedone d4 un obiettivo d’attacco, almeno per il prossimo futuro (4. ∂f4 c≈b5 5. g4? e5). Anche 3. c5 †d5 non è migliore. Rendendosi conto che il controllo di d5 con un pedone era d’importanza pressoché decisiva, il Bianco giocò 3. b3 b≈c4 4. b≈c4 ∂e7 5. ®c2 †fd8. Non è facile per il Nero sfruttare la posizione scoperta del Re bianco ma, come abbiamo visto nel Capitolo 7, in posizioni come questa dovrebbe essere molto più facile giocare con il Nero, che infatti finì per vincere dopo 6. ∂c5 †8d7 7. †hd1 ∂h4 8. g4 f6 9. ∂b4 f5!. Molto spesso a suggerire quali siano le priorità e cosa conti di più in una posizione è proprio la struttura pedonale che, quando è favorevole, potrebbe anche funzionare come una sorta di mappa virtuale nel mediogioco. Eccone un memorabile esempio.
Larsen-Tal Leningrado 1973
@280@ Convinto di avere una struttura pedonale
>________! (ZYZWZWZY) (XZYZYRSZ) (ZXZYZYRX) (YZXZYZYN) (BYZXZYZL) (YZYFYZLZ) (FLZYFLZY) (KZYZKZGZ) <@280@-------ò ∫
migliore, soprattutto in considerazione dell’indebolimento h2-h4, il Nero non si preoccupò di parare la minaccia ∂a4≈a7 (il pedone ‘a’ non sembra essere importante quanto uno dei pedoni bianchi sull’ala di Re) e giocò 1… †fe8! 2. ∂≈a7 †d6. Da d6 la Torre difende il pedone b6 ed è pronta a trasferirsi in f6 per attaccare f2. Inoltre in vista della minaccia 3… †≈e2, il Bianco non può difendere il pedone senza fare concessioni importanti (3. e4? d≈e3 oppure 3. ®f1 †f6 e poi 4… ∂f5). Cercò quindi di aprire alcune linee
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CONOSCENZE
>________! (ZYZYQYZY) (YZHZYRSZ) (ZXZYZYRX) (YZLZYQYZ) (ZYZXZYZL) (YZYFYFLN) (FYZYFYZY) (KZYZKZGZ) <@281@-------ò Ω
>________! (QYZYZWZY) (XZYZYRSZ) (ZXZYRYRX) (YZXNYZYZ) (ZYZVZYZL) (YZHFYDLZ) (FLZYFLAY) (KZYZKZYZ) <@282@-------ò ∫
per le sue Torri con 3. b4, ma il Nero, ignorando questo nuovo fronte, continuò con 3… †f6!. Seguì 4. b≈c5? ∂f5 5. f3 (5. †f1? †≈e2 e poi 6… †≈f2) 5… ∂h3 6. ∂c7 †f5! @281@. Il Nero mira a occupare e5 con una Torre, bloccando così la diagonale b8-h2 e minacciando la decisiva ∂h3≈g3+. Il Re bianco non ha via d’uscita, perché 7. ®f2 perde subito per ∂h3-h2+. La conclusione fu molto istruttiva: 7. c≈b6 †fe5 8. e4 ∂≈g3+ 9. ®h1 ∂≈h4+ 10. ®g2 †g5+ e il Bianco abbandonò dopo 11. ®f1 ∂h3+ 12. ®e2 †g2+ 13. ®d1 ∂≈f3+ 14. ®c1 ∂f2. Un lavoro quasi chirurgico da parte di Tal, e visto che il torneo era un Interzonale, questa partita segnò anche la storia degli scacchi, perché vanificò una delle ultime occasioni di Bent Larsen di continuare a gareggiare per il titolo di Campione del mondo. Sull’esito finale incise quanto accaduto alcune mosse prima di giungere alla posizione del diagramma 280, e cioè prima che la struttura pedonale venisse bruscamente alterata a vantaggio del Nero. Ecco come si presentava in quel momento @282@. Innanzitutto sulla scacchiera si notano i due Cavalli, una circostanza che sembra giovare al Bianco nonostante la duplice inchiodatura. E questo perché il Bianco ha un pezzo in più con cui difendere il suo lato di Re e perché il cambio in d4 dei Cavalli può avvenire in circostanze nettamente migliori di quanto avvenuto in partita. Se ad esempio il Nero giocasse l’affrettata 1… e5 potrebbe seguire 2. e4!, allontanando la Donna nera prima di catturare in d4. Qui 2… ∂d6 3. ©≈d4! e≈d4 è molto meno favorevole al Nero rispetto alla situazione con il pedone bianco ancora in e2, perché oltre a liberarsi del bersaglio sulla colonna ‘e’ il Bianco potrebbe difendere f2 con maggiore facilità. Questo spiega perché il Nero abbia scelto 1… †ad8!. Se ora 2. e4, dopo il ripiegamento della Donna il Nero avrà la possibilità di ricatturare in d4 con un pezzo, lasciando al Bianco l’onere di dover
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>________! (ZYZWZWZY) (XZYZYRSZ) (ZXZYZYRX) (YZXZYZYN) (ZYBXZYZL) (YZYFYZLZ) (FLZYFLZY) (KZYZKZGZ) <@283@-------ò Ω
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difendere un pedone arretrato in d3. Dopo ad esempio 2… ∂c6 3. ©≈d4 †≈d4 e poi †f8-d8, grazie alla struttura pedonale favorevole il Nero starebbe chiaramente meglio. Anziché 2. e4? il Bianco giocò 2. ®g1, schiodando il Cavallo per poter proseguire con 3. ©≈d4 senza temere 3… c≈d4 (4. ∂c4 o 4. ∂a3) oppure 3… ∂≈d4 (4. ∂≈d4+), lasciando il Nero con solo un vantaggio minuscolo, ammesso che esista. Anche il Nero schiodò il suo Cavallo con 2… e5, minacciando 3… ©≈f3+. Al Bianco non piaceva l’idea di arretrare con il Cavallo e lasciare sguarnito il lato di Re, ad esempio con 3. ©d2 g5! 4. h≈g5 h≈g5 e poi †f8-h8. Seguì pertanto 3. ©≈d4 e≈d4! 4. ∂c4 ∂h5 @283@. Siamo ormai vicini alla posizione del diagramma 280, ma il Bianco poteva ancora continuare a lottare sfruttando con astuzia le peculiarità della struttura pedonale. Invece di 5. ∂a4?, come in partita, avrebbe dovuto liberarsi di una delle sue debolezze con 5. e4!. È vero, dopo 5… d≈e3 6. †≈e3 avrebbe comunque il pedone d3 di cui preoccuparsi, ma le Torri sarebbero attive (diversamente dalla partita) e con maggiore spazio di manovra, cosa che probabilmente conta di più. Dopo 5. ∂a4?, una volta che il Nero trovò †d8-d6! la partita prese una piega difficilmente ribaltabile. ***
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CONOSCENZE
Studio strutturato
Come si impara a padroneggiare le strutture pedonali? Il modo più semplice è studiare partite commentate con strutture pedonali diverse e cercare di capire quali sono buone, quali cattive e quali neutre. È importante che le partite siano commentate, perché la lettura di buoni commenti (vale a dire con spiegazioni verbali e non commenti che riportano solo mosse) permette di apprezzare un gran numero di finezze che altrimenti passerebbero inosservate.
Vachier-Lagrave Nepomniachtchi Wijk aan Zee 2011
@284@ Si nota subito che il Bianco sta leggermente
>________! (QYZTQYMY) (XRYZXRUR) (ZVZYZYRY) (VZYFYZYZ) (ZYZYZYZY) (YCJZIBYF) (FLZYZLFY) (KZYZKZGZ) <@284@-------ò ∫ >________! (QYZYQYMY) (XRYZXRYR) (ZTZYZYRY) (YZYFYZYZ) (ZYZYZYZY) (YFLZYBYF) (ZYZYZLFY) (KZYZKZGZ) <@ANALISI 285@-------ò ∫
meglio e che il suo vantaggio risiede nel pedone d5, che gli offre uno spazio di manovra più ampio di quello del Nero. Il Nero può tentare di alterare questa situazione con 1… ©≈b3 2. a≈b3 å≈c3 (che minaccia 3… ∂≈d5) oppure con un altro ordine di mosse, e cioè 1… å≈c3 2. b≈c3 ©≈b3. In mancanza di commenti, si potrebbe pensare che i due metodi siano equivalenti. Non è così. Dopo 1… ©≈b3 2. a≈b3 å≈c3, il Bianco sarebbe costretto a salvare il pedone ‘d’ con 3. å≈b6! ∂≈b6 4. b≈c3! @285@. Ora con c3-c4 il Bianco minaccia di aumentare sensibilmente il suo vantaggio perché avrebbe una struttura pedonale superiore, un bersaglio in e7, prospettive d’attacco sull’ala di Re con h3-h4-h5 e persino la possibilità di creare un pedone passato sull’ala di Donna. Può il Nero modificare la struttura pedonale? Sì, ma andrebbe a stare peggio dopo 4… ∂≈b3 5. †ab1 e poi †b1≈b7. Allo stesso esito conduce il tentativo di eliminare il pedone ‘d’ con 4… e6 5. d≈e6 †≈e6 6. †≈e6 ∂≈e6? 7. ∂≈b7 oppure 6… f≈e6 7. c4!. In partita invece si ebbe 1… å≈c3! e dopo 2. b≈c3 ©≈b3 il Bianco fu comunque costretto a giocare 3. å≈b6 @286@. Così il Nero poté inserire la forzante 3… ©d2!; l’ordine di mosse impiegato gli permise di ottenere
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>________! (QYZTQYMY) (XRYZXRYR) (ZIZYZYRY) (YZYFYZYZ) (ZYZYZYZY) (YPLZYBYF) (FYZYZLFY) (KZYZKZGZ) <@286@-------ò ∫
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la parità dopo 4. ∂d3 (al Bianco non poteva certo piacere 4. å≈d8 ©≈f3+) 4… ∂≈b6 5. ∂≈d2 ed ora ad esempio 5… †ad8 6. c4 e6!. In seguito, da buon commentatore il Bianco mise in risalto tutto ciò, indicando inoltre che avrebbe dovuto a sua volta cambiare l’ordine delle mosse e rispondere a 1… å≈c3! con 2. å≈b6! ∂≈b6 3. b≈c3. Un’idea sensata, perché dopo 3… ©≈b3 4. a≈b3 si rientra nella già citata variante con 1… ©≈b3 2. a≈b3 å≈c3 buona per il Bianco (anche se il Nero avrebbe ugualmente potuto pareggiare giocando 3… ∂f6 o 3… ∂d6 invece di 3… ©≈b3?). Dalle sole mosse (1… å≈c3 2. b≈c3 ©≈b3 3. å≈b6 ©d2), tutti questi dettagli non sarebbero venuti fuori e sarebbe stato oltremodo difficile per chiunque imparare qualcosa di utile sui pedoni. Ecco ora un esempio più elaborato, in cui entrambi i giocatori cercano ripetutamente di raggiungere una struttura pedonale conveniente. Senza l’ausilio di un buon commento, un aspirante maestro potrebbe rimanere disorientato vedendo la struttura pedonale cambiare molto spesso, senza però capire perché.
Razuvaev-Sveshnikov Mosca 1995
>________! (QYOTMUZW) (XZYPYRXR) (ZYRYRVZY) (YRYRYZYZ) (ZYFLZYZY) (YZYZYDLZ) (FLBJFLZL) (KZIZGCYE) <@287@-------ò Ω
1. d4 d5 2. c4 e6 3. ©f3 c6 4. ©bd2 ©f6 5. g3 ©bd7 6. ∂c2 b5 @287@ Con la sua ultima mossa, il Nero tentò di forzare un cambio vantaggioso (7. c≈b5 c≈b5) che probabilmente gli avrebbe permesso di prendere il controllo della colonna aperta con la Torre. Inoltre, dopo il cambio di pedoni, un’eventuale åc8-b7 avrebbe ostacolato il Bianco nell’esecuzione della spinta in e4, che rappresentava il suo tentativo migliore per aprire vantaggiosamente la posizione. Per tale ragione il Bianco giocò 7. c5!, assicurandosi una struttura favorevole, perché gli dà più spazio e la possibilità di aprire il gioco a beneficio dei suoi pezzi con la spinta in e4 o in a4 (o entrambe).
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>________! (QYOTMUZW) (XZYPYRXR) (ZYRYZYZY) (YRLRLZYZ) (ZLZYZYPY) (YZYZYDLZ) (FYBJFLZL) (KZIZGCYE) <@288@-------ò ∫
>________! (QYOTMUZW) (XZYZYRXR) (ZYRYZYZY) (YRLRYZYZ) (ZLZYZYPY) (YZYZYFLZ) (FIBJZLZL) (KZYZGCYE) <@289@-------ò ∫
Il Nero rispose 7… e5, “altrimenti sto male posizionalmente” avrebbe scritto in seguito. La spinta è resa possibile dal piccolo tatticismo 8. d≈e5 ©g4, e il Nero recupera il pedone (quello in e5 o in c5). Finora abbiamo visto tre tentativi di forzare una struttura pedonale superiore: 6… b5, 7. c5 e 7… e5. Dopo 8. d≈e5 ©g4 il Bianco valutò un nuova modifica, ossia 9. e6 f≈e6 per indebolire la posizione del Nero ed evidenziare due potenziali bersagli in e6 e in h7. Tuttavia non trovando il modo di sfruttarli a breve termine, decise di consolidare la sua supremazia sull’ala di Donna con 9. b4! @288@. Lasciato libero, il Bianco potrebbe creare una morsa con 10. åb2 e poi ©d2-b3-a5. Questa prospettiva potrebbe indurre il Nero a tentare di liberarsi con 9… a5, ma in tal caso il Bianco sacrificherebbe vantaggiosamente un pedone con 10. åb2! a≈b4, per poi giocare 11. h3 e dopo 11… ©h6 avrebbe compenso posizionale grazie a 12. ©b3 e a una successiva spinta in e4 oppure, in caso di 12… åe7, grazie ai tatticismi innescati da 13. e6! ©f6 14. g4. Il Nero, capendo che in queste varianti l’elemento più importante è il pedone e5, si affrettò ad eliminarlo con 9… ©d≈e5. Stranamente però, questa presa fu un errore, corretta era invece 9… ©g≈e5!. La differenza tra le due catture divenne chiara dopo 10. åb2 ©≈f3+ 11. e≈f3! @289@. Il Nero contava su 11. ©≈f3, con l’idea di giocare d’anticipo su 12. a4 con 11… a5!, che avrebbe ridotto la sua inferiorità sul lato di Donna. Con la mossa del testo invece, il Bianco guadagna tempo con l’attacco sul Cavallo per impedire al Nero di spingere in a5. Seguì 11… ©f6 12. ©b3!. I pedoni doppiati sono un prezzo quasi irrilevante da pagare per la possibilità di consolidare l’ala di Donna. Il Bianco ora potrà completare lo sviluppo e poi continuare con a2-a4 e/o ©b3-a5 oppure tentare un attacco sul lato di Re con åf1-d3. Il Nero, sapendo quanto possono essere ostiche le posizioni come quella dopo 12… åe7 13. a4
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>________! (QYOTMUZW) (YZYZYRXR) (ZYRYZVZY) (XRLRYZYZ) (ZLZYZYZY) (YDYZYFLZ) (FIBYZLZL) (KZYZGCYE) <@290@-------ò Ω
b≈a4 14. †≈a4, in preda alla disperazione tentò 12… a5 @290@ , con l’idea di sacrificare in caso di 13. ©≈a5 con 13… †≈a5 14. b≈a5 ∂≈a5+ 15. ∂d2 (15. åc3 ∂a3) 15… ∂≈d2+ 16. ®≈d2 å≈c5. Il Bianco però modificò nuovamente la struttura pedonale con 13. a4! (13… b≈a4 perde il pedone a5 senza alcun compenso dopo 14. †≈a4) 13… a≈b4 14. a≈b5 †≈a1+ 15. å≈a1. Ora se per impedire 16. b6, che consegnerebbe al Bianco un vantaggio posizionale decisivo, il Nero giocasse 15… c≈b5, dopo 16. å≈b5+ åd7 17. c6 perderebbe ancora più rapidamente. 15… åe7 16. b6! 0_0 17. h4. Il Bianco qui è attento ad evitare complicazioni come 17. åd3 åh3 oppure 17. åg2 åa6. 17… d4 18. åc4 ©d5 19. å≈d4 †e8 20. ®f1!. Un’altra piccola precauzione che evita 20. 0_0 å≈h4!?. Comunque la partita è stata decisa dall’uso astuto dei pedoni che il Bianco aveva fatto. L’insostenibilità della posizione nera divenne chiara dopo 20… åf6 21. å≈f6 ∂≈f6 22. å≈d5 c≈d5 23. ®g2 e i pedoni sull’ala di Donna danno al Bianco la vittoria.
Pedoni e priëmy
Generalmente, raggiungere la struttura pedonale voluta è soltanto la prima metà dell’opera, non meno importante è conoscere la tecnica utile a sfruttarne le caratteristiche. La parola russa priëm sta ad indicare appunto la tecnica appropriata in una determinata struttura di pedoni, e questa parola sembra essere sempre più utilizzata nella letteratura scacchistica occidentale. Anche se molti lettori non avranno mai sentito parlare dei priëmy, ne conoscono sicuramente già alcuni. Ad esempio in un finale di Torri con sette pedoni per parte e una sola colonna aperta, il priëm consiste semplicemente nel prendere il controllo della colonna aperta con la Torre, una mossa automatica e scontata per la maggior parte dei giocatori e che normalmente conduce a un vantaggio.
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Il più delle volte, i priëmy non sono così elementari e possono essere di tipo tattico o strategico. A volte forniscono soltanto un indizio su quale dovrebbe essere la mossa successiva, ma in altri casi possono fornire l’algoritmo completo per l’intero mediogioco, fin quasi ad arrivare al matto. Vediamone uno piuttosto elaborato, che ha guadagnato popolarità negli ultimi vent’anni ed è stato usato per sconfiggere alcuni giocatori tra i più forti al mondo. Kasparov-Anand Linares 1994
>________! (QYOYZWMY) (YZTZURXR) (RXPXRVZY) (YZYZYZYZ) (FYZYFLZY) (YDJZICYZ) (ZLFYZYFL) (KZYBYEGZ) <@291@-------ò Ω
>________! (ZWOYQYMY) (YZTZURYR) (RXPXRYRY) (YZVZYZLZ) (FYZYFLBY) (YDJZIZYE) (ZLFYZYCL) (KZYZYZGZ) <@292@-------ò ∫
@291@ Conoscendo il priëm, il Bianco ha la possibilità
di giocare le prossime cinque o sei mosse con grande sicurezza, iniziando da 1. g4!. L’idea è spingere in g5 e poi giocare 3. åg2, per sgomberare la strada alla Torre f1 e bersagliare il pedone h7 con 4. †f3 e 5. †h3. Trasferendo poi la Donna sulla colonna ‘h’ il Bianco potrà minacciare matto in h7. Il piano è talmente forte che il Nero rischia di finire travolto se non prenderà provvedimenti urgenti (ad esempio con 1… d5!? 2. e≈d5 †d8). Di fatto il priëm che ha inizio con 1. g4 ha vinto centinaia di partite in posizioni analoghe. Spesso il Nero si trova a dover riflettere e calcolare faticosamente, mentre l’avversario non deve far altro che lasciarsi guidare dal priëm. Il seguito della partita ne è un buon esempio: 1… †b8? 2. g5 ©d7 3. åg2! †e8 4. †f3 ©c5? 5. †h3. Per impedire 6. ∂h5, il Nero giocò 5… g6 cui il Bianco rispose con 6. ∂g4 @292@. Il priëm non è ancora finito. Il Nero non può impedire ∂g4-h4, ma intende replicare allo spostamento in h4 della Donna bianca spingendo in h5 (a g5≈h6 seguirebbe åe7≈h4). Nonostante ciò, il Bianco vincerà ugualmente se riuscirà a giocare åg2-f3≈h5: 6… ©b4? 7. ∂h4 h5 8. åf3! åf8 9. å≈h5 g≈h5 10. ∂≈h5 åg7 e adesso 11. åd4! e5 12. f5! (12… e≈d4 13. ∂h7+ ®f8 14. f6). Sono state giocate decine di partite magistrali in cui l’attacco iniziato con g2-g4 costrinse il Nero all’ab-
Q
Le pagine 181-221 sono state omesse volutamente
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INDICE DEI GIOCATORI I numeri si riferiscono alle pagine, quelli in grassetto indicano che il giocatore aveva il Nero
Abramovic 40 Abreu 37 Acs 189, 219 Adams 11, 18, 83 Adorjan 131, 211 Akopian 155 Alekhine 150, 167, 218 Alekseev 135, 148 Alexandrov 89 Almasi 139 Anand 15, 24, 30, 31, 71, 75, 88, 142, 151, 180, 192, 193, 200 Aronian 119 Atalik 107, 208 Averbakh 67 Avrukh 190, 221 Baburin 157 Bagirov 115, 130, 209 Balashov 184 Bareev 65, 130, 172, 210 Bartel 133
Beliavsky 31, 194 Belikov 17, 141 Belov 80 Berg 189, 220 Bjornsson 78 Blatny 85, 204 Botvinnik 63, 71, 123, 201 Bronstein 153, 166, 216 Cao 139 Capablanca 189, 220 Carls 98 Carlsen 30, 45, 56, 84, 106, 192, 202, 206 Cebalo 117, 150 Chandler 52, 195 Chiburdanidze 84, 203 Christiansen 99 Ciolac 168, 219 Cvitan 47 Czerniak 143 Dominguez 144 Dvoirys 36, 146, 214
Ehlvest 145 Estrin 166, 215 Euwe 98, 167, 218 Fedorov 181 Felgaer 131, 212 Filip 93 Foisor 32, 106, 207 Fominyk 130, 210 Fressinet 31, 193 Garcia, D. 169 Gashimov 86 Gelfand 31, 81, 126, 131, 158, 193, 210 Geller 186 Gershon 128 Gheorghiu 168, 219 Giri 59 Glek 43, 167, 217 Goloshchapov 185, 39 Gonzalez 32 Grischuk 35, 59 Gr端nfeld 73
Guliev 167, 218 Gulko 163 Gurevich, M. 126, 131, 211 Gurgenidze 85, 205 Hasangatin 102 Hellers 61 Hennings 91 Hertneck 58 H端bner 28, 72, 202 Hug 95 Hulak 150, 171 Ignatiev 166, 216 Ivanchuk 85, 85, 146, 204, 204, 213 Jelen 54, 198 Kacheishvili 22 Kamsky 35 Karjakin 46, 81 Karpov 42, 107, 127, 137, 208 Kasimdzhanov 24, 77, 148
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INDICE DEI GIOCATORI
Kasparov 15, 97, 101, 137, 180 Keres 41 Kholmov 49 Khurtsidze 181 Kmoch 73 Kobalia 128 Kovalev 109 Kramnik 11, 113, 117, 119, 181 Krasenkow 133 Krivoshey 43 Kuzmin 115 Kuznetsov 109 Lanka 20 Larsen 173 Lautier 47, 161 Lazarev 54, 199 Leko 53, 111, 147, 197, 215 Livshin 186 Ljubojevic 152 Lputian 85, 204 Lukin 160 Lundin 123 Macieja 42 Madl 84, 203 Malaniuk 89 McCurdy 91 McNab 52, 195 McShane 19, 56, 108 Mikenas 122 Mikhalchishin 54, 130, 160, 167, 198, 209, 217 Mishra 39 Mitkov 31, 194 Moiseenko 36 Morovic 30, 191
Morozevich 53, 142, 197 Nakamura 106, 206 Nataf 37 Negelescu 107, 208 Neikirch 67 Nepomniachtchi 176, 84, 202 Nevostrujev 106, 206 Nijboer 104 Nikolic, P. 88, 181 Novik 146, 214 Oâ&#x20AC;&#x2122;Kelly 84, 203 Onischuk 46 Palatnik 153 Petrushin 53, 197 Petursson 61 Piket 71, 201 Pinter 130, 209 Polgar, J. 97, 147, 215 Polgar, Zsu. 154 Polovodin 114 Polugaevsky 158 Portisch 127, 152 Radjabov 18, 135 Razuvaev 177 Rodriguez 53, 197 Rodriguez, Am. 34 Rubinstein 120 Rublevsky 104, 185 Salov 75 San Segundo 111
Sanikidze 22 Sasikiran 77 Saulin 141 Savon 40 Sax 145 Schultz 150 Seirawan 107, 207 Shirov 31, 45, 52, 146, 154, 155, 171, 193, 194, 213 Short 26, 53, 99, 101, 198 Sliwa 122 Smirin 117, 169 Smyslov 54, 60, 84, 93, 200, 203 So 108 Sokolov, I. 20 Soltis 28 Sorin 34 Sorokin 17 Spassky 54, 95, 143, 166, 166, 182, 184, 200, 215, 217 Spassov 69 Spraggett 30, 146, 191, 213 Stahlberg 41 Suetin 49 Sveshnikov 177 Svidler 53, 113, 131, 198, 210 Szilagyi 63 Taimanov 69 Tal 60, 71, 78, 85, 173, 201, 205 Tarrasch 120 Thanh 106, 207
223
Timman 13, 71, 130, 189, 201, 209, 220 Tiviakov 144 Topalov 26, 71, 86, 163, 172, 200 Tseitlin 114, 157, 190, 221 Tukmakov 54, 199 Turov 131, 212 Vachier-Lagrave 176 Vaganian 52, 58, 72, 166, 196, 202, 217 Vallejo Pons 52, 194 van der Wiel 107, 207 Volkov 52, 196 Volzhin 106, 206 Vorobyev 80 Wang 151 Winants 13 Xiangzhi, Bu 189, 219 Yakovich 19, 102 Yates 189, 220 Yudasin 65 Yusupov 107, 146, 208, 213 Zaharevic 167, 218 Zhukova 83, 161 Zuk 182 Zviagintsev 117
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ANDREW SOLTIS
COSA FARE PER
DIVENTARE MAESTRO DI
SCACCHI Solo il due per cento di coloro che si cimentano negli scacchi diventa Maestro. In questo suo libro Soltis spiega perché, arrivando a conclusioni che potrebbero sorprendervi. Che la nostra capacità tattica e la conoscenza dei principi basilari del finale, accompagnate da un’adeguata sensibilità per i principi generali, siano state sufficienti a farci raggiungere l’attuale livello di gioco, non significa che per progredire oltre basta migliorare le nostre conoscenze in questi settori, o in campi come la teoria delle aperture, la memorizzazione e il calcolo delle varianti. Soltis ci mette in guardia: il ben noto principio della ‘riduzione del profitto’ limita nel tempo il ritorno che ci aspettiamo dai nostri sforzi… È innegabile che riuscire a calcolare due mosse in avanti contro un avversario in grado di calcolarne una sola si traduca in un enorme vantaggio, ma calcolare ad esempio sette mosse invece di sei è di poca utilità, perché le occasioni in cui ciò risulta necessario sono rare. Egli non sottovaluta il fatto che la stragrande maggioranza dei giocatori ad un certo punto della loro crescita scacchistica si imbattono in un muro che sembra invalicabile. È allora realistico aspirare a diventare Maestro di scacchi? Cosa bisogna fare? Soltis identifica nove attributi che considera indispensabili per ottenere il titolo di Maestro, tracciando un percorso di studio che non ha riscontri in altri libri o in fonti come Internet. è un GM americano. È corrispondente scacchistico per il New York Post e ha al suo attivo numerose opere che hanno riscosso successo in tutto il mondo. ANDREW SOLTIS
ISBN 978-88-7264-133-0
¤24,00
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