Pro.di.gio ottobre 2018

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP

PROGETTO DI GIORNALE

Alla ri-scoperta dei sensi Un progetto di Associazione PRODIGIO dedicato ai più piccoli pagina 2

NUMERO V - OTTOBRE

2018 - ANNO XIX - 110° NUMERO PUBBLICATO

Archè Emozioni all inclusive. Intervista al Presidente

WWW.PRODIGIO.IT

Lagazuoi La montagna a portata di tutti, esperienza emozionante. pagina 3

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Po.LIS Perchè sordi e udenti possono lavorare insieme.

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Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Un autunno all’insegna dell’accessibilità

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IN EVIDENZA

EDITORIALE Care lettrici e cari lettori, ben ritrovati. Dopo l’estate torniamo entusiasti con tanti nuovi argomenti e spunti interessanti che colorano il nostro autunno, ormai alle porte. In questo numero vi riporteremo alcuni interessanti punti di vista sul mondo della disabilità, sulla ricerca tecnologica a sostegno della persona e progetti di cittadinanza attiva che arricchiscono la nostra vita quotidiana e le nostre relazioni sociali. Come in ogni numero, vi riporteremo un’esperienza d’innovazione sociale in Trentino, che questa volta unisce relazione, ricerca e educazione attraverso un comune denominatore, l’acqua. Consapevoli dell’importanza di registrare e divulgare, progetti, servizi e attività che si rivolgono a persone e territorio, il nostro obiettivo è quello di creare un mosaico di esperienze il più completo possibile, utile a farsi un’idea più precisa delle opportunità esistenti. Un ringraziamento speciale va ai nostri giovani in Servizio Civile, che con impegno e dedizione si stanno sempre più addentrando nel mondo dell’informazione sociale, e attraverso il loro progetto di un anno “Coltiviamo media civici di comunità” hanno modo di registrare cosa accade nel mondo del sociale trentino e non solo. Principale intento è quello di dare dignità e risonanza a storie, esperienze e progetti che dal basso sostengono e mantengono il nostro vivere quotidiano, fatto da elementi d’inclusione, di condivisione e partecipazione attiva. Insomma, avrete modo anche attraverso questo numero di farvi sorprendere e stupire scovando notizie che non troverete facilmente sulla stampa tradizionale, perché raccontano punti di vista differenti, in armonia con il nostro vivere quotidiano. Concludo ricordando a tutti che pro.di.gio. è una rivista che fa della partecipazione di volontari e collaboratori la sua linfa vitale. Il citizen journalism, cioè la partecipazione della cittadinanza nella costruzione della notizia, lo pratichiamo dal 1999 e invitiamo chiunque fosse interessato a parlare di sociale di farsi avanti, troverà uno staff preparato pronto a guidarlo nel mondo del giornalismo di comunità. Grazie e buona lettura.

Alla ri-scoperta dei sensi Un progetto creato dall’Associazione PRODIGIO, dedicato ai più piccoli al fine di sensibilizzare le tematiche che parlano di diversità e inclusione sociale.

O

gni martedì e giovedì di agosto, ci siamo ritrovati presso il parco della Clarina, dove sono stati svolti laboratori sui 5 sensi in cui i bambini, attraverso le attività proposte, si sono divertiti, accogliendo l’importanza di ogni senso nella vita quotidiana. Tatto Con la “magic box”, una scatola contenenti svariati oggetti, è stato interessante notare come i bambini abbiano utilizzato aggettivi inerenti alla vista per descrivere quello che toccavano. Olfatto Durante il laboratorio dell’olfatto, invece, le narici dei partecipanti si sono riempite dei profumati e intensi odori delle spezie di tutto il mondo. Non sono mancati gli starnuti e le sopracciglia aggrottate. Vista I bambini hanno dovuto far leva sulla memoria fotografica, cercando di ricordare la posizione di determinati oggetti o cercando le differenze tra due immagini. Gusto Dopo aver annusato i diversi odori dei prodotti alimentari, i bambini dovevano assaggiarli per poterli identificare (ovviamente prestando massima attenzione per le intolleranze e le allergie!). Udito I bambini hanno giocato cercando di riconoscere i suoni naturali e artificiali.

“Magic box” cosa hai trovato?

Le nostre impressioni:

“L’intenzione era quella di insegnare ma anche noi abbiamo appreso molto. Curiosi, spontanei e sfrontati: i bambini trovano sempre il modo per lasciarti a bocca aperta”

“Dobble dello spazio”

Miranda

“Organizzare questo evento, è stata una soddisfazione enorme, perché siamo riusciti ad insegnare qualcosa in modo divertente ad ogni bambino durante l’evento: vederli sorridere per l’evento da noi organizzato ci rendeva molto orgogliosi”

Trova le differenze

Daniel

“Questa esperienza è stata divertente ed interessante. Grazie ai materiali utilizzati per la realizzazione dei laboratori, i bambini hanno capito, oltre all’importanza dei sensi, il mondo che li circonda, perché non tutto è solo tv e smartphones; il gioco è anche condivisione e contatto con la natura e con i loro coetanei” Carolina

Farina e pane grattato

Grazie mille ai bambini, genitori e nonni che hanno partecipato facendo possibile la buona riuscita di questo progetto ! I ragazzi del Servizio Civile 2018 di PRODIGIO

Lorenzo Pupi Capo redattore

Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

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Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Mar tina Dei Cas,Carolina Espinoza Lagunas, Daniel Guida, Miranda Minella. Hanno collaborato: Chiara Soma, Cristian Bua, Samuel Daldin, Cooperativa Sociale “Archè”, “Mai più soli” F.M, Po.LIS Poli.radio, Centro Internazionale della Danza e Adam Benjamin. In stampa: ottobre 2018.

Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”

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INNOVAZIONE SOCIALE

Archè

Intervista al Presidente Gianluca Samarelli

a cura di Lorenzo Pupi

Intervista al presidente Cooperativa Sociale Archè

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ome nasce la cooperativa sociale Archè e con quali finalità sociali?

La cooperativa sociale nasce dall’idea di uno dei soci fondatori che, già conoscente dell’importanza delle pratiche sportive utilizzate come strumento per molteplici finalità in ambito sociale e assistenziale, ha “scommesso” sull’avvio di un’impresa sociale che potesse erogare servizi in tale ambito. Servizi che potessero essere coadiuvati da personale con competenze tecniche sia in ambito sportivo che in ambito socio-assistenziale ed educativo, tramite strumenti, mezzi ed attrezzature per quanto più possibile accessibili anche a persone con disabilità motorie. Le principali finalità che si andavano a concorrere erano e sono finalizzate a creare ampi e reali contesti di inclusione sociale, di miglioramento complessivo della qualità della vita e di coadiuvare i classici percorsi terapeutici per tutte le tipologie di persone con fragilità.

Che tipo di attività svolgete e verso quale categoria di persone?

Le attività svolte possono essere riassunte in due macro-categorie: 1) attività inclusive, educative e ludico-emozionali che fanno capo a diverse pratiche sportive come la vela, il sup surfing, il canottaggio, lo skateboard e 2) attività educative rivolte a minori con difficoltà sociali e famigliari e con bisogno educativi speciali, sia in ambito scolastico sia tramite specifici progetti in accordo con i servizi sociali di alcune Comunità di Valle e Comuni del territorio trentino. Al fine di creare rete e sinergie sul territorio provinciale, la cooperativa organizza inoltre ogni anno alcuni eventi specifici, sempre volti ad integrare persone fragili con tutta la cittadinanza.

Quali sono oggi, secondo lei, le principali attività e i servizi su cui una cooperativa come la vostra deve puntare?

L’educazione e l’assistenza ai giovani, puntando a strategie innovative. Sempre più spesso emergono nuovi bisogni e problematicità nella fascia d’età giovanile che, associate a quelle già conosciute ed esistenti, offrono talvolta un panorama in cui il patto tra scuola, famiglie e sociale fa molta fatica a reggere. Riteniamo che la forza della nostra cooperativa sia coniugare l’attività sportiva con la parte educativa, offrendo contesti molto centrati sul fare che comunque offrono molteplici possibilità per assumere da un lato competenze trasversali e dall’altro un “regime” in cui è necessario seguire le regole per ben far “funzionare” le diverse attività sportive praticate.

Quali difficoltà si possono riscontrare nel proporre servizi innovativi tesi a migliorare la qualità di vita delle persone?

Inevitabilmente ogni novità porta a delle piccole-grandi diffidenze. Sia da parte delle organizzazioni a cui ci si rivolge che ai famigliari delle persone fragili. Questo aspetto è comunque superabile dimostrando nel tempo la capacità di esprimere qualità nei servizi e professionalità. Più difficile è far accogliere le novità a livello istituzionale che spesso è fossilizzato su una tipicità di servizi socio-assistenziali e che sempre più si scontra con un calo delle risorse economiche disponibili. Spesso la pratica sportiva e l’organicità che può fornire per il miglioramento della vita, seppur positivamente valutato, non rientra nella logica dell’essenzialità. Motivo per cui solo nei casi in cui si incontrano dirigenti e funzionari diciamo “illuminati” a tali esperienze viene data paritetica dignità che per altre situazioni assistenziali.

L’imbarcazione accessibile Archè in navigazione sul lago di Garda

Ci piacerebbe conoscere il progetto che più di altri, negli ultimi anni, vi ha visto più attivi e motivati e da cui secondo lei possono nascere esperienze e sinergie interessanti.

I progetti di ricerca sperimentale Sup & Sail Ability rivolti a persone con Disturbi dello Spettro Autistico, svolti in collaborazione con le Università di Trento e Verona e con il Laboratorio di Osservazione, Diagnosi e Formazione di Rovereto, l’ODFLab. Per Trento con il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive di Rovereto per Verona con il Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento. Da questi progetti stanno già nascendo alcune sinergie a livello extra-provinciale, ma la velleità della cooperativa sarebbe quella di poter effettuare della formazione a tutti quelle organizzazioni ed enti che in ambito nazionale riconoscono la pratica sportiva come importante leva per agire per migliorare la qualità delle persone con diverse fragilità.

In questo momento storico il mondo del sociale si trova ad un bivio, con la riforma del terzo settore alle porte, che guarda sempre più al concetto d’impresa sociale, quali scenari si aspetta per il futuro e quale energia sarà sempre più fondamentale per rendere il tutto sostenibile?

Attività con le imbarcazioni accessibili al lago di Caldonazzo

Questa la possiamo definire “la domanda del secolo” in quanto il panorama legislativo è ancora molto fluido, soprattutto per quanto concerne le linee guida che porteranno poi all’applicazione della legge stessa. Con buona sicurezza posso affermare che una delle armi vincenti delle organizzazioni del terzo settore sarà quella di “ristrutturarsi culturalmente” per affrontare le nuove sfide cercando di investire anche in personale giovane e motivato. Avere una visione ampia e complessiva del cambiamento in atto è un esercizio difficile ma, nel bene e nel male, andrà comunque affrontato. Credo che uno degli elementi costitutivi per reggere il cambiamento sarà formato da due componenti: la capacità di essere flessibili e la volontà di intraprendere e proporre innovazione, sia verso il proprio interno che verso l’esterno.

ATTIVITÀ

Momenti di attività con i giovani delle scuole al lago di Caldonazzo

CONTATTI Via Don Trentini, 6 - 38123, Mattarello (TN)

0461 1593740

info@arche-tn.it

www.arche-tn.it

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Archecoopsoc

@Archecoopsoc

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TERRITORIO

“Mai più soli” di fm si racconta Il dietro le quint... le porte dei ragazzi

Domanda rompighiaccio: raccontaci un po’ di FM e del progetto “mai più soli”. “Fm è un ente che fa attività per il sociale. Con il progetto “mai più soli” lavoriamo a Trento in convenzione con Cinformi e in sintonia con altre strutture richiedenti asilo . Si rivolge ai minorenni tra i 16 e i 17 anni ed è improntato su una spinta all’autonomia. Puntiamo a usare le loro abilità e far crescere i loro interessi in modo che siano persone che vivano a facciano vivere la nostra società al meglio. Il progetto è cominciato più di un anno fa, a fine luglio Marco e Juwel 2017, quando in Trentino

non c’erano sufficienti centri per minorenni richiedenti asilo. È stata trovata una struttura usata in passato dall’opera universitaria”. Com’è suddivisa questa struttura? La nostra struttura è composta da 6 alloggi più un ufficio centrale. A seconda dell’alloggio ci sono dalle 3 alle 6 persone. Ospitiamo 22 ragazzi, tutti maschi minorenni, alcuni dei quali richiedenti asilo. La nostra equipe è composta da 6 persone e siamo molto coesi, multietnici e multidisciplinare: cerchiamo di giocare sulla complementarietà. Silvia Modenese è la coordinatrice del progetto ma lavoriamo tutti allo stesso livello, in uno stile di condivisione molto sentito dai ragazzi. Soprattutto all’inizio i giovani cercano di capire qual è la gerarchia … ma qui non c’è! Una giornata tipo dei ragazzi? Sono monitorati ogni mattina, per questo devono firmare la presenza entro le 10 e nel weekend dopo le 12, anche per avere un momento di dialogo con loro. Dopodiché vanno o a scuola o al lavoro. C’è chi segue il corso d’italiano, chi frequenta la scuola media o superiore (quest’ultima solo per chi ha documenti che dimostrano gli studi precedenti). E nel tempo libero c’è chi gioca a calcio, chi va in moschea e chi prende ripetizioni. I ragazzi cucinano autonomamente e se vogliono invitare qualcuno hanno a disposizione una sala in comune. Ricevono 1.5 euro al giorno e la tessera poli per gli acquisti alimentari. Poi abbiamo il supporto di alcuni negozi, donazioni varie e un nostro budget complessivo per i bisogni necessari.

Festeggiando il primo anno ziani. Con alcuni ci sono ottimi rapporti , con altri il vicinato è passivo. Molti nel periodo di Natale hanno portato dei dolci. È stata una buona esperienza per raccontare ai ragazzi la nostra cultura. Avete anche collaboratori esterni? Certo, i volontari che vengono sono per noi un aiuto molto prezioso. Sono 20 tra cui universitari e pensionati. Sono molto importanti perché ci assistono in termini di risorse, tempo, soldi e strutture. E poi sono un valore aggiunto e i ragazzi si confidano con loro in modo diverso. In particolare ci teniamo a ringraziare Carla che gestisce un momento di conversazione e di ascolto con i ragazzi. Porta un argomento per ogni incontro e crea in questo modo la lezione. Si parla così per esempio di matrimonio o del come ci si presenta dal dottore.

Cosa vi differenzia? Puntiamo alla motivazione allo studio o al lavoro, mentre nelle strutture per maggiorenni si fanno un po’ di attività e un corso d’italiano come possibilità per chi le vuole cogliere. In pochissimi rifiutano le nostre proposte, sulla scuola li forziamo tutti. È vincolante. E poi abbiamo molti progetti per coinvolgerli maggiormente: per esempio il bike sharing con cui aggiustiamo insieme ai ragazzi le bici, con l’obiettivo in futuro di fare economia condivisa con tutto il condominio. E poi collaborazioni con il Quartiere Animato, il teatro dell’oppresso, i trampoli utilizzati in maniera spontanea con il progetto “Andare oltre”, le attività sportive informali o formalizzate. Anche la socializzazione con i coetanei e l’integrazione, infatti, sono fondamentali. E il resto del condominio? I condomini che popolano il resto della struttura sono o famiglie o anMARKETING SAIT

L

a missione originaria di Famiglia Materna, sostenere ed accompagnare le madri sole con i loro bambini nel raggiungimento di una vita serena e indipendente, è da oltre 90 anni alla base di ogni iniziativa. Si adegua tuttavia alle trasformazioni della società: cambiamento della famiglia e del ruolo della donna, nuovi flussi migratori, diverse convenzioni sociali, problematiche connesse alla crisi economica, ecc Oltre all’accoglienza, si punta alla creazione di un “lavoro di rete” con il territorio, rivolgendosi a tutti gli attori della società, pubblici e privati, e coinvolgendoli nella prevenzione dell’insorgere delle situazioni di disagio. Si valorizzano i più diversi modi di collaborazione, alla ricerca di strumenti sempre nuovi per sostenere il percorso delle donne in cerca di un nuovo progetto di vita. Marco Baino, operatore che si occupa del rapporto con il territorio, ci ospita nell’ufficio FM per rispondere alle nostre curiosità sul progetto “mai più soli”.

“Dopo di noi” in trentino Leggi per tutelare i disabili

G

randi soddisfazioni dopo l’approvazione, in Giunta provinciale, del disegno di legge 112 “Dopo di noi”. La normativa è rivolta a chi ha grave disabilità, per la massima autonomia e indipendenza e allo stesso tempo favorire il benessere e piena inclusione sociale, anche quando i parenti che se ne prendono a cura, vengono a mancare; pensiero che affligge e tormenta a quest’ultimi.

Conoscendo “Dopo di Noi”

La finalità del disegno di legge è quello di creare delle condizioni adatte, affinché, la persona disabile, rimasta senza qualcuno che possa prendersene cura, non sia costretta ad essere inserita e/o ricoverata nei Centri residenziali per disabili (CRD) oppure nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA), dove la maggior parte delle volte le cure e l’ambiente (istituzionale) non risultano sempre adatte a coloro che prima, erano abituate a cure familiari. Guardando nel dettaglio, il disegno di legge prende in considerazione anche interventi per favorire l’istituzione coinvolta, ovvero delle iniziative specifiche per creare una sensibilità pubblica, oltre che ad azioni rivolte alle

famiglie e a coloro che si prendono cura della persona affetta da disabilità (caregivers) e, contemporaneamente, rafforzare la consapevolezza che la persona disabile riesca ad avviare dei percorsi di autonomia e una vita indipendente al fine di creare sollievo per loro. Per raggiungere ciò le iniziative vengono attivate nel rispetto della volontà, libertà di scelta e autodeterminazione della persona disabile. Carolina Espinoza Lagunas

Scarica la versione stampabile su www.ufficiostampa.provincia.tn.it

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Info “Mai più soli” maipiùsoli@famigliamaterna.it

Miranda Minella


SALUTE

Alzheimer: curiamo le persone, non la malattia

Giornata mondiale contro l’overdose

Il figlio

Archivio fotografico. L’immagine raffigura un modello.

Di qualcuno

Impariamo a curare la malattia, dando una mano al malato

“Tempo di ricordare. Tempo di agire”

e malattie mentali come l’Alzheimer sono malattie che crescono giorno dopo giorno, creando disagi sia per chi ha questi problemi sia per chi li deve curare. Ma come crescono i pazienti malati di demenza, cresce anche la comunità scientifica alla ricerca di un modo per aiutarli a vivere una vita normale. Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, durante il convegno “Dalla famiglia alla comunità: L’innovazione al servizio della persona con demenza” in occasione della dodicesima giornata mondiale dell’Alzheimer, a Milano, ha parlato di come bisogna dare una voce ai malati, ascoltare le loro attenzioni e aiutarli nell’approcciare la loro malattia a tutti e approcciare tutti alla loro malattia, con un’assistenza che parta non dalla malattia ma dal paziente, dai bisogni e dalla realtà nella quale vive. Kate Swaffer, presidente di D.A.I (Dementia Alliance International: Associazione Internazionale dei Malati) ammalata da dieci anni, era presente al convegno, proprio per fare da portavoce ai pazienti e a diffondere il messaggio che non è la malattia che deve essere vista sotto un microscopio ma devono essere i pazienti. “See the person, not the dementia” una frase chiave ripetuta

questo uno degli slogan scelti per promuovere la campagna che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle morti correlate al consumo di sostanze stupefacenti. Ogni anno a livello mondiale si contano circa 200.000 decessi per overdose da sostanze lecite o illecite, come alcool, oppiacei, anfetamine e antidepressivi. I dati sono incerti poiché molti casi non sono riportati, soprattutto quando riguardano gli oppiacei. “Tempo di ricordare” in quanto l’evento vuole essere anche l’occasione per ricordare famigliari e amici scomparsi a causa del sovradosaggio di un farmaco o di una droga, un tema ancora avvolto da un forte stigma che rende più difficile l’opera di sensibilizzazione e prevenzione verso i soggetti a rischio. L’80% di queste morti sono causate dagli oppiacei, e in particolare dal sovradosaggio di eroina assunta per via endovenosa e dalle sostanze usate per tagliarla, come ad esempio il fentanyl, un oppiaceo sintetico 100 volte più

L

da Kate come un messaggio forte “ Guarda la persona e non la demenza”. Tale messaggio non è solo per chi lavora con persone che hanno tali malattie, ma per tutta la comunità, tanto da creare una cittadella italiana a Monza,chiamata “Paese Ritrovato”, per curare persone con demenza. Suggerendo alla popolazione tecniche: come non spaventarli, come rispettare i loro spazi vitali, evitare di toccarli anche solo su una spalla, fino all’importanza di guardarli negli occhi. Nella vita quotidiana possono sembrare cose da poco, ma per chi è malato, può fare la differenza.Il progetto fino in questi due anni è stato ampliato e ora riguarda 14 progetti, tutti adibiti a creare un territorio inclusivo per i pazienti. Obiettivo: non tagliare fuori dal contesto sociale nel quale vivevano prima della diagnosi. Nelle quattro comunità di Albino, Cavedine, Cicala e Abbiategrasso si sono svolti vari convegni e incontri: il corso di ginnastica per i pazienti, i gruppi di cammino ad Albino e molte altre attività organizzate dalla comunità, mostrando come la voglia di aiutare e cambiare ci sia e che tutti vogliono dare una mano per creare un ambiente di comunità per tutti. Daniel Guida

È

potente della morfina, che negli Stati Uniti sta causando un notevole aumento dei decessi correlati. La campagna di prevenzione passa anche dalla distribuzione capillare del naloxone, commercializzato con il nome di Narcan, farmaco salvavita antagonista degli oppiacei che permette di dare una possibilità in più di sopravvivere a quelle persone colpite dall’overdose. Oggi purtroppo questa distribuzione, che potrebbe salvare centinaia di vite, non è ancora sufficiente, infatti molte farmacie non hanno il naloxone a disposizione e non tutti i SerD sono consegnati agli utenti, lasciando il carico di responsabilità ai pochi centri di riduzione del danno (RDD) presenti in Italia. A livello globale esiste l’UNODC United Nations Office on Drugs and Crime (Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine) un’agenzia delle Nazioni Unite che produce annualmente un report dettagliato sulla situazione del traffico e del consumo di sostanze,

Tempo di

ricordare. Tempo di

agire.

dando importanti indicazioni ai singoli Stati riguardo alle politiche da adottare, e proponendo la stipula di trattati internazionali mirati a ridurre i danni causati dal commercio e dal consumo di droghe. Le analisi prodotte da questa autorevole agenzia dimostrano che la repressione e criminalizzazione del consumatore porta a maggiori rischi per la salute e un aumento dei casi di overdose, mentre le campagne di sensibilizzazione e un maggiore controllo sullo spaccio e sul monitoraggio della qualità delle sostanze aiuta a combattere il fenomeno. Le scelte in una direzione nell’altra, invece, sono di natura politica e ideologica e spesso, purtroppo, non tengono conto delle conseguenze sui più deboli. Giulio Thiella

PA G I N A D I P U B B L I C A U T I L I TÀ D E L CO M U N E D I T R E N TO

Torre civica, restauro terminato

Una nuova scala in acciaio consente di raggiungere la cella campanaria e ammirare dall’alto la piazza e i tetti del centro storico

C

e l’abbiamo ancora negli occhi il fuoco che, il 4 agosto 2015, ha gravemente danneggiato la torre civica, monumento simbolo della città che da secoli sorveglia piazza Duomo. Da questa estate, precisamente dal 9 luglio, la torre è stata restituita alla città grazie ad un accurato restauro, iniziato lo scorso 12 gennaio e terminato in tempo per la festa di San Vigilio. L’intervento di restauro ha interessato prevalentemente la parte superiore della torre, dove maggiori sono stati i danni causati dall’incendio, che aveva completamente distrutto le strutture in legno tra l’ottavo e l’undicesimo livello, facendo crollare l’in-

castellatura campanaria che sosteneva la “Renga”, ovvero l’antica campana settecentesca. Dal punto vista progettuale ed esecutivo il lavoro più complesso è stata la realizzazione della nuova scala in acciaio, i cui elementi sono stati sollevati dall’esterno con un carrello elevatore fino alla quota della cella campanaria (che si trova a 33 metri di altezza), calati all’interno della torre e montati partendo dall’alto verso il basso. Non meno impegnativo è stato il varo delle due campane, issate sulla torre la notte del 6 aprile. La nuova Renga, fusa dalla fonderia Grassmayr di Innsbruck, è stata collocata nella cella campanaria sulla rinnovata struttura di sostegno. La Renga settecentesca è stata restaurata e riportata all’ottavo livello della torre, dove era caduta a causa del cedimento del castello campanario. E’ da qui, dove più evidenti sono i segni lasciati dal fuoco, che inizia il nuovo percorso che consente di raggiungere la cella campanaria e ammirare dall’alto la piazza del Duomo e i tetti del centro storico di

Trento. I nuovi elementi costruttivi in legno (solai, castello campanario, serramenti, pavimenti e rivestimenti) sono stati realizzati in legno di larice spazzolato e lasciati al naturale. L’intervento ha previsto anche il ripristino dei meccanismi per il suono della campana e il funzionamento degli orologi, e un nuovo impianto di illuminazione e rilevazione incendi. Per la progettazione e la direzione dei lavori è stato costituito un gruppo misto formato dall’architetto Daniela Tessarin del Servizio Attività Edilizia del Comune di Trento e da alcuni professionisti esterni: ingegner Franco Decaminada (strutture), ingegner Paolo Palmieri (impianti) e ingegner Daniele Alberici (sicurezza). I lavori sono stati affidati all’associazione temporanea costituita dalle imprese Pederzolli Dino e Ampelio, Officina Filippi e North Systems. Subappaltatori: Enrica Vinante (restauri), Elettrocampane Gioacometti (meccanica campane e orologi).

È online il sito del Distretto dell’educazione

I

l Distretto dell’educazione è una rete che comprende ora venti organizzazioni sul territorio cittadino che sono coinvolti nell’esperienza educativa. Ha l’obiettivo di sostenere le realtà, mettendo in rete le risorse del territorio e promuovendo un ambito di riflessione comune, progettualità e azioni per la realizzazione di una comunità che sostiene e che educa. Nasce dall’esperienza del progetto Trento, città per educare, il cui compito è quello di creare occasioni di confronto, scambio e riflessione rispetto all’educazione e la creazione di una rete territoriale che supporti la crescita dei minori e promuova la formazione continua anche degli adulti.

Il progetto Trento, città per educare nasce a sua volta dal Progetto Tuttopace, decollato nel 2001 nelle scuole della città, grazie al quale un gruppo di insegnanti ha iniziato a incontrarsi, per condividere percorsi sull’educazione alla pace e ai suoi valori. Le realtà del distretto progettano insieme iniziative e percorsi formativi rivolti a genitori, operatori e cittadini su temi educativi e di rinforzo delle competenze relazionali. Con anche l’obiettivo di ampliare le reti e le alleanze educative presenti sul territorio. Per dare risonanza al lavoro che viene svolto è stato creato il sito del distretto www.trentocittapereducare.it nel quale sono presenti le iniziative precedenti,

gli approfondimenti e gli aggiornamenti sulle future attività. Per approfondimenti o ulteriori informazioni è possibile contattare: Servizio Attività Sociali Erika Concer 0461 884477 0461 884382 servizio_attivitasociali@comune.trento.it

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PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Una provincia amica dell’ambiente Mobilità elettrica in Trentino: perché conviene? Poco più di un anno fa, il 22 settembre 2017, la Giunta provinciale di Trento si è dotata di uno specifico Piano Provinciale per la mobilità elettrica, in sigla PPME, al fine di promuovere una pianificazione dei trasporti innovativa, capace di mettere al centro i cittadini e non più il traffico e di migliorare la qualità energetico-tecnologica e turistico-ambientale del territorio, andando nella direzione della «provincia a zero emissioni». Per dare attuazione al piano sono state messe in campo molteplici azioni, che vanno dalle attività di sensibilizzazione per i più piccoli agli incentivi e contributi per i cittadini e le imprese che decidano di cimentarsi in questa nuova forma di mobilità green.

Possono accedere a incentivi e contributi Il piano prevede incentivi per:

4 buoni motivi per dire si all’auto elettrica: 1.È più efficiente e presenta un motore con rese superiori rispetto a quelle del motore termico; 2.È pulita e non inquina l’atmosfera;

Acquisto di autoveicoli elettrici e ibridi plug-in Persone fisiche, Onlus ed enti privati che non svolgano attività d’impresa residenti in Trentino possono rivolgersi direttamente ai concessionari convenzionati con la Provincia autonoma di Trento. Gli incentivi ammontano a 6 mila euro per gli autoveicoli elettrici e a 4 mila euro per l’acquisto di autoveicoli plug-in con almeno 5 kWh di batteria. Colonnine di ricarica private per veicoli elettrici, ibridi ed e-bike Il contributo in questo caso è pari al 60% della spesa ammissibile fino a un massimo di 1.500 euro per l’acquisto di stazioni di ricarica per autoveicoli elettrici o ibridi nel limite di 5 stazioni per ciascun richiedente e 500 euro per l’acquisto di stazioni di ricarica e-bike dotate di multipresa tipo Schuko, nel limite di una stazione per ciascuna azienda richiedente. Il piano interviene poi sullo sviluppo di una cultura aziendale più sostenibile attraverso due misure pensate appositamente per le imprese. Acquisto di e-bike per il tragitto casa-lavoro Questa agevolazione si rivolge a imprese, consorzi, enti e associazioni di categoria che acquistino un’e-bike da assegnare in uso ai

3.È silenziosa, riduce l’inquinamento acustico ed evita la realizzazione di barriere fonoassorbenti; 4.È risparmiosa, perché non ha bisogno di cambi d’olio né di altre manutenzioni tipiche dei motori meccanici come la sostituzione dei filtri dell’aria, dell’olio e del combustibile.

propri dipendenti per gli spostamenti casa-lavoro. Il contributo erogato è parti al 50% della spesa, a cui deve aver compartecipato il dipendente stesso, fino a un massimo di 1.000 euro per ogni ebike e 50 mila per ogni impresa. Sostituzione della flotta aziendale con una flotta elettrica Qualora un’impresa decida di sostituire la propria flotta aziendale con una flotta elettrica può beneficiare delle seguenti agevolazioni.

Trento è il primo capoluogo di provincia in Italia per rapporto tra autovetture elettriche e ibride ogni mille abitanti.

Trento

Bolzano

9 auto elettriche (ogni mille abitanti)

14,2 auto elettriche (ogni mille abitanti)

Aosta

4,3 auto elettriche (ogni mille abitanti)

Le imprese possono inoltre beneficiare di contributi fino a 1.500 euro per l’installazione, presso la propria sede, di stazioni di ricarica per veicoli elettrici o ibridi.

Tutte le info su www.provincia.tn.it/mobilitasostenibile

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PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Una provincia amica dell’ambiente La riqualificazione energetica dei condomìni in Trentino In Trentino sono circa quindicimila i condomìni che possono beneficiare delle risorse per la riqualificazione energetica messe a disposizione dalla Provincia per un importo complessivo di oltre due milioni di euro.

Quali interventi?

L’eccessiva dispersione del calore è causata sia da bassi livelli di isolamento che dalla presenza di impianti scarsamente efficienti. Conoscere le caratteristiche specifiche del proprio condominio permette di fare scelte consapevoli e quantificare il risparmio ottenibile.

Riqualificare conviene perchè... 1. fa risparmiare in bolletta e riduce gli oneri per la manutenzione straordinaria migliora il benessere abitativo 2. aumenta il comfort indoor sia d’inverno PROVINCIA cheAUTONOMA d’estateDI TRENTO

Si può risparmiare fino al 30% INVOLUCRO

fino al 20% IMPIANTI E RINNOVABILI

3. migliora il comofort acustico 4. incrementa il valore degli immobili di

INVESTI NEL TUO CONDOMINIO

cappotto/infissi/copertura

Nello specifico, la normativa provinciale prevede diversi tipi di agevolazioni per tre tipologie di interventi:

1. Contributo fino al 100% diagnosi energetica e verifica dello stato di salute de condominio;

proprietà e l’attrattività degli immobili a reddito

5. offre l’occasione per apportare nuovi interventi di miglioramento estetico fun-

zionale e messa a norma degli edifici. Incentivi provinciali e nazionali 3. contributo fino al 90% 2. contributo fino al 90% progettazione ed assistenza tecnica per la realizzazione degli interventi;

per gli interventi nel tuo condominio

interessi derivanti dalla sottoscrizione di mutui per le spese relative agli interventi.

BENEFICIARI Possono accedere al contributo i condomìni situati in Provincia di Trento, con almeno 5 unità immobiliari di classe catastale “A”, dotati di amministratore condominiale ed in possesso di titolo edilizio per la realizzazione dell’edificio anteriore all’entrata in vigore del DPR 412/1993 (14 ottobre 1993).

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INCLUSSIONE & TECNOLOGIA

Quote e ruote

Approvata in italia una nuova cura per la leucemia mieloide acuta

Il viaggio accessibile a tutti

Dopo un quarto di secolo senza progressi, un farmaco innovativo riduce il rischio di morte e allunga la vita dei malati.

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e montagne sono dei posti magici, che collegano l’uomo alla natura, e poter stare in mezzo al verde rende quel legame ancora più indissolubile. Ma non tutti possono poter godere tale magia o almeno non si poteva fare fino ad oggi. L’italia si sta evolvendo e in molte parti, si stanno attivando vari progetti che mappano vari sentieri montanari adatti per chiunque, soprattutto per chi ha problemi di movimento e si deve muovere tramite carrozzine manuali o anche tramite carrozzine sportive come il Triride e il T-Rock Uno di questi progetti è <<Quote e Ruote>> creata dalla sezione Cai di Bergamo che volendo promuovere la mobilità in montagna, ha deciso di mappare ogni sentiero e strada percorribile per chiunque, riuscendo a superare percorsi difficili per pendenze elevate, terreni sassosi e sconnessi. Questo progetto, disponibile già dal luglio scorso, creà libertà nelle montagne Bergamasche, così da poter anche pubblicizzare tale territorio Ma oltre al progetto della sezione Cai, esistono altri progetti, alcuni nati molto tempo prima e altri nati proprio quest’anno. Uno dei progetti più vecchi, nato nel 2014, è proprio quello del Trentino, creato dall’associazione Open Area e aiutata dalla provincia di Trento e dall’Europa, chiamata “Trentino, Montagna Accessibile”. Questo progetto inizio con le zone turistiche della Val di Fiemme e gli Altipiani

Cimbri, Folgaria, Lavarone e Luserna per poi aumentare, prendendo tutto il trentino e le sue montagne. L’aspetto che contraddistingue tutti i progetti da questo di Open Area è il fatto che è stato ideato, promosso e riconosciuto non da un Ente Privato ma da un Ente Pubblico importante come l’europa e che quindi ben finanziato, mostrando come l’italia e altri paesi vogliano operare su alcuni progetti importanti come questo. Parlando di altri progetti, uguali a Quote e Ruote, nello stesso mese, nelle parti Tosco-Emiliane, nasce il progetto Outdoor 365, progetto che apre i sentieri Appennini a chi usa Handbike, Mountain Tandem e Sedie a Rotelle, offrendo la possibilità di percorrere i sentieri alla pari di che le percorre con biciclette normali e mountain bike. Questo progetto viene promosso dalla Fondazione Silvia Rinaldi per lo sport, dalla regione Emilia Romagna e dalla fondazione Vodafone e Cariparma, e nasce per far si che la gente possa godere i territori montani e anche per uso sportivo per tutti. Questi progetti che rendono la natura, accessibile a tutti, stanno pian piano nascendo in tutta italia, e nel giro di qualche anno, crescerà con una buona percentuale, creando spazi per ogni persona, così che chiunque possa visitare questi posti magici, senza ostacoli che possano creare difficoltà. Daniel Guida

opo più di 25 anni senza novità importanti, finalmente c’è una nuova cura per la leucemia mieloide acuta, una forma aggressiva di tumore del sangue che a cinque anni dalla diagnosi sopravvivono soltanto il 20% dei malati, sia perché spesso progredisce velocemente, sia perché i pazienti anziani non riescono a resistere ai trattamenti piuttosto pesanti che sono necessari per ottenere una guarigione. «La cura standard per questa neoplasia ha circa 40 anni e lo scenario terapeutico negli ultimi 25 anni non ha subito evoluzioni di rilievo - spiega Giuseppe Rossi, direttore della Struttura Complessa di Ematologia e del Dipartimento di

Oncologia Clinica degli Spedali Civili di Brescia - Fino al 2017 la terapia per la leucemia mieloide acuta è sempre stata costituita dalla chemioterapia e dal trapianto di midollo osseo. Ora possiamo usufruire del primo farmaco che, a differenza della chemioterapia e del trapianto, lavora speci-

ficatamente solo sulle cellule cancerose di questo tumore particolarmente aggressivo: i benefici clinici della midostaurina, in aggiunta alla chemioterapia, sono evidenti soprattutto per i pazienti la cui leucemia è caratterizzata dalla mutazione del gene FLT3, contro la quale midostaurina è selettivamente diretta. » La nuova terapia è il primo e importante sviluppo nel trattamento dopo più di 25 anni, la durata media di vita è aumentata da 25 a 70 mesi, con una riduzione del rischio di decesso del 23%, in sintesi il 10% in più dei pazienti può avere una guarigione definitiva. Cristian Bua

L’accessibilità, tu ce l’hai?

A troppe persone viene negato il diritto di essere autonome

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agli ultimi dati pubblicati lo scorso dicembre dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane, si può affermare che l’inclusione sociale delle persone con disabilità è ancora lontana. Infatti, 4,5 milioni di disabili pagano le conseguenze dovute a una lentezza amministrativa e alla mancanza di risorse finanziarie e, molto spesso, sono le famiglie stesse a dover farsi carico dell’assistenza. Gli effetti drammatici di queste lacune si riflettono in peggiori condizioni di salute, livelli d’istruzione decisamente più bassi e grandi difficoltà a inserirsi nel mondo lavorativo. L’accessibilità, sebbene rappresenti un indicatore di civiltà fondamentale per ogni Paese, non sempre viene garantita. Allo scopo di promuovere l’ab-

battimento delle barriere architettoniche, la maggior parte delle regioni ha stanziato risorse nel quadro di specifiche leggi regionali. Negli anni scorsi, una Commissione di studio istituita presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si era impegnata a presentare una predisposizione per un nuovo regolamento senza però raggiungere alcun risultato soddisfacente. Un altro elemento da evidenziare riguarda la scarsa conoscenza legata ai temi della Progettazione Universale nelle scuole e nelle Università, una mancanza che influenza la possibilità di trovare un terreno culturale favorevole nella società. Nel 2009, per esempio, era stata presentata alla Camera una proposta di legge “Norme per l’inserimento dello studio della tecnica e della tecnologia atte al superamen-

to delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati nei programmi didattici delle scuole secondarie di secondo grado e nell’ambito degli insegnamenti impartiti presso le università, nonché introduzione di sanzioni penali per il mancato adeguamento di edifici e spazi pubblici alla vigente normativa in materia di eliminazione delle barriere architettoniche”. Ad oggi non sono state riscontrate svolte significative al riguardo. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, i consulenti sull’accessibilità non rappresentano figure professionali ufficialmente riconosciute ed è poco diffusa la pratica di avvalersene da parte delle amministrazioni territoriali. Miranda Minella

Cerotti smart, la voce ovunque tramite un cerotto Addio agli auricolari, il futuro fa un altro passo avanti

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mmaginate di poter ascoltare la musica non tramite le orecchie, ma tramite la pelle. Ecco a voi il “Cerotto Smart”, un prototipo di nano-membrana che se immessa nella pelle, può diventare un altoparlante e un microfono per il proprio Smartphone e Computer

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Questa tecnlogia uscita quasi da una puntata di Star Trek, arrivà direttamente dalla Corea del Sud, con precisione dal Istituto nazionale di Scienze e Tecnlogia di Ulsan. L’altoparlante per funzionare usa le vibrazioni che si attivano dopo che il cerotto, surriscaldandosi, arrivi a 30 gradi, mentre il microfono riesce, sempre tramite vibrazioni, a registrare i suoni derivanti dalla bocca ma anche dalla gola, poiché se il cerotto viene applicato su di essa, consente

al dispositivo di riconoscere il movimento delle corde vocali grazie anche a tecnologie già usati da chi ha corde vocali danneggiate e per parlare deve usare speciali dispositivi Il mondo guarda avanti giorno per giorno e tale tecnologia potrà servire a regalare dei suoni a chi vuole o a chi serve in modo del tutto nuovo Tale tecnologia è ancora in fase sperimentale e quindi non ancora pronto, ma gli esperimenti continuano tutt’ora ad andare avanti. Su alcuni video,

si può vedere il dispositivo in funzione e secondo la NIST, grazie a quattro partecipanti che hanno voluto testare il “cerotto”, sono riusciti a far riprodurre da esso, uno dei famosi pezzi classici italiani come “La Campanella” di Niccolò Paganini, dando però problemi nel emissione del suono, che risultava robotico, ma per essere ancora in fase di sviluppo, è un ottimo risultato. Mentre nel uso del microfono, è stato testato, tramite ricono-

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scimento vocale, che il dispositivo riusciva a riconoscere, con una percentuale del 98%, la voce del proprietario e dando quindi ottimi risultati. Questa tecnologia, ancora lontana per essere messa nei mercanti, da una speranza e un messaggio “I cerotti, visti prima pwwer chiudere ferite, ora servirà per aprire molte porte” Daniel Guida


COMUNICAZIONE ACCESSIBILE

Po.LIS

Intervista a Martina Romano Enrica Zoleo

a cura di Carolina Espinoza Lagunas

“Sentire con gli occhi”

Il Presidente Phillip Micheal Grasselli

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l PoliMi (Politecnico di Milano) c’è Poli.radio dove c’è una trasmissione dedicata ai sordi, dove anche loro ascoltano dall’emozione di una canzone fino alla notizia di cultura, attraverso i segni, cioè la Lingua dei Segni Italiana (LIS) trasmessa in radio-visione. Enrica e Martina, insieme ad altri ragazzi, rendono possibile questa realtà, abbattendo la barriera che è il silenzio di chi non può sentire.w

Martina mentre prova la “poesia visiva”

Com’è nata questa idea?

Enrica-. Da quando frequentavo il liceo ho nutrito un forte interesse per la LIS. Così, durante i miei studi universitari, ho frequentato un corso, sempre per interesse personale. Più tardi, grazie ad un’amica in comune, ho conosciuto Martina, da cui è nata una bella amicizia. L’anno scorso dovevo laurearmi in comunicazione, e parlando con dei ragazzi sordi dell’ENS di Milano dove frequentavo il corso di LIS, mi dissero del progetto di una radio a Roma con ragazzi sordi. Così decise di informarmi e ho trovato la “Radio Kaos ItaLIS” progetto promosso dalla web radio indipendente “Radio Kaos Italy”, vidi che c’era stata quell’idea nel 2013. Un giorno mi trovai in un bar dove c’era la radiovisione (RTL 102.5) con una mia amica, ad un certo punto i conduttori interruppero la normale trasmissione per annunciare l’accaduto del Bataclan a Parigi. Gli udenti riuscivamo a capire (ed eravamo paralizzati) però c’erano due ragazzi sordi, che non riuscivano a comprendere e che provavano a chiedere , quindi io e la mia amica che eravamo alle prime armi con la LIS, abbiamo provato a “tradurre”e a informare questi ragazzi riguardo all’accaduto. In quel momento capii che se ci sarebbe stato almeno un interprete nella trasmissione, i ragazzi sordi sarebbero stati aggiornati allo stesso modo degli altri. Unendo l’idea della radio di Roma, l’accaduto in quel bar e la scelta dell’argomento per la tesi, unendo le mie due passioni, ho provato a fare qualcosa e così la proposi il progetto al mio relatore che, a mia sorpresa, ha accolto la fattibilità dell’idea. Così nacque la tesi sulla radio e la disabilità e sui sordi, presentata attraverso un video realizzato insieme a Martina, dove parlavo normalmente davanti al microfono, poi l’interprete ascoltava e trasmetteva in LIS a Martina che a sua volta lo riportava sempre in LIS ma al pubblico. Tutto come se fosse una vera e propria radio-visione. Così lo pubblicai su Facebook come sorta di feedback per capire come sarebbe stata accolta l’idea, e il video girato sul web. Marta (l’amica) ed io a facevamo radio in un’altra sede, ma purtroppo non è stato possibile continuare. Cosi Poli.Radio (Radio del Politecnico di Milano) ha accolto a braccia aperte noi e l’idea della trasmissione per i sordi. Così ci abbiamo lavorato insieme al fine di dare vita a Po.LIS, trasmettendo per la prima volta il 19 aprile di quest’anno.

Come si svolge Po.LIS?

Enrica: La trasmissione ha una durata di un’ora, una volta ogni due settimane. Abbiamo due blocchi di parlato generici: “Accade oggi”, rubrica che racconta cose del passato, per poi passare a parlare sugli eventi a Milano oppure su cosa c’è al cinema. Nella seconda parte c’è la rubrica “ABC dei sordi” dove si danno dei consigli su come approcciarsi con le persone sorde, e altre curiosità, oppure raccontiamo parte della vita quotidiana di un sordo facendo capire ad esempio come è la giornata a scuola di un non udente, o magari Po.LIS On air cosa succede a casa di un sordo quando scatta un allarme. Poi ad ogni puntata abbiamo un’ospite che intervistiamo. E tra queste cose trasmettiamo delle canzoni, che vengono presentate in modo “lyric video” dove anche il sordo potrà leggere la canzone. Inoltre, ogni settimana, si interpreta una canzone in LIS.

Come è nata l’idea dell’interpretazione in LIS delle canzoni e che lavoro c’è dietro per la realizzazione? Qualcosa su Enrica e Martina Enrica e Martina hanno fatto la triennale in Comunicazione, media e pubblicità presso lo IULM di Milano. Attualmente Martina continua sempre nella stessa sede a fare la magistrale mentre Enrica frequenta il master presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore sempre a Milano.

Martina Nel video realizzato per la tesi di Enrica, abbiamo proposto anche la l’interpretazione in LIS, della canzone di una nostra amica, dove ho lavorato insieme all’interprete, e quindi visto che è stato ben accolto, pure dalla stessa cantante (che lo pubblicò su Facebook) e da Poli.Radio abbiamo deciso di realizzarlo nella trasmissione. Lavoro con mia sorella sul come si può interpretare la canzone avendo anche la traccia scritta. Bisogna precisare che tale interpretazione sarà diversa dall’italiano segnato, poiché in LIS è diverso il modo in cui ci si esprime, ad esempio per dire “ti amo tanto” non viene tradotto in modo letterale ma lo si esaspera creando una sorta di “poesia visiva .

La Crew Enrica: Si, in effetti durante la trasmissione devo tener conto che Martina può essere più lenta di me, e quindi c’è il rischio che possa perdere il filo del discorso e non riesca a trasmettere in LIS. Quindi parlo ad una velocità che mi permetta di parlare e delle volte alzando la base così gli udenti riescano a concentrarsi un po’ a quella e allo stesso tempo dare l’opportunità a Martina di arrivare, e così sincronizzarci di nuovo. Tutto questo anche insieme ad un copione che realizziamo e proviamo prima, anche perché ci sono delle definizioni che si devono evitare, ad esempio al posto del termine “non udenti” bisogna utilizzare “sordi” poiché è il termine giusto da utilizzare, la LIS non è “lingua italiana dei segni” ma “Lingua dei Segni Italiana”.

Martina, cosa puoi dirci sul mondo dei sordi?

Martina: Non avendo un senso, faccio utilizzo degli altri, quindi utilizzo di più la vista e di conseguenza percepisco le cose in maniera diversa, però questa è una cosa soggettiva perchè varia da persona a persona, non tutti i sordi siamo uguali.

In quanto l’accessibilità nei confronti dei sordi cosa ne pensate? C’è ancora molto da fare?

Martina : Per quanto riguarda il mondo dell’accessibilità c’è ancora molto da fare,perché bisogna rendersi conto che non tutti siamo uguali, e quindi ciò porta ad approcciarsi diversamente, perchè magari c’è chi non vuole usare la LIS per comunicare come anche chi non vuole usare i sottotitoli. Purtroppo la sordità è una disabilità invisibile e impegnativa poiché non si sa come approcciarsi. Anche se di questi tempi si ha più conoscenza sulla sordità, si deve ancora fare più sensibilizzazione sull’argomento, perchè finchè non si conosce una persona sorda non si conosce come sia questo “mondo”. Enrica: Loro hanno la 104 che è una legge che gli permette di avere un’indennità per la disabilità e la ricevono, il problema sta nel fatto che non ci sono servizi che possano aiutarli nel quotidiano, ad esempio come andare in banca (dove il sordo avrà bisogno di un interprete per poter fare delle cose importanti).Oppure andando sul catastrofico, un sordo ha un’incidente ed ha magari un’allergia importante: se non riesce a comunicare cosa fa? E se nessuno sa la LIS? Poi come diceva Martina non tutti sono uguali: magari ci sarà qualcuno che è più chiuso per la paura di essere ferito o preso di mira, o magari perché la sordità è percepita come una sorta di identità. Per quello abbiamo ideato questa radio per dimostrare che sordi e udenti possono lavorare insieme. Grazie e in bocca al lupo a tutti i ragazzi di Po.LIS!

Durante la trasmissione è importante la sincronia tra la parte parlata e la parte in LIS? Segui Po.LIS su www.poliradio.it poliradio pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | ottobre 2018 - n. 5

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S VA G O & D I S A B I L I TÀ’

Lagazuoi, la montagna a portata di tutti

Il sentiero della Grande Guerra, reso accessibile grazie al lavoro dei volontari A.N.A. di Treviso, permette di raggiungere 2778 m di altitudine anche seduti in carrozzina.

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l Monte Lagazuoi, nel cuore delle Dolomiti Orientali, è da sempre considerato meta privilegiata per gli amanti della montagna. Dal 14 Luglio di quest’anno, per celebrare il centesimo anniversario dalla fine della Grande Guerra (“1918 - 2018 / Le Dolomiti ricordano” iniziativa organizzata dagli Alpini di Cadore e Treviso e dal comando Truppe Alpine dell’Esercito), la cima del Monte è stata “sbarierata” e resa accessibile anche a persone con disabilità motoria. Amo la montagna da sempre, quindi non me lo faccio ripetere due volte, ci devo provare! Zaino in spalla (anche se sarebbe meglio dire “in carrozza”) ed assieme alla mia famiglia ci mettiamo in viaggio, direzione “Area Lagazuoi 5 Torri Giau” (in Provincia di Belluno, a due passi da Cortina d’Ampezzo). Si parte da Passo Falzarego, quota 2100 m, dove troviamo la stazione di partenza della funivia che ci servirà per salire in quota. L’area è munita di ampio parcheggio, con un paio di posti riservati ai disabili proprio in corrispondenza della rampa che porta fino alla biglietteria. Alla stazione della funivia troviamo anche dei servizi con bagno accessibile, unico neo: i bagni,da quello che ho potuto constatare, vengono puliti e di conseguenza chiusi al pubblico abbastanza presto, più o meno verso le 15. In ogni caso, niente paura. In corrispondenza della funivia, dall’altra parte della strada, vi è un negozio di souvenir dotato anche di bagno accessibile che è possibile utilizzare pagando la cifra simbolica di 1€. Ma torniamo a noi, raggiungiamo Passo Falzarego verso le 11 del mattino. Una volta acquistato il biglietto entriamo nella sala d’aspetto e dopo pochi minuti d’attesa saliamo in funivia. Entrare in cabina è semplice, inoltre, il personale in servizio è informato e più che disponibi-

le a dare una mano nel caso in cui ce ne fosse bisogno. La salita è spettacolare, si passa da 2100 a 2733 m in 3 minuti. Lungo il percorso, dalle vetrate dell’abitacolo è possibile scorgere la pareti di roccia del Lagazuoi avvicinarsi sempre più. Guardando in basso, ecco il “Sentiero del Fronte” che porta alla cima diventare sempre più piccolo, un serpente di terra battuta costeggiato dalle grotte e dalle trincee testimoni dei conflitti dellaGrande Guerra. L’area del Lagazuoi infatti è stata teatro di numerosi scontri tra l’esercito italiano e quello austro - ungarico durante la Prima Guerra Mondiale. Tutto ciò ha caratterizzato il paesaggio circostante a tal punto, che il Lagazuoi ad oggi è da considerarsi un vero e proprio museo a cielo aperto. A tal proposito, è giusto ricordare che anche tutti gli spazi espositivi presenti in quota, all’interno dei quali è possibile trovare interessanti mostre ed esposizioni in memoria di quanto accaduto, sono ben attrezzati ed accessibili. Una volta arrivati in cima, una serie di rampe in metallo sapientemente predisposte (e con una pendenza non eccessiva) si ricollegano ad un breve tratto di sentiero in ghiaia e terra battuta che porta direttamente al “Rifugio Lagazuoi”, quota 2752 m. Anche il rifugio è accessibile e dotato di montascale per raggiungere il bagno. La terrazza panoramica è senza dubbio il punto focale della struttura, ed offre una vista mozzafiato su quasi tutte le principali vette nei dintorni. Osservo il panorama estasiata, scegliamo un tavolo dove poter mangiare qualcosa per pranzo. Da dove sono io riesco a scorgere le Pale di San Martino, realizzo in quel momento che le sto ammirando seduta su di una sedia a rotelle, a più di 2700 m di quota. Mi sembra incredibile. Dopo pranzo iniziamo ad esplorare lo spazio nei dintorni del rifugio, una delle mie sorelle raggiunge una piccola cima poche centinaia di metri più in là, la vedo scavalcare alcuni gradoni, è evidente che io da lì non posso passare. Non fa niente, percorro il sentiero fin dove mi è possibile e mi metto in parte ad ammi-

La convenzione tra

coordown e gardaland L’esclusione alle attrazioni presenti nel parco non deve avere natura discriminatoria

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iversi sono stati i casi in cui persone con disabilità non sono state fatte accedere alle attrazioni per motivi legati alla sicurezza ma ora, in modo costante, il parco divertimenti più famoso d’Italia sta operando per migliorare le condizioni di divertimento da parte dei visitatori con disabilità. I produttori delle attrazione fanno sottostare il parco

a normative sulla sicurezza, che molto spesso e in maniera restrittiva, vietano l’accesso alle persone con determinate caratteristiche, condizioni o patologie, motivando con l’impossibilità di garantire misure di evacuazione e sicurezza in caso di guasto o emergenza. Queste restrizioni hanno col tempo creato episodi spiacevoli tra associazioni di perso-

ne con disabilità e la direzione parco, ma negli anni il parco sta dimostrando la volontà di avvicinare le persone con disabilità fisiche, intellettive e sensoriali, promuovendo incontri con associazioni che lavorano a stretto contatto con le tematiche della disabilità. Oggi CoorDown Onlus (Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down) e Gardaland sottoscrivono una convenzione sul tema delle attrazioni da parte delle persone con sindrome di Down. La convenzione dice: “la sindrome di Down non può costituire di per sé motivo di esclusione alle attrazioni presenti

Il mercato dei videogames apre ai disabili

L’accessibilità dei giochi interessa i produttori

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l processo di accessibilità ai videogames parte grazie ad Eelke Folmer, assistente professore alla University of Nevada di Reno. Egli ha progettato uno speciale guanto che permette ai non vedenti di giocare al famoso “Guitar Hero”, game in cui le note scorrono sullo schermo in stile Karaoke e che, proprio per questo, non permette a chiunque di accedere a questa tipo-

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logia di gioco. Per permettere ai non vedenti di potersi divertire e improvvisarsi delle “Rock star”, Eelke Folmer ha creato un guanto che, grazie a delle vibrazioni specifiche, consente di capire quale dito muovere sulla chitarra, in modo da poter “suonare” i propri brani preferiti. Il progetto è stato battezzato “Blind

rare il panorama. Una signora tedesca mi vede ed avvicinandosi mi dice: “Puoi passare anche tu se vuoi, c’è una passerella di fianco ai gradoni, da lì il sentiero proseguire fino alla croce!”. La ringrazio felice ed un po’ incredula - posso salire ancora? Davvero? - mi domando mentre mi avvio verso la direzione indicatami dalla simpatica turista. È tutto vero, mi basta procedere pochi metri per notare un’altra passerella in metallo, costruita a strapiombo su uno dei versanti del pendio, che permette di ricongiungersi al sentiero principale girando attorno ai gradoni che poco prima avevo osservato da lontano. Da lì la strada prosegue fino a raggiungere la croce di vetta del Piccolo Lagazuoi, a 2778 m di altitudine. Non salgo così in alto da quasi 4 anni, sembra incredibile esserci arrivata con così tanta facilità. Sento dentro di me un immenso moto di gratitudine nei confronti dei volontari della sezione A.N.A. di Treviso, che in quasi 20 anni di lavoro hanno fatto sì che questo spettacolo della natura fosse davvero alla portata di tutti, raggiungibile anche con una semplice carrozzina manuale come la mia, in quasi totale autonomia. Dico “quasi” solo per via delle mie braccia poco allenate e delle mie ruote che, poverine, non sono esattamente il modello più indicato per intraprendere itinerari di questo genere. Nonostante tutto ciò, raggiungere la cima è stato più che fattibile. Non mi resta che dire...missione compiuta! Per qualsiasi altra informazione è possibile visitare il sito Lagazuoi.it, all’interno del quale è stata predisposta un’intera sezione dedicata all’itinerario privo di barriere architettoniche. Chiara Soma

nel parco, le limitazioni all’accesso non devono avere natura discriminatoria ma bensì devono essere giustificate esclusivamente dalla ragionevole previsione che l’uso delle attrazioni, compresa la fase di un’eventuale evacuazione, possa esporre la persona con sindrome di Down a gravi rischi per la propria salute e/o quella degli altri utenti”. “Giudichiamo in modo positivo la posizione di apertura della direzione del Parco, che ci ha permesso di ragionare insieme per trovare un primo importante accordo. Ci sono punti su cui dobbiamo ancora lavorare, come quello che riguarda l’accesso degli ospi-

hero” (Blind, in inglese, significa cieco) e attualmente il guanto costa poco meno di 2000 euro. Quella sollevata da Folmer è una questione che rientra nell’idea dei “Game Accessibility” e cioè videogiochi accessibili a chi ha disabilità sensoriali e motorie. Infatti, numerosi scienziati stanno studiando diverse soluzioni che vengono definite “1 switch game” ovvero videogiochi diffusi per pc in cui serve sola-

ti maggiorenni non soggetti a tutela, ma la strada intrapresa ci sembra quella giusta. Abbiamo fatto passi in avanti, sappiamo bene che ce ne sono molti altri da fare” aggiunge, Antonella Falugiani, presidente di CoorDown. Un punto di partenza per aver una maggior fruibilità da parte di persone con sindrome di Down all’interno del parco e un buon passo per l’abbattimento dei pregiudizi verso quest’ultimi.

mente premere un pulsante per far eseguire tutti i comandi. Tutto questo va decisamente in controtendenza rispetto a quello che è il mercato in cui si propongo joystick, spesso complicatissimi, che richiedono l’utilizzo di entrambe le mani per muovere le manopole e premere i tasti. Basta fare una piccola ricerca in rete per scoprire tantissime iniziative simili, come il “Game Acces-

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Samuel Daldin

sibility Project” oppure un progetto tutto italiano chiamato “Handitecno”, dedicato alle tecnologie per l’handicap nella scuola. In sintesi, un’altra barriera sta per essere abbattuta permettendo, in maniera sempre più marcata, l’accesso dei disabili nel mondo videoludico e, in generale, al mondo informatico e tecnologico. Cristian Bua


C U LT U R A

I martedì al parco langer “In una società dove tutto è diventato merce, occorre la riabilitazione del gratuito, di ciò che si può usare ma non comprare”, Alexander Langer.

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nche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento “Aspettando le stelle al Parco Langer”, un’iniziativa promossa dalla Circoscrizione Oltrefersina e dal Comitato Associazioni Oltrefersina. L’evento si è svolto per tutti i martedì di agosto (7/14/21/28) presso il Parco Langer, dalle 18.00 alle 22.00. Quattro serate in buona compagnia e all’insegna della musica, del teatro e di tanti giochi. Spettacoli sui trampoli, laboratori creativi, letture di favole ma anche ginnastica dolce e laboratori di pittura. “Il mondo delle politiche sociali mi ha sempre affascinato: capire l’altro, il confronto, le gioie, la spontaneità ... si tratta di un mondo composito che può dare tante soddisfazioni”, commenta Franco Menapace, Consigliere circoscrizionale oltrefersina, presente all’inaugurazione dell’evento. La condivisione e la convivialità sono state infatti le parole d’ordine. I partecipanti sono stati invitati a contribuire concretamente all’evento, portando idee, giochi, storie e … anche qualcosa da mangiare! Dopo i labora-

“ I colori del Salè”

“Giochiamo inisme...”

Le ragazze del “Quartiere animato”

Comunità , creatività e stelle tori infatti sono stati allestiti dei tavoli imbanditi con viveri vari. Molti i genitori entusiasti: “Ho saputo dell’evento da un’amica. L’iniziativa è bellissima per la socializzazione del quartiere. A casa non abbiamo il giardino e per noi il parco rimane un riferimento”. Questi momenti sono sempre speciali ma richiedono una preparazione e un impegno non indifferente. Alessandro Giovannini, anche lui Consigliere circoscrizionale, commenta: “Quest’anno l’evento è più coordinato. Le associazioni sono preziose, noi come circoscrizione facciamo da collante”. Lo scopo è anche riuscire a portare allegria, far sì che

bambini, giovani, adulti e anziani passino insieme serate spensierate. Miledi, Presidente del Comitato Associazioni Oltrefersina, commenta così l’esito dell’evento: “Per me è il primo anno al parco, oltre che la prima esperienza di organizzazione per un evento così grande. Sono state 4 giornate molto impegnative ma mi hanno dato molta soddisfazione. Abbiamo visto parecchie realtà che ruotano intorno al territorio circoscrizionale ed extra circoscrizionale”. Miranda Minella

Ti va di ballare? Il workshop per danzatori abili e non di Adam Benjamin al CID di Rovereto, durante il festival

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al 7 al 9 settembre al CID di Rovereto (Centro Internazionale Danza), durante il Festival di danza contemporanea e di teatrodanza “Oriente Occidente”, si è svolto il workshop “Performance presence and presentation” di Adam Benjamin. Il laboratorio, tenuto in lingua inglese, era indirizzato agli operatori e ai danzatori abili e non, con l’obiettivo di approfondire i concetti di tempo e spazio, movimento ed emozioni. Adam Benjamin, National Teaching Fellow e co-fondatore di CandoCo Dance Company, ha ideato una pratica totalmente inclusiva che raccoglie le esigenze di coloro che si apprestano ad intraprendere questo percorso. Il 40% del gruppo che si è iscritto al suo corso presentava diverse disabilità, intellettive e fisiche. “Il gruppo, essendo così variegato, si è sentito da subito a

proprio agio” spiega Adam. “Nella fase iniziale c’è sempre qualche difficoltà ma l’importante è trovare un linguaggio comune. Io e il gruppo siamo entrati velocemente in sintonia”. Il maestro aggiunge poi: “La più grande differenza che ho notato in Italia è che, rispetto all’Inghilterra, non c’è stato un punto di rottura: la danza formale rimane ancora una costante per il palcoscenico italiano. Ed è strano: abbiamo rotto le barriere sessuali, politiche e di genere ma non quelle sul corpo”. La pratica inclusiva di dance ability va controcorrente proprio perché è aperta a tutti. Questo genere di workshop è attivo dal 2007 mentre dal 2016 il centro ha aggiunto anche formazioni più intense e percorsi con una selezione iniziale. Una chiave di volta necessaria che ha come politica “se sono disabile, posso diventare un artista”. Vedere un loro referente sul palco aiuta le persone non abili a credere nelle loro potenzialità. Anna Consolati, responsabile

progetti europei di danza e disabilità, lo sa bene:“Con i progetti europei cerchiamo di far prendere coscienza: i percorsi di studi sono importanti per dimostrare che anche loro sono artisti. Più che togliere, aggiungono qualità. Nelle prossime edizioni del festival ci saranno sul palco danzatori con disabilità, laboratori internazionali e nazionali e possibilità di formazione a livello italiano anche durante l’anno. Ospiteremo poi ricerche creative di compagnie inclusive. Cercheremo di cancellare una serie di immaginari, puntando a spettacoli di qualità artistica messe nel cartellone, senza dichiarazione ulteriore legata alla disabilità degli attori”. Anna, riferendosi agli utenti più vulnerabili, conclude: “Potete immaginare di salire sul palco perché siete artisti, non disabili”.

Prove

Miranda Minella Dance ability

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | ottobre 2018 - n. 5

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