Pro.di.gio Febbraio 2019

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Bimestrale di informazione dell’associazione prodigio onlus sul mondo del disagio e dell’handicap

progetto di giornale

Premio Melchionna 2019

E’ tornato per guardare le diversità con gli occhi del cuore

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

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Numero i - febbraio

2019 - anno Xx - 112° numero pubblicato

SportABILI

“Se posso fare questo , posso fare tutto” pagina 3

WWW.PRODIGIO.IT

San Valentino nel mondo

RAY

Giriamo il mondo alla ricerca delle tradizioni più curiose!

Dispositivo tra innovazione e prevenzione pagina

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IN EVIDENZA

EDITORIALE

Racconti foto e poesie

Il Premio Melchionna è tornato! Care lettrici e cari lettori, ben ritrovate e ritrovati nel nuovo anno! Un anno da dedicare al cambiamento in tutte le sue forme e stati, un anno dedicato al pensiero verso l’altro, un anno dedicato alla riflessione, a rallentare e a chiedersi che mondo vogliamo, agendo nel presente e prendendo spunto dal passato. Abbiamo voluto dedicare questo numero alle condizioni di “fragilità” di molte persone che più di altre si devono confrontare con un cambiamento unilaterale, conforme ed esclusivo. Noi come sempre cerchiamo di indagare quelli che sono gli aspetti positivi dietro quelle che molti definiscono fragilità. Lo facciamo attraverso il racconto di esperienze concrete, fatte di persone, di fiducia verso il vicino/a, sempre coltivando il seme del rispetto verso chi è diverso. Per comprendere le potenzialità dietro a condizioni di fragilità serve calarsi in una narrazione che coinvolga, che stupisca e che ci lasci qualcosa su cui riflettere. Solo così attraverso l’esercizio di lettura e pensiero possiamo trasformare quelli che credevamo punti di debolezza, in nuovi modi per leggere il mondo circostante. Quando in questo numero parleremo di una gioventù fragile e rinchiusa in casa, parliamo anche di una società che prima si è arresa ma che ora trova nuovi antidoti per reinterpretare la realtà. Trova soluzioni inaspettate, progetta, condivide, regala emozioni, lottando ogni giorno per dare dignità a tante persone. Questa operazione è e deve essere uno stillicidio continuo fatto di parole, racconti, punti di vista che raccontino temi complessi attraverso progetti e idee concrete. Vi auguriamo quindi una buona lettura, con l’augurio che le nostre storie possano farvi riflettere o almeno conoscere le bellezze insite nella fragilità.

Dopo il successo dello scorso anno – che ha visto sfidarsi oltre cento contendenti provenienti da diverse regioni d’Italia e anche dall’estero – torna il concorso artistico-letterario dedicato alla memoria dello storico presidente e fondatore dell’associazione Prodigio onlus Giuseppe Melchionna, scomparso nell’autunno del 2016 dopo una vita d’impegno in favore dello smantellamento delle barriere architettoniche e culturali che ancora oggi soffocano le persone disabili e le loro famiglie. Giunto alla sua terza edizione, il premio si articola in quattro sezioni: racconto, fotografia, poesia e scuole e si propone come obiettivo quello di andare ol-

tre le apparenze per guardare alla società attraverso gli occhi del cuore, valorizzando l’unicità di cui ciascuno è portatore, a volte inconsapevole. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti i residenti sul territorio nazionale e ai cittadini italiani residenti all’estero. In palio ci sono undici buoni acquisto libri, ma anche l’inserimento in un’antologia cartacea e digitale e una bellissima stampa ricordo realizzata dal vignettista Maurizio Menestrina. Il termine ultimo per candidarsi è domenica 3 marzo 2019. Tutte le info su: www.prodigio.it

Grazie e buona lettura Lorenzo Pupi Caporedattore

seguici su facebook ! @ Associazione Prodigio

Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

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Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Martina

Dei Cas,Carolina Espinoza Lagunas, Daniel Guida. Hanno collaborato: Chiara Soma, Cristian Bua, Fabio Pipinato, Maurizio Menestrina, Miranda Minella, Asilo “Clarina”, SportABILI, EGO Design, FM “Mai più soli”, Miriam Vanzetta- Associazione AMA. In stampa: 01 febbraio 2019.

Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”

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INNOVAZIONE SOCIALE

SportAbili a cura di Carolina Espinoza Lagunas

Intervista al Presidente Dott. Giampaolo Gaiarin

Parte del team da sinistra: i consiglieri Di Nenno, Marcon e i dipendenti manuel e Mattia

Attività con monosci

Come nasce e qual è la mission di SportABILI?

SportABILI Onlus è una grande associazione di volontariato costituita 20 anni fa a Predazzo, in Val di Fiemme, che opera nell’ambito dello sport e delle attività ricreative per persone con disabilità fisica, sensoriale e intellettiva. Il suo obiettivo istituzionale è di consentire alle persone con disabilità e alle loro famiglie, attraverso l’attività sportiva, di essere coinvolti come membri pienamente integrati nella vita sociale, favorendo la crescita dell’autostima.

persone con disabilità potranno vivere l’emozione di raggiungere una cima, un passo, oppure godere del vento che accarezza il viso scivolando sulla neve. Accompagniamo inoltre gli amici disabili a praticare sci di fondo sul tracciato della “mitica” Marcialonga. Per svolgere le attività abbiamo a disposizione un’organizzazione di tecnici e volontari preparati ed esperti, in un contesto naturale unico al mondo: quello delle Dolomiti patrimonio Unesco.

Marcialonga Star 2018

Come si può partecipare ai vostri Chi fa parte della vostra associazio- progetti? Per partecipare alle attività proposte è ne?

SportABILI Onlus è costituita da 3 dipendenti che si occupano di segreteria e attività sul campo, un Consiglio Direttivo composto da 13 membri e un team di volontari, cuore pulsante della vita associativa.

Quali sono le vostre attività?

SportABILI Onlus di Predazzo propone attività pensate per regalare emozioni indimenticabili! Forti di un’esperienza ventennale, affianchiamo amici non vedenti, con disabilità motoria e intellettiva a sciare nel comprensorio sciistico più vasto del Trentino, ai piedi delle Dolomiti orientali; a pedalare sulle piste ciclabili, a camminare attraverso le valli dolomitiche trentine e a praticare rafting sulle acque del torrente Avisio che scende dal ghiacciaio della Marmolada. Con tandem, handbike e carrozzine elettriche, messe a disposizione per chi non le possiede, anche le

necessario per prima cosa essere soci. Versando un piccolo contributo associativo verrà emessa la tessera che verrà rinnovata ogni anno in base alla richiesta.

Incontro ritiro Nazionale Italiana Maschile Pallavolo

“Se posso fare questo, posso fare tutto”

Quali altri associazioni hanno collaborato e/o collaborano con voi?

Abbiamo avuto il piacere di collaborare con Irifor Trentino, Gsh Cles, Decathlon Italia, Fondazione Vodafone, Accademia della Montagna, APT Valle di Fiemme, Muse Trento, Fasen Eni Energia, Trento Calcio, Nazionale Italiana Maschile Volley e molti altri…

Quali progetti avete in mente di realizzare? La parte progettuale è sempre molto attiva e lavora per stagionalità. Il 16 marzo ci sarà la nostra consueta manifestazione “La Sfida” una gara non competitiva sulle piste di Bellamonte

dove i nostri associati si sfideranno amichevolmente sugli sci.

Che messaggio vorreste lasciare per i nostri lettori riguardo la vostra associazione?

La nostra ambizione è far passare il messaggio che la disabilità può essere vissuta con normalità. E le nostre attività lo dimostrano.

CONTATTI MAP

Via Lagorai 113, 38037 Predazzo (TN)

0462 501999

info@sportabili.org

www.sportabili.org

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TERRITORIO

Il teatro dell’alto

Teatrampoli a colori

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n gruppo di venti giovani, composto da italiani e migranti di vari Paesi, si è ritrovato da marzo a settembre nella sala del Quartiere Animato in via Gramsci a Trento per mettere in scena uno spettacolo teatrale … sui trampoli!

I colori di “Teatrampoli”

Sono dunque stati fissati incontri settimanali della durata di due ore ciascuno guidato da Paolo Vicentini, attore che da anni insegna al Teatro Portland, e da Marco Baino, educatore e formatore alla non violenza. Unendo i trampoli al linguaggio teatrale non può che uscirne qualcosa di innovativo e catalizzante che ha facilmente acchiappato la curiosità del pubblico. Il laboratorio settimanale è stato promosso dalle sinergie già presenti di molte realtà che operano sul territorio. In particolare, dal progetto “Mai più soli”, gestito da FM impresa sociale srl che dal 2017 accoglie in via Palermo a Trento alcuni minorenni stranieri non accompagnati che hanno preso parte all’iniziativa, l’associazione Amici di famiglia, l’associazione Trampolieri dell’Arcobaleno, il Quartiere Animato, la Crosina Sartori, APPM e, per la parte economica, la Provincia e il Comune di Trento. Sono state molte le esibizioni e le repliche proposte in manifestazioni aperte alla cittadinanza: per esempio, alla residenza Fersina, al parco Langer, al

lido di Levico, al Quartiere della Clarina. Alcuni Enti hanno particolarmente apprezzato il rivoluzionario strumento di comunicazione e hanno richiesto la partecipazione del gruppo per altri eventi “impegnati” come il Dolomiti Pride, la 4° settimana dell’accoglienza, la Marcia Perugia-Assisi, la manifestazione antirazzista. Marco Baino commenta: “Sotto molti aspetti, lo spettacolo è andato meglio di come mi aspettavo. Per esempio, si sono iscritti molti maggiorenni, tra cui lavoratori. Alcuni hanno portato i propri amici a curiosare: su ventuno partecipanti ce ne sono stati altrettanti venti che sono venuti a provare. Come modalità standard ho proposto la collaborazione e l’aiuto reciproco, pur sapendo che non è scontato. Invece, tutti quanti ci sono riusciti ed è stata una conquista vedere che si sostenevano l’un l’altro”. Miranda Minella

Un territorio per tutti Una mappa per superare le barriere in Trentino

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rmai da tempo in Trentino, la cooperativa sociale GSH di Cles, è impegnata nell’attività di mappatura delle barriere architettoniche dei territori delle Valli di Non e di

Sole Di recente,il progetto denominato “Una valle accessibile a tutti” ha iniziato a mappare anche la frazione di Terlago, su richiesta della locale am-

Un territorio adatto a tutti... è possibile!

ministrazione comunale, grazie ad una lunga attività di monitoraggio di molti utenti, educatori e volontari del Quadrifoglio di Mechel, nei pressi di Cles, percorrendo vie e locali del paese, verificandone l’accessibilità. Il posto è un territorio montano e difficilmente accessibile, tuttavia può essere reso visitabile anche da parte delle persone con deficit motori o semplicemente delle famiglie con bambini piccoli che necessitano di una carrozzella. Oltre al monitoraggio, il GSH ha avviato quest’anno con la scuola primaria di Terlago, un progetto per far vivere ai ragazzi l’esperienza di vedere il paese seduti in carrozzina,

verificando le effettive difficoltà vissute ogni giorno da una persona con disabilità motoria. Questo progetto chiamato “Diversamente abile” ha aiutato molti ragazzi a capire che difficoltà si provano nel salire un marciapiede o entrare nei negozi o al bar, ma oltre a loro, anche gli amministratori comunali di Vallelaghi, con il sindaco Gianni Bressan hanno provato in prima persona l’esperienza in carrozzina. Durante la serata di venerdì 9 novembre al centro culturale “Ex Segheria” di Terlago è stato proiettato un video delle iniziative, oltre a mostrare i risultati del monitoraggio, raccontato tramite dei report fotografici.

Oltre ai rappresentati del comune di vallelaghi, durante l’occasione, si sono presentati anche gli alunni della scuola primaria e il presidente della cooperativa sociale HandiCREA di Trento, Graziella Anesi, che ha portato le sue esperienze personali legate alla difficoltà che creano le barriere architettoniche. Questo dimostra come molti altri comuni, si interessino sempre di più di queste iniziative che vogliano aiutare nel creare un territorio adatto ad ogni persona.

Una giornata a Prodigio

I Bambini dell’Asilo “Clarina” vengono a conoscere la nostra redazione

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Disegniamo la storia

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a settimana tra il 14 gennaio e il 18, nell’ufficio della Onlus Prodigio, si è tenuto qualcosa di veramente interessante Molti bambini dell’Asilo “Clarina”, sono venuti a trovarci nel nostro ufficio per conoscere ciò che facciamo e per sentir raccontare storie come quello del “Piccolo Principe” Sono state giornate molto interessanti e coinvolgenti per i bambini che ascoltavano e usavano l’immaginazione per raccontare loro la storia, usando anche i disegni che facevano sulla nostra lavagnetta. I bambini si sono assai divertiti sia in questo lavoretto ma anche nella costruzione del proprio “gnometto” personale da portare come ricordo di queste giornate con noi In più per la giornata di Giovedì 17, nella nostra re-

dazione sono anche arrivati alcuni bravi ragazzi della scuola superiore del Enaip di Villazzano in nostro aiuto per organizzare e far divertire i bambini che sarebbero venuti. Il giorno venerdì 18, Daniel ha trovato una bellissima sorpresa: i bambini hanno cantato tanti auguri come regalo di compleanno. Sono stati tre giorni molto educativi e ci hanno mostrato la tenerezza dei bambini che con gioia, interagivano con noi e i nostri racconti. Noi speriamo che non sia l’ultima volta che vediamo questi piccoli eventi ma che possa capitare anche molte altre volte. Carolina Espinoza Lagunas e Daniel Guida

Tutti insieme a creare!

“Il piccolo principe”

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Daniel Guida


S al u te

Giovani in pericolo

Ray

Un record che non vogliamo

Il dispositivo che valorizza la disabilità

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C

hiara Bonadiman e Lorenza Di Gioia sono due designer che, dopo essersi conosciute ai laboratori distaccati della LABA (Libera Accademia di Belle Arti di Brescia) a Torbole sul Garda, hanno fondato EGOSTUDIO, un nascente studio di design che si posiziona tra la ricerca e la produzione. “Grazie a una suggestione che abbiamo avuto durante un’esperienza in Africa in un orfanotrofio in cui erano presenti moltissimi ragazzi disabili, abbiamo cominciato a interessarci all’ambito medico. Dottori, ricercatori e fisioterapisti sono stati fondamentali per la ricerca medica, mentre per la parte tecnologica del prodotto ci siamo appoggiate alla fondazione Bruno Kessler” commentano le giovani designer. Dopo un anno di studi e tentativi nasce il dispositivo che monitora la postura: RAY. Ergonomico e dal design molto fine e discreto, si caratterizza per la sua modularità e adattabilità. L’innovazione, brevettata in Trentino, risiede nella miniaturizzazione, nella scelta del materiale e nella personalizzazione del dispositivo su ogni schiena. Il materiale che racchiude la parte tecnologica è morbido, biocompatibile ed ergonomico, ciò permette una perfetta aderenza sulla pelle. Un anello correlato si illuminerà qualora la postura assunta sia scorretta. L’utilizzo del dispositivo, che è in grado di ri-educare e correggere il corpo, si divide in tre fasi, tutte seguite da uno specialista: quotidiana, training e diario. Queste sono supportate da un anello, che si illuminerà qualora la postura assunta sia scorretta, e un’app associata. Nella fase “quotidiana”, ovvero mentre si studia o lavora, il monitoraggio è in real time. Se si assume una postura scorretta o si rimane per troppo tempo con la stessa, si riceverà dall’anello un feedback luminoso. Nella fase “training”, il paziente potrà eseguire in maniera controllata gli esercizi assegnati dallo specialista. ego_designstudio

Info

Chiara Bonadiman e Lorenza Di Gioia

Dentro “RAY” E G O S T U D I O

Innovazione e prevenzione E G O S T U D I O

La fase “diario”, infine, è una piattaforma di comunicazione e riflessione sul dolore tra paziente e dottore. Miranda Minella

ego.projects@hotmail.com

el 2018, in Italia, si è toccato un nuovo record, record che però non ci deve rendere per nulla orgogliosi. Il “Centro Europeo per il monitoraggio della dipendenza dalle droghe” (Espad) attraverso azioni di monitoraggio dei ragazzi tra i 15 e i 16 anni nelle scuole di 35 paesi, ha scoperto che in Italia il 37% dei giovani fa uso abituale di sigarette, sia “normali” che elettroniche. Il punto più basso è stato toccato nel 2015 con il 21% dei giovani ed il trend era in costante, seppur lenta, discesa, ma nell’ultimo anno qualcosa dev’essere cambiato facendo aumentare la percentuale in maniera esponenziale e la tendenza al fumo di sigaretta è salita in maniera vertiginosa e continua tutt’ora ad aumentare. Roberta Pacifici, Direttore del Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping e dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD) del Dipartimento del Farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità, ha una sua teoria sul perché è accaduto tutto questo: Un metodo utile per contrastare la diffusione del tabacco è l’aumento del prezzo dello stesso, cosa che però in Italia avviene a fatica e non in maniera incisiva, questo rende l’Italia il paese “migliore” per l’acquisto del tabacco (basta guardare la Svizzera, dove un pacchetto di sigarette da 20 è venduto a 7.30€). I paesi in Europa con meno vendite di tabacco tra i giovani sono la Norvegia con il 10% e l’Islanda che scende ulteriormente fino al 6%. L’Espad non ha solo monitorato il consumo di sigarette, ma ha voluto entrare più nel dettaglio analizzando anche il consumo di sostanze stupefacenti, riportando come l’Italia si a “rischio” di raggiungere il podio anche in questo settore con una percentuale del 15% dei giovani che utilizza Cannabis e i suoi derivati, mentre “solo” il 5% dei giovani utilizza altre droghe come amfetamine, ecstasy, cocaina e Lsd. Come ultima ricerca, ma non meno importante, L’Espad ha analizzato anche il consumo di alcool che

tocca una percentuale allarmante del 34% dei giovani che abitualmente bevono fino ad ubriacarsi. Il Comune di Trento in collaborazione con l’Associazione Auto mutuo aiuto (A.M.A.), Punto famiglie, Non Profit Network - Centro servizi volontariato Trentino, Associazione Uisp-Comitato del Trentino, Coni-Comitato Provinciale del Trentino e Forum delle associazioni familiari del Trentino, ha sottoscritto un accordo preliminare per creare il progetto #Daimuoviamoci; Il progetto mira a prevenire le dipendenze con azioni mirate che promuovano stili di vita sani e alternative positive come importanti fattori protettivi e di prevenzione. Un esempio di progettazione efficace in tema di prevenzione al disagio giovanile arriva dall’esperienza islandese (Progetto Planet Youth), che circa vent’anni fa aveva il tasso più alto di alcolismo giovanile in Europa ed attualmente è tra gli Stati più salutisti rispetto all’utilizzo di alcol e sostanze. Daniel Guida

E G O S T U D I O

DCA: una problematica sempre più diffusa

Interessa sia femmine che maschi I DCA (Disturbi del comportamento alimentare), sono patologie che alterano la normale abitudine alimentare di una persona e creano un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono generalmente durante l’adolescenza e colpiscono il sesso femminile, ma negli ultimi anni stanno aumentando anche i casi nel sesso maschile. I principali disturbi sono l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa, nell’anoressia nervosa l’iniziale perdita di peso più portare a sentirsi meglio, ricevere complimenti, vedersi più magri, più sicuri e più belli, in genere sono i familiari che si rendono conto dell’eccessiva perdita di peso dalla quale ci si trova nella difficile situazione in cui si può essere liquidati frettolosamente con frasi del tipo “Non ho nessun problema, sto benissimo!”. Anche nella bulimia nervosa, inizialmente, non si ha una piena consapevolezza di avere una malattia e non solo, il forte senso di vergogna possono impedire alla persona di chiedere aiuto oppure di potersi confidare con qualcuno. una caratteristica spesso presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione della propria immagine corporea che può distorcersi a tal punto da configurarsi in un vero e proprio disturbo.

Quanto sono diffusi i disturbi alimentari e qual è l’età più a rischio? Gli studi effettuati hanno evidenziato che i disturbi alimentari sono più frequenti nel sesso femminile, un caso ogni 200-300 persone per l’anoressia nervosa e un caso ogni 50-100 persone per la bulimia nervosa, inoltre quasi il 10% delle ragazze in età a rischio soffre di un disturbo alimentare “subclinico” o “parziale”, ciò significa che sono presenti solo alcuni dei criteri per diagnosticare un disturbo alimentare vero e proprio presentando un quadro clinico e medico meno grave. L’età più a rischio è compresa tra i 15 e i 25 anni, con seppur rari casi di esordi in età infantile, quasi sempre di anoressia nervosa. Quali sono le Cause? Non esiste un’unica causa che da sola possa determinare lo sviluppo di un disturbo alimentare, ma un insieme come le complicanze gravidiche, danni perinatali, la presenza di familiari che soffrono o hanno sofferto di un disturbo alimentare, bassa autostima, difficoltà interpersonali, perfezionismo, insoddisfazione del proprio corpo, desiderio di magrezza e ricorso a diete ipocaloriche, eventi traumatici come

DCA: Evitare il cibo per stare bene.

lutti, abusi, malattie, conflitti familiari, perdita di una relazione importante, cambio di scuola o di città, questi fatto, attraverso un meccanismo a “circuito chiuso” possono indurre un’ulteriore restrizione alimentare come le reazioni della famiglia e dell’ambiente sociale possono favorire il mantenimento del disturbo alimentare.

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Cristian Bua

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PAGINA Di PUBBLICA UTILITà DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Brucia bene la legna, non bruciarti la salute!

01

10 regole d’oro per un corretto uso degli impianti

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Controllare attentamente il fumo che esce dal camino. Quello scuro e denso è infatti sintomo di una cattiva combustione. Una buona combustione produce infatti fumi inodori e quasi invisibili all’uscita del camino, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia e una fiamma tra il blu e il rosso chiaro

di riscaldamento domestici

07

Accendere il fuoco dall’alto per una combustione più lenta e controllata, utilizzando legna pulita e accendi fuoco o pezzetti di legna più piccoli, disposti a castelletto

Informarsi bene al momento dell’acquisto, scegliendo un apparecchio efficiente e moderno, se possibile a pellet

È partita nel gennaio scorso la prima campagna di comunicazione congiunta delle regioni partner del progetto europeo “Life prepair” per la tutela della qualità dell’aria, tra le quali – assieme a Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta – vi è anche la Provincia autonoma di Trento. Visto il periodo invernale, Accendere il fuoco dall’alto per una al momento la campagna si focalizza sul corretto utilizzo della legnaInformarsi negli bene impianti domestici, fondamentale per ridurre l’inquiNon usare mai combustibili combustione più lentadiversi e controllata, dell’acquisto, scegliendo un appadalla legna come giornali o riviste. utilizzando legna pulita e accendi recchio efficiente e moderno, se namento atmosferico. Anche fuoco se non si vede di sono infatti o pezzetti legna più piccoli, possibile a pellet trattatidisposti con vernici e gas acidi che, se a castelletto bruciati, diventano pericolosi per la i Riscaldarsi con stufe e caminetti in maniera sicura e rispettosa dell’ambiente è facile e pratico: basta solo seguire salute Mantenere pulita la canna fumaria. I pompieri stimano infatti che dieci accorgimenti illustrati di seguito. Utilizzare legna stagionata, stoccata ogni inverno in Italia si verifichino

05

01 06 07 02 10 08 03 09 07

04 02

01 08

all’asciutto da almeno un anno

circa diecimila incendi di tetti derivanti dall’incendio delle canne fumarie

0204 09

Non usare mai combustibili diversi Accendere il fuoco dall’alto per una dalla legnacombustione come giornali o lenta riviste. più e controllata, Anche se non si vede legna sono infatti utilizzando pulita e accendi trattati con fuoco vernicioepezzetti gas acididiche, se più piccoli, legna bruciati, diventano per la disposti apericolosi castelletto salute Dismettere gli apparecchi troppo vecchi, banditi dalle leggi provinciali e regionali di riferimento perché obsoleti

Informarsi bene al momento dell’acquisto, scegliendo un apparecchio efficiente e moderno, se possibile a pellet Evitare gli spegnimenti continuiil e Controllare attentamente tenere sportello della fumo ben chechiuso escelo dal camino. stufa, perscuro evitaree di inquinare con i Quello denso è infatti fumi l’ambiente sintomo di unacircostante cattiva combustione. Una buona combustione produce infatti fumi inodori e quasi invisibili all’uscita del camino, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia e una fiamma tra il blu e il rosso chiaro

RISCALDARSI

Non usare mai combustibili diversi dalla legna come giornali o riviste. Anche se non si vede sono infatti trattati con vernici e gas acidi che, se bruciati, diventano per la Non gettare rifiutipericolosi nelle stufe, salute non sono inceneritori perché

03IN05 MANIERA 01 SICURA 01 10E RISPETTOSA DELL’AMBIENTE 01 06 02 02 0210 03 03 05 0307

Utilizzare pellet certificato di classe A1 Utilizzare legna stagionata, stoccata all’asciutto da almeno un anno Informarsi bene al momento dell’acquisto, scegliendo un apparecchio efficiente e moderno, se possibile a pellet Informarsi bene al momento dell’acquisto, scegliendo un apparecchio efficiente e moderno, se possibile a pellet

Mantenere pulita la canna fumaria. I pompieri stimano infatti che ogni inverno in Italia si verifichino circa diecimila incendi di tetti Informarsi bene al momento dell’acquisto, derivanti dall’incendioscegliendo delle canne un apparecchio efficiente e moderno, se possibile a pellet fumarie

01

Non gettare rifiuti nelle stufe, perché non sono inceneritori

Informarsi bene al momento dell’acquisto, scegliendo unspegnimenti appaEvitare gli continui e recchio efficientetenere e moderno, se lo sportello della ben chiuso possibile a pellet stufa, per evitare di inquinare con i

Utilizzare pellet certificato di classe A1

fumi l’ambiente circostante Non usare mai combustibili diversi dalla legna come giornali o riviste. Anche se non si vede sono infatti trattati con vernici e gas acidi che, se bruciati, diventano pericolosidiversi per la Non usare mai combustibili salutelegna come giornali o riviste. dalla Anche se non si vede sono infatti trattati con vernici e gas acidi che, se bruciati, diventano pericolosi per la salute

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Non usare mai combustibili diversi dalla legna come giornali o riviste. Anche se non Dismettere gli apparecchi troppo si vede sono infatti trattati con vernici e gas vecchi, banditi dalle leggi provinacidi che, se bruciati, diventano pericolosi la salute ciali e regionali di per riferimento

perché obsoleti

Controllare attentamente il fumo che esce dal camino. Quello scuro e denso è infatti sintomo di una cattiva combustione. Una buona combustione produce infatti fumi inodori e quasi invisibili all’uscita del Utilizzare pellet certificato di classe A1 camino, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia e una fiamma tra il blu e il rosso chiaro

Non usare mai combustibili diversi dalla legna comeNon giornali o riviste. gettare rifiuti nelle stufe, Anche se non si perché vede sono infattiinceneritori non sono trattati con vernici e gas acidi che, se bruciati, diventano pericolosi per la salute Utilizzare pellet certificato di classe A1

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Utilizzare pellet certificato di classe A1

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Accendere il fuoco dall’alto per una combustione più lenta e controllata, utilizzando legna pulita e accendi fuoco o pezzetti di Accendere il fuocopulita dall’alto per una Mantenere la canna fumalegna più piccoli, disposti a castelletto

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Controllare attentamente il fumo che esce dal camino. Quello scuro e denso è infatti sintomo di una cattiva combusUtilizzare pellet certificato di tione. Una buona combustione Utilizzare legna classe A1 stagionata, stoccata produce infatti fumi inodori e all’asciutto da almeno un anno quasi invisibili all’uscita del camino, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia e una fiamma tra il blu e il rosso chiaro

0507 03 0608 04 04 09 1009 04 08 05 05 07 05 06 06 06 06 10 10 10

Evitare gli spegnimenti continui e Mantenere la canna tenere ben chiuso lo pulita sportello della fumaI pompieri stimano infatti che stufa, perria. evitare di inquinare con i ogni inverno in Italia si verifichino fumi l’ambiente circostante circadall’alto diecimila incendi Accendere il fuoco per una di tetti derivanti dall’incendio delle canne combustione più lenta e controllata, fumarie utilizzando legna pulita e accendi fuoco o pezzetti di legna più piccoli, disposti a castelletto Accendere il fuoco dall’alto per una combustione più lenta e controllata, utilizzando legna pulita e accendi fuoco o pezzetti di legna più piccoli, a castelletto troppodisposti vecchi,

Dismettere gli apparecchi banditi dalle leggi provinciali e regionali di riferimento perché obsoleti

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Utilizzare legna stagionata, stoccata

Mantenere pulita la canna fumaria. I pomall’asciutto da almeno un anno pieri stimano infatti che ogni inverno in Italia si verifichino circa diecimila incendi di tetti derivanti dall’incendio delle canne fumarie Utilizzare legna stagionata, stoccata

all’asciutto da almeno un anno

Controllare attentamente il fumo che legna stagionata, stoccata esce dal camino. Quello scuro eUtilizzare denso è infatti sintomo di una cattiva combustioall’asciutto da almeno un anno ne. Una buona combustione produce infatti fumi inodori e quasi invisibili all’usEvitare gli spegnimenti continui e cita del camino, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia e una fiammatenere tra il blu ben chiuso lo sportello della e il rosso chiaro stufa, per evitare di inquinare con i

fumi l’ambiente circostante Evitare gli spegnimenti continui e tenere ben chiuso lo sportello della stufa, per evitare di inquinare con i fumi l’ambiente circostante

Evitare gli spegnimenti continui e tenere ben chiuso lo sportello della stufa, per evitare di inquinare con i fumi l’ambiente Evitare circostante

gli spegnimenti continui e tenere ben chiuso lo sportello della stufa, per evitare di inquinare con i fumi l’ambiente circostante Non gettare rifiuti nelle stufe, perché non sono inceneritori Non gettare rifiuti nelle stufe, perché non sono inceneritori

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Dismettere gli apparecchi troppo vecchi, banditi dalle leggi provinciali e regionali di riferimento Utilizzare legnaobsoleti stagionata, stoccata perché all’asciutto da almeno un anno

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Mantenere pulita la canna fumaria. I pompieri stimano infatti che ogni inverno in Italia si verifichino circa diecimila incendi di tetti derivanti dall’incendio delle canne fumarie

Ulteriori informazioni e consigli pratici sono disponibili su: www.lifeprepair.eu

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pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | febbraio 2019 - n. 1 Evitare gli spegnimenti continui e tenere ben chiuso lo sportello della

Dismettere gli apparecchi troppo vecchi, banditi dalle leggi provin-

Non gettare rifiuti nelle stufe, perché non sono inceneritori


PAGINA DI PUBBLICA UTILITà DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Rumore: pubblicato il piano d’azione 2018 – 2023. A fine dicembre, l’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, in sigla Appa, ha pubblicato il “Piano di azione provinciale 2018 – 2023” per contenere l’inquinamento acustico. Nello specifico, il piano è stato pubblicato per consentire ai cittadini la consultazione del documento e l’eventuale predisposizione di osservazioni, pareri e memorie in forma scritta, che saranno tenute in debita considerazione prima della trasmissione del documento al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Fra le principali fonti di “rumore”, si annoverano innanzitutto le infrastrutture per il trasporto, in particolare quelle stradali. Relativamente all’inquinamento acustico prodotto da tali infrastrutture la normativa nazionale ha definito le fasce di pertinenza acustica, i limiti di immissione, nonché gli interventi per il rispetto dei limiti. Il tema è stato affrontato anche dall’Unione europea, già nel Trattato di Maastricht ed in particolare con il Quinto programma d’azione a favore dell’ambiente, tra i cui obiettivi vi è il contenimento del rumore ambientale in ambito urbano. Il programma d’azione ha poi portato, nel giugno 2002, all’emanazione della direttiva 2002/49, relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. Recepita nel nostro ordinamento giuridico nel 2005, questa direttiva prevede che le regioni individuino e comunichino al Ministero gli assi stradali caratterizzati da volumi di traffico superiori ai 3 milioni di veicoli l’anno. Gli enti gestori di tali assi stradali devono poi predisporre la mappatura acustica nonché i piani d’azione per il controllo e la riduzione del rumore e per la conservazione della qualità acustica dell’ambiente. Nello specifico, la Provincia autonoma di Trento, per le strade di propria competenza, nel corso del 2018 ha provveduto ad effettuare un’analisi e aggiornamento del piano di azione esistente relativo alla viabilità con più di 3.000.000 di veicoli l’anno individuando le attuali criticità, gli interventi già ultimati, gli interventi in corso di realizzazione e quelli previsti nel prossimo quinquennio. L’analisi è stata effettuata a partire dalle mappature acustiche aggiornate ed elaborate nel corso del 2017. Questo lavoro ha portato all’elaborazione di un Piano di azione che prevede le strategie e gli interventi previsti nel prossimo quinquennio per le strade principali di competenza provinciale, che è ora pubblicato nella sezione “Rumore” del sito dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente.

Consulta il piano su: www.appa.provincia.tn.it/rumore Inviaci pareri, osservazioni e memorie al seguente indirizzo di posta elettronica: gestione.strade@provincia.tn.it pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | febbraio 2019 - n. 1

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FRAGILITà

Il mondo di Tiago La forza di un bambino nel superare gli ostacoli

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Autismo disabilità invisibile ma non impossibile

antiago “Tiago”, ha sei anni, è un bambino con dei bellissimi ricci sulla testa, occhi grandi e marroni, pieno di energia e gioia. Ma è un bambino “speciale”, diverso dagli altri: è autistico. Questo vuol dire che diversamente dai suoi coetanei, ha un diverso approccio alla vita, al mondo e soprattutto al crescere imparando. A scuola fin dal primo giorno, ha sempre dimostrato di avere interesse per le nuove cose che impara insieme al suo maestro, a lui assegnato, ma nutre un forte interesse in particolare per la matematica. Lui vive nel suo mondo e gioca da solo però se trova qualche nuovo amico gioca con lui. Il problema sta nel fatto che spesso i bambini si allontanano da lui, forse perché non riescono a capire come giocare con Tiago, o forse anche perché spes-

so hanno sentito mamma o papà dire che è diverso dagli altri, un po’ indietro rispetto ai suoi coetanei, oppure, quanto potrebbe essere difficile far giocare il loro figlio con un “handicappato” (spesso è questa la frase più brutta e sbagliata che si sente in giro). Un simile atteggiamento rende ancora più difficile le amicizie con gli altri bambini e di conseguenza ci si ritrova da una parte dei bambini che non riusciranno mai a conoscere un mondo diverso di giocare, mentre dall’altra l’allontanamento dei possibili amici. L’autismo è una delle disabilità invisibili, difficili ma non impossibili da affrontare.Un pomeriggio con Tiago permette di imparare tante cose, guardare il mondo con altri occhi e soprattutto capire le diverse sfaccettature della disabilità, perché anche i

disabili possono avere una marcia in più. Caro Tiago, purtroppo ancora c’è molto da fare per bambini come te. Ma sono sicura che con la tua forza di volontà, la tua energia e i tuoi sogni andrai molto lontano, e come te altri bambini speciali, e dimostrerete al mondo che avete stoffa da vendere e che né i pregiudizi e nè tantomeno la disabilità non potranno fermarvi! Nel frattempo l’amore dei tuoi genitori e delle persone che ti vogliono bene e a cui anche tu vuoi bene sarà la luce che ti farà crescere bene. Intanto non smettere mai di sognare e di sorridere Carolina Espinoza Lagunas

Senza dimora, senza diritti La situazione di chi ha perso tutto oggi in Italia

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ivere da senza dimora, un argomento di cui spesso sentiamo parlare solamente in inverno, quando per le condizioni climatiche avverse alcune di queste persone rimangono vittime del gelo, addormentandosi senza riuscire a svegliarsi. I dati raccolti da Istat, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e da Caritas Italiana, rielaborati e pubblicati da Fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora) svelano una realtà sommersa allarmante, dove si stimano esserci più di 50.000 persone senzatetto, 14 mila delle quali solo a Roma. Si calcola anche che circa l’85% di chi vive in strada sia di sesso maschile, e che il 60% sia di origine straniera, in gran parte senza permesso di soggiorno. Le principali cause che portano queste persone a perdere o ad andarsene da una dimora sono molte, ma spesso riconducibili alla rottura dei rapporti familiari dovuti al consumo di alcool e

sostanze stupefacenti, o alla dipendenza dal gioco che porta in poco tempo alla perdita di casa e lavoro, o per la carenza di assistenza e cure psicologiche adeguate per chi soffre di problemi psichici. Problemi diversi che portano spesso in una direzione comune, alla vita di strada, caratterizzata da emarginazione, abbandono e violenza, accompagnati da una progressiva perdita di diritti. I dormitori che offrono la possibilità di alloggiare temporaneamente al riparo non sono sufficienti ad accogliere tutti, quindi la maggior parte delle persone senza dimora trova rifugio in luoghi pubblici, come parchi e stazioni, o in alloggi occupati o abbandonati, o ancora in tende e ripari di fortuna ricavati da imballaggi e spazzatura recuperati in strada. Le condizioni alle quali sono esposte queste persone non consentono loro di vivere dignitosamente e al sicuro, non potendo contare su acqua e cibo, servizi igienici, abbigliamen-

Alloggi ci sono, ma non sono sufficienti

to adeguato e assistenza medica. Per questo motivo spesso il pronto soccorso diventa l’ultima spiaggia dove trovare aiuto soprattutto d’inverno, costringendo gli ospedali a compensare la carenza di servizi di assistenza e accoglienza specifici per affrontare la situazione delle persone senzatetto. La necessità di ripensare l’accoglienza e l’accompagnamento verso un percor-

so di inclusione lavorativa e sociale è un tema sempre più sentito a livello globale che non può più lasciare indifferenti, obbligando le amministrazioni locali a rispondere con sempre maggiore prontezza a un fenomeno in continuo aumento. Giulio Thiella

Cyberbullismo Il Regno senza Regole

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iovani senza controllo, che fanno del web il loro regno. Senza regole, se non le loro. Il Cyberbullismo, come il bullismo reale, è un inferno per chi lo subisce, a maggior ra-

gione perché in Internet ogni parola, fatto, video e insulto resta per sempre. Molti bulli sono ragazzi minorenni che, sentendosi al sicuro dietro uno schermo, prendono in giro chiunque, proteg-

Cyberbullismo l’inferno che resta per sempre

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gendosi con la frase “se non sanno chi sono, non possono farmi nulla”, con genitori che non controllano e anzi, spesso, danno più potere a questi ragazzi, trasformandoli in “principini viziati”, pretenziosi anche nel web. “Tu stai alle mie regole oppure” questa era una delle frasi che sentivo spesso. Frasi da film come “Il Padrino” dove se non rispettavi chi comanda, qualcosa di brutto capitava. L’unica differenza con Don Corleone, è che i cyberbulli non usano la violenza fisica, ma quella psicologica, in grado di distruggere lentamente un ragazzo, portandolo alla depressione e, in molti casi, anche al suicidio. Molte vittime nel web vengono prese in giro perché

“hanno la voce stridula, sono troppo grasse o troppo brutte, oppure perché non hanno mai avuto una ragazza”. Frasi che avevo già sentito sul mio corpo da vari bulli nelle scuole ma che potevo togliere dalla pelle come fosse solo acqua, perché erano solo “Parole”. Ma nel web, tutto è differente. Molti bulli usano programmi digitali per realizzare “pupazzi” della loro vittima così da comandarli a loro piacimento, creando filmati “ironici” sulla vittima, facendola diventare un pagliaccio e mostrandola a migliaia di persone che, inconsciamente, ridono della vita altrui. Avendo visto e vissuto tali “orrori”, la mia unica speranza è quella di un cambiamento mentale dei genitori di questi

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ragazzi, che dovrebbero rendersi conto che bisogna tutelare i propri figli per il bene proprio e della comunità, e del cambiamento mentale dei ragazzi stessi, che dovrebbero iniziare a capire che il loro “divertirsi” può rovinare la vita ad altre persone. Non c’e bisogno di psicologi, professori o della polizia per far sì che il cyberbullismo venga fermato. L’unico modo per poterlo eliminare è quello di far capire sia ai ragazzi che ai loro genitori che per essere una comunità bisogna insegnare prima di tutto il rispetto altrui. Daniel Guida


FRAGILITA

Gioco d’azzardo Il metodo migliore per ottenere niente dal nulla.

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artedì 11 dicembre l’associazione AMA di Trento ha voluto sensibilizzare la cittadinanza sul gioco d’azzardo, invitando per l’occasione Matteo Iori, presidente del “Centro Sociale Papa Giovanni XXI SCS Onlus”, la cooperativa di Reggio Emilia che accoglie giocatori patologici. Il gioco d’azzardo si perde nella memoria del tempo. In Italia arrivò nel 1576 con il lotto: le persone scommettevano su chi sarebbe stato eletto per le cariche pubbliche. Portando sia denaro sia problemi, il gioco viene poi regolamentato da diverse leggi. Nel 1930 viene trattato dal Codice Penale e Civile che lo definisce come “vietato dalla legge salvo diverse scelte politiche”. In Italia, nel 2004, per il gioco d’azzardo sono stati spesi 24 miliardi di euro e nel 2010 si arriva a 61,4 miliardi. Nel 2011, con la crisi economica, cadono i risparmi delle famiglie e nel 2012 raddoppiano i pignoramenti rispetto al 2008. Nei momenti di maggior instabilità aumenta il numero di chi

tenta la fortuna: in quell’anno si arriva a 88,5 miliardi di euro sperperati per il gioco. Le persone in difficoltà sono spesso più portate a cadere nel circolo vizioso perché sperano di poter saldare i propri debiti, arrivando a definire il gioco come un “investimento”. Nel 2018 si arriva a 101,7 miliardi di euro. Dai numeri possiamo constatare che il gioco è una delle migliori aziende dello Stato, in costante aumento del fatturato e in grado di fidelizzare molti clienti. In Italia si gioca principalmente alle slot-machine e video-lottery. Diverse pubblicità sono deleterie per l’ascoltatore poiché inducono chi è più vulnerabile economicamente a continuare. Ogni secondo in Italia vengono venduti 60 gratta e vinci, 5,2 milioni al giorno. Chi vince finisce su tutti i giornali e diventa un rinforzo motivazionale, fomentando una percezione falsata. Esiste poi il fenomeno della “quasi vincita”: ci avviciniamo al numero vincente ma si tratta di una strategia di

rinforzo mentale per indurci al gioco. Per esempio, “gratto” il 50 e il vincente è il 51: scatta il meccanismo del “ho quasi vinto”. In un esperimento in cui sono stati acquistati 226 gratta e vinci quelli del “quasi vinto” sono stati ben 91. Pari al 40,3% dei biglietti. Questo ci fa credere che “l’uscita” sia legata alla fortuna e non sia il frutto delle scelte di qualcuno che li stampa appositamente così. Stimiamo la probabilità di un evento sulla base dell’impatto emotivo di un ricordo piuttosto che sulla probabilità oggettiva. Le vincite falsano dunque le perdite effettive. Il 3% degli italiani è un giocatore problematico e in questa percentuale alcuni sono patologici. A Trento, nel solo 2017, sono stati giocati 670.708.881 euro e di questi 537.712.191 sono stati restituiti in vincite ai giocatori, mentre 132.996.690 sono stati persi. Miranda Minella

La chiave della felicità

Hikikomori Profondo disagio sociale ed esistenziale

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Sul sito www.libera-mente.org è possibile scaricate gratuitamente una guida con consigli pratici per la famiglia del giocatore per salvare il proprio patrimonio.

l termine “Hikikomori” è di origine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. È un fenomeno che riguarda principalmente giovani tra i 14 e i 30 anni e di sesso maschile, anche se il numero delle ragazze isolate è in forte crescita. Anche in Italia l’attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. L’hikikomori, infatti, sembra non essere una sindrome culturale esclusivamente giapponese, come si riteneva all’inizio, ma un disagio sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo. Si stima che in Italia ci siano almeno 100 mila casi. Le cause possono essere diverse: • caratteriali: gli hikikomori sono ragazzi spesso intelligenti, ma anche particolarmente introversi e sensibili. Questo temperamento contribuisce alla loro difficoltà nell’instaurare relazioni soddisfacenti e durature, così come nell’affrontare con efficacia le inevitabili difficoltà e delusioni che la vita riserva; • familiari: l’assenza emotiva del padre e l’eccessivo attaccamento con la madre sono indicate come possibili cause, soprattutto nell’esperienza giapponese. I genitori faticano a relazionarsi con il figlio, il quale spesso rifiuta qualsiasi tipo di aiuto; • scolastiche: il rifiuto della scuola è uno

Apparire belli dentro e non fuori

dei primi campanelli d’allarme dell’hikikomori. L’ambiente scolastico viene vissuto in modo particolarmente negativo. Molte volte dietro l’isolamento si nasconde una storia di bullismo; • sociali: gli hikikomori hanno una visione molto negativa della società e soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire. Tutto questo porta a una crescente difficoltà e demotivazione del ragazzo nel confrontarsi con la vita sociale, fino a un vero e proprio rifiuto della stessa. Anche la dipendenza da internet viene spesso indicata come una delle principali responsabili dell’esplosione del fenomeno, ma non è così: essa rappresenta una conseguenza dell’isolamento, non una causa. Gruppo ama per genitori Le famiglie si trovano spesso impreparate per gestire il ritiro sociale del proprio figlio, per questo motivo nel 2016 l’Associazione A.M.A. ha provato a rispondere a questo bisogno con la creazione di un gruppo di auto mutuo aiuto specifico. Nel gruppo i genitori trovano uno spazio libero di dialogo e confronto in cui condividere la propria esperienza ed esprimere le proprie emozioni, nel confrontarsi con questa realtà apparentemente incomprensibile e foriera di tensioni e pesanti preoccupazioni. Il gruppo si incontra ogni 15 giorni a Trento ed è sempre aperto a nuove famiglie.

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ggi come oggi, i mass media, la tv e le riviste ci impongono degli “standard di bellezza”, che spesso ci fanno sentire scomodi, e senza accorgercene, ci fanno cambiare la percezione di noi stessi. Così nascono frasi come “Non sono bella/o”, “Non sono perfetta/o come ...”, “Il mio corpo non mi piace!”. Diciamoci la verità: quante volte ci è capitato di sentire o di pensare queste frasi, soprattutto nel genere femminile? Non ci fermiamo mai a pensare al fatto che le immagini che ci troviamo nelle pubblicità e in tv spesso sono modificate con i programmi di fotoritocco e quindi, cose come ad esempio la pelle oppure la vita, sono presentati perfetti senza nessun difetto. Questo ci ricorda che anche i modelli che spesso vediamo come “dei” sono umani come noi, e perciò anche loro hanno delle imperfezioni come qualsiasi persona. Spesso mi è stata detta una frase, che a mia volta ripeto alle persone a cui tengo (molto spesso amici single) “per poter amare qualcuno devi iniziare ad amare te stesso”. Questa frase l’ho sentita quando ero nel periodo dei primi amori non corrisposti. All’epoca non riuscivo a capire l’importanza di quella frase, che però crescendo ha iniziato ad acquisire un nuovo significato e mi ha aiutata quando venivo presa di mira dai bulli, spesso ragazze che non stavano bene con sé stesse e si sentivano più soddisfatte a offendere. “Ma cos’è la bellezza?” Secondo me la bellezza è “essere se stessi”, senza voler diventare a tutti i costi come qualcun altro. Ciò non vuol dire non migliorarsi, oppure crescere, anzi questi due ultimi elementi portano ad essere unico. La bellezza è sorridere, mostrare la migliore parte e prendersi cura di sé stessi. Essere convinti di quello che si è e di quello che si vuole diventare: da bruco a farfalla, da brutto anatroccolo a cigno, ma sempre rimanendo sé stessi. Amate voi stessi, e come il designer che sono, vi invito ad essere “unici” come i pezzi di Design! Ogni bene a tutti.

Miriam Vanzetta Associazione AMA

Per info: 0461.239640 ama.trento@tin.it www.automutuoaiuto.it

Carolina Espinoza Lagunas Amarti per amare

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S port

In volo sopra i cieli di Bassano Lascia a casa la carrozzina e tocca le nuvole!

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er gli amanti del volo libero, l’area intorno a Bassano del Grappa è da sempre considerata una delle mete privilegiate per praticare parapendio e deltaplano. Uno skyline unico nel suo genere attorno al massiccio del Grappa, che richiama piloti da tutto il mondo. In particolare, a Borso del Grappa c’è una scuola di volo con una marcia in più. Alla “Montegrappa Tandem Team” infatti, è possibile spiccare il volo anche senza l’aiuto delle proprie gambe. Alessandro Olin, titolare della scuola e pilota con un bagaglio di esperienza invidiabile, è una persona disponibile ed attenta, che negli anni ha cercato di rendere questa disciplina sportiva il più accessibi-

Sfiorare il cielo senza limiti le possibile. L’amore per il volo libero e la sensibilità che lo caratterizzano hanno portato Alessandro a costruire, assieme agli altri piloti del team, una specie di carrello che permette anche

alle persone con difficoltà motorie di provare l’ebbrezza di un volo in tandem tra le nuvole dei cieli veneti. Se non soffrite di vertigini e avete voglia di fare un’esperienza diversa dal solito, il

parapendio in tandem è quello che fa per voi. Non sono richieste abilità particolari e i ragazzi del team penseranno a tutto. Nel pacchetto proposto dalla scuola di volo è compreso il transfer in furgone dal punto di partenza (che poi sarà anche quello di arrivo, un grande prato dove atterrerete alla fine del vostro volo), fino al punto della montagna da cui avverrà il decollo. Vi verrà fornita l’attrezzatura necessaria e a fine giornata verrà offerto un aperitivo di saluto con tanto di attestato e maglietta personalizzata per ricordare l’esperienza. La scuola di volo dispone di un ampio parcheggio (con posteggi per disabili) e si trova vicino ad un hotel con bagni accessibili.

Volare è un’esperienza unica nel suo genere, che difficilmente si riesce a spiegare a parole. Ti permette di osservare il paesaggio da prospettive mai viste prima, è catartico ma al tempo stesso stimolante, oltre che, a mio avviso, estremamente divertente! Non mi dilungo particolarmente sui dettagli e le differenze inerenti la disabilità fisica, perché, molto semplicemente, non ce ne sono. Una volta che qualcuno vi avrà dato una mano ad accomodarvi sull’amico carrello,il gioco è fatto. Da quel momento in poi sarete pronti, come chiunque altro, a godervi il panorama. Senza limiti. Chiara Soma

Il supereroe delle montagne Tre anni dopo il suo incidente Maurizio Menta torna a volare

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ra l’ottobre del 2015, quando Maurizio Mentra, che allora aveva 33 anni, scendendo con la sua vela da speedfly, sul monte Baldo, si schiantò contro di una roccia, fratturandosi i piedi, tre vertebre, otto costole e lo sterno Un incidente che poteva finire in tragedia. Dopo un mese in coma, tre in riabilitazione e dopo l’intervento per l’amputazione di un piede, Maurizio non si diede per vinto, non volle mollare la sua passione pericolosa quanto adrenalinica, ritornando all’avventura dopo tre anni. Il 14 novembre scorso, Maurizio Menta si è lanciato dal Becco

Menta, esempio di forza

dell’Aquila, sul monte Brento, facendo quello che si chiama Base Jumping, uno sport che prevede un paracadute e tanto, tanto coraggio. “Non posso fare a mento di volare, quando inizi a farlo, non puoi più tornare indietro, colpa dell’adrenalina che è come una droga potente, e io non voglio disintossicarmi” si è detto Maurizio, che anche dopo l’incidente del 2015, ha voluto vivere la sua vita al “massimo” continuando a lavorare per il suo ristorante “Uva e Menta”, ma anche a restare sulla cresta dell’onda, divertendosi in sport che solo pochi hanno il coraggio di continuare, e che ancora meno, hanno

il coraggio di rifare dopo incidenti come quello avuto da Maurizio, ma lui, come un supereroe, vuole continuare a volare perché «quando ti lanci, sopporti uno stress tale che poi affronti qualsiasi situazione della vita con calma e a mente libera». Noi auguriamo buona fortuna e buon divertimento a Maurizio. Speriamo che la sua storia insegni che anche dopo un incidente poter ritornare alla propria vita è possibile. Daniel Guida

Pedali e abbracci Anche in Trentino è arrivata la ”hugbike”

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ra le piste ciclabili in Italia, inizia ad aggirarsi un nuovo mezzo ecologico su due ruote, attento alle relazioni. E’ la Hugbike, altrimenti detta “bici degli abbracci”, un progetto unico e molto interessante che approda anche sul territorio Trentino, grazie ad un bando nazionale vinto dalla cooperativa Sociale Archè che si impegna a promuovere questo fantastico strumento nell’intento di favorire occasioni di svago per giovani con disturbi dello spettro autistico e giovani con disabilità cognitive o fragilità. Il marchio e il brevetto HUGBIKE® sono di proprietà della Fondazione Oltre il Labirinto Onlus e coinvolgono soggetti affetti da autismo i quali, grazie al supporto di personale specializzato durante l’assemblaggio delle biciclette, hanno sperimentato l’integrazione nella società mediante il lavoro. Il progetto è nato infatti con la collaborazione di Banca

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della Marca, Fondazione Oltre il Labirinto onlus e Cooperativa Il Girasole. Proprio perseguendo questa missione, un gruppo di ragazzi autistici – seguiti dalla Fondazione – ha contribuito alla realizzazione dei primi prototipi di HUGBIKE, la “bicicletta degli abbracci”; questa definizione si sposa, oltre che per la particolare posizione di guida in cui il guidatore “abbraccia” il passeggero, anche alla particolare visione etica che caratterizza questo progetto. L’assemblaggio della bicicletta vede uniti personale specializzato in supporto a ragazzi affetti da autismo, i quali possono così trovare una loro collocazione nel mondo del lavoro e acquisire competenze. Come in un abbraccio di solidarietà, dall’incontro tra professionisti del settore, volontari e ragazzi con disabilità nasce HUGBIKE®, un tandem davvero speciale. In Italia

sono già tante le hugbike che circolano, almeno una per regione, messe a disposizione da diverse organizzazioni sociali. In Trentino l’unica utilizzabile la si può trovare da ottobre a maggio a Mattarello presso la sede della Cooperativa sociale Archè, in via Don Dario Trentini, 6. Da qui è possibile raggiungere facilmente la ciclabile lungo Adige sia in direzione nord, verso Trento, che in direzione sud, verso Rovereto. Mentre durante l’estate, da giugno a settembre, rimane gratuitamente a disposizione sempre su prenotazione al Centro Nautico Ekon, a San Cristoforo al Lago. Qui le possibilità di tracciato sono tante, in particolare, la vicina ciclabile lungo il Lago di Caldonazzo permette di vivere incredibili emozioni a pochi metri dall’acqua, in una delle ciclabili più belle d’Europa. La cooperativa la cede gratuitamente su richiesta degli interessati, familiari, accom-

In partenza pagnatori, educatori o amici della persona, per provarla, per fare escursioni in ciclabile o semplicemente per creare un’occasione diversa di sport e inclusione. Come sottolinea Mario Paganessi,Direttore Generale Fondazione Oltre il Labirinto Onlus: “Stiamo assistendo ad un vero cambiamento nel sociale, gli approcci obsoleti sono sostituiti da una nuova

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era dell’intelligenza di relazione con la creazione di valore sociale ed economico. I partner di questo progetto rappresentano la vera sinergia di rete che ci porta ad essere ottimisti e, finalmente, ad intravedere un futuro in linea con il diritto che ha ogni disabile ad una vita dignitosa.” Lorenzo Pupi


MONDO

La primavera araba...

Ti posso aiutare? I viaggi, si sa, hanno un inizio e una fine.

...e l’inverno di Tunisi.

E così, nonostante per i ragazzi del collettivo Checkmate sia ancora difficile rielaborare ciò che hanno visto, ci ritroviamo 45 giorni dopo la loro esperienza lungo la rotta bosniacocroata per fare il punto della situazione. I giovani, attraverso foto, video e testimonianze, hanno veicolato un messaggio disarmante: a volte la fortuna è solo una questione geografica. Francesco De Maria, membro del collettivo, racconta: “È stata la prima esperienza in frontiera, per questo non mi ero dato aspettative. Ho visto così tanta umanità. Ricordo un giorno in cui un ragazzo doveva partire per il game* . Mi ha colpito il calore con cui i suoi amici lo hanno salutato, speranzosi che fosse per l’ultima volta.” *Tentativo dei migranti di attraversare illegalmente la frontiera Il suo compagno di viaggio, Luca Renda, aggiunge: “Come collettivo ci siamo posti davanti alle tragedie umane. Non poter costruire il proprio futuro e non riuscire a far vivere adeguatamente i tuoi figli è tragico. Molti sono costretti a farsi mandare soldi dalle loro famiglie per spenderli in una quotidianità falsa e di degrado. Abbiamo pensato come inserire le nostre testimonianze nel tessuto sociale. Il primo pensiero si rivolge alle nuove generazioni, quindi a percorsi di sensibilizzazione nelle scuole. C’è bisogno di lottare e noi lo faremo tramite i canali che conosciamo meglio: la scrittura, i video e le testimonianze. Abbiamo poi avuto un incontro con Terrediartijane, un’associazione bellunese che si è interessata al nostro progetto. C’è inoltre la possibilità di aprirsi ad altri collettivi e di porta-

La “rivoluzione dei gelsomini” cominciò il 17 dicembre 2010, in seguito alla protesta estrema del tunisino venditore di arance Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco in seguito a maltrattamenti da parte della polizia. Il gesto innescò la cosiddetta “Primavera Araba”: un effetto domino che si propagò ad altri Paesi del mondo arabo e della regione del Nord Africa. Alla vigilia dello scorso Natale, ad 8 anni dal tragico gesto, un giornalista tunisino sottopagato di nome Abderrazak Zorgui si è dato fuoco in piazza dei martiri di Kasserine postando prima il video su facebook al fine di incitare altri giovani “disoccupati o sottoccupati” a protestare. A scendere in piazza non sono stati i giovani ma i meno giovani, i tutelati, gli organizzati, coloro che “sanno stare assieme” sotto l’ombrello del potente sindacato UGTT. Lo sciopero del 17 gennaio 2019 avrà seguito il 20 e 21 febbraio se non vi saranno novità. Tutta la Funzione Pubblica tunisina s’è fermata – 90% dei dipendenti il 17 gennaio. Hanno incrociato le braccia i lavoratori di ministeri, enti centrali e locali, sanità, imprese di trasporto pubblico, aeroporti e porti, ferrovie, tv e radio statali, scuole e università. Ma non i giovani. Il nemico con il quale combattere è il Fondo Monetario Internazionale che vorrebbe ridurre il costo della Funzione Pubblica da 15,5% del PIL al 12,5%! Cosa “non facile” con 250 euro al mese di stipendio di media e un aumento promesso da parte governativa di 20 euro. Lo stipendio di un insegnante raggiunge a malapena i 300 euro. Il Sindacato s’è fatto forte della dichiarazione che avveniva oltremare da Bruxelles dove il Presidente della Commissione Europea Juncker dichiarava che era stato troppo duro con la Grecia e che il potere del FMI e relativa austeri-

re il progetto culturale direttamente nelle frontiere. Bisogna risollevare gli umori delle persone, proponendo la cultura, l’arte, il teatro e la musica perché a volte le ONG soddisfano i bisogni primari, tralasciando la parte psicologica. Mi ha colpito un episodio in particolare: un giorno sono arrivato in un grande squat* pieno di persone che vivevano in una precarietà incredibile. Migliaia di immigrati passano le loro giornate accampati nella fatiscenza. Ricordo una madre sconvolta perché i suoi cinque figli avevano provato a fare il game ma senza riuscirci. La polizia ha diviso due di questi dal nucleo familiare. “ * Occupazione senza il consenso del legittimo proprietario di un luogo (casa, fabbrica, terreno, ecc.) generalmente non abitato Paolo Fuoli, il terzo membro della spedizione, dice: “Da quando siamo tornati sto cercando di sfuggire da quella frontiera in cui la solidarietà è criminalizzata. Vogliamo portare tutte le persone cha abbiamo intervistato nelle case degli europei, offrendo la possibilità di fermarsi a riflettere. Abbiamo provato spesso la sensazione di essere sbagliati perché siamo nella parte fortunata del mondo. Mi ha colpito il bambino che diceva “the game” ricordandosi che quello è parte dei giochi che ha a disposizione nella sua vita. Le immedesimazioni, infatti, ti segnano molto. Io sono te, semplicemente in un posto più comodo. Per pura casualità il disegno di vita che mi è stato assegnato è diverso da quello del bambino.”

Miranda Minella

tà andava ridimensionata. Ma, lo ripetiamo, di giovani alle manifestazioni non se ne sono visti. L’appello e il sacrificio di Abderrazak Zorgui è caduto nel vuoto. Anzi, nell’etere. I giovani, infatti, riempiono le piazze virtuali ma non più quelle reali a differenza dei loro genitori o fratelli maggiori. Eppure 9 anni fa furono quest’ultimi (oggi 30enni) gli artefici delle primavere arabe con una capacità straordinaria di sfidare il potere/poteri passando dalle piazze virtuali a quelle reali. Furono soprattutto le ragazze che dimostrarono la capacità di mobilitazione. Eppure la Tunisia è forse il paese più liberale di tutto il nord Africa dove la Chiesa Cattolica ha potuto respirare in questi otto anni e dove i diritti delle donne hanno raggiunto un livello che è impensabile altrove. La donna ha gli stessi diritti dell’uomo nell’eredità e nel divorzio e Tunisi ha una sindaca donna. Ma nella contraddizione è un paese che non è riuscito a sconfiggere la povertà, soprattutto al sud e, secondo l’Arcivescovo di Tunisi Mons. Ilario Antoniazzi, si temono per le imminenti elezioni presidenziali – 2019 - la vincita del partito estremo islamista. Sarebbe una sconfitta non solo per il paese di Annibale ma per tutto il Maghreb. Ed è per questo che si auspica una maggior presenza dell’Italia e di cooperazione con l’Europa al fine di non perdere le conquiste dell’oggi. Al fine (lo dico io) di dare ai giovani un’opportunità che non può essere la BBC: birra, bar e cellulare. Insomma, si teme con questi nuovi scioperi, la caduta del premier moderato Youssef Chahed (centrodestra) per l’ignoto. Il fronte popolare di sinistra ne chiede le dimissioni ma non ha ancora Fabio Pipinato

Il giro del mondo… ...a braccetto con Cupido

D

opo il Natale, è venuto il momento di girare il mondo all’insegna di San Valentino. In Italia si festeggia con scambio di regali, fiori e promesse. Ecco le usanze più curiose legate a questa festività. Spagna Gli spagnoli sono un popolo passionale si sa, e anche per la festa degli innamorati non si smentiscono: una serata romantica con cena a lume di candela e poi a passeggiare.C’è chi festeggia con un week-end a Siviglia, patria del fandango. Giappone La festa di San Valentino ha come protagonisti le donne che di solito, in occasione di questa giornata, regalano cioccolatini all’uomo. La confezione viene curata fino ai minimi dettagli e la tipologia di cioccolatini si differenzia in “Hommei choco”, ovvero l’e-

loro desiderio di andare all’altare. Kenya E’ tradizione che le donne consegnino al proprio sposo una zucca colma di vino di palma ricevendo in cambio un pezzo di focaccia di tiglio. Successivamente i due innamorati berranno il vino insieme dalla stessa “coppa dell’amore”.

quivalente di una dichiarazione d’amore da consegnare insieme a una lettera d’amore. Agli amici uomini, invece, verrà consegnato il “Giri choco” il quale è meno impegnativo ed è come un segno d’amicizia. Il mese dopo, il 14 marzo, durante il White Day, gli uomini ricambieranno allo stesso modo che sia un Giri oppure un Hommei. Brasile In gran parte dell’America Latina il giorno di San Valentino è conosciuto come “Dia del amor y de la amistad” (Giorno dell’amore e dell’amicizia) e serve per celebrare non solo l’amore, ma anche l’amicizia. In Brasile, invece, per evitare sovrapposizioni con il Carnevale, la festa degli innamorati viene rimandata al 12 giugno, il giorno che precede la festa di Sant’Antonio, il “santo casamenteiro”, ovvero il patrono dei matrimoni e prende il

nome di “Dia dos enamorados” (giorno degli innamorati). Come per la tipica festa degli innamorati, ci si scambiano cioccolatini, bigliettini d’amore e fiori. Inoltre si fa una gran festa anche per strada con musica e balli coinvolgendo sia coppie che famiglie. Coloro che sono single, invece, organizzano rituali magici per trovare l’amore. Le donne nubili, infine, portano con sé per tutto il giorno una statuetta del santo al quale affidano il

Corea del Sud Come in Giappone, la festa di San Valentino è associata al “White Day” e quindi la formula di scambio di doni è uguale, soltanto che invertita rispetto alla prima, In Corea, infatti, le ragazze consegnano il dono al possibile partner, e il mese dopo, se il sentimento è reciproco ed il ragazzo è interessato, ricambia il dono. Due mesi dopo, il 14 aprile, c’è il “Black Day”, per coloro che non sono stati corrisposti oppure non sono ancora fidanzati. Si incontrano per

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | febbraio 2019 - n. 1

una cena in cui si mangiano i jajangmyeon, dei noodle tradizionali conditi con una salsa di colore nero, il chunjang. E tutti insieme con questa pietanza si lamentano della loro “sfortuna sentimentale”. San Valentino dove non si festeggia In Russia e in altri stati dell’Ex Urss a maggioranza ortodossa il San Valentino non viene festeggiato in quanto non è presente nel calendario religioso. Il filo conduttore di queste tradizioni è l’amore per l’altra persona e dunque il bisogno, almeno una volta l’anno, di dichiarare i propri sentimenti. Buon San Valentino a tutti!

Carolina Espinoza Lagunas

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