Pro.di.gio. n.IV agosto 2012

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pro.di.gio.

Bimestrale di informazione dell’associazione prodigio onlus sul mondo del disagio e dell’handicap Numero IV - agosto 2012 - anno XIII - lXXIiI numero pubblicato

telefono e fax 0461 925161

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progetto di giornale

La bici è veicolo di solidarietà

Intervista a Alessandra Giurioli

La Riciclofficina apre il laboratorio di autoriparazione a Rovereto

Una città uguale per tutti dove il rispetto sia la regola

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Giro d’Italia con l’Handbike

I cannabinoidi e la ricerca nelle terapie anti-dolore, limiti di legge e iniziative regionali

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Nuova rubrica “Solidarietà e disabilità”

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a questo numero il giornale si arricchisce grazie ad una nuova sezione dedicata al tema della “Solidarietà e Disabilità”. Si vogliono raccogliere e raccontare storie, progetti ed esperienze di donne e uomini che operano in associazioni e enti presenti sul territorio trentino, ma che propongono iniziative anche a livello internazionale e che cercano di trasmettere un senso di comunità in quei luoghi dove la guerra o le difficoltà economiche e lo

sgretolamento delle tradizioni hanno compromesso il tessuto sociale. Queste iniziative, vedremo, coinvolgono in particolare le fasce più deboli e discriminate delle società, persone che per le loro condizioni psico-fisiche sono tenute ai margini, nascoste alla vista, talvolta lasciate a se stesse o peggio. Bambini, donne e uomini che per il fatto di avere delle disabilità e vivere in condizioni difficili per chiunque, rappresentano un’occasione

per far rifiorire il senso di comunità in villaggi o aree periferiche dove il più debole è altrimenti lasciato solo. Attraverso i percorsi che racconteremo il più debole sarà al contrario la linfa della società stessa, in grado di far germinare un senso di appartenenza all’insegna della condivisione e della collaborazione reciproca, creando un luogo dove la differenza diventi quindi occasione di riscatto. a cura di Lorenzo Pupi

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Il St. Martin CSA (Apostolato Sociale Cattolico) è un’organizzazione religiosa di base attiva in Kenya. È un’esperienza nata nel 1997 con l’obiettivo di venire incontro alle categorie di persone più vulnerabili all’interno delle comunità della zona in cui opera. L’organizzazione lavora con un approccio comunitario, secondo cui è la comunità stessa a farsi carico dei bisogni dei suoi membri attraverso i mezzi di cui dispone: il suo obiettivo diretto non sono i beneficiari, ma la promozione di solidarietà all’interno della comunità, attraverso il coinvolgimento e la formazione di volontari che possano prendersi cura dei più bisognosi. Il St. Martin CSA opera in una zona rurale intorno a Nyahururu (200km a nord di Nairobi) pari per estensione a metà del Veneto. Il lavoro del St. Martin viene svolto grazie ad una rete di oltre 1.200 volontari provenienti dalle comunità che lì risiedono. Questi volontari lavorano a tutti i livelli dell’organizzazione, incluso il livello gestionale, di programmazione e di direzione dei vari Programmi. Il lavoro dei volontari viene supportato da una squadra di circa 100 membri del personale. Le attività del St. Martin CSA sono organizzate in Programmi Comunitari specifici, ma allo stesso tempo interdipendenti tra di loro, che si occupano rispettivamente di: Persone con Disabilità; Bambini di Strada; Non-Violenza Attiva e Diritti Umani; Malati di AIDS e Abuso di Alcol e Droghe; Risparmio e Microcredito. www.saintmartin-kenya.org

Contributo dell’Assessore alla Solidarietà Internazionale e Convivenza Lia Giovanazzi Beltrami

Solidarietà e disabilità

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na di più è lo sguardo con cui sembra dire: “lasciami stare, voglio addormentarmi e non svegliarmi più”. Pesa poco più di 5 kg, sporco fin sopra i capelli ed è con la madre; anche lei sembra ormai allo stremo. Sono entrambi vestiti del poco che hanno. Facciamo presente alla madre che la prima tappa del progetto abilitativo è una dieta adeguata. Lei però ci dice che ha altri 4 figli, due coppie di gemelli nati prima e dopo Kamau, e che ora in casa ha solo una tazza di chai, tè locale, da dividere tra tutti...! Sentito questo vorrei andare subito a comprare loro cibo e vestiti...: è arrivato il salvatore! Ma le cose non sono così semplici perché da qui inizia un processo ben diverso, lungo e complicato. Un volontario inizia andando a far visita a casa, la donna viene accompagnata così al dispensario più vicino e poi al gruppo di supporto. Riceve quindi un piccolo prestito con cui acquista una gallina che inizierà a darle delle uova...le galline diventano due e poi tre, le uova si moltiplicano e con loro il bene e la solidarietà. Un giorno, a distanza di quasi un anno, ritrovo una coppia mamma-bambino completamente trasformata. Chiedo alla madre di mostrarmi cosa fa di solito con Kamau e lei inizia una danza abilitativa arricchita di attenzioni, complicità, abbracci, baci a cui il bimbo non può sottrarre sorrisi di felicità...mi scende una lacrima che il mio orgoglio maschile non permette di trasformarsi in fiume. Mi ringrazia ancora e racconta di quanto sia felice. Al quel punto io mi sento piccolo, piccolo...Non ho fatto nulla! Anzi, non avevo certo fiducia che potesse funzionare questo percorso, mi sarei sentito meglio a rispondere subito al bisogno: cibo, vestiti, ospedale e quant’altro. Io, noi, siamo sempre pronti a risolvere il problema: c’è un’operazione da ➽➽continua a pagina 8

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Quando la comunità è una risorsa nella riabilitazione

Cos’è il St. Martin CSA

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novembre dedicheremo due intere giornate al tema Solidarietà e disabilità. Negli ultimi anni sono state decine i progetti di solidarietà internazionale, attuati in collaborazione con le nostre associazioni, in ogni angolo del mondo. Viste le pluralità di esperienze, approcci e metodi si è pensato ad un momento di confronto e arricchimento attraverso due giorni di riflessioni, tavole rotonde, incontri, dibattiti ma anche arte, musica e spettacolo, dove riflettere insieme sulla solidarietà e sulla disabilità in Trentino e nel mondo. Quando parliamo di disabilità dobbiamo fissare alcuni presupposti. Primo: si intende la tutela della disabilità, non a partire dai bisogni della persona disabile, bensì dai suoi diritti. Il nostro dovere come cittadini è assicurare che questi diritti, alla salute, all’educazione, al lavoro, siano fruiti anche dalle persone disabili. In secondo luogo si considera la disabilità non come uno ostacolo, ma come un’opportunità e una ricchezza secondo l’approccio di Jean Vanier. Jean Vanier è il fondatore delle comunità dell’Arche che oggi sono 135, in oltre 30 paesi. Da oltre 40 anni si impegna per trasmettere la sua teologia dell’accoglienza. Laddove le organizzazioni che lavorano con i disabili combattono per la tolleranza, il diritto all’integrazione e il rispetto dei diritti, lui ha formulato un sistema che va oltre. Ci esorta a riconoscere nel disabile un valore in termini di insegnamenti che le persone disabili ci possono trasmettere se adeguatamente accolte in seno alle comunità. Il terzo punto è la riabilitazione su base comunitaria (CBR) riconosciuta e promossa dalle Nazioni Unite e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa strategia di riabilitazione è basata sul miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, assicurando l’inclusione e la partecipazione alla vita sociale. Questo approccio si è fatto strada a metà degli anni ‘80 diventando una strategia multisettoriale che aiuta le persone con disabilità a trarre benefici dall’educazione, dal mondo del lavoro, della salute e dei servizi sociali. La riabilitazione comunitaria di base è una combinazione di sforzi tra le persone con disabilità, le loro famiglie, le organizzazioni e le comunità, i governi locali, e i servizi sociali, sanitari, le comunità religiose e le associazioni governative. Sono decine i progetti implementati, nei diversi continenti in questi anni, e più di 15 le associazioni coinvolte. Per

St. Martin CSA, la storia di Kamau in Kenya

i chiamo Luca Ramigni e lavoro per la Fondazione Fontana. Dal 2004 al 2009 sono stato al St. Martin Nyahururu Kenya inviato per conto di Medici con l’Africa CUAMM e ho lavorato come fisioterapista all’interno del CPPD (Community Programme for People with Disability). Vi racconterò una storia che mi è capitata, per me molto significativa non solo per quello che rappresenta l’esperienza del St. Martin nel processo abilitativo, ma anche La comunità al lavoro per perché ritengo che la fragilità realizzare un sia una risorsa per le nostre ausilio per comunità. E questo, permetteil piccolo temi di aggiungere, è anche ciò Kamau che pensiamo alla Fondazione Album fotografie Fontana rispetto alla nostra realtà italiana. Kamau è un bimbo di tre anni affetto da paralisi cerebrale infantile, quando lo incontro la prima volta ciò che mi impressio-

Francesco Fieramosca, una vita tra pannolini, biberon e due carrozzine...

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Si apre la nostra collaborazione con l’Assessorato alla Solidarietà Internazionale e Convivenza della Provincia Autonoma di Trento

informazioni

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento

Cannabis ad uso terapeutico


s o c i e tà

La Riciclofficina apre il laboratorio di autoriparazione a Rovereto

L’associazione Handydog si racconta...

Quando la bici è anche veicolo di solidarietà

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pro.di.gio.

Riciclofficina Info:

al mese di giugno, presso il capannone del Centro di riciclaggio creativo ReMida a Rovereto, la Riciclofficina ha aperto alla cittadinanza il laboratorio di autoriparazione. Qui viene fornita assistenza per una manutenzione di base della propria bicicletta, oltre agli attrezzi necessari per smontare e riparare i propri cicli. Il laboratorio è rivolto a chi desidera apprendere i rudimenti della riparazione, ma anche a chi è già esperto ed ha bisogno di utilizzare gli strumenti a disposizione. Con un iscrizione annuale di 5 euro è possibile accedere al laboratorio e lavorare sul proprio Giovani mezzo oppure sui cicli destinati migranti alle esercitazioni. Si può inoltre all’opera lavorare in autonomia oppure affiancati da tecnici essere affiancati da un tecnico esperti e dai ragazzi del corso di ciclomeccanica. Il laboratorio di autoriparazione si inserisce all’interno del progetto sociale Riciclofficina, finanziato e promosso dal Servizio Attività Sociali del Comune di Rovereto. Il progetto è partito a fine marzo con il corso di ciclomeccanica rivolto a giovani migranti in situazione di marginalità sociale, a richiedenti asilo e migranti inoccupati con difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Il percorso è volto alla trasmissione di competenze tecniche base, allo sviluppo di competenze trasversali necessarie nel mondo del lavoro, alla valorizzazione delle potenzialità di ogni singolo e al successivo orientamento lavorativo e accompagnamento nella ricerca attiva di lavoro. Il progetto è gestito dall’Associazione Nuove Rotte di Rovereto, che ha inoltre lanciato una campagna di raccolta di vecchie biciclette usate da destinare alle attività. Se si possiede una vecchia bicicletta, invece di destinarla alla discarica è possibile portarla al laboratorio negli orari di apertura o

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Quando il cane è davvero il nostro miglior supporto

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contattare l’Associazione NuoveRotte, i volontari la ritireranno a domicilio gratuitamente, previo appuntamento. Carmen Stedile, associazioneNuove Rotte

Dove siamo? assieme ad altri sulle bici che il La Riciclofficina si trova in Via laboratorio mette a disposizioZeni n.8 (presso il centro tecnone per le esercitazioni. logico Tecnofin) a Rovereto nel Il laboratorio è anche uno capannone n.6 all’interno del spazio in cui potrai conoscere centro Remida Centro di riciclaggio creativo persone appassionate di mecReMida. canica e amanti della bicicletta Orari: e organizzare assieme iniziative Lunedì 14.00-16.00 per una maggiore diffusione di Mercoledì 14.00-16.00 questo mezzo ecologico quan(il laboratorio è aperto tutto to efficiente. indicazioni stradali l’anno con chiusura estiva dal 6 Se hai una bici vecchia che agosto al 10 settembre) non usi più da tempo, non Cosa si può fare? lasciarla in cantina, ma soprattutto non Il laboratorio di autoriparazione è uno gettarla tra i rifiuti! spazio aperto in cui puoi trovare chiavi, Contattaci, la ritireremo gratuitabrugole e altri attrezzi utili che potrai mente e a domicilio e la destineremo al usare per la manutenzione base della laboratorio permanente del progetto tua bicicletta. Potrai lavorare in autono- sociale Riciclofficina. mia oppure affiancato dal tecnico e dai Contatti: ragazzi del corso di ciclomeccanica che ti Pe r d o n a r e l e b i c i c l e t t e u s a daranno volentieri una mano nel lavoro! te o per chiedere ulteriori informaSe non possiedi una bici, ma sei co- zioni sul progetto scrivi all’indirizzo: munque interessato ad imparare i lavori nuoverotte@gmail.com di manutenzione base, potrai lavorare

Associazione Handydog da molti anni si occupa di educare cani che accompagnano e aiutano nella vita quotidiana e in percorsi di riabilitazione persone soggette a disabilità fisiche e/o psichiche, permanenti o momentanee. Lo scopo primario è costituito dalla volontà di aiutare queste persone a raggiungere uno stato A fianco Il di maggiore benessere ed autonocane guida mia, attraverso l’ausilio dell’animale di nome domestico più vicino all’uomo. Tale Fanny affidato attività si concentra primariamente a Barbara, ragazza non intorno alla creazione del rapporto vedente. uomo-cane che permette al pazienSotto alcuni te, di attivarsi per raggiungere una progetti certa autonomia, comunicazione svolti in centri e autostima. L’associazione opera per disabili principalmente in tre campi specifici: e anziani. progetti di Attività Animata con Animali (A.A.A.) di Terapia Animata con Animali (T.A.A.) in strutture come C a s e d i r i p o s o, Centri per i diversamente abili; progetti di autonomia con la preparazione di cani per l’assistenza ai diversamente abili; progetti di autonomia con la preparazione di cani per la guida dei non vedenti. La formazione di cani da terapia del tipo A.A.A. e T.A.A., comporta un’educazione del cane con l’affiancamento di operatori specializzati nelle attività di riabilitazione fisica e psichica. Essi entrano a far parte della terapia stessa, spingendo il paziente, come accennato prima, a fare esercizi utili alla sua ripresa, attraverso attività ludiche. Ad esempio durante una seduta di terapia del linguaggio, si invita il paziente a chiamare il cane da varie comunicazione o di orientamento. distanze o dargli una serie di comandi comL’associazione è riuscita in questi ultimi prensibili con una sequenza corretta. Questo otto anni, grazie all’impegno dei suoi voal fine di incrementare la chiarezza vocale lontari nella raccolta dei fondi necessari, a e anche la comprensibilità del linguaggio consegnare almeno 6 cani di assistenza e da mimico e motorio. guida a diverse persone con disabilità visiva La formazione di cani da Servizio ed As- o motoria, a persone con Sindrome di Down sistenza svolge il compito di preparare cani o affette da Sclerosi Multimpla. Oltre a questo guida per non vedenti, per accompagnare sono stati poi svolti molti progetti nei centri le persone con disabilità motorie, ma anche per bambini, anziani e disabili. visive e uditive, nelle attività di vita quotidiaDegno di nota è che in Trentino sia la sottona, facilitando il più possibile una loro vita scritta, Melchiori Lorena che Crippa Franca hanindipendente. Infatti essi sono in grado di no potuto accedere al fondo Europeo messo a assolvere ad una grande varietà di funzioni: disposizione per i progetti a favore dei disabili Accompagnamento nel traffico e lo blocca- per sostenere la spesa della preparazione dei no in caso di pericolo; loro cani da assistenza. Importante è ricordare Avvertono dei pericoli; che l’Assessore alla Salute e Politiche Sociali Accompagnano in banca ed aiutano nell’e- della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi, secuzione delle operazioni bancarie; ha lanciato la proposta che se dovessero esserci Aiutano a fare la spesa; altri disabili in Trentino che volessero godere Raccolgono oggetti caduti; dell’ausilio del cane da Assistenza, la Provincia Aprono e chiudono le porte; si accollerebbe l’intero costo dell’addestra Portano il telefono; mento inserendo il progetto come progetto Avvisano dello scattare dell’allarme; Sperimentale a favore dei disabili. Rimboccano le lenzuola; Aspetto molto importante questo, visto che Danno la sveglia, in Italia ancora non vi è una grande disponi Aiutano con il vestiario; bilità a far si che il cane d’assistenza divenga Aiutano a togliere il bucato dalla lavatrice conosciuto e quindi possa godere degli stessi e a stendere; diritti del cane guida per non vedente. Accompagnano alla stazione e fanno il Inoltre sempre nella Provincia di Trento biglietto. l’Azienda Sanitaria ha provveduto ad emaLe loro capacità vengono sempre parame- nare una linea guida che regoli l’accesso dei trate alle esigenze specifiche di ogni singolo cani guida e assistenza in tutte le strutture individuo, così che rappresentino un valido Sanitarie dell’azienda compresi gli ospedali. aiuto sia per chi è in sedia a rotelle sia per Lorena Melchiori, Segretaria dell’Ass. chi ha problemi motori agli arti superiori, di Handydog Cani da Assistenza e Terapia

Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Abbonamento annuale (6 numeri) Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Redazione: Bosetti Ugo, Giuseppe Melchionna, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Giulio Thiella. bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Hanno collaborato: Matteo Tabarelli, Dorotea Maria Guida, Maurizio Mene- 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “AssoSito Internet: www.prodigio.it strina, Giulio Thiella, Gian Piero Robbi, Lia Giovanazzi Beltrami (Assessore alla ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e E-mail: associazione@prodigio.it Solidarietà Internazionale e Convivenza), Carmen Stedile (Ass. Nuove Rotte), Luca Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”. Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Ramigni (Fondazione Fontana). Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it. Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70%pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | agosto 2012 - n. 4 In stampa: martedì 31 luglio 2012. Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).


Le barriere

Intervista a Alessandra Giurioli, disabile che protesta contro i comportamenti incivili e le barriere architettoniche dei servizi pubblici... er questa intervista sono stato invitato a casa della signora Alessandra Giurioli, disabile che da anni vive a Trento e che nel quotidiano si scontra con le barriere architettoniche e culturali che persistono ancora nella nostra città, nonostante progressi degli ultimi anni. Vive in un piccolo appartamento dietro le mura di Piazza Fiera, un luogo molto accogliente, di buon gusto e placido, ma che è testimone di una lunga battaglia, perché si sancisca una volta per tutte, il rispetto che le persone con disabilità e non solo meritano in una città come Trento. Trento, città senza barriere? 20 anni fa davano un libro: “Trento, città senza barriere”. (il libro era una guida dettagliata dell’accessibilità delle varie strutture di Trento, non un’asserzione di città senza barriere-ndr) Ma dove? In pieno centro ci sono ancora negozi di abbigliamento che per comperare qualcosa devi farti mostrare la merce sulla porta perché manca la rampa di accesso! Come è possibile che nello stesso edificio, un esercizio commerciale abbia la rampa e quello a fianco no? Perché non vogliono fare questo investimento, forse se ne fregano degli inabili...? Dal suo punto di vista qual è la situazione delle persone disabili nella nostra città? Se si fa un controllo degli inabili presenti sul territorio trentino si noterà che sono aumentati del 10%, basta guardarsi intorno passeggiando per la città e ne vedi tanti e ne vedrai sempre di più... Io che vado in day-hospital, a causa delle mie malattie degenerative, purtroppo vedo che i casi sono aumentati e coinvolgono una fetta sempre maggiore della collettività. Non solo chi finisce in sedia a rotelle per un ictus o incidente, ma anche gli anziani che sempre più spesso non vengono considerati. È un problema sociale che emergerà con forza se non si comincia a rendere più accessibile la nostra città... Le è stato addebitato il fatto di volere fare politica su questi temi. Lei cosa si sente di rispondere? Io mi sento di parlare per il sociale, non ho compensi per questo, cerco di far notare all’amministrazione competente che Trento ha un numero di abitanti e un’estensione limitati rispetto a grandi città come Torino o Verona, dove sono state adottate soluzioni concrete e definitive per eliminare i tanti ostacoli che una persona inabile può trovare sul suo tragitto. Qui, invece se faccio notare ai vigili urbani, che il marciapiede è occupato da biciclette, motorini, macchine, mi snobbano come una persona che si lamenta sempre, e io allora mi impongo, come è successo, finché quel marciapiede non torna sgombero. Ma è una cosa che non faccio solo per me, ma per chiunque si trovi poi in difficoltà. Cosa secondo lei urge fare per eliminare una volta per tutte il problema della diffusa mancanza di rispetto verso i disabili? Applichiamo prima di tutto il codice della strada, che ha regole similari in tutta Europa, e non che ognuno fa come gli conviene! Guardo sempre all’esperienza di Torino dove ad una diffusa non curanza delle norme stradali, l’amministrazione ha risposto con semplicità e fermezza: hanno preso tutte le biciclette, hanno applicato una targa e se vengono condotte contromano o vengono lasciate sul marciapiede creando impedimento per chi vi transita, inabile o meno, scatta una multa da 500€ o il sequestro del mezzo. E questo bisognerebbe fosse fatto anche qui, dove moto, auto e bici si sentono padroni parcheggiando dove non possono o andando contromano. Le foto che ti ho fornito dimostrano quale è la reale situazione di alcune zone della città. Condizioni che ho più volte segnalato ma che come si può notare non sono cambiate. Può citarci qualche situazione o comporta-

mento che andrebbe corretto? Io mi sto preoccupando della cosa pubblica che noi cittadini tutti paghiamo profumatamente, non solo le bici sul marciapiede, ma anche i rifiuti che si trovano in giro dopo serate di baldoria, bottiglie rotte e quant’altro che come potete

do cambio a Verona e poi a Roma quando arrivo, mi verrebbe da dire: ragazzi organizzatevi! predisponete una pedana che quando si arriva in stazione dia diretto accesso al marciapiede così l’inabile scende in tutta autonomia e tranquillità. Una mancanza di attenzione, questa che riscontra anche in altre esperienze? Sì, ci vorrebbe maggior sensibilità anche

Scorci di Trento. A partire dall’alto da destra Piazza Mostra, via Mantova, via Calepina. Sotto la vignetta di Maurizio Menestrina.

in molti esercizi commerciali o nei luoghi pubblici, dalle banche ai supermercati, con delle corsie preferenziali per i disabili, anche alla posta per esempio... Non sono io a dirlo è la legge che lo stabilisce e lo pretende, ma spesso non viene applicata. Io ho discusso anche in una banca a livello centrale e mi hanno risposto: “lei ha ragione, ci va il cartello per gli inabili allo sportello.”- allora mettetelo mi viene da dire! Dico che manca il rispetto, e se è l’amministrazione pubblica la prima a non dare l’esempio è logico che la situazione sia questa. Purtroppo è un inciviltà diffusa, dalle signore della “Trento bene” agli studenti che talvolta ci ridono dietro. Una volta a scuola si insegnava educazione civica, il comportamento collettivo, il rispetto reciproco, elementi indispensabili per una vita di comunità. Il rispetto bisogna pretenderlo quando siamo vivi e non quando siamo morti! Io sto diventando cieca, ho un tumore e altre patologie che mi stanno compromettendo l’organismo, ma non mi interessa io vado avanti. Voglio essere lucida fino alla fine per lottare contro tutte le ingiustizie. Giriamo questa sincera testimonianza all’amministrazione pubblica e alla cittadinanza, con l’auspicio che esperienze come il tavolo di lavoro sulla disabilità del Comune di Trento e gli sforzi di abbattimento delle barriere diano al più presto risposte e soluzioni concrete ai bisogni quotidiani di chi vive sulla propria pelle tali disagi. Lorenzo Pupi

MARKETING SAIT

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Se una città è uguale per tutti ed il rispetto è la regola... tutti vivono meglio

immaginare rappresentano sempre un ostacolo per la carrozzina. In Piazza Venezia è diventato un percorso a ostacoli, mancano le discese, il semaforo per l’attraversamento pedonale dura 10 secondi, cronometrato! Non arrivi neanche a metà corsia. Per non parlare che quando attraversi se non dici “Alt!” Alle macchine in transito, loro si fermano a 2 cm da te, che tu sia una mamma col passeggino, un disabile in carrozzina, un anziano col bastone, tutto questo deve essere controllato! Ci sono tanti vigili no? Che facciano le multe che servono. È anche interesse del Comune multare chi parcheggia intralciando le rampe d’accesso ai marciapiedi, ma se non si adegua al codice della strada, mettendo il cartello di divieto di parcheggio, la gente continuerà a lasciare lì l’auto. Parlando invece di trasporto pubblico come è la situazione dal suo punto di vista? Prendere il treno ad esempio per Roma vuol dire che devo prenotare tre giorni prima il carrello che mi sostenga, qui a Trento, quanpro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | agosto 2012 - n. 4

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KickSound Festival

Pagina a cura del Comune di Trento

L’associazione giovanile Sardagna Project propone la seconda edizione del progetto pensato per creare a Sardagna uno spazio dedicato alla libera espressione, allo sport e soprattutto alla musica. Saranno infatti i concerti di venerdì 13 e sabato 14 luglio il cuore del KickSound Festival: protagonisti band collaudate ma anche gruppi emergenti. La festa proseguirà anche domenica 15 luglio: a fare da cornice alle note, la finale del torneo di calcio a sette in cui si scontrano le quattro contrade del paese e il torneo di calcio saponato. EcoSvarioni Per sensibilizzare la comunità sulla tematica ambientale, il Gruppo Giovani Nos ha ideato e realizzato una serie di attività: un corso/concorso di fotografia, laboratori destinati a ragazzi e giovani per imparare a creare oggetti e decorazioni con prodotti naturali e riciclati, serate informative di sensibilizzazione verso l’ecologia. Il progetto Ecosvarioni, in pieno svolgimento, si concluderà con una grande festa al parco naturale di Candriai venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 agosto. L’evento coinvolgerà l’intera circoscrizione e cercherà di sviluppare una sensibilità ecologica sia tra gli organizzatori che tra i partecipanti, con giochi a tema sui sentieri, una caccia al tesoro/ orienteering, giochi gonfiabili per i più piccoli e esibizioni musicali di varie band giovanili del territorio. Alcuni stand proporranno prodotti biologici, oggetti creati con materiali naturali o riciclati, servizi e prodotti volti al risparmio energetico. In occasione della festa e in collaborazione con la Sat di Sopramonte, verrà organizzata una raccolta di rifiuti e pulizia nella zona di Candriai, che coinvolgerà i giovani soci e altri volontari. Kicksound Festival e Ecosvarioni sono due progetti nati nell’ambito dei Piani giovani di zona: definiti con il coinvolgimento della comunità e il sostegno del Comune e della Provincia autonoma di Trento, danno la possibilità a ragazzi tra gli 11 e i 29 anni di sperimentare se stessi e vivere esperienze nuove, coltivando le loro abilità e mettendole a disposizione di altri giovani e della comunità. Per informazioni: Politiche giovanili - via Roma, 56 n. tel. 0461/884841 www.trentogiovani.it Estate alla Bookique Proseguono anche nei mesi di luglio e agosto i tradizionali appuntamenti della Bookique, il caffè letterario aperto nel parco della Predara in via Torre d’Augusto dal lunedì al sabato dalle 16 alle 1. Tutti i venerdì alle 20 Note a margine propone un intrattenimento musicale che spazia dal jazz al blues, dal rock all’elettronica, con la partecipazione di gruppi che stanno emergendo e musicisti di maggiore esperienza. Domenica 22 luglio e domenica 26 agosto, dalle 10 alle 14, il Brunch musicale propone al prezzo di otto euro una colazione/pranzo con performance al muesli e suoni in diretta dall’affettatrice. Per tenersi aggiornati: www.bookique.org

Cinema in cortile, tornano i film sotto le stelle

Sito Internet del Comune di Trento: www.comune.trento.it Numero Verde 800 017 615

“Riempi d’immagini le tue serate” è l’invito del Comune di Trento per gli ospiti di Cinema in cortile, film sotto le stelle. Il cinema all’aperto si ripropone, dopo il successo delle due edizioni precedenti, anche quest’anno nel cortile interno di Palazzo Thun nei giovedì di luglio e agosto, a partire dal 12 luglio. Quattro gli enti che collabo-

rano: la Provincia autonoma di Trento attraverso la Trentino Film Commission, il Comune di Trento, l’Opera universitaria e il Museo delle scienze di Trento; otto gli appuntamenti cinematografici, suddivisi tra film rivolti alle famiglie e pellicole di animazione. Apprezzata la scelta del cortile di Palazzo Thun, che lo scorso anno ha fatto il tutto esaurito: un ambiente di facile accessibilità, circoscritto e tranquillo, piacevole per trascorrere una serata estiva nel centro storico della città. Un’iniziativa, in sostanza, che coniuga felicemente una proposta culturale con una valenza aggregativa importante per tutta quella vasta fascia di popolazione che d’estate rimane in città. La programmazione di quest’edizione comprende alcune pellicole rivolte a un pubblico vasto, ma non mancano chicche per i cinefili, come The Artist, premio Oscar 2012 per miglior film, regia, attore, costumi e colonna sonora e vincitore del Premio per il miglior attore (Jean Dujardin) al Festival di Cannes 2011 e titoli vincenti della programmazione cinematografica della stagione 2011-2012: Quasi amici di Olivier Nakache e Eric Toledano, Marigold Hotel di John Madden, La talpa di Tomas Alfredson con Gary Oldman e Colin Firth, tratto dal celebre romanzo di John Le Carrè, Hugo Cabret di Martin Scorsese. Rimane l’attenzione al cinema italiano, con il drammatico Io sono Li di Andrea Segre, con Zhao Tao, Rade Sherbedgia, Marco Paolini, Roberto Citran, Giuseppe Battiston. Infine, per i più piccoli, due film di animazione: un cartone del maestro giapponese Hayao Miyazaki, Il castello nel cielo, e Le avventure di Tintin - Il segreto dell’Unicorno di Steven Spielberg. Ecco il programma completo, lo spettacolo avrà inizio alle ore 21.30: 9 agosto Quasi amici (commedia, Francia 2011) 16 agosto Le avventure di Tintin - Il segreto dell’Unicorno (animazione, USA, Nuova Zelanda, Belgio 2011) 23 agosto Hugo Cabret (avventura, Usa 2011) 30 agosto La talpa (spionaggio, Gran Bretagna-Francia-Germania 2011) Biglietto d’ingresso: € 4. Vendita biglietti a partire dalle 20.30 del giorno dello spettacolo fino ad esaurimento dei posti disponibili. In caso di maltempo lo spettacolo sarà annullato.

I circoli anziani a Trento: un rinnovato impegno per il futuro

Sabato 19 maggio si è riunito, per la prima volta nella nostra città, il Coordinamento circoli pensionati e anziani della provincia di Trento, che riunisce oltre cento circoli per un totale di più di 25mila soci Una bella festa e un momento importante di riflessione e di programmazione. Per l’Amministrazione comunale e per tutta la città un motivo per rinnovare e rafforzare la presenza a fianco di chi ha arricchito la società con il suo lavoro e il suo impegno, e continua ad esserne un tassello fondamentale, come singolo e come gruppo.

Pronto P.I.A. e artigiani: insieme per gli anziani

Tra i tanti soggetti che formano la rete del progetto Persone insieme per gli anziani (P.I.A.), un ruolo importante è svolto dall’Associazione Artigiani e Piccole imprese della Provincia di Trento. Più di sessanta professionisti hanno dato infatti la loro disponibilità per dare risposta agli anziani che chiedono aiuto per guasti improvvisi, controlli di routine, riparazioni d’urgenza. L’intervento viene effettuato con tempestività e, anche se non gratuito, viene tariffato con un’attenzione particolare alla situazione del richiedente. Ma il vero valore aggiunto del servizio è la qualità: l’artigiano “volontario” entra nelle case degli anziani offrendo non solo la sua professionalità, ma anche e soprattutto disponibilità all’ascolto, pazienza e cordialità. Così, spesso ci scappano quattro chiacchiere e magari un caffè, e a volte la visita di lavoro, oltre a contribuire a spezzare

la solitudine, stabilisce un contatto che evidenzia altre necessità. Un servizio prezioso e costante, che dà sicurezza anche agli anziani che non ne hanno ancora usufruito, ma che sanno di poter contare su un valido aiuto in caso di bisogno. Il 30 maggio scorso, presso la sede dell’Associazione Artigiani il presidente comprensoriale per il territorio di Trento, Alberto Dalla Pellegrina, ha accolto un gruppo di anziani che, accompagnato dai responsabili del progetto P.I.A. e dall’assessore alle politiche sociali, ha consegnato un attestato speciale agli artigiani amici della persona anziana: Manuel Carli, Ivan Cestari, Mauro Merz e Antonio Valentini, a nome dei loro colleghi, hanno ritirato di persona il riconoscimento, in una simpatica atmosfera familiare. Estate al Centro La voce del Pronto P.I.A. non va in ferie neanche quest’anno: come di consueto nei mesi più caldi il numero verde 800.29.21.21 è attivo l’orario di apertura estivo del Centro servizi anziani di Trento (via Belenzani 49, n. tel. 0461/235348): dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, il sabato e la domenica dalle 14 alle 18. Fino al 26 agosto anche il Centro servizi anziani di Povo (via della Resistenza 61/f, n. tel. 0461/818101), oltre alla consueta apertura settimanale è aperto anche il sabato e la domenica dalle 14.30 alle 18.30. Presso i Centri sono disponibili i calendari con i programmi completi delle iniziative proposte.

Sentiero degli aquiloni, un percorso plurisensoriale nella natura Inaugurata la passeggiata accessibile a tutti fino al rifugio Bindesi

Una passeggiata multisensoriale nella natura, lungo un percorso accessibile a tutti, ed in particolare ad ipovedenti e non vedenti, che potranno così muoversi guidati anche da tatto, udito e olfatto. In questo consiste il sentiero degli Aquiloni, un percorso nato da un’idea dei bambini delle scuole elementari di Villazzano, abituati a sperimentare e conoscere i cambiamenti stagionali attraverso più sensi, e tradotta in concreto dall’Azienda Forestale di Trento e Sopramonte. Il percorso collega la località Torricelle di Villazzano al Rifugio Bindesi, con un dislivello massimo di 300 metri e si sviluppa su due percorsi, uno di due chilometri e uno più breve di un chilometro; lungo il tracciato sono state inserite specifiche attrezzature e accorgimenti, quali parapetti, linee guida, tabelle tattili, segnalazioni sensoriali a terra, passerelle e gradoni per la riduzione della pendenza. Tutte le attrezzature sono in materiali naturali con sfumature cromatiche adeguate al contesto naturale. Inoltre per permettere la percorrenza in sicurezza ed autonomia è prevista l’installazione, lungo tutto il percorso, di una “linea guida” fatta di recinzioni e parapetti che ha il doppio scopo di comunicare ed accompagnare nella giusta direzione il non vedente e contemporaneamente proteggerlo da eventuali fonti di pericolo. Tutto il percorso è stato corredato da tabelle informative, riportanti anche le indicazioni in linguaggio braille e a grandi caratteri per gli ipovedenti. La segnalazione dei punti è stata effettuata con delle pedane in assito di legno grezzo non levigato, in modo da renderlo antisdrucciolevole; nei punti di maggior pendenza, è stato invece realizzato un dosso artificiale in pietra locale per creare un rialzo a contrasto cromatico, percepibile anche da persone ipovedenti. A breve verrà, infine, collocata in un’area belvedere un pannello con testi in braille e una serie di elementi tridimensionali che permetteranno di vedere/toccare i profili dei monti della conca di Trento. Si è scelto di lasciare parzialmente incompleti alcuni allestimenti per rendere il percorso un vero e proprio laboratorio in continua evoluzione, coerentemente con la scelta di creare un percorso sensoriale che consenta di percepire i cambiamenti del contesto naturale. Il sentiero degli aquiloni è stato realizzato in collaborazione con l’associazione Progresso Ciechi onlus. La progettazione sensoriale è stata curata dal geometra Gianni Luchetta e dal figlio Lorenzo, geometra anche lui e studente di ingegneria quando è stato steso il progetto.


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Parte il progetto pilota “Cohousing. io cambio status”

u proposta del Presidente Dellai, la Giunta provinciale ha approvato il progetto pilota denominato “Cohousing”, un nuovo strumento che ha l’obiettivo di favorire il delicato processo di transizione all’età adulta nei giovani tra i 18 e i 29 anni che siano impegnati in lavori occasionali e senza prospettive significative, facendo loro vivere un’esperienza di coabitazione e di confronto con le tematiche legate a temi sociali, culturali e politici. “Cohousing. Io cambio status” è il titolo del progetto sperimentale che vede tra i soggetti realizzatori la Scuola di preparazione sociale, la Fondazione Comunità Solidale, la Cooperativa sociale Progetto 92, la Cooperativa sociale Villa S. Ignazio, l’Associazione provinciale per i problemi minorili, che saranno coordinati dall’Agenzia per la Famiglia, la natalità e le politiche giovanili, mentre un Tavolo istituzionale sarà il luogo di confronto generale sull’intero progetto. Il Tavolo istituzionale sarà composto da strutture organizzative provinciali competenti, dal Forum Trentino delle associazioni familiari, da associazioni giovanili, dai soggetti realizzatori, da altre autorità pubbliche e organizzazioni private, mentre la segreteria del Tavolo è garantita dall’Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili. Il progetto pilota, che avrà una durata biennale, offrirà ai giovani la possibilità di vivere in una comunità, e quindi in autonomia dalla propria famiglia, alcune opportunità di crescita, coabitando con altri giovani, lavorando

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e ricercando la propria strada professionale. Destinatari del “Cohousing” saranno 20-25 giovani dai 18 ai 29 anni, selezionati mediante bando, che siano residenti in provincia di Trento da almeno tre anni e che risultino impiegati in lavori occasionali. Verranno infatti organizzati e proposti momenti di formazione-confronto circa le opportunità e i limiti che offre il co-housing, nonché percorsi di facilitazione-comunicazione e incontro sui temi della regolamentazione interna e del rapporto con l’esterno, sia riguardo all’esperienza del co-housing, sia in relazione al rapporto con la comunità cittadina. Sono altresì previsti la co-progettazione degli spazi comuni, la co-costruzione di un sistema di gestione della convivenza e la coabitazione, l’accompagnamento e la supervisione del gruppo che abiterà la struttura, garantendo un supporto nella gestione degli eventuali conflitti, l’accompagnamento nello sviluppo delle potenzialità del gruppo nel supportare percorsi individuali formativi e professionali, l’accompagnamento nello sviluppo di reti e network utili per l’inserimento lavorativo e nelle reti di impegno civico. Saranno ideati e realizzati eventi per azioni di cittadinanza attiva a livello di gruppo, percorsi formativi e di sviluppo di nuova imprenditoria in collegamento con le attività incontrate nello sviluppo dei network e sarà sviluppato infine un modello di organizzazione e di valutazione dei percorsi per quel che riguarda la gestione dello spazio misto e le esperienze condivise.

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Provincia e patronati trovano l’intesa sulla domanda unica

l presidente della Provincia autonoma, Lorenzo Dellai, ha sottoscritto il protocollo con cui si sancisce l’intesa tra l’ente pubblico e i patronati per la gestione della Domanda unica, ovvero della sperimentazione del futuro Assegno unico previsto dalla legge sulla famiglia. “Il nostro obiettivo - ha sottolineato il presidente Dellai - è di garantire ai cittadini l’accesso semplificato ai servizi. Credo che la collaborazione con Caf e patronati sia la strada maestra perché è pensata proprio per venire incontro alle esigenze degli utenti”. Soddisfazione è stata espressa anche dai rappresentanti dei patronati: “La nostra speranza è che il protocollo apra a nuove forme di collaborazione con l’ente Provincia per offrire al cittadino un numero di servizi m sempre più ampio”. Il primo luglio è stata avviata come noto la raccolta della Domanda unica, ovvero la sperimentazione che apre la strada al futuro Assegno unico previsto dalla legge sulla famiglia, e che vede la collaborazione tra Caf e patronati. L’obiettivo è di creare una logica di collaborazione basata su un unico sportello di accesso a questo tipo di servizi. Il “presidio logistico unitario di assistenza al cittadino” prevede infatti che patronati e Caf, secondo modalità organizzative da concordare fra i due soggetti,

possano svolgere le loro funzioni di assistenza, informazione e tutela dei cittadini che richiedono l’assegno regionale al nucleo familiare. Il protocollo - sottoscritto tra il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e i rappresentanti dei Patronati - sancisce il riconoscimento del ruolo istituzionale e delle competenze che i Patronati assumo in questa

delicata fase quali titolari della Domanda unica e prende atto della volontà degli stessi di trovare un accordo convenzionale con i Caf che assicuri la miglior organizzazione per fornire risposte veloci e precise alle richieste dei cittadini. Il presidente Lorenzo Dellai e i rappresentanti dei patronati hanno ringraziato il Dipartimento lavoro e welfare per il lavoro svolto in questi mesi a supporto dei servizi verso il cittadino.

Presentato all’onorevole Gardini il modello di Protezione civile del Trentino

l modello trentino di protezione civile, basato su una forte integrazione fra corpi permanenti e volontari e sulla presenza capillare sul territorio di uomini, mezzi, strutture, è stato al centro della visita dell’onorevole Elisabetta Gardini, eurodeputata relatrice per la Protezione civile al Parlamento europeo. L’onorevole Gardini ha incontrato il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai. A seguire, nella Sala di piena della Protezione civile, il dirigente del settore Roberto Bertoldi ha proseguito l’illustrazione del sistema trentino nelle sue diverse articolazioni, anche con una simulazione di un evento di piena. Quindi una visita al Nucleo Elicotteri di Mattarello e al centro di Marco di Rovereto, dove l’onorevole ha incontrato i presidenti delle associazioni di volontariato convenzionate. L’onorevole Gardini a sua volta ha spiegato quali siano le coordinate lungo le quali si sta muovendo l’Unione europea, che vanno verso la creazione di una rete interstatale e di un centro di coordinamento unico. Nell’auspicare che oltre agli stati anche le regioni possano avere un ruolo importante in questo disegno, Dellai ha assicurato la massima collaborazione del Trentino anche a livello europeo. “La protezione civile del Trentino costituisce un modello di matrice mitteleuropea, presente in molte parti d’Europa, basato su un forte legame fra comunità e territorio, sulla valorizzazione del volontariato, sulla prevenzione e la formazione degli operatori, anche di là delle emergenze. È un sistema caratterizzato da una forte integrazione fra vigili del fuoco permanenti, circa 120, e circa 7000 vigili del fuoco volontari complessivi, di cui 5200 operativi, distribuiti in 239 corpi, ognuno con una propria caserma, che costituisce un punto di riferimento importante per l’intera comunità, e in 13 distretti. In questo quadro il volontariato organizzato è un’espressione del ruolo e delle funzioni dell’ente pubblico, posto in essere però dalla società civile. Solo

così è possibile presidiare in maniera capillare un territorio così complesso per 365 giorni all’anno. A queste forze si aggiungono i volontari delle diverse associazioni integrate nel sistema di protezione civile, dal Soccorso alpino alla Croce rossa, dai Cani da valanga con i loro addestratori agli Psicologi per i popoli. Il nostro, insomma, è un sistema diametralmente opposto a quello statale, un sistema cresciuto su base territoriale e fondato sulla valorizzazione delle risorse e delle competenze locali.” “Credo - ha detto Dellai - che in Italia si dovrebbe regionalizzare il corpo dei Vigili del Fuoco e favorire un percorso di crescita del volontariato organizzato. Se non andiamo in questa direzione rinunciamo ad una protezione civile che sviluppa e si aggiorna giorno dopo giorno, facendo maturare lungo il suo cammino la cultura del volontariato.” “In Europa - ha detto l’onorevole Gardini - la situazione è molto diversificata da paese a paese. A Bruxelles abbiamo adottato un documento con le linee guida di riforma del sistema che, pur fra alcune resistenze, punta alla creazione di un modello ‘a rete’ nel quale gli stati mettono volontariamente a disposizione, in via preventiva, risorse umane e materiali che poi vengono attivate al momento del bisogno. Il tutto coordinato da una centrale unica, e ponendo attenzione anche agli aspetti della prevenzione e della ricostruzione.” La visita è proseguita nella sede di via Vannetti e quindi a Mattarello presso il Nucleo elicotteri, dove sono state illustrate all’ospite le modalità di intervento del Soccorso alpino, anche con l’ausilio dei due nuovi elicotteri Aw 139. Infine il campo di addestramento di Marco di Rovereto, dove l’onorevole Gardini ha incontrato i rappresentanti delle varie associazioni di volontariato: Alberto Flaim, presidente della Federazione Vigili del fuoco volontari del Trentino, Giuliano Mattei, per i Nu.Vol.A. (Nuclei volontari alpini),

Alessandro Brunialti per la Croce Rossa, Nicola Canestrini per la Scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe, Katia Civettini per gli Psicologi per i popoli e Roberto Bolza, presidente del Soccorso alpino e speleologico trentino. Brunialti ha illustrato l’operato dei 3.700 soci (di cui 3.500 attivi) di Croce Rossa, e Mattei quello dei circa 600 Nuvola, attivi in questo periodo anche in Emilia Romagna per la gestione del campo allestito per gli sfollati a San Felice sul Panaro. Flaim a sua volta ha ripercorso la storia dei Vigili del fuoco volontari, passando per il primo Statuto di autonomia e la successiva legge del 1954, che ha stabilito che ogni Comune del Trentino si dotasse di un nucleo di Vigili, integrato dal corpo permanente con sede a Trento. “Il nostro volontariato - ha detto - è totalmente gratuito. Realizziamo circa 30.000 interventi con il coordinamento della Provincia autonoma, che cura anche la formazione permanente.” Bolza ha presentato il prezioso operato dei 620 operatori e tecnici attivi del Soccorso alpino e speleologico (a cui si aggiungono altri 200 addetti nei servizi di informazione e ausiliari) e Civettini quello degli Psicologi per i popoli - 50 iscritti di cui 35 al momento operativi - facenti parte di una federazione nazionale e attivi anch’essi in Emilia nonché in situazioni di suicidi, incidenti stradali e altri analoghi eventi che producono un impatto sul territorio. Canestrini infine ha presentato la Scuola provinciale cani da ricerca e catastrofe, anche con una dimostrazione con due cani, uno da ricerca in superficie e uno molecolare (ovvero che lavora sulla molecola dell’odore). L’onorevole Gardini ha auspicato una ancora più stretta collaborazione, in futuro, fra la Protezione civile trentina e le istituzioni europee, auspicio prontamente raccolto dal presidente Dellai che ha assicurato l’apporto del Trentino nello sviluppo del dibattito sul futuro della protezione civile comunitaria.

Sanità, stanziati 15 milioni per l’acquisto di attrezzature e protesi

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ono 15.470.000 euro i soldi stanziati dalla Provincia autonoma di Trento per l’acquisto di attrezzature sanitarie a favore dei vari distretti sanitari e degli ospedali trentini. Nel dettaglio la Giunta, su proposta dell’assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, ha messo a disposizione dell’Azienda provinciale per i Servizi sanitari lo stanziamento destinato a coprire i costi per l’acquisto di nuove attrezzature sanitarie (ecografi, attrezzature di ostetricia, mammografi, trapani ortopedici, ecocardiografo, letti per degenza) economali e di presidi protesici. La Giunta provinciale ha approvato il Programma acquisti 2012 dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari di attrezzature sanitarie, economali e presidi protesici. L’investimento complessivo è di 15,470 milioni di euro, diviso in presidi protesici (3 milioni di euro), attrezzature economali (4.818.100 euro, fra cui tecnologie informatiche, arredi ed attrezzature varie) e attrezzature sanitarie (7.651.900 euro). Si tratta di investimenti destinati a migliorare la qualità del servizio sanitario provinciale sia negli ospedali del Servizio ospedaliero provinciale che nei Distretti sanitari delle zone periferiche con l’acquisto di nuove apparecchiature. La lista comprende ecografi, attrezzature di ostetricia, mammografi, trapani ortopedici, ecocardiografi, letti per degenza e anche uno speciale sistema per la chirurgia robotica, del costo di 2,5 milioni di euro, destinato al presidio di Trento.

...VERSO UN NUOVO WELFARE PER IL TRENTINO... PIÙ EQUITÀ E PIÙ PARTECIPAZIONE DELLA RIFORMA SULLE POLITICHE SOCIALI

foto archivio Ufficio stampa Pat ( AgF Bernardinatti,Cavagna )

Provincia Autonoma di Trento - Pagina a cura dell’Ufficio Stampa - piazza Dante, 15 - 38122 Trento


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carcere

Nuove (discutibili) soluzioni per vecchi problemi

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➽➽continua dalla prima pagina

fare, ti porto all’ospedale. Sei senza vestiti, eccoli. Quanta poca fiducia nelle persone e nelle risorse della comunità! Quanto avremmo perso nel caso di Kamau! Passato il momento di emergenza chi sarebbe stato a fianco suo e della mamma? Chi sarebbe andato a visitarli a casa? Chi avrebbe fatto loro da “benzinaio” dell’amore? Abbiamo passato una giornata con i volontari della zona a casa di Kamau. Abbiamo costruito insieme un corner seat e uno standing aid e la mamma ci ha preparato il chai con un po’ di verdura cotta. È difficile trasmettere le sensazioni provate, ma queste sono state l’ulteriore

conferma che questa è la strada da seguire, non solo per un’abilitazione completa del disabile, ma anche per far crescere la comunità, nella consapevolezza di avere al proprio interno le risorse per prendersi cura dei suoi bisogni. Un’abilitazione fondata solo sulla prestazione, per quanto utile, è sicuramente deficitaria in tutto l’aspetto socio-affettivo-educativo. Questo è il sogno del St. Martin. Il sogno che ogni comunità si renda conto che il disabile, il malato di AIDS, i bimbi di strada...non sono una vergogna, ma una risorsa che una volta scoperta ci aiuta ad essere migliori. Luca Ramigni

➽➽continua dalla prima pagina mentale. Gruppo 78 nasce come questo abbiamo pensato a queste comunità di convivenza a Volano due giornate di riflessione, d’incon- nel 1978 per opera di un gruppo di tro e di scambio. volontari, di cui alcuni disabili e nel Sono molti i soggetti trentini 1981 si trasforma in cooperativa. impegnati nel settore della disabi- Gestisce tramite convenzioni diretlità. A titolo di te con il Servizio esempio cito tre per le Politiche realtà trentine Sociali e Abitatiche incarnano ve della Provinquesto impegno cia Autonoma a cavallo tra sodi Trento e su lidarietà e disaappalti promosbilità: La Fondasi dall’Azienda zione Fontana, Provinciale per Cooperativa soi Servizi Sanitari ciale gruppo 78 centri e servizi e AIFO. nell’ambito delLa Fondazione la residenzialità, Fontana lavora della formazione con la comunità al lavoro, degli del St. Martin a interventi eduNyaruru in Kencativi a domicilio ya. Prendendo e della socialità. spunto dalla teOltre l’attività in Lia Giovanazzi Beltrami oria di Jean Vanier, Trentino ha attivato Padre Gabriele Pianche interessanti propinato, il fondatore, ha creato una getti in Brasile, Tanzania, Guatemala, forte comunità che lavora con i Ecuador. disabili attraverso la riabilitazione L’obiettivo delle giornate non sarà comunitaria di base. Negli anni sono solo riflettere sul cammino percorso stati formati più di 1500 volontari che ma soprattutto fare rete tra le dedecidono come spendere le risorse cine di associazioni che in trentino e quali progetti attuare, aiutati e lavorano con i disabili e quelle che supportati da alcuni dipendenti che attraverso progetti di solidarietà inne sono al servizio. ternazionale si occupano di disabilità Un’altra associazione che vanta in Africa, Asia e America Latina. L’idea un’esperienza consolidata nel set- è proprio quella di far incontrare tore è AIFO, che oltre che occuparsi approcci ed esperienze diverse per dei malati di lebbra, come il suo essere da stimolo, per trovare soluispiratore Raul Follerau, è uno degli zioni, nuove idee, contatti e infine attori più impegnati in progetti di per esortare le nostre associazioni a riabilitazione e reinserimento sociale lavorare attraverso il volontariato e per persone con disabilità realizzati la riabilitazione comunitaria di base. proprio attraverso l’approccio della Inoltre sarà un’occasione preziosa Riabilitazione su Base Comunitaria. per far conoscere le associazioni Oggi lavora in 22 paesi del mondo, che se ne occupano in Trentino e in particolare con il nostro supporto nel mondo. è stato attivato in progetti a favore Sarà un momento davvero impordi persone disabili in Guyana, Mon- tante non solo per gli addetti ai lavori golia, Pakistan, Liberia, Egitto, Cina, ma per tutta la comunità trentina, Brasile. con la quale potremo coltivare una Infine gruppo 78 Gruppo, una coo- sincera apertura ai desideri dell’altro, perativa sociale che progetta e offre e stimolarla ad essere un appoggio servizi socio-assistenziali, sanitari ed costruttivo per il prossimo ponendo educativi a carattere residenziale, la nostra attenzione “all’essere con”, semiresidenziale e diurno, a favore vivendo insieme alle persone disabili di persone in difficoltà, in particolare e meno fortunate. di coloro che vivono un disturbo Lia Giovanazzi Beltrami

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Carceri d’oltre oceano

n Arizona vicino Phoenix si trova un istituto penitenziario unico nel suo genere; dal 1993 infatti è stata creata dallo Sheriffo della Contea di Maricopa la cosiddetta Tent City (tendopoli) come estensione del carcere del luogo che da anni tentava di combattere il problema di sovraffollamento del complesso penitenziario, g i à p r e ce dentemente quarto al mondo per dimensioni. Le gigantesche tende, divise per “ r a z z e ”, così come definite nel regolamento carcerario, ospitano almeno 20 persone ciascuna e sono state piantate nel perimetro dell’edificio, togliendo a tutti i detenuti un enorme fetta di cortile e obbligandone altri a “campeggiare”nell’assolato deserto confinante con il Messico. L’ organizzazione è in gestione da anni allo Sheriffo Joe Arpaio, veterano di guerra, Repubblicano, rieletto 5 volte, governa questo accampamento con il pugno di ferro e un’organizzazione meticolosa di ogni singolo dettaglio. Nel 1993 acquistò 35 tende militari risalenti alla guerra in Korea e dopo averle montate vi trasferì quasi 1200 detenuti, più di 30 in ognuna. Oggi la capienza massima della tendopoli è di 2400 posti, quasi tutti sempre occupati a causa del fatto che circa il 70% dei soggetti è in attesa di giudizio, lasciati letteralmente a cuocere nel deserto senza che nessuno li abbia ancora dichiarati colpevoli. Un grande vanto per l’ ex militare è di aver ridotto i pasti a 2 al giorno, con un costo di soli 20 centesimi di dollaro l’uno, contro il dollaro intero usato per i cani addestrati dalle forze dell’ordine. Un dato che viene usato come stendardo di questo sistema votato al risparmio, in cui a pagare sono come sempre i diretti interessati ai provvedimenti restrittivi, coloro che non hanno voce in capitolo. Oltre a costringere gli ospiti dell’istituto a pasti da pochi centesimi, Joe Arpaio ha tolto una lunga serie di piccoli “privilegi” definiti anche “cibi extra” come lo zucchero, il sale il pepe e perfino il caffè. Questi beni, se trovati durante le frequenti e invadenti perquisizioni, vengono immediatamente sequestrati; perfino il tabacco e il materiale pornografico, il primo perché definito superfluo, costoso e dannoso, il secondo perché deviante, sono assolutamente banditi. Dal 1995 esiste un modo per guadagnare crediti extra, utilizzabili per poter accedere a permessi premio o sconti di pena, la cosiddetta Chain gang (banda della catena). I detenuti possono volontariamente “arruolarsi” in questo gruppo di circa 20 elementi, tutti incatenati tra loro alle caviglie, a compiere estenuanti lavori sotto il sole, 8 ore al giorno per 40 giorni. La catena che unisce i detenuti

è di dimensioni ridotte e questo costringe loro a marciare in fila indiana con assoluta precisione per evitare di bloccare tutto il gruppo e dover ripartire. Questo comporta oltre allo sforzo fisico anche una grande pazienza e forza di volontà che non tutti i detenuti riescono a dimostrare. Un altro metodo usato dal fantasioso Sheriffo per tenere sottomessi i detenuti è stato quello di dotarli di bianch e r i a i nti m a rosa, solo perché questo colore non piace ai detenuti di sesso maschile; perfino le manette sono state colorate così, quasi a volersi prendere gioco gratuitamente di queste persone, compiendo certe piccole azioni con il solo scopo di rendere ancora più umiliante e degradante la permanenza in carcere. Già nel 1997 Amnesty International definì Tent City, in un resoconto sulla vivibilità delle strutture detentive, non adeguato per la totale mancanza delle agevolazioni minime necessarie alla pacifica convivenza tra reclusi. Lo stesso Joe Arpaio ha definito

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temperatura a Phoenix raggiunse i 48 e a Tent City si toccarono i 63 gradi centigradi, i detenuti lamentarono guasti ai ventilatori delle tende e lo scioglimento delle suole delle scarpe che fondevano con il terreno incandescente. Negli anni ‘90 avvennero moltissimi fatti spiacevoli tra le mura e le tende della Contea di Maricopa, ancora oggi l’FBI sta indagando per ricostruire alcuni avvenimenti terribili, come per esempio la terribile avventura di Richard Post, un signore paraplegico in sedia a rotelle arrestato l’anno prima perché trovato in possesso di uno spinello a seguito di una perquisizione. Il malcapitato a Tent City venne preso di mira dalle guardie che prima gli negarono la possibilità di usare il catetere, a lui necessario, e come punizione alle sue continue lamentele venne legato a una sedia con tanta foga da rompergli l’osso del collo, obbligandolo a tornare sotto i ferri per la rimozione di una vertebra, a successivi mesi di convalescenza e a rinunciare per sempre all’uso delle braccia. Il livello di invivibilità raggiunto in Arizona riporta alla mente le

Maurizio Menestrina

Tent City un campo di concentramento, vantandosi purtroppo del livello di controllo, sottomissione e riduzione delle spese raggiunti grazie alla sua ferrea gestione. Nel 2003 durante il periodo estivo la temperatura all’ esterno della tendopoli raggiunse i 43 gradi e lo Sheriffo replicò che in Iraq la temperatura arrivava a 48 gadi e i soldati statunitensi in missione, pur vivendo anche loro nelle tende e dovendo indossare abbigliamento pesante da guerra non si erano mai lamentati. Nel luglio 2011 la

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terribili prigioni per terroristi quali Abu Ghraib, dove i basilari diritti umani vennero infranti e calpestati; eppure quando il trattamento disumano riguarda i proprio cittadini nessuno ne parla, quasi a voler evitare di impicciarsi degli affari altrui, ma quando si tratta di diritti umani si dovrebbero dimenticare i confini statali, le nazionalità e le bandiere e chiedersi perché alcune persone debbano pagare un prezzo più alto per gli errori da loro commessi. Giulio Thiella


n u ov e c u r e

I cannabinoidi e la ricerca nelle terapie anti-dolore, limiti di legge e iniziative regionali

La grande contraddizione... Cannabis ad uso terapeutico

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egli ultimi mesi sfogliando riviste, quo- ne nasce quando non si prende una decisione L. 21 febbraio 2006, n. 49 o in caso di fatti di quantitativi massimi consentiti espressi in tidiani e blog online vi sarà capitato di a livello centrale. lieve entità la pena detentiva diminuisce a 1 - 6 milligrammi per la morfina (da sempre somministrata per lenire il dolore, ad esempio, notare che il tema della cannabis ad uso A quanto sembra questo crea grandi di- anni con multa di 3.000- 26.000 euro. sparità, in primo luogo per quanto riguarda terapeutico è sempre più in evidenza. L’indicazione delle quantità ammissibili per nei malati oncologici sottoposti a trattamenti Un argomento questo, poco affrontato in l’accesso dei malati a questo tipo di terapie, uso personale sono poi riferibili alla tabella dei cronici) come indicato alla casella 120. (vedi passato come ai giorni nostri, vittima forse di poi notevole è il freno imposto alla ricerca in limiti quantitativi massimi previsti dalla nuova tabella): Un valore, quello della morfina ammessa, un’ottica diffidente alimentata da un sistema questo settore che a livello internazionale stà legge Decreto Ministero Sanità 11 aprile 2006 di opinione pubblica, istituzioni e media, invece evidenziando grandi potenzialità per che per la sostanza psicotropa di cui si tratta decisamente inferiore a quello espresso per preparati della cannabis. Sintomo forse della che è rimasto incapace di analizzarlo senza la cura di uno spettro sempre più ampio di riportiamo la casella 152. (vedi tabella): dietrologie, col risultato di creare pericolose patologie. Un campo questo che potrebbe Qui è forse presente un’altra contraddi- sua maggior pericolosità e dannosità? zione, se si prendono in considerazione i La morfina è un potentissimo analgesico ed quindi aprire a nuovi scenari. contraddizioni. Il 2 maggio scorso, il Consiglio Regionale è uno dei 30 alcaloidi presenti nell’opAltra contraddizione testidella Toscana ha approvato la prima legge in moniata dalla cronaca giupio, una polvere ricavata dal liquido Italia per l’uso sanitario della cannabis. L’obiet- diziaria, nasce nel momento lattiginoso raccolto, dopo incisione, tivo della legge è quello di facilitare l’utilizzo in cui chi ha sperimentato dalla capsula immatura del Papaver di farmaci con cannabinoidi nella cura di tali terapie e né ha eventualsomniferum. La somministrazione specifiche malattie come la sclerosi multipla, mente riconosciuto l’efficacia di soli 10mg (0,01 grammi) per via la depressione e il glaucoma. Si è previsto rispetto alla sua patologia parenterale, è in grado di ridurre di che le strutture sanitarie ricoprano un ruolo specifica, rischia di imbatalmeno l’80% la percezione del dolofondamentale permettendo la riduzione degli tersi in situazioni di illegalità re. Per questo motivo viene utilizzata attuali tempi burocratici per importazione e nel tentativo di procurarsi la come presidio terapeutico nel tratsomministrazione della cannabis terapeutica. cannabis autonomamente o tamento del dolore di tipo cronicoCon l’ulteriore previsione che tali trattamenti coltivandola in casa. Questo profondo di intensità medio elevata, potranno anche continuare nell’abitazione genera casi al limite che la come quello neoplastico in fase terdel paziente. È considerato da molti un passo legge così come impostata minale. A tal proposito è interessante avanti, nell’approccio alla terapia del dolore e a livello nazionale non esita sottolineare come la morfina abolisca nella cura di patologie specifiche, che grazie a reprimere, spesso senza il dolore inteso come sofferenza, alla ricerca potrebbe permettere, in alcuni ma non la sua percezione. Spesso il casi, la sostituzione di medicinali sintetizzati soggetto rimane consapevole dello chimicamente spesso invasivi per il paziente. stimolo dolorifico, lo percepisce ma Flaconi di cannabis per uso terapeutico. Una legge, quindi, per disciplinare sotto il non se ne preoccupa, se ne distacca e non ha Oppio: una polvere ricavata dal liquido lattiginoso raccolto, dopo incisione, dalla profilo organizzativo e procedurale l’utilizzo alcuna difficoltà a tolleralo. La capacità della capsula immatura del Papaver somniferum. di tali farmaci come ausilio terapeutico all’inmorfina di interagire con i recettori oppioidi terno del Servizio Sanitario Regionale, per di tipo μ, spiega lo stato di euforia che insorge combattere il dolore, nelle cure palliative e in seguito alla sua assunzione. anche in altri tipi di terapie. L’eccitazione è tuttavia transiIl ritardo accumulato dall’Italia in questo toria e già dopo pochi minuti campo è notevole e deve rispondere oramai subentrano sintomi depressivi ad un’istanza di ordine mondiale. Infatti sono e narcotici (il nome morfina già tanti i paesi che hanno regolamentato i deriva proprio da Morfeo, dio cannabinoidi per uso terapeutico e tra questi greco del sonno e dei sogni). Il più pericoloso effetto ricordiamo Austria, Germania, Repubblica collaterale della morfina è Ceca, Olanda, Spagna, Regno Unito, Stati uniti rappresentato dalla sua poe lo stato di Israele. tente azione depressiva sul Come si legge nella relazione che accompagna la proposta di legge: “L’efficacia entrare nel merito della questione, centro del respiro, che in caso farmacologica dei cannabinoidi si fonda su altre volte chiudendo un occhio e di intossicazione acuta può acquisizioni scientifiche, sperimentazioni e risolvendo il fatto all’insegna del portare a coma e a morte pratiche cliniche sempre più diffuse a livello buon senso. per paralisi respiratoria. Per mondiale”. questo motivo la morfina è Capita infatti che i media riportino Nel preambolo della legge si trovano poi esperienze e battaglie di malati di controindicata per i soggetti indicati i principali ambiti di cura e quelli in fase SLA (sclerosi laterale amiotrofica) o asmatici e per chi soffre di di studio: è oggi disponibile a livello scientifico chi ha subito lesioni gravi agli arti enfisema o di altre patologie una “compiuta valutazione dell’impiego clini- (caso descritto in un articolo del caratterizzate da ridotta effico dei cannabinoidi nella cura del glaucoma, quotidiano locale L’Adige:”The alla cienza respiratoria. Altri effetti indesiderati comnella prevenzione dell’emesi, nel controllo di marijuana contro il dolore”4 Giugno prendono nausea, prurito, alcune spasticità croniche, come adiuvante 2012) che ammettono di essersi miosi (pupilla puntiforme) e nel controllo del dolore cronico neuropatico procurati la cannabis attraverso vari stipsi (un derivato della morassociato a sclerosi multipla, nel trattamento canali e averla assunta non come fina, chiamato loperamide, è del dolore nei pazienti affetti da cancro. Da stupefacente, ma come lenitivo utilizzato come antidiarroico). sperimentazioni scientifiche risulterebbe, per i loro dolori lancinanti. Talvolta Particolarmente pericolose inoltre, che i cannabinoidi hanno proprietà in alternativa a sostanze come la sono le ripercussioni sulla di ridurre i dosaggi degli analgesici oppiacei, morfina, dimostrata essere, nelle psiche dell’individuo, vista quali la morfina e i suoi analoghi, necessari a terapie di lungo periodo, non priva la capacità della morfina di lenire il dolore nei malati oncologici sottoposti di controindicazioni. indurre stati carenziali o di a trattamenti cronici, evitando così i fenomeni La legge però ci ricorda che per il astinenza (quando si interromdi assuefazione, caratteristici degli oppiacei”. reato di detenzione di stupefacenti Va ricordato, per completezza d’informa- si rischiano dai 6 a 20 anni di carcere pe bruscamente l’assunzione zione, che tale utilizzazione nella terapia con sanzione amministrativa (multa) insorgono effetti opposti, farmacologica è resa possibile dall’inseri- da 26.000 a euro 260.000 come cita come diarrea, malessere gemento di alcuni principi attivi denominati l’art. 73 D.L. 30 dicembre 2005, n. nerale, depressione, aumento Maurizio Menestrina “cannabinoidi” appunto, con decreto del 272 convertito con modifiche dalla della temperatura corporea). Il ministero della Sanità del 18 bisogno di assumerne morfina aprile 2007, nella tabella II del in continuazione, a dosi sempre Testo unico sulla disciplina degli maggiori, produce effetti devaimiti massimi previsti dall’art.73, co.1 bis del D.P.R. n. 309/1990, modificato dalla legge n. 49/2006 Indicazione dei stupefacenti e sostanze psicostanti sulla socialità e sulla salute limiti quantitativi massimi delle sostanze stupefacenti e psicotrope, riferibili ad un uso esclusivamente personale trope e di prevenzione, cura e mentale. delle sostanze elencate nella tabella I del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e L’inserimento dei cannabinoidi riabilitazione dei relativi stati di delle sostanze psicotrope nella tabella ministeriale delle tossicodipendenza. sostanze psicotrope è stato La Regione Toscana non si Posizione Quantitativi Dose media rappresentato come uno degli identifica nel panorama nanell'elenco del Sostanze Formula chimica massimi in singola in mg zionale l’unica esperienza di ostacoli formali alla regolamenministero mg (soglia) tazione del loro uso terapeutico regolamentazione in questo ambito. Prima di lei, l’8 aprile 2012 e costituisce probabilmente un Preparati attivi della Cannabis (6aR,10aR)-6a,7,8,10al’amministrazione della Regione freno alla sperimentazione e ap(hashish, marijuana, olio, tetraidro-6,6,9-trimetilplicazione di tale principio attivo. Puglia, sulla base di una delibera 152. resina, foglie e infiorescenze) 25 500 3-pentil-6H-dibenzo[b,d] La ricerca se lasciata operare, della giunta firmata a febbraio Delta-9-tetraidrocannabinolo piran-1-olo porterebbe allo sviluppo e alla ha stabilito la coperture totale, (THC) riduzione dei costi delle terapie attraverso il servizio sanitario anti-dolore, particolarmente regionale, delle spese di quei ma7,8-deidro-4,5lati terminali che abbiano deciso onerose, soprattutto per i malati, 120. Morfina epossi-3,6-diidrossi25 250 di fare uso di cannabinoidi. ma anche per il Sistema Sanitario N-metilmorfinano Lo scenario nazionale però è Nazionale nel suo complesso. Lorenzo Pupi molto diverso e la contraddizio-

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s p o rt e s o c i e tà

Francesco Fieramosca, una vita tra pannolini, biberon e due carrozzine...

Giro d’Italia con l’Handbike

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rancesco s’incontra che va spedito per le vie di Albenga con in braccio il suo piccolo. Si deve fermare per darli il biberon o cambiargli il pannolino e le mani sono due, ci dice: “O mi occupo di Edoardo o spingo la carrozzina, ma non quella del bambino, la mia!” Francesco Fieramosca è paraplegico a causa di un indicente. Spesso lo troviamo in trasferta nelle varie città d’Italia, dove sta disputando, insieme ai suoi compagni di squadra (P.a.s.s.o Cuneo) il Giro d’Italia Handbike e quando possono lo seguono anche Federica sua moglie e il piccolo, tutti fortissimi sostenitori del papà ciclista. Lo abbiamo incontrato in occasione di una cena della Polisportiva cuneese e non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di fargli qualche domanda. Francesco con quest’accento... proprio ligure non sembri, ci racconti qualcosa di te? Infatti, Sono nato a Sciacca in provincia di Agrigento nel 1984, ho avuto l’incidente nel 2005, poi nel 2007 mi sono trasferito in Liguria. Prima dell’incidente lavoravo con i mezzi meccanici tipo escavatori, draghe e camion, poi dopo la lesione non ho più potuto continuare a fare quel tipo di lavoro ed allora ho deciso di riprendere gli studi. Mi sono diplomato e grazie al titolo di studio ho potuto concorrere per lavorare in Comune, dove sono tuttora impiegato.

Spesso nelle gare ti vediamo insieme a tua moglie, dove vi siete conosciuti? Federica l’ho conosciuta nel 2006 durante il ricovero presso l’unità spinale di Pietra Ligure, lei era la mia fisioterapista. Qui qualcuno può

fare anche un sorriso sulla solita storia che l’infermiera o la fisioterapista s’innamora del suo paziente. Ma non è andata così. Diciamo che tutto è avvenuto nel modo più naturale che possa esserci, lei non mi ha fatto mai pesare la mia

disabilità, semplicemente perché non la vede! Com’è la tua vita da neo papà con limitazione fisica, ci vuole una carica in più per star dietro ad un bambino piccolo? Ovviamente per stare dietro ad Edoardo di energie ce ne vogliono tantissime, ma riesco a cavarmela molto bene, non ho mai avuto grosse difficoltà. Quando Federica è a lavoro e sono con il piccolo è come fare una gara ad ostacoli, il percorso si snoda tra pannolini, pappe, biberon e non riesco mai a tenerlo fermo: è vivacissimo! Forse il fatto di avere ventotto anni mi aiuta. Che cosa vorresti per il suo futuro, che mondo vorresti per tuo figlio? Vorrei che crescesse sereno e che un giorno fosse fiero del suo papà e della sua mamma. Stiamo facendo tanti sacrifici per farlo crescere bene e non fargli mancare nulla. E quando diventerà grandicello e vedrà la differenza tra te e i papà degli altri compagni, come glielo spiegherai che non c’è nessuna differenza? Edoardo mi ha sempre visto sulla carrozzina, quindi credo che troverà abbastanza normale questo stato di cose, penso che si stupirà del contrario e, ridiamoci su, vuoi? Magari mi dirà: “Papà perché gli altri stanno in piedi?”. Grazie Francesco! Dorotea Maria Guida

Assistono i “loro uomini” disabili durante l’attività sportiva

Le “meravigliose” donne della P.a.s.s.o

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a P.a.s.s.o è una Associazione di Cuneo che dal 1996 si occupa di promuovere l’attività sportiva senza ostacoli per le persone disabili. La Polisportiva costituita, qualche tempo dopo da alcuni atleti disabili tra i quali: Sergio Anfossi, Alessandro Bracco e Sandro Dutto, ha dato la possibilità ad un gran numero di ragazzi di avvicinarsi a varie pratiche sportive come lo sci alpino, il tennis in carrozzina e l’handbike. Oggi si contano quasi venti atleti tra i quali due donne. Quando parliamo di “donne delle Passo”, però, non ci riferiamo alle atlete, ma a tutte quelle che orbitano con determinazione, grinta e spirito di abnegazione intorno agli atleti disabili. Le vediamo presenti in quasi tutti gli eventi sportivi, alle gare, nelle esibizioni degli atleti, a bordo campo oppure al margine delle piste.

Si occupano del bagaglio nelle lunghe trasferte, danno una mano nel caricare e scaricare gli ausili, l’handbike e quant’altro, non solo dei

loro fidanzati, compagni, mariti, figli, ma anche di tutti gli altri atleti della Polisportiva cuneese. Sono una presenza costante ma fuori scena. La loro carica, la loro effervescenza e solarità difficilmente potrebbero essere descritte senza inciampare nelle lusinghe. Una sera si erano ritrovate quasi tutte ad una cena della Polisportiva, molte di loro non si erano mai viste eppure si erano rispecchiate le une nelle altre, trovandosi simili, benché disomogenee per età, cultura e provenienza geografica. In seguito e quasi per istinto, avevano iniziato a chiamarsi: “Donne della Passo”. Quanto appena scritto potrebbe lasciar pensare a una fiaba o a qualcosa d’irreale. Invece di fiabesco non c’è proprio nulla, o quasi, perché queste donne, insieme ai loro uomini, affrontano con eroismo e coraggio gli innumerevoli problemi e

difficoltà della vita. Neppure è una storia irreale poiché sempre più spesso giovani donne, (utilizzando controvoglia il termine) “normodotate” scelgono di legare la propria vita a uomini disabili, consapevoli del loro valore. Il valore che queste donne riconosco ai propri uomini, mariti, fidanzati, compagni, figli è quello che la società tutta dovrebbe imparare a riconoscere e non sottovalutare. Il modo di guardare di queste donne è un “guardare oltre” la limitazione fisica. Queste donne condividono la vita e le difficoltà dei loro uomini e scelgono di seguirli anche nelle varie attività sportive, consapevoli del fatto che lo sport è uno dei momenti aggreganti e formativi con il quale si possono rivivere gran parte di quelle emozioni precluse dopo aver acquisito una disabilità. Sono tutte donne “normali” in definitiva; l’appellativo”meraviglioso” è un omaggio che meritano: Claudia, Federica, Nicole, Manuela e tutte le altre che per rispetto della privacy non segnaliamo il nome. E poi ci sono io. Dorotea Maria Guida

La nuova legge sulla non autosufficienza deve aiutare i disabili che lavorano e tutelare le cooperative di assistenza

Più il disabile lavora e guadagna più aumenta il costo dell’assistenza arrivando al paradosso che si lavora “per nulla”

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ono una persona con disabilità affetta da una patologia che indebolisce progressivamente in modo irreversibile i muscoli. Grazie ad una carrozzina elettronica riesco a spostarmi, ma non sono in grado di compiere da solo gli atti quotidiani della vita, come alzarmi dal letto, lavarmi, vestirmi o cucinare. Vengo pertanto seguito in forma di assistenza domiciliare da parte di operatori privati e dall’ottima Cooperativa Sad, che mi permettono di vivere dignitosamente da solo e non dover essere ricoverato in strutture apposite. Mi sono laureato in economia nel 1998. Con soddisfazione ho avuto varie esperienze come libero professionista in ambito informatico. Nel 2007 sono però stato costretto a chiudere l’attività lavorativa a causa degli altissimi costi dei servizi, sociali, che vengono calcolati in base al reddito. Le vigenti regole provinciali prevedono nel mio caso il versamento di quote che arrivano addirittura fino al 70% del reddito

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netto! Il sistema attuale comporta un totale blocco dell’attività lavorativa e premia chi non fa niente (o fa il furbo) e penalizza fortemente chi vuole essere una risorsa attiva (che produce ricchezza e versa le imposte). L’articolo 3 della legge in oggetto dice: “La Giunta provinciale promuove altresì interventi diretti al mantenimento personale, alla prevenzione degli stati di non autosufficienza nonché, se possibile, alla riabilitazione”. Riabilitazione che, per chi ha la fortuna di avere ancora delle capacità

residue, può certamente nascere dalla soddisfazione e dall’autonomia generata da un’attività lavorativa, che va considerata virtuosa e quindi incentivata. D’altro canto ostacolare il lavoro può portare a grandi disagi psicologici come ad esempio depressione e connessi problemi sanitari con relative ripercussioni economiche e sociali. Auspico fortemente che il regolamento attuativo della nuova legge sulla non autosufficienza, in via di definizione da parte della Giunta provinciale, possa aiutare anziché soffocare le persone che, come me, in una condizione di disagio fisico, decidono di impegnarsi a lavorare.

Va inoltre tutelato il prezioso lavoro, l’organizzazione e professionalità delle cooperative che prestano il servizio di assistenza sul territorio. Vanno posti in essere strumenti per mantenere snello l’accesso ai servizi già presenti rispetto alla mera erogazione di denaro sotto forma di assegno di cura. L’assistenza è necessaria per far fronte ai bisogni primari dell’utente, è quindi fondamentale l’affidabilità del servizio, difficilmente raggiungibile con operatori privati gestiti direttamente. Basti pensare ad un’assenza improvvisa dell’assistente che deve aiutare l’utente ad uscire dal letto o andare in bagno. Una cooperativa ha un coordinamento e un’organizzazione tale da riuscire in tempi brevi a tamponare l’emergenza. Per l’utente diventa invece traumatico e praticamente impossibile riuscire a gestire autonomamente eventi di questo tipo. Paolo Simone

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pa ssat e m p o

“Nella Città di Dio se scappi sei fatto, e se resti sei fatto lo stesso...”

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La “monezza” è di casa..

City of God

io de Janeiro, anni sessanta. Nella zona Ovest della città è situato un quartiere popolare chiamato Cidade de Deus, impregnato di povertà, disoccupazione e criminalità. Tratto dal romanzo omonimo di Paulo Lins, il film si caratterizza come un “gangster/crime movie” che strizza l’occhio più alla “spettacolarità” delle vicende che al realismo delle stesse. Da questo punto di vista il regista brasiliano, Fernando Meirelles, confeziona un prodotto perfetto per essere “esportato”, tanto da meritarsi quattro nomination agli Oscar

nel 2003. La storia è molto semplice: Buscapè e Dadinho (in “arte” Zè Pequeno) sono due dei tanti ragazzini che affollano la Città di Dio, ma nutrono ambizioni diametralmente opposte. Il primo desidera costruirsi una vita al di fuori della “favela” e diventare fotografo, mentre il secondo intende diventare il bandito più potente e temuto del quartiere. Due esempi radicalmente opposti che sintetizzano con efficacia la situazione di un gran numero di adolescenti alle prese con le problematiche di una realtà difficile come quella delle favelas: precarie condizioni igienico - sanitarie, basso livello di educazione e scolarizzazione, assenza di lavoro, di politiche di sviluppo ed

innovazione sono solo alcune delle condizioni che spingono i ragazzini, ancora giovanissimi, a vivere di espedienti e a cercare realizzazione nel mondo della criminalità, dapprima trovando impiego come corrieri e spacciatori fino a diventare, ancora adolescenti, dei veri e propri “boss” pronti ad uccidere per un metro di territorio. Sono diverse le storie di vita che si intrecciano in questa pellicola, tutte introdotte ed accompagnate dalla narrazione esterna di Buscapè: quest’ultimo rappresenta uno di quei pochi che riuscirà a ritagliarsi un futuro nella “legalità” mentre gli altri esempi, come si può intuire, non conosceranno lieto fine. Meirelles dirige sapientemente, oltre a quelle di Buscapè e Dadinho, diverse altre vicende legate a personaggi “secondari”, tenendo ben saldo l’obiettivo sui “malandros”, ossia queste bande di giovanissimi che imperversano senza regole nella favela; o meglio, rispondono ad una sola legge, quella del più forte. Lo spettatore viene reso partecipe di una spirale di violenza che a tratti colpisce duramente sia visivamente che psicologicamente e il linguaggio di strada, il degrado delle ambientazioni e lo stile moderno delle riprese sono un contorno perfetto per tentare di trasmettere la precarietà e la durezza della vita in queste situazioni. Ulteriore credibilità all’insieme è conferita dagli attori, la maggior parte non “professionisti”, ai quali spetta una menzione particolare per l’efficacia generale delle loro interpretazioni. In conclusione, la pellicola di Fernando Meirelles, datata 2001, regala un paio d’ore di sano intrattenimento, sfiorando tematiche assai delicate tra le quali, soprattutto, quella legata alla sopravvivenza delle giovani generazioni nei sobborghi di Rio de Janeiro; senza avere la pretesa di porsi come un film di “denuncia”, prende spunto da una questione sociale così densa di problematiche per raccontare tante “piccole” storie in chiave prettamente cinematografica, rendendo fruibile la visione ad un vasto pubblico, senza per questo strumentalizzare né sminuire la dura realtà degli abitanti della Città di Dio. A fare da icona del film vi è sicuramente la sequenza finale, una tra le tante meritevoli di citazione, dove un gruppo di bambini (appartenuti alla banda di Zè Pequeno) passeggia in tutta tranquillità, armi alla mano, per le strade della favela chiacchierando tra loro... L’argomento? La lista dei “rivali” da eliminare. Matteo Tabarelli

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Ripuliamoci !

ello camminare all’aperto, avvolti dalla natura, investiti dai mille odori del bosco, riflettersi nell’acqua limpida di un torrente, senza pensieri frenetici, senza protagonismi ma semplicemente avvolti dall’insieme delle cose. Ma si sa, la realtà ci stupisce sempre, soprattutto in queste situazioni bucoliche. E allora ecco fiorire dal muschio una lattina di birra, il movimento sinuoso di una sacco di plastica impigliato tra i rami, il pungente profumo di un flacone di detersivo lasciato al sole e il solitario scarpone incastrato tra le rocce. Onde evitare di raccogliere tappi di bottiglia invece di margherite, bisognerebbe trovare una soluzione.. Questa potrebbe nascere da un istinto di conservazione, da un senso di ribrezzo e disprezzo per una cultura ormai consolidata, la cultura dell’usa e getta, anzi talvolta del solo “getta”. Ci sentiamo tutti investiti della facoltà di buttare le cose in terra, mozziconi, cartine di caramelle, lattine di birra, sacchetti. Un gesto automatico, tanto difficile da correggere che i risultati sono palesi agli occhi di tutti. Pochi sono infatti i luoghi incontaminati, meglio sarebbe dire, che non ne esistono proprio più. Almeno siamo coerenti e fissiamo un punto fermo: non esiste luogo al mondo che non sia contaminato! Non ci si riferisce alla classica lattina, ma ad uno strato impercettibile di cosiddetto “sfarinato”, un insieme indistinto di plastiche (per la maggioranza), metalli, detergenti e quant’altro che ricopre oceani e terre emerse. “Sì questo è alquanto preoccupante..”- si sono detti gli scienziati; ma come siamo arrivati a questo punto? Molti diranno, bè di certo la colpa è della grande industria, Maurizio Menestrina ovvio..

Cercasi volontari

QR CODE... cos’è? Dal 2012 questo giornale sarà multimediale. Infatti accanto ad alcuni articoli troverete questa strana immagine che è come un codice a barre che nasconde un indirizzo web. Attraverso un’applicazione del vostro smarthphone potete accedere facilmente a ulteriori contenuti video o foto. Con il codice in alto potete consultare la nostra nuova pagina facebook.

Attenzione attenzione: volontari cercasi. Abiti a Trento, o lontano da qui ma conosci comunque l’Associazione Prodigio? È proprio te che stiamo cercando! Se decidi di essere dei nostri, avrai la possibilità di: scrivere articoli per il nostro bimestrale, anche seduto comodamente sul tuo divano di casa; accompagnare i disabili dell’Associazione agli incontri nelle scuole, conferenze, tavole rotonde, convegni; collaborare attivamente agli eventi organizzati e promossi dall’Associazione; esprimere la tua creatività e voglia di fare al servizio dei diversamente abili. Non esitare, ti vogliamo così come sei!

Per info chiama i numeri: 0461 925161 o 335 5600769, oppure visita il nostro sito: www.prodigio.it. Siamo a Trento, in via Gramsci 46 a/b

Sì e no, almeno nel senso che l’industria produce, ad esempio, sacchetti di plastica, quindi il suo è un peccato originale. Ma poi chi è ad usarli e soprattutto a gettarli nell’ambiente? La plastica abbandonata lungo il corso di un fiume, appena dopo un anno inizia a sfaldarsi. Bene, al termine di questo periodo il sacchetto trasportato dalla corrente, cotto sotto il sole, abraso dalla sabbia, non esiste più, problema risolto! Purtroppo no... paradossalmente è meno pericoloso un sacchetto bello integro che uno “ decomposto”. Sì perché a quel punto inizia un altro fantastico viaggio, anzi più d’uno. Una parte di queste molecole sospese in acqua, attraverso i canali di irrigazione, andranno ad approvvigionare le campagne e

con esse le falde freatiche. Entreranno quindi nella nostra dieta. La famosa dieta alla plastica. L’altra parte finirà direttamente in mare e dà lì nello stomaco di una splendida orata che assaporeremo incuranti, in un bel ristorantino. Eh si, abbiamo proprio investito sul nostro futuro... il paradosso è che lo sappiamo, le conosciamo le conseguenze, ci fa ribrezzo vedere sporco, ma nel nostro quotidiano continuiamo a comportarci allo stesso modo. Una soluzione, seppur palliativa però esiste: 1. smettere di gettare qualsiasi cosa in un luogo che non sia un cassonetto 2. convertire la nostra abitudine del “ gettare “ in quella del “ raccogliere” Questo è un invito sincero e concreto a tutti, non un auspicio per il futuro, non una speranza da riporre nei giovani, ma qualcosa che è alla portata di tutti e che si può fare qui e adesso ! All’inizio ci vuole convinzione, non tutti sono propensi a raccogliere lattine altrui durante una gita domenicale e ancora meno a raccogliere mozziconi di sigaretta in riva al mare o al lago. Ma riflettiamo un attimo... se molti, non dico tutti perché sarebbe utopia, impiegassero la stessa semplicità con cui gettano rifiuti, nel raccogliere la spazzatura, di chiunque sia (diviene di tutti quando è abbandonata indistintamente), si risolverebbe il problema senza tanti proclami e costosi progetti pubblici di bonifica. Questa è la cultura del “ripuliamoci”, basta guardare il mondo circostante come un’estensione di noi stessi, un luogo da tenere pulito come teniamo pulito il nostro corpo. Un luogo che si può continuare a frequentare e ammirare ancora per tanto tempo. Lorenzo Pupi

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