pro.di.gio. Febbraio 2020

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Bimestrale di informazione dell’associazione prodigio onlus sul mondo del disagio e dell’handicap

Numero I -FEBBRAIO 2020 - anno XxI - 118° numero pubblicato

p r o g e t t o di gi o r na l e

Coordinamento Provinciale dei Circoli Pensionati e anziani Migliorare la vita dei pensionati

pagina 3

WWW.PRODIGIO.IT

Associazione A.M.A.

“Insieme è meglio, e insieme si può” pagina 4

Sport

Punti di vista

Il superdisabile e il bel paese pagina 9

“Il movimento paralimpico è esploso” Intervista a Pancalli pagina 10

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

OLTRE IL LIMITE


IN EVIDENZA

EDITORIALE

Stiamo tornando...

Care lettrici e cari lettori, Ben ritrovati, vi diamo il benvenuto, a nome di tutta la redazione, nel nuovo anno! Questo numero è dedicato ad un concetto sempre più ricorrente, quello del lìmite, s. m. [dal lat. Limes-mĭtis] Confine, linea terminale o divisoria e in senso più astratto confine ideale, livello massimo, al disopra o al disotto del quale si verifica normalmente un determinato fenomeno. La copertina tenta di evocare tale condizione con un’immagine riferita ad un libro che, come una porta, si apre sull’ignoto e ci prepara ad affrontare la complessità della vita. Questo non ci deve spaventare, anzi ci deve stimolare alla conoscenza, alla scoperta dell’altro, attraverso un atteggiamento umile e accogliente. Vogliamo cercare di valorizzare questo concetto, attraverso storie ed esperienze che si discostino dall’idea di conquista, di performance, di superamento, ma che cerchino di farci comprendere come attraverso il linguaggio culturale si possano scoprire sfumature e realtà prima celate dietro ad un muro, ad una porta, all’indifferenza o peggio alla paura del diverso. Questo numero rappresenta anche una rinnovata dedica al nostro fondatore, a cui è stato intitolato un concorso letterario molto speciale che da quattro edizioni dà la possibilità a persone da tutta Italia, e dal mondo, di esprimersi attraverso la poesia, la letteratura e la fotografia. Il tema del “4° Premio Artistico Letterario Internazionale Giuseppe Melchionna” quest’anno è dedicato a “L’attimo che ti cambia la vita”, «per indagare quei momenti belli o brutti che segnano nella nostra vita una svolta, un punto di non ritorno e ci costringono così a rimetterci in gioco e a trovare dentro di noi forze ed energie che forse non sapevamo nemmeno di avere». Senza altro aggiungere vi auguro una buona lettura!

Premio artistico-letterario internazionale Giuseppe Melchionna IV^ edizione “L’attimo che ti cambia la vita” Inviaci un racconto, una poesia o una fotografia per rompere insieme gli stereotipi e le barriere culturali sulla disabilità! In palio l’inserimento in un’antologia cartacea, le bellissime stampe del vignettista Maurizio Menestrina e tanti buoni acquisto libri!

Iscriviti entro martedì 10 marzo 2020 Con il patrocinio di

Lorenzo Pupi Caporedattore

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Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

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Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Giulio Thiella, Lorenzo Pupi, Martina Dei Cas, Carolina Espinoza Lagunas, Ivan Ferigo.

Hanno collaborato: Tullio Cova - Coordinamento Provinciale dei

Circoli Pensionati e Anziani della Provincia Autonoma di Trento, Miriam Vanzetta - Associazione A.M.A.- auto mutuo aiuto, Ugo Bosetti, Vincenzo Andraous, Luca Pancalli - Comitato Italiano Paralimpico, Fabio Pipinato, Maurizio Menestrina. In stampa: 01 febbraio 2020.

Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”

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INNOVAZIONE SOCIALE

Coordinamento Provinciale dei Circoli Pensionati e anziani della Provincia Autonoma di Trento a cura di Carolina Espinoza Lagunas

Intervista al presidente Tullio Cova

“Il Coordinamento è l’esercizio di autotutela dei Circoli tradotta in Istituzione” Ferzi C. Progetto del Coordinamento Intercomunale Circoli Pensionati ed Anziani Trento, 2003 pag. 28

- Conoscere l’attività Il Coordinamento esegue molte attività di carattere esclusivamente sociale. • • • • • •

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- Conoscere l’associazione -

Il Coordinamento Provinciale dei Circoli Pensionati e Anziani nasce nel 2003 dall’esistente Coordinamento dei Circoli del Comune di Trento. Questa nuova dimensione istituzionale lo collega all’Associazione Nazionale ANCeSCAO, che ha sede a Bologna e raggruppa tutte le associazioni i cui soci sono caratterizzati per la loro ragguardevole età. I Circoli aderenti al Coordinamento vanno inseriti nelle A.P.S. (Associazioni di Promozione Sociale) e sono inserite nel Registro Provinciale.

Chi collabora con il Coordinamento?

In linea di massima i collaboratori assidui del Coordinamento sono ovviamente da ricercare innanzitutto nell’Associazione Nazionale, con la quale si intrattiene una fitta corrispondenza e una assidua partecipazione dei rappresentanti del Coordinamento Trentino alle riunioni ufficiali dell’Associazione Nazionale. Il Coordinamento attiva iniziative congiunte con altre associazioni, di cui vanno ricordate tra altre le ACLI e la Pastorale Diocesana.

Qual è la vostra missione?

Il compito primario del Coordinamento è di supporto tecnico operativo dei Circoli aderenti allo stesso. Infine va sottolineato che il Circolo ha come principale obiettivo migliorare la qualità della vita dei propri associati.

Quali Associazioni collaborano con voi?

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Assemblea ad Andalo

- In futuro -

Quali progetti avete in previsione?

Le nostre aspirazioni come Coordinamento sono rivolte ad agevolare certe iniziative delle quali usufruiscono i nostri circoli aderenti. Metto fra le prime quella che coinvolge la SIAE. Infatti molti Circoli i cui dirigenti offrono volontariamente la loro competenza gestionale sono ancora costretti a pagare regolarmente il canone. Così vale per l’affitto della sede del Circolo. Infine, il Coordinamento si impegna nel tentativo di semplificazione le procedure burocratiche che sono legate all’esistenza reale di queste associazioni di volontariato sociale.

Che messaggio vorreste lasciare ai nostri lettori?

Quando si è partecipi ad una impresa che ha come obiettivo l’aiuto alla persona, ogni sforzo è sopportato con soddisfazione.

Come già detto, sono molte le associazioni di categoria che collaborano con noi in attività congiunte. Tra le altre, le ACLI, la Pastorale Diocesana, e il C.S.V. (Centro Servizio del Volontariato) della Provinciale di Trento.

INFO

Via Sighele 5 - 38123 Trento

Grazie mille !

0461 390963

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Assemblee periodiche con i presidenti dei Circoli aderenti. Organizzare ogni anno il Raduno Provinciale dei Circoli. Pubblicare, oltre al proprio bollettini informativo anche resoconti e indagini circoscritte nell’ambito dei Circoli aderenti. Mantenere rapporti diretti con il mondo istituzionale pubblico e privato. Effettuare visite propedeutiche e opzionali mediante i suoi dirigenti nelle sedi dei Circoli periferici. Interessarsi a seguire ed eseguire consulenze e pratiche amministrative in materia di assistenza assicurativa che riguarda il Socio ANCeSCAO. Assistere, indirizzare e mediare i rapporti bilaterali tra Circolo e Uffici pubblici. Valutare, suggerire, aggiustare e adeguare agli Statuti dei singoli Circoli con i criteri amministrativi dell’Associazione Nazionale e della Provincia. Si interessa, qualora fosse richiesto, di interpellare gli uffici competenti per assegnare al Circolo interessato possibili provvidenze, contributi o aiuti specifici . Assolvere le pratiche di tesseramento ANCeSCAO (in entrata e in uscita). Indirizzare le modalità di iscrizione del Circolo al Registro Provinciale delle Associazioni di Volontariato. Attivare una costante consulenza giuridico fiscale per i Circoli che lo richiedono. Tenere il filo conduttore con gli uffici pubblici che controllano le attività commerciali promosse dai Circoli. Qualora venga, trasversalmente informato di opportune agevolazioni fiscali per viaggi, gite soggiorni e altro si incarica di fornire indicazioni ai Circoli aderenti. Eseguire il controllo degli Statuti dei Circoli adeguandoli, dove necessità, alle corrette normative. Vale la pena ricordare che l’assistenza che il Coordinamento fornisce al Circolo è considerata continuativa. Infatti gli organi ufficiali del Coordinamento prendono in considerazione ogni nuovo atto di pubblica amministrazione che abbia incidenza sulle associazioni di promozione sociale e informa anche i Circoli aderenti. Anche questo va incluso nel numero delle funzioni esercitate dal centro coordinatore di Trento.

Per partecipare al Coordinamento è sufficiente proporsi liberamente e seguire gli indirizzi e le indicazioni operative contenute nello Statuto.

coordanzianitrento@gmail.com

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www.circolitn.altervista.org

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I nnovazione sociale

Associazione A.M.A. - auto mutuo aiuto a cura di Ivan Ferigo

Intervista alla coordinatrice Miriam Vanzetta

Associazione A.M.A

- I progetti di A.M.A. -

“Insieme è meglio, e insieme si può”

Con l’obiettivo generale di migliorare, attraverso la relazione con gli altri, la qualità della vita delle persone, sono sintetizzabili in sei diversi ambiti

GRUPPO DI AUTO MUTUO AIUTO Promozione e sostegno ai gruppi di auto mutuo aiuto rappresentano l’attività fondante per la nostra associazione, che si basa proprio sulla metodologia e sulla filosofia dell’auto mutuo aiuto.

PUNTO FAMIGLIE Luogo di ascolto e promozione è uno spazio a disposizione di singoli, coppie, genitori e famiglie del Comune di Trento; con proposte di incontro, condivisione, approfondimento e la possibilità di percorsi e consulenze sia individuali che collettivi.

- Conoscere l’associazione -

Come nasce A.M.A e come si sviluppa?

L’associazione A.M.A. nasce nel 1995 dall’idea di operatori sociali e volontari che si occupavano di diverse problematiche. In particolare c’era il club degli alcolisti in trattamento, con la metodologia dell’auto mutuo aiuto per famiglie con persone con problemi d’alcol. La metodologia funzionava molto bene, allora ci si è chiesti perché non allargarla ad altri tipi di situazione. Nel 1995 sono partiti i primi gruppi, soprattutto quelli per persone in sovrappeso e per smette di fumare. C’è stata subito una risposta molto significativa. Nel corso degli anni sono stati attivati moltissimi altri gruppi, su richiesta di singole persone o di realtà specifiche. Noi siamo esperti di auto mutuo aiuto, non di una problematica in particolare. In questo momento sono attivi, su tutto il territorio provinciale, gruppi di ogni tipo: per le dipendenze, il gioco d’azzardo, la dipendenza affettiva, per patologie come Parkinson e dolore cronico. Ci sono poi gruppi più legati a situazioni di vita: per neomamme, nonni, separati e divorziati, per l’elaborazione del lutto. Negli ultimi anni, infine, sono partiti anche spazi d’incontro che, pur senza un tema specifico, diventano occasione di scambio tra persone.

Cos’è un gruppo di auto mutuo aiuto?

I gruppi prevedono la possibilità di condividere una stessa situazione, uno stresso obiettivo, uno stesso disagio. I gruppi si trovano di solito settimanalmente sotto la guida di un facilitatore che gestisce le dinamiche relazionali. Durante gli incontri le persone hanno modo di portare se stesse, raccontare come stanno vivendo rispetto alla loro problematica, e insieme si trovano delle strategie per migliorare la loro situazione, farli stare meglio e aumentare le loro reti sociali.

Qual è la vostra mission?

Migliorare il benessere delle persone e della comunità e promuovere la salute. Oltre ai gruppi di auto mutuo aiuto, che sono il cuore della nostra associazione, sono stati attivati altri progetti che mantengono l’idea della mutualità, della reciprocità, su settori specifici.

INFO

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Cecilia Dal Rì

Presidente A.M.A. Associazione auto mutuo aiuto

VIVO.CON Propone la possibilità di coabitazioni temporanee fra privati cittadini, all’interno di un percorso di conoscenza e consapevolezza.

- Conoscere le attività-

Quali altre realtà collaborano con voi?

Tantissime. Noi ci occupiamo della metodologia, ma poi attiviamo collaborazioni con altri soggetti: associazioni, cooperative, fondazioni, ma anche enti pubblici come Comuni, Comunità di Valle e Azienda Sanitaria. Abbiamo una rete davvero molto ampia: impossibile elencare tutti i soggetti, sono centinaia. Il nostro è un lavoro di rete e di comunità.

GIOCO D’AZZARDO Agisce sia a sostegno dei giocatori e delle loro famiglie, con proposte riabilitative, sia in ambito preventivo/informativo, nei confronti della comunità.

Come si può partecipare ai vostri progetti?

INVITO ALLA VITA Progetto di prevenzione del suicidio in provincia di Trento, gestito in stretta relazione con l’APSS, promuove una corretta informazione sul tema per ridurre lo stigma e fornisce supporto ai famigliari e alle persone che vivono in situazioni di fragilità.

Dipende dai progetti. Di solito la persona può contattarci telefonicamente o via mail, quindi fissiamo un appuntamento per un primo colloquio e capiamo che tipo di percorso può fare, sia che abbia problematiche legate a un disagio o una situazione di vita che sta vivendo, sia che si tratti di un volontario che può attivarsi nei diversi progetti.

TRA DI NOI Piattaforma interattiva rivolta ai giovani, che fornisce sostegno e informazioni sui corretti stili di vita.

-In futuro-

Progetti per il futuro?

La nostra è una realtà piuttosto movimentata e dinamica. Partendo dal basso, dai bisogni delle persone, in base a come cambiano la comunità e i suoi bisogni, cerchiamo di adattarci e dare delle risposte. Tra i progetti più innovativi dell’ultimo periodo, c’è quello riguardante l’hikikomori, il ritiro sociale: da un paio d’anni abbiamo attivato un gruppo di auto mutuo aiuto per genitori di ragazzi ritirati, e a breve dovrebbe partire, in collaborazione con l’Istituto Pavoniano Artigianelli, un progetto che possa prendere in carico questi ragazzi. Noi come A.M.A. sosteniamo i genitori tramite il gruppo di auto mutuo aiuto, mentre i ragazzi potranno ritrovare un ambiente accogliente e a loro misura per tornare a vedere la vita oltre le proprie

Via Taramelli, 17 - 38122 Trento

0461.239640

mura domestiche. Nei prossimi mesi e anni ci lavoreremo, è sicuramente un tema emergente che sentiamo in maniera molto forte.

Un messaggio da lasciare ai lettori?

“Insieme è meglio, e insieme si può”. È il nostro slogan, ed è l’augurio che facciamo. Ognuno di noi nella vita attraversa dei momenti faticosi, ma se si condividono e si attraversano con altre persone si riesce a stare meglio, a rielaborare la propria situazione e ad avere delle relazioni significative. L’associazione è aperta a tutte le persone che vogliono condividere un pezzo di strada con noi.

info@automutuoaiuto.it

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PROGETTI NEL SOCIALE

VIVO.CON: cohousing firmato A.M.A.

M

aria è una signora un po’ timida: è vedova, le sue figlie sono adulte e per lei creare contatti con persone nuove è l’occasione migliore di invecchiare in modo attivo. Joseph è preoccupato: quando finirà il suo lavoro stagionale estivo non avrà più né un lavoro né un alloggio. Le sue entrate e il suo tipo di contratto non gli permetteranno di sostenere il costo di un affitto. Nessuno avrebbe pensato che due storie di vita così diverse potessero incrociarsi, invece è successo. Queste persone reali si sono incontrate nel progetto VIVO.CON. Cenni storici. Nel 2008 un gruppo di professionisti del Comune di Trento e dell’Associazione A.M.A. Auto Mutuo Aiuto aveva costituito un Tavolo di lavoro per discutere i bisogni delle persone che vivevano una povertà di tipo relazionale (anziani soli, migranti, separati) oppure economico (precarietà lavorativa, mancanza di un alloggio). Le richieste di aiuto di questa fascia della popolazione erano in continuo aumento e, nonostante a Trento fossero disponibili servizi organizzati e strutturati, spesso erano incentrati su condizioni di disagio conclamato. Il Tavolo immaginò che, se accompagnate, queste persone avrebbero potuto riscoprire le proprie potenzialità e attivarsi in prima persona per rispondere ai loro bisogni. Per questo, si diede il via

nel 2009 al progetto Casa Solidale, con l’intento di applicare l’auto mutuo aiuto alla dimensione dell’abitare, dando l’opportunità alle persone coinvolte di trasformare le proprie fragilità in risorse per loro stesse e per la comunità. Data l’esperienza nel campo dei gruppi di auto mutuo aiuto, il Comune di Trento invitò l’Associazione A.M.A. a gestire Casa Solidale. Qualche anno più tardi, nel 2014 è stato aggiunto, in collaborazione con l’Associazione Agevolando, il progetto Giovani per Casa. Infine, A.M.A. ha sentito di aver maturato le competenze per racchiudere “Casa Solidale” e “Giovani per Casa” in un unico progetto che dal 2017 si chiama VIVO.CON. VIVO.CON. La scommessa dell’Associazione A.M.A. è quella che la condivisione di un’abitazione può rappresentare sia un’opportunità di riduzione dei costi e dei disagi, ma soprattutto diventare una preziosa occasione di arricchimento personale e relazionale tanto per chi ospita quanto per chi viene ospitato. Il modello di convivenza che si è sviluppato in 10 anni può essere definito come esperienza di “auto mutuo aiuto abitativo”, nella quale i principi dell’auto mutuo aiuto vengono utilizzati per la costruzione degli spazi e del processo di conoscenza e consapevolezza delle persone, fondamentali per l’attivazione delle coabitazioni. Un

Joseph e Maria aspetto importante è che questi spazi di conoscenza garantiscono la libertà di scegliere e di scegliersi. VIVO.CON considera la persona come protagonista del progetto e la pone al centro di ogni azione e scelta, ed è attivo su tutta la provincia. L’obiettivo del progetto è di far incontrare bisogni e richieste compatibili, in modo da aumentare il benessere tanto di chi ospita, quanto di chi viene ospitato. Chi offre ospitalità mette a disposizione uno spazio nella propria casa. Chi è ospitato provvede al proprio mantenimento e partecipa alle spese. Per entrambi sono sempre fondamentali il rispetto e l’aiuto reciproci. Gli operatori A.M.A. svolgono il ruolo di facilitatori della comunicazione, accompagnando e monitorando le tempistiche e le modalità di progressione, dalle richieste all’accordo di coabitazione. Ogni per-

sona può sentirsi libera di prendere le decisioni migliori per se stessa in ogni fase del progetto. Nell’accordo vengono raccolti i bisogni e desideri espressi, la durata della convivenza, le modalità di condivisione degli spazi e di alcuni momenti della giornata, le regole di coabitazione, la divisione delle spese e le aspettative rispetto alla coabitazione. È previsto anche un periodo di prova iniziale. Se pensiamo che alcune delle piaghe moderne sono la solitudine e la povertà relazionale, il modello VIVO.CON ha in sé il privilegio di favorire e organizzare relazioni sane: la casa, nella sua qualità di supporto fisico per le necessità dell’uomo, diventa anche un luogo di incontro e di supporto sociale. Per quanto riguarda le coabitazioni, dal 2009 ne sono state attivate 110 che hanno visto come protagoniste dirette più di 270 persone. VIVO.CON prevede coabitazioni temporanee e non soluzioni definitive, in modo da permettere alle persone di evolvere e sviluppare la propria condizione di vita. Ogni esperienza quindi parte da un setting comune ma si sviluppa in maniera del tutto personalizzata. Il progetto VIVO.CON si propone come spazio sociale nella produzione abitativa, dove le persone sono i principali veicoli e i principali fruitori di spazi abitativi costruiti e condivisi in un accordo relazionale.

Per info vivo.con@automutuoaiuto.it 0461.239640

tecnologia

Una valigia con gli occhi Tecnologia al servizio della disabilità

L

’evoluzione è quel processo che ci consente di trovare soluzioni innovative alle sfide di tutti i giorni. Queste sfide però non sono uguali per tutti, e spesso non ci rendiamo conto di come un gesto per noi naturale possa rappresentare un limite per un’altra persona. Per chi si muove in carrozzina una rampa di scale rappresenta un ostacolo, allo stesso modo in cui una persona non vedente o ipovedente ha difficoltà ad orientarsi da solo in uno spazio che non conosce. Lo sviluppo tecnologico al quale stiamo assistendo negli ultimi anni ci ha permesso di superare quelli che prima erano dei limiti per alcuni, favorendo così l’accessibilità di spazi, servizi e attività di ogni genere. Un esempio virtuoso di come l’unione di diverse tecnologie possa aiutare le persone a vivere in maniera più semplice e autonoma è la valigia Bbeep, messa a punto da un team di ricercatori statunitensi e giapponesi provenienti da tre università in collaborazione con l’aeroporto internazionale di Pittsburgh con lo scopo assistere le persone non vedenti negli spostamenti all’interno degli aeroporti. L’innovatività di questo strumento sta nel fatto di consentire a una persona non vedente di viaggiare in modo autonomo senza bisogno di assistenza. Attraverso una telecamera integrata nella scocca e un’app collegata via

BBeep in azione smartphone, la valigia tecnologica è in grado di guidare il turista in autonomia attraverso gli spazi aeroportuali segnalando acusticamente eventuali ostacoli lungo il percorso. L’idea di unire uno strumento in grado di segnalare ed evitare ostacoli, con un software di navigazione specifico contenente tutte le informazioni del luogo in cui ci si deve spostare, consente a una persona non vedente di muoversi comodamente attraverso gli enormi e affollati ambienti degli aeroporti. Le future applicazioni e combinazioni di diverse tecnologie apre scenari vastissimi e ci concede la possibilità di sbarrierare in maniera sempre più incisiva un’ampia sfera di servizi ancora oggi in parte preclusa ad alcune persone. Giulio Thiella pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | febbraio 2020 - n. 1

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PAGINA Di PUBBLICA UTILITà DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Disabilità e diritto alla mobilità in Provincia di Trento Liberi di muoversi: il sistema dei trasporti pubblici a servizio dei disabili in provincia di Trento

T

ordinario ai fini della frequenza scolastica, entrano in gioco le cosiddette “facilitazioni di viaggio”, ovvero un contributo forfettario da corrispondere alla famiglia in base alla distanza tra il luogo di residenza o di domicilio dello studente e il più vicino punto di raccolta del mezzo pubblico usufruibile per il raggiungimento della sede scolastica o formativa. Fino allo scorso anno, il sistema non prevedeva nessuna gratuità. Per tutti – normodoPER RAGAZZI La provincia organizza ogni anno il servizio di trasporto da e per tati e non – ci si basava infatti sulla condizione Icef. A partire da la scuola degli alunni disabili, dalla materna alle superiori, che quest’anno, invece, è stata prevista la gratuità del trasporto scocoinvolge ogni anno più di mille giovani, di cui in media 300 stu- lastico degli alunni “non autosufficienti”, per un totale di circa denti e 700 ragazzi impegnati nei diversi centri educativi diur- cento casi. ni. Delle 380 “corriere” utilizzate nelle corse scolastiche – che coinvolgono circa 14 mila studenti ogni anno – circa cento sono PER ADULTI attrezzate con pedana. Dal punto di vista economico, la nostra Oltre ai servizi appositi per gli studenti portatori di handicap, il provincia prevede l’applicazione di una disciplina di riduzio- sistema tariffario provinciale prevede la libera circolazione grane delle tariffe a carico delle famiglie per l’accesso al servizio tuita sui servizi di linea per i portatori di invalidità superiore al di trasporto scolastico da parte degli studenti del primo ciclo e 74%. Attualmente, rientrano in questa categoria circa 6.200 residel secondo ciclo, adottata dalla Giunta Provinciale sulla base di denti trentini. In ambito urbano sono inoltre previste, con l’aucriteri che tengono conto della condizione economica del nucleo spicio che diventino sempre più numerose, fermate specificatamente attrezzate per la salita di carrozzine. Nella sola città di familiare. Qualora lo studente non potesse fruire del servizio di trasporto Trento, ad oggi, se ne contano un centinaio. ra i diritti umani fondamentali delle persone disabili sanciti dall’omonima convenzione ONU del 2006, c’è senza dubbio quello alla mobilità. Per garantirlo al meglio, la Provincia di Trento ha istituito una serie di servizi dedicati, rivolti a bambini e ragazzi, ma anche ad adulti e anziani.

Come si “sbarriera” una fermata del tram?

1. Gli utenti manifestano a Trentino Trasporti Esercizio e al Comune di Trento la necessità di sbarrierare una determinata fermata; 2. Il Servizio Trasporti Pubblici della Provincia autonoma di Trento verifica che la fermata possieda gli standard minimi di accessibilità. In caso contrario, laddove possibile, fornisce al comune le opportune indicazioni per “sbarrierarla”. In assenza di una specifica normativa che stabilisca le caratteristiche di un’area di fermata “sicura”, a partire dal 2002, Trentino Trasporti ha adottato un vademecum per stabilire l’adeguatezza degli spazi rispetto alle operazioni di salita e discesa dall’autobus delle persone con difficoltà motorie. Questi sono gli standard minimi individuati: • marciapiede largo almeno 170 cm nella zona di fuoriuscita della pedana per consentire l’accostamento frontale del disabile alla porta dell’autobus; • altezza rispetto al piano stradale di 15 cm, con tolleranza di 3 o 4 cm in più o in meno, in modo che la pedana assuma valori di pendenza previsti dalle norme; • superficie piana e pavimentata del marciapiede; • possibilità di un corretto accostamento dell’autobus al bordo del marciapiede (in posizione parallela al bordo e a non più di 30 cm di distanza dallo stesso).

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PAGINA DI PUBBLICA UTILITà DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Disabilità e diritto alla mobilità in Provincia di Trento Anziani

gratis sui mezzi di trasporto pubblico, in un anno

oltre mezzo milione di viaggi in più

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d un anno dall’entrata in vigore della nuova misura prevista dalla Giunta provinciale con la quale si consente agli ultrasettantenni non lavoratori di viaggiare gratis in Trentino sui mezzi di trasporto pubblico, è tempo di un primo bilancio. Introdotta il 1° febbraio 2019, la norma ha portato ad un sensibile aumento dei viaggi effettuati dai pensionati trentini, che nell’anno appena concluso si attesta su una media giornaliera di circa 8.600 spostamenti con treni o autobus urbani o extraurbani. Nel 2018 la media era di 5.200. Un dato che ha portato, in meno di 6 mesi, da febbraio a giugno 2019, ad un incremento complessivo dei viaggi pari a 510.000 unità. Il provvedimento interessa, potenzialmente, una platea di circa 50.000 persone (ossia la popolazione residente autosufficiente con più di settant’anni), nella quale, secondo i dati ISPAT 2018, la fascia più consistente è quella di chi percepisce un reddito tra i 500 e i 750 euro al mese. Ma le misure varate dalla Giunta provinciale in favore della popolazione riguardano anche i più giovani. Sono più di 13 mila, infatti, gli alunni per i quali, dalle materne alle medie, la Provincia organizza servizi di trasporto speciale. Per tutti questi, a cui vanno aggiunti gli studenti utilizzatori dei servizi di linea, soprattutto alle superiori, per un totale di circa 50 mila persone, vi è stato un dimezzamento delle tariffe. In più, speciali benefici sono stati previsti per le famiglie che risiedono in Comuni di montagna, sopra i 500 metri di altitudine, per i quali si introduce una specifica forma di gratuità per gli alunni della scuola primaria che debbano ricorrere al servizio di trasporto per raggiungere sedi scolastiche di scuola elementare collocate al di fuori dal Comune di residenza. Una sorta insomma di “bonus periferia”, che va nella direzione di aiutare chi vive e vuol continuare a vivere in montagna, ed in particolare per quei ragazzi che sono costretti a maggiori spostamenti rispetto al passato a causa di provvedimenti di soppressione di plessi scolastici. E’ stata, inoltre, prevista la riduzione della vigente tariffa di 30 euro per il trasporto mensa/ palestra, che è stata fissata in euro 20, considerando la necessità per l’utente di aderire a tale servizio in relazione e alle carenze del plesso frequentato. “Abbiamo ritenuto giusto procedere in questo modo – ha spiegato il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, anche utilizzando risorse provenienti da altre voci di bilancio, perché crediamo che lo studio sia un diritto fondamentale dei nostri ragazzi e perché pensiamo che ogni euro in più speso per sostenere le comunità che vivono in montagna, presidio prezioso per il Trentino, sia ben speso”.

Trasporto pubblico gratuito per i settantenni: ecco le modalità per accedere al servizio Gli ultrasettantenni non lavoratori residenti in Trentino possono presentare il modulo per poter viaggiare gratuitamente sui servizi pubblici in provincia di Trento. DOVE È DISPONIBILE LA MODULISTICA La modulistica è disponibile presso gli sportelli di Trentino Trasporti e Trenitalia, ed è scaricabile sulla pagina www.modulistica.provincia.tn.it (N.B. scaricare il “modulo domanda smart card” e di “autodichiarazione per ultrasessantenni e per la gratuità ultrasettantenni”) DOVE CONSEGNARE LA MODULISTICA La modulistica va consegnata presso gli sportelli di Trentino Trasporti o Trenitalia (qualora la modulistica venga presentata da altra persona, va allegata anche copia del documento di identità del richiedente). CHI NON POSSIEDE GIÀ LA SMART CARD PENSIONATI deve consegnare la modulistica + una fotografia formato tessera. CHI POSSIEDE GIÀ LA SMART CARD PENSIONATI deve consegnare la modulistica + la tessera per la sua variazione (non è necessaria la fotografia). Chi è in possesso di smart card con abbonamento valido riceve un certificato sostitutivo per viaggiare, in attesa della consegna della smart card variata. QUANDO È DISPONIBILE LA TESSERA La tessera (della validità di 5 anni) è disponibile presso la biglietteria dove è stata presentata la richiesta, mediamente entro una settimana dalla richiesta stessa. La nuova smart card ha un costo di 4 euro. Nel caso di variazione di smart card già in possesso non deve essere pagato nulla (N.B. qualora sia chiesto il cambio di fotografia o la smart card sia danneggiata, sarà comunque necessario il pagamento di 4 euro). CREDITO SU CARTA A SCALARE Chi possiede la smart card nominativa con credito residuo caricato sulla carta a scalare può chiedere la variazione solo una volta esaurito il credito e può chiedere in quel momento il rimborso se il credito era pari o superiore a 30 euro alla data del 31.1.2019. DOVE È POSSIBILE VIAGGIARE CON LA TESSERA È possibile effettuare viaggi aventi origine e destinazione in provincia di Trento sui servizi automobilistici o ferroviari, ed in particolare: • i servizi urbani ed extraurbani di Trentino trasporti SpA • la Ferrovia Trento-Malè • la Ferrovia della Valsugana tra Trento e Primolano • la Ferrovia del Brennero tra Borghetto e Mezzocorona/Ora. La stazione di Ora è utilizzabile solo per viaggi da o per la Val di Fiemme e la Val di Fassa. Sono escluse le fermate per salita/ discesa di Salorno, Magrè/Cortaccia ed Egna (la stazione di Ora funziona solo come stazione di interscambio per raggiungere la Val di Fiemme e la Val di Fassa) • la Funivia Trento-Sardagna • Sono esclusi dai servizi i treni FA (Frecciargento), EC (EuroCity), IC (InterCity). La tessera va validata ad ogni salita sugli autobus e nelle validatrici di terra presso le stazioni ferroviarie.

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TERRITORIO

La passione per il futuro A Rovereto il 25 marzo il convegno sulla “recovery” nell’ambito della salute mentale

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he cosa significa «recovery»? Letteralmente, questo termine inglese è sinonimo di recupero, ripresa o guarigione. Quando però viene applicato agli ambiti della disabilità e della salute mentale, sta ad indicare un nuovo modo di affrontare e gestire la fragilità, che metta al centro il paziente e valorizzi, accanto al ruolo dell’esperto, quello dei familiari. Questo approccio, già ampiamente diffuso negli Stati Uniti, è ancora poco conosciuto in Italia. Di qui l’idea del Tavolo tematico sulla disabilità della Vallagarina di proporre alla cittadinanza un momento di informazione e confronto su questo argo-

mento. L’appuntamento, dal titolo “La passione per il futuro”, è per mercoledì 25 marzo alle ore 17.30 presso l’Urban Center di Rovereto. Il dibattito – promosso dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari in collaborazione con Comunità di Valle, Comune di Rovereto, Associazione Villa Argia, Cooperativa Girasole, Aris, Gruppo 78, Acat Vallagarina onlus e Fondazione Comunità Solidale – sarà moderato dal dottor Antonio La Torre del Centro Salute Mentale di Rovereto. Le testimonianze di recovery dei pazienti e dei loro familiari saranno accompagnate dalle riflessioni del sindaco Francesco Val-

duga, del presidente della Comunità di Valle Stefano Bisoffi e del vescovo Lauro Tisi. Punto nodale della recovery è infatti l’idea di una responsabilità non solo individuale, ma anche familiare e collettiva nella gestione della disabilità o del disagio. Di qui lo spostamento dell’attenzione dalla dicotomia “sanoammalato” verso concetti quali la qualità della vita e la costruzione di terapie che non abbiano come scopo soltanto la guarigione, bensì il benessere del paziente nella sua totalità. Per la prima volta nella storia della psichiatria, infatti, il modello “recovery” non viene calato dall’alto, ma nasce dalle rifles-

sioni del movimento dei diritti e per la vita indipendente dei disabili, che guarda alla salute come elemento di autodeterminazione ed inclusione sociale. In quest’ottica la recovery non è dunque un traguardo da raggiungere, bensì un viaggio a zigzag tra gli ostacoli della malattia. Un processo complesso e continuo, di cambiamento, che coinvolge utenti, famiglie e società in un’esperienza di crescita condivisa.

La recovery è un viaggio continuo, ma al suo interno si distinguono tre fasi: 1. Shock e passività in cui la malattia e/o la disabilità si subiscono 2. Rabbia e lotta contro la propria condizione 3. Accettazione e valorizzazione del proprio vissuto individuale, ripresa di aspettative sul futuro

Interverranno nel dibattito

Francesco Valduga Sindaco di Rovereto

Stefano Bisoffi

Presidente della Comunità di Valle della Vallagarina

Monsignor Lauro Tisi Vescovo di Trento

Per info psichiatriacsmrovereto@apss.tn.it 0464-403531

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Martina Dei Cas


PUNTI DI VISTA

Il Superdisabile Analisi di uno stereotipo

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el numero scorso abbiamo parlato di disabili e del modo di definirli senza far rifermento all’handicap né interferire con la loro espressione di sé. Questo perché spesso siamo in difficoltà ad usare le parole giuste per interloquire con un qualsiasi altro affetto da disabilità. In questo numero, al contrario, parliamo di “Superdisabili”, uomini e donne sulla cresta dell’onda, riveriti, omaggiati e ricercati quanto mai in passato! L’anteprima: il 17 gennaio scorso a Roma è stato presentato il libro “Il superdisabile”, analisi di un fenomeno considerato finora sporadicamente e solo a livello individuale, ovvero il disabile di successo, il vincente, il sopra le righe! Il volume inizia analizzando la percezione del disabile da parte di tutti gli “altri” e la sua evoluzione nel tempo: cosa significava essere disabile ieri e cosa oggi? come si è arrivati al suo stereotipo attuale? come si è modificata l’immagine collettiva di lui? come deve agire un disabile qualsiasi? Fino diciamo a 50 anni fa, l’esistenza per la persona con disabilità fisica o mentale, ma anche per il debole, il malato o l’anziano, era segnata dall’isolamento e dalla soggezione, la sua era più una sopravvivenza che una vita. Il non vedente, il matto, il giovane Down, l’affetto da poliomielite o il deforme erano tenuti nello stretto ambito familiare nella convinzione dei genitori di proteggerlo e per non essere additati come il padre, la madre o il fratello dello sventurato. Oggi invece la disabilità è accettata, è pubblica e resa sempre più visibile da disabili che, al di là del loro handicap, vivono una vita contraddicendo con la propria azione lo stereotipo stesso del disabile e dell’handicap: da qui alla comparsa del Superdisabile il passo è stato breve! Dunque chi è un “Superdisabile”? È un disabile giunto alla notorietà locale, nazionale e di più grazie a particolari abilità sportive, intellettuali o professionali! Con le sue imprese e il suo attivismo è in grado di destare ammirazione, di risvegliare autostima,

fiducia e imitazione in chi trascina invece una vita da “handicappone” (definizione del nostro compiantissimo Pino), ossia da disabile rassegnato e ripiegato su se stesso. Alcuni esempi chiariranno la cosa: Alex Zanardi (amputato per un incidente), Bebe Vio (amputata per meningite), Giusy Versace (paraolimpica), Annalisa Minetti (cantante ipovedente), Ezio Bosso (compositore e musicista), Frank Williams, Oscar Pistorius (gambe artificiali) e, per citare il nostro piccolo, Pino (fondatore di questo giornale e promotore di mille altre imprese) e Pierangelo Bertoli (cantante ospite di Prodigio). La loro celebrità in se stessa suggerisce comportamenti innovativi o inusuali in attività valutate assolutamente non alla portata di soggetti limitati nell’agire, con poca autostima di sé e in condizioni di marginalità. I confini di questo spicchio di umanità disabile si stanno allargando sempre più, dalle ragazze con handicap fotografate nude da Toscani alle ragazze paraolimpiche, da Alex Zanardi a Bebe Vio, dall’inglese Williams allo scienziato Hawking. A conquistare l’opinione pubblica, oltre alle affermazioni sportive, intellettuali o artistiche, è soprattutto la carica positiva di queste persone: da un lato ammiriamo ciò che fanno, la loro forza di volontà e l’impegno, dall’altro siamo ammirati dall’innovazione tecnologica e scientifica, nuovi medicinali e protesi, che li ha messi in condizione di ottenere gli exploit di questi ultimi decenni. In qualche caso i Superdisabili sono diventati addirittura dei personaggi affascinanti che trasmettono il messaggio di una bellezza “diversa”! Pensiamo a Chiara

Bordi, 18enne con protesi giunta terza a Miss Italia e a Viktoria Modesta, prima showgirl con protesi “bionica” ad esibirsi al Crazy Horse, alla ragazza trentina con protesi alla gamba apparsa sui cartelloni stradali della Provincia per invitare alla prudenza. Si sono posti come modelli non solo di accettazione, integrazione e inclusione, di muoversi e fare sport, di mettersi in relazione con altri ma anche di imitazione positiva: sono stati fautori di una decisa evoluzione rispetto all’isolamento e al pietismo, se non anche alla vergogna e all’umiliazione, spesso sinonimi propri di un disabile “a prescindere da”! Non pochi hanno visto la propria celebrità diventare ancor più grande comparendo in talk show oppure facendo i testimonial di qualche prodotto pubblicizzato sui media: è di questi giorni la reclame di un’azienda elettrica da parte di Bebe Vio. In genere si racconta la disabilità secondo due ottiche interpretative opposte ma ben compenetrate l’una nell’altra: il pietismo e l’eroismo. Le ritroviamo entrambe nella comunicazione: ricorderete il film “Rain man” sull’autismo, o trasmissioni televisive con protagonisti persone con ritardo cognitivo, in cui handicap, sport, scienza e spettacolo sono mescolati in una narrazione mediatica capace di trasformare disabili qualsiasi in superdisabili, vere star dell’immaginario collettivo! Su questo sfondare le porte del successo però meglio andare cauti, perché non va creduto che qualsiasi disabilità sia superabile allo stesso modo della schermitrice Bebe Vio, di Alex Zanardi o Pierangelo Bertoli, persone illuminate dalla stella della buona sorte, ossia

dall’essere economicamente e socialmente in grado di impegnarsi in quello che poi li ha condotti alla notorietà: la vita dei disabili “anonimi” è una vita ad ostacoli intralciata da burocrazia, barriere mentali e fisiche, emarginazione e oneri economici spesso troppo pesanti da affrontare. In cauda venenum, il libro contiene anche un severo ammonimento: questo cambiamento di opinione nasconde un rischio! Il “superdisabile”, l’eccezionale, l’esempio di determinazione individuale, l’uomo che apre un varco nell’indifferenza, potrebbe però celare involontariamente un messaggio stereotipato di successo, di ribalta, di copertina, di gioia e fama mettendo in ombra tutti gli altri “disabili comuni”, un mondo ai margini popolato da persone bisognose di cura, di accudimento, di non-solitudine, assistenza, limitate da mille difficoltà quotidiane, pratiche e relazionali. Detto altrimenti, se i media illuminano esclusivamente chi supera una sfida, l’autore di un’impresa eccezionale, il bel gesto, e se il loro messaggio non tiene conto del 99,9% dei disabili che, lontano dai riflettori, sudano la propria disabilità nel quotidiano del proprio handicap, la solitudine in un letto o il piccolo cabotaggio in carrozzina, allora i Superdisabili saranno soltanto fenomeni da baraccone utili a se stessi, da intrattenimento televisivo e nient’altro. Il senso di questa analisi, ossia l’invito a non trasformare la “superdisabilità” in un nuovo stereotipo, a non creare miti, è anche un ammonimento su come il tema di disabilità possa esser ambivalente, talvolta ambiguo e di difficile lettura: il rischio è che anche un superdisabile venga considerato prima di tutto uno sfigato, uno bravo come un cavallo da circo capace di contare fino a dieci, ma pur sempre un cavallo ossia un handicappato, un perdente di successo: un fenomeno da baraccone appunto!

dell’ultimo banco, mimetizzati dietro ai tanti in-consapevoli complici di molteplici vigliaccate... Noi continuiamo a smanettare sui social, a fare i tuttologi, a origliare nei buchetti delle serrature, a sparare sulla croce rossa, in fin dei conti il tempo è quello che è, meglio quindi la strada più breve degli autorevoli assolutori, ognuno indaffarato a delineare la soglia minima di attenzione, ciascuno a definire e licenziare come bravate le future scivolate. Forse per arginare lo scem-

pio, le tragedie, i feriti, gli scomparsi, non serve assumere quel falso interventismo di un momento, forse per rendere meno insopportabile il dolore e le sofferenze imposte agli innocenti occorre trovare il tempo per guardare negli occhi il male della trascuratezza, della indifferenza, non certamente ereditata dalle fatiche e dai sacrifici altrui.

Ugo Bosetti

Ma che bel paese A

lla faccia del Paese delle meraviglie, dei santi, poeti e navigatori, sui luoghi di lavoro si muore un giorno sì e l’altro pure, sulle strade i corpi accatastati di uomini e donne senza vita non si contano più, così le donne prese a botte, accoltellate e ammazzate per delirio di onnipotenza ormai divenute incontabili, overdose e coma etilici di giovani e meno giovani all’ordine del giorno, le carceri endemicamente sovraffollate, ma come niente fosse si passa il tempo a fare propaganda elettorale, a rinfacciare e accusare a questo e a quello, con l’intento neppure troppo celato di giungere come ogni altra volta a una furbesca autoassoluzione. Mentre tutto ciò accade ci sono gli adolescenti come plotoni di esecuzione, i giovanissimi sono carte assorbenti, osservano e imparano dal mondo adulto infantilizzato, dopodiché eccoci tutti pronti a parlare di bullismo ed eroi di cartone, furbi e codardia sospesa a mezz’aria, una dimensione di imbecilli-

tà con la patente a punti di bravi ragazzi. C’è davvero la sensazione urticante di un presente dove scuola e famiglia appaiono prive di allenatori alla vita, perché dispersi dalla delegittimazione. In compenso c’è invece all’occorrenza un recinto dove incontrarsi per scontrarsi, in preparazione del botto finale da pagare al destino sempre in agguato. Le teorie si sprecano nei riguardi della trasgressione, della violenza giovanile, un dispendio inusitato di tautologie inconcludenti, per cui chi sta in cattedra ritiene di educare solamente gli altri, negando la necessità di doversi formare e rinnovare a un nuovo “sentire educativo”. C’è una società scollata e contrapposta, gli slogan arrembanti e la cartellonistica d’accatto tentano di nascondere un feroce disamore adulto, che permette fughe in avanti a quanti pensano di aggiustare la propria personalità inadeguata, con la prepotenza degli atteggiamenti omertosi, che mettono in “sicurezza” i pochi “duri”

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Vincenzo Andraous

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sport

“Il movimento paralimpico italiano è esploso” Intervista al presidente Luca Pancalli

a cura di Ivan Ferigo

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bbiamo conosciuto Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Olimpico, lo scorso ottobre al Festival dello Sport. Oltre ad autografare una copia di pro. di.gio. e concedersi per una foto con il nostro giornale in mano, accettò la proposta di una futura intervista. L’occasione propizia si è presto presentata, dato che la sua azione dirigenziale intende lo sport come strumento di inclusione attraverso il quale perseguire un cambiamento culturale nella percezione della disabilità. Tutte tematiche per noi centrali.

Festival dello Sport 2019 Hai fatto della cultura paralimpica la tua mission. Cosa significa? Ritengo che lo sport abbia un ruolo determinante nel promuovere un’immagine diversa delle persone con disabilità, normalmente declinate in un’accezione troppo spesso negativa e solidaristica, per arrivare ad una cultura che faccia capire quanto lo sport come metafora della vita possa essere la rappresentazione di quello che noi vorremmo accadesse nella quotidianità. Ovvero essere considerati persone alle quali è stata data un’opportunità, che nel momento in cui vengono messe nelle condizioni di esprimere le proprie abilità diventano risorse, protagonisti positivi del loro vivere. Io credo che lo sport stia contagiando positivamente la società civile, nel nostro Paese ma non solo, perché oggettivamente sta mettendo in moto un percorso virtuoso che sta producendo normalizzazione, e non solo nell’attenzione alle tematiche sportive. Un discorso rafforzato dal tuo percorso di vita, prima da atleta e poi da dirigente. Ciascuno di noi porta nel proprio percorso di vita il bagaglio delle proprie esperienze personali. Prima di un dirigente sportivo, sono una persona disabile da quando avevo 17 anni. Sono stato atleta, e poi dirigente di un movimento sportivo. Portare nella mia esperienza professionale il mio percorso di vita significa tentare di incarnare e comunicare con la nostra organizzazione quello che è stato per me un percorso fortunato, grazie alla famiglia e al sistema in cui mi sono trovato a vivere. Ho avuto le possibilità di dimostrare quello che sapevo fare, e di insegnare agli altri a non guardare alla carrozzina ma alla persona.

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Gli azzuri paralimpici Credo che la mission, mia e della famiglia paralimpica, sia riuscire ad educare le menti a guardare alle persone, non a come le persone sono. A novembre si sono tenuti i Mondiali di atletica leggera a Dubai e la prova di Amsterdam di Coppa del Mondo di scherma. Come valuti le prestazioni dei nostri atleti? In maniera più che positiva. Oramai l’Italia agonistica paralimpica è esplosa, in virtù ai risultati di atleti con la A maiuscola che grazie al lavoro delle federazioni stanno ottenendo risultati eccezionali e fino a pochi anni fa inimmaginabili. Cito un dato che può essere sintesi di una risposta compiuta: il movimento paralimpico italiano nel 2000 si collocava tra i primi trenta al mondo, oggi siamo nella top ten. Non è solo un fatto di risultati agonistici; la cosa più bella è che il fenomeno paralimpico italiano venga studiato all’estero, perché non ci si capacita di come l’Italia in poco tempo sia riuscita ad esplodere in questo modo. In tal senso, Londra 2012 ha rappresentato uno spartiacque, il momento in cui abbiamo cominciato a raccogliere i risultati di un lavoro fatto negli anni precedenti, soprattutto dal punto di vista della comunicazione. La presenza a Londra della RAI con quattordici ore di diretta al giorno è stata sicuramente determinante. Così come per diffondere il movimento e la cultura paralimpici sono state complici le imprese di atleti straordinari come Alex Zanardi, Bebe Vio, Federico Morlacchi, Martina Caironi, Oscar De Pellegrin e i nostri arcieri, Assunta Legnante, Oney Tapia, Monica Contrafatto. La storia del movimento degli ultimi vent’anni è stato un lento lavoro riformatore che ci ha portato al riconoscimento come ente pubblico e al riconoscimento di media e opinione pubblica. Oggi il mondo paralimpico italiano è esploso grazie ai risultati degli atleti, che rappresentano l’apice, l’elemento attrattivo, ma anche perché ha cominciato a far parlare di sé in tutto il mondo, e perché portatore sano di valori che spero contaminino la società civile.

La prossima estate sarà la volta dei Giochi Paralimpici di Tokyo. Che mire ha l’Italia? Confermarsi nella top ten. A Rio de Janeiro arrivammo decimi, ma mancava una potenza sportiva come la Russia. Mi auguro che i risultati ottenuti a Dubai, Amsterdam, Londra, nel nuoto, nel tiro con l’arco, nella canoa e nel tiro a segno, possano farci salire. Già confermare Rio sarebbe però straordinario. Ma un successo ancora maggiore sarà quello di portare la delegazione più grande di tutti i tempi per numero di atleti qualificati. Perché è vero che dobbiamo guardare ai risultati agonistici, ma quello più grande è essere riusciti ad allargare la base dei praticanti. Se si è allargata la base, significa che da qualche parte questi ragazzi sono emersi. Ciò detto, sono consapevole che bisogna fare sempre meglio. Però, in un Paese come il nostro, credo che la più grande novità del fenomeno sportivo sia rappresentata, negli ultimi vent’anni, proprio dal movimento paralimpico.

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CULTURA

Cile. I Chicago boys e la Bachelet Nel gennaio dello scorso anno - 2018 - ricevetti un invito da parte dell’Ambasciatore cileno in Italia Señor Fernando Ayala per presenziare, presso la Sua Ambasciata a Roma, al riconoscimento da parte della Presidente della Repubblica del Cile Michelle Bachelet all’amico Roberto Savio. Savio, già pubbliche relazioni in America Latina di Aldo Moro, ricevette l’alto riconoscimento per la sua incessante attività di informazione (presidente di IPS – Inter Press Service) e democratizzazione non solo del Cile ma di tutta l’America Latina.

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ntrai in Ambasciata il 23 gennaio e riconobbi nel giro scale le gigantografie fotografiche di tutte le personalità che hanno fatto grande il Cile: da Isabel Allende al Nobel Gabriela Mistral; da Luis Sepúlveda a Pablo Neruda; da Violeta Parra a Roberto Bolaño. V’era un certo entusiasmo tra gli invitati che non mancarono di complimentarsi con l’Ambasciatore e la gentil signora Anke Kessler sia per i ragguardevoli risultati raggiunti in campo economico dal Cile sia nel processo di democratizzazione che ci allontanava dagli anni bui di Augusto Pinochet (non riposi in pace) che di crescita economica. Era solo un paio d’anni fa, ma politicamente sembra una generazione. Dati alla mano, negli ultimi venti mesi, il Cile è sceso in economia e salito in malcontento. Cos’è successo? Nel marzo 2018 v’era stato il passaggio tra la presidente Bachelet (centrosinistra) e Sebastián Piñera (centrodestra). Il PIL, secondo Oxford Economics, era del 4% nel 2018 risalendo da un modesto 1,6%

dell’anno precedente. Poi è ridisceso al 3% nel 2019 e 2,9 in proiezione dell’anno prossimo (se l’export di rame tiene e le multinazionali non fuggono dal clima violento). Gli investimenti fissi reali sono crollati da un 6,1% nel 2018 quando la coalizione di centrosinistra era al Palacio de La Moneda ad un esiguo attuale 2,8% da parte della coalizione di centrodestra, a dimostrazione che l’intervento statale in economia va ridotto se non annullato. Piñera ha un profilo che assomiglia molto ad un politico italiano. Trattasi, infatti, dell’uomo più ricco del Cile, che deteneva parte dell’informazione pubblica, essendo stato proprietario del canale televisivo Chilevisión. Riuscì, nonostante dati oggettivi di crescita e benessere della Bachelet, a narrare un Paese che non c’era, intensificando paure inesistenti. Ma qual’è il suo anello debole ora che è Presidente della Repubblica? I Chicago boys! In macroeconomia vi sono due scuole

Fabio Pipinato con Fernando Ayala e Roberto Savio presso l’Ambasciata del Cile a Roma

che si affrontano da decenni: Keynes e Chicago. La prima vorrebbe l’intervento dello Stato come soggetto regolatore con misure di bilancio e monetarie, la seconda lo esclude o lo ridurrebbe al minimo. Quest’ultima, infatti, s’ispira alla scuola monetarista di Milton Friedman. Sebastián Piñera sta seguendo la seconda scuola sui passi del fratello, noto economista, José Piñera, che fu Ministro del Lavoro e delle miniere durante la dittatura di Augusto Pinochet e che arruolò, nella terra della sperimentazione del socialismo di Allende, i Chicago boys, un gruppo di economisti cileni formati alla scuola neoliberista di Chicago. Inutile dire che José Piñera ha privatizzato beni pubblici di inestimabile valore. Purtroppo, nelle ultime settimane, Piñera non sta solo seguendo la via economica, ma anche quella repressiva che s’ispira ad Augusto Pinochet. Le attuali proteste non sono riconducibili al solo aumento del biglietto del metrò di pochi centesimi, che potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso, ma ad un Paese che rischia, in un sol biennio, di perdere la stabilità democratica e l’ascesa economica che aveva puntualmente garantito la Bachelet. Sebastián Piñera aveva creato ad arte una narrazione all’incontrario diffondendo rabbia e malcontento nelle classi meno agiate. La sua politica, nell’ultimo biennio, ha scelto la via di Chicago che tende non solo a concentrare la ricchezza in poche mani, ma ad intraprendere la via della decrescita infelice e forzata per ampi strati della popolazione. Gli scontri tra protestani e forza pubblica danno un primo bilancio di almeno 17 morti, centinaia di feriti e miglia-

ia di arrestati. L’opposizione denuncia con insistenza i gravi abusi da parte della forza pubblica. La stampa ed i social network documentano ogni giorno l’esistenza di gravi episodi di sopraffazione da parte dell’autorità, che per reprimere le proteste divenne capace di perpetrare violenze fisiche. Il direttore dell’Instituto Nacional de Derechos Humanos, Sergio Micco: «L’Istituto ha registrato testimonianze di denudamenti, torture, spari contri i civili, maltrattamento fisico e verbale, botte e ritardi della polizia nel condurre le persone detenute al commissariato, mantenendole nei furgoni, ammassate e con cattiva ventilazione, per ore». Il 9 novembre 2019 un organismo indipendente di esperti, nominato dall’ONU intervenne affermando: «L’alto numero di feriti e il modo in cui sono state utilizzate le armi sembrano indicare che l’uso della forza è stato eccessivo e ha violato il requisito di necessità e proporzionalità. Siamo profondamente preoccupati per le notizie che ci arrivano circa gli abusi contro ragazzine e ragazzini; maltrattamenti e percosse che possono costituire fattispecie di tortura. Sono giunte altresì notizie di violenze sessuali subite da donne, uomini e adolescenti». Il paradosso è che Michelle Bachelet è stata promossa (nel settembre 2019) Alto Commissario per i Diritti Umani alle Nazioni Unite proprio per l’attività politica a favore dei diritti in Cile. Un riconoscimento che va al di là delle fake news. Fabio Pipinato

Oltre le barriere Il “pesce grazie” in Libano

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n pesciolino giallo in legno con una scritta diretta, efficace, ma per niente scontata: “grazie di cuore”. È il “pesce grazie”, il simbolo inventato da Maurizio Menestrina per rompere le barriere nei confronti della disabilità. Un modo per dimostrare la volontà di essere protagonisti e di lasciare un segno del proprio passaggio, attraverso un “grazie”. Un oggetto che, nella sua semplicità, è stato ed è capace di fare letteralmente il giro del mondo (ad oggi sono oltre 14 mila gli esemplari distribuiti), toccando i cinque continenti. Con questo gioco di condivisione, il “pesce grazie” è arrivato in Libano, precisamente nel Sud, nella città di Tiro. Qui si è attivato – presso la scuola speciale Imam Sadr Foundation – Cedrus, un innovativo progetto volto a potenziare l’attività didattica a favore di bambini con problemi educativi speciali in modo da favorirne l’inclusione scolastica e sociale. Un’attività costantemente protetta dalle forze dell’ONU, con gli eserciti libanese ed italiano a controllare che all’interno dell’istituto tutto possa svolgersi in sicurezza e tranquillità. Sì, perché la scuola sorge in un’area provata da guerre e disordi-

“Pesce grazie” ni, e i bambini la raggiungono oltrepassando il filo spinato e le forze armate schierate a loro difesa. Il progetto, fortemente richiesto dalla comunità locale, è stato voluto dal comandante di brigata Bruno Pisciotta e realizzato, nell’ambito dei progetti di Cooperazione Civile e Militare, dal contingente italiano in Libano della missione UNIFIL insieme ad una squadra di esperti pedagogisti di fama internazionale. Tra questi, il dott. Luigi Angelo Sangalli, già direttore di ANFFAS Trentino Onlus e ora professore universitario a Verona, pedagogista da oltre trent’anni specializzato a 360° sul-

Oltre le barriere la disabilità: grazie a lui il pesce grazie è arrivato in Libano. Sangalli ed altri luminari si sono occupati di formare insegnanti, dirigenti e personale di servizio, trasferendo loro competenze utili a seguire, con interventi specifici e professionali, bambini in diverse situazioni di disabilità, tra cui bisogni educativi speciali e disturbi specifici dell’apprendimento. Il team tornerà ciclicamente a Tiro per monitorare da vicino lo sviluppo del progetto, il primo di questo genere sul territorio libanese. Il “pesce grazie” ha lasciato un altro segno tangibile del suo passaggio. “Il nostro pesciolino è attivato a Capo

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Nord, in Patagonia”, racconta Maurizio Menestrina, “e adesso in un territorio che mai avremo pensato, martoriato da decenni di guerre e problematiche politiche. L’idea di vedere un piccolo pesce giallo attorniato da insegnanti e militari che sostengono con gioia questa forma di protagonismo, di “Ci siamo anche noi”, per noi è un traguardo bellissimo. La nostra gioia è essere arrivati al di là del filo spinato, delle barriere, delle costrizioni politiche, delle prevaricazioni”. Ivan Ferigo

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