Pro.di.gio. n.I febbraio 2012

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pro.di.gio.

Bimestrale di informazione dell’associazione prodigio onlus sul mondo del disagio e dell’handicap Numero I - febbraio 2012 - anno XIII - lXX numero pubblicato

telefono e fax 0461 925161

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progetto di giornale

Lavoro molesto

Alcool e guida

La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento

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a molto anni avevo un sogno nel cassetto: fare un’esperienza di volontariato all’estero e finita l’università ho realizzato questo desiderio. Ho deciso di andare in Brasile perché con questo paese ho un forte legame: sono metà brasileira! Sono partita il 9 dicembre 2010 lasciando qui il freddo e le montagne innevate dell’inverno trentino per raggiungere le calde temperature dell’estate brasiliana! Dopo undici ore d’aereo sono atterrata a São Paolo dove c’erano mia zia e mio cugino ad aspettarmi. I primi mesi li ho trascorsi con i parenti e gli amici brasiliani nello stato del Paranà. Era da quattro anni che non li vedevo ed è stato fantastico ricevere quegli abbracci calorosi che solo i brasiliani ti sanno dare, trascorrere insieme a tutti loro intere giornate in compagnia di bella musica, lunghe chiaccherate e ottimo cibo: churrasco e cerveja gelada, carne alla griglia e birra gelata, feijoada, fagioli cucinati con la carne che solitamente vengono serviti con il riso, caipirinha bevanda preparata con la cachaça, lime, zucchero di canna e ghiaccio tritato, arroz doçe, riso dolce, bolo de milho, torta di mais e molte altre prelibatezze: io adoro la cucina brasiliana! A fine febbraio, carica di energie positive, ho messo lo zaino in spalla e sono andata a São Leopoldo, una città a circa 30 km da Porto Alegre, la capitale dello stato del Rio Grande do Sul. In questa città ho svolto volontariato presso l’”Associação Meninos e Meninas de Progresso” (Associazione Ragazzi e Ragazze del Progresso). Prima di partire mi ero messa in contatto con questa associazione e con altre due di cui vi parlerò dopo. Ad aspettarmi a São Leopoldo c’erano Fabio e Mariajosè, due persone fantastiche che lavorano nell’associazione assieme ad una numerosa equipe. L’ente dispone di tre centri diurni e accoglie quotidianamente circa 300 bambini dai 6 ai 15 anni. I tre centri svolgono attività educative e ludico/ creative e l’aspetto che fa da cornice a tutto il lavoro è l’amore che gli educatori trasmettono ogni giorno ad ogni menino. I bambini da subito mi hanno riempita di domande e curiosità sull’Italia, mi chiedevano spesso di parlare italiano e di cantare delle canzoni. Ci siamo divertiti molto, giocando, cantando e scherzando insieme! Ho ricevuto dai bambini tantissimo affetto e parecchi disegni che adesso, attaccati alle

Non arrendersi mai!

L’importanza della sensibilizzazione nelle scuole

QR CODE... cos’è?

La vita, le corse e i motori di Luca Donateo

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Un arcobaleno di colori, sapori, incontri, profumi, sorrisi e tante emozioni!

Viaggio in Brasile

Scorci di vita, di balli e paesaggi dal Brasile.

pareti, rendono più vivace casa mia e mi fanno ricordare i sorrisi, gli abbracci e l’affetto che ci siamo scambiati. Uno tra gli aspetti che sicuramente caratterizza il Rio Grande do Sul, oltre alla forte influenza italo-tedesca, è bere il Chimarrão a qualsiasi ora del giorno e della notte. È un infuso preparato con l’erba Mate e bevuto nella Cuia, un apposito recipiente, con una cannuccia in metallo che si chiama bombilla.. Anche la città São Leopoldo, come qualsiasi città brasiliana ha festeggiato il carnevale e per la prima volta ho assistito a questa grande festa. È stato entusiasmante ammirare i grandissimi carri allegorici rimbombanti di musica sfilare

per la città accompagnati da ritmisti, porta bandiera, ballerini e ballerine di ogni età, tutti vestiti con abiti colorati e accuratamente decorati. Ripensando ora, mentre sto scrivendo, agli otto meravigliosi mesi trascorsi in Brasile sono tantissimi i ricordi e le immagini che mi vengono in mente e mi sento avvolgere da una sensazione di nostalgia: a saudade. Due mesi a São Leopoldo sono trascorsi molto velocemente e a fine aprile mi sono rimessa lo zaino in spalla e sono tornata nel Paranà, lo stato caratterizzato dal colore rosso della terra. Nella città di Goioerè ho svolto la seconda esperienza di volontariato presso il Centro de Recuperação Infantil Santa Clara (Centro di Recupero Infantile Santa Clara). È un centro diurno che accoglie circa 200 bambini ogni giorno, dagli zero ai quattordici anni. Inutile dire che anche qui l’accoglienza è stata calorosa sia da parte dei bambini che tutti i giorni mi riempivano di

Da questo numero inseriamo dei codici per poter accedere rapidamente a dei contenuti su Internet pagina 11

baci, abbracci e disegni sia da parte dell’equipe che lavora nel centro. Le giornate sono trascorse veloci tra giochi, compiti, laboratori di artigianato con materiali riciclati e semplici lezioni di italiano che ho dato sia ai bambini sia alla numerosa equipe formata da educatori, cuoche e signore che si occupano della pulizia del centro. Assieme abbiamo trascorso un periodo bellissimo, ricco di emozioni e allegria. La terza ed ultima tappa di questo viaggio è stata Salvador de Bahia. Qui sono stata ospite della “Meu Brasil”, una Ong. La Meu Brasil ha fondato una scuola itinerante che si chiama “Escola Arte e Lavoro”; ciò significa che la scuola identifica i luoghi della città e dintorni maggiormente a rischio e vi apre un centro in cui i ragazzi attraverso l’arte sono liberi di esprimere la propria creatività e far emergere le proprie capacità. Probabilmente solo alcuni o pochi diventeranno degli artisti, ma l’aspetto principale è che frequentando questi centri i ragazzi vivono esperienze positive, imparano l’uno dall’altro, instaurano relazioni che molte volte si trasformano in solide amicizie; lontani dalla vita di strada e dalla droga che purtroppo a Salvador come in tutto il Brasile costituisce un grave problema che colpisce ragazzi sempre più giovani. A Salvador ho imparato a costruire mosaici, un lavoro che i ragazzi portano avanti con tanta passione e dedicazione e che mi hanno insegnato con molta soddisfazione; io invece ho cercato di insegnare loro un po’ di italiano. Non potrò mai dimenticare quanto ci siamo divertiti insieme e quanto questi ragazzi hanno arricchito la mia anima! Salvador è una città molto vivace dove la cultura afro-brasiliana si tocca quasi con mano: tutti trasmettono una buona energia, nelle vie del centro si incontrano persone che praticano la capoeira, una mescolanza di rituali di lotta e danza che nel passato era usata dagli schiavi africani deportati in Brasile, e scuole di musicisti rallegrano le vie della città con ritmi incalzanti. Poco distante dal centro però l’ambiente è molto diverso: grattacieli e centri commerciali si contrappongono a estese baraccopoli, le favelas: ricchezza e povertà convivono a pochi metri di distanza, sicuramente molte persone sono carenti di cose materiale ma la più grande ricchezza che, a mio parere, hanno i brasiliani è quella che sta nella loro anima! Durante questi mesi trascorsi in Brasile ho incontrato persone vere, umili, sincere, allegre e vogliose di sostenere la crescita di tutti i bambini e i ragazzi che ogni giorno giocano, studiano, si divertono, apprendono, si relazionano e insieme crescono. Questo viaggio è stato arricchente, stimolante e energizzante: una lezione di vita. Grazie di cuore a tutte le persone conosciute per aver reso questa esperienza indimenticabile. Samantha Depaoli


violenza sulle donne

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hi usa la violenza è un debole”. È questa una delle frasi d’effetto utilizzate nella campagna di promozione dell’incontro aperto al pubblico tenutosi nell’aula Kessler della Facoltà di Sociologia di Trento. Qui si è discusso del delicato problema delle violenze fisiche e psicologiche che, in particolare, le donne subiscono sui luoghi di lavoro. Apre i lavori Simonetta Fedrizzi, Presidente Commissione provinciale Pari Opportunità, che rammenta come la violenza trovi origini in una cultura dove la donna è considerata in posizione subalterna. Questo fatto si riflette non solo nei rapporti privati, ma anche nei luoghi di lavoro. Ci spiega che il 25 novembre è considerata la giornata internazionale dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne e che è solo dal 2005 che l’Italia ha iniziato a ricordarla. Il Presidente della Commissione conclude soffermandosi sul tema dei Comitati per le Pari Opportunità, che in Trentino sono unificati sotto la dicitura “CUBE”. Tale rete di comitati nata nel 2006, presenzia ad un tavolo di lavoro permanente che ha come obiettivo la piena realizzazione delle pari opportunità e la valorizzazione delle differenze di genere. Successivamente Anna Conigliaro Michelini, Referente Gruppo di lavoro sulla violenza della Commissione provinciale Pari Opportunità, evidenzia come, con la crisi dei mercati che stiamo vivendo, si allarghi la base delle categorie vulnerabili. “Sicuramente le donne hanno aumentato il grado di vulnerabilità in generale”. Questo dato è avvalorato secondo Lucia Basso, Consigliera di Parità Regione Veneto, dal fatto che c’è ancora tanto imbarazzo ad affrontare nel mondo del lavoro la violenza e prevaricazione sulle donne: “è un tabù”. I fattori, secondo la Consigliera, per quanto riguarda almeno la regione Veneto, sono da collegarsi all’aumento del “lavoro a chiamata” che nella maggioranza dei casi è appannaggio delle donne. Si pensi ad esempio ai contratti stipulati con le imprese di pulizia. Con questa modalità di impiego la lavoratrice non può determinare in anticipo né il suo reddito finale, né il luogo della prestazione lavorativa e né l’effettivo orario di lavoro complessivo. Questo

aumentano i comportamenti vessatori, molesti e lesivi della dignità che talvolta assumono forme subdole e difficilmente evidenziabili. Come nel caso del cosiddetto “mobbing strategico”. Questo tipo di violenza passa attraverso un iniziale demansionamento della lavoratrice messo in atto, ad esempio, nel momento del rientro dal periodo di maternità e con la finalità di mandare letteralmente via l’interessata. Tale comportamento quotidiano e violento ad opera dell’azienda, genera nella vittima un forte stato di depressione che la costringe a rassegnare volontarie dimissioni. Casi del genere sono più facilmente riscontrabili in quegli ambiti come le cooperazione, la ristorazione e in generale nel settore terziario. Questo tipo di violenza pur non essendo direttamente fisica, va ad incidere profondamente sull’identità professionale di madre e di moglie e per questo si creano tensioni a livello di nucleo familiare. Lo stesso accade, anche se in modo diverso, ai padri che chiedono i congedi parentali. In questo caso si va a colpire

sul luogo di lavoro. Ad essere vulnerabili sono generalmente tre tipologie di lavoratrici: le minorenni, le donne immigrate e le manager. A questo proposito si sono citati alcuni fatti realmente accaduti, come nel caso di una giovane madre del Gahna, impiegata nell’industri metalmeccanica e molestata dal suo capo per oltre un anno, al termine del quale è riuscita a chiedere aiuto. Il motivo di tale violenza era che non le venivano date le ferie necessarie per andare a trovare i suoi due figli in Africa, finché non continuava a prestarsi sessualmente. È riuscita a denunciare il fatto contro il velo di omertà che avvolgeva tutto lo stabilimento e che costringeva al silenzio altre sue colleghe, a loro volta e in modi differenti, vittime. Anche il mondo ben più cotonato della dirigenza d’impresa non è incolume da episodi del genere, soprattutto quando a ricoprire un ruolo strategico sono le donne. Qui si instaura un meccanismo di prevaricazione sottile. Generalmente è messo in atto dai dirigenti maschi che non perdono occasione per ricordare alle colleghe che, in fondo esse, non sono altro che un corpo sessuale e che per questo, ancora una

volta, sono inferiori nonostante la qualifica. Inutile ricordare che pure in questo caso le pressioni che si subiscono sono spietate ed estremamente umilianti. Cosa si può fare per arginare questa cultura alla prevaricazione sessuale? L’Europa dà indicazioni a riguardo, ma spesso risultano disattese. Come accade in Italia, dove si continua a qualificare lo stupro come reato contro una non ben definita “morale pubblica”, invece che considerarlo contro la persona. Questo dato normativo ha grosse ricadute sull’impostazione sanzionatoria che purtroppo risulta, allo stato dei fatti, debole. In ogni caso a soccorrere le lacune della legge esistono degli strumenti efficaci di contrasto ai quali la persona può ricorrere per far cessare o per prevenire eventuali molestie. Uno di essi riguarda il rafforzamento dell’approccio assertivo nei confronti del presunto molestatore. Il che significa, stroncare la molestia subito, con un approccio diretto, ma non sgradevole e che non lasci spazio a reazioni della controparte. Altro rimedio è quello per cui le Aziende, per prime, devono prevedere sanzioni disciplinari, finanche al licenziamento, in caso di molestie sul luogo di lavoro. L’Azienda a tal proposito è obbligata a diffondere un codice di condotta e tale obbligo è frutto di una risoluzione del 1992 ed ha ad oggetto proprio la tutela della dignità di uomini e donne sul lavoro. In questo caso il fatto di esplicitare i comportamenti molesti vietati è già di per sé un efficace deterrente. “In Trentino non si stà benissimo, anzi la situazione è grave come in tutta Italia.” Con queste parole Eleonora Stenico, Consigliera di Parità della Provincia Autonoma di Trento, mette il punto su una situazione allarmante. Dei 150 casi all’anno seguiti dalla Consigliera il 90% riguarda questioni di maternità e orario di lavoro e sono situazioni che si accompagnano a fattispecie di mobbing. Insomma il problema esiste e la tendenza è quella ad un suo aumento. In questo clima di incertezza generale, spesso mantenuta anche a livello legislativo, a farne le spese sono soggetti più che mai bisognosi di tutele pronte ed effettive. Per ora, nell’attesa di una presa di posizione seria e incisiva, le vittime di molestie non possono che appoggiarsi alla loro forza di volontà, denunciando i fatti e ricorrendo all’indispensabile aiuto di persone qualificate e competenti come quelle intervenute in quest’incontro. Lorenzo Pupi

orse vi è capitato di noIntervista a Maria Devigli tare leggendo il nostro giornale che a noi piace particolarmente raccontare le storie e le esperienze attraverso le interviste. Qualcuno lo vede come una comoda occasione per riempire spazi sulle pagine delle riviste. Noi riteniamo sia invece uno strumento da usare quando le parole prima non conoscevi? dell’interessato non abbiano bisogno di Sì ho scoperto un sacintermediari, anzi debbano correre libere co di cose, su di me e sul per disegnare meglio un pensiero che mondo. Ad esempio, ho potuto toccare non si può semplicemente raccontare. con mano alcuni luoghi comuni sulla diMaria, eccoti di nuovo alle prese con sabilità, conoscere da vicino le difficoltà la redazione di Pro.di.gio., ma questa volta a di chi si deve spostare con una carrozzella. Ho rivestire il ruolo di intervistata, sarai tu... Hai potuto anche appurare come spesso le peggiori piacere di raccontare chi sei ai nostri lettori? barriere sono quelle mentali e che da quelle deCerto e devo dire che è un grande piacere rivano quelle architettoniche e culturali. Ma ho tornare in queste pagine seppur in una veste scoperto anche tante storie piene di coraggio, la diversa. Sono sempre io e, nello stesso tempo, forza di chi deve sottoporsi alla dialisi ad esemnon sono più io. Come una volta, credo nella pio o quella di chi, dopo esser sopravvissuto ad forza della parola e della comunicazione ma la un bruttissimo incidente e alle lesioni che questo differenza è che al tempo in cui ero a Prodigio ha comportato, non solo è riuscito a dare un (2003-2004) mai e poi mai avrei pensato di senso nuovo alla sua esistenza ma ha donato un vivere di musica e di cantautorato. Eppure oggi grande contributo alla sua comunità. Questo è sono una cantautrice e non una giornalista. In il caso di Pino Melchionna, il vostro presidente. fondo ho sempre a che fare con la parola e con Come la tua sensibilità musicale, intrecciata la comunicazione. alle altre tue esperienze di vita, ti aiutano a Durante la tua esperienza di volontariato nel leggere il mondo circostante? Servizio Civile, hai scoperto qualcosa di te che La sensibilità è fondamentale nell’arte e nella

vita ma va mediata con una buona dose di piedi per terra e, soprattutto di attitudine al miglioramento. Oggi siamo bombardati da notizie negative che portano a una de-sensibilizzazione generalizzata. Ma la sensibilità è una prima forma di contatto con il mondo, per questo penso che la comunicazione mediatica massificata sia da evitare perché porta ad un grande paradosso: nel momento in cui ti dice di metterti in contatto con il mondo ti leva il contatto con il mondo. In occasione dell’incontro aperto presso la Facoltà di Sociologia di Trento, dal titolo “lavoro molesto- la violenza sulle donne nei luoghi di lavoro”, hai intrattenuto i presenti con le tue canzoni. Puoi raccontare i messaggi che volevi trasmettere? Ho portato alcune canzoni, in particolare la prima “La ragazza con la chitarra” tratta del primo anno in cui ho cominciato a fare la cantautrice girando in giro per l’Italia a fare concerti. Ero da sola e spesso quello che faceva scalpore era il fatto che viaggiavo in lungo e in largo senza protezione maschile. Alla faccia dell’indipendenza femminile!ù Credo che la tua particolare sensibilità traspaia

chiaramente dai testi delle tue canzoni. C’è quindi qualcosa che vorresti aggiungere rispetto al triste tema delle molestie sulle donne nel luogo di lavoro? E cosa pensi serva perché si arrivi finalmente ad un cambiamento culturale che sancisca effettiva parità tra i sessi? La violenza è una presenza costante nelle nostre vite e in diverse forme. Questo perché l’uomo civile è spesso solo un essere primitivo mascherato se non c’è stata un’effettiva evoluzione della coscienza e dello spirito individuali. La cultura la facciamo noi, un cambiamento culturale deve passare prima per un cambiamento della coscienza individuale. È uscito il tuo nuovo album, rappresenta qualcosa di particolare per te? Rappresenta una tappa importante. Questo album, o meglio questo EP, è il frutto del Premio Pavanello, un concorso per cantautori che ho vinto nel 2010 e in cui si vinceva, per l’appunto, la produzione di un disco. Ho avuto quindi la grande fortuna di avere una produzione totale (oggi cosa assai rara) dall’etichetta Gulliver Studio Production di Alex Carlin. Il titolo dell’album è La Semplicità, un concetto che amo molto e che per me è sinonimo di limpidezza e chiarezza. Anche nel giornalismo la semplicità è un grande valore e questo l’ho imparato nella mia esperienza a Prodigio anche grazie alla guida del mitico caporedattore Ugo Bosetti! Lorenzo Pupi

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La violenza sulle donne nei luoghi di lavoro

Lavoro molesto

perché tale impiego è basato sul fatto che si è inseriti in una lista di disponibilità, in base alla quale, il datore di lavoro decide in funzione delle esigenze d’impresa chi, dove e quando far lavorare. In questo contesto di assoluta precarietà,

non tanto col demansionamento, ma con la diminuzione del salario. Altra questione ricordata dalla Consigliera Basso, è quella riguardante la violenza sessuale

A fianco un momento del convegno con i relatori. In alto, intermezzo musicale a cura della cantautrice trentina Maria Devigili.

Dal Servizio Civile ad una vita dedicata alla musica

Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Abbonamento annuale (6 numeri) Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Redazione: Bosetti Ugo, Giuseppe Melchionna, Carlo Nichelatti, Andrea Truant, Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Viviana Garbari e Lorenzo Pupi. bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT Telefono e Fax: 0461.925161 Hanno collaborato: Dorotea Maria Guida, Matteo Tabarelli, Daniele Erler, Roberto 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “AssoSito Internet: www.prodigio.it Rosso, Richard Unterrichter, Patrizia Maltratti, Samantha Depaoli. ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e E-mail: redazione@prodigio.it In stampa: mercoledì 1 febbraio 2012. Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”. Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana). Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it. Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | febbraio 2012 - n. 1


se r v i z i o c i v i l e e d i sa g i o s o c i a l e

Ricostruire una società civile?

Si può e si deve

e passione. A scriverle sono stati una decina di ragazze e ragazzi, che come me, hanno deciso di impegnarsi per costruire qualcosa di concreto nella nostra società civile. Ora non so se il loro percorso è finalmente partito e sinceramente glielo auguro con tutto me stesso. Soprattutto lo auguro alle istituzioni che hanno un debito nei loro confronti, un debito non tanto formale, in quanto il loro bando si dice fosse stato accettato, ma di rispetto e onore per un impegno civile preso. Forse queste sono parole difficili da percepire nell’aria di questi tempi. In ogni caso esse rivestono un’importanza estrema perché non vanno a toccare semplicemente quei ragazzi del servizio civile, che comunque sia andata, hanno indubbiamente dovuto mettere in discussione quelli che erano i loro piani. Al contrario riguardano tante e tante altre persone, realtà culturali e di formazione, che dalla disponibilità di volontari dipendono. Tanti individui che beneficiano dei servizi offerti dagli enti associativi e cooperativi, i quali necessitano

La stampa e la pubblicità gratuita al gioco d’azzardo legalizzato

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Un vizio che costa caro

are che esistano delle notizie che debbano essere date, sempre e comunque. Così, quando la dea bendata passa dal Trentino - evento di grande eccezionalità! - i giornali non possono non parlarne. È dovere di cronaca, probabilmente. E allora dalla carta stampata, dal web, dalle televisioni, apprendiamo di quel tale che con una schedina da 1 euro ne ha vinti milioni. Sono poi gli stessi giornali che si fanno portavoce dei disagi derivati dall’abuso del gioco. Una contraddizione fastidiosa: ciò che non si capisce è che ogni vincita gridata al vento è una pubblicità gratuita al gioco stesso. VINCITE POSSIBILI? - Il pensiero più comune è questo: «se ha vinto lui, perché non posso vincere anch’io?». Vero, teoricamente possibile, come è possibile che scendendo ora in strada troverete cinquecento euro perduti da qualcuno. Credo che, da qualche parte nel mondo, a qualche Gastone sia davvero successo; e quindi: se è accaduto a lui, perché non può capitare anche a me? Ma

lasciamo da parte il qualunquismo. A chi non piacerebbe, in realtà, vincere un vitalizio di seimila euro al mese, che è quanto promette il concorso Win For Life della Sisal? Bene, secondo IlSalvagente.it, che in merito ha consultato il matematico Riccardo Bersani, il 91% delle schedine del concorso non vince nulla. E, comunque, nel 99% dei casi si vince meno di 10 euro. UNA MALATTIA - Se davvero esiste quel concetto stranissimo, spesso una giustificazione, che si chiama “dovere di cronaca” (che costringerebbe a dare notizia di una vincita milionaria), allora i giornalisti ed i direttori di giornale non dovrebbero mai dimenticare di specificare anche che il gioco è una vera piaga sociale, come sottolineava Andrea Casna sulle nostre pagine. O quanto meno ricordare che ogni vincita è il frutto di un’improbabilità. E che la perdita di denaro è la più probabile, praticamente scontata, conseguenza di ogni euro giocato. Daniele Erler - LaRotaliana.it

Via libera a 18mila giovani. Sospesi degli effetti della sentenza del 9 gennaio. Riccardi: «Siamo soddisfatti»

Servizio civile

a loro volta di giovani volontari “Esprimo grande soddisfazione per la decisione della Corte di che possano contribuire con accettare la sospensione della revoca del bando per i volontari del passione e impegno a garantire 2012. È una decisione che consente ai giovani di partire per il loro e migliorare realtà assistenziali, servizio alla comunità nazionale e riporta serenità dopo giorni di di tutela e di promozione. comprensibile apprensione. Voglio fare i miei auguri di buon lavoro Gli ambiti di azione in questo a tutti i ragazzi e ringrazio gli enti che li accoglieranno per il sostesenso sono numerosi, quanto gno dato in queste settimane”. È quanto afferma Andrea Riccardi, sono numerose le associazioni e ministro per la Cooperazione e integrazione, a commento della le cooperative o altri tipi di enti notizia sulla pronuncia della Corte d’appello di Milano che ha di che basano la loro attività sulla fatto sbloccato la partenza per 18 mila giovani che svolgeranno disponibilità di questo tipo di nel 2012 il servizio civile. risorse umane. 26 gennaio 2012, Vita.it Il Trentino, fa della sua identità associativa e cooperativa un vanto da esportare anche all’estero e credo Non capire questo, significa non guardare e mi auguro, che qui, rispetto al resto d’Italia, il in faccia alla realtà. Significa sprecare risorse e Servizio Civile rivesta ancora grande importanza significa abbracciare una cultura, che ormai da nell’agenda politica. troppo tempo, tenta di affogare i valori di cui la È importante che il Servizio Civile venga tute- nostra società dovrebbe invece farsi concretalato e rafforzato, perché è una delle poche espe- mente vanto. rienze accessibili a tutti, in cui si può fare quella Sinceramente, io credo, che i veri cambiamenti che mi permetto di definire una “sana politica”. partano dal basso, facendo bene quello che si La parola politica deriva dal greco politikos che ama fare, prima di tutto. Da solo però questo secondo la definizione di Aristotele significava non basta, serve che si ricominci a guardare al l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti. tanto speculato bene comune, non solo come la Al di là della definizione, purtroppo non esente piazza, il tal edificio o monumento, ma come tutto da interpretazioni di comodo, quello che bisogna quello che ci circonda e ci riguarda direttamente comprendere oggi, è che ognuno di noi può agire e indirettamente. Il Servizio Civile, ma come tante per il bene degli altri e ricevere al contempo un altre esperienze di volontariato e cooperazione, ti beneficio. aiuta a comprendere che la volontà, strutturata in Questo, però, non è quel tipo di beneficio che un progetto preciso, può fare più di ogni grande ormai nella concezione comune si identifica come proclama politico istituzionale. Può infatti genederivante da pratiche non del tutto corrette e rare quella cultura all’insegna del rispetto e della miopi. Al contrario rispecchia un dare e avere pa- serietà di cui si sente parlare solo nelle intenzioni ritario e in ogni caso con grandi ricadute positive e mai nei fatti. su tutta la collettività. Andare a penalizzare opportunità come queste, Sicuramente l’idea del Servizio Civile cerca in nome della sicurezza economica nazionale o proprio di cogliere questo aspetto e di rivestirlo globale, senza prima colpire i veri sprechi, può di rilevanza pratica, strutturandolo in un percorso solo significare distruggere ogni possibilità di di crescita sia per chi lo opera direttamente, sia riscatto e di benessere per il futuro di noi tutti. per la società tutta, che ne beneficia. Lorenzo Pupi MARKETING SAIT

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iamo ragazzi tra i 19 e 23 anni impegnati nello studio, nel lavoro occasionale e in tirocini. Alcuni di noi stanno concludendo l’università e altri ne stanno programmando l’iscrizione. Tutti siamo in attesa di partire con l’esperienza di Servizio Civile, investendo e programmando su di esso il nostro tempo, la nostra vita e il nostro futuro. Lo abbiamo fatto credendo in uno Stato che incentiva i giovani ad attivarsi, che promuove progetti con determinati programmi e tempi e che in sostanza prende un impegno verso tutti noi. Concretamente però non vediamo lo sforzo necessario per investire su di noi giovani e nel sostegno di questi progetti, visto che si è venuta a creare una situazione che determina incertezza verso la reale possibilità di partire. È il nostro futuro che viene pesantemente condizionato e lo Stato, così facendo, passa un messaggio sbagliato e malato sul rispetto degli impegni. Ci domandiamo quindi cosa potrà mai garantirci questo Stato e cosa ci possiamo aspettare per il nostro futuro.” Queste poche iniziali righe, di una lettera pubblicata sull’Adige di qualche settimana fa, sono tratte da un testo ben più lungo che mi ha particolarmente colpito per intensità

È disabile e manca l’elevatore

Niente viaggio in treno

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ono proprio queste le parole che si è sentita dire una ragazza torinese che si apprestava a fare un viaggio in treno da Torino a Bergamo, data l’assenza dell’elevatore per la sua sedia a rotelle nella stazione di Bergamo, doveva rinunciare al viaggio. Entriamo nel dettaglio. Lei è la trentunenne Lisa, laureata in lingue e affetta da paralisi cerebrale infantile dalla nascita; è costretta ad usare la carrozzina per lunghi spostamenti, dati i suoi problemi di equilibrio. Da quattro anni viaggia dal Piemonte alla Lombardia per incontrare il suo fidanzato Massy che è affetto dalla stessa patologia e vive nella bergamasca. Lisa e Massy desideravano passare il perio-

do di Natale insieme e allora lei organizza il viaggio in treno da Torino a Bergamo. Lei prenota il biglietto con qualche settimana di anticipo, i funzionari di Trenitalia chiedono alla giovane se è necessario fare il cambio alla stazione di Milano Centrale per raggiungere Bergamo e Lisa risponde di sì, perché ormai quella tratta la conosce da tempo. I funzionari delle Ferrovie fanno un veloce controllo e scoprono (ma è una cosa risaputa da tempo) che alla stazione di Bergamo manca il carrello elevatore per fare scendere la carrozzina. Lisa non si scoraggia, dice che riesce a scendere anche con le sue gambe dal treno a Bergamo, basta che qualche addetto di buona volontà delle ferrovie le porga il braccio. Ma nessuno è disposto a prendersi la responsabilità di aiutare Lisa a scendere dal treno con le proprie gambe. Amara conclusione della storia: il viaggio le è stato annullato e lei e Massy hanno dovuto passare il Natale separati. Complimenti a Trenitalia per la sensibilità e la buona volontà Dorotea Maria Guida pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | febbraio 2012 - n. 1

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Att i v i tà d i p r o d i g i o

L’importanza della sensibilizzazione nelle scuole

Alcool e guida: come sono visti dai ragazzi

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el corso di questi mesi noi volontari dell’associazione Prodigio, insieme al nostro presidente Giuseppe Melchionna, abbiamo rinnovato l’ormai consueta occasione di confronto nelle scuole sui temi degli incidenti alcool correlati. Quest’anno gli incontri hanno coinvolto alcune classi superiori trentine. Si sa che a quell’età, si è facilmente condizionati dal mondo degli “adulti”, i quali spesso non ricalcano proprio un esempio da seguire. Il liceo è un ambiente eterogeneo e il confronto fra compagni è sicuramente fonte di nuove esperienze e di crescite personali. Talvolta capita però che dal confronto si passi al conformismo e quando c’è pure di mezzo la pratica del bere, divenuta ormai irrinunciabile, i risultati non possono che essere una collettiva voglia di esagerare. Come collaboratori di Prodigio ci siamo già da tempo confrontati coi temi dell’alcool e della guida attraverso la redazione di articoli sul nostro bimestrale, incontri e convegni. Trattare di questi temi da un punto di vista, in qualche modo distante, non è la maniera migliore per affrontarli. Capita che si parli del problema dell’abuso di alcolici come di qualcosa che ormai esiste e che sia difficile da sconfiggere. Oppure ci si abbandona alla facile illusione che basti investire in gigantesche campagne di prevenzione. Ma la realtà ci dimostra che poco o nulla cambia, infatti le pagine di cronaca continuano a sfornare tristi storie di incidenti stradali e il binomio giovani e alcool è divenuto oramai uno dei tanti luoghi comuni. Sì, il problema esiste, è reale, ma è il modo con cui si pretende di risolverlo che è distante dalla realtà. Entrando per la prima volta nelle classi il nostro sentimento prevalente era la curiosità

Alcune riflessioni dei ragazzi dopo l’intervento di Pino “Questa testimonianza mi ha fatto venire i brividi, perché pensare che divertendosi si può rischiare di morire o avere problemi in seguito, ti fa passare anche la voglia di uscire con gli amici e divertirsi. Ed io per divertimento non intendo bere o cose simili, ma ridere e scherzare insieme a tutti i propri amici. Riguardo ai video, sono rimasta un po’ incredula, non riesco ad immaginare che possa succedere veramente tutto questo. È incredibile la forza di volontà che questo signore può avere, nonostante tutte le difficoltà che si trova!” Valentina “Mi fa rabbia il fatto che spesso, molto spesso, perdono la vita persone che non hanno colpe. Per colpa di uno poco intelligente e irresponsabile vengono rovinate famiglie. Penso che sia stato bello e utile questo incontro, è stato messo sotto una luce diversa l’argomento che comprende gli effetti dell’alcol sulla guida.” Luana “Mi ha colpito molto quest’incontro, sono rimasta un po’ dispiaciuta. Credo che Giuseppe sia un uomo molto forte, perché penso sia bello che abbia trovato un senso alla sua vita dopo l’incidente sconvolgente. Mi è venuta la pelle d’oca mentre ci raccontava la sua esperienza. Vorrei proprio sapere com’è non poter camminare, ma credo sia brutto vedere i tuoi amici correre e fare quello che vogliono, mentre tu sei sulla sedia a rotelle... mi dispiace tanto, sono rimasta senza parole.” Anonima

per la nuova esperienza, ma ad essere onesti, avevamo anche timore che il nostro intervento non fosse accolto con l’interesse sperato. Il nostro compito era quello di seguire Pino nel suo confronto coi ragazzi sui problemi alcool correlati, gestendo la proiezione di video educativi, distribuendo questionari e talvolta proponendo argomenti di dibattito. I volti timidi e un po’ assopiti di questi ragazzi e ragazze hanno lasciato il posto allo stupore e alla curiosità durante il sincero racconto, che Pino è solito fare, per introdurre l’ora e mezza di educazione ad una guida responsabile. La storia tragica dell’incidente subito da Pino è qualcosa che colpisce certamente chiunque, ma quello che i giovani sguardi riescono ad apprezzare maggior-

giovani in senso stretto, ma è legato ad una mancanza trasversale e generazionale di educazione. Incontri come questi sono preziosi e lo hanno affermato in più occasioni gli stessi studenti. Questo fatto ci ha colpito molto, sicuramente

Alcuni momenti degli interventi di Pino in classe. Nei grafici il risultato di un’indagine su un campione di 135 ragazzi trentini tra i 13 e i 17 anni.

Cercasi volontari Attenzione attenzione: volontari cercasi. Abiti a Trento, o lontano da qui ma conosci comunque l’Associazione Prodigio? È proprio te che stiamo cercando! Se decidi di essere dei nostri, avrai la possibilità di: scrivere articoli per il nostro bimestrale, anche seduto comodamente sul tuo divano di casa; accompagnare i disabili dell’Associazione agli incontri nelle scuole, conferenze, tavole rotonde, convegni; collaborare attivamente agli eventi organizzati e promossi dall’Associazione; esprimere la tua creatività e voglia di fare al servizio dei diversamente abili. Non esitare, ti vogliamo così come sei!

Per info chiama i numeri: 0461 925161 o 335 5600769, oppure visita il nostro sito: www.prodigio.it. Siamo a Trento, in via Gramsci 46 a/b

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mente è la parte in cui si parla della voglia di riscatto, di determinazione nell’abbracciare la propria condizione per poter fare qualcosa per la società e per gli altri. È come se d’improvviso si accorgessero che la cultura individualista in cui si sono trovati invischiati non è l’unica strada percorribile. E Pino né è forse la dimostrazione. Molti di loro non hanno mai avuto l’opportunità di vedere il problema dell’alcool e dello svago da un angolatura così reale e cruda. La disabilità di Pino infatti, nasce da una serata spensierata come ce ne sono tante. Quelle serate dove tutto è possibile nelle varie fantasie personali, ma di certo raramente ci si sofferma sulle conseguenze negative delle nostre azioni. Semmai ci si abbandona al fatalismo che purtroppo in caso di incidente, risulta un’amara consolazione. In ogni caso questo non è un problema dei

è una gratifica al nostro impegno, ma soprattutto testimonia che i primi a chiedere un’educazione completa sono gli stessi giovani. Hanno bisogno di vedere la realtà da molti punti di vista per iniziare a costruirsi un’identità, è una ricerca naturale. A nostro avviso, nel caso dell’alcool, un confronto sincero sul tema è molto più efficace di qualsiasi campagna pubblicitaria di sensibilizzazione. Spesso infatti si lascia ad immagini d’effetto l’arduo compito di cambiare una cultura e un’abitudine che è a sua volta rinvigorita da altrettanti spot che al contrario celebrano la cultura del piacere alcolico. I video educativi non sono di per sé un cattivo strumento, al contrario la presa che hanno sugli osservatori è molto forte e noi nei nostri incontri ne proiettiamo sempre qualcuno. Ma è anche vero che la presenza di una musica coinvolgente e delle immagini tragiche di incidenti reali o ricostruiti, non possono da soli sostituire quella che è una necessaria base di confronto e scambio di punti di vista. Ci siamo accorti che la proiezione di questi video, per essere efficace, necessita di una contestualizzazione del problema e successivamente di uno spazio in cui si possa maturare delle spontanee riflessioni su quanto appena visto. È proprio questo il momento più importante dei nostri incontri. Quelli che fino a poco prima erano semplici spettatori, iniziano a relazionarsi, raccontando esperienze personali, descrivendo ciò che li ha colpiti maggiormente, ponendo domande. Insomma prendono coscienza di sé in relazione al problema del bere alla guida. Si rendono conto che le loro azioni, anche indirettamente, possono coinvolgere gli altri. Lorenzo Pupi e Viviana Garbari

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s i cu r e z z a st r a da l e


Esenzione ticket sanitario a partire dal terzo figlio

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na misura in favore delle famiglie numerose: con una recente delibera la Giunta provinciale, su proposta dell’assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, ha stabilito che a partire dal 1° febbraio 2012 i figli a carico, dal terzo in poi, saranno esentati dalla compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie. Il dispositivo è in linea con quanto previsto dalla legge provinciale 1/2011 “Sistema integrato delle politiche strutturali per la promozione del benessere familiare e della natalità”, pensata proprio per favorire lo sviluppo delle famiglie e il loro benessere. Attualmente in provincia di Trento sono esentati dalla compartecipazione alla spesa sanitaria i bambini di età inferiore ai 6 anni e le persone di età superiore ai 65, appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo lordo non superiore a 36.151,98 euro. Se si esamina la situazione anagrafica del Trentino, si evidenzia che il totale della popolazione potenzialmente esente dal pagamento del ticket è composta per quasi tre quarti da anziani e soli e per un quarto da bambini a carico delle loro famiglie. “È evidente che la norma in vigore appare poco equa - commenta l’assessore Ugo Rossi - e sicuramente non a misura di famiglia, perché considera il reddito familiare e non pro capite e per di più ignora il dato riferito al numero di componenti del

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a Giunta provinciale, su proposta dell’assessore alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, ha approvato il “Piano di promozione delle vaccinazioni per la provincia di Trento”. Il Piano, elaborato dalla Commissione provinciale per le strategie vaccinali e la prevenzione delle malattie infettive, stabilisce che a partire dal 13 gennaio 2012, i genitori e coloro che hanno la patria potestà sui minori se decidono, per un insuperabile convincimento personale, di non sottoporre a vaccinazione i propri figli, non sono più sanzionabili. Il Piano conferma inoltre che, all’atto dell’iscrizione scolastica, non è obbligatorio presentare il certificato di avvenuta vaccinazione. “Sono ormai alcuni anni - commenta l’assessore provinciale Ugo Rossi - che è in corso un dibattito sull’opportunità di intraprendere un graduale processo di superamento dell’obbligo vaccinale, grazie ai progressi e all’evoluzione culturale della società italiana. L’idea di fondo è quella di prevedere il passaggio dagli interventi che impongono le vaccinazioni ad una partecipazione consapevole della comunità, dove la

Housing sociale: via libera alla costituzione di un fondo immobiliare

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nucleo familiare e ancor meno il numero dei figli a carico della famiglia”. Considerazioni espresse anche dal Consiglio provinciale che, nel febbraio, del 2011 ha approvato un ordine del giorno per impegnare la Giunta provinciale ad effettuare uno studio approfondito con l’obiettivo di giungere ad un ticket sanitario agevolato a misura di famiglia. Un ticket che consideri, ai fini dell’esenzione, oltre al reddito e all’età anche il numero dei componenti il nucleo familiare e in particolare il numero dei figli a carico, inserendo il parametro del reddito familiare pro capite e nuove fasce di esenzione in base all’età e al numero di figli. Sulla stessa linea anche gli “Ambiti prioritari di intervento”, approvati dall’amministrazione provinciale nel luglio di quest’anno, che prevedono appunto di disciplinare il ticket sanitario familiare. Con questo dispositivo la Giunta ha dato corso a queste indicazioni, stabilendo l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario a partire dal terzo figlio, in linea con le politiche di benessere familiare introdotte anche dalla legge provinciale 1/2011. L’intervento è stato coprogettato assieme al Forum trentino delle Associazioni per la Famiglia che, in applicazione del principio di sussidiarietà, ha affiancato la Provincia autonoma di Trento sia nell’iter di costruzione della legge sia nella sua implementazione.

a Giunta provinciale - su indicazioni del suo presidente Lorenzo Dellai e dell’assessore alle politiche sociali e abitative Ugo Rossi - ha approvato, in prima adozione, il Progetto di costituzione di un Fondo immobiliare nel campo dell’housing sociale in Trentino (in sigla Fhst), elaborato da Tecnofin Trentina con il supporto di Cassa Depositi e prestiti e in collaborazione con gli uffici del Servizio politiche sociali e abitative e della Direzione generale della Provincia. L’obiettivo, in questa prima fase, è l’acquisizione e/o la realizzazione di 500 alloggi a canone moderato sul territorio provinciale, per un investimento complessivo stimato in 110 milioni di euro; in prospettiva si prevede di realizzare fino a 2.000 alloggi. Gli alloggi saranno destinati a quella fascia “media” di cittadini che non ha i requisiti necessari per accedere all’edilizia residenziale pubblica, ovvero agli alloggi Itea, ma che non è nemmeno in grado di “affrontare” i canoni vigenti sul libero mercato: parliamo di coloro che hanno una condizione economico-patrimoniale ai fini Icef compresa fra il valore minimo 0,18 e il valore massimo 0,39, che corrisponde indicativamente, per un nucleo familiare composto da 3 persone ad una fascia compresa circa fra i 18.000 e i 40.000 euro. In questa fascia rientrano in particolare giovani e giovani coppie che intendono affrancarsi dai nuclei familiari di origine e creare una nuova famiglia. Il canone mensile di base di questi alloggi sarà dunque inferiore di un 30% circa rispetto a quello di mercato. L’obiettivo è, come abbiamo detto, di dare risposta a quel disagio abitativo espresso in particolare dai nuclei familiari appartenenti ad una fascia reddituale “media”, che vedono ridursi progressivamente, per effetto della crisi economica, il loro potere d’acquisto, faticando quindi ad accedere al libero mercato delle locazioni. Il progetto potrà inoltre assumere un ruolo significativo in termini di sostegno al settore edile, un comparto che in questi

Prime disposizioni per il superamento dell’obbligo vaccinale

profilassi vaccinale venga intesa come opportunità di partecipazione informata e consapevole delle scelte riguardanti la salute, come appunto previsto dalla legge provinciale che tutela la salute in provincia di Trento”. La delibera approvata dalla Giunta sospende quindi in via sperimentale l’applicazione delle

sanzioni pecuniarie nei confronti di coloro che rifiutano di sottoporre a vaccinazione i minori per un insuperabile convincimento personale. Questo rifiuto deve però essere espresso in forma scritta ed inviato all’Azienda provinciale per i Servizi sanitari, utilizzando un modulo che sarà fornito dalla stessa. In mancanza di tale comunicazione la mancata vaccinazione sarà soggetta a sanzione pecuniaria. Le condizione previste dal Piano per dare corso in via definitiva al superamento dell’obbligo vaccinale sono: il raggiungimento in provincia di percentuali di copertura vaccinali non inferiori a quelle stabilite dal Piano nazionale vaccini (95%); l’assenza di valutazioni epidemiologiche in senso contrario. Attualmente le percentuali di copertura

anni sta soffrendo più di altri la pesante crisi in atto. Per il raggiungimento di tale obiettivo sono state previste modalità di forte accelerazione degli interventi che consentano di anticipare da parte della Provincia l’elaborazione in breve tempo di un piano di acquisizione di alloggi già disponibile sul mercato. Gli investimenti resi possibili dal Fondo saranno realizzati su tutto il territorio provinciale, tenendo conto delle indicazioni fornite dalla Provincia autonoma di Trento sul fabbisogno abitativo, con particolare riguardo alle necessità dei comuni ad alta tensione abitativa. Per quanto riguarda i quotisti è previsto che al Fondo possano partecipare soggetti sia pubblici che privati. Oltre alla Provincia che, insieme al Fondo Investimenti per l’Abitare (F.I.A.) gestito da Cassa depositi e prestiti Sgr, deterrà la maggioranza delle quote, è prevista anche una presenza di investitori qualificati, quali gruppi bancari, compagnie assicurative, fondi previdenziali, società finanziarie. Oltre agli apporti di carattere finanziario sono previsti anche apporti in natura (terreni e/o fabbricati già esistenti); questi ultimi potranno essere conferiti da enti pubblici e imprese di costruzione che riterranno opportuno valorizzare le proprie proprietà immobiliari in un’ottica di housing sociale. Il Fondo avrà una durata di 25 anni e sarà sostenuto da un contributo della Provincia autonoma di Trento a titolo di compensazione per l’erogazione del servizio di interesse economico generale riconosciuto in misura non superiore a quanto previsto dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato. È importante sottolineare che, con questo provvedimento, la Giunta intende promuovere il progetto per la costituzione del Fondo ma che sarà un successivo provvedimento ad individuare, mediante procedura ad evidenza pubblica, la società di gestione del risparmio che dovrà concretamente istituire e gestire il fondo immobiliare. vaccinali in provincia sono: il 96,13% per la difterite; il 96,2% per la poliomielite; il 96,42% per il tetano; il 95,78% per l’epatite B (a ventiquattro mesi di vita). Si tratta quindi di dati in linea con il limite del 95% stabilito dal Piano nazionale vaccini ma, proprio per evitare di abbassare queste percentuali e, contemporaneamente, per favorire la crescita di un contesto idoneo a scelte consapevoli, sono state individuate azioni di sensibilizzazione della popolazione, da concretizzare nel corso del 2012 e preventive all’abolizione dell’obbligo vaccinale. Nel dettaglio: una campagna informativa per la popolazione in materia di prevenzione vaccinale; attività di promozione di educazione sanitaria da parte dei medici pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale in materia di prevenzione vaccinale; attività formative del personale addetto ai servizi vaccinali mirate a sviluppare positive competenze per una corretta informazione circa le vaccinazioni al fine di favorire scelte consapevoli nei cittadini. Il Piano, inoltre, definisce il calendario provinciale delle vaccinazioni dell’infanzia e degli adulti e stabilisce che all’atto dell’iscrizione scolastica non è più obbligatorio presentare il certificato vaccinale, visto che la vaccinazione non è più un requisito per la frequenza scolastica.

...VERSO UN NUOVO WELFARE PER IL TRENTINO... PIÙ EQUITÀ E PIÙ PARTECIPAZIONE DELLA RIFORMA SULLE POLITICHE SOCIALI

foto archivio Ufficio stampa Pat ( AgF Bernardinatti,Cavagna )

Provincia Autonoma di Trento - Pagina a cura dell’Ufficio Stampa - piazza Dante, 15 - 38122 Trento


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s o c i e tà

Intervista a Toni Mira, caporedattore dell’Avvenire

Un punto di vista sul mondo associativo solo hanno una lunga storia ma, soprattutto, sono apprezzate e sostenute. La prima realtà riguarda alcune cooperative e associazioni casertane che utilizzano dei beni confiscati alla ca-

Tony Mira, giornalista dell’Avvenire.

morra per iniziative di integrazione dei disabili. La cooperativa Agropoli di San Cipriano d’Aversa ha da alcuni anni un gruppo di convivenza dove vivono alcune persone con disagio mentale. Al piano terra la pizzeria-ristorante Nuova Cucina Organizzata (il nome evoca la Nuova Camorra Organizzata), realtà di successo al punto che con gli utili è stato possibile ristrutturare una villa confiscata al Pasquale Spierto spietato killer del clan dei casalesi (tra le sue vittime anche due carabinieri), dove è stata aperto un altro gruppo

L’A.P.B.P.S. dopo Rovereto apre anche a Baselga di Pinè e Pergine Valsugana

A tu per tu

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l servizio è stato ideato dal dr. Unterrichter, sociologo e psicologo presidente dell’associazione Psicologi di Base che ha saputo progettare ideare e realizzare un servizio psico-sociale che ancora non esisteva chiamandolo A TU PER TU-psicologo di base. L’idea è quella di uno psicologo cui rivolgersi non per problemi psicopatologici (come per esempio all’ospedale), ma per difficoltà quo-

tidiane di autostima, problemi d’amore e di coppia, di solitudine, per avere un alleato per comprendere i nostri figli e/o genitori, stare bene con gli altri, autovalorizzarci ed essere felici. Il progetto è stato pensato e concretizzato partendo da un’indagine sui bisogni delle persone: è quindi un servizio che nasce in risposta ai bisogni che tutti noi abbiamo e vogliamo soddisfatti: essere felici e vedere le persone amate più felici prima di tutto. La risposta è stata immediata ed ecco il grande successo nel comune di Rovereto (circa 100

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persone in 8 mesi). L’età media delle persone è stata di 42 anni, la persona più giovane che si è rivolta al servizio aveva 21 anni e la più matura 71. Un dato ci sembra davvero importante su tutti: il 52% delle persone si è rivolta al servizio perché gli è stato consigliato da qualcuno che era rimasto soddisfatto, questo dimostra la professionalità di questi psicologi di base. Anche l’altopiano di Pinè con Pergine Valsugana hanno il servizio A TU PER TU- psicologo di base Gratis per tutti e persino potenziato rispetto a Rovereto. Infatti al servizio attivo già con il 19.12.2011 si potranno chiedere consigli allo psicologo, dr. Richard Unterrichter, e/o alla pedagogista, dr.ssa Patrizia Maltratti, dell’associazione A.P.B.P.S. Psicologi di Base. È sufficiente prenotarsi al numero 346 2491134 oppure mandare una e-mail: atupertu@apbpspsicologidibase.it. Per maggiori informazioni vi consigliamo di visitare il simpatico sito internet dell’associazione www.apbpspsicologidibase.it. Crediamo che essere felici sia un diritto di tutti quindi vi consigliamo di prenotarvi in fretta senza alcun indugio dal momento che ci sono degli orari prefissati (poche ore) e gli appuntamenti si raccolgono con priorità di arrivo: allora perché perdere questa opportunità!?

di convivenza. Siamo nel paese di Antonio Iovine, ‘o ninno, il penultimo dei superlatitanti del clan, catturato il 17 novembre 2010 dopo 14 anni di latitanza. Ma qui si tocca con mano un’altra realtà. La villa ha il cancello sempre aperto e nell’alto muro di recinzione, simbolo un tempo del potere del boss (nessuno doveva vedere...), sono stati fatti dei grandi buchi. Il massimo della trasparenza. Perché, dicono, la gente deve sapere quello che facciamo. Con gli utili dello scorso anno, inoltre, la cooperativa ha potuto sostenere alcuni bambini del paese, provenienti da famiglie a rischio, anche di area camorristica: i matti che aiutano i più piccoli, scherzano. Analoga attività svolge la cooperativa “Al di là dei sogni” che a Sessa Aurunca gestisce una casa famiglia in un bene confiscato al boss Antonio Moccia e intitolato ad una vittima innocente della camorra, Alberto Varone. Qui, oltre a dare una nuova vita a persone svantaggiate, si fa agricoltura biologica producendo ortaggi sott’olio. Così come a Casal di Principe dove opera la cooperativa “Eureka” coltivando un terreno a orticoltura e un pescheto, entrambi confiscati al clan camorrista dei Casalesi e oggi intitolati a un’altra vittima innocente delle cosche, Antonio Di Bona. Qui si producono marmellate e ortaggi sott’olio. All’inizio dell’estate proprio il pescheto ha subito un grave danneggiamento, come purtroppo accade non poche volte alle realtà che utilizzano i beni ex mafiosi. Ultima, ma non meno importante realtà, è la Onlus “La forza del silenzio” che segue una cinquantina di minori autistici. L’iniziativa si trova in metà della villa bunker confiscata a Francesco Schiavone detto “Sandokan”, l’indiscusso capo dei Casalesi (in carcere con vari ergastoli). Nell’altra metà vive ancora la famiglia del boss. Una difficile convivenza, una sfida per chi si impegna a cambiare la propria terra. Ma le difficoltà sono tante, non solo la camorra. Infatti tutte queste iniziative sono a rischio in quanto la Asl della zona non intende rinnovare i finanziamenti, i “budget di salute”, malgrado costino meno della metà dei

Lo psicologo risponde

Vista la sua notevole esperienza come giornalista, come vede il mondo associativo e assistenziale, in un momento storico come questo? Lo vedo in crescita, sia quantitativa che, soprattutto, qualitativa, ma in grande difficoltà. Sempre di più le associazioni si sono rivelate un preziosissimo strumento di assistenza e integrazione, supplendo spesso alle carenze del sistema pubblico di welfare. Al punto che oggi il welfare italiano può essere definito un efficiente mix di pubblico e di privato no-profit. Ma i tagli dei finanziamenti degli ultimi anni stanno mettendo in crisi questo sistema a tutto vantaggio del privato speculativo. Una crisi favorita, soprattutto al Sud, da sprechi, inefficienze, corruzione e malaffare. Crede che realtà cooperative come se ne trovano in Trentino possano nascere e svilupparsi allo stesso modo in tutte le Regioni d’Italia se ci fosse un concreto investimento teso al benessere sociale? Magari... Purtroppo non è solo una questione di finanziamenti quanto di mentalità. Per voi trentini la cooperazione è parte della vostra vita, è normalità. In altre regioni, in particolare al Sud, è stata ed è occasione per affari e sprechi che nessun beneficio portano a chi è in difficoltà o a rischio. Non mancano, purtroppo, scandali e inchieste che lo confermano. Certo ci sono anche belle realtà, come spiegherò più avanti, ma sono purtroppo isolate, vere rarità. Quello che ci vorrebbe è una vera crescita culturale che faccia penetrare nella società l’importanza del “mettersi assieme”. Una strada lunga. Solo allora avrà un senso proporre nuovi investimenti. Al convegno “Aggiungi un posto a tavola “, svoltosi qui a Trento il 19 maggio scorso, lei ha citato alcune realtà italiane in cui si è operato, senza aiuti, alla realizzazione di esperienze di welfare positive che costituiscono dei piccoli miracoli, ce le vuole ricordare? Si tratta di esperienze che nascono in difficili realtà del Sud. Sicuramente più complesse della vostra provincia dove le realtà cooperative non

ricoveri in strutture tradizionali. Alcune delle quali, tra l’altro, sarebbero tra gli affari delle cosche. Spostandoci in Calabria un’altra bella iniziativa è la comunità “Progetto Sud” di Lamezia Terme (Catanzaro) fondata 30 anni fa da un sacerdote bresciano, don Giacomo Panizza. Con varie cooperative e gruppi di volontariato si occupa di disabili, tossicodipendenti, rom e, recentemente, anche di immigrati minorenni non accompagnati. Anche “Progetto Sud” ha due beni confiscati. Nel grande palazzo un tempo simbolo del potere del clan ‘ndranghetista dei Torcasio e che oggi porta il nome “Pensieri e parole”, esiste da due anni la casa famiglia “Dopo di noi” per disabili gravi, e dalla scorsa estate un appartamento che ospita nove immigrati minorenni giunti a Lampedusa. In un altro palazzo confiscato si trova, invece, un centro di accoglienza per rifugiati. Negli ultimi 20 anni si sono fatti dei passi avanti per l’integrazione sociale delle persone disabili, oggi si parla di “inclusione” che sembra il gradino successivo, lei ha un pensiero a riguardo? La mia impressione, sia come giornalista che come padre di un ragazzo disabile, è che dopo anni di veri e importanti passi avanti nell’integrazione, proprio mentre si cominciavano a vedere i primi risultati di una nuova stagione di inclusione, sia arrivata la doccia fredda dei tagli indiscriminati che stanno colpendo in primo luogo i più deboli come disabili, anziani e più in generale il mondo del disagio. Gli italiani si sono dimostrati pronti e disponibili per una vera inclusione mentre parte dei mondo politico sembra più attenta a criminalizzare i disabili con la scusa dei pochi furbi che ne approfittano. I continui tentativi di ridurre pensioni e indennità di accompagnamento, inutili e dolorosi controlli su disabili anche gravissimi, umilianti richieste di documentazioni alle loro famiglie, le annuali e crescenti difficoltà nell’inserimento scolastico, ne sono l’evidente dimostrazione. Ovviamente con alcune, poche, eccezioni territoriali. La redazione

Perchè siamo svogliati ?

V

i è mai capitato di sentirvi con poche energie, svogliati, con un senso di impotenza? Certo non siete gli unici e nella mia esperienza molte sono le persone che perdono l’energie e talvolta la voglia di reagire fino ad arrivare a chiudersi completamente in se stessi quasi a rinunciare a vivere. Di questi tempi poi gli effetti della crisi del lavoro, dei legami familiari insomma delle certezze di base sembrano minare in modo potente anche la nostra motivazione. La motivazione tuttavia è qualcosa che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze perché ha a che vedere con il nostro benessere; è uno strumento impor tante per poter soddisfare i nostri bisogni, quelli per noi basilari che ci danno il vigore per affrontare meglio la quotidianità. Questo è bene tenerlo in mente perché spesso incontro persone che mi chiedono le ragioni del loro stato di immobilità. Questo spesso è uno dei motivi per cui questi stati di insoddisfazione possono costarci molto in termini di benessere e di relazioni interpersonali. Come possiamo fare allora? Prima di tutto sarà importante comprendere che le ragioni sono ben diverse dai motivi che guidano la nostra vita. Infatti comprendere le ragioni della nostra insoddisfazione può aiutarci a comprendere un piccolo pezzetto del nostro sentire, ma non a risolvere il nostro malessere. Ecco perché spesso affronto insie-

me a chi mi chiede aiuto la domanda “Perché continuo a sentirmi svogliato? Le ho provate tutte: uscire con gli amici, fare sport, cambiare lavoro. Niente è servito”. Spesso capita infatti di trovarci a costruire grandi teorie intorno ai perché della nostra condizione: è colpa del partner che ci ha lasciati, dei trattamenti iniqui sul lavoro, dell’indifferenza degli altri... Tutte ragioni che possono avere una parte nella nostra poca voglia a vivere, ma che spesso non sono la radice del nostro soffrire. Il risultato allora è che la sofferenza non si allevia, ma si acuisce perché si aggiunge il senso di frustrazione. Ho in mente invece molte persone che, in poco tempo, hanno colto i significati nascosti che condizionavano il loro modo di percepire il mondo, essere e relazionarsi con gli altri partendo dai loro obiettivi consapevolmente voluti e volutamente perseguiti (lavorando quindi sul presente in una prospettiva futura, senza scavare nel passato). Questo permette di individuare i bisogni che sono alla base della nostra felicità. Credo la felicità sia un diritto di tutti e un dovere anche nei confronti delle persone che ci stanno vicine: se siamo più felici stiamo meglio noi, ma soprattutto possiamo aiutare e far star meglio le persone che ci circondano. E la buona notizia credo sia quella che è possibile trovarla partendo dal qui ed ora. Richard Unterrichter

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m o n d o d e l l a d i sa b i l i tà

La vita, le corse e i motori di Luca Donateo

Non arrendersi mai!

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l paesaggio scorre veloce quasi visto dal finestrino di una locomotiva. Curve, boschi, strapiombi e più in alto solo le alture più ripide generano emozioni. Dall’interno dell’abitacolo, però solo il rombo del motore riempie la mente del pilota concentrato nel recuperare ogni centesimo possibile oltre ogni curva. Il casco stringe sugli zigomi, le cinture si sicurezza sono tese e imbracano come se fossero un tutt’uno con le articolazioni. I ritmi sono velocissimi: quarta, terza, decelerare, per inforcare la curva successiva inseguendo il tempo, per poi uscire dal tornante e dare tutto il gas possibile fino al breve rettilineo. Alla guida c’è Luca Donateo, il trentaduenne pilota toscano disabile. Lo abbiamo raggiunto e ci siamo fatti raccontare la sua incredibile storia di uomo e di pilota. Trafelato, ancora con la tuta indosso e con un sorriso scintillante dice di se: “sono nato a Chiusi, in provincia di Siena, il 30 luglio 1978. Dicono che ho le corse nel sangue perché a diciotto mesi sono scappato via da un grande magazzino di giocattoli in sella a una moto elettrica con i miei genitori allibiti fermi alle casse. A tre anni me ne andavo in giro con una Lotus Jhon Player Special a pedali. La passione per le corse e i motori l’ho sempre avuta dentro, ad esempio, a scuola i miei compagni guardavano le partite di calcio, io cercavo le macchine e compravo le riviste automobilistiche. Ho imparato a guidare con la playstation che mi permetteva anche di conoscere tutti i circuiti di gara. Ho svolto il servizio militare in Artiglieria, chiaramente come conduttore di mezzi. Mi sono dato al ballo latino americano ottenendo anche buoni risultati agonistici (2° posto ai regionali nel 2002) e insieme con alcuni amici ho creato un gruppo di musica rock: “Il complesso di Elettra”. Ho sempre messo impegno e passione nel mio lavoro di chimico, ottengo grandi soddisfazioni professionali e personali. La mia vita? Una corsa continua, con gioie, dolori, soddisfazioni, problemi dell’età, fino al 30 luglio 2004, giorno del mio 26mo compleanno. Andavo al lavoro in sella alla mia moto e un’auto mi ha tagliato la strada, invadendo la mia corsia di marcia. Nonostante l’urto sia avvenuto a velocità estremamente ridotta (35Km/h dai rilevamenti dei Carabinieri), i danni riportati sono stati gravissimi, tanto che in ospedale non mi danno possibilità di salvezza. Non riuscivo a muovere niente, sentivo pianti e grida. Ero terrorizzato, avevo paura. Ricordo l’ambulanza e l’arrivo in

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a paralisi cerebrale infantile è una malattia che a fronte della sua considerevole incidenza (ne è affetto un neonato su 500) è ancora poco conosciuta. Si tratta di un danno irreversibile ma non progressivo al sistema nervoso centrale che solitamente si manifesta entro i primi 2 anni di età e comporta, a seconda della gravità, dai disturbi di carattere motorio a disturbi più complessi di carattere congnitivo comunicativo. Considerata la gravità della patologia e la lontananza di una prospettiva di soluzione, è subito evidente che le priorità di assistenza debbano essere altre, essenzialmente orientate a fornire una prospettiva di convivenza con la malattia e un inserimento sociale a chi ne è affetto. Sotto questo punto di vista è l’intera famiglia a giocare un ruolo di estrema importanza sia perché sarà lei in prima battuta a dover orientare il bambino, guidandolo in un percorso di autoconsapevolezza, sia perché proprio la famiglia costituisce la prima esperienza di relazione sociale da parte del neonato. Questa è ad oggi la filosofia che anima la Fondazione Ariel, da anni insostituibile punto di riferimento per questa patologia. Tra gli obiettivi primari della

ospedale. Di quei momenti “eterni” mi ricordo una straordinaria lucidità. L’assurda consapevolezza della situazione: lesione midollare D9. Ricordo che un dottore, convinto che non fossi cosciente, mi disse: “Noi abbiamo fatto il possibile, ora dipende solo da te”. Come avviene solo in certi casi è la grinta che fa la differenza. E la grinta a Luca non è

mai mancata. Ha continuato a combattere senza abbattersi mai, merito sopratutto di una grande carica interiore, della famiglia e di quegli amici che non l’hanno mai lasciato solo. Le sue condizioni fisiche poco tempo dopo l’incidente migliorano, permettendogli di poter effettuare gli interventi necessari. Poi terapie, riabilitazione e lunghi mesi di ricovero. Quando continua il suo racconto, quasi con ironia ci dice: “sono uscito dall’ospedale su di un trono in carbonio e titanio, portando con me i segni della battaglia, ma con gli occhi e il sorriso di chi ha vinto la sua guerra. In ospedale non mi ero reso conto del mio cambiamento, decisamente tangibile, ma di quanto ora fosse diverso il mondo fuori. Adesso ci sono porte, gradini, scale, strade, locali, auto, scaffali esclusivamente progettato e realizzato per persone “normali”. 26 anni, per “costruire” quello che era il mio mondo e adesso non c’era più. Tornato a casa, pensavo di aver perso tutto, era normale che mi sentissi triste quasi una vittima del mondo. Mi sono chiesto tante volte perché era successo proprio a me oppure se avessi sbagliato qualcosa. Alla fine ho capito che dovevo rimboc-

carmi le maniche.” Luca si è rimesso in gioco e con impegno e grinta ha costruito una nuova strada. Si è allenato duramente ed è riuscito a superare i test e le prove necessarie per diventare un pilota “vero” e a guidare una vettura che nessuno, con una paraplegia, aveva mai guidato, una formula a ruote scoperte. Luca voleva fare di più ad esempio gareggiare nelle cronoscalate. Il suo sorriso è diventato un simbolo gara dopo gara e l’eco del suo motore era sempre più forte. Adesso ha più di qualche vettura da corsa allestita per la guida manuale con le quali offre un servizio di scuola e noleggio per tutte le persone che vogliono percorrere la sua strada, magari per realizzare un sogno, come è stato per lui. Ci dice ancora ammiccando alla sua auto da corsa: “Mi piace rapportare le gare con la vita di tutti i giorni,

perché la vita è spesso in “salita” e come nelle gare in salita ci sono tratti facili, tratti sconnessi, curve veloci dove assaporare il brivido e tornanti lenti dove per ripartire si deve rimettere la prima marcia. Poi ancora rettilinei ampi e visibili o curve cieche dove si può contare solo su se stessi. E quando capita di sbandare o di finire fuori strada, si deve avere la forza e il coraggio di rimettersi in pista e riprendere il via. Perché dalla partenza la montagna sembra molto alta e l’arrivo lontanissimo, ma quando arrivi in cima e guardi giù, non si può fare a meno di sorridere soddisfatti! Infine, l’aria fresca entra nei polmoni annullando la fatica e in un momento, si è di nuovo pronti per ricominciare.” Mi parli della tua carriera di pilota, cosa sei riuscito a realizzare? “Mi fa strano parlare di “carriera da pilota” perché dico sempre che più di un pilota io sono uno che si diverte correndo! Affrontando seriamente l’argomento mi ritengo molto soddisfatto del mio percorso. Dalle ricerche fatte sembra che io sia il primo pilota disabile ad aver preso parte ufficialmente a una competizione titolata con

Per Ariel un aiuto Hi-tech

Contro la paralisi cerebrale infantile

fondazione c’è certamente quello di sensibilizzare l’opinione pubblica in un contesto come quello italiano in cui, come abbiamo visto, c’è ancora molta ignoranza in merito. Una rapita valutazione comparata delle risorse informative ed assistenziali nei soli Paesi europei rende evidente la necessità di sostenere gli obiettivi della Fondazione permettendole di trovare quella forza e quella capillarità che renderebbe la sua azione ancora più efficace Infatti i primi fruitori di queste informazioni saranno quei genitori al cui figlio è stata appena diagnosticata la PCI e cercano informazioni e speranze. Ne è prova il cliccatissimo sito www.fondazioneariel.it che contiene intere

sezioni pensate quale primo orientamento per le famiglie. L’iniziativa è molto seguita anche grazie al genere di temi trattati che vanno dall’inserimento sociale, scolastico e ludico del bambino, ai problemi legati alle dinamiche intrafamiliari. Accanto a questo c’è l’ovvia necessità di farsi promotrice e cassa di risonanza per la ricerca, intesa soprattutto come studio e confronto di terapie atte a migliorare la qualità della vita del bambino e dei suoi congiunti. Ma forse è ancora più importante il supporto psicologico e sociale offerto sia con l’aiuto di esperti qualificati sia con la semplice e sola presenza, sia con la promozione di corsi di orientamento e formazione che mirano a condividere sul campo alcune esperienze ed alcuni consigli. Si tratta da un lato di evitare la drammatizzazione comprensibile nei primi periodi, dall’altro di invitare le famiglie a non nascondere o mini-

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una vettura formula (a ruote scoperte). E già questo mi sembra un buon risultato, poi nel 2009 ho vinto il titolo italiano E1 Italia classe 1150 con la mia Citroen C1 CUP nel Campionato Italiano Velocità Montagna, unico pilota disabile di tutto il campionato ovviamente in classe con tutti gli altri normodotati. La vera fortuna è stato il tocco magico di “Fadiel Italiana” creatore di dispositivi di guida per disabili, che grazie ad impegno e dedizione mi ha dato la possibilità di guidare la macchina al meglio, cancellando la differenza di prestazione che deriva dalla guida manuale rispetto a quella normale con i piedi. Adesso sto preparando la prossima sorpresa, per me e per quelli che vorranno provare, una vettura per fare “Drifting” nuova specialità estremamente divertente e tecnica, nella quale si guida la vettura in sovrasterzo. E anche qui l’apporto di Fadiel Italiana è stato sublime, sistemando i dispositivi di guida al punto di permettermi di far letteralmente “danzare” la macchina”. Che sensazione ti dà la velocità? “La velocità è un brivido e i cavalli non bastano mai, sentire la macchina in curva al limite mi blocca il respiro”. Sono tanti i piloti disabili che possono permettersi di guidare una monoposto? “Sono tantissimi. Organizziamo giornate in pista a prezzi assolutamente accessibili, dalla semplice prova a vere e proprie sessione di allenamento, fino alla partecipazione di gare vere e proprie. C’è chi è solo curioso di provare a chi è intenzionato a intraprendere lo stesso percorso che ho fatto io.” Sapevi che prima di te l’idea di una scuola per piloti disabili era stata di Clay Regazzoni? “Avvicinare il mio nome al suo è per me motivo di profondo orgoglio e umiltà. La mia idea è nata quando dopo il “rumore” che avevo fatto con la vettura formula, hanno cominciato a cercarmi in molti con problemi simili ai miei, chiedendomi come avevo fatto e dove avrebbero potuto provare una vera vettura da corsa. La federazione non ne ha allestite per la guida manuale e allora ho deciso di provarci io. Perché io quando sono dentro quella gabbia sto bene”. Hai realizzato tutti i sogni oppure ne hai ancora qualcuno da realizzare? “I sogni non finiscono mai... dopo ogni bandiera a scacchi c’è un nuovo semaforo verde... Vorrei partecipare almeno una volta alla 24 ore del Nürburgring”. Luca Donateo si congeda da noi con una personale riflessione: “la strada per ottenere i risultati migliori è anche quella più difficile e faticosa, ma le grandi guerre si vincono combattendo una battaglia alla volta che capiterà anche di perdere, ma non bisogna arrendersi mai.” Dorotea Maria Guida mizzare le proprie perplessità ma esprimerle e farne occasione di dialogo e di crescita. Infine la Fondazione si propone come referente per formare e indirizzare quei volontari che costituiscono spesso il primo valido supporto concreto per le famiglie in difficoltà. E poi c’è la tecnologia; una nuova frontiera con incredibili potenzialità per l’apprendimento e la comunicazione dei bambini, nonché incrementare i loro spazi di integrazione sociale. La tecnologia impone però sia la necessità di fare incontrare le esigenze concrete degli utenti con le possibilità offerte dai programmatori, sia la conoscenza e l’accesso dei bambini e delle famiglie agli ausili in un Paese ancora colpevolmente indietro. Per questo Ariel si fa promotrice di un convegno sulle tecnologie assistive che si terrà si terrà nella giornata di venerdì 17 febbraio 2012 presso l’Istituto Clinico Humanitas nella sala Auditorium, in via Manzoni, 56 - Rozzano (MI). Inoltre, per la prima volta, sarà possibile seguire l’evento anche in diretta streaming. Per chiunque fosse interessato è a disposizione il numero verde: 800.133.431 o l’e-mail: fondazione.ariel@humanitas.it Roberto Rosso

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i n se r i m e n to l avo r at i vo e m u s i c a se n z a a lco l

Una ricerca delle università di Trento e Sherbrooke presentata a Rovereto in occasione di “Educa 2011”

Breve intervista ad un gruppo rock a prova di alcol

Si chiamano Analcolici, vengono da Padova e suonano il Delta Blues

Disagio psichico e inserimento al lavoro

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Brevi dalla stampa - A cura di Viviana Garbari

a anni “Educa”, incontro nazionale sull’educazione che si svolge a Rovereto, offre alla cittadinanza l’opportunità di riflettere su che cosa vuol dire educare, spaziando da tematiche inerenti il mondo scolastico, fino a toccare temi trasversali quali la disabilità ed il mondo del lavoro. Tematica di interesse clinico oltreché sociale: avere un lavoro è difatti importante per la salute mentale delle persone, rende partecipi alla società, aumenta l’autostima, offre l’opportunità di relazionarsi con gli altri e struttura lo scandire della vita quotidiana. Il lavoro è inoltre uno dei modi più efficaci per contrastare l’esclusione sociale di persone che soffrono di malattia mentale dalla loro comunità di appartenenza e per aiutarli nel loro processo di guarigione. All’interno di questa tematica l’Università di Trento ha presentato, durante una delle tre giornate che hanno dato forma all’edizione annuale di “Educa”, i principali risultati di una ricerca condotta sul tema dell’integrazione lavorativa di persone con disagio psichico. L’evento ha visto la partecipazione di Franco Fraccaroli e di Paola Venuti, docenti dell’Università di Trento, Michele Colasanto, docente presso l’Università Cattolica di Milano e presidente dell’Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento, e diversi rappresentanti di realtà cooperative regionali e interregionali che hanno preso parte ad una vivace tavola rotonda gestita da Michele Odorizzi, presidente della Federazione della Cooperazione Trentina. Lo studio, portato avanti dal Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione in collaborazione con l’Università di Sherbrooke in Canada e supportato localmente dal Comune di Rovereto e dalla Federazione della Cooperazione Trentina, ha avuto durata triennale ed ha visto coinvolte più di 300 persone affette da disturbo psichiatrico. L’indagine è stata pensata da un team transdisciplinare ed internazionale con lo scopo generale di conoscere i fattori che possono favorire o inibire l’integrazione lavorativa di una popolazione certo svantaggiata, ma non per questo incapace o inadatta al lavoro, e che può trovare all’interno della cooperazione sociale un luogo privilegiato di accesso al mondo del lavoro. Il mondo del lavoro competitivo per questa popolazione di persone è ancora oggi infatti estremamente difficile, a causa di forti pregiudizi e discriminazioni. Tali difficoltà si traducono in altissime percentuali di disoccupazione, numeri che eccedono grandemente quelli della popolazione generale e di persone affette da disabilità fisiche.

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Rapporto sull’inefficienza della sanità: c’è anche il Trentino 2 dicembre 2011 trentinocorrierealpi.it Secondo il nono rapporto annuale ”Ospedali e salute”, che è stato presentato a Roma il 1 dicembre, quasi un terzo dei finanziamenti per gli ospedali pubblici italiani, il 29%, non viene speso come dovrebbe per curare i pazienti. In questo modo vengono gettati al vento circa 13 miliardi di euro l’anno. Un paramentro definito «quota di inefficienza» delle aziende ospedaliere: semplicemente è il risultato che si ottiene sottraendo il costo delle prestazioni erogate dal totale dei fondi stanziati per la gestione ordinaria del servizio sanitario territoriale. Secondo i relatori del documento, anche la Provincia autonoma di Trento ha molto da migliorare: non siamo nella situazione in cui versa la Calabria - la peggiore delle regioni, con un’inefficienza pari al 46,4%. Ma non siamo neppure annoverabili tra i migliori, come il Veneto (17,2%) o la Lombardia (19,3%); ci piazziamo a metà classifica, con una percentuale di inefficienza pari al 32,2%. Ubriaco tampona il camper dell’alcoltest 12 dicembre 2011 La Repubblica.it “Don’t Drink and Drive”: è proprio questa la scritta che il ragazzo del Nord Carolina completamente ubriaco - ha centrato con la sua vecchia Chevrolet Camaro. Il giovane ha infatti tamponato proprio il camper adibito al servizio di misurazione del tasso alcolico... Nel laboratorio mobile al momento dell’inci-

La ricerca condotta ha invece evidenziato un quadro complessivamente positivo della realtà della cooperazione sociale nell’aiutare queste persone ad inserirsi al lavoro e a mantenerlo nel tempo, successo dovuto anche alla messa a disposizione di numerosi accomodamenti organizzativi e risorse di supporto sociale. Nello stesso tempo, si è registrato un consistente impegno verso il lavoro, una elevata intenzione a mantenere la propria occupazione e una cultura del lavoro positiva da parte dei lavoratori intervistati. In particolare, i partecipanti alla ricerca hanno riportato di vedere nello svolgimento dei propri compiti lavorativi una fonte di gratificazione ed orgoglio. La ricerca ha inoltre evidenziato come sia l’intreccio complesso di fattori organizzativi (come è organizzato il lavoro, quali sono le forme di supporto previste, quali i compiti svolti) e individuali (livello di disagio psichiatrico, supporto famigliare) ad influenzare i progetti futuri di permanenza nel luogo di lavoro, e quanto sia quindi importante tenere in considerazione nello sviluppare strategie di integrazione lavorativa non solo variabili di tipo individuale, ma anche sociali ed organizzative. In conclusione, la ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze della Cognizione e Formazione dell’Università di Trento ha fornito stimoli di discussione ed elementi di spunto per meglio comprendere come le persone svantaggiate in generale e le persone con disturbo psichiatrico in particolare vivono l’esperienza lavorativa. Tali conoscenze sono necessarie per individuare strategie ed interventi volti a facilitarne l’accesso al lavoro e il mantenimento lavorativo, una sfida che al giorno d’oggi è sempre più pressante ed imponente, visti gli elevati tassi di disoccupazione ed i relativi costi in capo alla società. Una maggiore sensibilizzazione circa le esigenze professionali dei lavoratori con disturbi psichiatrici può sicuramente favorire lo sviluppo di alternative e possibilità diversificate che consentano la crescita degli individui nel rispetto delle singole specificità e nello stesso tempo può facilitare l’individuazione anticipata di possibili situazioni critiche prevenendo discriminazioni e stigmatizzazioni. I risultati della ricerca condotta sono stati presentati all’interno di alcuni convegni nazionali ed internazionali e sono più ampiamente consultabili all’interno di riviste scientifiche di rilievo internazionale, come lo “Psychiatric Rehabilitation Journal” e il “Canadian Journal of Psychiatry”. da Unitn.it , di Patrizia Villotti e Franco Fraccaroli

dente c’erano 8 persone, tutte uscite indenni dall’incidente, così come l’automobilista a cui però - dopo una salatissima multa - è stata sequestrata patente e auto. I trentini in un anno giocano 1.260 euro a testa 16 dicembre 2011 L’adige.it Nuovo record quest’anno per il mercato dei giochi e delle scommesse in Italia. Il 2011 si chiuderà infatti con una raccolta totale di 76,1 miliardi di euro con una crescita del 24 per cento rispetto al 2010, secondo i dati raccolti dall’Agicos, Agenzia giornalistica concorsi e scommesse. Trento, pur contando una popolazione non troppo numerosa, si trova nella parte alta della classifica. Nel 2010 i trentini hanno «bruciato» nel gioco 618 milioni di euro, con una spesa pro capite di ben 1.260 euro. La media nazionale è di 1.170 euro a testa. Discoteche gratis ai giovani automobilisti sobri 15 dicembre 2011 Trentinocorrierealpi.it TRENTO. Biglietti omaggio per l’ingresso in discoteca verranno distribuiti dalla Polizia stradale di Trento ai giovani automobilisti trovati sobri ai controlli con l’alcoltest. È una delle proposte della sesta edizione di ‘Brindo con prudenza’, iniziativa per prevenire le stragi del sabato sera promossa in quattro regioni (Trentino Alto Adige, Piemonte, Campania ed Emilia Romagna) dalla Polizia stradale in collaborazione con la Fondazione per la sicurezza stradale e il Sindacato

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arco Dal Bò (24 anni) e Luigi Bressan (26 anni) sono i componenti del duo veneto che si esibisce orami da diversi mesi nei locali bianchi del Veneto. Ciao ragazzi, la prima domanda è d’obbligo: come mai avete scelto un nome così particolare? Marco: È stata una scelta spiritosa, sia io che Luigi abbiamo deciso di fare a meno di bevande alcoliche da alcuni anni, onestamente in passato forse abbiamo alzato un po’ troppo il gomito. Siamo cresciuti, abbiamo conquistato nuovi valori ed alcuni amici hanno iniziato a rivolgersi a noi chiamandoci “analcolici” anziché “astemi”... si trattava di un gioco naturalmente, ma a noi è piaciuto e ci siamo tenuti il nome. L’humor è alla base della nostra musica. E infatti è di musica che vorrei mi parlaste. Prima di tutto, che genere di musica realizzate? Quali sono i vostri riferimenti musicali? Luigi: Abbiamo deciso di suonare entrambi la chitarra. Io l’acustica e Marco l’elettrica, e di ricreare il sound caldo dei primi bluesman. All’inizio ci sarebbe piaciuto avere una formazione più completa, includere anche una batteria e un basso per esempio, ma poi si sarebbe complicato tutto: innanzi tutto trovare musicisti con i nostri stessi gusti e capaci di non associare la musica al bere non è così scontato. Ma il vero motivo è che è molto più facile ed economico spostarsi in due con le chitarre. Con una macchina possiamo andare a far visita ad ogni locale del veneto con poca spesa. Cosa che per gruppi più numerosi risulta complicato. Quanto riguarda le influenze direi che i grandi nomi che devo assolutamente citare sono Robert Johnson, B.B. King, John Lee Hooker e Howlin Wolf. Marco: Condivido la risposta di Luigi, in più trovare gente con cui essere in ottima sintonia è una ricerca non da poco. Il blues ha bisogno di questa empatia per risultare corposo. Tra i miei artisti di riferimento vorrei aggiungere qualche nome più elettrico: Jack White e Beck sono due personaggi molto talentuosi per mio avviso. Certo non fanno un blues canonico, ma c’è molto da imparare anche da loro. Dunque il vostro progetto in cosa si propone? Marco: È semplice. Vogliamo scuotere un po’ il torpore che aleggia attorno ai bar bianchi di Padova. Per chi non lo sapesse si tratta di bar che servono bevande esclusivamente analcoliche. La cultura del bere è forte in veneto, e spesso si tende ad associare questi luoghi come “noiosi”, il nostro proposito è quello di animarli con serate musicali. Vogliamo dimostrare che ci si può divertire anche con un’aranciata! Luigi: I primi tempi ci esibivamo soprattutto con un repertorio di cover, soprattutto degli artisti prima citati, ma anche cose più conosciute come Beatles e Kinks. Versioni riadattate a due chitarre ovviamente. Ora che abbiamo preso un buon lancio stiamo iniziando a proporre anche pezzi nostri. La gente pare apprezzare. E se i nostri lettori volessero ascoltarvi, dove possono trovarvi? Marco: Al momento abbiamo due serate per febbraio: l’ 11 al Ritrovo dove siamo stati invitati a suonare con alcuni amici di Padova, e il 18 al B House, un bar bianco vicino Conegliano. Ci stiamo organizzando per avere anche un sito dove poter caricare foto degli eventi e un poca della musica che suoniamo. Speriamo di averlo pronto a breve, purtroppo la tecnologia non è mai stata il nostro asso nella manica, ma se tra qualche tempo cercherete “Analcolici Blues Band” su internet, di certo ci troverete!! Allora grazie! E speriamo di vedervi presto qui a Trento!! Luigi: Grazie a te! Magari questa primavera faremo un salto a salutarvi!! Viviana Garbari

italiano dei locali da ballo (Silb). Due i locali in Trentino che hanno aderito dall’iniziativa il Des Alpes di Madonna di Campiglio e lo Zobas di Folgaria. Nel 2010, in Trentino Alto Adige, si sono verificati 2.620 incidenti stradali con 59 morti e 3.587 feriti: il 22% delle vittime e il 33,8% dei feriti aveva meno di 30 anni. In provincia di Trento, nello stesso anno, sono stati registrati 1.496 incidenti con 29 morti e 2.093 feriti, mentre a Trento sono avvenuti 486 incidenti, con 7 morti e 667 feriti. Sul fronte controlli, al 15 dicembre di quest’anno sui 1.825 effettuati dalla Polizia stradale (aumentati del 34% rispetto all’anno scorso), 182 automobilisti (il 10%) sono stati trovati positivi all’alcoltest. Rovereto, spuntano i controllori di velocità 15 gennaio 2012 trentinocorrierealpi.it Rovereto. Meglio rallentare alla vista degli “speed check”, i controllori di velocità che hanno fatto la loro comparsa. E dalla colonnina arancione è pronto a spuntare l’occhio della macchina fotografica attento e vigile che non perdona chi supera il limite di velocità. I dissuasori sono posizionati in zone nelle quali non si devono superare i 50 km/h. Sono già una decina le “speed check” installate sulle strade della Vallagarina. «La loro funzione - spiega il comandante del Corpo dei vigili urbani dell’Alta Vallagarina Nicola Mazzucchi - è quella di far rallentare gli automobilisti: gli “speed check” sono po-

sizionati in punti nevralgici e ben visibili in lontananza, in prossimità di attraversamenti pedonali, di intersezione con altre strade o dove prima si trovavano i semafori che scattavano quando si superavano i 50 all’ora». Sanremo, maltrattamenti alla Casa di riposo Borea: i sei arrestati si avvalgono della facoltà di non rispondere 22 gennaio 2012 crimeblog.it Ci vorrà circa un mese prima che i 28 anziani ospiti della Casa di riposo Borea di Sanremo possano fare ritorno nella struttura al centro del recente scandalo. Gli anziani sono stati trasferiti questa mattina - come deciso in una riunione operativa a cui hanno partecipato i loro familiari - a Casa Serena, altra struttura di Sanremo, in attesa che vengano risolte tutte le problematiche sanitarie e di sicurezza e che venga formata una nuova equipe. La casa di riposo Borea è stata momentaneamente chiusa dall’autorità giudiziaria, mentre le indagini su quelle violenze e su quegli abusi continuano. I sei dipendenti arrestati - Cristina Ciobanu, Elizabeta Ribakowska, Silvana Mecca, Ihor Telpo, Silvano Fagian, Daniele Antonio Raschellà - si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. Solo Fagian - il 54enne che nel video sferra una gomitata al volto ad un’anziana - ha deciso di rilasciare una dichiarazione spontanea prima di chiudersi nel silenzio: Molti erano pazienti difficili, per occuparsene bisognava essere energici. In alcuni casi, però, ho sbagliato.

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f i l m e i n i z i at i v e m e r i t e vo l i

“Noi non siamo programmi, siamo persone”

Moon

S

per soccorrere e ben presto sostituire il suo predecessore, si mostra impulsivo, presentando un carattere aggressivo e autoritario; tutto il contrario del suo “gemello”, altruista e devoto alla “sua” famiglia. Altrettanto opposta risulta essere la reazione alla presa di coscienza della propria esistenza come clone di un Sam Bell originale. Il secondo, appena compreso il proprio stato, non si scompone più di tanto palesando, almeno esteriormente, un sostanziale distacco, nonostante cresca ben presto in lui uno spiccato istinto di sopravvivenza accompagnato dal desiderio di boicottare la compagnia che lo ha destinato a tre anni di vuota esistenza. Il primo Sam, invece, ripresosi dall’incidente e messo di fronte all’evidenza, appare riluttante a prendere atto della sua condizione, rifiutando ad ogni costo la verità tanto da tentare qualsiasi cosa pur di dimostrare di essere l’originale. I due, alla fine, riusciranno a trovare un accordo e, grazie anche all’aiuto del fidato GERTY, escogitano uno stratagemma che permetterà a uno di loro di “salvarsi” e tornare sulla Terra per rendere pubblica la loro esistenza. Una pellicola a basso budget che, in chiave fantascientifica, pone l’accento su una pluralità di problematiche di cui la nostra società è intrisa: la scoperta e lo sfruttamento di fonti di energia alternativa, la clonazione umana con le sue implicazioni etiche e scientifiche, la tecnologia come ausilio irrinunciabile alla nostra esistenza. La delicata nonché controversa tematica della clonazione viene correlata, questa volta, anche al mondo del lavoro, proponendo una nuova frontiera per lo sfruttamento dei cloni: lavoratori a tempo determinato che “durano” per un periodo prestabilito, si deteriorano e cessano di esistere, non abbisognano di formazione e risultano facilmente rimpiazzabili da infiniti altri esemplari. Matteo Tabarelli

La vignetta di viviana

am Bell lavora sulla Luna. Lì degli enormi mietitori computerizzati rastrellano la superficie estraendo energia solare, l’elio 3, che verrà successivamente inviato sulla Terra. È l’energia del futuro, l’energia della Luna. Mancano due settimane alla scadenza del suo contratto triennale e Sam non vede l’ora di tornare a casa per riabbracciare moglie e figlia. Quasi tre anni di “esilio” lavorativo, schiavo della routine e in completa solitudine, senza avere alcun contatto diretto con altre forme di vita (la stazione radio non funziona e non è prioritaria la sua riparazione da parte dell’azienda detentrice del progetto), ad eccezione del computer di bordo, GERTY, il cui compito è quello di aiutare Sam nel suo lavoro. Improvvisamente e senza alcuna ragione apparente la sua salute sembra peggiorare. Un giorno, durante il consueto recupero del carico di uno dei mietitori, perde lucidità e rimane vittima di un incidente che aggrava ancor di più la sua situazione. Quando riprende conoscenza, all’interno della base, si rende conto di non essere l’unico Sam Bell presente. Questo lungometraggio, realizzato nel 2009, segna il brillante esordio alla regia di Duncan Jones, che ci presenta una pellicola ricca di spunti di riflessione, nonostante risulti priva di una particolare vena di originalità. Al centro si colloca il delicato tema della clonazione umana, analizzato non tanto dal mero punto di vista scientifico, ma piuttosto dal lato delle implicazioni morali e psicofisiche che investono un clone nel momento della presa di coscienza della propria natura. Il film teorizza una clonazione che somiglia più ad una “discendenza” dall’individuo originale, tant’è che ad una perfetta riproduzione fisica non corrisponde una conformità dell’animo. Il “secondo” Sam, risvegliato da GERTY

Il 17 febbraio 2012

M’illumino di meno 2012

T

orna anche quest’anno l’iniziativa volta al risparmio energetico promossa da Caterpillar, il programma in onda ogni giorno su Radio 2 alle ore 18, che ci insegna la virtù delle energie rinnovabili. Nella giornata del 17 febbraio 2012, ogni azione virtuosa sarà ben accetta fino al simbolico spegnimento di tutte le luci del Paese in concomitanza con la messa in onda della trasmissione. Per chi desiderasse maggiori informazioni http://caterpillar.blog.rai.it/ milluminodimeno/ Decalogo Buone abitudini per la giornata di M’illumino di Meno (e anche dopo!): 1. spegnere le luci quando non servono; 2. spegnere e non lasciare in stand-by gli apparecchi elet-

tronici; 3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria; 4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola; 5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre; 6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria; 7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne; 8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni; 9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni; 10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto. Engineered by Rainet

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