Pro.di.gio. n°IV agosto 2013

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pro.di.gio.

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO IV - AGOSTO 2013 - ANNO XIV - LXXIX NUMERO PUBBLICATO

TELEFONO E FAX 0461 925161

WWW.PRODIGIO.IT

progetto di giornale

L’arte della panificazione

La scienza è solidarietà

Il minimo comune denominatore tra le culture

L’associazione Magi dona formazione medica a paesi svantaggiati

pagina 5 Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Dove vela e disabilità sono di casa Campionato Italiano Acess 2013 sul Lago di Garda

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iciliana di nascita e messicana d’a- trovato un pubblico affettuoso e fedele dozione, Filippa Giordano è una alla sua musica, ma anche marito, con cui delle voci italiane più limpide e ha una grande affinità, ora suo manager. potenti del panorama internazionale e, Nel 1999 Filippa Giordano si aggiudicò con garbo e modestia, si è resa disponi- il secondo posto al Festival di Sanremo, bile a raccontarsi per i telespettatori di per poi tornarci tra i “big” qualche anno Telepace e per i nostri lettori. dopo. Frequenti sono le collaborazioni Questa artista è tra le maggiori espo- con molti celebri artisti tra cui spicca nenti del filone musicale denominato il nome del Maestro Ennio Morricone “pop operistico”, un innovativo indirizzo che, oltre che comporre per lei, l’ha vomusicale che coniuluta come sua ospite ga sonorità moderne d’onore per un tour in e tradizione lirica, e Giappone, come inters’impone sulla scena prete del tema princiartistica interpretanpale de La leggenda del do sia pezzi derivanti pianista sull’Oceano, dall’opera sia propodel cartone animato nendo brani originali Aida degli Alberi ed che ben manifestano infine, tra le più recenti la sua sapiente regia iniziative assieme, si rinel far interagire gecorda la composizione neri apparentemente di Profumo di limoni. Si tanto distanti. tratta di un’interpretaFiglia d’arte, ha trazione particolarmente scorso la sua infanzia significativa del tema nel mondo della lirica del film Nuovo Cinema tra spartiti e arie famoParadiso scritta appose: il padre è Marcello sitamente per FilipPecorella, baritono nel pa da Maria, moglie Coro Polifonico deldi Morricone, con cui la Cappella Sistina e condivide una spiccata anche la madre è cantante somiglianza biografica, in d’opera, mezzosoprano. comune anche con il protaSostenuta quindi da un gonista del film. background genetico d’ecAltrettanto frequenti e nucellenza, forgiata da due merosi sono i premi che ha esempi musicali d’eccezioricevuto e i riconoscimenti ne e portatrice di un buon che le sono stati attributi: ha bagaglio di esperienza col Sito Ufficiale di Filippa Giordano cantato per il papa Giovanni tempo ha avuto modo di Paolo II, è stata invitata dal raffinare il suo talento vocale fino a governatore della California Arnold raggiungere un ragguardevole livello Schwarzenegger a cantare l’inno statutecnico. nitense per l’apertura dell’evento “The Con una forte cadenza spagnoleg- Woman Conference”, fu convocata dal giante Filippa Giordano racconta la storia principe Carlo per un concerto di gala a della sua vita sottolineando le difficoltà Londra, ha inaugurato il Museo il museo del suo percorso: il sogno del successo della Divina Maria Callas al Metropolitan non corrisponde al sogno artistico. di New York, ha partecipato alla MañaniUna carriera invidiabile, tas messicana celebrando la Vergine di un talento raro Guadalupe...solo per citare qualche sua Caterina Caselli, mecenate di Filippa, fu apparizione. colei che la svezzò al mondo artistico Ma quali sono gli ingredienti per arriinternazionale, consacrandone il debut- vare a tali gratificazioni? Avere il sosteto discografico e fu il suo tramite con le gno di una potente casa discografica, o di maggiori case discografiche. personaggi influenti, e coniugare questi La sua carriera è stata caratterizzata aiuti esterni con il proprio talento: questi da una certa dose di fortuna, unita al co- sono tra gli strumenti più efficaci per raggio ad affacciarsi alla scena musicale arrivare al grande pubblico. E rimanervi. I estera ed è stata sostenuta soprattutto primi possono implementare la notorietà da un innegabile talento vocale, perfe- di un artista già avviato, oppure farlo zionato dal costante studio, che le ha per- emergere dall’ombra, ma se qualcuno messo di consolidare una tecnica canora è privo di una qualsiasi forma di capache già ad un primo ascolto si svela solida cità il successo sarà solo temporaneo: e matura. Conosciuta ed apprezzata più una “moda”, una notorietà passeggera oltre confine che nella penisola, l’artista e transitoria perché qualitativamente ha avuto modo di trascorrere lunghi pe- poco valida. riodi in Asia, Australia e in America Latina, I legami con il mondo cattolico e soprattutto in Messico, nazione con cui con l’ambito del volontariato ha un legame molto profondo: qui ha Filippa è molto credente e l’elemento

cattolico è la colonna sonora della sua carriera e della sua esistenza personale; lo dimostra non solo i concerti che tenne per Papa Giovanni Paolo II, ma anche il fatto che canti l’Ave Maria in ogni sua esibizione, ogniqualvolta ne abbia occasione, soprattutto, specifica, dove il pubblico non è cattolico. Questa sua spinta evangelizzatrice è una scelta coraggiosa considerando che attualmente nel mondo della musica è una tendenza controcorrente. Punta su chi è “tiepido” e con le parole può convertirsi: che siano concerti o interviste, quando i riflettori sono accesi su di lei, sente la necessità di portare il messaggio cattolico anziché parlare esclusivamente della propria esperienza. Le corde vocali sono lo strumento principale per arrivare al suo fine. Non solo. È forte anche il legame che da lungo tempo tesse col mondo dell’associazionismo, soprattutto con la Croce Rossa, per cui è stata eletta ambasciatrice ufficiale in Messico. Difficile ma non impossibile: rispetto, studio e un fine elevato Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere strada artistica similare? Mantenersi saldi ai propri valori, avere rispetto e alimentare l’arte avvalendosene come mezzo principe per connettersi con il divino. Non una strada, quindi, per arrivare al successo in quanto scopo, ma che lo trascenda e l’ultima meta sia davvero qualcosa che elevi: il fine è farsi mezzo, strumento. Altro consiglio è mai essere negativi. Molte porte saranno chiuse ma tenendo salde la sincerità, lo studio e la disciplina, elementi fondamentali, si scoprono i propri difetti e si riesce a migliorarsi. Filippa canta in varie lingue e grazie al suo perpetuo pellegrinaggio tra le varie nazioni ha affinato a livelli avanzati sia l’inglese che lo spagnolo. Alcuni suoi pezzi li ha registrati in giapponese, in tailandese, in francese...quando si trova in un paese straniero cerca di trovare qualche ricorrenza, qualche tema specifico che possa prestarsi per l’occasione a cui partecipa: lo impara a ridosso dell’evento e lo canta dal vivo. Tale attenzione è un tributo per il pubblico, un ringraziamento personalizzato e molto gradito ai partecipanti che sentono lo sforzo e il rispetto che l’artista dimostra affrontando nuovi idiomi per arrivare ad una relazione più profonda con l’uditorio. Una portavoce del patrimonio musicale e della cultura italiana all’estero con un gran capacità artistica e un ammirabile spessore personale. Monica Miori Si ringrazia la collaborazione di Maurizio Mellarini, caporedattore di Telepace Trento, per l’incontro con Filippa Giordano

“Non siamo dei santi e non siamo dei pazzi”: l’adozione di nove figli e tre disabili

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Ennio Morricone, Caterina Caselli... prestigiose collaborazioni e corde vocali come mezzo per il divino

Filippa Giordano: dal palco di Sanremo una sperimentazione vocale che s’affaccia sul mondo

La famiglia Crippa

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Prodigio in prima linea fra i ragazzi per promuovere la sicurezza sulla strada

La prevenzione contro il binomio alcool e guida

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nche nell’anno scolastico 2012/2013 l’associazione Prodigio ha continuato con il suo presidente Giuseppe Melchionna a proporre agli istituti trentini la sua attività volta a sensibilizzare i ragazzi ad una guida prudente senza assumere alcool. Hanno accolto la proposta la scuola media di Cognola, il Liceo Scientifico Galileo Galilei, l’Enaip di Trento e il Don Milani di Rovereto. In occasione di qu es ti in co ntr i e nell’ambito del servizio civile ho avuto l’opportunità di accompagnare Giuseppe e, quindi, ho potuto verificare direttamente, non solo l’efficacia del suo lavoro ma anche constatare che il contatto diretto e veritiero con i ragazzi è la strada giusta da percorrere per far capir loro l’importanza della vita. Il mio compito era di assistere tecnicamente Giuseppe nei suoi interventi per quel che riguarda la proiezione delle slides e dei video e la distribuzione del questionario ai ragazzi ma mi sono trovato coinvolto in un’esperienza educativa importante che mi ha arricchito umanamente. Al mio primo incontro ero molto emozionato e preoccupato sia per l’aspetto organizzativo che per come i ragazzi avrebbero accolto la mia presenza ma, Giuseppe, con una semplicità disarmante, ha raccontato subito la sua storia coinvolgendo tutti emotivamente nel problema sicurezza stradale. Ho visto sui visi dei ragazzi espressioni di stupore, paura, pietà ma anche sorrisi compiaciuti quando Giuseppe ha raccontato la sua lotta per raggiungere l’autonomia e meraviglia per la carica positiva che riesce a trasmettere a tutti. Nel mio percorso di studi, presso il Liceo Socio Psico Pedagogico Antonio Rosmini di Trento, ho imparato che in campo educativo rivestono un ruolo determinante l’aspetto pratico e la vita reale, le visite di Prodigio ne sono un chiaro esempio. Come me i ragazzi hanno colto molti più insegnamenti dalla storia di Giuseppe che dai dati Istat. I giovani, però, non sono così limitati, non colgono solo il lato tragico di un grave incidente ma apprezzano anche la forza di volontà di chi, dopo una tragedia provocata da altri, riprende in mano la propria vita, si rende protagonista come cittadino a tutti gli effetti lottando, come nel caso di Giuseppe, per ottenere servizi volti ai disabili, come l’assistenza domi➽➽continua a pagina 2

Il presidente Melchionna durante la sua lezione sulla prevenzione contro il binomio alcool e guida all’Enaip di Trento


AV V E N T U R A

l’Oceano come non l’avete mai visto

16 giorni

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o le labbra salate, asciutte, tutto si muove e fa parecchio caldo. Ma che ore sono? L’orologio di bordo mi segna l’una e mezza GMT, orario convenzionale usato per evitare il cambio di fuso. Ho ancora mezz’ora, mezz’ora prima del mio turno di guardia, che bellezza, vorrei solo dormire un altro po’ ma tutto si muove, quel mestolo continua a sbattere con insistenza sul fornello, la bottiglia mezza vuota rotola sul paiolo da almeno un’ora e lo schermo del computer lancia strani lampi di luce ad ogni sussulto della barca. Ma non importa, troppo stanco per sollevarmi ora, ho solo mezz’ora per tentare di chiudere occhio. “Oi.. Pssss... Hei Lore! È il tuo turno.. dai su..” - “Sì capitano, adesso mi ricompongo e arrivo..” Cavolo, di già ?! Il tempo è volato e tocca a me. Su... uno, due, tre alziamoci...ma in fondo posso permettermi ancora due minuti di sonno intanto che il buon Stefano scrive la nostra posizione sul diario di bordo, poi mi alzo. Che stanchezza e che sete però.. “Hei capitano com’è fuori?” - “Si, vento da est-sud-est a 15 nodi, la barca è stabile e non ci sono navi cargo attorno, vai tranquillo ma occhio alle vele se il vento gira. Io mi butto a letto che non ce la faccio proprio più”. Mah, speriamo sia davvero una guardia tranquilla anche perché sono stanco e oggi non ho riposato per niente. È stata una giornata intensa, e poi siamo reduci da tre giorni di vento forte a e onde frangenti al traverso. Con quelle condizioni l’ideale sarebbe essere vicino alla costa alla ricerca di un ormeggio sicuro in porto e una birra fresca in mano, ma in mezzo all’atlantico si può andare solo avanti e aspettare che passi. Bene, cerata addosso, frontale in testa, imbrago e salvagente: pronto per cominciare. Magari mi faccio anche un paio di biscotti e gelatina di Goyaba, frutto esotico all’ap-

esterno e la paura, matura in rispetto e semplice osservazione di ciò che ti circonda. La notte, ho scoperto poi essere il momento migliore per la guardia. Innanzitutto è l’unico momento della giornata in cui si sta un po’ con se stessi, dopo aver condiviso spazi ristretti per dodici ore di fila con altre tre persone, non c’è nulla di meglio. Poi c’è l’autopilota che fa il grosso del lavoro. Eh si, il nostro buon vecchio “Simrad” modello TP30 è divenuto membro effettivo della barca. È anche grazie a lui, al suo lavoro Vivendosi l’Oceano: momenti della traversata dell’Atlantico

parenza simile a un fico, ma dal gusto totalmente diverso, speriamo mi dia un po’ di energie. Butto la testa fuori e Video di Lorenzo della traversata dell’Oceano Atlantico: Criloa in effetti tutto sails to Brazil parte 3 è tranquillo, Stefano mi ha lasciato una barca regolata a dovere e a parte il soffio del vento e le onde sullo scafo non c’è nessun rumore fastidioso come una vela che sbatte e o un ferro che cigola. Tutto è in ordine e si viaggia a velocità sostenuta. Pur essendo notte fonda sembra togliendoti il fiato, ma che dopo non essere così buio, e in lontananza qualche tempo, quando l’orecchio riesco a distinguere groppi di nuvole riconosce i sussurri del vento, la che ci inseguono, ci sovrastano e ci pelle raccoglie il salmastro dell’aria superano incessantemente. È l’aliseo e gli occhi vedono molto più al di là del sud che li sospinge, e insieme a dell’orizzonte, è una condizione cui loro anche noi sulla nostra barchetta non riesco proprio a rinunciare. Non di dieci metri in questa oceano scon- sono più un puntino nel nulla, intorfinato. Non mi ero mai sentito tanto no a me c’è acqua, un oceano e che piccolo prima d’ora. Un puntino mi avvolge con il suo vento e il suo circondato da migliaia di chilometri calore. Mi sento protetto da questo d’acqua attorno, un abisso sotto e ambiente, non sono più un oggetto una volta stellata infinita sopra. Una estraneo, ma parte del tutto. È come sensazione incredibile che prima ti una fusione molecolare per cui i fa sentire estremamente vulnerabile sensi si connettono con l’ambiente

➽➽segue dalla prima pagina

pro.di.gio.

ciliare o il trasporto disabili. Il mio ruolo di gregario è stato, a mio parere, positivo sia per gli studenti delle medie, ancora poco coinvolti nel problema ma attirati dallo stereotipo del “bere è bello”, che delle superiori, spesso già protagonisti alla guida, perché credo che vedere uno di loro che appoggia e condivide la lotta contro gli incidenti alcool-correlati abbia aiutato ad attirare la loro attenzione sul problema. Unico aspetto non del tutto positivo dato il grande interesse dimostrato da tutti è il timore nel fare domande che ho rilevato negli studenti di tutte le fasce d’età. Questo, a mio avviso, era determinato principalmente dal fatto che molti di loro non avevano mai avuto l’opportunità di vedere il problema dell’alcool e dello svago da un angolatura così reale e cruda. Analisi e riflessioni emerse dai questionari somministrati agli studenti degli istituti superiori All’inizio di ogni incontro con i ragazzi delle scuole superiori veniva proposto agli studenti un piccolo questionario sulle loro abitudini al bere e sulle loro impressioni quando sentivano parlare di incidenti stradali sui mass media. Nell’anno scolastico 2012/2013 hanno partecipato alla nostra indagine studenti dai 13 ai 20 anni di cui 236 maschi e 234 femmine. Confrontando i dati con l’analisi fatta nel

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numero di febbraio-marzo 2012 possiamo notare che ben il 44% dei ragazzi quando escono non bevono nessuna sostanza alcoolica e che è diminuita drasticamente la percentuale di ragazzi che bevono solo un bicchiere, passata dal 48% al solo 19%, e quella degli studenti che bevono più di un drink, passata da 38% al 18%, mentre è aumentata se pur di poco, dal 14% al 19%, la percentuale di giovani che bevono più di due drink. Si può affermare, quindi, che, pur trattandosi di un campione diverso, la campagna di prevenzione rimane molto importante in quanto lavora su una fascia d’età che copre sia la scuola media che gli istituti superiori. Dando per vero tutto quanto dichiarato, dai dati raccolti emerge una diminuzione della percentuale dei ragazzi che non si sono mai ubriacati, passati dal 66% al 59%, e dei ragazzi

preciso e incessante che abbiamo potuto trascorrere 16 giorni in mare aperto, dove la fatica ti può colpire in ogni istante, il sole darti la testa e mantenere la rotta diviene di vitale importanza, è una questione di sicurezza. Non ci si può permettere di andare a zig zag in mezzo all’oceano, bisogna tenere conto di venti, correnti, quantità di carburante, provviste di cibo e acqua, morale dell’equipaggio. Più la rotta è costante e più si abbassano le probabilità di incorrere in imprevisti. L’aiuto più grande l’autopilota lo esprime la notte. Con

che l’hanno fatto solo una volta, dal 13% al 12%, mentre c’è un aumento per quanto riguarda la percentuale di ragazzi che si sono ubriacati più di una volta passati dal 21% al 29%. Questo dato, non solo conferma il trend negativo ma porta a pensare che bere fino al limite per dimostrare a se stessi e agli altri di essere forte e invincibile per i giovani sia un’esperienza importante da vivere. Le riflessioni dei ragazzi sono però incoraggianti la maggior parte di loro sono dispiaciuti o tristi quando sentono sui mass media notizie di incidenti stradali che coinvolgono giovani, alcuni provano paura perché potrebbe succe-

lui attivo diviene momento di introspezione e di calma infinita, durante la quale si può riflettere su tutto, o abbandonarsi al nulla, ai profumi del mare, cercando di scorgere le stelle cadenti tra le nuvole. Hai il tempo per apprezzare eventi straordinari, generati da insospettabili organismi, che insieme sono definiti “plancton” e che di notte, al passaggio della barca sulla superficie dell’acqua, mostrano tutta la loro natura bioluminescente creando una scia verde, a volte pulsante e del tutto surreale. Una volta durante l’ultimo turno, mentre ero distratto dall’insieme delle cose ho fatto un incontro davvero speciale. Eravamo già sotto l’equatore e la notte era come pece, quando una figura grigiastra ha iniziato a volteggiare sopra la mia testa, preso dall’assurdità dell’incontro mi ci è voluto qualche minuto per capire che fosse un uccello di piccole dimensioni, venuto da chissà dove visto che intorno a noi c’era solo acqua per un raggio di 1000 km. Era chiaro che per lui incontrare una barchetta nel nulla poteva essere altrettanto strano, ma di sicuro un’ ottima occasione per riposarsi e rimediare un passaggio prima del sorgere del sole. È stato a farmi compagnia appollaiato a prua per tutto il mio turno ed è ritornato a momenti anche nei turni dei miei compagni di bordo. L’oceano è così: un’entità fisica strana, inizialmente ti esalta facendoti sentire un esploratore d’altri tempi, poi ti punzecchia rovesciandoti addosso secchiate d’acqua e onde frangenti, ti strema con la sua apparente monotonia logorandoti dentro, smorzando l’entusiasmo e le energie, ma quando credi che non ci sia più niente da scoprire ti dona i suoi segreti uno alla volta finché non ti cattura definitivamente. A questo punto il suo richiamo ti raggiunge ovunque tu sia e per quanto tu possa far finta di ignorarlo è fatta, ne divieni parte come una piccola goccia. Lorenzo Pupi

dere anche a loro e altri rabbia perché spesso muoiono persone che erano li per caso senza una vera colpa. In conclusione si può affermare che i ragazzi sono sensibili al problema alcool e guida e riescono a elaborare la presa di coscienza del “pericolo” proprio grazie all’abbinamento video/testimonianza personale che l’attività del nostro presidente Giuseppe Melchionna prevede e per questo la nostra associazione è convinta che la sensibilizzazione nelle scuole sia indispensabile per formare nei giovani la determinazione di “proteggere” la propria vita. Maurizio Franchi

Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Abbonamento annuale (6 numeri) Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Redazione: Giuseppe Melchionna, Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Monica Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Miori, Giulio Thiella, Fabrizio Venturelli, Maurizio Franchi, Lorenzo Pupi. bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Hanno collaborato: Ezio Chiarani, Giulia Paperini, Corrado Bentini, Monica 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “AssoSito Internet: www.prodigio.it Baldo e Dorotea Maria Guida, Sara Caon. ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e E-mail: associazione@prodigio.it In stampa: giovedì 25 luglio 2013. Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”. Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana). Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it. Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70%pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | agosto 2013 - n. 4


DROGHE

Oscar Setti: esperto in manutenzione umana e autore di Eppure il Vento soffia ancora... a colorata cornice di Casa Alloggio Lamar ha di recente accolto la presentazione del libro Eppure il vento soffia ancora... raccontato dall’autore Oscar Setti, operatore e uno dei fondatori del Centro Trentino di Solidarietà. Partendo dalla sua esperienza con Progetto Uomo, iniziativa specifica per le tossicodipendenze, Setti si è specializzato nel settore del recupero della persona con problematicità puntando sul coinvolgimento della famiglia, ritenendola parte della soluzione del problema. Il nucleo famigliare è elevato a indispensabile collaboratore nel percorso di riabilitazione terapeutica del ragazzo coinvolto: un soggetto attivo, quindi, che contribuisce a costruire un migliore comportamento nel contesto domestico qualificando positivamente le relazioni nell’intera famiglia. L’evento che ha permesso la realizzazione del libro è stata un’epifania per Setti, una rivelazione istintiva e momentanea, manifestata in forma di sfogo da parte di una mamma. A sentire dall’esterno sembra che il traviamento sia sempre causato da un errato sistema relazionale “famiglia” e che siano sempre i genitori ad aver sbagliato qualcosa nel rapporto col figlio. Una semplice considerazione che ha però svelato quanto ci fosse nella tossicodipendenza un retroterra dato per scontato e minimizzato, quello famigliare. Un Oggi sono cambiate droghe ambito lasciato nell’indifferenza ma rimane la tossicodipenperché il soggetto che convoglia denza. Che modalità di prele attenzioni è un altro. Non merita venzione possono rivelarsi quindi una riflessione? Così Setti efficaci? dedica ai genitori, ai fratelli e alle In tanti anni ho sentito la parosorelle uno stimolante approfonla prevenzione. Ma applicarla dimento. Sito del progetto Uomo CTS non è facile. Con ragazzini di L’autore riporta stralci di vita con prima media sto svolgendo immediatezza tenendo però un punto fermo, attività di catechismo. Con loro sto cercancostante, in tutto lo scritto: il perno della let- do di costruire gruppo e sono emerse tante tura viene spostato dal ragazzo alla famiglia, dinamiche. Innanzitutto è fondamentale esortata a partecipare al progetto formativo imparare ad ascoltare e dare delle regoassieme agli operatori condividendone il ruolo le: questa è prevenzione. Agli inizi degli di corresponsabilità educativa. anni Ottanta c’erano i tossici ma, tolta la Le riflessioni proposte sono frutto dell’e- sostanza, rimanevano delle persone con sperienza personale maturata col tempo in dei valori; nei ragazzini di oggi invece non comunità, e si traducono in una carezza per ci sono limiti ed è un ostacolo enorme se tutti i genitori, i fratelli e le sorelle incontrati. non si può lavorare su un senso di colpa. Il vento è la colonna sonora del libro che La prevenzione è far capire che hai la tua accompagna il lettore con una costante pre- libertà ma c’è anche la libertà dell’altro da senza storicamente pregna di riferimenti. Un rispettare. elemento dalle varie sfaccettature che va dalla C’è un luogo comune molto diffuso: se forza naturale che non si vede ma ha effetti de- un ragazzo è finito male è colpa della vastanti, alla lettura alla latina, ventus,-i, inteso famiglia “disastrata”. sia come vento, sia in qualità di anima, fino alla Il libro l’ho scritto proprio per questo. Si ben più evidente interpretazione biblica di tende a colpevolizzare proprio l’ambiente manifestazione divina...un vento, quindi, che famigliare, e sicuramente l’ho fatto anch’io, sempre soffia e si plasma nel contesto della a volte sono stato persino crudo. Quanta tossicodipendenza. violenza ho fatto negando a una madre Eppure il vento soffia ancora... un titolo che o un padre di abbracciare il proprio figlio. infonde fiducia, nonostante tutto? Il primo pensiero era riparare un po’ a Queste poche righe le ho redatte perché ho visto quello che ho fatto, anche se a fin di bene. quanto dalla disperazione, dalle disavventure, Quando i genitori si rivolgono a un centro possa fiorire la speranza. Una delle caratteristi- sono disposti a tutto. Talvolta noi educatori che di Progetto Uomo è il coinvolgimento dei abbiamo richiesto loro di tutto: li abbiacongiunti, prima ancora di confrontarsi con mo messi in un angolo quando ci faceva i ragazzi. Se la famiglia è resa partecipe del comodo e ripescati al bisogno. Anche se percorso di recupero, è stimolata a rompere con tutte le buone intenzioni questo non dei meccanismi che la tossicodipendenza crea legittima la mancanza di rispetto ed è come nell’ambiente domestico per paura e per tante dire tu non sei stato capace, dallo a me che altre dinamiche. Se l’operatore non ha il suo lo sistemo io: è stato praticare una violenza sostegno tutto il lavoro viene vanificato. Ma sugli affetti. questo è comprensibile. Se non riesco ad eduSpesso il messaggio che passa è se l’è en care un figlio e lo mando da qualcuno che me drogà o n’alcolizà qualcos ghè en quela lo recupera, sento ancor più il mio fallimento famiglia. In realtà non è assolutamente come genitore. Talvolta, se i genitori non sono vero. Mi sono trovato davanti tante persone complici, tendono a riprenderselo con i vecchi che di diverso da me hanno solo avuto la meccanismi mentre, nel caso in cui abbiano sfortuna che il figlio sia impattato in quel partecipato al percorso e abbiano fatto fatica mondo. E con questo libro volevo dare una vera, ci stanno molto più attenti. carezza a quei genitori. Risultati alla mano più la famiglia s’è resa È proprio un luogo comune che sfaterei. partecipe, migliori e più efficaci sono stati gli Un ragazzo con un percorso di tossicodiinterventi di recupero. pendenza alle spalle ha il diritto di spera-

re di tornare ad essere considerato una persona normalissima, senza continuare a confrontarsi col proprio passato? Credo che non sia il ragazzo a doversi adeguare ma la società. Oggi si tende a dire che è un malato cronico, dicendo così che ci sta a fare in una comunità? Io non voglio credere a questo, penso che a una persona non piaccia fare quello che fa, ma se lavoriamo con questi ragazzi qualcosa ne può uscire. Si può, fatevi aiutare, ma si può. Figliol prodigo e fratello incazzato...fratelli e sorelle: un argomento significativo e spesso relegato ai margini. Premettendo che il ragazzo che si recupera non dovrebbe essere

esaltato in pompa magna. Questa persona, alla fine, non ha fatto più che il suo dovere: lo fa perché lo sente lui, non per i genitori ma perché avverte l’esigenza di recuperarsi. A questi ragazzi però non si ricorda mai quello che hanno sofferto chi non si alterava con le sostanze: genitori, fratelli e sorelle. Molte volte nella famiglia ci sono altri figli che si comportano bene ma tutte le attenzioni sono rivolte a chi trasgredisce. A loro viene riservato un porta pazienza, ma sono arrabbiati più che per quello che fa il fratello, per ciò che il fratello porta via a loro: la serenità. Dietro ad una storia c’è una serie di dolore che tende ad essere trascurato. Cerco di sollevare il velo sulla sofferenza dei famigliari che viene solitamente relegata in secondo piano mentre l’attenzione è focalizzata sul male di vivere del figlio. Monica Miori

MARKETING SAIT

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Uno scorcio dall’interno sulla famiglia e la tossicodipendenza

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SUGGERIMENTI

C’è una new entry in casa Prodigio: è finalmente arrivato il pulmino attrezzato dell’Associazione!

Obiettivo PULMINO!

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i cosa si tratta? Di un’iniziativa che vuole creare opportunità per ampliare e migliorare la vita relazionale di persone disabili e sole, permettendo loro di partecipare a svaghi ed eventi culturali nella maniera più agibile ed immediata possibile. La principale finalità per cui verrà utilizzato questo strumento è, quindi, la creazione di occasioni di socializzazione. È pensato per essere un mezzo che aiuti ad instaurare nuove relazioni, a differenza dei trasporti già esistenti che soddisfano le esigenze dettate dalle incombenze quotidiane (come possono essere gli spostamenti in strutture ospedaliere, scuola, centri diurni, l’accompagnamento sul luogo di lavoro o movimenti obbligati sul territorio locale...). Il progetto vuole offrire divertimenti, secondo il significato etimologico DI(S)-VERTERE ovvero prendere un’altra direzione, creare cioè

proposta periodica e la loro organizzazione con un mezzo istituto proprio a tale scopo) possono incidere positivamente sul benessere psicofisico dei partecipanti più solitari, magari non per scelta, perché vengono direttamente coinvolti in attività propositive e collettive. Non è quindi un progetto che vuole beneficiare singoli, ma compagnie formate da individui disposti a confrontarsi e che

Sopra il nuovo pulmino dell’Associazione Prodigio Onlus. A fianco il Presidente Giuseppe Melchionna vicino al logo dell’Associazione Prodigio Onlus

alternative che esulino dalla quotidianità e che offrano proposte che comprendano visite alle città d’arte, partecipazioni a concerti, mostre, pizzate, visioni cinematografiche ed eventi culturali. Per quanto possano sembrare svaghi ordinari (la loro

verranno incoraggiati ad instaurare nuove relazioni personali e nuove amicizie. L’organizzazione di tali attività verrà svolta dai volontari dell’associazione adeguatamente formati. Monica Miori

I più sentiti ringraziamenti per la realizzazione di quest’iniziativa vanno a: Cassa Rurale di Aldeno e Cadine Gruppo ITAS Assicurazioni Gruppo Spes di Trento Giacca Costruzioni Elettriche AMS Attrezzature Medico Sanitarie di Trento RoverPlastik Gommista Spaggiari Pneus di Trento Arredi sacri e articoli religiosi Feller Paolino Elettrauto Rigo Trento SNC Acustica Trentina Cassa Centrale Banca Con la sovvenzione del consorzio BIM dell’Adige di Trento Publistampa Arti grafiche

A Stenico un’iniziativa che vede interagire l’ambiente naturale e la creatività di scultori, esordienti e meno. In Val delle Giudicarie la commistione tra arte e natura è accessibile.

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BoscoArteStenico: sottobosco d’arte tra l’erba e i rami.

n’idea per investire un assolato pomeriggio a contatto con arte e natura: la location della manifestazione si snoda nei boschi soprastanti il paese di Stenico, un borgo in Val Giudicarie ad una ventina di chilomentri da Trento. Difeso dal castello medievale arroccato su uno sperone roccioso, il direttivo di BAS propone un’agevole passeggiata in quest’ insolito evento d’Arte Contemporanea, accessibile a disabili accompagnati e a mamme con passeggino, a cui hanno preso parte artisti locali ed internazionali. I criteri che hanno regolamentato l’allestimento delle opere sono pochi ma precisi. La manifestazione è accolta nei boschi e si sviluppa su due filoni artistici: se una declinazione ha visto la creazione di sculture sul legno su un tronco in verticale di 2 metri, la seconda ha previsto installazioni concepite con materiali naturali esclusivamente reperiti in loco. L’impatto ambientale è pensato per essere meno invasivo possibile, sono stati quindi banditi metalli, plastiche e altri oggetti che altererebbero l’ecosistema locale. Le opere concepite seguendo queste due modalità sono poi state sistemate frontalmente tra loro, ai lati del percorso, in un dialogo in cui è coinvolto anche lo spettatore. I protagonisti: scultori locali e nazionali per “Il Rifugio” Ideata per valorizzare il territorio, l’iniziativa è rivolta anche ad artisti oltre regione. Se molti nomi già sono noti in valle per le origini conosciute, altri esponenti sono arrivati da Venezia, Roma, Napoli, Padova...e dalla Repubblica Ceca per proporre le loro opere. Ognuno di loro ha interpretato, scolpendolo nel legno e generandolo prendendo il necessario dall’ambiente circostante, la propria visione del “Rifugio”. Questo, infatti, è stato il tema che ha inaugurato la prima edizione di BoscoArteStenico.

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In senso orario a partire dall’alto: Il Castello di Stenico. Il percorso di BoscoArteStenico. Interpretazione del tema del Rifugio creata con materiali trovati in loco. Una delle opere proposte dagli artisti. Il tema del Rifugio scolpito sul tronco. Uno scorcio del percorso che accompagna lo spettatore tra le sculture. E’ possibile scegliere un sentiero accessibile o meno.

Dal labirinto, al richiamo della morte, fino al rifugio-prigione di una ragnatela... Tra gli artisti non manca chi ha interpretato lo spunto relazionandolo alle vicende e alle bellezze della zona, mentre altri si sono impegnati cercando una resa significativa più allegorica del soggetto, che si aprisse a ragionamenti di più ampio respiro. BoscoArteStenico è solo una del ventaglio d’offerte d’intrattenimento culturale della zona: per chi volesse proseguire l’iti-

nerario nelle radici del territorio è possibile visitare anche il castello di Stenico e il giardino botanico, Parco Adamello Brenta. BAS è aperto tutto l’anno. A richiesta le visite possono essere guidate dal personale di BAS, per preventivi e appuntamenti visita contattare BoscoArteStenico allo 338 8549818. Per i diversamente abili in gruppo l’accesso deve essere guidato dal personale BAS. Monica Miori

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Sito Ufficiale BoscoArteStenico


CUCINA

La competenza del Museo degli Usi e Costumi di San Michele e il supporto logistico della Fondazione Famiglia Materna di Rovereto propongono un meeting culturale in cucina.

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Il minimo comune denominatore tra le culture: un confronto diacronico sull’arte della panificazione

iacevole, rilassante ed istruttivo. Tre aggettivi che ben delineano l’incontro avvenuto nelle cucine messe a disposizione dalla Fondazione Famiglia Materna di Rovereto; una rappresentante del Museo degli Usi e Costumi San Michele all’Adige, Stefania, ha spiegato alle donne presenti la storia della panificazione in Trentino, allacciandosi ad una precedente esperienza che aveva fornito alle destinatarie un’adeguata preparazione storica su questa declinazione dell’arte culinaria. Le partecipanti, esponenti culturali di vari paesi accolte alla Fondazione, avevano precedentemente preso parte ad una visita al Museo di San Michele dove sono state adeguatamente formate sull’iter storico della panificazione nel territorio locale. La guida per concretizzare il progetto aveva infatti preparato un percorso didattico a tema che approfondiva l’arte e le tecniche molitorie nel Trentino. L’attenzione è stata rivolta

Sito Ufficiale del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina

Sopra le partecipanti lavorano il pane. A fianco pane e zelten... il risultato finale.

Il pane

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Sito Ufficiale della Fondazione Famiglia Materna

anche al luogo del mulino sottolineandone come storicamente sia stato il perno attorno a cui ruotavano importanti fenomeni di socializzazione: molti contadini erano costretti a recarsi in tali

Il baghrir

ino ad un secolo fa il pane veniva preparato in gran quantità un paio di volte all’anno e il momento più importante lo rivestiva la fase della cottura. Se al giorno d’oggi questo passaggio è svolto in maniera individuale, al tempo era un’occasione di socialità: ogni comune metteva a disposizione della comunità un forno per cuocere l’impasto e, a fine processo, il pane veniva conservato per tutto l’anno. La segale era il cereale più utilizzato: ingrediente principe di questo prodotto fornario trentino aveva delle caratteristiche che la rendevano idonea al largo uso, in primis la resistenza al clima freddo della regione. Ingredienti per un chilo di pane: 400-500 ml di acqua tiepida 500 gr di farina bianca 300 gr di farina di segale un cubetto e mezzo di lievito di birra sale Sciogliere il lievito nell’acqua tiepida aggiungendovi gradualmente le farine. Lavorare l’impasto per mezz’ora ed aggiungervi il sale solo alla fine. Lasciar riposare il composto per un’oretta. La lavorazione è importante: più si impasta più il pane ne beneficerà in altezza e sofficità. Meglio optare per forme schiacciate per evitare che all’interno la pagnotta non si cuocia; la forma iniziale prevedeva l’accostamento laterale due dischi. Infornare poi a 180°. Talvolta aggiungevano spezie al composto, soprattutto semini di cumino. Dopo aver disposto le pagnotte sua una teglia, si lasciano lievitare un’ora, ponendole a debita distanza tra loro. Infornare a 180 gradi in forno già caldo.

U

n antico pane della cucina berbera originario delle regioni nord-africane, molto popolare in Marocco ed Algeria, viene consumato a colazione, merenda e talvolta anche durante l’iftar, il pasto serale musulmano che interrompe il digiuno durante il mese del Ramadan. 250 gr farina bianca 1 litro d’acqua 500 gr di semolino mezza bustina di lievito di birra una bustina di lievito per dolci sale Amalgamando gli ingredienti il composto ottenuto deve rimanere molto liquido, si lavora passandolo infine in un frullino e poi lasciato riposare per un’oretta. Va cotto in una padella antiaderente, come le crepes, ma senza l’aggiunta di olio. Unica indicazione: disponendolo in padella non si sparge e si cuoce solo da un lato. Ottime sia col dolce che col salato, le “crepes” ottenute possono essere accompagnate con formaggi, affettati, miele, marmellata o crema al cioccolato.

opifici perché uniche strutture per la molitura dei cereali. Con questo background culturale sono poi state invitate a mettersi in gioco in prima persona, applicando nel concreto quanto appreso in un vivace laboratorio con degustazione finale. I compiti proposti alle ospiti del centro sono stati quindi manuali: è stata attuata la preparazione del pane e dello zelten seguendo la ricetta originaria, filologicamente confermata dalle ricerche del Museo, godendosi poi il prodotto finale degustato con esegetica consapevolezza. L’incontro non è stato solo un’occasione di rievocazione storica ma s’è rivelato soprattutto un piacevole momento di condivisione per un confronto diretto tra culture: l’apporto dell’esperienza personale delle partecipanti ha incluso dettagliati racconti sulle tradizioni della panificazione provenienti sia dal mondo arabo, sia dall’est Europa sia dalle zone nostrane. Pane, zelten e baghrir l’hanno fatta da padrona prestandosi ad essere analizzati diacronicamente in un’indagine che ha affrontato le varietà regionali ampliando ad imbuto il confronto svelando così gradevoli affinità cultural-culinarie. Monica Miori

Lo zelten

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o zelten (dal tedesco selten, “raramente”) nacque come pane di frutta secca preparato per le grandi occasioni. Per gli ingredienti poco reperibili e costosi veniva proposto poche volte durante l’anno, soprattutto nei periodi invernali. È un dolce antico la cui preparazione è attestata anche in un manoscritto del 1700 ora conservato presso la Biblioteca Comunale di Rovereto, in cui è descritta la preparazione del “celteno”. Ricetta con dosi per due zelten medi: 400 gr di farina bianca 150 gr di burro sciolto 250 gr di zucchero 100 gr di pinoli 100 gr di mandorle 100 gr di uvetta sultanina 100 gr di fichi secchi lievito per dolci 4 uova Impastare burro, farina, lievito, zucchero e le uova aggiungendovi un goccio di latte se il composto risultasse troppo duro. Unire poi tutte le varie tipologie di frutta secca amalgamandole omogeneamente all’impasto. Imburrare ed infarinare una placca da forno e stendervi il composto ottenuto con lo spessore di un dito. Decorare infine con gherigli di noci. a 180-200 gradi Infornare in forno precedentemente riscaldato. Infornare a 180°

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...IL TRENTINO CHE NON LASCIA SOLO NESSUNO...


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iPad

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RUBRICHE

L’associazione Magi dona formazione medica a paesi svantaggiati

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La scienza è solidarietà

’incontro indetto da Magi, centro pilota per la diagnosi, ricerca e cura delle malattie genetiche e rare, si è svolto il 3 giugno in una sala del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento di via Manci ed ha visto ospiti importanti quali la dottoressa russa Ilona Malyutkina accompagnata dal dottor Francesco Sirocco, il dottor Ennio Bordato e la dottoressa nigeriana Tolulase Olutogun affiancata dal dottor Rosario Notaro. A dare il benvenuto è stato il genetista Matteo Bertelli, presidente e fondatore dell’associazione Magi Onlus, che ha introdotto l’argomento cardine dell’incontro: le collaborazioni attive e operative nel campo della solidarietà internazionale, in particolar modo in Russia e in Africa, per la diagnosi delle malattie rare. Il dottor Bertelli ha sottolineato che l’obiettivo primario dell’associazione cristiana da lui presieduta, operativa nel settore sanitario, è da sempre promuovere, in Italia e nei paesi svantaggiati, la diagnosi precoce delle patologie rare e la lotta per sconfiggerle. Per questo motivo la Magi mette a disposizione dei paesi carenti nel campo medico il risultato delle sue ricerche sotto forma di: formazione del personale ospedaliero perché una buona preparazione è fondamentale; cure gratuite alle persone con malattie rare; analisi gratuite. Magi riesce a sostenere diverse realtà sanitarie internazionali grazie alla Magi’S Lab S.r.l, che la affianca in una sorta di scambio solidale

terapie; dall’altra si da una mano nella formazione e assistenza dei test genetici. In questo ultimo campo entra l’esperienza di dottorato che sta svolgendo da alcuni mesi nei laboratori di Magi di Trento la dottoressa Malyutkina del Krasnoyarsk State University, università situata in Siberia. L’obiettivo di questo studio è quello di fornire le analisi genetiche in modo gratuito ai paesi in via di sviluppo per quanto riguarda il campo medico. Per questo motivo la dottoressa Malyutkina, coadiuSopra da sinistra la vata dai dottori Bertelli e dottoressa Olutogun, Sirocco, sta selezionando il dottor Bertelli, la una serie di malattie gedottoressa Malyutkina e il dottor Bordato. netiche mendeliane. La A fianco Ennio Bordato, dottoressa ha però fatto presidente dell’associazione notare che il controllo Aiutateci a Salvare i Bambini genetico non è suffionlus, con pro.di.gio. ciente se i medici che lo Sito dell’Associazione Magi Onlus prescrivono e ne interpretano i risultati non fra chi può e chi non hanno una formazione ha i mezzi. adeguata relativamente a queste problemaMagi, infatti, per mezzo della S.r.l, vende tiche. i suoi trattamenti agli ospedali italiani e la Per questo motivo la dottoressa Malyutkina S.r.l tolte le spese dona il ricavato alla Magi e il suo team si impegneranno a redigere una finanziandola. serie di “Schede pratiche” che i medici locali Dopo la premessa di Bertelli è iniziata l’espo- potranno consultare per identificare i sintomi, sizione dei progetti che si stanno svolgendo prescrivere i test, interpretare i dati e scegliein collaborazione con la Russia e con l’Africa. re la migliore cura possibile. Questa pratica L’attività di Magi in Russia insieme alla formazione diretta dei medici e L’impegno profuso da Magi nel territorio russo biologi locali offerte in modo periodico da si svolge in due aree specifiche: da una parte il Magi Onlus possono assicurare una crescita supporto all’Associazione “Aiutateci a salvare professionale importante nel campo delle i bambini Onlus”, che si occupa degli orfani malattie genetiche rare. russi, per garantire a quest’ultimi diagnosi e La dottoressa Malyutkina ricorda inoltre che

I limiti tecnologici del controllo dei dati personali on-line

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Il caso Google vs. Vividown

ome ormai noto il “governo dell’Internet” rappresenta una tematica sempre più attuale. La circolazione delle informazioni on-line involge problematiche giuridiche di differente natura: dalle modalità del trattamento dei dati personali, al controllo delle informazioni una volta immesse nel Web, alla responsabilità degli ISP (Internet service provider). Ebbene, v’é un caso, Google vs. Vividown, che affronta trasversalmente molti dei punti “caldi” enucleati in premessa. La sfortunata vicenda riguarda un gruppo di ragazzi che hanno condiviso sull’allora servizio Google video (oggi non più attivo a seguito dell’acquisizione da parte di Google Inc. di youtube.com) un filmato di un ragazzo affetto dalla sindrome di down mentre veniva messo in ridicolo. In tale sede ci soffermeremo unicamente sulla delicata e complessa posizione giuridica di Google. Ebbene a fine febbraio sono state rese pubbliche le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano sulla vicenda. La sentenza di condanna di primo grado per trattamento illecito di dati personali è stata riformata con l’assoluzione dei dirigenti di Google coinvolti con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Tre sono punti rilevanti che emergono dalla sentenza. Innanzitutto la Corte d’Appello di Milano esclude qualsiasi obbligo di controllo preventivo da parte dell’hosting provider (ovvero colui che “ospita” i video, in questo caso Google) sui contenuti immessi on-line; ciò in quanto “non può essere ravvisata la possibilità effettiva e concreta di esercitare un pieno ed efficace controllo sulla massa dei video caricati da terzi, visto l’enorme afflusso di dati”. Un simile controllo sarebbe effettuabile solo attraverso l’attivazione di un filtro preventivo che però, allo stato dell’arte, se da un lato non è concretamente esigibile dai providers (per ragioni di ordine tecnologico), dall’altro, nel caso in cui si legiferasse a livello nazionale in tal senso, non sarebbe compatibile con la normativa europea vigente. Ad ogni modo un simile controllo preventivo, ammesso e non concesso che sia attuabile, avrebbe il risultato di “alterare la funzionalità della rete”. La Corte conclude poi con una lettura costituzionalmente orientata della questione: “demandare ad un Internet

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service provider un dovere-potere di verifica preventiva appare un scelta da valutare con particolare attenzione in quanto non scevra da rischi, poiché potrebbe finire per collidere contro forme di libera manifestazione del pensiero”. La seconda questione emersa dal caso in esame: la mancanza del cd. “alert” o “avviso” col quale Google avrebbe dovuto avvertire in modo chiaro, esplicito e puntuale gli studenti che stavano caricando il video incriminato, circa l’esistenza ed in contenuti della legge sulla protezione dei dati personali, non ha nulla a che vedere con l’obbligo di informativa ai sensi dell’art. 13 Codice della privacy. Infatti, in primo grado, i dirigenti di Google erano stati condannati ai sensi dell’art. 167 Codice privacy per illecito trattamento di dati concernenti la salute e quindi “sensibilissimi” (cioè la condizione di malattia del ragazzo down). Ma, conclude la Corte, l’art. 167 Codice privacy non richiama in nessun caso l’art. 13 citato (che comunque, come già spiegato non doveva venire in gioco nel caso di specie). Il terzo degli elementi che emerge dalla sentenza è di natura più prettamente tecnologica. Si afferma nella sentenza, accogliendo sostanzialmente le difese degli imputati, che “... trattare un video non può significare trattare il singolo dato contenuto, conferendo ad esso finalità autonome e concorrenti con quelle perseguite da chi quel video lo realizzava”. Tale passaggio, si noti, risulta critico sotto due punti di vista: in primo luogo potrebbe dedursi che Google, con riferimento ai video trattati, non sia da considerarsi titolare del trattamento dei dati immessi ma che, al contrario, lo sia chi carica il filmato (i ragazzi autori dell’infelice video). In secondo luogo potrebbe desumersi che Google non sia nemmeno c.d. processor, ovvero il responsabile del trattamento. Ne emerge un quadro comprensibilmente garantista nei confronti delle imprese come Google che per ragioni di ordine prettamente tecnologico, si troverebbero nell’impossibilità di filtrare tutti i contenuti che vengono immessi on-line. Dall’altro, però, resta indiscutibile la presa d’atto che Intenet sia una piazza in cui difficilmente gli utenti hanno modo di controllare i propri dati personali. Fabrizio Venturelli

le patologie genetiche colpiscono l’1% della popolazione mondiale, spesso si presentano con manifestazioni cliniche gravi, alta mortalità e colpiscono le nuove generazioni in età pediatrica. L’attività di Magi in Africa Per quanto riguarda la questione Africa grazie anche alla collaborazione importante con il professore Lucio Luzzato, direttore dell’Istituto Toscano dei Tumori, è stato da poco messa a disposizione da Magi una borsa di studio presso l’Istituto Toscano dei Tumori (ITT) con la quale si è permesso alla dottoressa nigeriana Tolulase Olutogun, dell’Ospedale Universitario di Ibada, di recarsi a Firenze. Grazie a questo la borsista ha potuto studiare nuove tecnologie utilizzabili per l’analisi di malattie oncoematologiche in Africa. Data la buona riuscita di questa collaborazione, anche grazie all’aiuto del dottor Rosario Notaro, tutore della dottoressa Olutogun, Magi ha deciso di proseguire la relazione firmando un accordo in base al quale Magi garantirà all’ITT, anno dopo anno, nuovi borsisti provenienti dall’Africa. Oltre ad offrire la formazione Magi coopera con l’ITT per i test di diagnosi molecolare, con lo scopo da una parte di trovare e inserire nuove tecnologie e dall’altra per affiancare i ricercatori toscani nell’analisi del deficit di glucosio 6-fosfato deidrogenasi (G6PD), deficit enzimatico molto diffuso nelle popolazioni africane e che crea gravi crisi emolitiche alla somministrazione di un particolare farmaco antimalarico. Dato che la malaria, come ha affermato il dott. Bertelli, è una malattia comune in Africa che bisogna però debellare è importante avere un test che verifichi se nel paziente è presente il deficit G6PD o meno da sottoporre a tutti i cittadini africani prima di dare la comune medicina contro la malaria. Maurizio Franchi

“Adotta il compagno di cella: ora sono padre e figlio” -Pianeta Carcere-.

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La solidarietà che affiora nel momento del bisogno

erte cose accadono quando e dove meno ci si aspetterebbe, come due compagni di cella che diventano padre e figlio grazie ad un’adozione, primo caso in Italia nel suo genere. Quando si pensa alle carceri in generale, ma soprattutto a quelle italiane, non si può allontanare l’immagine di un luogo tremendo, dove soggetti colpevoli dei reati più disparati sono schiacciati all’interno di strutture non sufficienti ad accoglierli, dove bisogna combattere per guadagnarsi uno spazio vitale. Si dimentica però che coloro i quali vivono questa realtà insostenibile sono persone, con gli stessi sentimenti e necessità di chi è libero. Il ragazzo adottato è un giovane di origini ghanesi, il suo nuovo padre invece è un ex imprenditore italiano di 53 anni, disabile totale dal 2008. Due persone accomunate solamente dello stesso luogo di detenzione, eppure nella stessa cella nasce un buon rapporto di amicizia e di fiducia che ha permesso loro di appoggiarsi a vicenda mentre dovevano scontare la pena. Il giovane straniero si è da subito offerto di aiutare il suo nuovo e unico amico ad affrontare i problemi legati alla sua disabilità, a superare le difficoltà quotidiane che all’interno della casa circondariale sembrano diventare insormontabili. Le poche risorse messe a disposizione all’interno dell’istituto non hanno di certo aiutato a rendere accessibile un luogo di per sé inospitale per una persona non autosufficiente. Il detenuto disabile capisce di non essere più disposto a separarsi da lui e cerca un modo per evitare che fosse rimpatriato al termine della pena; dopo aver tentato di fargli ricevere lo status di apolide senza però riuscirvi inizia a pensare all’adozione, e dopo aver eseguito tutte le procedure legali riesce finalmente ad ottenere la paternità del ragazzo, che ora porta cognome italiano. Sembra impossibile che un rapporto così forte nasca proprio nel carcere di Canton Mombello, uno dei luoghi di detenzione tra i più afflitti dal problema del sovraffollamento delle strutture carcerarie. Qui ci si immaginerebbe una maggiore insofferenza tra detenuti, invece forse proprio la situazione di enorme difficoltà ha fatto nascere questo profondo rapporto; un senso di civiltà tra coloro che vengono stigmatizzati, allontanati e rifiutati dalla società libera. La solidarietà che ha unito queste due persone nel periodo forse più difficile delle loro vite si avvicina, più di molti dei rimedi giuridici tradizionali, all’idea di rieducazione e reinserimento cui dovrebbe tendere la pena. Giulio Thiella, Fonte: Pianeta Carcere

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S O C I E TÀ

L’angolo del filosofo

Una donna sudamericana italo-spagnola emigrante in Italia per amore e ora italiana a tutti gli effetti

Un’anima che si svolge

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veglia di mattino presto. Colazione frettolosa. Treno acciuffato all’ultimo minuto. Il tutto per l’esame di Storia della Pedagogia, non esattamente la mia materia preferita. E, per di più, sono l’ultima della mattinata, sfortuna che si accumula alle sfortune. Gli sforzi dovrebbero fortificarci, così mi insegna mia nonna. Speriamo, dai. Alcuni argomenti, tuttavia, non sono male: quando la Montessori scrive ti par quasi di vederla, in mezzo a tutti i suoi piccini, intenta a far capire alle sue “direttrici” il metodo pedagogico giusto, il suo. Ma il mio preferito è Dewey, lui, sì, un filosofo nell’intimo anche quando parla di pedagogia. È una gran statura d’uomo, del genere che mi piacerebbe incontrare, almeno una volta nella vita. Una volta basterebbe (anche se probabilmente morirei immediatamente, se dovessi prenderne una dose massiccia). Ma torniamo a bomba. Tra i vari esaminandi ecco davanti a me una giovane mamma che si appresta a dare l’esame. Riccia, simpatica e sorridente, chiede se può andare lei perché ha un bimbo da allattare. E vuoi che all’esame di Storia della Pedagogia mostriamo l’insensibilità tipica dei filosofi, e in particolare di quelli che non hanno figli? Ovviamente no! Sarà stata, poi, la sua dolcezza, sarà stato che era preparatissima ed il suo 30 (beata lei!) se lo meritava tutto quanto e aveva fatto contento il prof, sarà stato che era quasi ora di pranzo ed un break ci voleva, fatto sta che il professore inizia a divagare e, quasi in atteggiamento meditativo, racconta un aneddoto, riguardante la sua bimba di circa sette anni, che più filosofico di così si muore. Ma che ha sconvolto la mia giornata in positivo. Dunque: il prof si trovava in procinto di salire in macchina con la sua piccola, che all’epoca aveva forse un anno, e, come al solito, si accingeva a metterla sul seggiolino posteriore, allorché la bambina, in uno spontaneo quanto improvviso rigurgito verbale di consapevolezza, lo aveva fermato e gli aveva detto: “io!”. Nient’altro. Una semplice parolina, pronunciata con forza insospettata, di due lettere. Di due vocali, una vicino all’altra. Ma una parolina che è stata croce e delizia di centinaia di filosofi. Una parolina che ha sconvolto i secoli e fondato o distrutto intere visioni del mondo e della vita. Una parolina che, solitamente, quando sentiamo pronunciare troppo spesso ci irrita, ci infastidisce, ci urta. Una parolina che forse non dona alla madre la stessa magia di quando sente pronunciare per la prima volta “mamma”, ma che ha immobilizzato il padre, cioè il mio professore, il quale, allibito, ha stentato a riprendersi. Perché? Beh, perché quando un bambino dice “Io” per la prima volta, accade un miracolo. Non percepibile da tutti, forse, ma accade. È come se nascesse, di nuovo. Per la prima volta comprende di essere un qualcosa a sé stante, di essere qualcosa d’altro dalla sua mamma. Comprende di avere una coscienza, di essere in grado di percepirsi. Quando un bambino dice “Io” per la prima volta, entra davvero nel mondo, nella vita. Entra consapevole, e non soltanto perché qualcuno lo ha voluto lì, in quel momento, in quel tempo. Chiudete gli occhi: immaginate per un momento un piccolo corpo che si sviluppa, una piccola anima che si svolge, nel linguaggio che la stessa Montessori delinea in “La scoperta del bambino”, e provate a sentire la gioia di quell’animuccia che sente l’impeto, che scopre la parola “Io”. Provate a vedere il volto di quel padre, lì vicino, che rimane ad assistere come incantato, dinanzi a questo processo meraviglioso, a questa stupefacente scoperta, a questo miracolo inimmaginabile e bellissimo. Solo più tardi quel padre penserà: “Ah, buon Dio! Ora non la smetterà più di dire “Io” per ogni cosa!”. E sarà così, povero lui. Un faticoso compito lo aspetta: quello del genitore. Che però, a mio parere, è il mestiere più antico e più bello al mondo. Sara Caon

Angela dall’Argentina a Romagnano

A

ngela, classe 1927, è una signora molto gentile ed elegante che da circa 30 anni vive in Trentino. È nata a Cabo Raso, un piccolo paese “fantasma” oggi quasi disabitato e vicino a Trelew, in Argentina nella provincia del Chubut in Patagonia e ancora oggi, pur essendosi integrata perfettamente nella comunità trentina, parla con un accento straniero mescolando simpaticamente italiano e spagnolo. La sua storia è particolare perché coinvolge più generazioni in quei fenomeni sociali così particolari quali sono l’emigrazione e l’immigrazione. Angela, infatti, è figlia di un italiano, originario di Reggio Calabria, e di una spagnola emigrati in Argentina; ha sposato un trentino emigrato per lavoro in Argentina e a sua volta è immigrata in Italia seguendo il marito. Nel 1975 Angela è arrivata in Trentino con la famiglia inizialmente per una vacanza nella terra d’origine del marito poi, siccome il marito aveva trovato lavoro, decisero di rimanere in Italia almeno per 5 anni che diventarono infine per sempre con l’acquisizione della doppia cittadinanza. La prima permanenza in Trentino per Angela non è stata positiva non per il clima e le persone ma per le montagne. Vi chiederete: perché? La risposta è molto semplice non si aspettava di trovare delle montagne così alte e questo le provocava una sensazione di prigionia, si sentiva morire e non riusciva nemmeno a dormire. Per fortuna ha potuto raggiungere, con il figlio, il marito a Reggio Calabria dove è rimasta per 3 anni. Qui ha trovato, non solo un territorio quasi uguale al suo paese d’origine ma anche un ambiente amichevole e molto simile a quello argentino ed è incominciata la sua integrazione nella realtà italiana come una qualsiasi casalinga che si prende cura della casa, del marito e del figlio. Dopo questo periodo a Reggio Calabria la famiglia si è spostata definitivamente a Trento e più precisamente nella frazione di Romagnano, paese di origine della famiglia

Angela e Maurizio a Romagnano

del marito. La più grande difficoltà che Angela ha incontrato nel corso dei primi anni di permanenza, come si può immaginare, è stata la lingua, anche adesso, dopo tanto tempo, non parla molto bene l’italiano anche se ormai capisce perfettamente tutto. È necessario precisare che nei lontani anni ‘80, la rete di associazioni e di strutture che appoggiano oggi gli immigrati non era ancora sufficientemente attiva sul territorio, inoltre è risaputo che i trentini non sono molto espansivi quindi per Angela è stato abbastanza difficile trovare il modo di entrare a far parte della comunità. Grazie al suo carattere solare Angela è comunque riuscita, in modo del tutto casuale, a costruirsi delle ottime relazioni sia con la gente trentina che con molti im-

migrati argentini ormai radicati in Trentino. Angela ritorna spesso in Argentina per trovare gli amici e i parenti ma non per fermarsi, le mancano troppo il figlio, i nipotini, il benessere e il clima. Una curiosità che mette in evidenza lo spirito giovane e dinamico della nostra amica Angela, molto particolare da mettere in luce, è che la nel novembre del 2012, ad 86 anni, è andata nel suo luogo di nascita ma è ritornata un mese prima del previsto perché, a suo parere, le persone argentine da lei frequentate erano troppo anziane e quindi si è chiesta “Che cosa ci faccio in Argentina che ormai sono tutti vecchi?”. Maurizio Franchi

Prodigio Onlus: atelier laboratoriale per ragazzi e crocevia di direttive culturali concretizzate nell’istruzione

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Informazione Partecipata Solidale: un progetto di formazione, aiuto compiti e racconto

associazione Prodigio Onlus è lieta d’informare che si sono chiuse le lezioni accolte nelle nostre sale per ragazzini stranieri delle scuole medie e delle elementari. Il progetto è stato pensato per dei destinatari immigrati di seconda generazione: i giovani che avessero avuto bisogno di supporto per lo svolgimento dei compiti o un luogo dove trascorrere qualche ora assieme esercitandosi con giochi didatticoeducativi. Una decina gli studenti coinvolti provenienti da svariati paesi: Galapagos, Moldavia, Colombia, Brasile, Tunisia, Pakistan... Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con le professoresse delle scuole medie Bronzetti-Segantini ed ha coinvolto anche gli allievi di una classe quinta delle elementari Sanzio. Da febbraio fino alla chiusura delle scuole due ragazzi del servizio civile, fiancheggiati da volontari, tirocinanti e altri colleghi, hanno aiutato i giovani nello svolgimento di esercizi e di attività educative. Il fine ultimo era quello di migliorare, studiando e divertendosi, il proprio personale livello di lingua e cultura italiana. L’attività si è divisa tra supporto ai compiti assegnati a scuola, lo svolgimento di giochi ed esercizi proposti dagli insegnati in modo individuale ed, infine, attività

ludiche a cui prendevano parte tutti i ragazzi assieme. L’integrazione si è avvalsa anche della partecipazione dei genitori dei giovani studenti che si sono messi in gioco prestandosi per raccontare alla redazione le loro storie, le loro esperienze di emigrazione: materiale variegato e interessante che ben s’è prestato alla pubblicazione sul

nostro periodico. Ricordando la buona riuscita dell’esperienza ci auguriamo di poterla ripetere accogliendo nelle nostre sale sia volontari che nuovi studenti! I volontari interessati ad insegnare, contattino la sede al numero: 0461/925161. Monica Miori

Ragazzi e insegnanti di Prodigio intenti a svolgere i compiti assegnati a scuola

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L’estate del Pronto P.I.A. Continua anche nel periodo estivo l’attività del progetto Persone Insieme per gli Anziani, promosso dal Servizio Attività sociali e da numerose realtà di volontariato della città. Telefonando al numero verde 800.29.21.21 è possibile chiedere di avere compagnia per qualche ora, essere accompagnati dal medico o a fare la spesa, venire aiutati nelle piccole riparazioni e manutenzioni domestiche. In estate il servizio è attivo anche il sabato pomeriggio nei seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, il sabato e la domenica dalle 14 alle 18. Ricco anche il car tellone delle propo ste dei Centri ser vizi anziani di Povo (n. tel. 0461/818101) e di via Belenzani (n. tel. 0461/235348).

Pagina a cura del Comune di Trento

Lidi estivi 2013

Tariffe agevolate per famiglie Sono aperti i lidi estivi degli impianti natatori gestiti da ASIS con orario 9 - 21 fino al 16 luglio e 9 - 20 dal 6 luglio al 31 agosto. Al centro sportivo “G. Manazzon” di via Fogazzaro sono a disposizione dei cittadini le sei piscine esterne che comprendono: la piscina dei tuffi, la piscina da 50 metri (principalmente destinata al nuoto), la vasca destinata ad attività ludiche e di fitness, la piscina da 25 metri tra le più apprezzate per il refrigerio durante la calura estiva e dotata di uno scivolo, la piscina denominata spiaggia particolarmente gradita dalle famiglie e dai ragazzini, in quanto dotata di fondo degradante e tribuna per il controllo sul nuoto di bimbi meno esperti, e la piscina baby dedicata esclusivamente alle famiglie che hanno figli di età inferiore ai tre anni (anch’essa a fondo degradante, con disegni di pesci multicolori ed annesso bagno dotato di fasciatolo nonché di alcuni lettini ed ombrelloni gratuiti per questo tipo di utenza). C’è inoltre la possibilità di frequentare corsi di fitness in acqua, tenuti da personale qualificato e laureato in scienze motorie. Altre atti-

A N N O XIV - N ° 6 6 - LUGLIO 2 0 1 3

LAVORI PUBBLICI N U O V E S CU O L E C R I S P I

CULTURA IL

C A R T E L L O N E ES T I V O

AMBIENTE RA C C O L TA

AB I T I U SA T I

LA RIVISTA DELCOMUNE DI TRENTO

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cascata d’acqua, il grande scivolo a quattro corsie e la vaschetta con l’idromassaggio). Per entrambi le piscine sarà a disposizione dei frequentatori il servizio Biblioteca in collaborazione con la Biblioteca del Comune di Trento che permetterà il prestito librario orientativamente da metà giugno a meta agosto, mediante tessera del CBT oppure mediante la presentazione di un documento d’identità. Ricordiamo che il servizio Biblioteca è stato possibile grazie all’adesione di ASIS al progetto Summerjob 16-17 realizzato dal “Comune di Trento” che ha lo scopo di avvicinare al mondo del lavoro in situazioni protette ed organizzate i ragazzi di 16, 17 anni che previa una selezione effettuata dal Comune stesso presteranno servizio retribuito a turno presso i due lidi cittadini. Anche quest’anno sarà presente una casetta in legno denominata “Baby Little Home”dedicata in ogni suo aspetto alla cura ed allattamento del neonato. --Tariffe vicine alle famiglie: agevolazioni particolari per i figli accompagnati da almeno un genitore, sconto del 50% dal secondo e gratuità a partire dal terzo compreso; per i bambini fino ai sei anni non compiuti, è previsto l’ingresso gratuito.

Wilma in costante crescita La rete wi-fi gratuita copre gran parte del centro i giardini di Santa Chiara, di piazza Dante e di piazza Venezia Il Comune di Trento risulta proprietario di una rete wireless, denominata WILMA (Wireless Internet and Location Management Architecture) che si sviluppa su aree pubbliche urbane coperte tramite tecnologia Wi-Fi. La rete è stata realizzata prima dell’anno 2005 da ITC-IRST, UNITN ed Alpikom S.p.a. e già allora con la partecipazione del Comune di Trento. Dal maggio 2006 il Comune di Trento si è fatto carico del mantenimento in servizio della rete e della gestione del servizio erogato. Il servizio di gestione della rete è stato affidato alla società ITAL GM S.r.l. di Roma da maggio 2008 ad ottobre 2011 ed attualmente risulta affidato alla società Futur3 s.r.l. di Trento fino a dicembre 2015. Il costo del servizio per l’Amministrazione Comunale è attualmente pari a 27.356,75 Euro annui (I.V.A. esclusa) e risulta completamente gratuito per i cittadini che utilizzano la rete. Il numero delle registrazioni al servizio offerto (accesso ad internet) è in continuo e costante aumento dal novembre 2011, data di modifica delle modalità di accesso per gli utenti e di rinnovo del contratto (vedi grafico “Totali registrazioni”). Attualmente il numero totale degli utenti registrati alla rete Wilma ammonta a circa 5000 persone (alla data del 16 maggio 2013). La ripartizione in fasce di età e per sesso degli utenti risulta dai due grafici allegati. Le aree attualmente coperte dalla rete Wilma sono indicate nella planimetria disponibile sul sito del Web del Comune di Trento. Per utilizzare il servizio è sufficiente recarsi in una delle aree coperte con un apparato dotato di connettività WiFi. Per la prima registrazione è necessario avere con se un cellulare per poter ricevere in tempo reale le proprie credenziali di accesso. Per informazioni o supporto gli utenti possono anche eventualmente contattare direttamente Futur3 tramite il form on line disponibile dalla pagina di accesso alla rete Wilma, e-mail (helpdesk@futur3.it) o assistenza telefonica (a pagamento) al n. 895 895 0832.

Gli abiti usati si raccolgono nei Crm e al Crz

Sito Internet del Comune di Trento: www.comune.trento.it Numero Verde 800 017 615

vità di fitness verranno effettuate unicamente sul prato del CS Manazzon in collaborazione con la palestra “JUTA”. Al centro sportivo Trento nord di Gardolo sono a disposizione le due vasche esterne: quella sul lato ovest, nota per i due lunghi scivoli con percorsi differenziati ed un utilizzo dedicato ai ragazzi e quella lato est,dotata sia di zona dedicata al nuoto che di zona dedicata ai giochi acquatici (il river, il pagliaccio che fa

La raccolta finanzierà progetti di sviluppo nel terzo mondo Meno residuo e “nuova vita” per gli abiti usati: grazie all’accordo tra il Comune, Dolomiti energia e la cooperativa “Humana People to People” tutti i cittadini possono portare gratuitamente nei centri centri raccolta materiali (Crm) della città e nel centro raccolta zonale (Crz) vestiti, scarpe e accessori che non usano più. Gli abiti, sia in buono sia in cattivo stato,

verranno raccolti da “Humana People to People” che si occuperà del loro riuso e della loro commercializzazione. Il ricavato dalla raccolta degli abiti usati contribuirà al finanziamento di progetti di sviluppo per il terzo mondo. Oltre a sostenere iniziative a vantaggio di popolazioni più povere questa nuova modalità di raccolta facilita i cittadini nella gestione del residuo: portando gli abiti usati negli appositi contenitori gialli istallati nei Crm e al Crz si sottrae, infatti, volume all’interno di sacchi e bidoni ed è, dunque, possibile ridurre ulteriormente la produzione di residuo. “Humana People to People” è una realtà specializzata nel servizio di raccolta vestiti finalizzato a progetti di sviluppo nel terzo mondo e a programmi di educazione allo sviluppo e ambientale. E’ attualmente presente in 42 province italiane, convenzionata con 730 Comuni e gestisce 4.300 contenitori per la raccolta degli abiti usati. Nel 2012 ha raccolto 14mila tonnellate di abiti ed ha attualmente in corso numerosi progetti di cooperazione internazionale che finanzia proprio con la raccolta degli abiti. Una parte degli abiti raccolti viene venduta direttamente in Europa e una parte viene donata ad associazioni attive localmente nel sud del mondo più povero. Queste effettuano a loro volta una ulteriore selezione per la vendita direttamente nei negozi Humana o per la donazione a piccoli commercianti in loco. Nelle situazioni di emergenza gli abiti vengono distribuiti gratuitamente.

Tares, pronte nuove agevolazioni Conferimento gratuito per i tessili sanitari, sconto di 20 euro per i pannolini e del 50 per cento per pannolini lavabili. Aumentano le agevolazioni sulla tariffa Tares per chi fa uso di presidi sanitari e per le famiglie con bambini fino a trenta mesi. L’attuazione delle nuove agevolazioni decise dalla giunta comunale è, però, subordinata ad una variazione di bilancio, di competenza del Consiglio comunale, che verrà esaminata nella seconda metà di luglio. Se l’Aula darà il via libera alla variazione, dunque saranno rese disponibili le risorse necessarie, dal 1° agosto o comunque dalla data di materiale avvio di queste nuove modalità e le agevolazioni funzioneranno così: conferimento gratuito dei tessili sanitari (cioè pannoloni e traverse). Questa tipologia di materiale verrà raccolta in appositi sacchetti per residuo di colore diverso, forniti gratuitamente dal Comune; il numero di sacchetti sarà quantificato sulla base dell’attestazione medica prevista del regolamento, che dovrà indicare sia la situazione di bisogno, sia il quantitativo di tessili sanitari necessari mensilmente; per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2013 ed il momento in cui saranno disponibili i sacchetti dedicati, viene mantenuta integralmente a favore dei richiedenti l’agevolazione di 20 euro fissata con la deliberazione del dicembre 2012 a titolo di una tantum; sconto di 20 euro l’anno in fattura per le famiglie con figli anagraficamente residenti di età compresa fra 0 e 30 mesi. In parallelo le famiglie possano ottenere, a richiesta, un’agevolazione pari al 50% del costo, documentato, sostenuto per l’acquisto di pannolini lavabili, fino ad un massimo di 50 euro per ciascun bambino. È prevista un’agevolazione anche per il materiale di consumo sanitario non tessile. Alcune prime indicazioni operative. I sacchetti per la raccolta differenziata di colore diverso verranno distribuiti dal Servizio Tributi, in piazza Fiera 17, dopo l’approvazione della variazione di bilancio e, secondo le intenzioni del Comune, dal 1° agosto a tutti coloro che hanno presentato richiesta a partire dal 1° gennaio 2013. Verranno tempestivamente comunicate le modalità organizzative per evitare tempi di attesa troppo lunghi. Per l’agevolazione relativa ai pannolini lavabili è necessario presentare domanda al Servizio Tributi (il bonus di 20 euro viene invece attribuito in automatico), che ha preparato l’apposita modulistica, scaricabile anche in internet dal sito del Comune.


S O C I E TÀ

Un progetto su dieci livelli per un’assistenza di qualità garantita dalla Cooperativa Sociale SAD

È

Il Quadrato, risposte ad una società in evoluzione

stata accolta nelle ampie sale delle Cantine Ferrari di Ravina la presentazione dei nuovi servizi proposti dalla Cooperativa Sociale SAD di Trento. In una conferenza che ha visto in prima fila il dott. Nadio Delai, il dott. Matteo Bonazza, il dott. Davide Gabrielli, il Direttore Diego Agostini e la Presidente Daniela Bottura esporre, dati alla mano, i risultati di un’esperienza più che ventennale coniugandoli con le novità che arricchiranno i servizi della cooperativa dedicati agli utenti più anziani. Ciò che ha dato il via a questo progetto è stata la presa di coscienza che stiamo assistendo ad un lento ma inesorabile passaggio: la popolazione trentina si sta dirigendo Sito del progetto Il Quadrato in maniera inequivocabile verso un traguardo di età medio-elevata. I presupposti per un drastico cambio di rotta non ci sono e le statistiche, considerate sul lungo periodo, raccontano che nei prossimi anni le persone che avranno bisogno maggior assistenza aumenteranno in maniera esponenziale. Valutando anche gli attuali ridimensionamenti finanziari attuati dalla pubblica amministrazione (e anche dalla privata) la Cooperativa SAD s’è interrogata sulle possibili soluzioni decidendosi a implementare la propria offerta assistenziale. La novità presentata nasce dalla conoscenza diretta che la Cooperativa ha affinato durante gli oltre vent’anni d’esperienza maturati focalizzando l’attenzione sulla persona. Il Quadrato è il nuovo pacchetto di servizi

pensato e gestito per l’individuo ed il suo benessere psico-fisico: la matrice privata di tali offerte socio-assistenziali garantisce qualità e completezza di prestazioni. Dieci sono le proposte per assicurare il

Da sinistra il dott. Matteo Bonazza, il dott. Davide Gabrielli, il Direttore Diego Agostini, il dott. Nadio Delai e la Presidente Daniela Bottura durante la presentazione del nuovo progetto alle Cantine Ferrari

supporto necessario in ogni momento della quotidianità, una qualificata assistenza individuale e la serenità per le persone non autosufficienti. Assistenza alla persona. Cura e igiene con referente tecnica e un’assistente domiciliare. Servizio serale. Reperibilità notturna. Un numero sempre attivo garantirà il reperimento di un assistente. Mobilità ed accompagnamento. Gestione ambienti. Servizio consegna farmaci. Spesa a domicilio. Partnership professionali. Servizio dimissioni protette. Servizio consulenza e formazione. Per un approfondita descrizione dei servizi di cura alla persona proposti da Il Quadrato invitiamo a prendere visione del sito www.ilquadrato.eu. Monica Miori

Se “Comunicare” prima di tutto, fa davvero la differenza

Non mollare mai

È solo da qualche mese che sono venuto a conoscenza della storia che vi presentiamo qui di seguito. Me l’ha riportata un amico e ne sono rimasto molto colpito anche perché riguarda una persona a cui siamo entrambi affezionati. Spesso la forza di volontà di un singolo smuove mari e monti, e in questo caso può essere d’esempio per tutti noi. Insieme, ragionando su come darle la rilevanza che merita, gli ho proposto di raccontarla sul nostro giornale. Spesso le cronache locali raccontano di esperienze simili,

cercando però di dare risalto solo allo scontro, all’accusa, il tutto a discapito della riflessione. L’articolo qui sotto è un appello sincero a ritrovare pazienza e capacità di ascolto in un mondo dove le soluzioni evidenti sembrano essere i nuovi oracoli. Abbiamo dimenticato la capacità di analisi, la fiducia nelle persone e la perseveranza verso i nostri obbiettivi, forse è il momento di correggere la rotta; buona lettura. Lorenzo Pupi

Trento - La vicenda A questo punto, nasce quasi un anno dopo quasi un anno fa nel nostro Capodi paure e angosce, luogo, una giovane la ragaz za decide ragazza trentina inidi sottoporsi all’inzia a soffrire di forti tervento chirurgico dolori alla testa e sperimentale che a alla mano sinistra, mesi di distanza ricon parestesie e sulta perfettamente alterazione della riuscito, con la totale sensibilità, e deciremissione dei sintode di presentarsi in mi di cui lei soffriva. Corridoio di un ambulatorio di Trento ospedale per una La conclusione della visita di accertamento. vicenda è per fortuna felice e la In un primo momenragazza è potuta tornare ad una to i neurologi dell’Ospedale Santa Chiara vita normale. avanzano un ipotesi diagnostica di sospetta I motivi che oggi ci portano a raccontare sindrome del tunnel carpale e consigliano la questa storia sono molteplici e conducono ad paziente con dei farmaci specifici per il dolore una serie di riflessioni irrinunciabili. neurogeno, con l’intento iniziale di alleviare i Il principale intento è quello di fornire una disturbi in attesa di un intervento chirurgico. fonte d’informazione a persone che soffrono Una volta smentita l’ipotesi di tunnel car- o che potrebbero soffrire in futuro di questo pale, attraverso ulteriori esami strumentali, i disturbo, molto poco conosciuto e molto sintomi vengono collegati ad un momentaneo spesso sottovalutato, come la sindrome di stato di stress psico-fisico. Con il peggioramen- Arnlod-Chiari 1. Se dunque la funzione divulto delle sue condizioni fisiche che portano gativa ricopre un ruolo centrale, ci sembra alla parziale perdita di mobilità di un arto, altrettanto doveroso denunciare l’atteggiavertigini, emicranie, disfasia, disturbi visivi; e mento negativo di alcuni medici coinvolti nella conscia che il suo problema non sia in alcun vicenda, soprattutto di Trento, Verona, Milano. modo legato allo stress, decide di sottoporre Negativo non tanto nella loro incapacità di il suo caso ad altri istituti ospedalieri con la trovare una corretta diagnosi, vista anche la speranza di trovare risposte più convincenti rarità di tale sindrome, ma nel loro atteggiaai suoi problemi. mento schivo e poco umano nei confronti del Da qui parte un lungo viaggio tra ospedali paziente. Questo atteggiamento evidenzia italiani e stranieri, da Verona a Padova, da una preoccupante mancanza di coraggio Milano a Bologna, passando per Barcellona, sia a livello umano che professionale che ha che la porterà a scoprire le vere cause dei rischiato di lasciare la paziente spaesata e in suoi disturbi. Dopo una lunga serie di accer- balia del proprio destino. tamenti, tra cui alcune risonanze magnetiche Teniamo a sottolineare che tale presa di all’encefalo e alla colonna vertebrale, le viene posizione non vuole essere un attacco indidiagnosticata una sindrome rarissima e molto scriminato verso una categoria professionale poco conosciuta che prende il nome di sindro- per la quale nutriamo il massimo rispetto e me di Arnold-Chiari 1. ammirazione, ma un’occasione di riflessione La notizia è di quelle che sconvolgerebbero per tutti quei medici che dubitano in ciò che qualunque persona, visto che tale sindrome, un paziente comunica loro. Il coraggio è anche oltre ad essere molto rara, è anche molto quello di credere in un paziente, di assumersi difficile da curare prevedendo una delicata responsabilità e di prendere decisioni difficili. operazione tra cervello e spina dorsale e che Questa è una virtù rara ma necessaria per una viene effettuata solo in presenza di un forte professione così importante e delicata e che peggioramento di tutti i sintomi. La ragazza speriamo non venga mai dimenticata. non si da per vinta e con grande determinaCogliamo infine l’occasione per ringraziare zione riesce a trovare in Siena l’unica struttura i medici che hanno reso possibile il positivo ospedaliera in Italia che le da delle risposte esito di questa vicenda: Dott. Sardo e la sua concrete, offrendole la possibilità di sottoporsi equipe, Dott. Mohthadi, Dott. Clerici, Dott. ad un’operazione sperimentale, che risultereb- Royo, Dott. Marsilli, Dott. Procaccio ed infine be essere molto meno rischiosa ed invasiva di Dott.ssa Cerasa. quella classica. Ezio Chiarani e Giulia Paperini

Cercasi volontari QR CODE... cos’è? Dal 2012 questo giornale è multimediale. Infatti accanto ad alcuni articoli troverete questa strana immagine che è come un codice a barre che nasconde un indirizzo web. Attraverso un’applicazione del vostro smarthphone potete accedere facilmente a ulteriori contenuti video o foto. Con il codice sotto potete consultare la nostra pagina facebook.

Attenzione attenzione: volontari cercasi. Abiti a Trento, o lontano da qui ma conosci comunque l’Associazione Prodigio? È proprio te che stiamo cercando! Se decidi di essere dei nostri, avrai la possibilità di: scrivere articoli per il nostro bimestrale, anche seduto comodamente sul tuo divano di casa; accompagnare i disabili dell’Associazione agli incontri nelle scuole, conferenze, tavole rotonde, convegni; collaborare attivamente agli eventi organizzati e promossi dall’Associazione; esprimere la tua creatività e voglia di fare al servizio dei diversamente abili. Non esitare, ti vogliamo così come sei!

Per info chiama i numeri: 0461 925161 o 335 5600769, oppure visita il nostro sito: www. prodigio.it. Siamo a Trento, in via Gramsci 46 a/b

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S O C I E TÀ

Una vita normale, con la disabilità

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ui si chiama Francesco Fieramosca e già più naturale che possa esserci, lei non mi ha il cognome rimanda a storie d’impavidi fatto mai pesare la mia disabilità, semplicecavalieri. Invece lui è un ragazzo di 29 anni mente perché non la vede! nato a Sciacca in provincia di Agrigento e reQuando Edoardo è pronto per andare sidente ad Albenga all’asilo o dai nondal 2007. ni, carico tutto in Ha voluto racmacchina, lui, la contarci la storia sua carrozzina, la della sua vita “Normia sedia a rotelle male” nonostante e poi alla fine mi la paraplegia acmetto alla guida. quisita in seguito Prima tappa per ad un incidente. Edo, seconda tapCi palerà della sua pa per me, Tutte le famiglia, del lavomattine per cinque ro, dello sport e giorni la settimana delle persone che e poi anche due lo aiutano. volte al pomerigFrancesco Fieramosca e il piccolo Edoardo Al mattino la sveglia gio. suona presto! Devo Poi quando la famiandare al lavoro. Prima dell’incidente avve- glia e il lavoro me lo permettono, mi dedico nuto nel 2005, lavoravo con i mezzi meccanici allo sport. Sono un ciclista della disciplina Patipo escavatori, draghe e camion, poi dopo ralimpica dell’handbike, la speciale bicicletta la lesione non ho più potuto continuare a che si “pedala” con le mani e sono tesserato fare quel tipo di lavoro e allora ho deciso con la Polisportiva P.a.s.s.o. di Cuneo. di riprendere gli studi. Mi sono diplomato e È uno sport duro che richiede costanza e grazie al titolo di studio ho potuto concorrere impegno per ottenere dei buoni risultati. In per lavorare al Comune di Albenga, dove sono questo periodo sto disputando la 4^ edizione tuttora impiegato. del Giro d’Italia Handbike che si disputa nelle Alle volte, quando mia moglie, Federica, è varie città italiane. di turno in ospedale (lavora come fisioteraNoi atleti dilettanti ci facciamo carico della pista) preparo anche Edoardo per l’asilo, mi maggior parte delle spese per il nostro allenaviene da ridere perché fintanto che eravamo mento e devo ringraziare alcune piccole azienin due a stare sulla carrozzina era tutto più de del Savonese per il contributo erogato: La facile! Adesso lui corre e mi tocca inseguirlo Parafarmacia San Michele, Noberasco, gli per poterlo vestire, per dargli la pappa ma è Integratori Alimentari + watt, e Palestra You una gioia immensa. Niverse presso la quale mi alleno. Con Federica ci siamo conosciuti nel 2006 Finito il lavoro, finiti gli allenamenti, torno a durante il ricovero presso l’unità spinale di casa da Federica ed Edoardo. Nessuno sconto: Pietra Ligure, lei era la mia fisioterapista. in carrozzina si fa di tutto come, ad esempi,o Qui qualcuno può fare anche un sorriso sulla se c’è da mettersi ai fornelli, se c’è da ritirare il solita storia che l’infermiera o la fisioterapista bucato o passare l’aspirapolvere si fa. s’innamora del suo paziente. Ma non è andata Che ne dite della mia normalità? così. Diciamo che tutto è avvenuto nel modo Dorotea Maria Guida

Il Maestro Sciarretta ha accolto la sfida di proporre il repertorio del maestro barocco in nuove dimensioni

Bach e violino: compagni al buio

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iovedì 21 marzo 2013 alla Cooperativa I.Ri.Fo.R del Trentino, ente nato nel 2008 Classe 1973 il Maestro Sciarretta, originario di grazie a collaborazione tra IAPB e Bologna, si è diplomato al Conservatorio “G. B. UICI, si è svolto il concerto al buio Martini” della sua città sotto la guida del M° Luigi per violino di Sciarretta Maurizio. Rovighi. Ha poi collaborato con importanti artiSciarretta ha suonato Bach con sti italiani e stranieri come ad esempio Zakhar un J.B. Vuillaume, un violino franBron (di cui è l’unico allievo italiano riconosciuto cese del 1850, la miglior imitazione dal Maestro), Salvatore Accardo, Franco Gulli. del Paganini, il più richiesto a Parigi Maurizio Sciarretta ha suonato per importanti all’epoca. Istituzioni musicali italiane e straniere tra cui: Il professor Sciarretta ha esegui“Les Sommets Musicaux de Gstaad”, “Musica to perfettamente tutti i brani in Insieme”, “Sagra Musicale Malatestiana”, “Asolo scaletta completamente al buio, è Musica”, “Emilia Romagna Festival”, “Fondaziostata la prima volta in assoluto per ne A. Toscanini”, “Umbria Music Fest”...è inoltre lui che, da vedente, ha riferito esdocente di violino presso la celebre Accademia sere stata un’esperienza alquanto Internazionale “Incontri con il Maestro” di Imola. particolare ma soprattutto emozionante. Le difficoltà sono state non solo il dover stare seduto durante la performance per motivi di equilibrio (solitamente i violinisti suonano in piedi) ma anche l’impossibilità di visualizzare i due punti fissi www.irifor.com dello strumento, capotasto e cordiera, e, da maestro qual è, egli è riuscito a districarsi e l’apice di maturazione della a risolvere facilmente questi propria carriera artistica. imprevisti. C’è stata differenza tra i Terminato il concerto ed pezzi suonati al buio e quelli accese le luci gli spettatori alla luce, gli spettatori hanno hanno avuto finalmente perso un po’ di magia anche l’opportunità di vedere il volse hanno soddisfatto la cuto dell’esecutore di questa riosità visiva. L’impressione Maurizio Sciarretta immagine tratta dal sito musica classica e al contempo è che fosse più semplice conwww.accademiapaganini.it strana, forse perché suonata in centrarsi e immergersi complequesto modo “insolito”, e sono tamente nel pezzo nell’oscurità rimasti stupiti dalla giovane età del musicista; totale. forse si aspettavano un 60enne, data la maA fine concerto il pubblico ha formulato estria e la bravura nell’esecuzione dei pezzi. svariate domande all’artista, che spaziavano Egli ha accettato l’invito della Cooperativa dalla tecnica all’emozione provata durante per mettersi alla prova soprattutto sul pezzo l’esperienza, ai motivi che lo hanno spinto ad della Ciaccona di Bach, la massima aspirazione accettare la sfida. per un violinista, che solitamente dichiara Monica Baldo

MAURIZIO SCIARRETTA IN PILLOLE

Quella che vogliamo raccontare è la vita normale di un ragazzo con la una disabilità, la sua famiglia, il lavoro d’impiegato e lo sport che pratica.

Una Trento tecnologica, nell’area ex Michelin, a pochi passi dalla Trento storica, una fetta di territorio sano e luminoso riconsegnata ai trentini

Fare “il giro a Le Albere” dall’8 luglio si può

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na grande festa ha accolto l’8 luglio l’apertura del nuovo quartiere Le Albere sorto nell’area ex Michelin e disegnato dal famoso architetto Renzo Piano. Ad assistere all’inaugurazione c’eravamo anche noi di Prodigio per vedere la nuova cittadina immersa nel verde del nuovo parco punto cardine del piano di riqualificazione dell’area industriale dismessa alla fine degli anni ‘90. Dopo un incontro pubblico formale con il ministro dello Sviluppo Economico Zanonato la festa è incominciata alle 19.45, quando i cittadini di Trento hanno potuto entrare e vedere con i propri occhi il nuovo quartiere tecnologico racchiuso in ben 5 ettari adibiti a parco pubblico. Ad accogliere i visitatori c’erano le performance musicali del gruppo Alberto Traversi Quartet, composto da Alberto Traversi (cantante), Carlo Uboldi al pianoforte, Riccardo Vigorè al contrabbasso, Marcello Noia al sax tenore e Walter Ganda alla batteria, e dalla band Ducktails. Ci si rende subito conto di entrare in una vera e propria città con vie, edifici, piazze e il nuovo MuSe (Museo delle Scienze) affiancato al Palazzo delle Albere, quasi a voler contrapporre l’antico

con il tecnologico. Il corso principale, Viale della Costituzione è alberato e attraversato da un suggestivo canale che suddivide la via in due come quello di Levico.

Dall’alto: Il gruppo Alberto Traversi Quartet durante la loro esibizione. La via principale del quartiere Le Albere, via della Costituzione. Parco Fratelli Michelin.

Il Corso del Lavoro e della Scienza affianca il MuSe mentre la passeggiata Ezio è la via rivolta verso il fiume Adige e il parco. Il parco Fratelli Michelin è una grande area verde, collegata alla ciclabile, con pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | agosto 2013 - n. 4

parchi giochi, aree sportive, panchine e stradine immerse tra i prati. Dal parco ci si collega direttamente alla piazza centrale del quartiere, Piazza delle Donne Lavoratrici dove, alle 21.15, si è svolta la cerimonia di apertura. A condurre la serata c’era il famoso comico di Zelig Enrico Bertolino. Prima della consegna delle chiavi al sindaco Alessandro Andreatta da parte di Giampiero Schiavo, Amministratore Delegato di Castello Sgr, la ditta che ha fabbricato l’intero sobborgo, c’è stato un momento religioso durante il quale Lauro Tisi, vicario generale della diocesi di Trento, ha benedetto con una preghiera l’intero quartiere augurando a tutti buona fortuna e sottolineando l’importanza della risorsa “persona”. Lo spettacolo del gruppi athletic dance theatre Kataklò ha arricchito la festa con danze acrobatiche. La serata si è conclusa con il lancio delle lanterne volanti del buon auspicio. Detto fra noi, siccome abbiamo visto qualche gradino di troppo, contiamo di fare un accurato sopralluogo per verificare l’effettiva accessibilità del parco e ve ne daremo atto nel prossimo numero. Maurizio Franchi

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S P O RT

Campionato Italiano Acess 2013 sul Lago di Garda dove vela e disabilità sono di casa

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Non il diario di un giorno ma quello di un’esperienza da ricordare

rrivati al circolo nautico di Bogliaco sulla sponda Bresciana del Lago di Garda, all’incirca alle undici di mattina, io e la mia istruttrice accompagnatrice Laura della Cooperativa Archè ci siamo subito resi conto che le condizioni meteorologiche non erano proprio ottimali ma, come si sa, la speranza è l’ultima a morire e così abbiamo armato la barca e siamo rimasti in trepida attesa di un miglioramento delle condizioni del tempo. Premiati per la nostra fiducia da Giove Pluvio, che ha fatto spuntare un po’ di sole, ci siamo precipitati in barca per provare, in una finta e solitaria regata, le correnti e l’effetto delle onde, o meglio ondone, sul nostro 303 giallo della Cooperativa Archè. Bello, anzi bellissimo, il vento un po’ ballerino ma costante le onde ci hanno regalato l’emozione della planata spingendoci da poppa (da dietro per i non marinai) e facendoci letteralmente volare sulla loro cresta. Personalmente mi sentivo come un Ulisse, aiutato dagli dei del cielo ma contrastato da Nettuno, anche se qui eravamo su un lago, anzi sul Lago di Garda che non

ha niente da invidiare dal Mare Nostrum e infatti dopo la prova, una volta rientrati in porto, abbiamo assistito ad un repentino ma

previsto cambio del tempo. È arrivata Ginevra, la temuta perturbazione che nella serata si

Papà disabile e nuova promessa del Tennis Paralimpico

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L’invenzione permetterà di muoversi senza le stampelle

Antonio Moretto si racconta

na delle più belle foto di Antonio Moretto, nato a Treviso nel 1966, è quella dove ha il suo figlioletto di cinque anni in braccio. Fidanzato dal 1987 e sposato dal 1994. “Mia moglie e mio figlio sono delle gioie incredibili, mi pento di non avere avuto il bambino prima” dice immediatamente. Poi gli chiedo di raccontarmi un po’ della sua vita. “Non ero molto bravo a scuola, ho studiato perché obbligato fino al giorno della partenza per il militare fatto nell’arma dell’aeronautica nel 1989. Al mio ritorno ho trovato un’occupazione presso un grosso concessionario di Treviso fino al fattaccio nel 2000. Sono appassionato d’informatica e di tennis ma la passione più grande è stata la moto e con la quale ho avuto l’incidente”. Te la senti di raccontarci com’è andata? “Era un sabato pomeriggio e con altri amici che condividevano la mia passione,stavamo correndo assieme quando in una curva per l’eccessiva velocità fui sbalzato dalla moto dopo aver frenato fortissimo. La caduta non la ricordo, mi sono svegliato disteso a terra con la schiena e le gambe in fiamme dai bruciori, nel giro di poco tempo è sopraggiunto l’elicottero. Sono stato sedato e ho ripreso i sensi il giorno dopo già operato. Sono stato undici ore in sala operatoria per la stabilizzazione della colonna vertebrale che nell’incidente si era spezzata. Sono stato due settimane in Terapia intensiva, penso i giorni peggiori della mia vita; dopo un mese all’ospedale a Treviso fui trasferito per altri 3 mesi presso il reparto di riabilitazione a Vicenza. Sono stati mesi orribili nei quali mi sentivo proprio un disabile. Come hai ricominciato dopo? “Non so se interpreto bene questa domanda, come ho ricominciato

Antonio Moretto strige la coppa e il figlioletto

dopo l’ospedale? Non vedevo l’ora di tornare a casa non ce la facevo più a stare in quel posto. Appena tornato a casa, lentamente, ho cominciato la mia nuova vita. Sono stato fortunato perchè non ho trovato difficoltà nell’affrontare la mia disabilità, forse perché la mia lesione non è così grave come molte altre e credo che l’età (avevo 33 anni quando ho avuto l’incidente) e la maturità acquisita mi hanno aiutato a andare avanti. Ho sempre avuto giornate piene tra riabilitazione e sport così il tempo è passato velocemente.”. Soprattutto la famiglia e il figlioletto hanno aiutato Antonio a vivere un’esistenza normale con la quale si realizza pienamente e nella quale trova anche lo spazio per praticare l’altra passione della sua vita: Lo sport! “Con lo sport mi diverto tantissimo. Ho avuto modo di conoscere tantissima gente e ho visitato tanti posti. Mi sono confrontato con molte persone e questo mi ha permesso di raffrontare con altri il problema comune: la disabilità. Ci si mette a confronto circa le diverse

patologie e spesso si trovano soluzioni a problemi comuni. Ho un grandissimo difetto a me la competizione mette molta ansia. Ricordo gli anni subito dopo l’incidente che praticavo nuoto, ero troppo emotivo e ansioso. Prima di una gara stavo malissimo soffrivo troppo. Decisi di provare il tennis. La mia ansia da prestazione non è cambiata molto, ma giocare a tennis è troppo bello. Riesco a far sparire l’ansia poco dopo aver iniziato la partita.” Quando hai iniziato con il tennis in carrozzina? “Ho iniziato a gareggiare nel 2004, ma non sono molto talentuoso. Ho una lesione bassa e questo mi consente di controllare bene la schiena, se riuscissi a dominare la mia ansia riuscirei ad ottenere molto di più” Nonostante l’emotività Antonio Moretto ha conquistato il suo primo Trofeo nel luglio del 2010 a Forlì. Ci racconta lui stesso la grande emozione provata: “mia moglie e mio figlio erano venuti con me ed è stata una gioia incredibile poter dedicare loro quella prima vittoria! Poi ho vinto in altre competizioni Italiane e di recente al 14° Trofeo Internazionale di Cuneo a Marzo di quest’anno ho vinto il Singolo del Tabellone Secondario”! Antonio Moretto vorrebbe contagiare a tutti la gioia che lo sport riesce a dargli. La possibilità di conoscere la gente di visitare tante città e soprattutto la possibilità di confrontarsi con se stessi e con gli altri. “Invito tanti ragazzi che come me hanno subito dei traumi irreparabili a praticare in modo sano lo sport come il tennis in carrozzina perché è sano. Indipendentemente dalla disciplina scelta, l’ attività sportiva per le persone disabili è un modo per riequilibrarsi con se stessi, integrare e vivere meglio la propria condizione”. Dorotea Maria Guida

è rivelata davvero cattiva, ma almeno per me, affascinante nella sua violenza. Le onde superavano i moli, guardiani del porticciolo, e il vento improvvisava un concerto di suoni per sartie drizze e scrosci di pioggia, trasformandomi in capitano di banchina ricco di memorie di fortunali e tempeste. Il Venerdì, destinato alle prime regate, è stata una giornataccia fatta di attese, indecisioni e delusioni, ma solo per ciò che riguardava la competitività e il desiderio di regatare. Nel complesso si è invece rivelata un’occasione per formare nuove amicizie e conoscenze con persone che seppure di una lingua diversa avevano la stessa passione: la Vela e la loro barca che le rende, anzi ci rende, VALIDI sportivi e fieri di noi. Ancora una parentesi personale, la passione per la vela è data dalla somma del romanticismo di una notte tranquilla cullati da dolci onde e dalla lotta con il vento e le stesse onde trasformate in pericolose nemiche da eludere, sfruttare ed infine dominare, ecco questa è l’arte della navigazione. Corrado Bentini Equipaggio Archè-Sail

HAL: la tuta robotica

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AL (Hybrid Assistive Limb) è una tuta robotica a dir poco fantascientifica ma, a quanto pare, in grado di far ritornare a camminare chi per malattia o incidente non lo può più fare o le persone che, causa l’età, non sono più in grado di muoversi. HAL è un invenzione nata dalla collaborazione tra l’università di Tsukuba e l’azienda di robotica CYBERDYNE. La sua particolarità è che consente l’abbandono delle stampelle che non sono più necessarie per rimanere in equilibrio. HAL è, infatti, una sorta di tuta che è in grado di anticipare e sostenere i movimenti del corpo grazie a dei sensori di monitoraggio capaci di leggere Tuta HAL ripresa dal sito www.cyberdyne.jp gli impulsi cerebrali diretti alle gambe attraverso la pelle del soggetto che la utilizza. La tuta è in grado di moltiplicare la forza della muscolatura nonostante il materiale utilizzato per la sua costruzione sia resistente ed ultraleggero. Le fasi principali di sviluppo dei prototipi HAL Il primo prototipo di HAL è stato costruito dal Dr. Sankai, ora professore all’Università di Sito della Cyberdyne (in inglese) Tsukuba e affascinato da sempre dai robot, e aveva come obiettivo quello di “sostenere gli esseri umani”. In seguito, grazie agli sviluppi della robotica e allo studio dei neuroni, Sankai e il suo team sono riusciti a costruire un prototipo con hardware di controllo. Il terzo prototipo HAL è stato sviluppato negli anni 2000 ed è stato collegato ad un computer completo di batteria che pesava quasi ventidue chilogrammi. Il recente HAL5, modello di CYBERDYNE, pesa solo dieci chili e ha il computer di controllo legato intorno alla vita di chi lo indossa. HAL sperimentato dai nipponici per la commercializzazione su scala mondiale Già dalla fine del 2012 più di 300 abiti HAL erano in uso in 130 strutture sanitarie in tutto il Giappone ed è disponibile per il noleggio istituzionale, per ora solo in luogo nipponico, per un canone mensile di 2000 dollari. Alla fine di febbraio 2013 questa tuta ha ricevuto un certificato di sicurezza globale, diventando, così, il primo esoscheletro a norma di legge. In Giappone sono convinti che dal 2015 sarà possibile la commercializzazione di massa. Speriamo che arrivi presto anche in Italia. Maurizio Franchi

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | agosto 2013 - n. 4


S O L I DA R I E TÀ

“Non siamo dei santi e non siamo dei pazzi”: la famiglia Crippa e l’adozione di nove figli e tre disabili

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A Montagne un uragano di grazia dall’Etiopia e da Milano

oberto, Luisa Crippa e la loro numerosa famiglia vivono a Montagne, nella Comunità delle Giudicarie. La loro particolare esperienza si innesta nell’ambito delle adozioni internazionali. Una decina di anni fa scelsero di mettere in pratica un’idea che avevano maturato nel tempo: adottare dei figli. Tramite il Centro Aiuti per l’Etiopia dal 2003 al 2008 hanno accolto nove ragazzi provenienti dall’Etiopia: ora abitano tutti assieme in una grande casa in mezzo alla natura e hanno di recente incluso anche tre amici, disabili psichici, di cui nessun altro poteva prendersi cura. Voi avete adottato i vostri ragazzi appoggiandovi ad un ente, il Centro Aiuti per l’Etiopia. Che iniziative svolge e com’è radicato in Trentino? Il Centro Aiuti per l’Etiopia è un’associazione che nasce nell’83 grazie al fondatore Roberto Rabattoni e si occupa soprattutto di bambini, ammalati, poveri...gli ultimi. Si costruiscono pozzi, asili, scuole, ambulatori...sono piccole opere ma di prima necessità. Ad oggi hanno più di 100 strutture tra Eritrea, Etiopia e Sudan e più di 36.000 bambini adottati a distanza. L’ente è basato sul donarsi gratuitamente: si offrono tempo e denaro a seconda delle disponibilità di ognuno. In Trentino c’è una sede, aperta nel 2006, a Bolbeno per l’adozione giuridica internazionale e la coppia adottiva che s’avvicina viene seguita durante tutto l’iter: l’unico costo è quello della pratica, ma viene chiesta una mano per la promozione dell’attività nelle parrocchie e con la gestione dei contatti. Anche noi ci siamo avvicinati come famiglia adottiva. Quando nel 2002 ho conosciuto Roberto Rabattoni mi disse “io sono un uomo privilegiato”: all’inizio mi sembrava una pazzia perché aveva mille grane da gestire, tanti progetti da seguire... ma ora ce ne rendiamo conto della bellezza perché vediamo la provvidenza manifesta nell’ente. Ci occupiamo delle donazioni libere, delle offerte importanti per cui dobbiamo essere sicuri vadano a buon fine. Sono responsabilità, bisogna essere credibili! Il pensiero è occupato 365 giorni all’anno e l’associazione coincide con la famiglia. Il rapporto che s’è instaurato tra il Centro e tanti genitori è quasi quello di una famiglia allargata, c’è un continuo confronto tra noi che stiamo condividendo quest’esperienza. Com’è stato il vostro percorso di adozione internazionale? Il nostro è stato un uragano di grazia: volevamo adottare più minori, volevamo una famiglia numerosa e dal 2003 al 2008 sono arrivati nove figli. Solitamente quando una coppia si accosta a questo genere di adozioni cerca un bambino piccolo, in età pre-scolare. La nostra potrebbe apparire una scelta controcorrente, quella di adottare tanti figli di qualsiasi età ma con questo criterio, si apre un’autostrada e tutto s’accelera.. Con mentalità e cuore aperto abbiamo voluto accogliere i ragazzini che nessuno solitamente vuole. Non per questo però bisogna passar per santi: dovrebbe essere una cosa normale, uno stimolo di coscienza. È eccezionale perché fuori dal contesto...ma come si fa a dire di no? All’inizio è una questione egoistica. Perché focalizzarsi proprio sull’Etiopia? È stato casuale. Io e mia moglie abbiamo fatto vita da oratorio poi, usciti, abbiamo fatto vita da anticristo, ma con l’adozione internazionale, è successo qualcosa. Diventando genitori abbiano ritrovato la strada giusta. Abbiamo capito che c’è un disegno dietro, ed il nostro disegno era questo. A parte i 9 figli ci sono nuove persone nel vostro nucleo famigliare...tre amici con disagio psichico. Dal 2008 tre nostri amici d’infanzia di Milano, tutti sulla cinquantina d’anni di età, vivono con noi. A causa di svariate vicende famigliari ci è stato chiesto di accoglierli e di curarli per tutta la vita. Già da fidanzati li portavamo in vacanza assieme perché d’estate erano soli: per noi era una gioia già allora, quindi accettammo. Io mi licenzia dal lavoro, ma tutto non avviene per

gere psicologi o terzi, elementi esterni. C’è sotto una rete, un forte senso di solidarietà tra di noi e solo poi c’è l’introduzione di agenti esterni. Si cerca di risolvere tutto in casa. Noi parliamo solo ed esclusivamente basandoci sull’esperienza: noi diciamo che la laurea dell’onestà e della buona volontà non l’hanno ancora inventata. Si fa con l’esempio: si può fare e ne sei il primo a gioire. Quali sono i rapporti con la Provincia? Lia Beltrami a noi ha dato una gran mano. La Provincia ci ha finanziato per il 2012-13-14 il progetto “Operazione Donna” per un importo

caso, è un disegno! Dopo tanti anni di vita vissuta assieme abbiamo capito che i diversi siamo noi. Noi riesco a vedere nel loro disagio psichiSito ufficiale Centro co problemi: c’è la Aiuti per l’Etiopia bellezza della sincerità, di non portare rancore, del godere di qualsiasi cosa come i bambini. Lì ti domandi chi è il diverso, chi è nel giusto o sbagliato. La cosa più bella è farli conoscere nel contesto in cui si vive, qui è vista un’emarginazione avere un disagio psichico. Per smentire questo fatto li portiamo sempre con noi: dove noi andiamo vengono anche loro. La bellezza è quando le persone si accorgono di stare bene vicino a loro. Ad esempio il criterio del “Progettone” in Trentino sulla manutenzione del verde, è un lavoro, sicuramente utile, ma sono emarginati, messi tutti assieme separati dalla gente comune. Sarebbe forse giusto incentivare le aziende per inserirli in un contesto lavorativo, favorendo magari delle leggi con la Provincia o l’inps che agevolino quest’integrazione. Ciò non toglie che il Trentino è un territorio molto attento al disagio. Nella quotidianità come funziona la gestione di una famiglia così variegata? La giornata inizia alle 5.30, 6 di mattina, finisce alle 23 ed è costellata da un’intensità di relazioni, oltre alla quotidianità da mandare avanti. Abbiamo compiti divisi con la moglie ma soprattutto ognuno di noi è responsabile, ognuno ha mestieri, dei compiti che svolge da solo. Ci si confronta, ma fondamentalmente siamo autonomi. È uno stile educativo di qualche decennio fa, come facevamo noi. Quando mi chiedono ma come fate a stare dietro a tutto? Rispondo come noi ‘na volta. I figli come si vivono questo contesto allargato? Sono perfettamente inseriti nella comunità. Dicono che nelle città si sia più agevolati perché c’è una maggior integrazione multietnica ma smentisco: il Trentino è basato sugli stranieri che lavorano. La nostra situazione famigliare può esser guardata con diffidenza, perché è originale, è una cosa nuova, la diffidenza deriva dalla mancanza di conoscenza, d’informazione, ma tutti i bambini che sono arrivati grazie al Centro dal 1991, più di 2000 sono perfettamente integrati! Si contano su una mano quelli che hanno avuto difficoltà d’inserimento e sono poi tornati in istituto il resto vivono una vita in famiglia. Dove c’è un problema, questo è della coppia, non del bambino: magari ci sono tante aspettative inutili e il figlio non viene vissuto come dono, o non viene apprezzato per quello che è. Se vengono deluse delle speranze, il rapporto si costruisce col freno a mano tirato. Noi siamo una rete di famiglie e se siamo in difficoltà ci chiamiamo e ci confrontiamo, senza coinvol-

di 216.000, quindi 72000 euro all’anno e consiste nell’operare le donne con prolasso all’utero: dopo aver partorito queste madri continuano a vivere la quotidianità di tutti i giorni, con tutti gli sforzi che richiede, ma col tempo e con tanti parti, la sacca dell’utero esce, provoca infiammazioni, morti ed emarginazioni interne alla famiglia. Il marito può rifiutare la moglie e anche i figli non la riconoscono. In Etiopia un’operazione costa sui 300 euro. La Provincia ha condiviso il progetto e ci ha sostenuto finanziariamente. Al momento sono state operate più di 3000 le donne e se si considera che ogni donna ha avuto in media tre figli, abbiamo tutelato anche 9000 bambini che hanno ancora una mamma. I vostri figli sono mai stati oggetto di episodi di razzismo? Com’è il rapporto con la comunità? Abbiamo instaurato un ottimo rapporto, siamo ben inseriti nel contesto della valle più che del paese, Montagne che conta 300 abitanti. Gli episodi di razzismo sono stati rari e tutti risolvibili. Dipende da come lo si vive. Ora per provocare viene utilizzata la scusante del colore della pelle ma una volta c’era la discriminazione tra nord e sud dell’Italia, oppure tempo fa la condanna era portare nelle scuole occhiali o apparecchio...È solo un pretesto. Se lo si sminuisce non diventa un problema neanche per un figlio. Monica Miori

Sempre più stabilimenti mettono a disposizione la sedia da mare per rendere il loro lido accessibile anche ai diversamente abili.

Job: un ausilio leggero e pratico che permette a tutti di godersi la spiaggia.

È

arrivata l’estate e tutti Quali sono le regioni virtuose che hanno abbiamo voglia di ladeciso di adottarla nei propri lidi? sciarci alle spalle la città La prima regione che ha investito e e gli impegni per andare in creduto nella Job è stata la Puglia, che vacanza magari al mare. già dall’anno scorso, con un’orChi ha problemi motori dinanza, ha obbligato gli o è disabile però sa bene stabilimenti del luogo a che prima di partire deve dotarsi di Job. verificare se la zona preA ruota si sono dotate di scelta può accoglierlo senza il questa carrozzina anche altre rischio di trasformare le ferie regioni: in incubo. La Basilicata, dove il coPer fortuna la cultura dell’acmune di Policoro (Matera) ha cessibilità si sta diffondendo messo a disposizione gratuitaanche nei lidi balneari che per mente in alcuni lidi delle sedie rendere la spiaggia davvero da mare per i disabili o per chi accessibile per il disabile o per ha problemi motori; Video dimostrativo le persone con scarsa mobilità La Sicilia dove l’amminidella sedia Job hanno introdotto almeno le strazione comunale di Sciacca cose essenziali: passerelle che (Agrigento) ha erogato conpermettono anche ai più “svantaggiati” tribuiti di 300 euro agli stabilimenti che di poter raggiungere l’acqua e i bagni per intendono dotarsi della Job; disabili. La Toscana, in alcuni lidi di Capalbio, Per far si che il diversamente abile riesca Orbetello e nel grossetano; a godersi completamente la sua vacanza al L’Abruzzo, in alcuni bagni di Montesilmare, lo stabilimento dovrebbe dotarsi di vano; sedie da mare che permettano di entrare La Sardegna, con i litorali attrezzati di in acqua. Alghero, Questa sedia, super leggera, resistente La costa veneta di Jesolo, dove dieci all’aggressione della salsedine dotata di nuove sedie Job, pagate dagli albergatori accessori che la rendono comoda e conforlocali, permetteranno a tutti di godersi le tevole, esiste già e si chiama Job. vacanze senza nessuna barriera. Prodotta dall’azienda napoletana NeaMolti altri lidi si stanno dotando della setech richiudibile in una comoda borsa da dia da mare Job a dimostrazione di una sentrasporto, questo ausilio è disponibile e sibilità sempre maggiore verso un turismo acquistabile sia dai singoli sia da qualsiasi che deve rispondere alle esigenze di tutti. ente pubblico o privato. Maurizio Franchi

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