Pro.di.gio. n°VI dicembre 2013

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO VI - DICEMBRE 2013 - ANNO XIV - LXXXI NUMERO PUBBLICATO

WWW.PRODIGIO.IT

progetto di giornale Sunitha Krishnan a Trento

Walk in progress

Che combatte lo sfruttamento sessuale in India

Escursioni in montagna con l’associazione Insieme e NuoveRotte

pagina 3 Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Il vento della libertà

Il cielo di dicembre e gennaio

Fabrizio Olmi ci racconta la sua esperienza con la barca a vela

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Primi passi verso le stelle del periodo invernale pagina 11

Dipinto realizzato in occasione dell’evento “Che prodigio di festa” dai ragazzi dell’Istituto d’Arte A . Vittoria di Trento ed esposto presso la sede dell’Ass. Prodigio.

Unendo le forze si riesce a creare qualcosa di unico

“C

Una giornata da ricordare

he Prodigio di festa!” è senza alcun dubbio il titolo più appropriato per descrivere la fantastica iniziativa svoltasi in Clarina di Trento il 27settembre grazie alla collaborazione delle associazioni della zona. L’appuntamento era alle ore 14 del venerdì, nella piccola piazzetta che divide, o meglio che unisce le sedi di Associazione Prodigio, Cooperativa SAD, Anffas e Cooperativa FAI. Queste diverse realtà associative sono riuscite ad unire le forze per organizzare un evento che ha visto la partecipazione degli utenti e delle persone che abitano e vivono il quartiere. L’idea era quella ritrovarsi per far entrare in contatto e mescolare persone che difficilmente, nella vita di tutti i giorni, si frequentano. La condivisione era il tema centrale di questo evento, l’incontro tra persone diverse che rappresentano delle realtà le quali raramente hanno occasione di entrare in contatto tra loro; le attività proposte durante il pomeriggio in compagnia miravano proprio ad avvicinare mondi apparentemente lontani. “Che prodigio di festa!” è la calzante quanto concisa espressione con cui tutti coloro i quali vi hanno partecipato descriverebbero questo evento; un’affermazione che nasce spontanea nell’assistere alla magia che si è creata quel giorno, nell’incontro, segnato dalla

conoscenza reciproca e dalla voglia di partecipare che si respirava nell’aria. All’inizio della festa è intervenuto anche Ugo Rossi, che quel giorno vestiva ancora i panni dell’Assessore, il quale ha voluto complimentarsi con tutti gli

organizzatori e i partecipanti di questa stupenda iniziativa. Gli operatori e i volontari delle associazioni organizzatrici si sono prodigati per allestire tavoli e panche, di modo che più persone possibili potessero prendere parte alla festa; è stata anche allestita una tavolata imbandita di cibi e bevande offerti dagli esercizi

commerciali della zona, che fa capire quanto il tema della coesione sociale all’interno del quartiere sia caro a molti. Una mescolanza di voci di tutte le età, dall’anziano alla famiglia con i bambini, e per tutti c’era qualcosa da scoprire e conoscere. I meno giovani hanno potuto apprezzare la musica a loro più familiare, prodotta dai suonatori di fisarmonica e tromba, strumenti tipici della nostra tradizione popolare, ma non hanno disdegnato le performance degli altri musicisti, che hanno scosso gli animi con le percussioni africane. Questi strumenti di paesi lontani si sono fatti conoscere solo in tempi recenti grazie alla tendenza globalizzante, che esporta verso il mondo le particolarità e le ricchezze tipiche di diverse parti del mondo, attraendo e mescolando le persone di ogni dove. La contaminazione di suoni profondamente diversi tra loro ha creato un ritmo unico che ci ha accompagnato per tutta la durata della festa. Il tema dell’incontro tra il giovane e l’anziano è stata la scintilla che ha dato ispirazione ai ragazzi dell’Istituto d’Arte A.Vittoria di Trento, i quali hanno creato due opere su tela per rappresentare il loro punto di vista sul tema della festa. Dove l’unione fa la forza, la differenza e lo scambio di conoscenze arricchiscono in maniera diversa ognuno di noi, permettendoci di assaporare esperienze uniche e confrontarci con noi stessi e con gli altri. Giulio Thiella

Il lato artistico della festa Giro con la mia videocamera accesa, c’è un clima disteso in questa giornata di fine estate, il caldo è ancora assillante nonostante alcune nuvole minacciose all’orizzonte. Tutto intorno si balla, si suona, si dipinge, c’è chi scambia due parole con il vicino di quartiere, chi si diletta con le percussioni nello spazio dedicato alla musico terapia. Era un po’ di tempo, almeno ha detta degli anziani del quartiere, che non si vedeva uno spirito di condivisione così genuino. Ci sono i ragazzi dell’Anffas, che sembrano visibilmente felici, è un chiasso gioioso e fraterno quello che sentono intorno a loro. Per una volta tutti insieme anche gli operatori e presidenti delle cooperative e associazioni presenti. La scena più bella la catturo con il mio obbiettivo, sono nell’angolo delle percussioni, vedo bambini, madri, operatori, passanti che insieme suonano un ritmo che nasce spontaneo. Nessuna indicazione, ma ognuno inconsapevolmente contribuisce a trovare l’equilibrio giusto e funziona! Poi ci sono i duetti di tromba e fisarmonica, per infondere musiche tradizionali, ma che ben presto si mescolano con i ritmi africani dei “Black and White” e dei loro bonghi. Ne risulta un suono nuovo, a momenti balcanico e in ogni caso capace di infondere energia positiva a tutti i presenti. Mi sposto un attimo dal fragore di tamburelli, bastoncini e jambe dirigendomi verso i ragazzi dell’Istituto A. Vittoria di Trento, hanno posizionato le loro grandi tele ai margini della piazza e si sono divisi in due gruppi di lavoro. Il loro messaggio vuole essere un chiaro invito all’arte come strumento culturale e d’espressione di pensiero. Quando sono stati invitati a partecipare a quest’evento gli è stato chiesto d’interpretare e rappresentare su tela il tema dello scambio intergenerazionale. Fin da subito si vede che hanno le idee chiare e iniziano a stendere la base di colore, gli stili che emergono sono interessanti e trovano fra loro equilibrio tra dinamismo e staticità. Un gruppo riprende il tema della vecchiaia e lo rende vivo ed esplosivo, sa di futurismo di Boccioni, colori rossa accesi e linee severe che raffigurando un vecchio incattivito dall’esistenza che riversa nel vento parole dure e di denuncia, ricavate da ritagli di giornale. Le ragazze invece prediligono Art time laps linee morbide colori rassicuranti come il verde, l’ocra, dipingendo simboli di forza, resistenza e condivisione: come le pieghe nella corteccia di una possente quercia, simbolo di femminilità e saggezza, regala la sua ombra ad una donna dai tratti persiani intenta ad aggiustare i capelli di una anziana signora. Lorenzo Pupi Che prodigio di festa


G I OVA N I

Il nostro manifesto per una informazione sociale partecipata

I

A Pro.di.gio. la redazione si rinnova

l giornale pro.di.gio. è il frutto di un corso di 600 ore per addetti alla redazione di un giornale denominato “Progetto Iter Trento Prodigio” e svoltosi dall’aprile 1999 all’aprile 2000. Era rivolto a persone disabili, studenti e disoccupati. Il corso fu finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Affari Sociali con fondi sociali europei. L’idea di questo progetto e del corso, è nata dall’esigenza di alcune persone disabili di avere un mezzo per poter informare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Rappresentativa della filosofia alla base, ne troviamo una chiara sintesi, attraverso le parole dell’attuale Presidente dell’Ass. Prodigio, Giuseppe Melchionna, che allora fu tra quelli che cominciarono questa esperienza. “È un giornale nato per volontà di un gruppo di disabili, giovani con disagio psicologico e sociale, studenti e disoccupati... Vogliamo essere soggetti attivi e protagonisti della nostra vita, per trasmettere la nostra esperienza a tutta la comunità. Daremo spazio e voce anche ad altre associazioni e cooperative, nonché a singoli cittadini, per favorire uno scambio culturale e di esperienze tra la nostra città e il resto delle comunità locali, nazionali ed estere.” L’obiettivo era chiaro: creare un gruppo redazionale e quindi dare vita ad un giornale sperimentale che infatti è nato, cresciuto, si è sicuramente arricchito e ad oggi resiste nonostante le difficoltà. Il gruppo di collaboratori attivi e volontari si allarga e con loro, il bagaglio di idee e piccole innovazioni. Non da molto, care lettrici e cari lettori, siamo lieti di presentarvi i due nuovi volti della redazione pro.di.gio. Qui di seguito riportiamo il loro manifesto: -”Spesso si cammina per strada, si prende l’autobus, un cappuccino al bar sotto casa, senza mai considerare la complessità attorno a noi. L’immagine di testata (la scritta pro.di.gio.) che abbiamo appositamente scelto e adattato insieme per questo numero, rimanda visivamente alla profondità dell’universo e ai suoi intrecci: miliardi di stelle e pianeti che in qualche modo interagiscono tra loro, pur essendo a migliaia di anni luce di distanza. Un po’ quello che accade in senso figurato sulla terra tra gli individui. Siamo frutto di connessioni sociali, culturali, territoriali e biochimiche. Aumenta la distanza culturale tra le persone, si sollevano barriere fisiche e mentali, le relazioni sono sacrificate e a lungo andare ci si dimentica che siamo parte di un insieme fatto d’interazioni. Cercheremo di trovare attraverso la versatilità della carta e della penna, della macchina fotografica e dei pixel colorati della rete, le alterazioni e particolarità sociali; ci impegneremo a riscoprire le menti attente ai bisogni, dando accesso ad un’informazione che renda protagonista chi scrive, un modo di raccontare le cose che parta dal basso. Tutto questo per conservare un prodotto cartaceo di coinvolgimento e di approfondimento, uno strumento tangibile, interscambiabile e di qualità come sa essere pro.di.gio.. Il nostro manifesto ha il chiaro intento di chiamare le persone a scrivere, a riappropriarsi delle idee, usando l’informazione come strumento d’intervento, teso alla qualità della denuncia, ma anche come laboratorio progettuale di analisi, con la ricerca della rete tra persone, enti associativi e istituzioni. Il nucleo centrale degli argomenti trattati parte certamente dal concetto di disabilità, come motore di un nuovo sviluppo che tocca settori trasversali della nostra esistenza. Dalla disabilità, ci avvicineremo al mondo del disagio che muta continuamente forma ed espressione, divenendo spesso impalpabile, lontano dai megafoni e sempre più esteso. Per questo abbiamo attivato rubriche che sono dedicate a temi come il carcere, il gioco d’azzardo, problematiche ambientali e filosofiche. Cercheremo di non ragionare per settori asettici, ma favoriremo connessioni e nuovi spunti. Questo è certamente possibile anche grazie ad uno staff allargato che partecipa dalla piazza virtuale e da quella reale, che ci invia materiale originale e contribuisce al buon lavoro della redazione. Chi collabora già attivamente con noi sono infatti studenti, professionisti, insegnanti, giornalisti, operatori del non-profit, utenti, educatori, medici, avvocati, esercenti commerciali, disabili e non che hanno qualcosa da dire, anzi da scrivere... Un ringraziamento speciale lo dedichiamo infine a chi rende visibile e tangibile il nostro lavoro: Carlo Nichelatti, coofondatore di pro.di.gio., e impaginatore dello stesso, sempre disponibile a condividere la sua esperienza e apportare innovazioni. “- Lorenzo Pupi e Giulio Thiella La Redazione

La creative-class di Campomarzio combatte la crisi con cultura, condivisione e innovazione

Giovani lavoratori

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ssere un giovane lavoratore, cosa significa al giorno d’oggi? È una delle domande a cui cercano di dare una o più risposte quelli del collettivo Campomarzio, una realtà nuova e giovane nella città di Trento che dalle difficoltà di impiego ed espressione, hanno saputo tirare fuori il meglio. La mostra fotografica da loro organizzata attraverso rete di contatti e auto finanziamento, ha portato su parete bianca volti di giovani trentini neolaureati, architetti, designer, ingegneri, informatici, giuristi, sociologi, informatici, agronomi, insegnanti ecc..; in definitiva quelli che, se proprio vogliamo classificarli, dovrebbero fotografici che raccontano di giovani volti rientrare a pieno titolo nella cosìddetta contemporanei alle prese con un nuovo creative-class: ma la realtà delle cose spesrisorgimento. so li confina ad un lavoro sottopagato e Ragazze e ragazzi del capoluogo che iper flessibile, lontano dalle loro passioni sicuramente vi sarà capitato di incontrare www.campomarzio.name e competenze. per strada a Trento. Sono studenti uniHanno studiato per anni in facoltà italiane versitari, laureati che ad un certo punto si o estere, qualcuno ha avuto anche l’opportunità di sono messi in discussione, hanno lanciato lo sguardo viaggiare e di lavorare all’estero, di confrontarsi con un al di là dei canoni riscoprendo il valore della cultura e mondo in continua mutazione dove le certezze sono della professionalità, spesso creandosi o inventandosi seguite solo da chi non ha più immaginazione. il proprio lavoro. Hanno capito, come altri, come unire le forze, come Possono essere free-lance, a partita iva, giovani mettere in campo competenze e professionalità di- architetti, designer, ingegneri e artisti, come quelli verse, legate da un sottile filo conduttore che trova del collettivo “Campomarzio” che trovano nuove vita e linfa nel saper comunicare, nel riflettere e nel formule di impiego, affiancando le multi competenze analizzare una realtà mutevole e creativa; può essere sia a progetti classici che a offerte culturali innovative. la nuova strada da seguire nell’era post-industriale che L’Associazione nasce mossa da questo spirito nel nostiamo vivendo, martoriata da una crisi, di cui il dato vembre 2012 con lo scopo di promuovere il dibattito economico negativo, è solo una minima parte. sull’architettura e sulla città. Trovare le criticità nella complessità del nostro tempo Fondata da sette architetti e una filosofa, propone e trovare le risposte a nuove problematiche permette ricerche e progetti collaborativi realizzati su libera di aprire le porte al potere della creatività. Essa può iniziativa con una metodologia improntata alla colladivenire leva per nuove possibilità di impiego di ge- borazione con professionisti di altre discipline. stione del lavoro, per una sostanziale ristrutturazione Campomarzio-associazione non riceve contributi della società. pubblici per la realizzazione dei propri progetti, forte Queste e altre riflessioni sono fulcro della mostra della convinzione che sia oggi necessario investire partenutasi presso le gallerie di Piedicastello. te del proprio tempo libero per contribuire alla crescita Il progetto Giovani Lavoratori 1974/1988 prende culturale e sociale della propria comunità. avvio nel maggio 2013 con una lunga serie di shooAccanto all’attività principale Campomarzio-assoting commissionati da Campomarzio-associazione, al ciazione realizza, in collaborazione con associazioni fotografo Jacopo Salvi. Il risultato sono cento ritratti a ed istituzioni del territorio, iniziative di animazione giovani professionisti trentini: un’opera concettuale, culturale e riflessione sul contemporaneo. ricercata cover della famosa lightbox Young Workers Rappresentano un piccolo spaccato delle realtà di Jeff Wall. lavorative definite flessibili che si scontrano quotidiaQuando siamo arrivati alla bocca delle ex gallerie, namente con un’idea del lavoro ancorata al passato, con la loro altezza di 6 metri e lunghezza di quasi 300, che ad oggi trova scarso raffronto pratico. La rete di l’impatto visivo è stato notevole. L’evento è stato orga- contatti, la condivisione del lavoro e lo sviluppo di nizzato in uno dei due trafori, quello bianco: dedicato un approccio creativo nell’organizzazione, gestione e agli incontri, a congressi ed esibizioni contemporanee. ideazione sono alcune linee guida che uniscono, già Insieme alla galleria cugina, quella nera, rappresen- adesso, molti giovani lavoratori. Stanno cambiando la tano spazi dedicati alla storia del Trentino e della sua società come la conosciamo, riunendosi in collettivi, comunità. É un contesto che accoglie con auspicio associazioni, gruppi di lavoro che hanno sempre magl’intento di riflessione sul mondo del lavoro che cambia, gior peso sociale e professionale e potranno sempre rivivendo gli spazi in veste creativa e all’insegna della più intervenire nei processi politico amministrativi cultura. Un motore nuovo per uno rinnovamento del di fase puntuale e forse dare un impulso concreto al mondo dell’impiego. Sulle pareti bianche della galle- cambiamento da tanti auspicato. ria si susseguono a distanza di un metro, cento scatti Lorenzo Pupi

pro.di.gio.

La redazione e l'Associazione Prodigio augurano a tutti voi, cari lettori un felice Natale

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Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Abbonamento annuale (6 numeri) Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Redazione: Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Carlo Nichelatti, Giuseppe Melchionna, Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Luciana Bertoldi, Sara Caon, Eleonora Fraulini. bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Hanno collaborato: Maurizio Franchi, Dorotea Maria Guida, Tommaso Moretti, 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “AssoSito Internet: www.prodigio.it Piergiorgio Gabrielli, Paola Pedergnana, Elisa Stefanati, Leonardo Bornati, Matteo ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e E-mail: associazione@prodigio.it Franchi. Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”. Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 In stampa: giovedì 28 novembre 2013. Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it. Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2013 - n. 6 Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).


S O L I DA R I E TÀ

C’è chi combatte lo sfruttamento sessuale in India

Sunitha Krishnan a Trento

Si diventa molto deboli, molto vulnerabili, e per questo motivo se qualcuno ti offre un lavoro, se qualcuno ti offre l’amore, sei facilmente ingannabile. La maggior parte delle vittime di tratta non sa a cosa va incontro. Pensano veramente che le cose andranno meglio. Ho salvato più

ragazze si tratta solo di saldare un debito e poche di loro rimangono sane di mente facendo sesso con 40 uomini diversi ogni giorno, per questo usano droghe”. Con un groppo in gola, come peraltro il resto della sala, seguivo abbastanza facilmente l’inglese di Sunitha, che sottolineava le atroci parole che le uscivano dalla bocca con ampi gesti delle mani: “I nostri cuori sono bloccati, i nostri tribunali sono chiusi per loro, A sinistra Sunitha con Pierino Martinelli della fondaz. Fontana, in alto con Sara Caon i nostri governi non hanno fondi sufficienti, le nostre stazioni di polizia sono chiuse per loro”. Dopo un periodo di resistenza, le ragazze iniziano a (o devono?) normalizzare questo tipo di comportamento, e pensano sia solo il loro destino. E allora c’è il rischio che diventino perpetuatrici del crimine. A quel punto, chi avrà fatto di loro delle criminali? “Non è forse per il nostro silenzio e Video dell’incontro per il fatto che non abbiamo fatto nulla?”, ha riposto Sunitha, provocando i cuori di tutti di 8500 ragazze ed ognuna i presenti. Fare “qualcosa” allora cosa signifidi loro cercava di scappare”, così ha continuato ca? Fare in modo che dalla pena queste donne Sunitha, con voce chiara e forte. Ma, tutti noi giungano alla forza, a credere nella dignità e a del pubblico oramai l’avevamo capito, più le rafforzare la fede nell’umanità, cosa significa? ragazze, i cui volti abbiamo intravisto nelle foto, “Solo il cielo è un limite alle nostre risposte, ma il provano a scappare, più provano a resistere, più punto è che dobbiamo rispondere perché nessuna vengono torturate. Terribili le testimonianze donna, nessun bambino, merita questo”. Come di alcune di loro, attraverso la voce dolce e le minimo allora possiamo raccontare quanto parole amare di Sunitha. La maggior parte delle abbiamo scoperto. Questa la responsabilità vittime non sa che quando dice quel sì è un sì ad che Sunitha ci ha dato, questa la chiamata un’intera vita di sfruttamento, e per il fatto che il cliente paga, egli crede di poter fare qualsiasi cosa con il loro corpo. L’immane tragicità di tutto ciò è che solo il 7% di loro viene salvato. “Mentre noi stiamo parlando in questa bella sala, il 93% è ancora in queste condizioni”, in un torbido e perverso circolo vizioso che non forse non finirà mai, remunerativo, certo, per gli sfruttatori, ma certamente non per le ragazze. “Per le

all’appello. Legalizzazione della prostituzione? “La mia più grande paura è che legalizzare la prostituzione significherà legalizzare lo stupro”, ha risposto lei. A nessuno dei nostri politici, qui in Italia, sta fischiando le orecchie, per caso? Ci vuole forse una piccola, semplice, ma fortissima donna dalla pelle scura per aprirci gli occhi? Siamo specialisti, sì, ma nel vittimizzare le vittime: “All’età di 15 anni ho subito uno stupro di gruppo da 8 uomini. Per un crimine che non ho mai commesso, sono stata isolata per più di due anni. Tutto il mondo mi faceva sentire come se fossi io l’accusata, come se fossi io la responsabile di ciò che mi era successo”. Sentire queste parole, pronunciate in un silenzio quasi imbarazzante, pronunciate con forza, senza paura, senza vergogna, da una donnina alta 1.50 m circa, col sorriso contagioso, è stato un colpo allo stomaco. Un pugno nel mezzo della pancia. Ma che anziché lasciarci intontiti a leccarci le presunte ferite, ci deve dare la sveglia per capire quale deve essere la svolta: per tutte loro dobbiamo trovare un modo di rispondere. Rompendo il silenzio, in primis nelle famiglie ed in primis quello che viene da dentro di noi. Rompendo la cultura della tolleranza che ci rende abituati ed abitudinari della violenza. Ma, soprattutto, rompendo la cultura dello scoraggiamento che ci fa credere di essere troppo piccoli, di non poter fare nulla per cambiare le cose. “Il cambiamento non viene dalle grandi cose, ma dalla risposta che ognuno di noi può dare”, ha concluso questa donna meravigliosa. Fare “qualcosa”, dunque, è semplicemente fare quel passo che ognuno di noi può fare. Quel piccolo gesto che ognuno di noi può compiere. Quella piccola goccia che, citando Madre Teresa, ognuno di noi può portare nell’oceano. “Non ho mai agito come una vittima, e le persone pensavano fossi una persona senza carattere. La loro mancanza di compassione mi ha fatto capire cosa fa la società alle vittime di violenza e mi ha fatto decidere di dedicare ogni respiro della mia vita a combattere questo crimine”. Grazie, piccola donna munita del coraggio di mille uomini. Grazie Sunitha. Sara Caon

MARKETING SAIT

I

l 3 ottobre mi trovavo presso la Sala della Cooperazione, molto incuriosita e molto emozionata poiché veniva per la prima volta in Italia, e per la prima volta a Trento, l’attivista indiana di fama internazionale Sunitha Krishnan, che da tutta una vita combatte la lotta contro la tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale. Classe 1972, Sunitha si è laureata in Scienze Ambientali, ha un master in Psichiatria del Servizio Sociale e un dottorato in Servizio Sociale. Ha aiutato centinaia di bambini che subivano abusi e sta lavorando fianco a fianco con il Governo indiano e le Ong per proteggere e salvare, togliendoli dalla tratta e riabilitandoli, donne e bambini vittime di sfruttamento sessuale. Ha fondato a questo scopo l’associazione Prajwala, organizzazione no profit che da 15 anni fornisce assistenza e supporto psicologico, medico e legale alle vittime di sfruttamento sessuale e organizza campagne di informazione e di sensibilizzazione sul tema. Sunitha per tutti questi motivi ha ricevuto lo Stree Shakthi Puraskar, importante riconoscimento nazionale indiano, il Perdita Huston Human Rights Award e il World Of Children Award. Fondazione Fontana nell’occasione ha anche presentato il progetto di solidarietà e sensibilizzazione contro la violenza sulle donne intitolato “100 borse contro la violenza sulle donne”. Il fenomeno della violenza sulle donne ci lega in tutto il mondo, anche se tendiamo a pensare che possa accadere solo e soltanto “agli altri”. Ogni 22 minuti in India accade uno stupro, al 3° posto nel mondo per crimini organizzati, il traffico sessuale è un’industria da 858 miliardi di dollari: dati massacranti. “Quante persone devono essere vittime di tratta prima che noi rispondiamo a questo problema?”, così Sunitha ha provocatoriamente interrogato la platea. Già, quante? Anche se solo una persona nell’intero e vasto mondo venisse violentata, sarebbe un problema che riguarderebbe tutti, dal primo all’ultimo. Diventa perciò prioritario, se non necessario, prendere forza e coraggio dal legame di solidarietà con altri Paesi ed aprire nuove porte per rompere il silenzio. “Per ogni vittima di tratta sessuale il viaggio comincia da una famiglia che non ha più possibilità di scelta.

Il fil rouge della cooperativa sociale FAI

Donne. Di ieri, oggi e domani

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983, Fai della Paganella. Si è concluso da poco il corso per assistenti geriatriche gestito da Casa Serena di Roma per l’Associazione Professionale Italiana Collaboratori Familiari. Un percorso orientato all’assistenza domiciliare di anziani, disabili e ai servizi per l’infanzia. Lì si incontrano e si conoscono quattordici donne che si scoprono unite da entusiasmo e passione. Condividono valori e mettono al primo posto il rispetto e l’attenzione per la persona. Armate di coraggio e determinazione riescono a trasformare la loro passione e l’esperienza appena conclusa in un’opportunità lavorativa. Nasce la cooperativa FAI, la prima e unica cooperativa in Trentino che lavora nell’assistenza domiciliare grazie anche al ruolo, particolarmente determinante, di due donne: Marcella Nardelli, oggi presidente onoraria e Andreina Comparsi che ci ha lasciati nel 1999. L’idea viene costruita insieme al Comune di Trento che, affida da subito parte delle ore di servizio domiciliare alla nuova realtà. La strada è in salita, le difficoltà sono tante ma l’entusiasmo, la perseveranza e le capacità di queste donne contribuiscono a rafforzare i valori e le motivazioni che, in pochissimo tempo, fanno crescere la cooperativa. Il lavoro aumenta, il patrimonio aumenta, non solo quello economico, perché la cosa più preziosa sono le idee e i progetti. 2013, Trento. Trent’anni dopo la cooperativa FAI conta 119 donne lavoratrici su 131, il 50% è di origine straniera. Una cooperativa che non ha perso le sue caratteristiche originarie, che non ha dimenticato le sue radici. L’ambiente

di lavoro è familiare, ci si occupa di servizi di cura della persona e sarebbe strano se le prime attenzioni non fossero rivolte proprio a chi vi presta servizio. Per questo la tutela della maternità e del lavoro femminile sono la lente attraverso la quale guardare prima di prendere qualsiasi decisione. La maggioranza del personale è al contempo socio della cooperativa: perché è alto il senso di appartenenza ma anche perché è importante non dimenticare da dove si viene. Una storia intensa, quella della cooperativa FAI, dove la donna ha giocato e continua a giocare un ruolo fondamentale per professionalità e competenza, ma anche per entusiasmo e passione. Un accostamento - quella tra donne e cooperazione sociale spesso relegato solo ai servizi assistenziali e di cura dove l’elemento femminile ha le caratteristiche più adeguate e spiccate per occuparsene. Per inclinazione, per spirito di cura o per il desiderio di rispondere a bisogni concreti. Per questo la donna si impegna con slancio nelle cooperative sociali, fin dalla loro nascita, anche se la genesi della cooperazione sociale è spesso associata, nel pensiero comune, alla presenza maschile. La storia della FAI dipinge un quadro diverso: quattordici donne, forti di straordinaria consapevolezza, hanno saputo essere - in anni di stagnazione economica e crisi del welfare - imprenditrici di se stesse generando opportunità e lavoro per altre donne e lo hanno fatto con coraggio e determinazione e forse, a volte, un po’ nell’ombra. Paola Pedergnana pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2013 - n. 6

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pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2013 - n. 6


C A R C E R I E M O N TA G N A

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8 e il 9novembre 2013 si è svolta a Roma l’annuale Convegno Nazionale organizzato dal SEAC, associazione che si occupa del coordinamento degli enti di volontariato penitenziario di tutta Italia. Il tema centrale di quest’anno era il costo del carcere; risorse, personale, ma soprattutto costi umani, un’occasione per ridiscutere l’attuale situazione e mettere a fuoco priorità e punti deboli di un sistema non scevro di problemi. L’apertura dei lavori si è tenuta all’interno del carcere di Regina Coeli con l’intervento di Luisa Prodi, Presidente del SEAC, che ha analizzato le ingenti spese destinate a questo settore, criticando l’utilizzo che ne viene fatto soprattutto dal punto di vista del del detenuto, il quale oggi versa in condizioni di quasi abbandono dal punto di vista dei servizi essenziali. Più ottimista Giovanni Tamburino, Capo del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria(DAP), che ha voluto segnalare la lenta ma progressiva diminuzione dei detenuti e il leggero calo di suicidi all’interno delle strutture. Un punto di vista decisamente più critico quello dell’avvocato Riccardo Arena di Radio Radicale, che si è scagliato contro la situazione attuale considerata invivibile, sostiene che la costruzione di nuovi istituti non basterebbe ad eliminare il problema del sovraffollamento, posticipandolo solo, mentre sarebbe necessario investire sul restauro delle carceri esistenti. La soluzione auspicata dall’avvocato Arena e condivisa da Ornella Favero, direttrice della rivista “Ristretti Orizzonti”, riguarda un maggiore ricorso alle pene alternative, un aumento dell’offerta lavorativa, che influisce positivamente sul reinserimento e un’evoluzione normativa riguardante amnistia e indulto. Con un sempre maggiore affollamento delle celle, le condizioni di chi vi risiede diventano sempre più insostenibili e precarie; quando le risorse, invece che aumentare

46° Convegno Nazionale SEAC

I costi del sistema penitenziario

Sopra Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale. A fianco l’interno del carcere di Regina Coeli.

proporzionalmente con il numero di detenuti, vengono gradualmente e costantemente erose, è necessario sopperire alle mancanze con sforzi e sacrifici eccezionali, spesso compiuti dagli enti di volontariato penitenziario. Nel territorio italiano sono presenti più di 200 istituti, ma molte delle strutture non sono più adatte ad ospitare i detenuti, costretti a scontare la pena in celle non solo affollate, ma anche carenti dal punto di vista dei servizi più elementari, come il riscaldamento o l’impianto idrico, e dove manutenzioni ordinarie e straordinarie che si sommano aggravando ulteriormente la situazione.

Uno degli aspetti forse più preoccupanti è l’immobilismo delle istituzioni nell’affrontare questa situazione, difatti anche la Corte di Giustizia Europea ha pesantemente criticato il nostro paese non solo per il fenomeno del sovraffollamento, ma anche per aver introdotto la capienza tollerabile, valore nettamente superiore alla capienza legale, fissata a 47.000 posti. È come dire che una situazione è illegale, ma tutto sommato ancora accettabile; ma purtroppo non si parla di stipare degli oggetti in un contenitore non propriamente atto a contenerli, in quanto ognuno di quei numeri rappresenta una persona, e attualmente 20.000 individui sono di troppo. Il costo del carcere per lo Stato è superiore ai 2,5 miliardi di euro l’anno, quasi il 40% delle spese della Giustizia, ma di queste risorse, circa l’88% è destinato ai 44.000 dipendenti, agenti e operatori, e solo il 6% al mantenimento del detenuto, ad ogni aspetto della sua permanenza dietro le sbarre, dai vestiti all’istruzione, dal servizio sanitario al vitto, arrivando a spendere meno di 4 euro al giorno a persona per i tre pasti che spettano ad ognuno. Solo il 4% dei fondi dell’amministrazione è dedicato alla manutenzione delle strutture, lente opere di restauro e che costringono a stipare i reclusi nelle sezioni agibili; anche nel carcere di Regina Coeli, dove si è tenuta la prima parte di questo convegno e dove vengono

da anni condotti continui lavori per adeguare l’antico edificio, sono state occupate le celle del centro clinico per farci alloggiare dei detenuti, mentre dovrebbero essere usate solamente per soggetti in degenza. Ma la mancanza di spazio non è l’unico problema, vi sono difatti strutture come la casa circondariale di Lecce che con 20 agenti e altrettanti impiegati ha le celle disabitate, perché da ristrutturare. Ormai dal 2007. Ma ci sono pure istituti di pena a pochi chilometri di distanza non possono accogliere nessuno per mancanza di agenti e personale. Anche quando le risorse sono a disposizione, si rischia quindi di investirle in modo poco oculato, negando quei benefici che potrebbero essere raggiunti con una maggiore consapevolezza dei limiti e degli obbiettivi perseguibili da ogni misura che si intende adottare. Durante il convegno sono intervenuti diversi esperti e tecnici del settore, tra cui Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale e Ministro di Grazia e Giustizia negli anni ‘90, che ha ricordato come le debolezze del sistema italiano si ripercuotano direttamente sulla rieducazione del condannato, e quindi nuovamente sulla società. La tendenza a strumentalizzare le vittime porta a legittimare la tolleranza zero verso alcuni tipi di reato, ai quali si risponde sempre più spesso con la detenzione piuttosto che con misure alternative, rendendo così le strutture di pena affollate e criminogene. Una volta entrati in prigione si rischia così di trovarsi in circolo vizioso che porta in breve tempo dalla libertà alla recidiva, per la mancanza di alternative di vita al di fuori delle cinta murarie. Qualcosa è chiaramente andato storto, nel sistema penitenziario, forse nel modo di punire, o forse ancora riguardo a chi punire, fatto sta che dai 25.000 detenuti dei primi anni ‘90, siamo arrivati a doverne ospitare quasi il triplo in soli 20 anni, e a questo forse nessuno era preparato. Giulio Thiella

Escursioni in montagna con l’associazione Insieme e NuoveRotte

Walk in progress...

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a molte persone, dunque il progetto ha insegnato. Condividere i problemi significa vincere. Non ne esistono di insormontabili se superati insieme. Grazie di cuore per tutto!!” Un sentito grazie alle associazioni NuoveRotte e Insieme, promotrici del progetto, ad Agsat che ha messo a disposizione i pulmini, agli educatori, ai volontari, a Monica, educatrice della Rete Trentina dell’Educazione Ambientale (APPA) e a tutte quelle persone che, in diversi modi, hanno contribuito alla riuscita del progetto. Elisa Stefanati

L’ESPERIENZA DI MELISSA

nche quest’anno si è concluso al meglio il progetto estivo di escursioni in montagna organizzato dalle associazioni NuoveRotte e Insieme, che ha visto coinvolti 14 ragazzi provenienti dalle associazioni Insieme e Agsat e altrettanti volontari. L’idea. L’idea di questo progetto è nata dalla volontà dell’associazione Insieme di ripetere l’esperienza positiva realizzata nell’estate 2011 (“Insieme verso... la meta!”). Questa volta però con alcune migliorie, suggerite da genitori e volontari al termine dell’esperienza precedente. Quest’anno il progetto prevedeva 9 uscite in montagna (di cui 2 dedicate ai ragazzi con più difficoltà motorie), ognuna delle quali caratterizzata da un tema, spesso approfondito da un esperto. Al termine dell’escursione, abbiamo inserito inoltre delle attività particolari, come pet therapy (terapia con gli animali), attività educativo-musicali, visite in musei e parchi. L’obiettivo rimaneva sempre lo stesso: la socializzazione in un gruppo di pari e il fare comunità. Tutti insieme per affrontare la fatica di una salita o il meritato riposo al rifugio o all’ombra di un albero, condividendo la voglia di passare una bella giornata in compagnia, con serenità, divertendosi. Le mete sono state all’altezza dei ragazzi, al punto che alcune sono state modificate in corso d’opera, in quanto ritenute troppo banali. Così, mossi dall’entusiasmo, ci siamo spinti fin sotto le Pale di S. Martino (Dolomiti) a godere di paesaggi mozzafiato. I volontari. Inizialmente noi educatori eravamo molto preoccupati a causa delle scarse disponibilità di volontari; in seguito però, attraverso soprattutto il passaparola, la situazione è decisamente migliorata. Attenti e sensibili, i volontari di quest’anno sono stati davvero preziosi ed eccezionali! Alcuni non avevano mai preso parte ad iniziative di questo tipo, ma sono stati ben presto colti dall’entusiasmo del gruppo. Il clima infatti era ottimo ed in poco

Il gruppo durante le escursioni

tempo si è creato un gruppo coeso e affiatato. Davvero una bella esperienza che è terminata con una serata conclusiva, dove i partecipanti hanno potuto salutarsi, guardando foto e video e mangiando qualcosa tutti assieme. Prima di passare al racconto dell’esperienza vissuta da Melissa (vedi box), vorrei inserire un commento di un altro volontario, che sintetizza a modo suo la nostra avventura: “In poco tempo sono riuscito ad affezionarmi

“Mi presento... Mi chiamo Melissa e sono una ragazza come tante altre ragazze che alla mia età cominciano a cercare una strada da percorrere per costruirsi un futuro. Non è sempre facile perché spesso si perde il contatto con sé stessi a causa dei ritmi e dei vincoli che la società ci induce a rispettare e non si capisce più cosa si vuole realmente; succede che non ci rendiamo conto che in realtà la felicità e la serenità le possiamo trovare con un abbraccio donato ed un sorriso inaspettato. Per questo pensiero, devo ringraziare “Walk in progress”, un progetto nato dall’unione di tanti sogni, che mi ha permesso di condividere splendide emozioni a contatto con diverse realtà. Mi rendo conto che sto divagando, ma sono così tante le cose da dire che non so da dove cominciare: lo scopo di “Walk in progress” era di affrontare diverse tappe in montagna con diversi gradi di difficoltà unendo le proprie energie con le energie dei ragazzi.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2013 - n. 6

Alla prima uscita a cui ho partecipato ero agitata perché avevo paura di non essere adatta o di non essere accettata. Nel momento in cui sono arrivata al punto di ritrovo qualsiasi preoccupazione è svanita, sostituita da un’ondata di amore! L’emozione più forte è arrivata quando un ragazzo mi ha abbracciata! Sentivo il suo affetto attraversare il mio corpo, facendomi percepire la purezza del suo spirito. Non abbiamo mai smesso di parlare, ridere e scherzare sfidando salite, discese, giochi e avventure. Niente ci poteva fermare, niente poteva separarci, niente... Non esistevano né diversità né difficoltà perché eravamo noi stessi ed eravamo insieme... Eravamo un gruppo! Ora che questa esperienza è finita, mi guardo indietro e con un pizzico di nostalgia vedo abbracci donati e sorrisi inaspettati. Grazie a tutti voi, e alla prossima avventura!” Melissa

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Buon compleanno centro per l’infanzia

L’immigrazione in Italia, presentato il dossier Idos

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a dieci anni opera nella struttura di Via Cogni Zugna a Trento e i casi trattati, ciascuno col suo carico di delicatezza e problematicità, sono centinaia. Stiamo parlando del “Centro per l ’ i n f a n z i a ”, comunità di accoglienza per bambini tra 0 e 10 anni in situazioni familiari problematiche. Il decenna le è stato festeggiato all’insegna di un forte segnale di attenzione da parte della Provincia, presente con il suo presidente, Ugo Rossi e l’assessora competente in materia, Donata Borgonovo Re. “È un buon compleanno - ha commentato il presidente Rossi - che rivolgiamo senz’altro agli operatori, ma soprattutto agli “azionisti di maggioranza della nostra comunità: i bambini”. Il “Centro per l’Infanzia” - ha ricordato la direttrice, Anna Berloffa - è aperto 24 ore su 24 in tutti i giorni dell’anno ed è gestito direttamente dal Servizio Politiche Sociali della Provincia autonoma di Trento all’interno dell’ufficio da cui prende il nome. Il Centro risponde alle urgenze assicurando un intervento di tutela, protezione, attraverso un supporto psicoeducativo che permette di affrontare le difficoltà presenti, accompagnando e sostenendo i bambini nel periodo di accoglienza che è sempre transitorio. All’interno di questa attività sono previsti spazi per i genitori, sia di visita ma anche di confronto e possibile sostegno educativo. Il lavoro con le famiglie di origine è sentito come particolarmente importante, su questo, attraverso un progetto innovativo, all’interno dell’Equipe multidisciplinare per l’affidamento minori e famiglie, facente parte dello stesso settore, si sperimenteranno percorsi di sostegno alla genitorialità. Nel Centro opera personale educativo e sociale, un’équipe specialistica che vede la presenza di professionisti dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari delle Unità Operative di Psicologia e di Neu-

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ropsichiatria Infantile e di Pediatria. La comunità è organizzata in tre gruppi all’interno di tre appartamenti con tre specifiche équipe educative. Nella presa in carico di queste situazioni esiste una stretta collaborazione con i Servizi Sociali territoriali, con l’Autorità giudiziaria, in particolare il Tribunale per i Minorenni, la Procura presso il Tribunale per i Minorenni, il Tribunale Ordinario, la Procura presso il Tribunale Ordinario, le forze dell’ordine, le agenzie educative, i servizi sanitari specialistici, il privato sociale oltre ad altri soggetti coinvolti in specifiche situazioni. Visitando la struttura, dove attualmente vivono una ventina di bambini, il presidente Rossi e l’assessora Borgonovo Re hanno fatto il punto assieme alla dirigente generale, Livia Ferrario ed al dirigente del Servizio, Luca Comper, delle problematiche aperte e dei progetti in corso (dal rafforzamento delle collaborazioni con altri soggetti della rete, come l’Azienda sanitaria e le associazioni di volontariato, alla ricerca di metodi per misurare gli effetti delle azioni adottate). “È chiaro - ha commentato Donata Borgonovo Re - che la complessità e la delicatezza di ogni singolo caso pongono l’Amministrazione di fronte alla sfida della flessibilità per poter corrispondere al meglio alle necessità poste dai singoli casi, seguendo con attenzione quei ragazzi che, al raggiungimento della maggior età, hanno ancora bisogno di sostegno e di accompagnamento”. Ma si parte da una buona base, resa possibile dall’impegno di chi vive su questo fronte ogni giorno. A loro il grazie del presidente Rossi: “Siamo qui per dare il nostro sostegno al lavoro che fate, un lavoro che le parole non riescono a spiegare; lo comprendi solo se vieni qui”. E a ricordare questa vicinanza ora ci sará anche Camillo, il pinguino di peluche che l’assessora Borgonovo Re ha portato in regalo ai piccoli ospiti della comunità.

ono circa 4 milioni e 400mila i cittadini immigrati residenti in Italia al 31.12.2012, il 7,4% della popolazione complessiva. È il principale dato relativo alla presenza dei migranti nel Paese emerso nel corso della presentazione del Dossier statistico nazionale immigrazione “Dalle discriminazioni ai diritti” del Centro studi e ricerche Idos, realizzato per la presidenza del Consiglio dei ministri/Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Su richiesta del ministero per l’Integrazione - che ha chiesto la collaborazione delle regioni e delle province autonome - il rapporto, illustrato in contemporanea in tutta Italia, è stato presentato anche a Trento presso il Cinformi. Il Dossier è stato illustrato dal coordinatore responsabile del Cinformi Pierluigi La Spada, dal sociologo Paolo Boccagni dell’Università di Trento e dalla sociologa Serena Piovesan dell’area studi Cinformi. Dal punto di vista dell’inclusione sociale il Trentino è al primo posto nella classifica stilata dal Cnel relativa all’indice di inserimento sociale dei cittadini immigrati. L’Italia -afferma il Dossier- si è affermata come area di sbocco per i flussi migratori internazionali specialmente nel corso degli anni Duemila, ma si è determinato un aumento della presenza immigrata anche nel periodo della crisi: da 3,4 milioni di cittadini stranieri residenti nel 2007 a 4.387.721 nel 2012, il 7,4% della popolazione totale. Nello stesso arco di tempo i soggiornanti non comunitari sono passati da 2,6 milioni a 3.764.236 e, secondo la stima del Dossier, la presenza regolare complessiva è passata da 3.982.000 persone a 5.186.000. Le provenienze continentali dei cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia vedono prevalere l’Europa con una quota del 50,3%, seguita dall’Africa (22,2%), dall’Asia (19,4%), dall’America (8,0%) e dall’Oceania (0,1%), secondo la stima del Dossier. Tra le aree di residenza prevalgono di gran lunga il Nord (61,8%) e il Centro (24,2%), mentre le province di Milano e di Roma detengono un sesto dei residenti (16,9%). L’occupazione degli immigrati è aumentata, in termini assoluti e di incidenza percentuale sull’occupazione complessiva, anche negli anni di crisi (2008-2012), arrivando a incidere per almeno il 10% sull’occupazione complessiva. Il loro impiego continua a riguardare soprattutto i posti di lavoro a bassa qualificazione. I titolari d’impresa nati all’estero sono 477.519 (aggiungendo alle imprese individuali, le società di persone o di capitali in cui oltre la metà dei soci sia nata all’estero). Nel 2012 uno dei principali fattori di crescita della popolazione straniera sono state le nascite avvenute direttamente in Italia da genitori di cittadinanza straniera (79.894; erano meno di 30mila nel 2000), alle quali si affiancano i 26.714 figli di coppie miste, che però acquisiscono di diritto la cittadinanza italiana.

Varata la nuova giunta della Provincia autonoma di Trento

l presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ha firmato il decreto di nomina degli assessori della Giunta provinciale e la ripartizione degli affari fra gli assessori. Ecco dunque come è composta la Giunta provinciale della XV legislatura e quali le competenze principali. Ugo Rossi. Presidente. Si riserva le competenze in materia di personale, affari finanziari e istituzionali, istruzione. Alessandro Olivi. Vice presidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro. Donata Borgonovo Re. Assessore alla salute e solidarietà sociale. Michele Dalla-

piccola. Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca. Sara Ferrari. Assessore all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo. Mauro Gilmozzi. Assessore lavori pubblici, ambiente, trasporti ed energia. Tiziano Mellarini. Assessore alla cultura, cooperazione, sport e protezione civile. Il presidente ha incaricato quale assessore tecnico, Carlo Daldoss. Sarà assessore alla coesione territoriale, urbanistica, enti locali ed edilizia abitativa.

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Gli studenti stranieri iscritti a scuola nell’a.s. 2012/13 sono 786.650, l’8,8% del totale (il 9,8% nella scuola primaria). In 2.500 scuole (il 14,6% del totale) superano il 30% degli studenti. Per i ricongiungimenti familiari sono stati rilasciati 81.322 visti nel 2012 (quasi pari agli 83.493 dell’anno precedente). I motivi familiari incidono ormai per il 40,9% sui soggiornanti titolari di un permesso a scadenza (i motivi di lavoro per il 48,5%) e per il 44,3% sui nuovi ingressi (e i motivi di lavoro per il 26,9%): in tempi di crisi, il ricongiungimento familiare risulta il più diffuso canale d’ingresso. Crescono, tra i non comunitari, i lungo soggiornanti, autorizzati a una permanenza a tempo indeterminato: oltre due milioni di persone, il 54,3% del totale (otto punti percentuali in più rispetto al 2010). In crescita anche i flussi di ritorno, come effetto della crisi e delle ridotte capacità occupazionali del Paese. I flussi di persone in fuga in cerca di sicurezza e protezione, fortemente aumentati nel 2011, anno delle cosiddette “primavere arabe”, hanno avuto una loro rilevanza anche nel 2012 (17.350 le domande d’asilo presentate, alle quali si aggiungono le 10.910 del primo semestre del 2013). I soggiornanti per asilo e per motivi umanitari sono, in tutto, 77mila. Per quanto riguarda il quadro trentino, al 31.12.2012 sono circa 49mila i residenti stranieri (dato Istat), pari a circa il 9,2% della popolazione totale. L’incremento rispetto al 2011 è del 6,2%. Nel 2012 sono stati circa 1.700 i nuovi ingressi di cittadini non comunitari in Trentino, il 18% in meno rispetto all’anno precedente. I soggiornanti di lungo periodo rappresentano il 60% del totale dei non comunitari regolarmente soggiornanti. Le acquisizioni di cittadinanza sono state oltre 1.200 nel 2012, 26 ogni mille stranieri residenti in Trentino. I minorenni sono il 25% dei non comunitari regolarmente soggiornanti e, sempre nel 2012, i nuovi nati in Trentino di origine straniera sono stati 949 (18% del totale dei nati in Trentino nello stesso anno). Dal punto di vista dell’inclusione sociale il Trentino afferma il Dossier Idos - è al primo posto nella recente classifica stilata dal Cnel relativa all’indice di inserimento sociale dei cittadini immigrati. A decretare il primo posto in classifica del Trentino ha contribuito soprattutto il raggiungimento di determinati status giuridici che garantiscono e/o sanciscono un “solido e maturo inserimento nella società di accoglienza dei migranti”: parametri come la continuità dello stato di regolarità degli stranieri che intendono insediarsi stabilmente, l’acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione e la ricomposizione in loco del proprio nucleo familiare.

Rossi: “l’autonomia è garanzia per servizi migliori ai cittadini”

l diritto alla salute, la qualità dei servizi resi, ma anche la capacità di lavorare assieme, pubblico e mondo associativo tanto per cominciare, sono concetti che hanno molto a che fare con l’Autonomia. Ed è proprio seguendo questo filo che il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, è intervenuto al convegno promosso dall’Associazione trentina malati reumatici (Atmar). Davanti ad una platea di oltre 400 persone, che hanno gremito la sala del Grand Hotel Trento, il presidente Rossi è tornato a sottolineare la qualità del sistema trentino e il valore dell’Autonomia: “I risultati che in questi anni abbiamo ottenuto sono frutto di un lavoro continuo tra strutture pubbliche e un’associazione, l’Atmar, che ha saputo interpretare al meglio i bisogni dei cittadini. Noi siamo in condizione di raggiungere questi risultati - ha aggiunto Rossi - non perché disponiamo di maggiori risorse. I sacrifici che ci sono stati richiesti in questo ultimo periodo, ci allineano con le altre Regioni italiane. Il Trentino può contare su una condizione fondamentale,

l’Autonomia. Questo ci consente di decidere sul nostro territorio per cercare di migliorare la qualità delle risposte che ogni giorno garantiamo ai nostri cittadini. Noi continueremo ad operare affinché questa responsabilità continui ad essere il valore del Trentino di oggi e di domani. E questo ci consente di affermare che abbiamo lavorato al meglio per migliorare la nostra Autonomia”.

...IL TRENTINO CHE NON LASCIA SOLO NESSUNO...

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO


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Provincia autonoma di Trento

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S O C I E TÀ

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Italia è un grande paese con grandi problemi. Ci sono problemi seri, ma non bisogna dimenticare, ci sono anche problemi decisamente seri. L’azzardo è sempre stato una zona grigia, come ogni luogo in cui potere e denaro s’intrecciano, ma inoltrandosi nelle sue ombre più oscure, ci si addentra in un regno di criminalità organizzata, corruzione e disperazione, un mondo di storie d’Italia. Il gioco d’azzardo è sempre esistito, accompagna l’uomo fin dalle origini della storia ed è presente in ogni cultura, tuttavia, mai come in questi anni, si può assistere a un’esplosione incontrollabile del fenomeno. Il nostro paese è fondamentale per l’industria del gioco: in termine di volumi di mercato occupa il terzo posto mondiale, ma conquista il podio se consideriamo la spesa pro capite. Nessun popolo gioca tanto quanto gli italiani. Settanta miliardi di euro spesi nei primi dieci mesi del 2012, duecentotrenta milioni al giorno, nove milioni e mezzo l’ora, centosessantamila euro ogni minuto, duemilaseicento euro al secondo. Com’è stato possibile trasformare l’Italia nella capitale dell’azzardo? Solo dopo aver studiato a fondo i clienti, si può comprendere il fascino oscuro del gioco. Il vero giocatore d’azzardo è Wile il Coyote: il famelico coyote dei cartoni “Looney Tunes” che, fra i canyon del fiume Colorado, dà la caccia a un imprendibile uccello corridore. Wile non ha alcun bisogno di dare la caccia a Road Runner per sfamarsi, altrimenti non spenderebbe un patrimonio in razzi, esplosivi e ogni altro strampalato prodotto ACME. Al posto del tritolo, ordinerebbe comodamente una pizza d’asporto. L’infruttuosa caccia all’uccello è fine a se stessa.

Identikit di una società che si rifugia nel gioco

Il paese dell’azzardo

È un gioco che impegna a fondo il coyote, ne stimola l’ingegno alla ricerca di nuovi stratagemmi, lo coinvolge nonostante una vita solitaria nel deserto. Il gioco è la distrazione dalla monotonia di un lavoro asfissiante o logorante. Il portiere di un hotel ripete ogni giorno il medesimo gesto senza requie. Ogni giorno è identico al precedente per il casellante dell’autostrada, per il barista che serve caffè la mattina, l’operaio che monta frigoriferi, lo spazzino, l’imbianchino, il commesso. Non sono solo i lavori cosiddetti “umili”, ma anche l’impiegato, l’insegnante, il militare, il farmacista, il commerciante, tutti ripetono le stesse azioni per tutta la vita. Tutti loro sono surrogabili. A nessuno importa chi ci dà il resto al supermercato, una cassiera vale l’altra. In tutta la mia vita non ho mai sentito nessuno in coda alle poste dire: - “Prego, vada avanti lei, io aspetto che si liberi proprio quel signore lì!” L’insostituibilità è un privilegio di pochi scienziati, artisti, innovatori e (non nel caso italiano) uomini politici. La cruda verità è che tutti siamo rimpiazzabili. Lo pensano i capi in azienda, i sottoposti che vogliono farci le scarpe e perfino le persone che amiamo. Sogniamo tutti l’amore della vita, ma dando un’occhiata alle statistiche si possono abbandonare le speranze, come è buona educazione fare sull’uscio di un inferno dantesco. Nel 2011 sono stati celebrati in Italia 204.830 matrimoni e il trend è costantemente in caduta libera. Nello stesso anno le separazioni sono state 88.797 e i divorzi 53.806, che

L’occasione di incontro, confronto e solidarietà

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La “Notte dei senza dimora”

l 19 ottobre si è tenuta a Trento la “Notte dei senza dimora”, manifestazione di sensibilizzazione sul tema della povertà e della vita in strada. L’evento si è svolto in diverse città italiane proprio in occasione della Giornata mondiale contro la povertà, con lo scopo di avvicinare chi non conosce questi problemi alla situazione che alcune persone vivono tutti i giorni, spesso nell’indifferenza di molti. Si proponeva difatti di passare una notte sotto le stelle, assieme a chi si corica tutte le sere su una panchina o su un prato, rinunciando per una volta alle comodità e al caldo delle mura di casa. Non è facile mettersi nei panni di chi chiama Casa quello che per i più è solo un parco pubblico, o una zona disabitata, ma può farci capire quanto sia difficoltoso vivere in questo modo, in balia degli agenti atmosferici e del gelo, che troppo spesso colpisce chi non ha un riparo. Ci possiamo rendere conto così di quanto significhi per alcuni un piccolo gesto di solidarietà, come offrire una bevanda calda, o anche solo offrire conforto e ascolto; molte cose che diamo per scontate hanno invece un valore maggiore per chi non ha nulla. In piazza Dante quella sera l’atmosfera era rilassata, tutti parlavano tra di loro, scaldandosi con del tè caldo portato dai volontari, e ballando la musica dal vivo della Raccatum band, gruppo di ragazzi con e senza dimora che amano suonare assieme, e che hanno animato il ritrovo con chitarre e tamburi. Questo non sarebbe

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stato possibile senza il lavoro delle associazioni che giornalmente si occupano di aiutare chi versa in situazioni di grave indigenza, cercando per loro delle soluzioni lavorative e abitative con cui si possono reinserire nella società o anche portando un aiuto immediato come cibo o coperte. Associazione Nuovamente, tra gli organizzatori della serata, tenta di abbattere le barriere e i pregiudizi legati all’emarginazione sociale; anche l’ Associazione Volontarinstrada, costituitasi dopo lo scioglimento di Volontari di strada di Trento, porta il suo sostegno offrendo cibi e bevande calde a chi altrimenti, troppo spesso, non riuscirebbe a sfamarsi. Un importante punto di riferimento è senza dubbio la Cooperativa Punto d’Incontro, che da quasi 35 anni fornisce pasti gratuiti, servizi igienici e posti letto a chi ne ha bisogno. Queste persone si mettono giornalmente a disposizione degli altri, dedicandosi a portare un aiuto a chi è costretto dalle vicende della vita ad una situazione di estrema povertà e spesso di abbandono. Ascoltando queste persone si capisce quanto poco basterebbe per rendere la loro vita meno difficile, sono molti infatti coloro che chiedono dei servizi igienici e maggiori controlli per fermare la microcriminalità e lo spaccio; un inter vento per offrire un parco più vivibile, sia di giorno che di notte, in modo da trasformare questa zona in un luogo più sicuro per chi si vede costretto a viverci. Giulio Thiella

sommati fanno 142.603. Ci siamo quasi, ma bisogna aggiungere chi è rimasto vedovo. Sempre nel 2011, il numero complessivo di vedovi e vedove in Italia era superiore ai 4,5 milioni di persone. La metà della popolazione non s’è mai sposata e le statistiche da pagina domenicale dei quotidiani affermano che sette coppie su dieci sono infedeli. C’è differenza fra essere solitario ed essere solo. Il solitario, per qualche mal riposto senso di superiorità, desidera restare in disparte e compiacersene. Rimanere solo invece è sempre la dolorosa condizione di una scelta altrui. Nei bassifondi dell’azzardo spesso si trovano i soli. Erroneamente si pensa che i giocatori d’azzardo siano solo i poveri. Una buona parte dei giocatori lo è di certo, tuttavia tutte classi sociali sono proporzionalmente rappresentate. Ci sono molti poveri e pochi ricchi, perché così è fatto il paese. Molti dei giocatori più assidui sono in realtà quelli che la società definisce “freak”: mostri, baracconi da circo. Avendoci lavorato per anni, posso assicurare che i centri scommessa sono pieni di nani, obesi, storpi e tanti con i denti in fuori. Alcuni somigliavano ai cavalli. Un ragazzo giovane a causa di un incidente aveva la testa schiacciata, completamente piatta sul retro e composta quasi interamente da placche metalliche. Credo lo avesse investito un camion da ragazzo, o forse un pullman, non ricordo, ma le ossa del cranio erano state tutte sbriciolate nell’impatto. Non mancano i muti, i sordi, quelli con le corde vocali distrutte. Ci sono i “pirati”: gente con l’occhio di vetro, monchi o con protesi. Una piccola percentuale dei 700 mila infortuni sul lavoro l’anno finisce con un’amputazione. Spesso ci sono anche i pazzi, mentre qualcuno la testa la perde nel gioco. Dapprima incominciando a borbottare fra sé e sé rumorosamente, sempre più spesso, sempre più a lungo. Il borbottio si trasforma in chiacchiericcio, conquista spazio, mentre la lu-

cidità arretra. I monologhi diventano soliloqui folli. Alcuni parlavano con i satelliti, altri con i muri e qualcuno mimava ossessivamente i gesti appresi in un remoto passato in catena di montaggio. Un matto si portava appresso uno spruzzino di detergente con il quale puliva ogni cosa. Per “ogni cosa” intendo davvero tutto. Una bella spruzzatina nel caffè prima di berselo era la prassi. L’esistenza di questi uomini è simile a quelle di navi spiaggiate su coste desertiche, relitti inamovibili in balia della ruggine e dei capricci del tempo. Fra gli spettri alla soglia della bisca ci sono anche ragazzi e giovani. Albania, Montenegro, Bosnia, Siria, Libano, Egitto, Tunisia, Libia, Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Pakistan, sono solo i più frequenti fra i paesi di provenienza. Luoghi di guerra civile o di guerra fra bande. Molti, riusciti a scappare dal servizio militare, hanno ottenuto lo status di rifugiato, ma l’idiozia della legislazione italiana in materia è notevole: i rifugiati di guerra, per legge, non possono in alcun modo lavorare. Senza soldi, senza casa, senza nulla da perdere, per forza di cose diventano tutti spacciatori. C’è qualcosa di perverso se si concede l’asilo, ma al contempo l’unica alternativa di vita che si prospetta al rifugiato è la microcriminalità. Sta alla sensibilità politica di ciascuno decidere quale delle due abolire, ma nessun sano di mente può difendere la situazione attuale. I pochi che hanno un lavoro sicuro, piacevole, ben remunerato, una casa e un partner fedele non capiranno mai i giocatori, perché essi hanno già, inconsapevolmente o meno, vinto la lotteria. Tuttavia, non si può nascondersi o chiudere gli occhi davanti a un fenomeno che sta distruggendo il nostro paese. La crisi economica ha solo accentuato la propensione al gioco, ma la causa profonda è da ricercarsi nella mancanza di opportunità economiche, sociali, di aggregazione o di evasione che il nostro paese permette. Rispolverando il saggio Platone, l’uomo buono è possibile trovarlo solo in una società sana. Il settore dei giochi frutta allo stato italiano circa otto miliardi di euro l’anno. La domanda è una sola: ne vale la pena? Tommaso Moretti

A lezione da Zygmund Bauman

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Soluzioni per una crisi a portata di tutti

l giorno 25 ottobre 2013 ha avuto luogo nell’aula Kessler della facoltà di Sociologia di Trento un incontro che ha visto come protagonista uno dei maggiori pensatori del nostro tempo. Durante i suoi studi passati e presenti ha offerto spunti e riflessioni che hanno originato una nuova visione del mondo. Filosofo e sociologo, Zygmund Bauman, ha costituito e tutt’ora rappresenta una delle “figure portanti” della letteratura sociologica. Da mente “impostata” da numerosi studi, ma anche da rivoluzionario, la sua vita e i suoi libri rappresentano con vigore un’interpretazione ai fenomeni più complessi e incontrollati della società. I temi affrontati da Bauman sono stati l’emblema dello studio della complessità, intesa come complesso di eventi che non seguono un preciso ordine e che scaturiscono conseguenze inaspettate e ingestibili. Con questa premessa egli critica e propone nuovi strumenti e nuove soluzioni. Da queste premesse nasce l’incontro che si è tenuto venerdì 25 ottobre. La riflessione che intraprende il sociologo parte dalla lettura di un libro “22 ideas to fix the world: conversations whit the world’s foremost thinkers” scritto da Piotr Dutkiewicz e Richard Sakwa. Questo lavoro è frutto delle idee condivise di ventidue pensatori che dialogano sulla diversità di culture e tradizioni intellettuali. Tutto ciò in funzione dell’analisi dell’attuale crisi economica. Proprio per questo, il libro si pone delle domande che cercano di rispondere ai dubbi sulla nascita e soluzione della crisi. Ci si chiede come questa crisi non conduca ad un cambiamento e come le idee di soluzione vengano spesso ignorate. Alla questione della crisi il sociologo Z. Bauman interviente attraverso un dibattito che sottolinea come vi è la necessità di “sistemare il mondo” intervenendo sull’incapacità di reagire. È opportuno cambiare le decisioni e le responsabilità che sono state intraprese in passato intervenendo sulla prospettiva futura. Il dialogo che sussiste tra passato e futuro viene definito da Bauman “interregno”. Esso rappresenta una situazione in cui il modo vecchio di intervento non funziona più, ma quello nuovo non è ancora stato definito. È possibile capire il significato di interregno analizzando tre concetti fondamentali.

Il primo punto esplicativo è denominato dal sociologo “l’ignoranza”. All’interno di questo concetto risiede la consapevolezza che non sarà mai possibile trasformare al cento per cento tutta la conoscenza in realtà. Ogni uomo e ogni cosa presenta dei limiti oltre i quali è difficile andare. La presunzione di poter conoscere tutto è solo una mera illusione. Il secondo punto che tocca Bauman è rappresentato dalla “mancanza di fiducia”. Nel mondo d’oggi sembra che manchi la volontà di affrontare le cose. In questo modo, però, è presente uno scoraggiamento ad intraprendere diversi obiettivi. In merito alla crisi, il sociologo sostiene che le idee ci sono, vi sono, anche, soluzioni valide per affrontarla, ma il problema è che vi è un eccesso di queste ultime che porta all’incapacità di fare una scelta su quale via intraprendere. Il terzo tema che chiarisce la nozione di interregno è IL “divorzio” tra politica e potere. Innanzitutto è opportuno spiegare i due concetti. Il concetto di politica concerne la capacità di decidere su cosa debba essere fatto, mentre il concetto di potere, dipende dalla capacità di intraprendere delle azioni. Dal 1500 queste due capacità sono sempre state unite in quanto chi governava aveva il diritto di decidere. Oggi nella nostra società è presente una seconda formula, si decide in base al “principio di sovranità territoriale”. Questo impedisce a coloro che sono al di fuori del confine di entrare e influenzare le dinamiche dentro i confini stessi. In tale principio risiede la nozione di Stato come colui che possiede gli strumenti per esercitare il potere. La critica presente in questo concetto è che nell’epoca odierna viene a mancare questa caratterizzazione; lo Stato non è più legittimato a compiere le sue funzioni poiché non possiede più la piena fiducia di coloro che dovrebbe amministrare. Per concludere il suo intervento Z.Bauman riflette su quello che dovrebbe costituire il punto di partenza dell’idea di risoluzione della crisi: -”Nella nostra società risiedono profondi problemi: essi sono globali, ma la soluzione è locale”. L’incipit che proviene dal sociologo esemplifica come è necessario partire e riparare il micro per espandersi al macro sistema. Eleonora Fraulini

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S O C I E TÀ

L’eterna lotta per il solito fine: il denaro!

Informazione e controinformazione

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embra che da qualche anno a questa prende in esame 195 paesi del mondo e per parte, in Italia, l’informazione sia meno quanto ci riguarda, segnala che siamo scesi libera o meglio, parzialmente libera. dalla fascia alta dei “paesi liberi” alla fascia Ad emettere questa sentenza è un’organiz- intermedia dei paesi “parzialmente liberi”, zazione americana che ogni anno esce con una classifica mondiale sul grado di libertà di stampa. Freedom House, questo il nome dell’ente americano, si occupa, ormai da decenni di questo settore. In tutta sincerità credo che Freedom House (1941), come del resto la sorella più giovane Reporters sans Frontieres (1985), siano per la libertà di stampa come Standard & Poor’ s e simili sono per il calcolo del rating. Insomma pagati da chissà chi per stilare classifiche. Ciononostante, per poter avere qualche dato di raffronto e quindi opportunamente rispondere, anche se in minima parte, alla domanda: com’è la situazione dell’informazione libera in Italia, la classifica Foto di: Leonardo Bornati Freedom House può essere un buon punto di partenza. unico paese in Europa occidentale Due parole sul modo di procedere ad essere stato declassato. La ricerca di FH. La classifica, se si può dire così, americana segnala con preoccupava da uno a cento, dove uno sta per zione i timori sulla concentrazione libertà massima e ovviamente cento di mezzi di comunicazione pubblici Rapporto Freedom per mancanza di libertà di stampa. e privati sotto una sola guida, come House- Wikipedia Quindi da 1 a 30 una buona libertà, da non lo sapessimo! Inoltre, stigmatizza 30 a 60 qualche problema c’è, ed infil’aumento del ricorso ai tribunali e alle ne da 60 a 100 non ci siamo proprio! denunce per diffamazione, l’aumento Il rapporto annuale di Freedom House di intimidazioni fisiche ed extralegali da parte

sia del crimine organizzato, sia di gruppi di estrema destra. Andando più nel dettaglio, tanto per vedere in che compagnia siamo, con l’Italia anche Israele e Taiwan sono passati dallo status di “Paesi liberi” a quello di “Paesi parzialmente liberi”. Certo è che non siamo sicuri se effettivamente questo giudizio su Taiwan non sia un “piacerino” allo scomodo suo vicino. Sempre secondo HF, i Paesi “maglia rosa” dell’Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, sono: l’Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paesi non europei nella classifica mondiale sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all’undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania, ma rientrano ampiamente tra i Paesi che godono di una libera stampa. La nuova ricerca sottolinea che solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi dove vige la libertà di stampa. Le restrizioni più gravi sono state registrate nell’Europa Centro-Orientale e in Russia. Tuttavia, ci sono anche notevoli seppure rari miglioramenti, che ad esempio riguardano le Maldive, dove è stata adottata un nuova Costituzione che tutela la libertà di stampa, e la Guyana, dove sono sensibilmente

Fabrizio Olmi ci racconta la sua esperienza con la barca a vela

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o scafo della piccola barca solca leggiadro la rima dell’onda, un alito di vento accarezza la randa governata con l’esperienza fatta propria dall’umanità in millenni di navigazione. Seduto, un uomo con le sue cime e il timone; ha le spalle larghe e le braccia robuste, nessun segno che possa farci intendere a una disabilità. Eppure lui è l’atleta Paralimpico e istruttore di vela Fabrizio Olmi, milanese, nato il giorno di San Valentino di quarantatré anni fa. Lo abbiamo incontrato in Liguria, con base logistica alla nuova Marina di Loano, per l’edizione 2013 dei Campionati Italiani Classi Olimpiche, la manifestazione che riunisce i vari campionati delle barche con cui la vela è presente alle Olimpiadi. Nella tre giorni di manifestazione che ha visto oltre 200 velisti affrontare condizioni di mare dure, quanto entusiasmanti, con 30 nodi di vento, sole cocente e un metro e mezzo d’onda, Olmi ha portato con se i velisti del Circolo velico AVAS di Lovere sul lago d’Iseo. Gli abbiamo chiesto di raccontarci un po’ di se e mentre i suoi ragazzi scendono dalle imbarcazioni, e si recuperano vele e cime ci dice: “Nel 1988, a diciotto anni, in seguito ad un incidente stradale, ho riportato la lesione della terza e quarta vertebra dorsale con conseguente paraplegia. Dopo la maturità ho avviato un laboratorio odontotecnico in società per una decina d’anni. Nel 2000 ho ceduto le mie quote e ho deciso di frequentare un master di specializzazione per web designer. Successivamente ho iniziato a lavorare come grafico presso una cooperativa sociale di Erba dove lavoro tuttora.” La vicinanza al Lago di Como gli ha permesso, di avvicinarsi a quell’elemento meraviglioso che è l’acqua; qui, infatti, ha iniziato ad andare in barca frequentando un corso di vela su imbarcazioni classe 2.4 a Dervio. Continua Fabrizio: “Qui ho trovato un “maestro, ovvero Carlo Annoni, che mi ha trasmesso le sue conoscenze veliche e mi ha portato a raggiungere importanti risultati in ambito nazio-

Il vento della libertà

nale ed internazionale.” L’imbarcazione Poi Fabrizio ci spiega: Il 2.4 nasce a Stoccolma nel 1983 progettato da designer locali che utilizzarono la regola “R Metre” per creare un’imbarcazione singola a bulbo. La 2.4 mR. è di una vera e propria barca “purosangue” caratterizzata da una complessità e sofisticatezza tipiche delle imbarcazioni a bulbo, ma ai costi e con la sensibilità di una più semplice deriva. Si tratta di una sorella minore, in termini di dimensioni, di barche utilizzate per la Coppa America, (la generazione di Azzurra tanto per intenderci). Poiché il timoniere si trova seduto all’interno dello scafo esattamente davanti a tutte le manovre di controllo, le regate sono disputate in formula “open” (escluso paralimpiadi e mondiali IFDS) cioè aperta a uomini, donne, giovani e non più giovani, abili e persone con disabilità fisiche, tutti regatano insieme senza nessuna distinzione di categoria. Dato che il peso dell’equipaggio si trova sempre vicino al suo centro di gravità, l’imbarcazione 2.4mR non è particolarmente sensibile alle differenze di dimensioni dell’atleta. La classe 2.4 ha ottenuto ben presto una notevole popolarità per le sue qualità uniche e si è diffusa in tutto il mondo. Nel 1992 la classe ha ottenuto

lo status di “Classe Internazionale” e da allora ogni anno viene disputato il campionato del mondo con una partecipazione compresa fra le 60 e le 100 unità. Poiché il 2.4mR è adatto a velisti diversamente abili è stato scelto come classe in singolo per le Paralimpiadi a Sydney nel 2000. La definizione di Atleta Paralimpico non è casuale per Fabrizio Olmi che ha disputato ben tre delle ultimi edizioni: Atene 2004, Pechino 2008, Londra 2012. Quale bagaglio d’esperienze ti hanno lasciato delle gare d’interesse mondiale come le Paralimpiadi? “La prima Paralimpiade è arrivata dopo soli tre anni che regatavo nel circuito nazionale ed internazionale e quindi è stata una sorpresa! Nelle altre due l’emozione della prima volta ha lasciato spazio all’aspetto agonistico. I ricordi più belli sono rivolti a Londra, o meglio a Weymouth e alla sua baia, dove abbiamo regatato. Ma soprattutto al gruppo con cui ho condiviso quelle settimane.” Non solo atleta e regatante, come ama definirsi ma anche istruttore avendo conseguito il brevetto di Istruttore Federale di Vela della FIV nel 2011 e dopo Londra si è dedicato alla formazione di nuovi velisti con disabilità presso la scuola vela del circolo AVAS di Lovere. “Oltre ai corsi, ci dice soddisfatto - seguo un gruppo di “ragazzi” cercando di trasmettere quello che ho imparato in tanti anni sulla classe 2.4. Sono il presidente di un’associazione di volontariato denominata DISVELA, il cui scopo è di avvicinare persone disabili allo sport della vela sia a livello agonistico sia da diporto. (vedi www. disvela.it) Il vento e le sue sensazioni Fabrizio descrive: “Adoro andare in barca a vela, anche solo uscire per qualche ora sul lago insieme ad amici. La passione per questo sport è fortissima. Quando non esco in barca, per un po’ di tempo sento che mi manca qualcosa... è difficile a parole esprimere le molteplici sensazioni che si provano quando si “va per mare”... Forse il termine che le riassume tutte è libertà! Grazie a Fabrizio Olmi Dorotea Maria Guida

diminuiti gli attacchi contro i giornalisti. I peggiori - secondo Freedom House - sono invece Corea del Nord (98), Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba. Come dire che qualche dubbio esiste sulla efficacia di questa classifica. Ad ogni modo per chi volesse approfondire trovate il link in corrispondenza del Qr-code affianco. Certo è che come dice un antico adagio, la virtù sta sempre nel mezzo. Ma se dal punto di vista dei dati, più o meno veritieri, il quadro che ne vien fuori non è drammatico, ma nemmeno brillane, è necessario ribadire alcuni concetti chiari che permettano una propria interpretazione a questo marasma d’informazione. L’assioma principe della comunicazione, dice che perché ci sia una comunicazione efficacie l’informazione deve andare dall’emittente al ricevente e viceversa, se non altro per capire se quello che abbiamo detto è stato recepito in maniere confacente. Come è possibile arrivare ad un’informazione che prenda in considerazione tutto ciò? Difficile, anche se l’informazione on-line può essere una contro misura efficacie. Come è però noto, di fonti d’informazione l’Italia ne è piena, abbiamo media per tutti e per tutti i gusti, una valanga d’informazione, ma forse proprio per questo, poco assimilabile e soprattutto poco verificabile. Piergiorgio Gabrielli (continua nel prossimo numero)

Un cammino di crescita, condivisione e esperienze nuove

Il mio anno con Prodigio

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on credo che i lettori di Pro.di.gio si ricordino di me, sono Maurizio Franchi, l’anno scorso, proprio su questo giornale, mi sono presentato ai lettori perché iniziavo la mia esperienza di Servizio Civile con l’Associazione ed ora siamo già arrivati ai saluti. Sono contento di aver avuto quest’opportunità di crescita che mi ha permesso di avvicinarmi e conoscere realtà e problematiche che purtroppo non riescono sempre a sfondare il muro dell’indifferenza e mi piace pensare di aver contribuito anche se marginalmente alla formazione di una coscienza Maurizio con Piero Angela collettiva più aperta e disponibile verso le disabilità. Sono maturato molto in quest’anno di Servizio Civile perché, ho imparato a collaborare, tollerare, operare e lavorare condividendo gli obiettivi e seguendo le direttive dei responsabili con i quali ho cercato sempre di rapportarmi con onestà e rispetto. Ho imparato a non avere paura, ad affrontare ogni nuova esperienza con serenità, decisione e voglia di fare senza lasciarmi condizionare o usare da chi crede di essere migliore, perché tutti siamo importanti e ognuno di noi deve essere rispettato per come è e per quello che sa fare o può imparare. È stato bello e interessante gestire assieme un giornale, supportati dall’aiuto di persone competenti e disponibili come Carlo, Lorenzo, Giulio, Monica così puntuale e precisa nelle correzioni degli articoli e naturalmente il grande amico di Prodigio Maurizio Mellarini. Ho trovato sorprendente e fondamentale il lavoro di informazione e divulgazione che fa l’Associazione nelle scuole nell’ambito del grave problema “alcol e guida” con la testimonianza diretta di Giuseppe Melchionna e sono contento di averne fatto parte. Per finire posso affermare di aver preso coscienza che, quando si ha una meta da raggiungere, il percorso e il lavoro per arrivarci non è così faticoso perché la passione guiderà il nostro percorso. Durante il Servizio Civile a Prodigio ho maturato la decisione di continuare il mio percorso di studio e iscrivermi alla Specialistica in Informatica e sia il presidente Giuseppe Melchionna che la sua collaboratrice Luciana Bertoldi non hanno esitato a sostenere la mia scelta aiutandomi ad organizzare il mio orario con le lezioni dimostrando così concretamente la loro fiducia verso noi giovani. Ed ecco i saluti veri e propri. Un grazie particolare a Pino che mi ha dato l’opportunità di svolgere il Servizio Civile a Prodigio, mi ha messo a disposizione mezzi e conoscenze, a Luciana che mi ha seguito passo passo in ogni pratica d’ufficio, a Monica che nonostante i nostri brutti caratteri mi ha permesso di migliorare il mio modo di scrivere, a Giulio e a Lorenzo per l’aiuto incondizionato e ai lettori che si sono sorbiti i miei articoli e che dovranno sorbirseli ancora perché continuerò a collaborare come amico di Prodigio. Maurizio Franchi

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Dialogare con il Comune in via telematica

Pagina a cura del Comune di Trento

La Giunta comunale ha recentemente approvato le regole per le comunicazioni telematiche con gli utenti (cittadini, imprese, associazioni, professionisti,...) e le altre amministrazioni. Le direttive, coerentemente con quanto previsto dalla Provincia autonoma di Trento e dal Codice dell’Amministrazione Digitale, riguardano in particolare il sistema di protocollo informatico e l’utilizzo della posta elettronica. Una particolare attenzione è riservata alle modalità che possono essere utilizzate per avviare un procedimento amministrativo, chiedere un contributo o un’autorizzazione per via telematica, ad esempio utilizzando la posta elettronica, e ottenere una risposta attraverso gli stessi canali, evitando spostamenti e modalità di consegna o trasmissione tradizionali. Tutti i servizi del Comune sono dotati di caselle di posta elettronica certificata a disposizione in particolare quelle categorie di utenti, come società, imprese individuali e professionisti che sono per legge obbligati a dotarsi di questo strumento di comunicazione. L’obiettivo è quello di velocizzare i tempi, contenere le spese e offrire un servizio di qualità. Su www.comune.trento.it, nella sezione Comunicazione/Dialoga con noi, è disponibile una descrizione puntuale dei vari strumenti telematici a disposizione dei diversi utenti interessati.

Trento è la città più intelligenti d’Italia Trento è la città più intelligenti - smart d’Italia. Il capoluogo, infatti, ha ottenuto il primo posto nella classifica stilata dal rapporto Icity Rate 2013 di Forum Pa, migliorando già la buona valutazione dello scorso anno che l’aveva vista posizionarsi terza. Il rapporto, giunto quest’anno alla seconda edizione, ha riguardato 103 comuni capoluogo e circa 100 indicatori, utili a descrivere la situazione delle città in sei diverse dimensioni: economia, ambiente, mobilità, governance, qualità della vita e capitale sociale. Trento, rispetto allo scorso anno, sale dal terzo al primo posto e, assieme alla seconda classificata Bologna, distacca nettamente tutte le altre città: Trento e Bologna, infatti, sono le uniche realtà che nel punteggio generale superano quota 500. Con la definizione smart city si intende un territorio urbano che affronta in modo innovativo problematiche e bisogni della propria comunità, grazie ad un uso diffuso di tecnologie evolute. La dimensione di città intelligente può interessare molteplici ambiti, dalla mobilità alle politiche sociali, dalla partecipazione dei cittadini alle scelte alla sicurezza.

Autosilo Buonconsiglio, abbonamenti scontati per i residenti

Sito Internet del Comune di Trento: www.comune.trento.it Numero Verde 800 017 615

Una riduzione di oltre il 50 per cento sul costo dell’abbonamento annuale per il parcheggio all’Autosilo Buonconsiglio di via Petrarca. È questo il maggiore vantaggio, ma non l’unico, di cui possono godere i residenti nella zone di pertinenza della struttura, cioè tutta la ZTL, l’area di prima e seconda corona blu e l’area di prima corona rossa. Sulla base dei nuovi criteri approvati dalla giunta comunale, Trentino Mobilità dà a questi cittadini la possibilità, in alternativa al permesso per la sosta su strada, di acquistare l’abbonamento annuale alla cifra di 400 euro per il primo veicolo, 500 euro per l’eventuale secondo veicolo e 150 euro per l’abbonamento utilizzabile nell’orario serale/notturno 18 - 8 dei giorni dal lunedì al venerdì e per tutto il giorno nei giorni di sabato, domenica e festivi. La misura è stata introdotta per rispondere al bisogno della certezza di un posto auto per molti residenti che nelle ore di punta spesso faticano a trovare un posto auto. Chi sceglie di attivare l’abbonamento in struttura, inoltre, ha tutti gli altri vantaggi in termini di custodia e sorveglianza. La scelta di attivare un qualsiasi abbonamento per la sosta in struttura per il primo veicolo non preclude la possibilità

di richiedere il bollino per la sosta su strada per l’eventuale secondo veicolo che, in tal caso, verrà considerato come primo permesso (e pertanto rilasciato al costo di 130 euro), in analogia a chi, attualmente, possiede un garage e chiede il permesso per la seconda auto. Per i residenti in ZTL che scelgono l’abbonamento all’Autosilo, rimane inoltre la possibilità di accedere all’interno della ZTL e sostare per brevi operazioni di carico e scarico. Le nuove forme di abbonamento per la sosta in struttura sono già attive. I residenti all’interno dell’area di pertinenza del parcheggio Buonconsiglio, se interessati, possono recarsi all’Ufficio Permessi della Polizia Locale di Via Maccani per comunicare la rinuncia al bollino e richiedere il rilascio dell’abbonamento.

In Biblioteca per il periodo natalizio Un parco di storie Alla scoperta delle statue di piazza Dante

Mostra della Fondazione Museo storico del Trentino a cura di Elena Tonezzer e Catalogo a cura di Tommaso Baldo, Luca Caracristi, Elena Tonezzer. Dal 22 novembre è possibile visitare una nuova mostra dedicata alla storia della città di Trento organizzata dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Nella sala Manzoni della Biblioteca Comunale, in via Roma si incontreranno le raffigurazioni dei busti e si potranno scoprire le storie dei monumenti che costellano il parco della vicina Piazza Dante. Nel 1896 fu inaugurato il grande monumento a Dante Alighieri, il primo e il più importante delle statue che impreziosiscono il parco, ma da quell’anno molti altri busti hanno arricchito le stradine di quel parco. I personaggi sono: Prati, Canestrini, Gazzoletti, Carducci, Verdi e poi - dopo la Grande guerra - Ranzi, Chini, Negrelli, Bresadola, fino al monumento alla famiglia. Quali storie raccontano queste statue? Perché sono stati scelti proprio quei soggetti? La mostra, oltre ad offrire un percorso conoscitivo di una straordinaria esposizione permanente a cielo aperto, racconta le vicende della città di Trento anche attraverso le polemiche e le feste che hanno accompagnato l’inaugurazione di ogni monumento. Un modo diverso per conoscere la storia. Nel periodo natalizio è previsto un ricco calendario di storie, racconti e fiabe per i bambini in tutte le sedi della Biblioteca. info: Tel. 0461 889521 - info@bibcom.trento.it, www.bibcom.trento.it.

Aspettando il Natale

Storie, racconti e fiabe per i bambini in tutte le Biblioteche! lunedì 9 dicembre - ore 16.30 - sede di Ravina martedì 10 dicembre - ore 16.30 - sede di Sopramonte, e ore 17.30 sede di Clarina mercoledì 11 dicembre - ore 16.30 - sedi di Meano e di Povo giovedì 12 dicembre - ore 16.30 - sezione ragazzi, sede centrale di via Roma venerdì 13 dicembre - 17.00 - Cortesano Sala ex Caseificio venerdì 13 dicembre - ore 17.30 - sede di Clarina lunedì 16 dicembre - ore 14.00 - punto di prestito, Romagnano martedì 17 dicembre 16.30 - sede di Villazzano e ore 17.30 sede di Clarina e, per tutti, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale giovedì 5 dicembre - ore 17.30 - sala degli affreschi “La leggenda del santo bevitore” lettura scenica del racconto di Joseph Roth con Giacomo Anderle e Alessio Kogoj giovedì 12 dicembre - ore 17.30 “Il Canzoniere di Petrarca nel madrigale rinascimentale” letture e canti con: Ensemble vocale Nicolò d’Arco mercoledì 18 dicembre - ore 17.30 “Gloria in cielo e pace in terra. Il Natale nelle Laudi medievali” letture e canti di e con Alfonso Masi, e con le voci di Ester D’Amato, Mariabruna Fait, Paola Fumana, Fiorenzo Pojer, Lino Tommasini, Vito Basiliana e la partecipazione di studenti delle scuole di teatro presenti a Trento.

Notai e commercialisti in Comune

Continuano la loro attività gli sportelli informativi gratuiti offerti alla cittadinanza dal Consiglio notarile di Trento e Rovereto e dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili per le circoscrizioni dei tribunali di Trento e Rovereto. Tutti i martedì dalle 9 alle 11 è a disposizione un commercialista, con la possibilità di chiedere chiarimenti in materia fiscale, tributaria, finanziaria, economica e commerciale. Il lunedì dalle 9 alle 11 è possibile incontrare un notaio (per il mese di dicembre i posti disponibili sono già esauriti), che offre informazioni su passaggi di proprietà, stipulazione di mutui, pratiche di successione, donazioni. Per entrambi gli sportelli è necessario prenotare l’appuntamento presso l’Ufficio relazioni con il pubblico (tel. 0461/884453, numero verde 800/017615; orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 16.30).

Domande per la locazione di un alloggio pubblico e per il contributo integrativo sul canone di locazione Le domande per la locazione a canone sostenibile di un alloggio pubblico e per il contributo integrativo sul canone di locazione possono essere presentate presso gli uffici del Servizio Casa e Residenze protette (via torre d’Augusto 34) fino al giorno 31 dicembre 2013. Al fine di evitare lunghe attese si consiglia di non presentarsi presso gli uffici negli ultimi giorni di raccolta. Per maggiori informazioni contattare gli uffici (0461/884494) oppure visitare il sito internet www.comune.trento.it.


N AT U R A

Il silenzio delle coscienze

“U

+ Cigarettes +

na, due, tre... cinque, undici, diciassette... sono ovunque, sudici e maleodoranti mozziconi di sigarette in appena dieci metri quadri, incredibile...” Non in città o sul ciglio di una strada trafficata, ma in un bellissimo parco fluviale, come ce ne sono tanti in Trentino e nel resto d’Italia. Mi trovavo lungo il Torrente Centa, che nasce dalle pendici dell’altopiano di Folgaria e accoglie in se svariati corsi d’acqua minori. Un luogo davvero magico che frequento da sempre, spesso per far correre i miei cani o semplicemente per rilassarmi sotto le fronde estive dei salici immerso in piscine naturali scavate nella roccia. Ci vado da quando sono piccolo e col tempo mi sono reso conto di quanto la sua bellezza coincida con la sua fragilità. Messo in pericolo dai semplici atteggiamenti quotidiani e metodici di persone comuni che rivendicano la loro presenza in un luogo incontaminato con un movimento di polso: gettando una sigaretta per terra. La sigaretta, elevata a simbolo di tutti i rifiuti che spargiamo nell’ambiente, raccoglie in se il concetto del “usa e getta” espressione di una civiltà umana sempre più distante dal legame con la terra. Ma pure sinonimo di una società sempre di corsa che non sa dove andare, affermando incessantemente se stessa con una boccata di fumo. Un’abitudine, che costa cara e che regala contemporaneamente ai nostri mari, fiumi, ghiacciai e boschi 4000 diverse sostanze altawww.green-butts.com mente tossiche. Contenute in un

singolo filtro, infatti ci sono componenti chimici ad azione irritante, nociva, tossica, mutagena e cancerogena che anche se non direttamente inalati perché “ filtrati” dall’acetato di cellulosa, vengono assorbiti dal terreno ed entrano nella scala biologica. Nelle cicche possiamo trovare: nicotina, benzene, ammoniaca, acido cianidrico, addirittura composti radioattivi come polonio-210. Una sigaretta che viene gettata per terra sa di disprezzo e ritualità. È come se quel filtro contenesse tutta l’arroganza, la stupidità, la falsa autostima e l’insoddisfazione che deve essere lasciata sull’asfalto umido, sulle rive di un lago, in cima alle montagne. Il risultato è un mondo letteralmente ricoperto dai mozziconi. A questo punto fa riflettere il dato che nel solo Mar Mediterraneo i mozziconi rappresentano il 40% dei rifiuti. Un valore altissimo paragonato alle bottiglie di plastica che raggiungono il 9,5%, o sacchetti di pvc 8,5% e alluminio 7,6%. Le cicche sono un rifiuto tossico “dimenticato”. È quanto sostenuto ed emerso da un recente studio del ENEA -”l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile” - in collaborazione con l’USL di Bologna del 2012, in cui viene evidenziato il potenziale nocivo dei mozziconi. Il lavoro valuta il carico inquinante sul territorio italiano, argomento sul quale esiste un vuoto culturale e normativo non indifferente. Sebbene il carico nocivo di ogni cicca sia basso, dell’ordine di milligrammi, il fattore che amplifica il problema è l’elevato numero di cicche prodotte. Il numero medio di fumatori in Italia è nell’ordine dei 13 milioni, con un numero medio di sigarette consumate da ciascuno che si aggira sulle 15 al giorno. Il dato è impressionante e corrisponde a 72 miliardi di cicche all’anno!

Tenendo conto del potere filtrante dell’acetato di cellulosa, il cosiddetto filtro, lo studio ha ritenuto comunque possibile affermare che il carico nocivo immesso nell’ambiente con i mozziconi di sigaretta è alquanto rilevante. Nicotina 324 tonnellate Polonio-210 1872 milioni di Bq Composti organici volatili 1800 tonnellate Gas tossici 21,6 tonnellate Catrame e condensato 1440 tonnellate Acetato di cellulosa 12240 tonnellate Lo studio sottolinea, inoltre, che non esistendo normative nazionali che ne limitino la dispersione in ambiente, ma solo singole iniziative da parte di alcuni comuni più attenti, la maggior parte delle cicche imbrattano il suolo o finiscono nelle fogne e nelle acque superficiali, contaminandole. Da tutti questi fattori emerge la necessità di classificarle come un rifiuto tossico per l’ambiente e trattarle come tale. Al di la del necessario e dovuto intervento legislativo per arginare il danno ambientale in atto, deve seguire pari passo una presa di coscienza da parte dei fumatori accompagnata anche da buone prassi delle amministrazioni locali. Punire si sa non è molto efficace, soprattutto quando mancano i controlli o peggio, non si applicano le normative. Ma un’inversione di tendenza può scaturire certawww.terracycle.com mente dal comportamento del singolo consumatore. Partendo per gradi si può disegnare una “forma mentis” che ci aiuti ad affrontare la questione anche singolarmente. Non tutti sono al corrente ad esempio che in commercio esistono mozziconi biodegradabili e addirittura ditte che producono particolari tipi di filtro che contengono al loro interno un seme di pianta, che crescerà una volta che il mozzicone si sarà degradato. Ottima soluzione, ma se da una parte velocizza la sparizione del filtro regalando un fiore, non risolve il problema delle molte sostanze che agiscono nella combustione e finiscono comunque nel terreno. Quindi che fare? Una soluzione ci sarebbe ma essendo sarcastici, è semplice come smettere di fumare. Si dimostrerebbe un grande valore pratico ed etico non buttando le chicche per terra, usando i cestini appositi, magari raccogliendo mozziconi lasciati da altri vicino al vostro belvedere, spiaggia, ansa di fiume, pista da sci o prato preferiti. Serve in questo cambiamento di prospettive anche un’amministrazione che guardi ad esperienze già in atto in altri paesi, organizzando un vero e proprio sistema di raccolta e smaltimento dei filtri su base compensativo-partecipativa, un po’ come succede già negli Stati Uniti. “Terra Cycle” ad esempio, è un’azienda americana che recupera i filtri e poi li trasforma in posa ceneri, panchine, pellet, traversine ferroviarie e molto altro. Fondata nel 2001 TerraCycle si è evoluta in una delle maggiori compagnie verdi nel mondo e coinvolge oltre 35 milioni di persone che raccolgono i rifiuti in 22 paesi. La filosofia è quella del “cash for trash”. Le strutture territoriali di TerraCycle, chiedono ai cittadini di conservare e raccogliere i loro mozziconi, per inviarli alla società di riciclaggio attraverso un sistema di spedizione prepagato, gestito da UPS, attraverso una rete di 398 “collection point” tra USA e Canada. Con la sua metodologia di riciclo ha usufruito del lavoro di più di 20 milioni di persone e creato oltre 1.500 prodotti differenti disponibili presso i principali rivenditori. La società s’impegna a riciclare i filtri per realizzare profilati per uso industriale, e oggetti per l’impiego domestico. In attesa di sistemi come questo ci rimane di essere più responsabili e consapevoli del territorio in cui si viviamo, agendo in prima persona e senza pretese. Semplicemente ripulendo ognuno il nostro piccolo angolo di mondo almeno dai mozziconi. Lorenzo Pupi

Primi passi verso le stelle del periodo invernale

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Il cielo di Dicembre e Gennaio

a quanto tempo non osservi le stelle? Quante volte sei uscito la sera al buio con l’intenzione di guardare la volta celeste? Sai riconosce l’Orsa Maggiore? Sei interessato alla scoperta del cielo? In questo articolo parleremo del cielo, soffermandoci sulle costellazioni che possiamo vedere a Dicembre e a Gennaio, e guidando il lettore nell’osservazione del cielo. Partire preparati ad una osservazione del cielo è determinante per evitare di correre il rischio di scegliere luogo e abbigliamento errati trasformando un’escursione piacevole in un’esperienza da dimenticare. La scelta del luogo deve essere oculata, è consigliabile scegliere un luogo in una zona lontana dai centri abitati per ridurre al minimo l’inquinamento luminoso e possibilmente in quota. Se abitate a Trento ed uscite sul balcone in una serata completamente serena riuscirete a vedere tra le 50 e le 150 stelle, spostandosi alle Viote del Bondone il numero di stelle ammirabili aumenta sensibilmente arrivando a circa 5000 consentendoci di vedere anche la Via Lattea. Va ricordato che l’osservazione delle stelle è un’attività dove si rimane fermi con il naso in alto di conseguenza è necessario indossare abbigliamenti adeguatamente caldi. Siamo pronti per osservare il cielo, al freddo - in questo periodo sul Bondone la temperatura è sotto lo zero - ben vestiti e con la nostra mappa del cielo in mano. Gli antichi esploratori usavano le stelle per orientarsi durante la notte, seguiremo le loro stiamo guardando verso Nord; orme per iniziare la nostra osservase siete alle Viote del Bondone zione. Come tutti sanno, nel cielo avete davanti a voi le luci delle La mappa del cielo stellato il Nord è indicato dalla Stelantenne della Paganella. Aiula Polare, purtroppo questa stella tandovi con la mappa del cielo non è facile da distinguere perché non è potete osservare la costellazione dell’Orsa particolarmente brillante. Per localizzare Minore; è evidente che le dimensioni di la Stella Polare il metodo più comune è questa costellazione sono minori della gequello di trovare l’Orsa Maggiore, questa mella e anche le stelle che la compongono costellazione è la più famosa del cielo ed hanno una luminosità inferiore rispetto è semplice da individuare grazie alla sua alle stelle dell’Orsa Maggiore. forma composta da sette stelle luminose e Il cielo a Sud è dominato da Orione, dal alla grande area del cielo occupata. Il grup- Toro e dal Cane Maggiore. Orione è una po di stelle che formano l’Orsa Maggiore delle più belle costellazioni, facilmente prende nomi diversi in base alla cultura: riconoscibile per due stelle fra le più per gli antichi egizi Carro Maggiore, per brillanti: Betelgeuse di colore rossastro, gli antichi mesopotami Mestolo, per gli una supergigante rossa, e Rigel una stella antichi indiani d’America Pentola, per azzurra con temperatura superficiale di gli antichi cinesi Uomo e per gli antichi circa 20000 gradi. A metà tra queste due eschimesi Alce. Trovata l’Orsa Maggiore troviamo la cintura di Orione formata da prolungando il segmento formato dalle tre stelle. Leggermente a Nord di Orione due stelle anteriori della costellazione per troviamo la costellazione del Toro, una cinque volte verso l’alto dell’Orsa si arriva costellazione zodiacale, dominata da alla Stella Polare. La stella più famosa ha Aldebaran di colore rosso e dalla forma la caratteristica di essere “fissa”, durante a V. Un’ultima curiosità prima di lasciarvi tutto l’arco dell’anno; tutte le altre stelle all’osservazione; la stella più luminosa del ruotano apparentemente attorno a lei, cielo di questo periodo, è osservabile a questo accade perché la Stella Polare si Sud, fa parte della costellazione del Cane trova lungo il prolungamento dell’asse di Maggiore e si chiama Sirio. Buona osserrotazione terrestre. Trovata la Stella Polare, vazione a tutti. abbassando lo sguardo verso l’orizzonte Matteo Franchi

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pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2013 - n. 6

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