Pro.di.gio Dicembre 2020 - Diritti distanti

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pro.di.gio. BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP

NUMERO VI - DICEMBRE 2020 - ANNO XXI - 123° NUMERO PUBBLICATO

PROGETTO DI GIORNALE

WWW.PRODIGIO.IT

DIRITTI DISTANTI Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Donne che cambiano la società

Indi Mates Una chiave per l’idipendenza pag. 3

Le donne polacche vogliono cambiare la società pag. 4

Violenza e disabilità: al genere si somma la salute pag. 5

Valentina Petrillo Una campionessa paralimpica con una storia tutta da raccontare... pag. 11 “Wall of Dolls - il Muro delle Bambole” - Fotografia di Archivio Fotogramma


Dicembre 2020 - n.6

IN EVIDENZA

DIRITTI DISTANTI

Capo Redattore Lorenzo Pupi

Donne che cambiano la società Care lettrici e cari lettori, eccoci giunti all’ultimo numero di questo strano e turbolento 2020. “Un anno che ci ha lasciato senza parole”, infatti, secondo i linguisti e i lessicografi dell’Oxford English Dictionary, il più prestigioso vocabolario della lingua inglese, che per il primo anno nella sua storia non proclamerà la parola simbolo per indicare l’annata che si sta chiudendo. Forse però una parola possiamo suggerirla noi, ed è una parola che ha causato diverse conseguenze: “distanza”. La distanza dai nostri cari, la distanza dalla vita sociale, la distanza dalle cose che contano, e forse tra tutte la distanza dai diritti. Sì, esatto, dai diritti, che nei decenni precedenti come in questo momento hanno macchiato e macchiano piazze, tribunali, abitazioni private, luoghi di lavoro e lottano per essere riconosciuti o semplicemente ascoltati. Diritti che sono stati troppo spesso trascurati, minimizzati, derisi e calpestati. Sì, perché se c’è una cosa che questa situazione ci ha mostrato, è che basta un singolo fatto, seppur epocale, per dimenticarsi delle conquiste sociali raggiunte e delle sfide tuttora in corso per il riconoscimento di altri importanti diritti. Questo numero vogliamo dedicarlo quindi ai tanti, troppi diritti irrisolti, come quelli delle donne e della loro condizione nella società contemporanea. Vi racconteremo di storie emozionanti, di esperienze motivanti e di situazioni che ancora capitano in tutto il mondo. Il 25 novembre scorso, come ogni anno, ricorreva la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. È un momento importante per agire contro una delle violazioni dei diritti umani più subdole, conseguenza della discriminazione nei confronti delle donne, sia in tema di leggi che negli aspetti pratici, che trae fondamento delle persistenti disuguaglianze tra i generi. Questo tipo di violenza ha un impatto e ostacola il progresso in molti settori, tra cui la riduzione della povertà, la lotta alle patologie sessualmente trasmissibili, la pace, la sicurezza, la salute e, non ultimo per importanza, l’ambiente. Tuttavia, questo tipo di violenza non è inevitabile, ma la prevenzione è possibile ed essenziale. Raggiungere l’uguaglianza di genere aiuta a prevenire i conflitti e gli alti tassi di violenza e influisce sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Quindi l’augurio e l’invito, leggendo le nostre pagine, è quello di non dimenticarsi che l’emergenza sociale, economica, sanitaria e climatica che stiamo vivendo e che si stanno acutizzando, sono tutte collegate. Una delle strade da percorrere è sicuramente il riconoscimento dei diritti di genere e dei più fragili in ogni tempo e in ogni dove. Proprietà: Associazione Prodigio Odv Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana). Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Giulio Thiella, Lorenzo Pupi, Martina Dei Cas, Ivan Ferigo, Elisa Giarolli, Noemi Manfrini. Hanno collaborato: Indi Mates, Valentina Petrillo, Alessia Vinante, Maria Devigili, Press BizUp In stampa: 03 dicembre 2020

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INNOVAZIONE SOCIALE

INDI MATES Una chiave per l’indipendenza Buongiorno Elena e Margherita, i nostri lettori non vi conoscono, vi volete presentare? E. - Ciao a tutti, io sono Elena, ho 28 anni e ho ideato il progetto da cui è nata la pagina “Indi Mates - una chiave per l’indipendenza”. Si tratta di un’alternativa da proporre che consiste nel condividere un appartamento, non necessariamente con persone con disabilità, ma la formula è un po’ quella del baratto. Offro la stanza in cambio di aiuto quando non ho la mia assistenza pagata. é nato tutto con un annuncio sui social... M. - Ciao piacere, Margherita. Io ho 27 anni e mi trovo a Bologna da circa un anno e mezzo. Mi ero inizialmente appoggiata ad amici e poi, faticando nella ricerca della casa, mi sono dovuta trasferire a Ferrara, per restare sempre in zona e continuare a lavorare. In seguito, tramite una nostra conoscenza in comune, ci siamo conosciute. Avevo letto l’annuncio di Elena e ho pensato di potermi candidare, pensavo fosse qualcosa di fattibile, non pensavo di avere bisogno di una preparazione di tipo medico o professionale, anche perché da come Elena aveva scritto il suo annuncio, non sembrava che ne avessi bisogno.

Com’è nata l’idea di Indi Mates? E. - È stata una cosa che è nata in modo molto spontaneo, il punto di partenza è che credo che le persone disabili non debbano per forza essere sempre insieme con persone che nei loro confronti hanno sempre un ruolo a livello lavorativo, è nato molto a livello spontaneo.

Com’è andato il primo incontro? M. - Io ero molto intimidita dai Elena, più che altro perché c’era da rompere il giacchio, quindi ci siamo fatte un po’ di domande di circostanza. E. - Il primo incontro me lo ricordo molto bene, Margherita era molto in ascolto di quello che raccontavo e dicevo quello di cui avevo bisogno. Dal secondo incontro in poi, che è stato praticamente la settimana successiva, le ho dato conferma e anche lei era d’accordo e dai giorni successivi ci siamo trovate per un mesetto a cena o comunque passare del tempo insieme, veniva qui a casa a dormire, anche quando c’era la mia prima coinquilina. M. - All’inizio mi aspettavo un rapporto da contratto, freddo e distaccato. E. - Effettivamente è stato un caso che siamo diventate così tanto amiche. Prima dividevo casa con un’altra ragazza, che sì mi sono trovata sempre bene con lei, mi

trovo bene tutt’ora, perché la sento ancora. Però non la posso definire amica, c’era un rapporto diverso, non progettavamo vacanze o cose insieme o una pagina come quella di Indi Mates. M. - All’inizio c’è stato un periodo di prova per farmi vedere innanzitutto in che modo aiutare Elena, anche nelle cose quotidiane di casa, come spostarla dalla poltrona alla sua carrozzina, quando andava in bagno, aiutarla a mettere le scarpe con i tutori, per farmi prendere confidenza con le cose, anche perchè una delle prime paure che in genere si ha quando si entra in contatto con una persona che ha una disabilità è farle del male o fare comunque qualcosa di sbagliato, Elena voleva innanzitutto tranquillizzare me, nel farmi fare le cose e poi questo serviva a permettere ad Elena di fidarsi in quanto Elena, può alzarsi dalla carrozzina solo se ha qualcuno a prestarle l’equilibrio. Ci vuole tanta fiducia per appoggiarsi ad una persona che diventa il tuo equilibrio.

Di solito quando si inizia una convivenza ci sono sempre degli attriti iniziali, anche voi gli avete avuti? M. - Elena è una grandissima rompipalle, non posso starmene seduta per conto mio, dove mangio patatine tutto il giorno, no, lei vuole uscire e vuole fare, non c’è un giorno in cui sta ferma. E. - Esatto, non c’è giorno in cui la lascio ad impigrirsi, perchè una chiave per l’indipendenza è per tutte le persone che passano da qui, non solo per me che ho una disabilità. Da parte mia non c’è stato nessun tipo di attrito. M. - Nella convivenza più che attriti, magari momenti di incomprensione, li abbiamo avuti, però parlandone e mettendoci al tavolo semplicemente con chiarimenti e il rispetto dello spazio altrui, troviamo un equilibrio.

Come avete vissuto il primo periodo di lockdown e adesso il secondo? E. - Durante il primo sono stata un mese a casa dei miei genitori, perché dovevamo capire un po’ la situazione, però soffrivo terribilmente perché avevo lasciato Margherita da sola, quindi sono tornata e abbiamo passato insieme un mese qui a Bologna, ed è andato bene. M. - Io comunque sono stata una dei pochi fortunati che poteva uscire di casa per andare al lavoro, quindi l’ho vissuta male, ma fino ad un certo punto. Perché almeno potevo uscire a lavorare. E. - Ed in questo secondo lockdown, qui in Emilia Romagna non è così

Dicembre 2020 - n.6 a cura di Elisa Giarolli

Intervista a Indi Mates

Margherita ed Elena in vacanza insieme a Tirrenia tanto restrittivo e pesante come il primo, la stiamo vivendo meglio rispetto alla prima ondata.

Cos’è l’indipendenza per voi? E. - L’indipendenza per me è poter scegliere, molto brevemente. Trovo che l’indipendenza sia diversa dall’autonomia, io ho pochissima autonomia, ma mi sento indipendente in quanto posso scegliere come vestirmi, quando voler uscire o come organizzarmi la giornata, ovviamente sempre con chi è qui con me, perché io non sono mai da sola in casa. Non con Margherita, perché ovviamente ha la sua vita e le sue cose, però ci sono delle persone, ho un’assistenza, ho degli amici che durante il pomeriggio vengono qui e passano del tempo insieme a me. M. - Direi che l’indipendenza anche per me sia il poter scegliere.

Il tuo concetto di indipendenza è cambiato da quando hai iniziato questo progetto? M. - Penso di sì, diciamo che prima ero un po’ abbattuta dall’idea di non riuscire ad ottenere neanche un posto letto, per il fatto che non avevo quelle cose che potevano dare garanzia a quelli che mi affittavano la stanza ed Elena, mi ha offerto l’opportunità di poter avere un appartamento con le promesse di quello che già avevo, senza dover avere altro in più. Quindi sì, si è ridimensionata l’idea del mio concetto di indipendenza, si può ottenere anche attraverso un aiuto reciproco a livello sociale e non soltanto perché hai più soldi, un lavoro un po’ più importante o un contratto a tempo indeterminato che è una cosa che non hanno tutti. Si è ridimensionato decisamente il mio concetto di indipendenza.

Siete riuscite a portare questo progetto all’esterno? O state lavorando ad altri progetti?

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E. - In realtà stiamo cercando sempre più di portarlo fuori dalle mura di casa nostra, infatti grazie per averci scritto per questa intervista. Siamo state 4 giorni a Roma a fare un training su attivismo e disabilità , dove abbiamo portato la nostra esperienza. Sono usciti un paio di articoli in estate sul nostro progetto, perché comunque la pagina è nata in estate. Non è neanche un anno che viviamo insieme, lo faremo a Febbraio. Vorremmo sempre di più portarlo all’esterno. M. - Vorremmo che molte più persone conoscessero questo nuovo modo di poter vivere e convivere, perché è un progetto dove noi siamo molto convinte, ci crediamo ed un progetto replicabile anche per altre persone, per altre situazioni, il nostro è un prototipo di convivenza, è solo un inizio che può essere replicato, ma modellato in base alle esigenze di chi vuole portarlo avanti. E. - Però che possa diventare una possibilità e che non necessariamente, adesso ti parlo di persone con disabilità, perché conosco meglio quel mondo e la persona con disabilità debba per forza vivere in una struttura, in un appartamento, eccetera. Può non essere così, io quando ho portato questa idea ai servizi, mi sono sentita dire “tra tre mesi tornerai a casa, non ci riuscirai mai, è impossibile”. Non è stato così, perché ormai è un anno e mezzo che sono qui e sono felicissima, ormai la mia vita è a Bologna, non mi ci vedo proprio a tornare indietro.

Indi Mates - Una chiave per l’indipendenza @indimates

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Dicembre 2020 - n.6

ATTUALITÀ

LE DONNE POLACCHE VOGLIONO CAMBIARE LA SOCIETÀ

Tutti i ceti sociali hanno partecipato alle manifestazioni Lo scorso 22 ottobre la Polonia ha assistito a un inasprimento della legge contro l’aborto del 1993, che prevedeva l’interruzione della gravidanza solo in caso di gravi malformazioni del feto, pericolo di vita e per la salute delle donna o, ancora, in caso di violenze sessuali o altri atti illeciti. La Corte Costituzionale si è espressa in merito a questa legge, definendola “incostituzionale”, poiché violerebbe la disposizione che protegge il diritto alla vita. L’entrata in vigore della nuova legge ostacolerà fortemente l’accesso all’interruzione della gravidanza, che sarà possibile e legale solo in caso di stupro e pericolo grave per la salute della donna. La nuova disposizione di legge può essere interpretata ben oltre come una semplice limitazione al libero esercizio di un diritto, relativo alla salute riproduttiva e sessuale delle donne, quanto piuttosto come un vero e concreto divieto all’aborto. In Polonia, infatti, bisogna considerare che il 98% dei casi di interruzione legale della gravidanza avviene quando sussistono gravi malforma-

zioni genetiche del feto, mentre solo il restante 2% è relativo a un’interruzione legata a motivi di stupro. Le proteste contro questa decisione sono andate avanti per quasi un mese. Ancora una volta, lo Sciopero nazionale delle donne (Ogólnopolski Strajk Kobiet) organizza cortei, blocchi stradali e sit-in in tutta la Polonia, affiancato da studenti, movimenti LGBT, personale sanitario, disabili e sindacati. Da Varsavia a Danzica, passando per Wrocław, Cracovia e tante altre città, migliaia di persone sfilano per le strade e il Paese è in fermento. Dai balconi delle “zone rosse” per il Covid sventolavano lenzuola bianche su cui le donne rivendicano il diritto negato di poter interrompere le gravidanza in caso di gravi malformazioni del feto, e gruppi di madri con i passeggini sfidano il coprifuoco bloccando il traffico di Varsavia. Le manifestazioni non si sono fermate in Polonia, ma hanno coinvolto migliaia di uomini e donne polacche che, anche in diverse parti d’Europa, si sono esposti in difesa dei diritti, ingiustamente calpestati dalle recenti scelte politiche e giuridiche.

a cura di Elisa Giarolli

È stato indetto uno sciopero nazionale, con cortei, blocchi stradali e sit-in

Una delle proteste a Varsavia Il governo polacco guidato dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS) rallentato dalle proteste di massa. L’esecutivo, infatti, dopo le mobilitazioni non ha ancora fatto entrare in vigore la sentenza che avrebbe aggiunto maggiori restrizioni al diritto di aborto, ma il governo non ha mai pubblicato la sentenza in Gazzetta ufficiale, nonostante avesse annunciato di farlo il 2 novembre. Il 3 novembre Michal Dworczyk, capo dell’uffico del Primo Ministro Mateusz Morawiecki, ha riferito che

i leader stanno prendendo tempo per discutere una sentenza e trovare una soluzione: “È in corso una discussione e sarebbe bene dedicare un po’ di tempo al dialogo e alla ricerca di una nuova posizione in questa situazione che è difficile e suscita forti emozioni”. Di fronte alla grande rabbia e combattività della piazza, il governo conservatore di Morawiecki (PiS) sta quindi prendendo tempo. Il premier il 5 novembre ha chiesto di avere colloqui con i manifestanti e con l’opposizione.

INCREMENTO DELLA PENSIONE PER INVALIDI CIVILI, CIECHI ASSOLUTI E SORDI Con decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante “Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia”, in esecuzione della sentenza della Corte Costituzionale n. 152/2020 è stato modificato l’articolo 38 comma 4 della legge 28 dicembre 2001 n. 448. A seguito di tale modifica, ora anche agli invalidi civili totali, ciechi assoluti e sordi che hanno compiuto i 18 anni – e non più i 60 anni è riconosciuta una maggiorazione economica tale da garantire un reddito complessivo, pari, per il 2020, a 651,51 euro per tredici mensilità a partire dal mese di agosto 2020. Per avere diritto al beneficio sono necessari i seguenti requisiti reddituali (importi 2020): a. il beneficiario non coniugato deve possedere redditi propri non superiori a 8.469,63 euro

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b. il beneficiario coniugato (non effettivamente e legalmente separato) deve possedere: • redditi propri di importo non superiore a 8.469,63 euro • redditi cumulati con quello del coniuge di importo annuo non superiore a 14.447,42 euro Se entrambi i coniugi hanno diritto all’incremento, questo concorre al calcolo reddituale. Pertanto, nel caso in cui l’attribuzione del beneficio a uno dei due comporti il raggiungimento del limite di reddito cumulato, nulla è dovuto all’altro coniuge. Se invece il limite non viene raggiunto, l’importo dell’aumento da corrispondere a un coniuge deve tener conto del reddito cumulato comprensivo dell’aumento già riconosciuto all’altro. Ai fini della valutazione del

requisito reddituale concorrono i redditi di qualsiasi natura, ossia i redditi assoggettabili ad IRPEF, sia a tassazione corrente che a tassazione separata, i redditi tassati alla fonte, i redditi esenti da IRPEF, sia del titolare che del coniuge. Al contrario non concorrono al calcolo reddituale i seguenti redditi: il reddito della casa di abitazione, le pensioni di guerra, l’indennità di accompagnamento, l’importo aggiuntivo di 300.000 lire (154,94 euro) previsto dal comma 7 dell’articolo 70 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, i trattamenti di famiglia, l’indennizzo previsto dalla legge 25 febbraio 1992, n. 210, in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati.

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Si precisa inoltre che la maggiorazione della pensione riconosciuta per ottenere un importo complessivo pari ad euro 651,51 è riferita ad un importo massimo, ciò significa che l’incremento diventa più basso man mano che il reddito aumenta fino ad azzerarsi quando si superano i limiti reddituali. L’incremento alla pensione è erogata in provincia di Trento dall’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa. A tale scopo si dovrà presentare un’apposita domanda rivolgendosi, previo appuntamento telefonico, ad un Patronato oppure agli Sportelli periferici di informazione e di assistenza al pubblico della Provincia autonoma di Trento.


SALUTE

VIOLENZA E DISABILITÀ: AL GENERE SI SOMMA LA SALUTE

I NUMERI Dall’indagine emerge un’incidenza notevole: su 519 intervistate, ben 339 donne hanno subito violenza in qualche forma (65,3%). Preoccupante è la troppa chiara consapevolezza della violenza subita da parte di alcune e l’assenza totale di riconoscimento di una violenza da parte di molte altre.

Dall’analisi degli incroci delle diverse domande, infatti, risulta evidente che solo il 33% delle intervistate riconosce effettivamente come violenza ciò che ha subito o che continua a subire. Ciò va ad indicare che, purtroppo, molto spesso la persona stessa fatica a riconoscere e definire come “violento” un atto che la danneggia, se non è di natura strettamente fisica o sessuale.

CHI COMPIE LA VIOLENZA Nell’80% dei casi i carnefici sono prevalentemente persone note alla vittima. Nel 51% di questi casi si tratta, specificatamente, di una persona affettivamente vicina, ossia il partner o un familiare, mentre nel 21% si tratta di un conoscente e nell’8% di un operatore.

POLITICHE E AZIONI DI CONTRASTO Atti internazionali, come la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la Strategia ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile, richiamano un impegno degli Stati e delle organizzazioni su questi aspetti. La FISH, promuovendo la ricerca “VERA” e aderendo ogni anno

a cura di Noemi Manfrini

alla Manifestazione Nazionale promossa da “Non Una Di Meno” ed altre organizzazioni, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza maschile sulle donne, intende favorire la consapevolezza e l’adozione di politiche e strategie adeguate. Tutti noi siamo chiamati a fare qualcosa: anche solo vigilare, registrare qualsiasi segnale, denunciare e offrire vicinanza alle donne vittime di violenza. Tutte. Ricordiamocelo.

LE FORME La violenza più ricorrente è quella psicologica, subita dal 54% delle donne; segue la molestia sessuale, che include anche le violenze a sfondo sessuale che si verificano attraverso il web (37%); la violenza fisica (24%) e la violenza economica (7%).

LA VIOLENZA VISSUTA IN SILENZIO Solo il 37% delle donne che dichiarano di aver subito una qualche forma di violenza afferma di aver reagito. Fra queste, solo il 6,5% ha deciso di confidarsi, in cerca di aiuto, con la propria rete di familiari e amici e solo il 5,6% si è rivolta ad un Centro antiviolenza.

MARKETING SAIT

Lungi dall’essere sconfitta, la violenza sulle donne è, purtroppo, un’attualissima piaga anche nel nostro Paese. I numeri delle violenze subite dalle donne, spesso dentro le mura domestiche, non danno tregua, e ce ne riportano la drammatica quotidianità telegiornali e notiziari, tra femminicidi, violenze fisiche e psicologiche, stalkeraggio e minacce. Se al genere uniamo anche una componente di maggior fragilità, come la disabilità, ecco che lo scenario diventa peggiore e i numeri ancor più spaventosi. Per renderci conto delle proporzioni del problema, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), tra le sue varie attività, ha promosso, nei mesi scorsi, la ricerca “VERA” (acronimo di “Violence Emergence, Recognition and Awareness”). I dati, che sono stati estratti, incrociati ed analizzati dalla ricercatrice Lucia Martinez, sulla base di ben 519 interviste, parlano chiaro: le donne con disabilità sono più a rischio di violenza, in quanto subiscono una discriminazione multipla, come donne e come disabili. L’esito non è una semplice somma, ma una condizione ancora più complessa.

Dicembre 2020 - n.6

SEI UNA DONNA. Donna, ti pare poco? Guardati mentre sorridi al mondo, col colore dentro e il dolore intorno. Mentre abbracci ogni circostanza e tieni in piedi la speranza. Concediti importanza. Sei fatta per volare alto. Fai sentire la tua voce e non arrenderti mai. Vedrai. Ti aspettano cose belle, come quelle che illumini tu. a cura di Alessia Vinante

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PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ

RIPARTI TRENTINO

Gli interventi della Provincia autonoma di Trento a sostegno dell’economia trentina

CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO “GRANDI PERDITE”

ANTICIPAZIONE DELLA CASSA INTEGRAZIONE AI LAVORATORI SOSPESI

Contributi a fondo perduto a favore degli operatori economici che esercitano attività di impresa nel settore commerciale e di lavoro autonomo, che occupano non più di 20 addetti e hanno subìto danni particolarmente ingenti in conseguenza al perdurare del COVID-19. Il danno che hai subìto deve derivare da una delle seguenti due casistiche: 1. 1. Calo del volume di attività di almeno il 75% nel lasso temporale minimo di quattro mesi continuativi (120 giorni) tra giugno 2020 - novembre 2020, anche non decorrente dal primo giorno del mese. Attenzione! Il confronto tra i valori cambia se hai iniziato la tua attività dopo l’1 febbraio 2019. 2. 2. Avere sede legale o unità operativa nei territori comunali caratterizzati, nel periodo 15 novembre 2020 - 15 dicembre 2020 e per almeno 10 giorni continuativi, da uno scenario di massima gravità/livello di rischio alto e permanendo nello stesso periodo sul territorio provinciale uno scenario di rischio meno elevato, nonché aver subito nel periodo 15 novembre 2020 - 15 dicembre 2020 un calo del volume di attività di almeno il 20% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Attenzione! Il confronto tra i valori cambia se hai iniziato la tua attività dopo il 15 novembre 2019. L’ammontare del contributo è determinato come segue: 1. se ti trovi nella condizione di aver subìto un danno che rientra nella prima casistica: • 6 mila euro da 1 a 3 addetti • 10 mila euro fino a 6 addetti • 15 mila euro fino a 20 addetti 2. se ti trovi nella condizione di aver subìto un danno che rientra nella seconda casistica: • 3 mila euro da 1 a 6 addetti • 5 mila euro fino a 20 addetti 3. se sei un operatore neo costituito: • 6 mila euro (importo fisso), qualora hai subito un danno che rientra nella prima casistica • 3 mila euro (importo fisso), qualora hai subito un danno che rientra nella seconda casistica

Anticipazione dei trattamenti di integrazione salariale assistita dalla garanzia pubblica del fondo speciale Confidi a favore dei lavoratori sospesi dal lavoro a causa dell’epidemia COVID-19.

Scadenza: entro le ore 15 dell’11 febbraio 2021

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Si tratta di un’anticipazione di una parte delle somme dovute dall’INPS che la banca eroga al lavoratore, garantendo a quest’ ultimo ed alla propria famiglia la necessaria liquidità, in attesa delle procedure di autorizzazione e di erogazione dei trattamenti dovuti da parte dell’INPS.

CONTRIBUTI DA UTILIZZARE IN COMPENSAZIONE FISCALE Contributi da utilizzare in compensazione fiscale nell’ambito di spese sostenute per investimenti fissi, internazionalizzazione, consulenze e collaborazioni tra scuola e imprese. La spesa massima ammissibile a contributo è determinata con una procedura di calcolo definita nei Criteri, nel limite massimo, per ciascun anno, di 400 mila euro e nel rispetto delle soglie individuate nelle singole tipologie di aiuto. Prorogata la scadenza al 31 maggio 2021


PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ

BANDO QUALITÁ IN TRENTINO: COMMERCIO E SERVIZI

INTERVENTI PER PROGETTI IMPRENDITORIALI IN AREE MONTANE

Contributi a fondo perduto per investimenti volti all’avvio di nuove attività, realizzazione di nuovi spazi, riqualificazione, abbellimento di spazi esistenti, o riconversione dell’attività a favore di imprese del settore del commercio e dei servizi. Si tratta di un contributo a favore di imprese operanti nel settore del commercio al dettaglio, della somministrazionedi alimenti e bevande e dei servizi alla persona. Il contributo può essere richiesto: • in regime “de minimis” • in regime di esenzione secondo normativa comunitaria UE

Interventi a favore di piccole o medie imprese situate in aree montane per lo sviluppo di progetti imprenditoriali volti ad introdurre prodotti e/o servizi nuovi - innovativi sul mercato. Per accedere al contributo devi: • essere iscritto nel Registro delle imprese della Provincia di Trento • avere sede legale ed operativa o un’unità operativa attiva in un Comune del territorio provinciale al di sopra dei 400 m. s.l.m. e con popolazione non superiore a 7000 abitanti • aver iniziato l’attività alla data di presentazione della domanda, come rilevato dalla visura camerale • non avere in corso procedure concorsuali • non essere in difficoltà secondo la definizione della normativa comunitaria in materia di aiuti di stato • essere in una situazione di regolarità contributiva nei confronti di INPS ed INAIL (presenza di DURC regolare in corso di validità)

Scadenza: 31 marzo 2021

Scadenza: entro le ore 12 del 25 gennaio 2021

SOSTEGNO AL REDDITO PER IMPRENDITORI O LIBERI PROFESSIONISTI Il sostegno al reddito va anche a favore di persone disoccupate che in precedenza svolgevano la propria attività lavorativa in qualità di imprenditore o di libero professionista e che hanno cessato la propria attività in conseguenza dell’emergenza pandemia. Per l’accesso al sostegno il disoccupato si impegna a seguire un percorso di politica attiva del lavoro. Viene riconosciuto un sostegno pari a 30 euro per ogni giorno in cui l’imprenditore o libero professionista è privo di occupazione e per una durata massima di 120 giorni. Scadenza: entro le ore 12.30 del 30 dicembre 2020

RIPRESA TRENTINO LINEA DI CREDITO Moratorie e finanziamenti (con contributi in conto interessi): sono le misure a sostegno della liquidità per gli operatori economici che hanno subito un impatto negativo in conseguenza della pandemia.

BANDO QUALITÁ IN TRENTINO: STRUTTURE RICETTIVE E TURISTICHE Contributi a fondo perduto per investimenti volti al miglioramento, completamento, adeguamento delle strutture ricettive turistiche. Si tratta di un contributo per effettuare investimenti di riqualificazione, ristrutturazione, ammodernamento e rinnovo delle unità destinate all’alloggio dell’ospite, degli spazi comuni, nonché interventi di completamento e adeguamento di strutture funzionali all’attività ricettiva turistica. Il contributo può essere richiesto: • in regime “de minimis” • in regime di esenzione secondo normativa comunitaria UE Scadenza: 31 marzo 2021

Scadenza: 31 dicembre 2020

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Dicembre 2020 - n.6

ACCESSIBILITÀ

PREMIO MELCHIONNA: AL VIA LA QUINTA EDIZIONE, DEDICATA ALL’AMICIZIA!

Il bando completo è disponibile su: www.prodigio.it Per informazioni rivolgersi a Martina Tel.: 340 0579545 tutti i giorni dopo le 18 Mail: premiomelchionna@prodigio.it

Dicembre: tempo di bilanci…e di bandi! Come ogni anno, per la nostra associazione, è arrivata infatti l’ora di indire una nuova edizione – la quinta – del “Premio Giuseppe Melchionna”, il concorso artistico-letterario internazionale dedicato alla memoria del nostro storico presidente e fondatore, scomparso nel 2016, dopo una vita interamente dedicata all’abbattimento delle barriere architettoniche e culturali che ancora oggi circondano le persone disabili e le loro famiglie. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti i residenti sul territorio nazionale e ai cittadini italiani residenti all’estero, senza limiti di età. Il tema che abbiamo scelto di approfondire quest’anno è quello dell’amicizia. In questo strano e incerto 2020, la pandemia Covid-19 ha modificato le nostre abitudini e le nostre geografie degli affetti. Parole desuete, come “congiunti” o “assembramento” sono entrate a far parte del lessico quotidiano. Ma quale spazio è rimasto per termini come “comunità”, “solidarietà”, vocaboli che – attraverso la relazione con l’altro – definiscono la nostra stessa umanità? Lo chiediamo agli artisti e alle artiste che vorranno mettersi in gioco con un racconto di massimo tremila battute spazi inclusi, una poesia in italiano o vernacolo oppure

L’84% DELLE DONNE È VITTIMA DI CATCALLING

a cura di Martina Dei Cas

ancora una fotografia. Due sezioni del concorso saranno infine dedicate – come da tradizione – ai talenti under 18, che vorranno presentarsi da soli oppure assieme alla propria classe. Gli elaborati dovranno essere inviati entro e non oltre il 7 marzo 2021 all’indirizzo e-mail premiomelchionna@prodigio.it. Il primo, il secondo e il terzo classificato di ogni sezione riceveranno in premio un buono libri spendibile in tutta Italia del valore rispettivamente di 50 euro, 30 euro e 20 euro. Le scuole e i giovani riceveranno invece un voucher per l’acquisto libri del valore di 50 euro. I dieci migliori racconti, poesie e fotografie verranno inseriti in un’antologia, che verrà regalata ai vincitori e ai finalisti presenti alla premiazione. La cerimonia si svolgerà a Trento nel maggio 2021, compatibilmente con la normativa per il contrasto al Corona Virus. Un’iniziativa patrocinata da:

a cura di Press BizUp

Ecco le parole della violenza di genere da evitare

Spesso le discriminazioni di genere sono più radicate e diffuse di quanto si possa pensare e ancora oggi è comune assistere a episodi, espressioni o comportamenti di questo genere, sia nella vita di tutti i giorni che nelle narrazioni dei media. Per far luce su questi fenomeni e proporre delle soluzioni linguistiche alternative, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, Babbel ha redatto l’approfondimento “Sessismo e linguaggio: le parole della violenza di genere”. Sia per una battuta, un fischio o

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un apprezzamento, la strada diventa spesso teatro di molestie per le donne: il catcalling è un problema molto rilevante, dato che l’84% delle donne ne è stata vittima almeno una volta nella vita. Il quadro è ancora più allarmante se si considerano le fasce d’età: il 79% ha subito una molestia prima dei 17 anni, il 57% prima dei 15 e il 9% addirittura prima dei 10 anni (dati Hollaback! - Cornell University). Il linguaggio sessista è molto complicato da decostruire, essendo profondamente radicato nel modo di esprimersi, e oggi scambi di battute o frasi discutibili sono frequenti anche in rete, dato che il 25% delle ragazze subisce molestie online e il 26% è stata vittima di stalking sul web (dati Pew Research Center). Un altro passo fondamentale consiste nel riconoscere tutti quei comportamenti e toni violenti che potrebbero sfociare in fenomeni più gravi: controllo, manipolazione, colpevolizzazione e altri tipi di violenza psicologica, che spesso sono le donne più giovani a subire (35% per le 16-24enni, contro una media del 26,5% - dati Istat), sono campanelli

d’allarme da non sottovalutare. Ma quali sono le espressioni tipiche della violenza di genere, e come evitarle? Tra quelle più basic troviamo “Non fare la femminuccia?”, che lascia intendere che la fragilità e la sensibilità siano proprietà prettamente femminili e che potrebbe essere sostituita da un semplice “Non lamentarti troppo”. Altro caso è la frase “Guidi bene per essere una donna” che sembrerebbe sì un com-

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plimento, ma che dà per scontata la presunta incapacità di tutte le altre donne: in questo caso basterebbe limitarsi ad utilizzare la prima parte della frase. Questi e altri esempi e approfondimenti sono disponibili online nello speciale realizzato da Babbel a questo indirizzo: it.babbel.com/ identificare-discriminazione-di-genere-nel-linguaggio


SOCIETÀ

Dicembre 2020 - n.6

DONNE NEL MONDO DEL LAVORO: ALLA SCOPERTA DEL “GENDER PAY GAP” Lo sapevate che nelle Università italiane le donne rappresentano il 20% dei professori ordinari e solo il 7% dei rettori? Forse perchè ci sono meno donne laureate degli uomini? No, tutt’altro. Un’indagine “AlmaLaurea” del 2018 afferma che le donne si laureano di più e con voti più’ alti. Sembrerebbe un dato positivo, ma l’indagine dice anche che le stesse donne, dopo la laurea, ottengono contratti di lavoro meno vantaggiosi e guadagnano meno degli uomini. Questo dato è confermato da uno studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro: a prescindere da titolo di studio o Nazione, le donne guadagnano in media il 20% in meno degli uomini. In Italia, le lavoratrici guadagnano circa 3.000 euro lordi annui in meno rispetto ai lavoratori. Ora, proviamo a capire il perchè di questo divario retributivo denominato con il termine “gender pay gap”. Innanzitutto, il gender pay gap italiano è incrementato dalla minor possibilità delle donne di far carriera e dal minor accesso alle posizioni di vertice. Ad esempio, nel classico organigramma aziendale, le lavoratrici si trovano principalmente nelle funzioni di staff: amministra-

zione, contabilità, risorse umane, marketing etc. Di norma, questo tipo di occupazioni, per quanto indispensabili, sono meno retribuite rispetto alle “funzioni di linea” che occupano le posizioni di vertice. Ma non si pensi che le donne guadagnino meno solo perché svolgono lavori meno retribuiti. A tutti i livelli professionali, le donne sono pagate meno e, paradossalmente, il divario cresce più la qualifica professionale e il titolo di studio sono alti. Secondo il “Gender Gap Report 2020”, la differenza salariale annuale tra lavoratrici laureate e lavoratrici diplomate è di 8.000 euro, mentre per lavoratori uomini, alle stesse condizioni, è di 17.000. Quindi, anche quando una donna riesce ad arrivare al vertice, non sarà retribuita come un uomo nella stessa posizione. Tuttavia, bisogna precisare che nel settore pubblico il divario è meno marcato, grazie a maggiori garanzie di parità: il 32% dei dirigenti nel settore statale sono donne, mentre in quello privato sono il 26%. Tuttavia, le “quote rosa”, non possono certo sancire una reale uguaglianza tra donne e uomini nel mondo del lavoro. Ci sono molteplici

elementi alla radice di questo divario e hanno a che fare soprattutto con la centralità della donna nella gestione familiare. I dati mostrano, infatti, che le donne prendono più periodi di assenza dal lavoro per prendersi cura di genitori anziani o dei figli. Questi aspetti incidono drasticamente sulla loro retribuzione e sulla possibilità di fare carriera. Per questo, le nuove leggi europee a favore delle pari opportunità stanno agendo soprat-

LORELLA RONCONI: ATTIVISTA, CAVALIERE, ARTISTA

Lorella Ronconi

Forse non tutti conoscono Lorella Ronconi, attivista e personaggio di spicco nella cultura della disabilità, ma, secondo noi, vale la pena di farlo. Lorella nasce a Grosseto, dove ancora abita, il 26 maggio 1962, affetta da una malattia genetica ossea, la pseudoacondroplasia. Quegli anni erano molto più difficili di quelli attuali, tempi in cui non c’era pressoché niente che tutelasse le persone con disabilità: dalle leggi sul diritto allo studio, a quelle sul lavoro, a quelle sull’abbattimento delle barriere. Ciò che abbiamo oggi lo dobbiamo anche alle persone che hanno vissuto quei momenti, battendosi per cambiarli o meno, perché a volte per cambiare basta esserci.

Lorella si aggiudica il premio “Grosseto Scrive”

“Pur vivendo una grave disabilità, dal 1992 sono impegnata in modo attivo per il superamento delle barriere architettoniche e culturali per i diritti delle persone disabili, per abbattere retaggi, luoghi comuni e stereotipi che rendono, tutt’oggi, le persone con disabilità, invisibili. Credo che ogni persona debba impegnarsi, attraverso le proprie specificità, i propri doni, nel miglioramento della qualità del mondo che la circonda, per contribuire a rendere migliore il mondo intero. Vivere per migliorare, l’ambiente, per aiutare le persone, salvaguardare i loro diritti, non può, né deve, essere solo prerogativa di chi ha il problema, o solo di chi è stato eletto a ciò. Ognuno con il suo operato, pacifico e civile, dovrebbe sentirsi chiamato ad essere fattivo”, narra Lorella, presentandosi, sul suo sito internet. Non a caso, infatti, il 2 giugno del 2006 le è stata riconosciuta l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano, riconoscimento massimo per gli impegni, diventando così la prima donna disabile insignita dell’onorificenza per motivi sociali dal Presidente della Repubblica appena eletto. “Se nei primi anni mi sono concentrata su Grosseto, la mia città, in seguito ho capito che le persone con disabilità vivono gli stessi problemi in ogni luogo. Il mio paese, l’Italia aveva grandi carenze ed io mi sono “tuffata” con passione in questa battaglia. Mai scoraggiata, coria-

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a cura di Maria Devigili

tutto in ambito di politiche familiari e di “work - life balance”; ad esempio, incoraggiando un’equa ripartizione del congedo parentale tra uomini e donne. Insomma, se è vero che il divario salariale uomo-donna è marcato, è anche vero che l’intenzione di colmarlo sembra essere sempre più forte.

a cura di Noemi Manfrini

cea, spesso con coraggiosa determinazione, non ho ceduto e ho volentieri messo il mio volto, e la mia voce, a tutela dei tanti volti invisibili”, scrive Lorella, raccontandosi sulla sua pagina web. Nel 2001 debutta con la poesia “Je roule” e vince il primo premio al Concorso Nazionale di poesia “San Leonardo Murialdo” a Roma, oltre ad un premio speciale per l’impegno civile al Concorso “Mattia Preti Presila Catanzarese”. Nel dicembre 2007 pubblica la sua prima raccolta di poesie Je Roule (edizioni ETS) e in un anno esaurisce le prime mille copie stampate. Nel 2010 la sua poesia “Je Roule” viene inserita nell’antologia scolastica Zanichelli “Altra Città”: Lorella viene così confermata poetessa contemporanea e indicata nel percorso di studio formativo degli studenti di seconda media. “A causa dell’aggravarsi della patologia sono costretta a molto riposo e ad abbandonare molte mie attività. Non volendo rinunciare alla mia grande passione per l’arte, non mi sono data per vinta, trovando così nella scrittura e nella poesia il mezzo più efficace per esprimere le mie emozioni”, spiega sul suo sito on-line. Una donna valorosa, sempre col sorriso, in lotta costante per i propri diritti e per quelli altrui. Un valido esempio di vita e determinazione per tutti noi!

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CULTURA

ROSANNA BENZI E RACHEL KACHAJE Due storie esemplari per un cambiamento culturale Rosanna Benzi e Rachel Kachaje. Due donne diverse, provenienti da contesti temporali, geografici e culturali completamente differenti, ma

accomunate dall’aver dedicato la loro vita alla rivendicazione dei diritti delle persone con disabilità, dall’aver lottato per cambiare in meglio la

nostra società. Scegliendo di centrare questo numero sulla tematica femminile, e pensando al contempo ai valori che hanno portato – 21 anni

a cura di Ivan Ferigo

fa – Pino Melchionna a fondare Prodigio, risulta appropriato raccontare le vicende esemplari di queste due donne.

Rosanna Benzi riceve la “Stella della bontà” - 1966

Rachel Kachaje ad un convegno a New York sull’intersezionalità di genere e disabilità

Rosanna Benzi e il vizio di vivere

Rachel Kachaje, una campionessa dei diritti umani

Rosanna Benzi (Morbello, 10 maggio 1948 – Genova, 4 febbraio 1991) ha una storia sì di malattia e sofferenza, ma soprattutto di libertà, consapevolezza, dignità. Di incredibile serenità e di voglia di vivere. Non ancora 14enne, è colpita da una grave forma di poliomielite, la bulbo-spinale, che le causa una tetraplegia e una grave insufficienza respiratoria. Una malattia che la costringe a trascorrere il resto della sua vita in un polmone d’acciaio, un macchinario per la ventilazione artificiale, all’ospedale San Martino di Genova. Nonostante questa condizione, Rosanna ha sempre lottato per i diritti delle persone con disabilità. Lo ha fatto attraverso una rivista, “Gli Altri”, che lei stessa fondò nel 1976, e attraverso libri come Il vizio di vivere e Girotondo in una stanza. Strumenti di cultura, comunicazione e consapevolezza tramite i quali, in un’epoca di forti mutamenti in tema di diritti (sono gli anni dei referendum su divorzio e aborto, della legge Basaglia, etc.), sostenere la necessità di un cambiamento del modo di pensare e vedere gli handicappati (allora li chiamavano così), che per lei dovevano essere visti come tutte le altre persone. Capaci di lavorare, viaggiare, amare, in un’ottica di rispetto, inserimento e accoglienza. Rosanna era contro l’ipocrisia e la visione pietistica della disabi-

Ci trasferiamo in Malawi, piccolo Paese del sud-est dell’Africa, per ricordare una guerriera, un’attivista, una paladina dei diritti delle donne e delle persone con disabilità. Questo era Rachel Kachaje, scomparsa lo scorso 3 settembre a 62 anni. La lista delle cariche da lei assunte nel campo della cooperazione internazionale è impressionante. Figura chiave nella costituzione del Forum Africano della Disabilità. Fondatrice e responsabile esecutiva il DIWA (Disabled Women in Africa). Nel 2013 è nominata ministra per gli affari della disabilità e della terza età nel governo presieduto da Joyce Banda. Dal 2015 era – prima donna a ricoprire l’incarico – presidente mondiale dell’organizzazione non governativa internazionale DPI (Disabled Peoples’ International), dopo esserne stata per 8 anni responsabile dell’area sviluppo. Ha contribuito attivamente all’implementazione in molti Paesi – e non solo in Africa – di importanti documenti e trattati ONU. Tra questi, le Regole Standard per l’uguaglianza di opportunità delle Persone con Disabilità (1993), la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (2006), gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (2015). Rachel ha agito in un contesto, quello africano, dove tutt’oggi le disuguaglianze sociali sono nette. All’interno del suo operato, fonda-

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lità. Non tradiva sofferenza per il suo stato, era anzi piena di vita, di voglia di conoscere, d’entusiasmo. Dall’osservatorio della sua stanza d’ospedale, riusciva a guardare, raccontare e interrogare, come osserva Lavinia D’Errico nella biografia La femme-machine. Vita di Rosanna Benzi nel polmone d’acciaio (Meltemi, 2018), «la città che emargina e la città che include, la società che cambia». Guardando video da YouTube su di lei, emerge il ritratto di una donna coraggiosa, piena di grinta e di fede in Dio, che ama profondamente la vita. Per lei, l’handicap non è una malattia, ma una condizione. Il polmone d’acciaio non uno stato da accettare con rassegnazione e passività, ma una realtà dalla quale lottare, combattere, vivere. In un rapporto di affetto, tenerezza, amore, fedeltà (quasi) assoluta. La malattia, la sofferenza, il dolore fanno parte dell’esistenza, pertanto vanno vissuti e affrontati. Insomma, verticale od orizzontale, poco cambia. L’importante è spendersi per le cose in cui si crede, vivere la vita comunque, perché non vivere è già essere sconfitti. Nonostante non potesse spostarsi, camminare, muoversi, Rosanna si sentiva libera. Aveva il vizio di vivere.

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mentale è il suo particolare impegno per fare emergere i diritti delle donne e delle ragazze con disabilità. Una necessità quanto mai stringente in Paesi dove il patriarcato era ed è ancora prevalente, dove le culture tuttora stigmatizzano e discriminano le donne in tutti gli ambiti della vita. Con la sua morte, il movimento mondiale per i diritti delle persone con disabilità perde un’importante leader africana e mondiale. Non muore però la sua eredità di risultati e proposte, nella speranza che le battaglie da lei sostenute possano essere proseguite nella direzione da lei indicata.

Rachel Kachaje


SPORT

VALENTINA PETRILLO Una campionessa paralimpica con una storia tutta da raccontare...

Dicembre 2020 - n.6 a cura di Noemi Manfrini

Buongiorno Valentina. Molti dei nostri lettori ancora non ti conoscono, vuoi presentarti brevemente? Volentieri. Sono nata a Napoli, 47 anni fa, con il nome di Fabrizio. All’età di 14 anni divento ipovedente a causa della malattia di Stargardt, che mi procura un profondo danno alla visione centrale. Dopo le scuole superiori mi trasferisco a Bologna, dove vivo tutt’oggi, per studiare informatica in una scuola specializzata per ipovedenti e non-vedenti. Sin dall’infanzia convivo con un’incongruenza fra il genere assegnato alla nascita, maschile, e quello percepito, femminile. Non ho mai rivelato a nessuno il disagio interiore che vivevo. Nell’ottobre del 2018 ho corso per l’ultima volta nella categoria maschile e lo scorso 11 settembre ho fatto la mia prima gara nel genere femminile.

Come è nata la passione per l’atletica?

Un sogno realizzato, una vittoria in più sensi

Avevo 7 anni, quando vidi Pietro Mennea vincere la medaglia d’oro nei 200 metri alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Per me quella resta la gara più bella nella storia dell’atletica leggera, e mi vengono ancor oggi i brividi quando la rivedo.

spazi comuni, mi sentivo violentata ogni volta che dovevo spogliarmi o fare la doccia con loro.

Campionessa paralimpica, vanti ben 11 titoli italiani nella categoria maschile e 3 vittorie recentissime nella categoria femminile. Come ti senti ad essere la prima atleta transgender a livello mondiale ammessa in una gara ufficiale tra le donne, pur avendo documenti ancora al maschile? A volte mi fermo a pensarci e, solo in quegli istanti, capisco il vero valore di quello che sono riuscita ad ottenere! In questi momenti faccio fatica a pensare che sia stata proprio io a farlo. A volte credo che il mio percorso fosse già scritto, e spesso mi capita di parlare in pubblico e subito dopo domandarmi: “ma sono stata io a dirlo?”.

Parlando di questioni di genere, qual è stata la scintilla che ti ha spinta ad intraprendere questo percorso di trasformazione da Fabrizio a Valentina? Avevo 9 anni quando iniziai ad indossare gli indumenti di mia mamma. Da allora non ho mai smesso, ma da quel giorno promisi a me stessa che quello sarebbe stato il mio segreto inconfessabile. Avevo paura, perché non volevo rovinare la vita ai miei genitori e non volevo deluderli. Perciò ho sempre “dominato” la mia femminilità, relegandola ad un mio momento intimo e privato, ma poi un giorno non ce l’ho più fatta e sono scoppiata. Non riuscivo più a condividere con gli uomini

Quando si parla di te, l’attenzione viene spesso posta sulla transessualità e quasi mai sulla tua disabilità. Come ti sei accorta di soffrire della malattia di Stargardt? Era l’estate del 1987, avevo quasi 14 anni, e da pochi giorni avevo finito l’esame di scuola media inferiore. Ricordo che avevo letto dal libro e che poi andai a vedere Maradona allo stadio per il primo scudetto del Napoli. Questi sono stati i miei ultimi ricordi di quando vedevo bene. A settembre dello stesso anno, con l’inizio della scuola, mi resi conto d’improvviso che non riuscivo più a leggere sui libri.

come me, si sentono soli ed unici al mondo. Non abbiate paura, siate voi stessi fino in fondo, non temete il giudizio altrui, perché non è quello che vi renderà felici nella vita. Sarete amate e rispettate proprio per questa vostra caratteristica. Ognuna di noi ha diritto di essere felice! Siate fiere di Voi stesse, fate della vostra “diversità” la vostra unicità, perché ogni individuo è “Unico nel suo Genere!”.

Valentina Petrillo valentina_petrillo

Qual è il messaggio che vorresti dare a chi ti segue e a chi oggi legge quest’intervista? Statemi vicino, chiedetemi, parlatemi! Starò ad ascoltarvi e, finchè ci riuscirò, proverò a farvi capire quello che sento nel profondo, anche se è quasi impossibile! Io sono una ragazza come tante altre, come ne incontrate ogni giorno. Sono la ragazza della porta accanto: jeans, t-shirt e sneakers. Decidere di intraprendere una transizione di genere non è mai un percorso agevole sotto tanti aspetti: ti ritrovi a dover resettare tutta la tua vita, a sapere quella che eri, ma a non poter prevedere quella che diventerai. Metto a disposizione di tutti la mia esperienza, perché si possa capire che essere trans non è un peccato, un divertimento o un capriccio: essere trans è un’esigenza. Ma il mio messaggio è diretto principalmente a tutti gli adolescenti e i giovani che,

Il primo titolo vinto come Donna

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TITOLO SEZIONE

Mutuo Device.

E la vita diventa smart per davvero.

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