BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP NUMERO VI - DICEMBRE 2014 - ANNO XV - LXXXVII NUMERO PUBBLICATO
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progetto di giornale Arrampicare oltre gli ostacoli si può Tutto sta nel cercare il limite oltre le diversità
A scuola di libertà I ragazzi si confrontano con la realtà carceraria
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Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.
La Casa Hospice di Trento
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L’abolizione della pena di morte
Ii lavori sono iniziati da qualche giorno nel quartiere di Madonna Bianca a Trento
Per persone con disabilità è ancora una realtà negli Stati Uniti, Giappone e Pakistan
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“Qualunque sia l’esito di questa mia traversata, sarà un’esperienza resa meravigliosa dall’aiuto di fratelli fino a poco tempo fa sconosciuti, fautori di una beneficenza morale preziosa ed apprezzata” Corrado Bentini
La speciale avventura di Corrado sarà protagonista di un documentario in uscita nel 2015
S a i l
A r o u n d
Garda senza barriere. La traversata del lago di
Corrado pronto a partire per la seconda tappa del suo viaggio, Porto di Bogliaco
S P O RT E AV V E N T U R A
Tutto sta nel cercare il limite oltre le diversità
Arrampicare oltre gli ostacoli si può
D
i solito si arrampica in due, uno sale in parete e l’altro assicura con la corda. È una disciplina semplice nella sua forma e per molti, arrampicare rappresenta una spinta innata fin da piccoli. Un’eredità, e non c’è niente di cui vergognarsi, che appartiene ai nostri antenati primati che per costituzione e spirito di conservazione, hanno saputo adattarsi all’ambiente e ad esplorarlo non solo in orizzontale, ma anche in verticale. Il gesto dell’arrampicarsi si tramuta presto, da questione di sopravvivenza, supremazia e controllo, a nuovo mito moderno teso alla ricerca del limite e dell’inesplorato. Tra le vette delle Alpi, scrutando attraverso le nebbie della storia, possiamo ancora sentire l’eco delle prime grandi sfide sulla roccia. Annibale preferì aprirsi un varco nella pietra usando il potere dell’aceto caldo e della fisica. Una scelta dettata dall’opportunità e certamente meno rischiosa di una scalata libera in compagnia del suo esercito di elefanti. I soldati della prima guerra mondiale hanno invece fatto della scalata e del dominio di passi e vette, una questione di quotidiana sopravvivenza che gli ha spinti a inventare materiali e tecniche specifici. Sono gli stessi giovani che dalle viscere della roccia e sotto i bombardamenti incessanti avrebbero iniziato a maturare un rispetto profondo per la montagna e il suo fascino, tanto mortale quanto verticale. Oggi la sfida esula da questioni di pura sopravvivenza o conquista territoriale ed il limite da superare è il “Record”. C’è chi decide di scalare cime di otto mila metri in pochi giorni, chi si arrampica in libera senza la sicurezza della corda e chi apre nuove vie di altissimo livello. Abbiamo pure classificato le difficoltà della roccia in gradi, come fosse qualcosa di univoco: dal terzo grado dedicato per i principianti, alle frontiere del nono grado, 9A+, 9B, 9C+. Tutto questo tecnicismo ha certamente reso l’arrampicata una scienza, uno stile di vita, un dato misurabile e quantificabile in base al più bravo, al più tecnico, al più creativo. La roccia degli eletti, è di chi vi si dedica per svariati motivi, seguendo sempre il mito del niente è impossibile. Ma la montagna è al di sopra di tutto questo, le pulsioni umane mutano nel tempo e nel contesto, ma certe cose accomunano tutti: la gravità. È un concetto molto democratico, una legge immutabile per cui qualsiasi oggetto animato o inanimato una volta che sale prima o poi è destinato a scendere. Il mondo dell’arrampicata è fatto anche di tante piccole sfide personali che accomunano un po’ tutti gli amanti della verticalità, dal novizio, alla campionessa mondiale di boulder. È la passione istintiva che questa disciplina può instillare in ognuno di noi. Un sentimento che fiorisce anche in chi, nonostante una qualsiasi disabilità
fisica o mentale, si cimenti per la prima volta in una palestra di arrampicata. Un ambiente protetto e sicuro in cui la persona può cominciare a salire, conoscendo il suo corpo, adattandolo presa dopo presa fino ad arrivare in cima, “in catena”. Un’impresa da record durante la quale il viso si contorce dalla fatica, i brividi corrono lungo la schiena, le articolazioni e i fasci muscolari sono bollenti, tesi. Solo la mente concentrata realizza le reali difficoltà dell’impresa, mentre si è fatti guidare su prese invisibili, ancorati con un solo braccio o trascinando parti di sé, in una salita condivisa e sofferta con il tuo compagno di corda. L’arrampicata è di tutti e per tutti. È un patrimonio dell’umanità, forse uno dei pochi legami rimasti con le nostre origini ancestrali, capace di mescolare sensazioni, natura, rispetto dell’altro e piena fiducia nelle proprie reali capacità. Ormai non esistano più grandi ostacoli, tutto è raggiungibile perché l’idea stessa di limite è stata già superata nel suo momento genetico. Diventa forse una ricerca fine a se stessa se si guarda all’arrampicata in termini di chi ha scalato più in alto, chi in minor tempo, chi ha avuto meno supporto o chi si è cimentato in condizioni meteorologiche più avverse. Ognuno ha il diritto di superare il proprio limite come meglio crede. Beninteso che questo non abbia conseguenze negative sul resto. Serve ripensare al concetto di sfida e superamento di se stessi oltre le edonistiche pulsioni di chi, con o senza allenamento, celebra l’ascesa del K2 o del Nanga Parbat abbracciando bombole di ossigeno e dicendo: “anche quest’anno ho superato me stesso!”. Serve una visione più ampia ed umile che celebri il rispetto come valore fondante dell’andar per roccia: rispetto verso la natura prima di tutto, verso la montagna che ci ospita, verso gli altri, verso le diversità che ci caratterizzano e verso la più grande di tutte le variabile, noi stessi. Seguendo questa visuale nasce forse un nuovo “mito”. Esso non rappresenta più niente di oggettivo e misurabile, ma trova soddisfazione nel piacere della scoperta e consapevolezza dei propri limiti e nella possibilità di tramutare le difficoltà della realtà in punti di appoggio per i piedi, in prese per le mani, per continuare a salire e conoscere meglio ciò che ci circonda. Solo iniziando questo cammino interiore l’essere animato e quello inanimato, uomo e roccia, iniziano intimamente ad avvicinarsi. È una danza sempre diversa, mai banale, in cui il record si raggiunge nel momento in cui ci si convince che arrivare in cima non è poi impossibile. Il limite non è più fine a se stesso e il risultato da celebrare è la simbiosi tra gli individui e l’ambiente, in cui l’accettazione delle diversità e la consapevolezza delle stesse, segnano l’evoluzione. Lorenzo Pupi
Passione per la vela, solidarietà e determinazione
E
Il piccolo sogno di Corrado
ra circa un anno fa quando Corrado Bentini espresse il desiderio di provare un’esperienza in solitaria in barca a vela. Non un record, non un’impresa da guinness dei primati, bensì la voglia di intraprendere un viaggio da solo, guidato dal vento e dalle onde. Il luogo scelto era il grande Lago di Garda, una location ideale grazie al vento costante che gonfia le vele e alle dimensioni che ne permettono lunghe navigazioni. Corrado ha sempre avuto la passione per la barca a vela, e da alcuni anni insegna i rudimenti di questo splendido sport ai bambini e ragazzi che partecipano ai progetti della Cooperativa sociale Arché sul Lago di Caldonazzo. Con la piccola deriva, l’Access 303, imbarcazione lunga solo tre metri, sicura, maneggevole e soprattutto inaffondabile, il velista di Ravenna ha deciso di intraprendere questa sfida. Negli anni precedenti ha dovuto però affrontare lunghi periodi di riabilitazione, in seguito ad un incidente che gli ha reso il passo difficile, faticoso. Ma abbandonate le stampelle e salito a bordo, non avverte più quell’affanno, e inizia a scivolare sul pelo dell’acqua senza più sentire il peso dell’infortunio. Così, passati alcuni mesi, si fissa la data della partenza per metà settembre 2014, quando il lago inizia a svuotarsi dai tanti turisti, ma il tempo regala ancora giornate miti. Passano i mesi estivi più caldi, quelli pieni di ragazzi iscritti ai corsi di vela, e arrivano finalmente le prime giornate di settembre. Il calendario delle attività inizia a svuotarsi, è quasi tempo di partire e Corrado aspetta questo momento ormai da mesi. Nel frattempo Gianluca Samarelli, presidente della Cooperativa Arché ha organizzato e reso più tangibile questo sogno. Per compiere il periplo del Lago di Garda è stato calcolato un tempo di almeno tre giorni e due notti, partendo da questa stima è stata organizzata la barca d’appoggio, “Arché”, dodici metri di lunghezza, sei persone di equipaggio e cibo a sufficienza per i tre giorni. L’equipaggio non aveva solo lo scopo di rispondere a qualsiasi esigenza di Corrado, ma anche quello di documentare il viaggio. Per questo motivo è stato coinvolto il regista Alessio Osele, con il compito di girare alcune riprese e istruire i ragazzi della barca d’appoggio sulle inquadrature e le interviste di cui si sarebbero dovuti occupare in autonomia durante la navigazione. Ed è così che il 15 settembre ci siamo trovati a Porto di San Nicolò, a Riva del Garda, e dopo aver aiutato Corrado a mettere in acqua ed armare la piccola barca e aver risposto alle domande dei giornalisti presenti, siamo saliti come equipaggio a bordo dell’Arché, pronti a seguire il velista solitario lungo il perimetro frastagliato del lago. La prima giornata di navigazione si conclude al porto di Bogliaco, dove giungiamo con un paio d’ore di anticipo rispetto al piccolo access 303. Giusto il tempo per riordinare e pulire la barca, preparare la cena al velista ancora all’orizzonte e, ovviamente, immortalare il suo ingresso al porto, per concludere la prima tappa di questo viaggio. Il poco vento di quel giorno non ha aiutato Corrado, che con diverse ore di ritardo rispetto alla tabella di marcia, giunse in porto, stanco ma contento di aver “rotto il ghiaccio” di questa impresa. La mattina seguente, di buon ora, armiamo nuovamente il barchino, e nemmeno il tempo di
appoggiarlo in acqua che Corrado è già partito. Desidera raggiungere il porto Lazise, l’obiettivo della seconda giornata di navigazione, e spera di arrivarci senza altri ritardi. Il vento del secondo giorno fa ben sperare, entrambe le barche sembrano ingranare una marcia diversa rispetto al giorno precedente; raggiungiamo infatti la nostra seconda destinazione in perfetto orario. Il sole ci regala splendidi riflessi sul pelo dell’acqua, e ne approfittiamo per girare alcune riprese prima dell’ingresso di Corrado in porto. Il terzo giorno si fa sul serio. Può sembrare impossibile, ma il programma prevede il nostro ritorno a Riva del Garda entro sera. In un solo giorno dovevamo percorrere l’intero tratto che era stato coperto nei due giorni precedenti; ma le correnti lo permettono, infatti con il vento in poppa la strada sembra più breve, e anche la piccola vela gialla si riempie di vento e trascina lo scafo verso nord, da dove siamo partiti. A metà del pomeriggio il vento sale ancora, portandosi dietro nuvole grigie. Ma il tempo non ci spaventa più, siamo ormai a buon punto e nemmeno una tempesta potrebbe distogliere Corrado dalla sua impresa. Ci siamo quasi, scorgiamo il porto in lontananza, è il momento di spiegare le vele, seminare la piccola barca gialla e prepararci per l’ultimo ingresso in porto, impossibile non documentare proprio la fine di questa esperienza. Il suo arrivo è lento ma inesorabile, e sebbene il protagonista di questa impresa non lo dia a vedere, tutti sappiamo quanto sia contento, emozionato per aver concluso quell’impresa a lungo sognata. Al termine della giornata, riordinata l’attrezzatura e sistemate le barche, bisogna salutarsi. Ognuno torna a casa profondamente arricchito da questa esperienza, dalla forza e determinazione di Corrado, ma anche dalla solidarietà e dallo spirito di squadra dimostrato dai ragazzi della barca d’appoggio. Rimangono un bagaglio di esperienza ed emozioni impagabili, e il desiderio di andare oltre, di onorare questi tre giorni di fatiche e soddisfazioni con qualcosa che resti negli anni, e che possa raccontare a tutti di questa esperienza unica. L’impresa di Corrado e di chi l’ha appoggiato verrà difatti raccontata in un documentario che ripercorrerà i tre giorni di navigazione, il rapporto che si è instaurato con l’equipaggio e gli aspetti più profondi di questa esperienza. Le parole di Corrado, riportate tra virgolette in prima pagina, sono state adottate come preziosa e sincera ricompensa per il sostegno e l’appoggio che siamo stati lieti di offrirgli, e da lui molto apprezzato. I tre giorni passati sulla barca d’appoggio a rincorrere quella piccola vela gialla all’orizzonte mi hanno insegnato molto sull’importanza della squadra e della collaborazione tra tutte le persone coinvolte, e sebbene l’impresa portata a termine da Corrado fosse una sfida in solitaria, il sostegno, l’appoggio, la sicurezza di avere vicino delle persone pronte ad aiutarti o anche solo una voce amica che ogni tanto esce rauca dalla radio, rompendo il rumore delle onde, possono fare la differenza, e permettere così ad una grande persona di realizzare il suo piccolo sogno. Giulio Thiella
pro.di.gio.
L’equipaggio a bordo di Arché durante le riprese
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Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Abbonamento annuale (6 numeri) Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Redazione: Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Carlo Nichelatti, Giuseppe Melchionna, Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Luciana Bertoldi, Daniele Biasi. bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Hanno collaborato: Martina Dei Cas, Corrado Bentini, Sara Caon, Walter 25 O 08013 01803 0000 6036 2000 intestato a “AssoSito Internet: www.prodigio.it Venturelli, Dorotea Maria Guida, Roberta Ziller, Giovanni Spitale, Luca Alfano. ciazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Aldeno e E-mail: associazione@prodigio.it In stampa: giovedì 27 novembre 2014. Cadine indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”. Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana). Pagamento con carta di credito su www.prodigio.it. Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2014 - n. 6
S O C I E TÀ
I ragazzi si confrontano con la realtà carceraria
A scuola di libertà
capire ai ragazzi che chi deve trascorrere un periodo dietro le sbarre è solo una persona che ha commesso degli sbagli, e quando avrà scontato la sua pena tornerà a far parte di quella società che l’ha escluso, rifiutato e imprigionato. Il tema affrontato quest’anno insieme agli studenti è stato quello della riconciliazione tra l’autore e la vittima, un modo per riparare ai danni prodotti dal reato attraverso l’incontro e la mediazione tra le parti. È necessario far loro capire che rispondere ad un reato non vuol dire vendicarsi, ma risolvere la situazione negativa prodotta da quel gesto, riparare alle
Il riconoscimento della Lingua dei Segni italiana (LIS), dopo lunghe dimostrazioni è forse arrivata ad una conclusione
Quando per far riconoscere i propri diritti non serve alzare la voce “La convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità”
Articolo 5: Uguaglianza e non discriminazione 1. Gli Stati Parti riconoscono che tutte le persone sono uguali dinanzi alla legge ed hanno diritto, senza alcuna discriminazione, a uguale protezione e uguale beneficio dalla legge. Ente Nazionale Sordi ONLUS (E.N.S.), Ente Morale che opera senza fini di lucro per l’integrazione dei sordi nella società, ha proclamato lo stato di agitazione per la mancata approvazione della Lingua dei Segni Italiana (LIS) nonché per accelerare l’iter della proposta di Legge per l’abbattimento di tutte le barriere della comunicazione. A tal fine, il 14 novembre ha organizzato un sit-in di protesta davanti alla Commissariato del Governo di Trento per chiedere che una delegazione di Dirigenti Provinciali ENS venga ricevuta dal Commissario del Governo al fine di rappresentare la gravità della discriminazione che subiscono le persone sorde ogni giorno e di richiedere la presa in carico delle nostre istanze. Tale azione, insieme a quelle organizzate da tutte le altri sedi periferiche provinciali e regionali, sarà fondamentale e funzionale alla mobilitazione di massa che culminerà nella manifestazione nazionale a Roma del 20 novembre. Il mancato riconoscimento della Lis è un fatto grave. Aggravato dal fatto che nono-
L’
stante l’Italia abbia ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle Persone con disabilità con la legge n.18 3 marzo 2009, il Parlamento italiano non ha ancora riconosciuto formalmente la Lis. Questo è un dato in controtendenza rispetto a quanto già fatto da molti altri paesi europei, tra cui la Germania e la Spagna. La sezione provinciale E.N.S. di Trento ha organizzato il sit-in presso il commissariato del Governo della Provincia di Trento, affinché la proposta di legge fosse inviata dallo stesso, direttamente al Ministero a Roma in vista della mobilitazione del 20 novembre scorso.
sue conseguenze, e fare in modo che coloro i quali lo hanno commesso possano imparare dai loro errori. Molto importanti sono anche le letture che vengono svolte dai volontari durante gli incontri nelle scuole; dai fatti di cronaca alle testimonianze dirette di autori e vittime, fino agli articoli della Costituzione. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” sancisce il comma 3 dell’art 27, concetto sfuggente che non sembra purtroppo avere sempre riscontro nella realtà moderna, come dimostrano i dati poco confortanti sul tasso di recidiva, che indicano il carcere come una perfetta scuola del crimine, dove quasi l’80% di chi vi mette piede, in breve tempo, vi farà ritorno. Questo è dovuto soprattutto al fatto che chi è stato in prigione, una volta uscito, si troverà di fronte una realtà che tende a voltargli le spalle, lasciandolo di nuovo solo e con poche alternative al reato. Il messaggio che si vuole trasmettere con questa iniziativa è quindi anche quello della necessità di ricorrere a pene meno degradanti ed estranianti, che permettano all’autore del reato di rimediare ai suoi sbagli ed essere in questo modo incluso nuovamente nel tessuto sociale. È importante quindi che i ragazzi conoscano la realtà delle misure alternative alla detenzione, strumenti che servono a punire in maniera costruttiva e che consente al reo di seguire un percorso di riabilitazione più efficace, con un aumento significativo delle probabilità di reinserimento sociale e lavorativo. Alcuni, ignorando queste misure, credono sia giusto punire con il carcere qualunque reato, mentre la pena detentiva dovrebbe essere
presa in considerazione solo come extrema ratio nel diritto penale, e non come pena principe che tutti devono scontare. Far capire agli studenti che rispondere ad un reato non significa vendicarsi di quel gesto, ma bensì cercare di riparare alle sue conseguenze, è di fondamentale importanza in quanto equivale a posare la prima pietra di un lungo percorso di sensibilizzazione sulle tematiche relative al carcere, sui limiti e sui difetti di questo sistema sanzionatorio. I ragazzi trovano così l’occasione per confrontarsi e capire cosa comporti essere privati della libertà personale, rinunciare agli affetti, sentirsi esclusi e senza possibilità di rimediare ai propri errori. Temi difficili da trattare, soprattutto se associati ad un mondo considerato distante e che non ci riguarda. Troppo spesso la strumentalizzazione mediatica porta l’opinione pubblica a diventare insofferente su alcune tematiche e a considerare giuste punizioni esemplari per rispondere ad alcuni reati, pensando siano misure che riguardano sempre gli altri e mai noi in prima persona. È invece importante responsabilizzare gli studenti per far loro comprendere quanto sia facile, soprattutto in giovane età, compiere incoscientemente delle azioni che possono avere conseguenze anche gravi dal punto di vista legale, fare in modo che riconoscano il sottile limite che separa la trasgressione dall’illegalità e che sviluppino quindi un senso critico sulla realtà penitenziaria. Anche quest’anno “A scuola di libertà” ha coinvolto più di cento istituti superiori, raggiungendo quasi 10 mila studenti. Questo è stato reso possibile dall’organizzazione e dall’affiatamento che le diverse realtà associative del territorio hanno dimostrato nella preparazione e nel coordinamento di questa importante iniziativa. Giulio Thiella
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È
stata proposta con successo anche quest’anno l’iniziativa “A scuola di libertà” istituita per la prima volta il 15 novembre 2013 dalla Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia con il Patrocinio del Ministero della Giustizia e del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Il progetto di sensibilizzazione ha lo scopo di far conoscere ai ragazzi delle scuole superiori di tutta Italia la realtà carceraria attraverso le testimonianze di volontari, operatori e di chi ha vissuto questa esperienza in prima persona. In Trentino Alto-Adige l’iniziativa è stata resa possibile dalla Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia ed è stata ampiamente appoggiata da diverse associazioni delle due Province; già l’anno scorso l’impegno venne premiato dal grande successo riscosso, con decine di volontari coinvolti e numerose scuole aderenti. Le associazioni che quest’anno hanno dato il loro contributo nelle scuole sono Odós di Bolzano, la cooperativa Punto d’Incontro, ATAS Onlus, APAS, l’associazione AMA, il convento dei frati Francescani di Cles, Caritas di Trento, la Cooperativa Girasole di Rovereto e Avvocati per la Solidarietà di Trento e Rovereto. La prima Giornata Nazionale aveva lo scopo di introdurre il tema della privazione della libertà, facendo aprire gli occhi ai giovani sui temi più sensibili riguardanti la detenzione, una situazione che migliaia di persone devono affrontare sulla loro pelle ogni anno. Questa realtà, che spesso viene strumentalizzata dai media e presentata come estranea, come un mondo a parte del quale non interessarsi, rischia di diventare un angolo buio della nostra società, ed è quindi molto importante far
Lo stessa azione è stata compiuta anche in tutte le altre regioni italiane, unite per chiedere con forza un riconoscimento lungamente atteso. Le mobilitazioni continuano e continueranno finché lo Stato italiano non adempirà ai suoi doveri. In un paese come il nostro dove le ricche normative a favore delle persone con disabilità, non sono all’altezza dell’applicazione pratica che invece si riscontra in tanti altri paesi europei, è più che mai indispensabile raggiungere una sensibilità maggiore e un’analisi di responsabilità. Per questo è necessario sostenere questa mobilitazione e sperare che la tutela dei diritti dei disabili non venga nuovamente disattesa. Lorenzo Pupi pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2014 - n. 6
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Noi al centro, percorso di gruppo per genitori con figli in affidamento
Pagina a cura del Comune di Trento
Nello scorso mese di ottobre ha preso il via il progetto “Noi al centro”, un nuovo percorso di gruppo per genitori residenti nei comuni del territorio della Val d’Adige con figli in affidamento familiare o in comunità residenziale. Il gruppo prevede la presenza di un facilitatore e, su richiesta, del servizio di baby sitting. La partecipazione è gratuita. Protagonista del progetto è un gruppo formato da genitori, assistenti sociali e operatori della Comunità Murialdo che si ritrovano il sabato mattina, dalle 10 alle 12, nella sede dell’associazione Ama (Auto mutuo aiuto) in via Taramelli 17. “Noi al centro” vuol essere uno spazio dedicato ai genitori, che possono confrontarsi sulle proprie esperienze e il proprio vissuto. I primi incontri, che hanno già avuto numerose adesioni, sono solo l’inizio di un progetto aperto al coinvolgimento di tutti i genitori interessati. Per partecipare, contattare il proprio Polo sociale o in alternativa i referenti del progetto (Monica Susat 0461 884546 e Vallì Mosele 0461 884468 del Servizio Attività sociali del Comune, oppure Serena Olivieri della Comunità Murialdo 347 3730032).
Punto famiglie ha cambiato casa In via Taramelli il nuovo spazio di ascolto e confronto
Punto Famiglie ha cambiato casa. La sede di questo spazio di ascolto e confronto non è più nella vecchia sede di Corso Tre Novembre, ma si è trasferita in via Taramelli, una laterale di via Giusti, al civico numero 17. Se è cambiato l’indirizzo, rimane invece identica la mission di questo luogo diventato negli anni un punto di riferimento per le famiglie della città. Qui infatti si può trovare sostegno, individuale o familiare, per affrontare un momento critico della vita, si possono avere informazioni sui servizi a disposizione, si può partecipare a gruppi che si riuniscono con la logica dell’auto mutuo aiuto o ancora intraprendere percorsi formativi sulle tematiche della relazione di coppia o della genitorialità. Per conoscere più da vici no l’attività del Punto Famiglie w w w.puntofamiglie.it, 0461 391383.
Domanda di locazione Presentazione domanda per la locazione di un alloggio pubblico e l’erogazione del contributo integrativo sul canone di locazione
Sito Internet del Comune di Trento: www.comune.trento.it Numero Verde 800 017 615
Fino 31 dicembre 2014 sono aperti i termini per presentare le domande per la locazione di un alloggio pubblico e per l’erogazione contributo integrativo sul canone di locazione, riferite ai Comuni di Trento, Aldeno, Cimone e Garniga Terme. Prima della presentazione della domanda sarà necessario richiedere ad un CAF convenzionato con la PAT l’attestazione ICEF edilizia pubblica aggiornata (che non dovrà essere superiore allo 0,23 per le domande di alloggio pubblico ed allo 0,21 per le domande di contributo integrativo).
La domanda potrà essere presentata agli sportelli del Servizio Casa e Residenze protette del Comune di Trento sito in via Torre d’Augusto 34. Per facilitare la domanda, sotto forma di intervista, è stato predisposto uno schema riepilogativo delle informazioni che il richiedente dovrà conoscere; tale schema potrà essere ritirato presso gli uffici o all’indirizzo internet www.comune. trento.it
Trento, città del Natale Fino al 6 gennaio prossimo Trento diventa la “città del Natale”. Un ricco programma di appuntamenti ed iniziative accompagneranno grandi e piccini nei luoghi più affascinanti della città, conosciuti e non, nella magica atmosfera natalizia che rende ancora più speciale la città in questo periodo dell’anno. Per i più piccoli è stato creato quest’anno un nuovo allestimento in piazza Dante che, dopo i lavori di ristrutturazione, si presenta in una nuova veste, pronta per accogliere i bambini e le loro famiglie con un ventaglio di animazioni, giochi, laboratori creativi e attività didattiche. Un suggestivo allestimento artistico, illuminato con speciali effetti luce e realizzato dagli studenti dell’Istituto d’Arte A. Vittoria e degli Istituti scolastici CFP Enaip Trentino, contribuisce a diffondere una magica atmosfera natalizia. Ai piedi del tradizionale albero illuminato si possono trovare la casetta di Babbo Natale, dove nei fine settimana i bambini possono
incontrare Babbo Natale ed i suoi amici, ricevendo un piccolo dono, una caramella o un libricino, e la Casetta degli Elfi nella quale saranno proposte sia attività delle fattorie didattiche legate al mondo rurale e agrituristico trentino che attività manuali, grafiche e ludiche, utilizzando materiali e prodotti naturali per sensibilizzare i bambini sui temi della solidarietà e del riuso. Tra le attività proposte ci sono anche piccole recite e proposte di lettura. Sempre in piazza Dante, dalla stazione capolinea del trenino di Babbo Natale si può partire per un suggestivo percorso alla scoperta del centro storico oppure, presso la casetta dei pony, si può fare una breve passeggiata all’interno del parco in groppa a questi simpatici amici. Ogni sabato pomeriggio le melodie dei Cori Voci Bianche riscaldano l’atmosfera di questo piccolo villaggio a misura di bambino. E’ prevista anche la presenza di una casetta “Baby Little Home” per offrire alle neo mamme uno spazio riservato per cambiare i pannolini e allattare i propri piccoli. A corollario dell’allestimento dedicato ai più piccoli, la 6^ edizione del concorso “Un albero di Natale creatTivo”: un bosco di abeti addobbato con materiali di riciclo dai bambini e ragazzi delle scuole della città, che si potrà ammirare anche gustando una bevanda calda e un piccolo dolcetto natalizio. Infine nel pomeriggio del 1° gennaio – sempre in piazza Dante - si festeggia il Capodanno dei bambini con giochi musica animazione, cioccolato caldo e tanta allegria. Uno altro evento particolarmente atteso è il Mercatino di Natale, che quest’anno apre un nuovo polo in
piazza Cesare Battisti, oltre all’ubicazione storica di piazza Fiera. Nelle tipiche casette in legno addobbate a tema, gli espositori offrono l’eccellenza della loro produzione artigianale e artistica per suggerire un piccolo dono da regalare o, perché no, da regalarsi. A rendere ancora più speciale il Mercatino, un itinerario enogastronomico tra le casette propone la degustazione dei tipici prodotti trentini. Nel centro storico della città, durante i fine settimana, ci si può emozionare con la musica dei Concerti itineranti dei gruppi vocali e bandistici che accompagnano cittadini e turisti nei luoghi più caratteristici della città, con brani che spaziano dai pezzi classici tedeschi del Natale a quelli popolari trentini: una serie di mini-concerti con le più belle melodie natalizie, all’insegna della passione per il canto popolare. Nelle domeniche dell’Avvento, inoltre, i Cori di Montagna si esibiscono in un ampio repertorio di canti natalizi, nel cortile interno di Palazzo Thun, rendendo ancor più suggestiva l’atmosfera del Natale. In via Garibaldi si può trovare il “Mercatino di Natale del volontariato e della solidarietà”, allestito nelle tradizionali casette espositive messe a disposizione dall’Amministrazione comunale: qui i volontari di oltre cinquanta associazioni della città - impegnate in progetti di sviluppo per il sud del mondo, l’ambiente, i bambini, gli ammalati, i disabili - offrono i loro prodotti creati artigianalmente dai soci o provenienti dalle zone dove le associazioni operano. www.trentocultura.it www.discovertrento.it
Ecco la piazza Santa Maria Maggiore del futuro I lavori al via in primavera Grazie allo splendido rendering in basso possiamo vedere come Piazza Santa Maria Maggiore e le strade vicine cambieranno volto grazie al progetto di valorizzazione dell’area che prevede la riqualificazione dell’arredo urbano e l’estensione della ZTL (zona a traffico limitato) alla parte antistante la chiesa, di via S. Giovanni, della Piazzetta 2 settembre 1943 e di via Roma, nel tratto compreso tra via Orfane e
piazza della Portella. Per facilitare la gestione dei veicoli autorizzati verrà istallato un sistema di controllo con varchi elettronici. Gli interventi, per un costo di 480 mila euro, renderanno più organica questa parte di città con il resto del centro storico e contribuiranno a rivitalizzare una zona che negli ultimi anni è stata interessata da un crescente degrado anche dello
spazio pubblico. In piazza Santa Maria verrà rifatta la pavimentazione con cubetti in porfido, i marciapiedi saranno allargati e pavimentati in pietra rossa e sarà realizzata un’area pedonale. L’intera area interessata dai lavori diverrebbe così complanare permettendo la più ampia libertà nell’istallazione di manufatti provvisori per eventuali iniziative, feste di quartiere, mercatini, ecc.
Sono iniziati da qualche giorno, nel quartiere di Madonna Bianca a Trento, i lavori per la realizzazione della Casa Hospice, progetto sul quale da anni è impegnata la Fondazione Hospice Trentino onlus.
Al via i lavori per la Casa Hospice di Trento
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n occasione della posa della prima pietra la Fondazione ha organizzato per sabato 15 novembre una “carriolata giocosa”, con la partecipazione della comunità sul cui territorio sorgerà la struttura, di Patrimonio Trentino spa che cura la costruzione, delle autorità civiche trentine e dei responsabili dell’Azienda sanitaria. Nonostante la giornata piovosa una folla si è ritrovata in piazza Europa a Madonna Bianca. Tutti assieme, con carriole, badili e picconi con una breve passeggiata, a suon di musica, si è raggiunto il cantiere dove il presidente della Fondazione Geremia Gios, assieme al presidente della Provincia Ugo Rossi, al sindaco di Trento Alessandro Andreatta, a una volontaria, un giovane ragazzo ed un entusiasta bambino hanno posato il primo mattone delle fondamenta della nuova casa. Proprio a Madonna Bianca, in località Malpensada, a fianco alla Casa del Sole, Patrimonio Trentino spa costruirà l’hospice di Trento. Sarà una casa confortevole e accogliente, in cui operatori sanitari, volontari e familiari possano prendersi cura della persona malata e della sua famiglia, alleviando il dolore e controllando gli altri sintomi, assistendo nelle necessità, sostenendo psicologicamente, valorizzando la dignità e l’individualità di ciascuno. Saranno 10 le camere, poste al primo piano della struttura, dedicate ai pazienti. Il piano terra sarà invece dedicato all’assistenza palliativa e antalgica in regime di day hospital. All’hospice il malato può continuare a vivere la propria vita, nonostante la grave malattia, assistito da persone preparate e sensibili. La Casa Hospice infatti è un luogo di “sosta” per il malato e per la famiglia in momenti di particolare fatica e stress, quando l’assistenza a domicilio non è possibile. L’obiettivo principale dell’approccio palliativo, infatti, è la promozione della miglior qualità di vita possibile, attraverso il controllo dei sintomi e la costante attenzione per i bisogni fisici, psicologici, sociali e spirituali. Grande importanza è riservata alla presenza umana e alla relazione, per la valorizzazione dell’unicità dell’individuo e dell’irripetibilità del momento vissuto. Ogni persona è presa in cura da un’équipe interdisciplinare, composta da medici, infermieri, OSS (operatori assistenziali), psicologi e da tutte quelle figure che possono essere di aiuto per rispondere ai bisogni dell’ospite e della famiglia. Le persone in fase avanzata di malattia, oltre ad assistenza medica, hanno bisogno di tempo, comprensione e vicinanza umana che soprattutto i volontari possono garantire. Seguiti da tutor e dalla psicologa della struttura sono in grado di dedicare questo tempo “di cura” per parlare, ascoltare o semplicemente per stare loro accanto. Consapevole dell’importanza della figura del volontario, la Fondazione Hospice Trentino Onlus - nata nel 2007 per volontà di persone che hanno conosciuto
Dall’alto: - Rendering della nuova struttura. - Un momento dell’inaugurazione. - La posa della prima pietra.
l’esperienza di malattia appoggiate con forza della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale - oltre ad aver seguito la progettazione della nuova struttura e a prepararne ora la gestione, si è assunta il compito di cercare, formare e attivare i volontari. Oggi sono una ventina le persone che dedicano un po’ del loro tempo a diretto contatto con le persone ammalate in hospice o a casa, o si impegnano in attività di sportello e di raccolta fondi. Infatti la Fondazione non ha bisogno solo di volontari a diretto contatto col malato e la famiglia, ma anche di chi vuole cimentarsi in attività di cura dell’ambiente in cui la persona è assistita o funzionali all’organizzazione (curare fiori, fund raising, reception), e nella promozione culturale e informativa sulle Cure Palliative. Diffondere la Cultura delle Cure palliative e della dignità del vivere pienamente e con la miglior qualità di vita tutto il proprio tempo è infatti obiettivo principale della Fondazione.
Riserva di prognosi Un’oncologa si ammala di cancro e interroga la sanità
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n altro appuntamento importante per la Fondazione Hospice Trentino Onlus è stata la pubblicazione di Riserva di prognosi - Un’oncologa si ammala di cancro e interroga la sanità. È la storia della dottoressa Barbara Soini che a 44 anni scopre di avere un cancro con prognosi severa e, da paziente, rivede situazioni, aspettative, necessità fino a quel momento registrate da medico curante. Ritiene che la propria esperienza e lo ‘sdoppiamento’ della lente con la quale rivedere il cammino di un paziente oncologico (ma non solo) possa servire a chi, direttamente o indirettamente, si trovi ad affrontare una malattia di questo tipo. Il libro (Ed. Erickson) scritto da Mi-
lena Di Camillo e Loretta Rocchetti è stato presentato il 14 novembre a Trento a Palazzo Geremia, davanti a oltre duecento persone. “Riserva di prognosi” non è un libro “contro” qualcuno o qualcosa. È invece una proposta - rivolta ad operatori sanitari, pazienti oncologici, familiari di qualunque luogo o struttura - di riflessione e, questo sì, di stimolo a non ‘accontentarsi’ di schemi, prassi e ‘certezze’ acquisite. E a non fermarsi mai, anche quando ci si senta dire ‘questo non è possibile’. Il libro, arricchito dalla prefazione di Laura Campanello, nella prima parte è la ‘cronistoria’ clinica e umana di Barbara, una sorta di ‘diario di viaggio’, raccolto durante le conversazioni: Barbara parla da medico ma anche da paziente, testimoniando scoperte sia negative che positive e sollevando alcuni interrogativi. La seconda parte propone un’intervista a Barbara, la testimonianza di suo marito Franco e l’intervista a Francesco e Antonella, colleghi e amici di Barbara. La terza parte è dedicata all’approfondimento di alcuni temi-chiave emersi nel dialogo con Barbara e alla riflessione tra esperti nazionali che, a vario titolo, hanno esperienza specifica in materia oncologica o, più in generale, sanitaria. La conclusione, articolata tra cultura, etica e filosofia, è di Loretta Rocchetti. Il ricavato della vendita del libro e i diritti d’autore andranno a sostenere la Fondazione Hospice Trentino onlus, di cui Barbara Soini faceva parte e di cui sono socie le stesse autrici. “Riserva di prognosi” è reperibile nella sede della Fondazione (via Dordi 8 a Trento tel 0461/239131) e nelle librerie della città. Testi di Stefania Costa, foto di Carlo Tenni.
39000 baby spose senza volto ogni giorno dicono il loro sì
Una sposa di 12 anni
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hea ha 12 anni e vive nell’occidentalissima Norvegia. Sabato 11 ottobre doveva sposare Geir di 37 anni. Prova vestito fatta, anelli scelti, lista degli invitati copiosa: l’intero mondo del web. Dal blog della ragazzina, infatti, è possibile seguire da vicino i preparativi delle nozze: le foto dei due innamorati si mischiano e confondono con quelle della cameretta di lei e del suo orsacchiotto emblematicamente addormentato sotto il velo da sposa. Ciò che degli scatti colpisce più di ogni altra cosa sono gli occhi di Thea. Fissa l’obbiettivo con la consapevolezza che appena 12 anni di vita possono dare. Viene da domandarsi cosa ne sappia mai una bambina che ha appena finito le elementari di matrimonio. Forse nulla, o forse sottovalutiamo tutto quello che Hollywood può insegnare. “Ieri mia mamma mi ha detto che sto per sposarmi, con Geir, ed è un po’ strano perché lui è così grande, ma mamma ha detto che va benissimo”. In Norvegia il blog diventa in pochi giorni il più seguito dell’intera nazione. Il link rimbalza anche su Facebook e Twitter, condiviso e ricondiviso da migliaia di utenti che, indignati, invocano l’intervento delle autorità per proteggere il diritto all’infanzia di Thea. Moltissimi gridano, attraverso le maiuscole dei commenti virtuali, che non è ammissibile che una bambina venga strappata in questo modo ai suoi giochi. Non è giusto che rinunci ai suoi sogni, al suo futuro. Non a 12 anni. Non per un tale insensato matrimonio. Thea, però, non è mai esistita. O perlomeno, non in Norvegia. È stata inventata dall’associazione Plan per accendere i riflettori sulle 39000 ragazze minorenni che ogni giorno in qualche angolo di mondo sono costrette a sposarsi. Senza un blog ad annunciarlo, senza dei riccioli biondi ad incorniciare occhi tristi. Kader aveva 14 anni, solo un paio più di Thea, quando è morta di parto dando alla luce il suo secondo bambino. In Yemen, Rawan a 8 anni è andata in sposa ad un uomo che ne aveva 40. È morta di emorragia per le lacerazioni riportate a causa di un rapporto sessuale precoce. Perché è questo che i film americani non insegnano sul matrimonio. Perché questo è quello che di quei matrimoni non dobbiamo dimenticare noi per primi. Il fenomeno è estremamente capillare: secondo alcuni dati elaborati dalle Nazioni Unite nell’Africa subsahariana e in Asia meridionale una ragazza su nove si sposa prima
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di compiere 15 anni. Da un lato, il problema affonda le sue radici in tradizioni e consuetudini diffuse in particolar modo in quelle società organizzate ancora intorno all’idea di clan. Sono proprio le famiglie, infatti, che combinano unioni di convenienza per ragioni economiche o per rafforzare il prestigio e la propria posizione all’interno della comunità. Dall’altro lato, però, la sola maschera della differenza culturale non è più sostenibile. La povertà e lo scarsissimo livello di istruzione giocano, in
realtà, un ruolo essenziale nel perpetrarsi di queste usanze. Per combattere contro l’epidemia delle baby spose è necessario promuovere programmi di istruzione per educare i bambini e le bambine. È indispensabile sconfiggere l’analfabetismo che in quelle aree ancora dilaga. È fondamentale promuovere, in collaborazione con i leader locali, iniziative di sensibilizzazione per le popolazioni direttamente coinvolte. È essenziale dare effettivamente voce ai diritti contenuti nella Convenzione delle Nazioni Unite sull’infanzia e fissare a livello internazionale un’età minima legale per il matrimonio. Lo dobbiamo fare perché una bambina norvegese di 12 anni è uguale a una bambina nigeriana. Hanno magari sogni diversi, ma quelli di entrambe meritano di avere una speranza di concretizzarsi. L’11 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale delle Bambine, Thea ha sfilato con il suo vestito bianco tra i banchi di una chiesa gremita. Davanti all’altare un uomo di 37 anni l’aspettava per diventare suo marito. Davanti al prete, alla sua famiglia e al mondo intero Thea ha detto che no, non voleva diventare moglie di quell’uomo. Le è bastato scuotere la testa, voltare le spalle allo sposo e poi, raggiante, riattraversare la folla compatta che applaudiva il suo gesto coraggioso. Per le Rawan e le Kader del mondo non è altrettanto facile. Perché loro non hanno un volto, eppure sappiamo che ogni giorno si vestono di bianco e non saranno capaci di dire no. Marta Pilotto
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L’associazione Nuove Rotte in collaborazione con la Cooperativa Sociale Arché e con il patrocinio del Centro Servizi Volontariato di Trento, in partenariato con Inail, Cip e CONI hanno avuto il piacere di presentare il primo workshop proattivo dedicato allo sport e alla disabilità nella Provincia di Trento. “Senza Ostacoli”, questo il titolo dell’evento, si è tenuto in una singola giornata presso la palestra polifunzionale di Sanbàpolis, a Trento, sabato 18 ottobre 2014 dalle ore 9.00 alle 17.30. Un’occasione per scoprire e affrontare i confini, le criticità e le opportunità sportive presenti sul territorio trentino per persone con disabilità motorie e psicofisiche. L’evento vuole porre l’attenzione su tutte quelle realtà associative e organizzazioni che offrono possibilità concrete di conoscere e praticare diverse discipline sportive, in un’ottica tesa all’inclusione tra persone disabili e non. La giornata prevedeva una parte dedicata al convegno che nel pomeriggio è proseguito con una tavola rotonda per discutere liberamente dei temi trattati e interagire con le pratiche sportive, gli esperti e i protagonisti. Intanto nella palestra attigua alla sala conferenze e in parallelo al convegno, si è svolta la “prova allo sport” grazie all’allestimento di stand da parte di tutte le associazioni e organizzazioni coinvolte che già operano sul territorio e ad altre che provengono da contesti extra-provinciali. Una vetrina per conoscere e provare le diverse discipline e attrezzature rese accessibili: dall’arrampicata in palestra artificiale per ragazzi con difficoltà psichico motorie assistiti dal gruppo di istruttori della SAT sezione Trento, la Joelette da montagna, la barca a vela access, il SUP surf della Coop. Archè Basket in carrozzina, handbike, dragon-boat e tanto altro. La conferenza è stata tradotta in simultanea nella lingua dei segni, da traduttori dell’Ente Nazionale Sordi, nonché la diretta a cura della radio universitaria Sanbaradio che si è occupata di intrattenere i presenti e non, con buona musica e interventi ai microfoni dei protagonisti. Questo Storytelling grafico, che vuole essere un poster-tributo a tutti quelli che si sono messi in gioco ha l’obbiettivo di catturare i volti, le impressioni e pensieri di una giornata all’insegna dello sport per tutti.
Scie di Passione: tanta neve e tanti progetti sportivi legati allo sci e alla disabilità LINK: www.folgariaski.com
SAT: La famosa Società degli Alpinisti Tridentini ha partecipato all’evento mettendo a disposizione alcune guide alpine per la sicurezza all’interno della palestra di roccia. LINK:www.sat.tn.it
Avisio Rafting: scendere tra le rapide non è mai stato così accessibile per tutti, andate a conoscere gli operatori e il loro gommone rafting, il divertimento è assicurato. www.avisiorafting.it
Sanbaradio: La radio universitaria di Trento per eccellenza. Durante tutto l’evento ha curato il service audio del convegno, trasmesso in diretta dalla palestra di Sanbapolis e regalato ai presenti tanta bella musica. LINK: www.sanbaradio.it
Sport-Team Vallagarina: squadra sportiva che svolge attività con le Handbike, curling, vela e aereo. LINK: www. sportteamvallagarina.it
Partners
Tavolo Provinciale per le Pari Opportunità: presenti per sostenere la rete sportiva tra persone, associazioni e istituzioni. LINK: www.tavoloponellosport.it
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INSIEME: in collaborazione con Agsat e con l’Azienda Multiservizi di Rovereto, nasce il gruppo di genitori di “Associazione Insieme”, con lo scopo di fornire lo stesso intervento agli utenti del basso Trentino. pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | dicembre 2014 - n. 6
Promotori
Con il sostegno di Cooperativa sociale Arché: Barca a vela, SUP Surf e in generale attività in contatto con l’acqua per persone disabili, anziani, ragazzi problematici, insomma una realtà cooperativa che non lascia mai nessuno a terra. LINK: www.arche-tn.it Associazione Nuove Rotte: associazione incubatrice di progetti da cui nasce anche la proposta del workshop “SenzaOstacoli” di cui è l’organizzatore ufficiale.
Willy shark e Nautilus: Sub e tanta passione per sondare gli abissi dei nostri laghi trentini e anche al mare, tanti corsi per tutti i livelli e capacità. LINK: www. willyshark.it www.nautilusclub.it
SportABILI Predazzo: Passaggiate in mantagna, rafting, sci, snowboard e tante attività tutto l’anno con gli amici di SportAbili che propongono di unire disabili e non nella disciplina sportiva e nel turismo. LINK: www.sportabili.org Oltre le Vette: associazione che insieme alla SAT di Arco organizza emozionanti escursioni accessibili sulle vette trentine grazie all’utilizzo della Joelette per disabili.
ENS Ente Nazionale Sordi: l’Ente Nazionale Sordi, ha messo in gioco la sua sezione Orienteering e Mountainbike, organizzando dei percorsi ad hoc per i partecipanti. Indispensabili anche per la traduzione simultanea nel linguaggio dei segni durante tutto il convegno e la tavola rotonda. LINK: www.ens.it
ESN Erasmus students network: il punto di riferimento per gli Studenti erasmus che vengono a studiare in Italia, durante l’evento hanno gestito e organizzato il lavoro dei volontari chiamando a raccolta molti studenti provenienti da tutta Europa. LINK: www.esnitalia.org
Asd Tennis tavolo Lavis: L’Associazione dilettantistico sportiva che vuole promuove la pratica del tennistavolo a tutti. LINK: www.asttlavis.it
Grisù Dragon boat: attività sul lago di Caldonazzo con una barca a remi di 12 metri per venti persone di equipaggio, dove la componente agonistica si unisce a progetti e attività sociali con le scuole e non solo.
G.S. Periscopio: è un gruppo sportivo che propone diverse attività sportive per disabili attraverso la pratica dell’Handbike. LINK: www.gsperiscopio.it
G.S. Albatros Trento pallacanestro promuove la pallacanestro in carrozzina organizzando incontri e partite davvero esplosive. LINK: www.albatrostrento.it Climb For Life & Admo: bella opera di sensibilizzazione per la donazione del midollo osseo veicolata dalla passione per l’arrampicata e da testimonial sportivi uniti dal motto “Dona che ti dona”. LINK: www.climbforlife.it www.admo.it
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Speciale di Prodigio
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Posa della prima pietra per la casa Hospice di Madonna Bianca
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on una “carriolata giocosa”, come l’hanno definita gli organizzatori, una marcia con le carriole partita da piazza Europa a Madonna Bianca, e la successiva posa simbolica della prima pietra, sono iniziati, a monte della “Casa del Sole”, i lavori per la realizzazione di una Casa Hospice che nelle previsioni entrerà in funzione nel 2016. Su questo progetto da anni è impegnata la Fondazione Hospice Trentino onlus. Alla cerimonia ha partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi; “È un’opera - ha detto - per la qualità e la dignità della vita”. Si tratta di una struttura attesa da tempo, come è stato ricordato, e che si pensa sarà completata entro due anni per poi accogliere persone in stato di fragilità. “Questo cantiere - ha aggiunto il presidente Rossi - è un inno alla vita, che deve essere sempre vissuta pienamente. Dignità, tenerezza, competenza: questi sono i valori di riferimento con cui ci si prepara ad accogliere la vita in questo luogo.” Il presidente ha sottolineato il grande impulso giunto dalla comunità affinché si arrivasse al varo di questo cantiere. “Come Provincia - ha detto il presidente Rossi - abbiamo sostenuto volentieri questa iniziativa”. L’obiettivo è avere un luogo accogliente, in cui gli operatori sanitari, i volontari e i familiari possano prendersi cura della persona malata. L’Hospice dovrà diventare una vera e propria casa che metta a suo agio i pazienti, offrendo loro assistenza in un ambiente protetto. Geremia Gios, presidente della Fondazione Hospice ha ricordato che molti hanno dato il loro contributo per arrivare a questo giorno. Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta ha aggiunto che in questa struttura scienza e medicina dovranno sposarsi con l’umanità. Per i dettagli sul progetto: www.fondazionehospicetn.it/hospice/il-progetto.html
Sostegno degli alunni con minorazioni sensoriali
Anche per l’anno scolastico 2014 - 2015 la Provincia destina risorse finanziarie alle istituzioni scolastiche e formative provinciali e paritarie per la realizzazione del servizio di lettorato, ovvero assistenza nella preparazione individuale a casa, a favore degli studenti che presentano problemi del linguaggio e della comunicazione conseguenti a minorazioni dell’udito e della vista. Questo intervento è attuato da soggetti privati accreditati con i quali vengono stipulate apposite convenzioni. Questo è il contenuto della deliberazione approvata dalla Giunta provinciale, su proposta del presidente Ugo Rossi. L’impegno complessivo di spesa è di 344.418 euro. L’attività di lettorato destinata all’inserimento degli studenti con minorazioni sensoriali dell’udito e della vista è finanziata nell’ambito del Fondo per la qualità del sistema educativo provinciale di cui all’art. 112 della legge provinciale 7 agosto 2006, n. 5. La versione completa della delibera si può consultare e scaricare, da giovedì 20 novembre 2014, sul portale della scuola trentina www.vivoscuola.it.
Provvidenze a favore degli invalidi civili Ulteriori 3 milioni di euro sono stati stanziati dalla Giunta provinciale, con una delibera a firma dell’assessora Donata Borgonovo Re, per la gestione delle provvidenze economiche a favore dei ciechi civili, dei sordi e degli invalidi civili. Lo stanziamento è diretto all’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa che gestisce tali interventi. I 3 milioni serviranno, in particolare, per coprire il fabbisogno finanziario dell’ultimo bimestre 2014. Eventuali somme residue, non utilizzate nel 2014, saranno impiegate per le medesime finalità nel 2015.
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Finanziaria 2015: più competitivi, ma nella coesione sociale
umentare la crescita, mantenere la coesione sociale e aprirsi, aprirsi di più. Sono queste le sfide che il Trentino, pur in un contesto difficile, deve vincere. E la manovra finanziaria approvata dalla Giunta al termine del confronto con le parti sociali, punta proprio verso questi obiettivi. “Realismo, coraggio ma anche fiducia - ha spiegato il presidente Ugo Rossi - rappresentano l’atteggiamento che dobbiamo tutti assumere per impostare le strategie, mantenendo alto lo sguardo sul futuro”. All’insegna del realismo, ad esempio, la trattativa con lo Stato per garantire la maggior stabilità possibile alla programmazione provinciale. “Occorre realismo - aggiunge il presidente - anche per guardarsi allo specchio. Prendere atto che il Trentino non cresce abbastanza, che quanto fatto per garantire coesione sociale ci dà indubbiamente un irrinunciabile valore aggiunto, ma incide sulla spesa corrente, e che gli investimenti fatti in passato pesano anche sui bilanci dell’oggi. La consapevolezza suggerisce di essere selettivi nelle scelte, di unire le forze coinvolgendo il privato, di ritrovare la voglia di essere competitivi, di innovare. Solo così riusciremo a dare risposte concrete e stabili, per il lavoro, per il futuro dei nostri figli, per la qualità dei servizi che finora ci hanno visto ai primi posti in termini di welfare”. Ma quali sono le novità su cui è impostata la manovra 2015? Meno tasse per le imprese Il Trentino è un motore complesso: per trasmettere la sua forza a tutti i settori che nel loro insieme ci restituiscono l’immagine di un territorio efficiente e di qualità, occorre quell’energia che solo il ciclo produttivo può dare. Ecco perché la manovra è fortemente orientata a far crescere il PIL provinciale. La filosofia è contenere la spesa corrente, puntare sugli investimenti che assicurano maggiore ricaduta, muovendosi dentro politiche sempre più di contesto. Accanto agli effetti della manovra nazionale che vale 40 milioni di euro di detassazione per le imprese, la Provincia prevede un pacchetto di ulteriori riduzioni Irap, quadruplicando l’effetto a 160 milioni complessivi. L’obiettivo è attrarre nuove imprese e stimolare quelle già presenti a fare nuovi investimenti, favorendo l’incremento dell’occupazione stabile. Da aggiungere l’accordo di sistema con i Comuni per ridurre (come l’anno scorso) dell’1 per mille l’aliquota della nuova Imposta semplice (ex Imu e ex Tasi) per tutti gli immobili “ D” di tipo produttivo Un “Pacchetto attrattività” per investire in Trentino Il Trentino deve prendere atto che la sua competitività potrà crescere aprendosi di più rispetto ad oggi, senza timori o paure. Questo vale anche per la sua economia: dal Trentino verso l’esterno; dall’esterno verso il Trentino. Trentino Sviluppo avrà come compito primario quello di favorire questo processo e di promuovere tutte le “facilities” che il Trentino è in grado di offrire ad investitori esterni: -fiscali (attuali e nuove, come il credito d’imposta) -di incentivo economico diretto -in tema di ricerca e di messa a disposizione di spazi insediativi -burocratico-amministrative (in particolare in campo urbanistico-ambientale). Il “Credito di imposta”, anche per la qualità delle piccole imprese Reso possibile dal Patto di stabilità, il “credito d’imposta” incentiva le imprese su una serie di fronti che vanno dall’export ai servizi agli investimenti sotto soglia. Il confronto con le categorie economiche ha permesso di definirne l’utilizzo anche con riferimento alle piccole imprese che hanno avviato processi di formazione imprenditoriale e di riorganizzazione e certificazione dei processi produttivi per migliorare la qualità e la competitività. Arriva l’ “imposta semplice” Gioca un ruolo da protagonista nel nuovo scenario che si sta disegnando per gli enti locali, sempre più chiamati a logiche di programmazione ed erogazione di servizi di livello sovracomunale. Il nuovo tributo di natura immobiliare, già ribattezzato “imposta semplice”, assorbirà l’IMU e la TASI. Semplice perché? Anzitutto perché non costringe cittadini e imprese ad autocalcolarsi gli importi dovuti, col rischio di errori che poi si pagano. Definisce esattamente per quali fabbricati ed aree fabbricabili si paga e azzera dubbi interpretativi di Imu e Tasi. Anche se ora molte amministrazioni inviano un bollettino prestampato a casa del contribuente, spetta a quest’ultimo verificare i dati. Con l’imposta semplice invece - ed è il primo esperimento in Italia - saranno i comuni a garantire che la cifra calcolata è corretta, sgravando quindi il contribuente di qualsiasi altra responsabilità se non quella di fare il versamento. Per contro, l’imposta semplice assicurerà ai Comuni
maggiore manovrabilità del tributo (potranno modulare aliquote e detrazioni tra le diverse categorie, per il miglior equilibrio possibile in relazione alla specifica situazione socio economica) garantendo loro una maggiore disponibilità diretta di liquidità. L’imposta è anche più equa: l’abitazione principale paga in funzione delle caratteristiche di ogni singolo comune, che può personalizzarne l’applicazione anche per singole categorie di fabbricati. Essa elimina infine alcune esenzioni riguardanti le aree edificabili dei coltivatori diretti ed imprenditori agricoli. Restano invece esentati i cosiddetti “strumentali agricoli”, ossia fabbricati di servizio come stalle, fienili, piccoli depositi. Meno pressione fiscale sui cittadini rispetto a quella statale - tassa automobilistica provinciale: - 20 per cento rispetto alla tariffa ordinaria per euro 5 e superiori (Stato: +/- 10% della tariffa ordinaria) - Imposta su assicurazioni auto: 9% (Stato: imposta ordinaria 12,5%, consentite oscillazioni in più o in meno del 3,5%) - Imposta provinciale di trascrizione per atti soggetti ad Iva: tariffa fissa di 151 euro (Stato: tariffa proporzionale) - tassa universitaria: 140 euro (Stato: fino a 200 euro) Estinzione del mutuo dei Comuni Come noto, fra le novità previste dal Patto di Garanzia vi è anche la possibilità per la Provincia di ridurre il debito dei Comuni, grazie all’allentamento del Patto di stabilità e quindi utilizzando risorse già esistenti. Il debito complessivo dei mutui comunali è di circa 250 milioni di euro. Grazie a questa possibilità sarà ridotto il debito del settore pubblico provinciale ma anche l’onere per interessi passivi a carico degli enti locali. Gli investimenti strategici Riprogrammazione è la parola d’ordine per non rinunciare alle infrastrutture strategiche pur nella necessità di garantire “tenuta” al bilancio provinciale. Nel triennio 2015-2017 sarà possibile realizzare lavori e manutenzioni straordinarie per un importo complessivo pari a circa 100 milioni di euro annui a cui si aggiungono quelli degli enti locali stimabili in ulteriori 100 milioni annui. Si confermano dunque opere rilevanti quali, il Nuovo ospedale del Trentino, gli interventi per gli ospedali di Borgo e di Cavalese, il collegamento Loppio-Busa e la variante di Cles, il prolungamento dell’abbassamento della ferrovia Trento-Malè nel comune di Lavis, il prolungamento della Trento Malè fino a Mezzana e la nuova officina della Trentino Trasporti a Spini di Gardolo, il polo della Meccatronica e la nuova biblioteca dell’Università, il nuovo istituto d’arte di Pozza di Fassa, il depuratore Trento Tre, la prosecuzione del progetto per estendere la connettività ultra veloce sul territorio provinciale nelle aree non coperte dal progetto nazionale. Sempre più parternariato Sempre più ricerca di partnership fra pubblico e privato per la realizzazione di opere pubbliche ma anche di servizi. Ecco perché una norma della legge finanziaria propone uno specifico organismo di valutazione delle iniziative. Gli interventi potranno essere finanziati a valere su fondi unici, ma - in coerenza con l’impegno a realizzare un contesto favorevole e competitivo - si intensificherà il ricorso al credito d’imposta per la corresponsione dell’intervento a carico della Provincia, accompagnato anche dall’attivazione di garanzie tramite i Confidi. La risorsa “patrimonio pubblico” Anche il patrimonio pubblico costituisce una leva per incentivare investimenti privati. Per questo sarà attivato da subito un censimento di tutto il patrimonio pubblico presente sul territorio, a partire da quello provinciale. L’obiettivo è quello di valorizzarlo e metterlo economicamente a frutto, anche attraverso dismissioni e coinvolgendo investitori privati, con strumenti a ciò destinati (fondi). Ad occuparsene sarà Patrimonio del Trentino che coinvolgerà anche le altre società del “gruppo Provincia”. Coesione sociale: fattore di civiltà, ma anche di sviluppo Il contesto favorevole è frutto anche della coesione sociale. Il programma di sviluppo provinciale affida a questo aspetto un alto valore competitivo. Il Trentino, solidale per tradizione, continuerà ad investire per far fronte ai bisogni della famiglia e di chi è in difficoltà. La manovra punta al miglioramento delle spese in settori importantissimi come la sanità (cui sono garantiti stanziamenti per oltre 1,1 miliardi) e l’assistenza (260 milioni). La qualità della vita in questi anni è stata garantita da un pacchetto di misure, in molti casi esclusive rispetto al resto del Paese; misure su cui si vuole ancora investire. In particolare, sono confermati 120 milioni di euro per aiutare le famiglie su temi come la casa, la conciliazione famiglia-lavoro, il lavoro e lo studio. ➽➽segue a pagina sucessiva
...IL TRENTINO CHE NON LASCIA SOLO NESSUNO...
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Foto Archivio Ufficio stampa Pat ( R.Bernardinatti)
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO ➽➽continua dalla pagina precedente
Ticket sanitari Non supereranno mai i livelli nazionali. Riguarderanno le prestazioni specialistiche e farmaceutiche (per le prime pagheranno solo i redditi superiori ai 30 mila euro annui). Vengono confermate le esenzioni totali in vigore, in particolare per i malati cronici. Trilinguismo: aiutiamo i nostri figli ad essere cittadini del mondo È affidato al “Piano lingue” l’obiettivo di dare una forte qualificazione all’offerta scolastica provinciale. In pochi anni i ragazzi trentini dovranno saper parlare almeno due lingue straniere, per aumentarne la capacità competitiva. Per far questo si utilizzerà intensamente il modello CLIL (insegnamento delle materie tradizionali in lingua straniera), il che comporta il rafforzamento della formazione linguistica dei docenti. Sono 7 i milioni previsti per ciascun anno, 2015-2017. Si utilizzeranno allo scopo risorse della programmazione europea 2014-2020 (36 milioni di euro). Sempre per la scuola, tra le novità che decorreranno dall’anno scolastico 2016-17 la proposta della “settimana corta”, con distribuzione dell’orario scolastico su 5 giorni settimanali e con un impegno forte alla razionalizzazione dell’offerta formativa. Imposta di soggiorno: più valore alle capacità dei territori Partirà dal primo maggio 2015 e se uno dei suoi obiettivi è certamente quello di recuperare risorse, sarà anche un modo per valorizzare la capacità attrattiva dei territori con un meccanismo di restituzione del gettito agli stessi. Verrà fissata con un regolamento da un minimo di 0,5 a un massimo di 2,5 euro per notte, sino a massimo 6 notti consecutive, in relazione alla tipologia di struttura ricettiva; nei singoli ambiti di ciascuna APT, su richiesta della Comunità interessata, l’imposta potrà essere incrementata fino alla misura massima di 2,5 euro. Gettito stimato: 7 milioni il primo anno e 12 milioni annui a regime.
Fondo alberghi In arrivo una misura a sostegno dell’attività degli operatori turistici che hanno investito per migliorare e qualificare le proprie strutture per essere più competitivi, ma che ora si trovano in difficoltà a causa della crisi. Allo scopo, 4,5 milioni di euro alimenteranno il fondo rischi gestito dagli enti di garanzia. L’intervento della Provincia consentirà di rivedere la durata dei mutui stipulati alleggerendone le rate in base alle possibilità finanziarie delle imprese. Fondo paesaggio La cura del paesaggio è fondamentale, per il turismo, ma non solo, anche per la qualità di vita dei residenti. Per questo nella manovra è prevista l’istituzione di un capitolo ad hoc, con 3 milioni di stanziamento sugli anni 2015-2017, per azioni mirate di disboscamento lungo fiumi, torrenti e versanti delle valli.
Riduzione dei costi della pubblica amministrazione Personale Non solo blocco del turn over e prepensionamenti (con risparmio a regime di 20 milioni di euro). La Provincia fissa anche un tetto al numero dei dirigenti. In pratica è una percentuale (2.4%) che deve restare immutata e si calcola in rapporto alla pianta organica della Provincia. La percentuale costituirà un dato massimo invalicabile nel futuro. Nel prossimo triennio, per effetto dei prepensionamenti, il numero dei dirigenti sarà destinato a scendere di 15 unità. Va fatto notare peraltro che il numero dei dirigenti in Trentino è molto inferiore rispetto ad altre realtà. Veneto 8 % (1 dirigente ogni 12 dipendenti) Campania 3,8% (1 dirigente ogni 25 dipendenti) Lombardia 7,6% (1 dirigente ogni 13 dipendenti) Lazio 6,5% (1 dirigente ogni 15 dipendenti) Trentino 2,4% (1 dirigente ogni 42 dipendenti) Il contributo dei dirigenti Ai dirigenti pubblici (della Provincia ma anche dell’Azienda sanitaria, della scuola e degli enti locali) viene chiesto un contributo di responsabilità nei confronti del resto del sistema. Si tratta della riduzione del 40 per cento della retribuzione di risultato per gli anni 2015, 2016 e 2017. Meno spese discrezionali (spese per incarichi, collaborazioni, convegni, pubblicazioni e altre voci analoghe) Sempre nel solco del Piano di miglioramento della Pubblica amministrazione, proseguirà la riduzione delle spese discrezionali - ovvero tutta una serie di spese legate a incarichi, consulenze, partecipazione a comitati, attività convegnistica, pubblicazioni - che, rispetto alla media del triennio 2008-2010, calerà il prossimo anno del 78,4% e dell’86% nei due anni successivi. In netto calo anche le spese di rappresentanza: da 182 mila euro (gli stanziamenti medi nel periodo 2008-2012) scenderanno a 100 mila euro nel 2015. Quelle riservate del presidente sono state abolite già da quest’anno.
Il presidente Rossi ribadisce le ragioni delle specialità
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Provincia autonoma di Trento
n occasione dell’audizione di fronte alla Commissione Affari Costituzionali, il presidente Ugo Rossi ha ribadito le ragioni della specialità della Provincia autonoma di Trento. “Pur mantenendo caratteri centralistici, la riforma costituzionale presenta connotazioni positive e credo che bene farebbe lo Stato ad accogliere le sollecitazioni verso un regionalismo differenziato: anche le regioni a statuto ordinario devono potersi conservare la possibilità di fare meglio rispetto agli standard di servizi assicurati dallo Stato, pena il rischio di un appiattimento verso il basso. Se ci sono delle esperienze virtuose, sia nelle regioni a statuto ordinario che in quelle speciali, queste vanno assolutamente salvaguardate”. Così Rossi ha concluso la sua audizione in Commissione Affari Costituzionali, impegnata a Roma nell’indagine conoscitiva sull’esame dei progetti di legge costituzionale d’iniziativa popolare in materia di revisione della parte seconda della Costituzione. Ai componenti la Commissione, il presidente della Provincia autonoma di Trento ha ricordato i settori (sanità, scuola, trasporti, università, manutenzione delle strade provinciali e statali, difesa del suolo, assegni di invalidità, indennità di accompagnamento, finanziamenti alle attività economiche ed edilizia sociale) che, senza gravare in alcun modo sul bilancio dello Stato, la Provincia autonoma finanzia da sé contando esclusivamente sulle proprie risorse. Nel suo intervento Rossi ha sinteticamente ricordato le motivazioni storiche ed etniche - “che devono essere tenute ancora in considerazione” - che stanno alla base dell’accordo Degasperi-Gruber, soffermandosi sul tema degli attuali rapporti finanziari tra lo Stato e le Autonomie di Trento e Bolzano, dall’accordo di Milano del 2009 al Patto di garanzia siglato un mese fa con il governo Renzi, e sul meccanismo dei nove decimi grazie al quale la Provincia autonoma di Trento finanzia da sè e gestisce direttamente sanità, scuola, trasporti, università, manutenzione delle strade provinciali e statali, difesa del suolo, assegni di invalidità, indennità di accompagnamento, finanziamenti alle attività economiche ed edilizia sociale. “Un meccanismo - ha affermato Rossi - che già di per sé fissa un equilibrio e che spiega la grande differenza tra regioni ordinarie e speciali.” Sulla riforma del Senato, il presidente Rossi ha dichiarato che le Province autonome di Trento e di Bolzano “si riconoscono nella posizione del presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Sergio Chiamparino (intervenuto all’audizione subito dopo Rossi), ritenendo necessaria una forte semplificazione, anche in riferimento alla composizione stessa del Senato, che assicuri però al Senato anche un ruolo di rappresentanza e di espressione delle autonomie nel quadro del processo di riforme costituzionali”. Nel corso dell’audizione sono intervenuti, dopo il presidente Rossi, i deputati Fraccaro, Ottobre e Gigli.
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INTERNAZIONALI
Sapete quanto sono accessibili le città italiane rispetto a quelle del resto d’Europa?
I 48 studenti uccisi in Messico in seguito alle proteste per rivendicare un’istruzione migliore, sono i nuovi desaparecidos.
Il concorso Access City Award
A
nche quest’anno prende avvio il concorso europeo “Access City Award” che dal 2010 assegna il premio europeo per le città accessibili. Il premio fa parte dell’impegno dell’UE per creare un’Europa senza barriere ed è stato promosso dalla Commissione Europea. In tutto sono 171 le città che hanno partecipato dal 2010 ad oggi, incluso diverse città italiane che tuttavia non hanno mai ottenuto dei riconoscimenti europei. Ci troviamo dunque al quinto anno consecutivo di questa iniziativa che vede l’attivarsi delle città europee per ottenere un riconoscimento prestigioso alle loro politiche per migliorare l’accessibilità degli spazi urbani per persone con disabilità o anziane. Secondo Viviane Reding, Vice presidente della Commissione europea e Commissaria europea per la giustizia “l’Access City Award consente alle città europee di dare visibilità ai propri progetti per rendere la vita più accessibile per tutti” e “l’accessibilità offre nuove opportunità d’affari e può fungere da vero e proprio stimolo per l’innovazione e la crescita.” Il premio consiste in un riconoscimento che viene assegnato alla città che abbia dimostrato di avere migliorato in modo sostenibile l’accessibilità ad aspetti fondamentali della vita urbana e che abbia piani concreti per migliorarla ulteriormente. Un’accessibilità intesa nel suo senso più ampio: quella dell’ambiente costruito e degli spazi pubblici, quella dei trasporti e delle relative infrastrutture, quella dell’informatica e della comunicazione e quella delle strutture e dei servizi pubblici. Scopo del premio è fare in modo che le persone con disabilità abbiano pari opportunità di accesso alla vita cittadina. Cinque sono gli ambiti di intervento: l’ambiente costruito, gli spazi attrezzati, i trasporti pubblici e le tecnologie, informatiche e di comunicazione. La Commissione europea assegna quest’anno i premi il 3 dicembre 2014 a Bruxelles, in occasione della conferenza per la “Giornata europea delle persone disabili”. Quest’anno il titolo è conteso tra Spagna, Finlandia, Lussemburgo, Svezia, Slovenia e Ungheria. Le iscrizioni all’Access City Award 2015 si sono chiuse lo scorso 10 settembre: 62 le candidature presentate, da parte di 20 stati dell’Unione europea. La preselezione è stata affidata a giurie nazionali, composte da rappresentanti di consigli nazionali sulla disabilità ed esperti in materia di accessibilità e invecchiamento, col supporto della piattaforma europea Age e della pubblica amministrazione. Sono state selezionate, all’interno
di ciascun Paese, tre città da sottoporre in fase finale al vaglio di una giuria europea. Da una prima selezione 33 sono state le città scelte, tra queste solo 7 sono uscite come finaliste per il “Premio per l’accessibilità 2015”. Queste le sette città europee finaliste: Arona (Spagna), Borås (Svezia), Budapest (Ungheria), Helsinki (Finlandia), Logroño (Spagna), Lubiana (Slovenia) e Città di Lussemburgo (Lussemburgo). Purtroppo non c’è nessuna città italiana tra le finaliste, come del resto nelle precedenti edizioni. Infatti erano solo Alessandria, Brescia e Parma le città, tra le 33 candidate. E la città di Trento? Essa risultava tra le candidate italiane solo nel 2012, in cui la concomi-
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“S
e non marciamo insieme, ci uccideranno separati”. Si facevano coraggio così i 56 studenti che il 26 settembre sono scesi in piazza a Iguala, Messico per chiedere più istruzione per tutti. Di loro solo 13 sono tornati a casa. Degli altri sono rimasti i quaderni, i poster appesi alle pareti di case senza la corrente e le lacrime di madri e sorelle versate nell’impasto di Sopra la discarica della vicina località di Colula. A fianco il murales che ricorda gli studenti assassinati.
tanza con il “Festival dell’Economia” faceva ben sperare di piazzare il capoluogo trentino tra le favorite, ma i fatti ci ricordano che non si avvicinò neanche lontanamente alla finale. E pure sono molti anni che si cerca di sensibilizzare la cittadinanza, la politica locale e nazionale nel comprendere l’opportunità intrinseca di realizzare delle città fisicamente e culturalmente accessibili. Uno scivolo o una passerella sono elementi architettonici che semplificano la vita di tutti, come anche il rispetto dei posteggi per disabili e dei marciapiedi. Non si tratta semplicemente di pensare e realizzare spazi dedicati a una fascia determinata di persone, ma a delle soluzioni che vadano bene sia per l’anziano, che per la madre col passeggino, che per il disabile o per chiunque abbia a diverso titolo esigenze particolari di mobilità. Questo rappresenta un salto di qualità culturale, sociale e di gestione della vita pubblica da non lasciarsi scappare, una sfida non solo per il futuro, ma un’opera concreta e calata nel presente. In un contesto in cui, a fronte di una ricca normativa che non lascia niente al caso, dobbiamo continuamente confrontarci con una pratica quotidiana dell’accessibilità degli spazi che è ancora ben lontana dalle ambiziose targhe di riconoscimento. Lorenzo Pupi
mais. Già, perché quei ragazzi erano indigeni e contadini, eppure più di molti altri onoravano la memoria di Guerrero, storico Presidente indipendentista messicano a cui il loro Stato deve il nome. Infatti nonostante la povertà, avevano trovato il coraggio di compiere l’atto più rivoluzionario di tutti: iscriversi alla Scuola Rurale di Ayotzinapa per diventare maestri elementari, anziché emigrare o affiliarsi ad un cartello e marciare, per tutelare i diritti di chi non aveva soldi né forze sufficienti per studiare. Per questo il sindaco Abarca, cognato del leader del cartello Guerrero Unidos, ha deciso di toglierli di mezzo, avvalendosi della complicità di tre cruenti sicari, ma soprattutto del Capo della Sicurezza Municipale Flores Velazquez e di ventidue dei suoi poliziotti che hanno consegnato i manifestanti direttamente nelle mani dei criminali. Ed è questa implicazione delle forze dell’ordine, non solo conniventi, ma addirittura parti attive nel massacro, che ha fatto coniare ai giornalisti messicani l’agghiacciante appellativo di narcopolicia e che ha costretto Angel Aguirre, Governatore dello Stato di Guerrero a dare le dimissioni lo scorso 23 ottobre. Sornione come sempre è invece rimasto il Presidente Enrique Peña Nieto che, indifferen-
ed indicando il codice fiscale 96053810220. Per noi è un grosso aiuto e a te non costerà nulla!
te alle minacce di Parlamento e Commissione Europea di tagliare gli accordi di cooperazione col Messico e ai richiami delle Nazioni Unite per far luce sulla vicenda, ha preferito lanciare la nuova campagna mediatica “Fai un selfie con il Presidente” (#SelfieconEPN), in cui affabile come un attore di telenovelas abbraccia attempate ostetriche e giovani esponenti dell’imprenditoria cittadina...per la serie: Ayotzinapa è il Messico miserabile, opaco e meticcio del narcotraffico e delle gatte da pelare, da nascondere in fondo al cesto della biancheria sporca, anzi, da buttare perché è talmente sporco che lavarlo costerebbe troppa fatica. E il Presidente ha proprio ragione: Ayotzinapa è un altro Messico, lontano dalle spiagge immacolate e dai college con il chiostro in stile coloniale. Ayotzinapa è il Messico delle strade polverose, dei Presidenti che preferiscono uscire tra la gente che non sulle riviste, degli studenti che camminano 8 km al giorno per ricevere un’istruzione elementare, è il Messico che anche se finisce in tv solo per i casi di cronaca nera non si arrende e lotta, la schiena curva sui campi, conscio che la crociata contro il narcotraffico prima ancora che nelle procure si combatte sui banchi di scuola. È il Messico che più ci fa male, ma anche quello che ci rende più orgogliosi, perché ci ricorda che costi quel costi, lottare per migliorare le cose si può e si deve! Ayotzinapa è il Messico da non dimenticare... Martina Dei Cas
L’angolo del Filosofo
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Ayotzinapa siamo tutti noi
Ma esiste il regalo “giusto”?
egali, questo mese voglio parlare di regali. In realtà, forse, volendone parlare parto già con il piede sbagliato: c’è infatti chi dice che all’atto del “donare” non si può né si deve aggiunger nulla, poiché chiude ogni discorso ed interrompe ogni discussione. Ma a me non importa: se anche di sbaglio si trattasse, mi aggiungerebbe un grammo di saggezza in più, come dice il nonno di Russell Crowe nel film “Un’ottima annata”: «Un uomo non impara niente quando vince. Perdere invece porta a più saggezza. Il nocciolo è che è più gradevole vincere». Il fatto è che a me ricevere regali non piace, preferisco farli. Sono anche convinta di appartenere a quella categoria di persone che i regali non li sanno ricevere, ma li sanno fare e sono anzi maggiormente appagate dal farli che dal riceverli. Io provo davvero un autentico piacere a cercare il regalo “giusto”, ad impacchettarlo, decorarlo, rifinirlo, allegarci un bigliettino scritto a mano, infilarlo in un sacchettino di carta colorata con un bel fiocco, pronto per essere donato: è un
procedimento che mi estasia, ed è per me di grande importanza. Al tempo stesso, però, per poter rendere in qualche modo completo il piacere che provo, sento il bisogno che il mio regalo venga ricevuto. È infatti nella misura - e nel modo - in cui il mio regalo è ricevuto dalla persona cui lo dono che io, di contro, mi sento “bene”. Come quando chiamiamo qualcuno al telefono: ci viene in mente una persona che non sentiamo da tanto tempo e diciamo: “Oh, potrei telefonarle!”. Prendiamo dunque il telefono, la chiamiamo e rimaniamo in attesa. Ora, in quell’attesa siamo come sospesi: solo se la persona che abbiamo chiamato risponderà, la nostra chiamata avrà avuto un senso. Se invece non risponderà, la nostra chiamata non si sarà “fatta sentire” perché, senza risposta, sarà inutile. In tutto ciò, esiste un fatto da non trascurare: un regalo, secondo me, dev’essere inatteso. Se l’altro “se lo aspetta”, il mio dono non ha più senso: è come se la risposta avesse occupato il posto della chiamata. Chi chiamerebbe più, poi? Sara Caon
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S O C I E TÀ
La pena di morte per persone con disabilità è ancora una realtà negli Stati Uniti, Giappone e Pakistan
“Amnesty International” chiede l’abolizione della pena di morte
Articolo 15 “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità” Diritto di non essere sottoposto a tortura, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti: 1. Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. In particolare, nessuno può essere sottoposto, senza il proprio libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche. 2. Gli Stati Parti adottano tutte le misure legislative, amministrative, giudiziarie o di altra natura idonee ad impedire che persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, siano sottoposte a tortura, a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
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al 2003, ogni 10 ottobre, la Coalizione mondiale contro la pena di morte invita le Ong, le reti, gli attivisti e le organizzazioni abolizioniste in tutto il mondo a mobilitarsi contro questa pratica crudele e disumana. In occasione della XII Giornata mondiale contro la pena di morte del 10 ottobre scor-
confronti di determinate categorie di persone vulnerabili, devono essere rispettati, in vista dell’abolizione definitiva”. Tali linee guida stabiliscono che le persone che soffrono di disabilità mentale e intellettiva non devono subire questa sanzione estrema. Tuttavia, in molti casi, tale condizione non viene accertata durante il procedimento penale.” Ad oggi, in molte parti del mondo, una cosa è certa: le persone con disabilità mentale e intellettiva continuano ad essere messe a morte, in evidente violazione di questi standard che stabiliscono che le persone che soffrono di disturbi mentali e intellettivi non devono subire questa sanzione estrema. Tuttavia, in molti casi tale condizione non viene accertata durante il procedimento penale. Gli standard internazionali sulla disabilità mentale e intellettiva sono importanti salvaguardie a tutela di persone vulnerabili: non hanno lo scopo di giustificare crimini orrendi ma stabiliscono dei criteri in base ai quali la pena di morte può essere o meno inflitta. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro i deboli ed emarginati
Auguri di buone feste!
Hakamada Iwao, 78 anni, condannato a morte per omicidio nel 1968 al termine di un processo iniquo.
so, Amnesty International ha denunciato che gli stati continuano a mettere a morte persone con disabilità mentale e intellettiva, in evidente violazione degli standard internazionali. L’organizzazione per i diritti umani ha documentato casi di persone con tali forme di disabilità condannate o già messe a morte in paesi come Giappone, Pakistan e Stati Uniti. Se essi non riformeranno i loro sistemi di giustizia penale, molte altre persone rischieranno l’esecuzione. “Gli standard internazionali sulla disabilità mentale e intellettiva sono importanti salvaguardie a tutela di persone vulnerabili: non hanno lo scopo di giustificare crimini orrendi ma stabiliscono dei criteri in base ai quali la pena di morte può essere o meno inflitta” ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del programma Temi globali di Amnesty International. “Siamo contrari alla pena di morte in ogni circostanza - ha aggiunto Gaughran -, in quanto è l’estrema punizione crudele, disumana e degradante. Ma nei paesi che ancora ne fanno uso, gli standard internazionali, compresi quelli che la vietano nei
è sinonimo di discriminazione e repressione. Nei paesi che ancora ne fanno uso, compresi quelli che la vietano nei confronti di determinate categorie di persone vulnerabili, devono rispettare gli standard internazionali, in vista dell’abolizione definitiva. Tali Nazioni devono inoltre assicurare che vi siano risorse per svolgere valutazioni indipendenti e rigorose su chiunque rischi la pena di morte, dal momento in cui viene incriminato fino alla fase successiva alla sentenza. In Giappone ad esempio, molti prigionieri che soffrono di malattie mentali sono stati già impiccati, altri rimangono nel braccio della morte. È il caso di Hakamada Iwao, 78 anni, condannato a morte per omicidio nel 1968 al termine di un processo iniquo, è la persona che ha trascorso il più lungo periodo di tempo nel braccio della morte, 45 anni. Durante decenni di isolamento completo, ha sviluppato numerosi e gravi problemi di salute mentale. È stato rilasciato provvisoriamente nel marzo 2014 in vista di un possibile nuovo processo. Lorenzo Pupi
Gentile Lettrice e Gentile Lettore, la presente lettera vuole essere un augurio di buon Natale da parte dell’Associazione Prodigio Onlus e un ringraziamento a tutte le persone, enti ed associazioni che ci hanno sostenuti e continuano a farlo. È nostro desiderio accertarci che abbiate ricevuto il giornale con puntualità e regolarità, che ne siate rimasti soddisfatti e che desideriate riceverlo ancora. A questo proposito vogliamo chiedere a coloro che hanno effettuato l’abbonamento passato e a coloro che lo hanno ricevuto gratuitamente se sono interessati a sostenerci con un nuovo abbonamento. È un piccolo gesto che per noi conta molto e permette alla redazione sociale di continuare nella sua opera di sensibilizzazione, nel raccontare e testimoniare il mondo delle disabilità e del disagio, con l’aiuto di molti volontari, giovani studenti e professionisti che vogliono valorizzare un’informazione attenta e sensibile. Pro.di.gio. ha un costo accessibile; infatti per ricevere 6 numeri bastano 15,00 euro per i privati e 25,00 euro per enti, associazioni e sostenitori. Per abbonarti segui le indicazioni in calce a pagina 2 di questo numero. Il Vostro contributo è fondamentale affinché il giornale continui a vivere, dando voce e spazio a tutti coloro che altrimenti non potrebbero raccontare esperienze e storie caratterizzate dal disagio e attraverso esse essere utili in un’opera di sensibilizzazione della cittadinanza... Sperando di averLa presto come nostro abbonato le auguriamo un buon Natale ed un sereno anno nuovo. Cordialmente La Redazione Scende la neve- foto di Walter venturelli.
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