BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLʼASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELLʼHANDICAP NUMERO III - GIUGNO
2018 - ANNO XIX - 108° NUMERO PUBBLICATO
WWW.PRODIGIO.IT
PROGETTO DI GIORNALE Tutta la Clarina che c’è 2018
Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.
Via Gramsci, una festa di quartiere e tanta partecipazione intergenerazionale che guarda all’inclusione pagina 2
Esperienze di innovazione sociale: ValleAperta Intervista al presidente Silvio Toniolli che ci racconta le attività e i progetti attivi pagina 3
La Consulta Provinciale per la salute
Esperienze di volontariato in viaggio
La paertecipazione dei cittadini alle politiche della salute pagina
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Diletta Lazzarotto si racconta tra viaggi, altruismo e voglia di conoscere pagina 11
IN E VID ENZA
Tutta la Clarina che c’è!
La festa di quartiere che riunisce attraverso l’inclusione
La festa vista dai partecipanti
U
n paio di ore per Coltivare le buone relazioni di quartiere ( Come coltivare...)
quartiere in un momento di attività ludiche, sportive e laboratoriali. Associazione PRODIGIO, Anffas Trentino, Cooperativa sociale FAI e SAD sono le realtà che hanno predisposto gli spazi e la logistica della festa, proponendo attività per tutti i gusti. Dal minibasket alla semina di fiori, dalla costruzione e prova di strumenti musicali a percussione alla pet therapy, un piccolo angolo di quartiere che ha potuto risorgere per tutti.
Ad inaugurare la festa le parole dei presidenti delle associazioni, del vicepresidente del consiglio regionale, Lorenzo Ossanna, del presidente della circoscrizione Oltrefersina, Simonetta Dellantonio e dall’assessore della cultura del comune, Andrea Robol, per sottolineare l’importanza e i valori a cui è volta la festa.
Cooperativa Sad:
esperienza di cittadinanza attiva, in collaborazione con tante altre associazioni e cooperative, del nostro quartiere e non È stato davvero molto stimolante ed entusiasmante poter contribuire alla realizzazione di questa giornata all’insegna del divertimento per i piccoli delle scuole del quartiere. Vorrei ringraziare gli organizzatori
della festa per averci coinvolto ancora una volta, ed anche tutti i partecipanti all’iniziativa, tra cui i nostri volontari come Teresa e Jacopo, ed i ragazzi del servizio civile Anna, Francesca Alessandra
Gli studenti del C.F.P. Università Popolare Trentina al servizio degli anziani della città:
al traffico, hanno potuto ricevere regolarmente i pasti grazie ad un intervento della nostra scuola. Al sottoscritto, che oltra a fare il preside è anche ufficiale degli Alpini – lo dico con un pizzico di orgoglio… - è stato chiesto un parere, un aiuto e ho raccolto la sfida scrivendo una lettera ai nostri studenti, ai docenti e alle famiglie, chiedendo una mano concreta per aiutare queste persone anziane. La risposta è stata sorprendente, oltre ogni più ottimistica attesa, infatti le adesioni all’iniziativa sono state oltre 130 fra studenti, genitori e docenti. I volontari, coordinati anche dalla docente Serena Pasquali, sono stati divisi in squadre, ognuna con un proprio responsabile e per quattro giorni hanno ritirato la borsa con i pasti e quindi portato il tutto a queste persone che in molti casi hanno dimostrato davvero gioia nel vedere questi ragazzi al servizio della comunità. I nostri allievi, infatti, hanno dimostrato sensibilità, entusiasmo e voglia di stare insieme per fare qualcosa di concreto per gli altri. Credo sia davvero importante
sottolineare come i nostri giovani oggi sono in gran parte estranei o lontani dal mondo del volontariato e oggi possiamo dire che questa positiva esperienza è stata proprio per questo entusiasmante. E’ importante sottolineare come spesso la cronaca presenti la scuola solo come un luogo di bullismo, maleducazione e come un mondo vuoto di valori. Questa nostra piccola, ma ritengo significativa esperienza, dimostra al contrario che i nostri giovani hanno soprattutto bisogno di esempi positivi, costruttivi e pieni di significato. E’ stato un segnale positivo, un momento che noi adulti dobbiamo saper cogliere per poter avere ancora fiducia in un futuro dove i concetti di disponibilità, altruismo e spirito di servizio possano avere ancora un senso! Da parte del sottoscritto un grande e sincero “Grazie” a tutti i ragazzi, ai docenti, ai genitori che sono stati con noi in questa splendida avventura! Paolo Zanlucchi
La mattina del 18 maggio presso il parco Itea di via Gramsci, 20 realtà hanno dato vita all’edizione 2018 firmata “Tutta la Clarina che c’è!”, un titolo storico che anche quest’anno si presenta a tutto il quartiere della Clarina per promuovere le buone relazioni di
Anche quest’anno noi della cooperativa SAD abbiamo avuto il piacere di partecipare all’ormai consueta festa di primavera “TUTTA LA CLARINA CHE C’E’!”, sul tema del riciclo. Una splendida giornata di sole ci ha accompagnato in questa
Fino a settembre 2017 il Centro di Formazione professionale dell’Università Popolare Trentina aveva la propria sede nel complesso ex Sacro Cuore in Viale Verona, poi, a seguito di alcuni crolli strutturali, abbiamo traslocato in centro città, in via Borsieri, negli spazi delle ex scuole “Maria Bambina”. Lo spostamento non ha però interrotto il rapporto costruito negli anni con l’Associazione “PRODIGIO” Onlus, anzi, colgo l’occasione per ringraziare - anche a nome di tutta la scuola - per l’opportunità di scrivere sul Vostro bimestrale e parlare di un’iniziativa di volontariato sociale che ci ha visti impegnati nei giorni dell’Adunata nazionale degli Alpini. In quei giorni concitati, una ventina di anziani non autosufficienti residenti in centro storico, nella cosiddetta zona rossa, chiusa
Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).
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la Redazione
Cooperativa FAI:
attiva e coinvolgente da parte di tutti i bambini i quali, suonando tamburi e sonagli , sono riusciti a rallegrare i numerosi partecipanti e a interagire e scoprire nuove sonorità. L’ambiente e gli invitati sono riusciti a creare un ambiente familiare incentrato sul rispetto delle diversità ed aperto all’inclusione sociale e al confronto tra generazioni. Si è cercato anche di promuovere attività basate sul riuso di vecchi materiali come le maracas realizzate dai bambini mediante l’impiego di vecchi appendiabiti e tappi di bottiglia. La festa nel suo complesso ha rappresentato un’occasione di incontro per la comunità, di divertimento e dialogo tra i residenti nonché un simbolo della cittadinanza e della solidarietà di vicinato.
I ragazzi e le ragazze della 2A/B acconciatura dell’Istituto Pertini di Trento:
perchè l’idea di fare una festa di quartiere così è una cosa buona - mi sono divertito, lavorare all’aperto è stato piacevole - mi è piaciuto molto, è stata un’esperienza nuova e positiva. I volontari presenti sono stati molto cordiali e soprattutto pieni di creatività. Hanno saputo creare una bella atmosfera. Lavorare all’aperto e con persone nuove è stato molto bello. - penso sia stata l’esperienza che serviva a tutti. E’ stato molto bello poter collaborare con questo evento, è stata una cosa alternativa dalle solite lavorazioni in salone a scuola. Grazie ancora di averci dato quest’opportunità
Dopo il successo delle passate edizioni, venerdì 18 maggio 2018 è stata nuovamente organizzata dall’associazione Prodigio onlus in collaborazione con il CSE Anffas, le cooperative FAI e SAD e alcune realtà associative la festa di primavera “Tutta la Clarina che c’è”. Il quartiere della Clarina si è animato di anziani, residenti e molti bambini delle scuole materne della zona che con i loro sorrisi e la loro energia hanno movimentato le due ore di festa. Numerose le attività che sono state promosse: basket, acquarelli e tempere; pet therapy; spazi di agility; lavoretti manuali e uno spazio musicale. Il laboratorio dedicato ai suoni e alla creazione di strumenti musicali ha visto una partecipazione
Siamo stati molto felici di partecipare all’iniziativa Festa di quartiere venerdì scorso. I ragazzi li abbiamo visti contenti di potersi confrontare con diverse realtà e in un ambiente esterno alla scuola. Di seguito alcune riflessioni dei ragazzi sull’esperienza fatta: - E’ stata una bella esperienza e mi è piaciuta molto l’organizzazione della festa di quartiere - è stata un’esperienza nuova, molto interessante che ci ha messo alla prova perché era una cosa nuova - mi sono divertita, è stata una bella esperienza - mi è piaciuto particolarmente
Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Martina Dei Cas, Maurizio Menestrina, Samuel Daldin, Cristian Bua. Hanno collaborato: Diletta Lazzarotto, Alessia Vinante, Chiara Soma, Silvio Toniolli, Annamaria Marchionne, Camillo Degasperi. In stampa: 7 giugno 2018.
Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”
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ES P ERIENZE D ʼ INN OVA ZIONE SOC IALE
Valle Aperta
Intervista al presidente Silvio Toniolli A cura di Samuel Daldin
Il Presidente Silvio Toniolli
L’INTERVISTA
Sede di Valle Aperta, Ponciach
La Canonica Aperta vista dalla strada, Cembra
Come nasce l’esperienza di Valle Aperta?
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ino al 1970 esistevano i manicomi, ovvero come suggerisce il dizionario, ospedali specializzati nella cura dei disturbi mentali, ma il metodo utilizzato per curare il paziente spesso consisteva nel sovradosaggio di psicofarmaci. Franco Basaglia, uno psichiatra e neurologo italiano, vide che i manicomi non erano la soluzione adatta per aiutare le persone e dunque introdusse un’importante revisione ordinamentale degli ospedali psichiatrici in Italia e promosse notevoli trasformazioni nei trattamenti sul territorio. Con questo importante cambiamento la parola manicomio stava lentamente scivolando dal gergo usato dalla persone, lasciando spazio a qualcosa di più famigliare, accogliente, qualcosa che rasserena le persone. Subito dopo la legge Basaglia i manicomi avevano chiuso definitivamente le porte, ma non era presente nessun servizio sostitutivo, quindi le persone si sono ritrovate a far fronte a questa situazione. Agli inizi degli anni 80 il frate cappuccino Padre Fabrizio Forti, una persona con una spiccata sensibilità per gli aspetti sociali e per le persone che facevano più fatica a vivere, aveva percepito questa esigenza e decise quindi di aprire le porte in val di Cembra nell’eremo di Piazzo, una vecchia casa semi diroccata in cui vivevano altri 2 frati oltre a lui. Allora un frate molto giovane che nel giro di pochissimo tempo aveva calamitato in quella vecchia casa un posto di condivisione attorno ad un tavolo, un focolare e un buon vino, “aperta
CONTATTI
a tutti 24 ore su 24 dove la porta era sempre spalancata” sottolinea Silvio. Quella casa era diventata la calamita della val di Cembra, un luogo di dove giovani, ragazzi con problemi, famiglie, gruppi di preghiera si riunivano per trascorrere dei momenti di condivisione. Anche Silvio, lanciando un sorriso, ci racconta di alcune giornate che aveva trascorso in quella casa, fra il via e vai di motorini di allora, le risate e i momenti di ascolto.
Quali servizi offre sul territorio? L’esperienza di Valle Aperta iniziò col trascorrere i fine settimana i gruppi di persone provenienti, inizialmente dalla di Cembra, e successivamente da tutto il Trentino, permettendo alle famiglie dei momenti di sollievo e offrendo alle persone sofferenti un contesto attivo e di svago. Dopo alcuni anni, si sono aggiunti i soggiorni dal sabato alla domenica, “sono pochi i servizi in Trentino che offrono questa opportunità nel week end” aggiunge Silvio “l’alternativa erano ricoveri brevi nei reparti psichiatrici”. Nel 92 si è arrivati ad un accordo con la provincia che ha finanziato Valle Aperta residenziale, che consiste in un soggiorno della durata di 15 giorni dove gruppi di 6 / 8 persone trascorrono momenti di terapia con musica, attività all’aperto, giochi, escursioni, pranzi,cene col fine di creare un ambiente famigliare tra ambiente stimolo, relazione stimolo e attività stimolo, tralasciando qualsiasi aspetto ospedaliero.
Quante persone vengono accolte con i vostri servizi?
Località Ponciach Faver (Altavalle) TN MAP
Abbiamo una convenzione con l’azienda sanitaria e ogni anno dobbiamo fare minimo 24 soggiorni di 15 giorni a Valle Aperta dove ci siano dai 6 agli 8 ospiti e inoltre dobbiamo garantire il servizio del fine settimana a gruppi di 8 / 10 ospiti principalmente della val di Cembra, ma anche persone provenienti da fuori provincia. Nell’arco di un anno oltre 150 persone fruiscono dei nostri servizi e una percentuale è anche composta da persone nuove. Un caratteristica particolare è l’invio degli ospiti fatto dai 9 servizi sociali e centri di salute mentale di tutta la provincia, Borgo Valsugana, Pergine, Cavalese, Cles, Riva del Garda, Arco, Tione, Rovereto e Trento.
Avete intenzione di espandere l’associazione dal punto di vista territoriale e del personale?
PROGETTI GRUPPI DI ATTIVITÀ NEL WEEKEND
2 anni e mezzo fa siamo partiti col progetto Canonica aperta, che rispecchia molto il vecchio eremo di Piazzo, ma le condizioni iniziali della struttura hanno portato via parecchio tempo in lavori, restauri e ovviamente anche spese economiche. I sogni sono tanti per radicare al meglio Valle Aperta in tutto il Trentino, ma come dicevano i nostri nonni: non fare il passo più lungo della gamba. Non vorrei mai che si riduca in una cooperativa di servizi.
Avete avuto qualche riconoscimento da autorità o persone per i servizi che svolgete?
0461 683318
Ingresso principale della Canonica Aperta
VALLE APERTA RESIDENZIALE CANONICA APERTA
Abbiamo un ottimo rapporto con i centri di salute mentale e le istituzioni con cui collaboriamo, come la Comunità di Valle, i sindaci e anche con gli amministratori pubblici a livello provinciale. Abbiamo soprattutto un buon riconoscimento in termini umani dagli ospiti e dalle famiglie che trascorrono le giornate con noi e credo sia il ringraziamento migliore”.
associazionevalleaperta@viriglio.it
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Il messaggio di Valle Aperta ha un’impronta di “Apertura, accoglienza e calore, immersi nei colori più intensi e vivi. Il sole nasce ogni giorno prima nel nostro cuore irradiando luce negli altri”. Citazione presa dal sito di Valle Aperta.
associazionevalleaperta.it
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T E RRIT ORIO
Anffas Open Day XI Giornata Nazionale della disabilità intellettiva e relazionale i quali abbiano dedicato anche pochi minuti ad esse, aprendo i centri di Anffas al pubblico. Un’ iniziativa importante, come sottolineato dal direttore generale di Anffas Trentino Onlus Massimo Deflorian: “A queste persone viene data
Il centro Anffas in Corso Buonarroti a Trento
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ra il 28 marzo del 1958 quando, a Roma, due mamme diedero vita ad Anffas, associazione nota a tutti per il suo impegno verso i ragazzi affetti da disabilità. Un’attività arrivata in Trentino nel 1965 e che nella giornata di ieri, sessant’anni dopo quella prima volta in cui qualcuno in terra romana decise di affrontare con-
cretamente il problema, grazie all’ “Anffas Open Day” ha animato le sedi dell’associazione disseminate sul territorio. Da Corso Buonarroti a via Gramsci, da Trento Nord a Trento Sud, tutti uniti per sensibilizzare su quanto avviene costantemente intorno a noi. I ragazzi si sono dunque messi in gioco mostrando le loro attivit‡ a tutti coloro
un’opportunità importante, quella di dimostrare che la disabilità è sinonimo di una gran voglia di vivere, del condividere ma soprattutto del voler fare. Il messaggio di questa giornata è legato proprio a ciò, oltre a festeggiare un traguardo importantissimo come i sessant’anni di attività. Il nostro motto è “Se non vedo non conosco e se non conosco non considero”, dunque capiamo come dare visibilità a tutto quello che facciamo sia fondamentale”. Ben 30.000 le famiglie seguite da Anffas a livello nazionale, grazie ai mille centri che in Italia si mettono quotidianamente a disposizione per esse. Ed anche in Trentino, dove Anffas si trova in 15 comunità di valle diverse, la
mobilitazione è stata importante. Non solo le “porte aperte” nelle due sedi sopra nominate, ma anche l’Aquila Basket ospite ad Aldeno, la giornata sulla neve organizzata al Passo San Pellegrino a Cavalese, il pomeriggio a Casa Serena in compagnia delle famiglie ed altre iniziative a Fiera di Primiero. Insomma, una rete di relazioni e collaborazione attiva su tutto il territorio. “Un grazie ad Anffas, radicata profondamente nella realtà locale e determinante per far si che tutti capiscano quanto è importante occuparsi del tema della disabilità “dentro” alla società”, ha poi spiegato l’assessore provinciale alla salute e politiche sociali Luca Zeni, che nella mattinata di ieri ha portato il proprio saluto alla sede in corso Buonarroti (seguito dopo pochi minuti dall’assessore Sara Ferrari). “La disabilità” non deve essere isolata ed anzi, il concetto della diversità l’uno dall’altro
Vivi il tuo quartiere!
MARKETING SAIT
Due giornate dedicate alla cura del bene comune nei quartieri di Trento
Momento iniziale delle pulizie di quartiere, Parrocchia S.Antonio
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l 28 Aprile, nella zona della Clarina, Bolghera e San Bartolomeo, ha dato il via alla seconda manifestazione “Vivi il tuo quartiere. Giornata di cura del bene comune”, con un secondo appuntamento per le zone di Villazzano 3 e Madonna Bianca il 5 Maggio. Due giornate alle quali hanno partecipato volontari, associazioni, gruppi scout rispondendo alle proposte "Ritocchi urbani" e "Al mio quartiere ci penso anch'io". Gli interventi sono stati: ripulire da scritte il muretto di confine tra scuola e il parco Maria Teresa d'Asburgo, sistemare le porte da calcio del campo Torri Villazzano 3 (più pulizia dell'area) e rimuovere graffiti dalla stazione Santa Chiara. Alcuni gruppi hanno curato in particolare la pulizia di 8 vie di quartiere: in via Gocciadoro i gruppi scout della Circoscrizione Oltrefersina, in via Gramsci l’associazione PRODIGIO Onlus e Cooperativa FAI (più 2 volontari del posto), in via Einaudi e Clarina il
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Gruppo San Carlo, in via S. Antonio l'Oratorio S. Antonio e la cooperativa Kaleidoscopio, in via San Bartolomeo il Comitato Associazioni Oltrefersina, via Bettini e Malpensa l'Associazione Noi Quartieri Trento Sud, e per finire in via Conci la cooperativa La Bussola e l'APS Villazzano 3. Tutte le operazioni e la divisione in gruppi sono state rese possibili grazie alla coordinazione di Giovanna Terragnolo, della Commissione partecipazione e cittadinanza attiva e di Errico Di Pippo, della Commissione ambiente. Dolomiti Ambiente ha fornito bidoni, gli strumenti necessari alla raccolta dei rifiuti e ritiro di essi a fine giornata. Un’iniziativa che ha visto un gran numero di partecipanti e volontari da diverse realtà mostrando un buon indice di cittadinanza attiva nei confronti dei beni comuni. La Redazione pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | giugno 2018 - n. 3
ci rende tutti pari e ci permette di vivere in una società dove ognuno è responsabile di chi gli sta attorno”, ha evidenziato. E qualche nuova idea sembra prendere pian piano forma, come la gestione delle aree verdi dinnanzi proprio alla sede di Corso Buonarroti. Un progetto simile a quanto fatto in via Gramsci, con la collaborazione di tutta la comunità nella cura di ciò che è pubblico. Per dimostrare che ognuno può sostenere una giusta causa come evidenziato anche dal simbolo di Anffas, quella rosa blu con il capo reclinato a dimostrazione della difficoltà nel combattere la disabilità, ma superabili grazie al sostegno di famiglie, tutori ed amici. La Redazione
INCL US IONE
L’Altro Spazio
Un aperitivo visto dalle giusta prospettiva
Chiara Soma prova il servizio accessibile all’Altro Spazio
L
’Altro Spazio è un locale unico nel suo genere, situato in via Nazario Sauro nel centro storico di Bologna. Ne avevo sentito parlare la prima volta due anni fa, tra una seduta di fisioterapia e l’altra, a centinaia di chilometri di distanza. In quel periodo una delle poche cose di cui avevo la convinzione era che fare la barista non rientrava più nelle opzioni per il futuro, avrei dovuto trovarmi un’alternativa. Due anni, tante esperienze, delusioni e tentativi di ricominciare dopo, mi ritrovo a Bologna per un week end di vacanza con Diletta, una mia cara amica. Arriviamo all’ Altro Spazio quasi
“Non è il lavoratore che si adatta al luogo, ma il luogo che si adatta al lavoratore”
per caso e una volta entrate capisco che in realtà, ancora una volta, mi sbagliavo. “Non è il lavoratore che si adatta al luogo, ma il luogo che si adatta al lavoratore”, lo afferma Nunzia Vannuccini, titolare de L’Altro Spazio e Presidente dell’Associazione Farm, che ha dato vita a questo locale nell’ottobre 2015. In cima alla rampa per entrare nel bar c’è un bel labrador color cioccolato, appena mi vede mi viene incontro abbaiando, lo saluto avvicinando piano la mano:” Sono solo delle ruote, non fanno niente tranquillo!” dico io. Al cane in real-
tà basta annusarmi le dita qualche secondo per tranquillizzarsi. Non so ancora che in realtà le ruote per lui rappresentano la cosiddetta “normalità”. “Elettra, vieni qui!” una voce proveniente dall’interno richiama la nostra attenzione. È Manuela, la barista de L’Altro Spazio, nonché padrona di quel bel cagnolone, che si affaccia dall’ingresso del locale. Manuela ci accompagna dentro e ci invita ad accomodarci. Elettra ci segue trotterellando contenta, è ora dell’aperitivo e lei, che accompagna sempre la sua padrona al lavoro, lo sa. Di lì a poco i tavoli si riempiranno di patatine e stuzzichini, se gioca bene le sue carte qualcosa di buono toccherà sicuramente anche a lei! L’atmosfera è tranquilla e rilassata, Diletta si accomoda su un divanetto, io riesco senza troppe difficoltà a sistemarmi come voglio in uno dei lati del tavolo lasciati appositamente senza sedia. Ordiniamo da bere e ci guardiamo un po’ intorno. L’ambiente è ampio e luminoso, grandi poster colorati ravvivano le pareti. Il bancone in legno arricchito da una cornice di piantine verdi è il punto focale di tutta la stanza. Elettra nel frattempo si è appoggiata pigramente ad una delle ruote della mia carrozzina e sta schiacciando un pisolino. “La devi scusare” mi dice Manuela mentre
prepara i nostri drink. “La carrozzina è casa sua, pensa che quando era piccola utilizzava la mia come cuccia”. Mentre mi parla si avvicina disinvolta al nostro tavolo, una mano regge il vassoio, l’altra spinge la carrozzina. Ebbene sì, nel caso ve lo stesse chiedendo,Manuela è una barista. Una barista comodamente seduta sulla sua sedia a rotelle. Ci porge i nostri drink e le tanto agognate patatine. Elettra a quel punto si anima, è il momento di fare gli occhi dolci alla ricerca di qualche boccone prelibato. Comincia a girovagare per i tavoli scodinzolando, a quel punto decido di gironzolare un po’ pure io. Sono molto incuriosita da questa piccola parentesi bolognese dove la barista gira tranquilla seduta su quattro ruote come me, dove non mi incastro e non vado continuamente a sbattere addosso a tutti nel tentativo di avvicinarmi ad un tavolino , o dove non scompaio alla vista di chi mi guarda dall’alto di banconi da bar monumentali. Il bancone dell’Altro Spazio infatti è costruito su misura, realizzato in maniera tale da poter preparare cocktail e fare caffè anche da seduti. Esplorando l’ambiente circostante, mi rendo conto che l’Altro Spazio è anche molto altro. Ogni cosa è studiata per rendere il locale acco-
gliente per tutti. Scorgo sul bancone del bar e sulla porta del bagno delle incisioni in braille. Manuela mi racconta che ai clienti ciechi viene fornita una mappa tattile per orientarsi tra i tavoli ed un menù scritto in braille. Tutto il personale dell’Altro Spazio è in grado di tradurre le informazioni visive alle persone cieche e conosce il linguaggio dei segni. Abilità che permette loro di comunicare facilmente anche con persone sorde. All’interno del bar vengono organizzati spesso aperitivi e cene al buio, dove è possibile mettere alla prova i propri sensi. Per chi fosse interessato inoltre, ogni settimana si tengono dei corsi di sensibilizzazione al braille ed alla lingua dei segni. Per me e Diletta è arrivato il momento di andare, salutiamo Manuela ringraziandola per l’ottimo aperitivo e per il tempo dedicatoci. Mi avvicino per dare un’ultima carezza ad Elettra, che nel frattempo si è seduta buona buona in un angolo con la pancia piena. “Alla prossima ragazze e mi raccomando.. “ prosegue rivolta a me ”..dovessi ritrovarti dalle parti di Bologna, sappi che qui stiamo cercando una barista”. Chiara Soma
Locali accessibili? Basta un click
Ogni persona è unica ed ha esigenze particolari
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’associazione IO CI VADO nata nell’agosto del 2017, ha presentato il 19 marzo a Martignacco il progetto Will_Easy, in compagnia dalla giornalista Annalisa Anastasi, dove hanno partecipato Marco Tullio Petrangelo, direttore generale di Promoturismo Fvg, l’Anci Fvg, Federalberghi Trieste con il presidente Guerrino Lanci, l’Aic Fvg con Stefano Collauto, Barbara Natali, responsabile di “City4Moms”. Il progetto consiste in un motore
di ricerca che aiuta le persone con esigenze particolari a non rinunciare ad andare al ristorante, al museo, a feste o in altri luoghi di svago per paura di sentirsi a disagio. Inoltre le opportunità per imprenditori, enti pubblici ed organizzatori di eventi aumentano la visibilità su internet e, ovviamente, mettere la persona a suo agio. Sono tante le persone che hanno necessità particolari legate all’accessibilità, dal celiaco al disabile,
ma grazie al progetto si conoscerà in anticipo la compatibilità di un luogo con i propri bisogni. Il presidente dell’associazione William Del Negro spiega che lo scopo è avere una mappatura dei luoghi pubblici e privati di tutto il territorio nazionale, elaborando dati oggettivi e generare un indice di compatibilità con l’utente finale evitando disagi a chi si reca in un luogo scomodo. In Italia sono più di 10 milioni le persone con esigenza di acces-
sibilità, il 42% ha un animale da compagnia, il 40% è intollerante al lattosio, il 10% è sensibile al glutine e il 5% ha una disabilità. Sono opportunità per le attività commerciali, che potranno essere le prime a entrare nel progetto ed aumentare la qualità dei servizi, ma soprattutto per garantire alle persone il massimo comfort. Samuel Daldin
Google e Airbnb vanno incontro ai disabili Le due società’ hanno aggiornato i propri servizi nell’ottica del turismo e della mobilità’ sostenibili
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oogle e Airbnb, due protagonisti di internet, tendono una mano “elettronica” per dare aiuto ai viaggiatori con disabilità motoria. Le due società hanno aggiornato i propri servizi ponendo uno sguardo sul turismo e sulla mobilità sostenibili, hanno quindi aggiunto la loro offerta a quella di una serie di app poco note al grande pubblico, nate alcuni anni fa
con lo scopo di semplificare la vita ai disabili. Google ha potenziato le sue mappe con una funzione specifica ossia, oltre alle opzioni per andare dal posto A al posto B, permette di mostrare i percorsi accessibili in sedia a rotelle, ovviamente il progetto è ancora all’inizio, le città interessate, al momento, sono Londra, New York, Città del Messico, Sydney, Tokyo e
Boston. L’obiettivo principale resta di espandere questa funzionali-
tà in altre città del mondo. Al suo fianco c’è anche Airbnb, il suo portale mette in contatto chi
offre e chi cerca alloggio, nella funzione di ricerca ha aggiunto 21 nuovi filtri di accessibilità, da ora in poi si potranno selezionare una serie di dettagli non indifferenti come: Larghezza delle porte, altezza del letto, il parcheggio adatto fino ad arrivare alla doccia con maniglioni, sedia e soffione staccabile. Un insieme di formazioni utili, grazie a cui chi
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prenota è certo di trovare, al suo arrivo, tutto ciò di cui ha bisogno. Il successo di queste app è determinato dagli utenti che le utilizzano, più persone le usano, più le mappe si arricchiscono e diventano man mano sempre più utili alla collettività garantendo, in questo modo, una certa sicurezza nei viaggi. Cristian Bua
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PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Intelligenza artificiale: una sfida per il presente!
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l 2018 in Trentino è l’anno dell’intelligenza artificiale, comunemente abbreviata in AI (Artificial Intelligence). Tanti i progetti di ricerca e i convegni dedicati a questa scienza in continuo divenire che, attraverso lo sviluppo dell’informatica, fornisce all’elaboratore elettronico prestazioni che a un osservatore comune sembrerebbero essere proprie solo del cervello umano. Numerose le applicazioni, dalla sicurezza nazionale alla cura degli anziani soli, ma anche le contraddizioni. Studi autorevoli, come quelli del McKinsey Global Institute, stimano infatti che la metà dell’attuale forza
lavoro potrebbe essere impattata, se non addirittura sostituita, dall’automazione grazie alle tecnologie già in uso oggi. In realtà non si tratterebbe di una perdita secca, bensì di una riconversione dei lavoratori, in un’ottica di efficace cooperazione uomo-macchina in cui la seconda non sostituisca al primo, ma lo aiuti invece ad esprimere al meglio il suo potenziale.
Ambiti applicativi:
bile comunicare in maniera naturale anche per chi è muto o affetto da malattie degenerative. La tecnologia AI permette inoltre di ridurre i tempi tecnici necessari per diagnosticare un cancro o una malattia rara e può diventare una preziosa alleata al triage del pronto soccorso grazie alla sua capacità di processare in pochi minuti quantità di dati che il cervello umano potrebbe analizzare solo in diverse ore.
Grazie ai sistemi vocali implementati tramite intelligenza artificiale è ora possi-
Pubblica sicurezza e prevenzione dei crimini informatici
Marketing Sanità e vendite L’intelligenza artificiale è già entrata nelle nostre vite per mezzo degli assistenti
Scarica Trentino Salute+, l’app che incentiva gli stili di vita sani Tra le applicazioni dell’intelligenza artificiale in ambito assistenziale-sanitario vi è Trentino Salute+, la nuova app che promuove gli stili di vita sani attraverso un sistema di incentivi sociali e personali e i simpatici consigli del coach virtuale “Salbot”. L’app, ideata dal centro di competenza sulla sanità digitale “Trentino Salute 4.0” - un gruppo di lavoro misto composto da Assessorato alla salute e politiche sociali, Dipartimento salute e solidarietà sociale, Azienda provinciale per i servizi sanitari e Fondazione Bruno Kessler - è stata presentata dall’assessore alla salute e alle politiche sociali Luca Zeni il primo giugno scorso, durante il Festival dell’economia. E ad oggi sono già 17 le realtà imprenditoriali e socio-assistenziali convenzionate, in cui, adottando gli stili di vita sani consigliati dall’app, sarà possibile avere degli sconti.
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vocali virtuali, come Siri di Apple e Cortana di Microsoft, i quali, analizzando le abitudini dell’utente e il suo linguaggio naturale, rendono i servizi di customer care più attenti e personalizzati, nonché disponibili in tempo reale, ventiquattro ore su ventiquattro. Grazie agli strumenti AI è inoltre possibile semplificare i processi di gestione degli ordini e di inventario e rendere così più efficiente la filiera produttiva.
L’analisi incrociata di dati, eventi, comportamenti, abitudini e posizione geo spaziale aiuta a prevenire le frodi informatiche e a rilevare eventuali brecce nei sistemi di protezione di informazioni e dati. In maniera analoga contribuisce poi alla prevenzione dei crimini in aeroporti, stazioni ferroviarie e città metropolitane, nonché alla gestione di crisi in caso di calamità naturali, quali terremoti e uragani.
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Intelligenza artificiale debole o forte? Il modello di intelligenza artificiale più diffuso è quello “debole”, capace di simulare alcune funzionalità cognitive dell’uomo senza però raggiungerne le capacità intellettuali. Parliamo dunque di programmi matematici per la traduzione, il problem solving e il riconoscimento di immagini e suoni. Diverso è invece il caso dei “sistemi sapienti”, i quali, grazie all’applicazione dell’intelligenza artificiale cosiddetta “forte”, potrebbero addirittura sviluppare in modo autonomo propri processi di pensiero, senza emulare quelli umani. Da questa dicotomia discendono diversi approcci metodologici: se infatti nell’ambito dell’intelligenza artificiale “debole” si parla di “machine learning”, ovvero di algoritmi matematici attraverso i quali le macchine si allenano a svolgere una determinata attività imparando dai propri errori, nell’ambito dell’intelligenza artificiale “forte” entrano in campo modelli di apprendimento ispirati alla struttura biologica e al funzionamento della mente, composti quindi oltre che dagli algoritmi, a reti neurali artificiali, simili a quelle presenti nel cervello umano.
PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
La fondazione
l 2018 sarà l’anno dell’intelligenza artificiale anche per la Fondazione Bruno Kessler, che ha messo a punto un calendario ricco di eventi dal titolo “Future built on artificial intelligence” e un programma di investimenti di medio-lungo termine volti a promuovere la ricerca scientifica nell’ambito dell’intelligenza artificiale applicata alla
qualità della vita, alla sicurezza urbana, alla fruibilità degli spazi pubblici, al lavoro, allo sviluppo dell’industria 4.0, alla protezione dell’ambiente e alla fisica. Tra i progetti bandiera della fondazione il Diario della salute, ovvero un coach virtuale per facilitare i cittadini nell’adozione di stili di vita più sani e supportare i pazienti cronici nella gestione della cura, App, la
I progetti sul territorio
Le imprese del territorio si confrontano con gli operatori sanitari del centro durante il workshop del 25 maggio organizzato da Trentino Sviluppo per promuovere lo sviluppo di nuove sinergie tra il mondo dell’industria e quello della ricerca biomedicale.
A
usilia, l’innovativo appartamento domotico dell’ospedale “Villa Rosa” di Pergine Valsugana, si apre alle imprese del settore biomedicale per progettare
insieme nuove tecnologie a servizio dei pazienti Finanziato dalla Provincia autonoma di Trento e frutto della collaborazione tra i Dipartimenti di Ingegneria
Esperti a confronto
prossimi anni. Di big data e del ruolo dell’intelligenza artificiale nella finanza hanno discusso anche il professor Avi Goldfarb e il direttore dello Stigler Center dell’Università di Chicago Luigi Zingalez, i quali si sono chiesti se i miglioramenti di efficienza complessivi generati dalle tecnologie AI basteranno a compensare la perdita di posti di lavoro nel settore finanziario. I giuristi Federico Butera, Giovanni Pascuzzi e Giovanni Sebastiano si sono infine interrogati sulle implicazioni etiche e giuridiche legate alla robotica, tra cui per esempio individuare il soggetto responsabile della morte di un pedone investito da un’auto a guida autonoma.
Di intelligenza artificiale si è parlato anche al Festival dell’economia, svoltosi a Trento dal 31 maggio al 3 giugno scorso. L’economista americano Alan Krueger, professore a Princeton, il giornalista ucraino Evgeny Morozov, il presidente dell’Institute for New Economic Thinking Adair Turner, l’analista politico del governo britannico Daniel Susskind, il direttore per l’occupazione, gli affari sociali e il lavoro dell’OCSE Stefano Scarpetta e il professor David Dorn dell’Università di Zurigo si sono chiesti come lo sviluppo di questa tecnologia cambierà il nostro modo di lavorare nei
piattaforma che aiuterà le persone a tenere traccia del proprio stato di salute (alimentazione, movimento, sintomatologia), Auto connessa, 5G, il corridoio di mobilità Monaco-Bologna per lo sviluppo di camion a guida autonoma e la gestione avanzata delle emergenze, anche in ottica transfrontaliera.
dell’Università di Trento e l’azienda provinciale per i Servizi sanitari del Trentino, il progetto Ausilia (Assisted unit for simulating independent living activities) dell’ospedale “Villa Rosa” di Pergine Valsugana mira a migliorare l’autonomia delle persone con deficit motori e cognitivi. Il progetto si compone di una palestra riabilitativa e un appartamento domotico, dove, grazie agli sviluppi dell’informatica, dell’elettronica, della sensoristica e dell’intelligenza artificiale, anche le persone con mobilità ridotta possono vivere da sole. Molteplici le opportuni-
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el 2004 l’Università di Trento ha attivato presso la sede di Rovereto il primo corso di laurea d’Italia in Psicologia e scienze cognitive. Materie principali di studio il sistema mentecervello e l’interazione uomo-macchina. I corsi prevedono inoltre tirocini formativi in laboratori di neuroimaging, ovvero analisi del metabolismo celebrale, e in centri specializzati nel campo dell’interazione multimodale. A Rovereto è
attivo inoltre il corso di laurea magistrale in Human-Computer Interaction. Diviso in quattro semestri, è a numero chiuso (massimo 30 studenti) e le lezioni si svolgono in lingua inglese.
Le strumentazioni disponibili presso l’appartamento domotico di Villa Rosa
tà di testing e progettazione collaborativa per le imprese del settore attive sul territorio, che a Villa Rosa trovano un ambiente multidisciplinare in cui lavorare fianco a
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fianco con l’amministrazione pubblica, la ricerca e gli operatori sanitari per implementare la tecnologia a servizio dei pazienti e delle loro famiglie.
foto archivio ufficio stampa Pat
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La facoltà
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S A L UT E
La partecipazione dei cittadini alle politiche per la salute L’esperienza della Consulta provinciale per la salute del Trentino Annamaria Marchionne Presidente Consulta Provinciale per la Salute
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a Consulta provinciale per la salute, istituita con la legge provinciale 16/2010 (Tutela della salute in provincia di Trento) è nata sulla spinta delle organizzazioni di volontariato sanitario del Trentino, che, tra il 2009 e il 2010, hanno contributo alla riforma sanitaria attraverso un importante lavoro in comune finalizzato a creare le premesse legislative di questo organismo, che ha allineato anche il Trentino alle esperienze più avanzate di altre regioni italiane. La legge provinciale 16/2010 garantisce infatti il diritto di partecipazione prevedendo che i cittadini, in forma singola o associata, concorrano alla definizione e all’attuazione delle politiche per la salute, alla valutazione delle attività e dei risultati del servizio sanitario provinciale; a tal fine il medesimo articolo, comma 2, istituisce la “Consulta provinciale per la salute, composta dalle associazioni di volontariato che operano a tutela del diritto alla salute, con compiti di consulenza, impulso e proposta”.
dei gruppi e tavoli di lavoro diluite in un lasso di tempo spesso eccessivamente lungo, poca chiarezza su chi deve fare sintesi del lavoro, scarsa propensione a definire una tempistica certa delle azioni decise); il rischio di “usare” le associazioni come mere finanziatrici di attività di ricerca, di sostegno ecc.(borse di studio, master, iniziative di sostegno e riabilitazione, acquisto di attrezzature ecc);
Attualmente la Consulta per la salute è composta da 52 associazioni e costituisce un interessante laboratorio di quel lavoro in rete che il volontariato, tanto diffuso in Trentino quanto frammentato, fatica spesso a realizzare. La Consulta ha iniziato il suo impegno in questa legislatura nel maggio 2014, e, consapevole delle nuove sfide che attendono la sanità, ha avvertito la necessità di avviare un lavoro in comune, che potesse mettere a frutto la consolidata esperienza delle diverse realtà associative, nella condivisione di alcuni principi ispiratori che ne guidano costantemente l’impegno: Centralità, autonomia e dignità della persona nei processi di cura e assistenza; Attenzione alla persona nella sua totalità di bisogni organici, psicologici e relazionali e sociali; Universalità ed equità: salute intesa non soltanto come bene individuale, ma come risorsa della comunità, accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, in attuazione dell’art. 32 della Costituzione; Uguaglianza: i cittadini devono accedere alle prestazioni del Servizio Sanitario, senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche; Etica della medicina: la medicina deve ritrovare il proprio fondamento etico- antropologico nell’essere umano concepito nella sua interezza e unicità, rifuggendo logiche di esclusivo tornaconto economico, condizionate da conflitti di interesse. Il lavoro della Consulta in questi anni è stato indirizzato in via prioritaria all’individuazione dei bisogni di salute più sentiti dei cittadini, all’analisi delle principali criticità riscontrate nel servizio sanitario provinciale e alla formulazione delle conseguenti proposte di miglioramento dei servizi. Non meno importante l’impegno dedicato al costante confronto con le istituzioni politiche e sanitarie nell’ambito di tavoli e gruppi multidisciplinari istituiti dall’Assessorato alla Salute della Provincia e dall’Azienda provinciale per i Servizi sanitari. Attualmente la Consulta è infatti presente con propri rappresentanti in diversi organismi e tavoli tecnici istituiti dall’Assessorato alla Salute e dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari: Consiglio sanitario provinciale – Assessorato alla Salute Comitato Etico per la sperimentazione clinica di APSS Comitato Etico per le attività sanitarie di APSS Comitato per il Percorso nascita di APSS Commissione Mista Conciliativa di APSS Comitato per il buon uso del sangue di APSS Organismo di Coordinamento della Rete Cure Palliative, Rete Terapia del dolore e Reti pediatriche delle cure palliative e del dolore - Assessorato alla salute UVM (Unità valutativa multidisciplinare) di APSS Gruppo di lavoro multidisciplinare per le malattie rare di APSS Gruppo di lavoro multidisciplinare per il PDTA Fibromialgia di APSS Gruppo di lavoro multidisciplinare per il PDTA SLA di APSS Gruppo di lavoro multidisciplinare per il PDTA Prostata di APSS
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Gruppo di lavoro multidisciplinare per il “Piano demenze”- Assessorato alla salute Tavolo tecnico per la riforma del welfare anziani - Assessorato Alla Salute La Consulta è inoltre invitata in audizione dalla IV Commissione permanente del Consiglio provinciale sui principali disegni di legge in materia di sanità. L’esperienza maturata dalla Consulta in questi negli organismi sopra citati, consente di tracciare un bilancio fatto di luci ed ombre. Se da un lato la possibilità di dare voce ai cittadini nei contesti istituzionali e tecnici della sanità costituisce di per sé un fatto positivo, dall’altro è maturata nella Consulta la consapevolezza che la partecipazione dei cittadini, per poter essere un processo realmente incisivo, dovrebbe avere la possibilità di influenzare in maniera più significativa le decisioni attraverso un coinvolgimento nell’intero processo di decisione e non solo su singoli passaggi come talora avviene. L’ambito della definizione di priorità risulta infatti rientrare solo in minima parte nella disponibilità dei cittadini: le ragioni dell’economia, della politica generale, entrano a condizionare queste decisioni che riguardano la destinazione di risorse e la definizione degli scopi generali della politica sanitaria. L’esperienza sin qui maturata consente di affermare inoltre come, nel nostro contesto, la stessa cultura della partecipazione presenti ancora elementi di debolezza, che finiscono per condizionare e limitare l’incisività della partecipazione da parte dei cittadini. In particolare, sul versante delle istituzioni, alcuni fattori incidono negativamente sul processo di partecipazione: la difficoltà del sistema sanitario a creare le condizioni e implementare i metodi per una attiva partecipazione dei cittadini, verificandone l’impatto e promuovendo una partecipazione alla pari ai lavori e alle decisioni in comitati, commissioni e gruppi di lavoro; -il rischio di un ruolo marginale dei cittadini legato alla presenza numericamente esigua dei membri “laici” negli organismi tecnici; la difficoltà dei clinici ad accettare cittadini e pazienti come interlocutori privilegiati riconoscendone esperienza e capacità e, in sostanza, la difficoltà a superare autoreferenzialità e paternalismo ancora fortemente radicati; la lentezza e la frammentazione eccessiva dei processi di consultazione, di decisione, di attuazione delle decisioni (riunioni
E’ dunque necessario un approccio nuovo al tema della partecipazione dei cittadini attraverso un cambiamento della cultura dell’organizzazione sanitaria, che attraverso una formazione mirata dei sanitari e del management faccia crescere la consapevolezza degli effetti positivi che i processi partecipativi producono nella programmazione, costruzione e monitoraggio dei servizi. D’altra parte, anche sul versante delle associazioni, si rilevano difficoltà di vario ordine che condizionano l’esercizio di un’ efficace e attiva partecipazione, legate principalmente a: - insufficiente cultura del lavoro in rete e scarsa consapevolezza del suo valore; insufficiente consapevolezza dei propri diritti e delle responsabilità individuali e sociali; - asimmetria informativa, inadeguatezza degli strumenti e/o scarsa informazione sui meccanismi che sono alla base del funzionamento di un servizio sanitario e che consentono un effettivo controllo sui servizi sanitari; - difficoltà di accesso ai dati che permettono il monitoraggio sui servizi erogati. Un’efficace partecipazione dei cittadini non può quindi essere disgiunta da alcuni indispensabili presupposti quali: - superamento della frammentazione del volontariato- fenomeno molto accentuato in Trentino- unendo le forze nell’analisi dei bisogni e nella progettazione delle risposte, senza rinunciare all’autonomia, all’identità e alla mission specifica di ciascuna associazione; -promozione di iniziative di lobby su alcuni temi trasversali ritenuti strategici;- promozione di processi di empowerment e di formazione dei rappresentanti dei cittadini/pazienti attraverso i quali acquisire competenze e strumenti per valutare la qualità dei servizi, per accedere direttamente alle informazioni validate sulla loro salute, per autogestire consapevolmente e responsabilmente la propria malattia, diventando partner attivi nel processo assistenziale, partecipando alle decisioni che li riguardano ; - attenzione e consapevolezza dei conflitti di interesse delle associazioni che possono condizionarne l’azione. Su questo versante, accanto allo sforzo delle associazioni nelle direzioni sopra tracciate, dovrà essere messo in campo anche da parte delle istituzioni sanitarie un investimento finalizzato alla formazione del volontariato sulle tematiche della programmazione, organizzazione, valutazione/monitoraggio dei servizi, al fine di accreditare il volontariato come interlocutore “competente” e “autorevole”.
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S GUA RD I OLT RE
Braille
Un sistema di scrittura e lettura importante ma ancora poco conosciuto
Comunicazione Aumentetiva
Strategie per semplificare ed incrementare la comunicazione
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a sua invenzione si deve al francese Louis Braille che a partire dagli inizi del 1800 ha consentito anche alle persone non vedenti di poter leggere e scrivere al pari degli altri. Un sistema apparentemente semplice che ha cambiato il modo di vivere di migliaia di persone con disabilità visiva, ma prima del sistema Braille ci furono due precursori, il “Metodo Haüy” e il “Metodo Barbier”. Il metodo Haüy consisteva nel leggere, sfruttando il tatto, delle lettere stampate in rilievo ottenute pressando un filo di rame su un lato della carta per formare un rilievo, con questo metodo, però, non veniva insegnato loro a scrivere. Nel 1821 un capitano dell’armata napoleonica di nome Charles Barbier, in risposta alla richiesta di Napoleone di creare un codice che permettesse una comunicazione “silenziosa”, ideò la “scrittura notturna”, un sistema che venne subito adottato durante le campagne belliche per consentire ai soldati di comunicare tra loro anche di notte, in modo da non dover accendere luci o fuochi ed evitare così il tiro delle artiglierie avversarie, oltre che a non preoccuparsi se i messaggi venivano intercettati, in quanto questo “codice” era
piuttosto complicato e gli avversari non lo conoscevano. Questo tipo di scrittura consisteva in un codice tattile rudimentale che riproduceva le parole in base ai suoni utilizzando un sistema di dodici punti in rilievo combinati tra loro. Il sistema ideato da Barbier era troppo complesso per poter essere utilizzato dalle persone comuni nella quotidianità, ma secondo Louis Braille rappresentava senza dubbio un ottimo punto di inizio per l’elaborazione di un sistema di comunicazione per non vedenti. Negli anni successivi, infatti, Louis sperimentò diversi sistemi e combinazioni finché ne trovò uno ideale basato su solo sei punti combinati tra loro. Più tardi ideò un’estensione del metodo per la matematica e per le note musicali. Inizialmente il sistema elaborato da Braille incontrò persino le ostilità di alcuni insegnanti che arrivarono a vietarne l’uso nelle scuole, ma questo non fece altro che alimentare la curiosità degli studenti. Il primo libro in Braille venne pubblicato nel 1827, ma Louis, morto nel 1852 di tubercolosi, non poté godere in vita del successo globale della sua opera che ad oggi permette a milioni di persone non vedenti di poter comunicare. Cristian Bua
Videogiochi per non vedenti
Sviluppato in Italia, Echoes From Levia Soulbound è un esempio virtuoso di inclusione e accessibilità
a Comunicazione Aumentativa e Alternativa (sigla CAA), è un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie atte a semplificare ed incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà ad usare i più comuni canali comunicativi, con particolare riguardo al linguaggio orale e alla scrittura” ci propone Wikipedia come risposta, ma la famosa enciclopedia online propone molto spesso definizione e terminologie molto dettagliate e scientifiche. In parole povere non è altro che uno “strumento” per facilitare i dialoghi da parte di persone che presentano una disabilità comunicativa. Storicamente i primi esempi spe-
rimentali di CAA iniziarono negli anni cinquanta negli Stati Uniti e dal 1964 al 1974 all’ospedale di Jowa City venne attuato il primo programma rivolto a bambini affetti da paralisi cerebrale infantile. Anche la tecnologia, attraverso la creazione di ausili o dispositivi, iniziò a farsi strada per aiutare i soggetti con difficoltà comunicative. Il POSM (Patient Operator Selected Mechanism) è una macchina da scrivere semplificata ideata nel 1960 da Reg Mailing dopo essersi accorto che alcuni pazienti comunicavano con gli altri attraverso l’ausilio di una sola campanella. In Italia nel 2003 nasce il Chapter ISAAC-ITALY (Società Internazionale per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa) con l’obiettivo di promuovere la migliore comunicazione possibile per le persone con complessi bisogni comunicativi fra disabili, famiglie e professionisti nel settore. Il 18 aprile di quest’anno, la fondazione è stata protago-
nista a Bologna all’interno di Exposanità alla ventunesima Mostra Internazionale al Servizio della Sanità e dell’Assistenza, portando come tema principale un modello della partecipazione in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Nell’ambito della CAA non esistono soluzioni universali, per ogni soggetto è necessario trovare gli strumenti ad hoc scelti in base alle caratteristiche della persona e al momento particolare della sua vita. Lo stesso va sempre migliorato e adattato secondo necessità nel corso del tempo. Anche nell’ambito della letteratura è presenta la CAA, grazie agli IN-Book, ovvero libri scritti con testo parzialmente o integralmente in simboli. Esempio e definizione più dettagliata nell’articolo: ”I Promessi Sposi, versione in simboli”, a pagina 11. Samuel Daldin
Rivedere, che sogno
Al San Raffaele di Milano il primo intervento con microchip sottoretinico
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’unità Oculistica dell’ospedale San Raffaele, per la prima volta in Italia, ha impiantato una protesi sottoretinica in una donna non vedente. L’intervento, delicatissimo, è stato portato a termine da un’équipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica. La retina Artificiale Denominata “Alpha AMS”, questa retina artificiale è prodotta dalla compagnia tedesca Retina Implant. La protesi è destinata a
persone che hanno perso la vista durante l’età adulta per colpa di gravi malattia genetiche della retina, per esempio la retinite pigmentosa, questo microchip può riabilitare la percezione delle sagome e della luce di alcuni oggetti e/o persone. E’ il sistemo di visione artificiale più evoluto al mondo e può sostituire i supporti esterni, come telecamere ed occhiali, e restituire una visione indipendente. Come funziona Il microchip si basa sulla sostitu-
zione dei fotorecettori della retina, cioè le cellule specializzate a tradurre la luce in segnali bioelettrici che arrivano al cervello attraverso il nervo ottico. I fotorecettori non più funzionanti sono sostituiti dal “fotodiodo”, un apparato elettronico microscopico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico. Misura tre millimetri circa e al suo interno si trovano 1600 sensori in grado di sostituire l’attività delle cellule decadute. L’obiettivo principale dei ricercatori tedeschi è molto ambizioso, creare un dispositivo permanente utile pure per altre malattie retiniche. Di qui a tre anni, quindi, saranno completati altri trial clinici su una cinquantina di pazienti e, se tutto va bene, la retina artificiale potrebbe essere autorizzata dagli organi competenti europei, ed entrare quindi in uno entro i prossimi cinque annil Cristian Bua
Statistiche disabilità visive su 1000 persone 1 non vedente e 4 ipovedenti gravi
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a startup videoludica lombarda Cloverbit, debutta sul mercato un videogioco che racchiude una fascia di persone solitamente escluse da questo hobby, ipovedenti e ciechi. Sviluppato da Marco Donati, Dario Festa, Andrea Guarneri ed Eraldo Zanon, le quattro colonne portanti della software house alle porte di Milano. Per lo sviluppo di un audiogioco, un videogame pensato per i giocatori non vedenti, la storia è fondamentale perchè deve avere un aspetto impeccabile in termini
trama. Trama scritta da Stefano Stradaioli, ispirandosi al medioevo nordico è riuscito a dare delle descrizioni vive degli ambienti in cui il giocatore si trova immerso, fornendo precise informazioni geografiche e storiche. Nella maggior parte dei videogiochi la componente audio, il realismo nella realizzazione e spazializzazione dei suoni, è posta in secondo piano rispetto alla grafica, nel caso di Echoes From Levia: Soulbound, sottolinea Donati, è il contrario. Per lo sviluppo dell’au-
www.retina-implant.de dio sono serviti sei mesi per realizzare un software che elaborasse i suoni tenendo in considerazione condizioni importanti, come la posizione del personaggio, se è all’interno o all’esterno di un oggetto, spiega il Project coordinator. Donati sottolinea che Echoes From Levia Soulbound non uscirà su console, me per PC, disponibile su Windows, Linux e Mac i quali for-
niscono diversi strumenti software o funzionalità accessibili a utenti con disabilità visive, dalle schermate a elevato contrasto, alle funzioni di ingrandimento di testo e immagini, fino ad arrivare ai screen reader, programmi che leggono il testo presente sullo schermo. Malgrado sia un settore di nicchia Cloverbit vanta di un nucleo di appassionati estremamente attento
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allo sviluppo dell’audiogioco. Sia su Facebook che su forum specializzati sono stati contattati da diversi giocatori che desideravano maggiori informazioni sul prodotto. L’avventura sta per iniziare! Echoes From Levia Soulbound è uscito alla fine di aprile per PC. Samuel Daldin
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S P OR T & D IS A B ILITÀ
Tu sei la storia che racconti
Cosa aspetti a prendere la penna e farne buon uso? sapevolmente, tutto intorno a lei cambiò.
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’era una volta... una persona con la sua unicità, ma si teneva in riga senza osare, per paura di non essere compresa. Tuttavia, un bel giorno, decise di ricostruire con la penna il proprio sè. Lasciò che alcune parole della sua storia finissero sopra le righe, realizzando una sorta di racconto autobiografico positivo. Grazie a questo nuovo modo di raccontarsi, che le permetteva anche di agire più con-
Molti le videro gli occhi brillare mentre faceva quello che le indicava il cuore e non poterono fare a meno di saperne di più. Ebbe così l’occasione di parlare di sè in modo autentico e si accorse che poteva perfino ispirare gli altri... che emozione!! Sembra che per inserirsi e distinguersi nella società, sia in ambito relazionale che lavorativo, occorra avere qualcosa di interessante da raccontare. Tu come ti racconti? Nel mio caso è come se in questa vita avessi letto molte introduzioni e scritto qualche capitolo della mia storia, senza però giungere al punto cruciale della trama, quello che coivolge e trasporta l’editore invitandolo a proseguire e, magari, infine ad investire... su di te/sul tuo romanzo. Poi ho capito perché: il punto cru-
ciale non è nel libro, ma dentro di me. Quando mi metto in gioco, ho il diritto di indicare a me stessa dove sono arrivata e grazie a quali decisioni/qualità, anche se non sempre sono state riconosciute. Insomma è compito mio fermare le pagine della mia vita e leggerle come preferisco, sentendomi già a buon punto, pronta comunque a ripartire se necessario, spostandomi qua e là in base ai miei sogni. In questo modo risulto a tutti gli effetti un utile segnalibro. Infatti ricordo a me stessa e agli altri dove puntare l’attenzione quando ci si relaziona, perchè qualsiasi persona ha qualcosa di positivo da condividere che aggiunge valore alla vita collettiva. Bisogna solo scovarlo, rileggerlo, aggiustarlo e... fissarlo nella nostra testa con parole positive, che costruiscano qualcosa intorno a noi, segnando autenticamente il nostro passaggio. Ricordiamoci che ognuno di noi è un essere umano unico e irrepetibi-
le e, nel suo piccolo, può compiere imprese straordinarie. Tu, in particolare, svelati al mondo attraverso i tuoi punti di forza, ovvero quelle caratteristiche per cui senti che vivere è una cosa propriamente tua e ti riesce bene. Se riesci a ripercorrere i tuoi passi accedendo al tuo mondo interiore senza giudicarti, occupati di individuare e spendere bene la tua unicità, ovvero il tuo interessante potenziale e... continua così con entusiasmo. Non importa aver chiaro cosa vuoi diventare: se agisci seguendo il tuo istinto le occasioni di crescita/condivisione busseranno alla tua porta! Arriverà il giorno in cui i tuoi punti di forza, sparsi come tanti segnalibri nelle pagine della tua vita, ti aiuteranno a formare una nuova storia, dove sogni e realtà coincidono. Occorre andare sempre avanti senza perdere la speranza, come ci suggerisce la canzone “Un altro giorno” di Nesli.
Cit. canzone “Un altro giorno” di Nesli “... E’ un altro giorno che trasforma e tutto intorno cambia forma E’ un altro luogo, è un altro modo, è un’altra chance che non ritorna e non mi chiedo se bisogna o meno aver buona memoria so soltanto che i ricordi a volte fanno mancar l’aria sono io che costruisco ogni minuto la mia storia almeno fino a stasera perché domani è un altro giorno e si riparte da capo, tutto si azzera sembra la stessa cosa ma è diversa da com’era io sono uno di quelli che in fondo ancora ci spera che se in un sogno credi tanto prima o poi si avvera lascio che succeda, lascio che ogni cosa intorno accada mentre vado avanti sempre dritto per la mia strada. ...”
ai ragazzi con disabilità dato che questa opportunità non è da tutti i giorni. Un gruppo di 30 soci, motivati dalla voglia di dedicarsi al prossimo, mettono a disposizione la loro esperienza e i loro mezzi fuoristrada per accompagnare gruppi di ragazzi accolti dai centri che si occupano di disabilità attraverso i sentieri forestali della provincia di Trento, regalando loro momenti di svago e convivialità immersi negli splendidi paesaggi del territorio. Durante l’anno l’associazione TRENTO 4X4 organizza e anima diversi eventi a sfondo sociale, come “Regala un Sorriso” promossa insieme all’associazione Piné Motori, che si svolge ogni anno a Baselga di Piné, dove una sessantina di ragazzi ha l’opportunità di trascorrere una giornata diversa a bordo di uno dei tanti mezzi fuoristrada.
Un altro appuntamento fisso è l’escursione sul Doss Trento svolta con i ragazzi di Anffas Trentino. Il ritrovo è ai piedi del colle, seguito dalla prima tappa che è Sardagna, attraverso il casagneto, poi giù per la strada vecchia e di nuovo sul Doss, per raggiungere il campo base allestito in cima, dove i volontari di TRENTO 4X4 preparano i tavoli, le griglie per il pranzo e i premi per l’attesissima lotteria, l’occasione per chiudere una giornata conviviale con un piccolo ricordo della giornata e qualche risata in compagnia. “Ci arricchisce e ci rende felici poter donare qualche giornata di svago a questi ragazzi, che da un anno all’altro ricordano perfettamente su che mezzo sono saliti l’anno precedente e quale premio hanno vinto alla lotteria, segno che la giornata rimane impressa come un ricordo positivo nella memoria dei ragazzi”
ci racconta il presidente Camillo Degasperi. Tutto questo è possibile solo grazie alla buona volontà dei volontari e ai tanti partner che accettano di buon grado di sostenere queste splendide attività. Sul territorio di Trento sono infatti diverse le aziende che mettono a disposizione le loro risorse per le iniziative di TRENTO 4X4, come ad esempio Blu City S.r.l., Rigotti, TMT, De Vigili, Tecno2Ricambi e Stefano Selem di Academy 4X4. La sinergia che si crea tra associazioni non profit e aziende permette ogni anno di offrire il brivido del fuoristrada, un’esperienza nuova ed emozionante, ai tanti ragazzi che hanno la fortuna di partecipare a queste iniziative.
Alessia Vinante
Il Club 4x4 Off Road
Il fuoristrada per tutti
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al 2016 il panorama trentino degli amanti del fuoristrada si è arricchito con la nascita del Club TRENTO 4X4, fondato da Camillo Degasperi e altri ex membri del Four Runner Team.
La scelta di fondare un nuovo gruppo nasce dal bisogno di ridare un’impronta sociale alla passione per i fuoristrada, dedicando i propri mezzi e il proprio tempo libero a offrire splendide escursioni
Ebook Una tastiera traduce in braille
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on l’avvento delle nuove tecnologie anche il mondo dell’editoria si sta adeguando, in Italia un po’ più a rilento, infatti è già da diversi anni che i libri vengono proposti in versione “elettronica”, meglio conosciuti come ebook. Il progetto dell’ebook inizia nel lontano 1968, quando venne inventato il primo prototipo denominato “Dynabook”.
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Qualche anno fa erano già stati realizzati dei prototipi di ipad con lo schermo in braille, ma ora si fa un ulteriore passo avanti, è stata messa in commercio una speciale tastiera in braille, che, collegandola a un ipad riproduce il testo in braille direttamente sulla tastiera, permettendo così di leggere usando le dita. Come tutte le nuove tecnologie anche questa ha un costo elevato, al-
meno per ora, e si aggira tra i 1.500 e i 3.000 euro, ma nonostante questo ci si può far aiutare nell’acquisto da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Si può dire che è davvero una vera e propria “rivoluzione” nel campo della lettura accessibile, nonostante il costo sia ancora piuttosto alto. Cristian Bua
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Giulio Thiella
PAGIN A D ELL A CULT URA
Volontariato in viaggio Una scelta che ti cambia le prospettive di vita tra nuove culture e nuove opportunità
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ono Diletta, ho ventinove anni. Indecisa per natura, trovo la mia stabilità solo in movimento, da sola o in compagnia, possibilmente con uno zaino sulle spalle. Non ho mai saputo cosa sarei voluta diventare da grande. Fino a poco tempo fa mi muovevo a sentimento, cambiando città, percorsi di studio e idee, con chiaro in testa solo quanto fosse per me importante poter viaggiare. Tra la laurea in Lingue e la specializzazione sognavo di dedicare un periodo della mia vita al volontariato perché volevo sentirmi utile, scoprire il mondo, conoscere altre culture, ripagare almeno in parte il debito che sentivo dentro per essere nata nella terra delle opportunità. La ricerca dell’organizzazione giusta è stata un frustrante percorso dentro a un labirinto pieno di vicoli ciechi, e non ho mai trovato l’uscita. Richieste di competenze specifiche e di grosse somme di denaro, incertezza sul reale impatto del mio lavoro, decine di email senza risposta mi hanno convinto a lasciar perdere e proseguire i miei studi rimandando la realizzazione del mio sogno. Ho incrociato il mio futuro per caso, su un articolo di giornale che
parlava di una piccola associazione del territorio che opera nell’ambito dei diritti delle donne in Italia e nel mondo attraverso programmi di cooperazione allo sviluppo. Durante la prima riunione a cui ho partecipato ho sentito il presidente accennare al fatto che sarebbe partito per il Nepal di lì a poco. Non sono una persona impulsiva, ma in quel momento ho sentito qualcosa dentro. L’ho avvicinato per chiedergli se potevo partire con lui. La sua risposta affermativa, più sbalordita che altro, è stata un atto di grande fiducia: non aveva la minima idea di chi fossi, e non avevo alcuna esperienza nell’ambito. Quella notte, a casa, ho comprato il biglietto aereo con i soldi guadagnati durante una stagione in rifugio. Una settimana dopo ero a Kathmandu, circondata dalla polvere e dal rumore dei clacson, incantata dalla bellezza ruvida e dalla vivacità di quello che mi scorreva intorno. Ho trascorso due settimane insieme alle donne vedove nei villaggi più remoti, semplicemente ascoltando le loro storie di lutto, discriminazione, povertà ed emarginazione, condividendo con loro il cibo, il tè, una coperta. A colpirmi sono state la dignità delle loro teste sempre dritte, e la determinazione a reagire. Ho intuito anche un’altra cosa: che la mia voglia di contribuire al cambiamento era più profonda di una breve esperienza di volontariato. Tornata a casa, nel tempo libero, ho provato a scrivere un progetto per permettere ai loro figli di andare a scuola e, con l’istruzione, cambiare le sorti delle loro famiglie
e comunità. È stato finanziato da una fondazione, ed è diventato realtà. Lo scorso anno, dopo un primo anno da volontaria, sono stata assunta dall’associazione e oggi lavoro come Responsabile Progetti. Li scrivo e li gestisco dall’Italia. Una volta all’anno vengo inviata per due settimane sul campo a monitorarli e valutarli: realizzo interviste, fotografo, raccolgo documenti. È quello che sognavo? Sì, e no. Nella mia immaginazione il volontariato è sempre stato stare seduta in mezzo a un cerchio di bambini, giocare con loro, aiutarli a costruire la loro scuola. Oggi mi occupo di cooperazione internazionale seduta davanti a un computer, in Italia. I viaggi, da sempre una parte così importante della mia vita, li incastro nei weekend lunghi e nelle due settimane di ferie ad agosto come chiunque altro. Eppure non sento di aver rinunciato al mio sogno: lo realizzo ogni giorno quando apro l’email e trovo le pagelle delle bambine e dei bambini che hanno completato l’anno scolastico, quando racconto le storie delle loro mamme agli studenti delle scuole, quando mi arriva un pacco con una sciarpa di lana di yak mandata dagli amici nepalesi. E quando ripenso alla mia frustrante ricerca senza esito di un’organizzazione che mi spedisse da qualche parte a fare la volontaria mi rendo conto con chiarezza che l’errore era mio. Ecco quello che ho capito. Gestire un volontario costa, moltissimo. Costa risorse economiche e di tempo selezionarlo, formarlo, inviarlo all’estero, e fare in modo che il suo lavoro sia davvero utile
Quando pensiamo al nostro periodo all’estero dobbiamo metterci dalla parte di chi ci accoglie
una volta sul campo. La buona volontà, purtroppo, non basta: servono competenze che possono anche non essere qualifiche ma quantomeno qualche abilità (insegnamento delle lingue, animazione con i bambini, creatività, per elencare quelle base). Quando pensiamo al nostro periodo all’estero dobbiamo metterci dalla parte di chi ci accoglie, che spesso lavora in condizioni difficili e con pochissime risorse: organizzare il nostro alloggio, i compiti da farci fare, gestire il nostro acclimatamento al luogo è per loro un lavoro a tempo pieno, e non sempre si hanno le risorse per poterlo fare. Ancora di più se il volontario ha poco tempo a disposizione: due settimane, o un mese, sono davvero pochi per poter avere un reale impatto positivo sulla comunità che ci ospita, e per ammortizzare i costi con i benefici. Bisogna considerare poi che le risorse che una organizzazione destina ai volontari vengono tolte alla realizzazione dei progetti, ed ecco perché viene chiesto a chi parte di sostenere le sue spese. Io stessa, che lo faccio per lavoro,
molto spesso sul campo mi ritrovo a chiedermi se sono davvero utile. Come far fruttare allora la nostra voglia di essere utili? Se la priorità è fare volontariato, cerchiamo una realtà nella nostra città. Se la priorità è viaggiare, facciamolo pesando il meno possibile su chi ci accoglie. Se vogliamo combinare le due cose, scegliamo piuttosto un turismo responsabile che generi impatti positivi reali sulle popolazioni locali, e lungo il nostro viaggio raccogliamo storie, immagini e pensieri che possano contribuire a dare voce a chi non ne ha: anche questo è essere d’aiuto, e ci permette di entrare veramente in contatto con le popolazioni che incontriamo. Riflettere su queste considerazioni non significa per forza scoraggiarsi, solo vedere la situazione dal punto di vista di chi ci accoglie, per scegliere la strada migliore in cui cominciare a camminare insieme. Diletta Lazzarotto Tratto da
www.viaggiodasolaperche.com
Gerard Lutte Da Guatemala City a Trento per raccontare i sogni spezzati dei ragazzi di strada
I
l 25 maggio il professore di psicologia e la delegata del Movimiento de Jovenes de la Calle Quenia Guevara si sono confrontati con gli abitanti della Clarina per parlare di globalizzazione e diritti negati È stato un incontro denso di emozioni quello di venerdì 25 maggio tra il quartiere della Clarina e il professore emerito di psicologia dello sviluppo dell’Università La Sapienza di Roma Gerard
Lutte, fondatore del primo movimento autogestito per i ragazzi di strada dell’America centrale, il Mojoca (Movimiento Jovenes de la Calle). Accanto a lui la delegata del movimento stesso Quenia Guevara, 29 anni, rimasta orfana di mamma ancora bambina, sopravvissuta alle prevaricazioni di diverse strutture per l’accoglienza di minori abbandonati e alla durezza della vita senza fissa dimora e oggi attivista per i diritti dei po-
poli indigeni e dei giovani a rischio emarginazione. La nostra Martina Dei Cas, che li aveva incontrati durante un reportage in Guatemala nell’agosto scorso, li descrive in questo racconto, terzo classificato al concorso giornalistico e fotografico “Cuore e talento”, svoltosi a Predazzo in memoria del giornalista Benjamin Dezulian, volontario della Croce rossa e della biblioteca locale, prematuramente scomparso nel maggio 2017.
Agosto 2017, marcia per i diritti degli indigeni a Città del Guatemala
Guatemala City è tra le 10 città più pericolose al mondo, 26,1 omicidi ogni 100.000 abitanti
Guatemala City
pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | giugno 2018 - n. 3
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