Prodigio Ottobre 2017

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELLʼASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELLʼHANDICAP NUMERO V - OTTOBRE 2017 - ANNO XVIII - 104° NUMERO PUBBLICATO

WWW.PRODIGIO.IT

PROGETTO DI GIORNALE Rolling Argentina

Esperienze di innovazione sociale: Gruppo Spes

Il viaggio senza barriere di Federico Villa in Sud America

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

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Intervista alla presidente Cecilia Niccolini che ci racconta attività e progetti innovativi pagina 4

Intervista a Sara Grippo

L’esoscheletro indossabile

Una scalata oltre i limiti della malattia

Conosciamo il progetto innovativo che permette di riacquisire la mobilità

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PROMUOVERE L’ACCESSIBILITA’ SOSTENERE L’INCLUSIONE CURARE I BENI COMUNI COLLABORARE IN RETE

A SOCIAL “RUBIK” STORY

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IN EVIDENZA

Alla riscoperta dei 5 sensi Un’estate ricca di attività con i bambini del quartiere animata grazie al Servizio Civile Maurizio Menestrina mentre regala i disegni ai bambini

EDITORIALE A SOCIAL RUBIK STORY

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bbiamo voluto rappresentare il mondo del sociale come un Cubo di Rubik, semplice nelle sue forme, ma complesso nella sua narrazione. Occorre seguire precise geometrie ed incastri per poterlo completare. Lo stesso accade talvolta nel raccontare il Sociale, seguire delle linee guida e dei principi comuni per far averne una visione più completa e condivisa, ne diviene un presupposto. Collaborare in rete, promuovere l’accessibilità, curare i beni comuni e sostenere l’inclusione, sono elementi guida certamente condivisibili e in alcuni casi rappresentano condizioni per l’operatività in vari settori della nostra vita civile. Conoscerne le dinamiche e le relazioni permette di decifrare esperienze e realtà che testimoniano la possibilità di superare i limiti culturali che spesso ci limitano a vario livello nella nostra quotidianità. Le storie ed interviste pubblicate in questo numero come quelle di Federico Villa e Sara Grippo, seguono questa logica, inserendo tra le righe valori e consapevolezza che lanciano il cuore oltre l’ostacolo. Questo discorso s’incastra con esperienze locali di valorizzazione dei beni comuni come l’esperienza del Parco Langer che viene raccontata

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pro.di.gio.

l.p.

Un cartellone realizzato dai bambini

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“ lla riscoperta dei 5 sensi” è il titolo del progetto proposto dall’Associazione PRODIGIO per i più piccoli con lo scopo di sensibilizzarli alle tematiche della diversità e dell’inclusione sociale, attraverso questo percorso i bambini hanno la possibilità di divertirsi imparando. I laboratori sono stati presentati presso il parco della Clarina durante le mattine del mese di agosto, 2 volte a settimana per un totale di 5 incontri, uno per ogni senso, dove il bambino aveva modo di giocare ed imparare in base al

tema proposto. Il primo senso a fare la sua comparsa fu il tatto, usando le mani come pennelli per colorare un grande cartellone e lasciare così una propria impronta colorata, seguito subito dal gusto, assaggiando dolce, amaro, salato e aspro con un cucchiaino per poi attaccare un tappino colorato, a seconda del gusto, sulle papille gustative corrispondenti di una lingua gigante disegnata. L’olfatto, tramite il naso si annusavano alcune delle spezie più conosciute che troviamo nelle cucine di tutti i giorni, per poi attaccarle su un foglio chiamato tavola olfattiva, ed avere così, una raccolta dettagliata di tutti gli odori e profumi. Con il riciclaggio di bottiglie, riso, bicchieri e tappi si costruirono piccoli strumenti musicali come nacchere, maracas e tamburi per dare vita ad una piccola orchestra e risvegliare così l’udito. L’ultimo senso fu la vista, usando i colori primari, rosso, giallo e blu, componendo tanti colori secondari abbellendo, con il riso

colorato, un cartellone in stile bricolage. Ci fu un ultimo incontro finale, anche in compagnia di Anffas, per salutare tutti i partecipanti alle attività, regalare un pescegrazie, e promuovere l’iniziativa del book-crossing regalando un libricino a ciascuno. Samuel Daldin

Il laboratorio dell’olfatto

Festa al volo Come #cambiailvolontariato

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on è una festa del volontariato, ma una festa al volontariato, dedicata a tutte quelle persone che si dedicano alla costruzione di relazioni, fiducia e stima che concerne il terzo settore. Si è svolta presso Trento Fiere durante il weekend del 7 e 8 ottobre aprendosi con un intervento da parte del Presidente della Provincia Autonoma Ugo Rossi, il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta, Giorgio Casagranda, Vincenzo Passerini e i vari presidenti delle associazioni che hanno reso questo fine settimana un momento di condivisione e incontro

Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

per tutte quelle persone che credono nel terzo settore. La lista delle attività di queste due giornate è molto versatile offrendo dalle 10 di mattina fino a tarda serata laboratori per bambini e grandi, workshop, musica, cibo e bevande, insomma un vasta scelta su come non annoiarsi nella giornata. L’ingresso presso lo stabile di Trento Fiere si presenta con una grande sala divisa in 3 corridoi, circondati da molteplici stand delle associazioni che hanno voluto mostrasi, presentarsi e alcune chiedere anche un supporto. Tra queste troviamo: vigili del fuoco, croce rossa, associazioni contro il bullismo, associazioni inerenti danza e teatro, associazioni che salvaguardano il pianeta e persino un stand del nostro servizio civile. Un via e vai di persone, colori, musica e chiacchere che hanno anima-

Giulio Sensi durante un workshop alla Festa al Volo

Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Martina Dei Cas, Maurizio Menestrina, Samuel Daldin, Cristian Bua, Valentina Grasso. Hanno collaborato: Chiara Soma, Camilla Di Pace, Loris Puleo, Sara Grippo, Alessia Vinante, Fabio Pipinato, Mirko Ferranti, Federico Villa, Cecilia Niccolini. In stampa: 10 ottobre 2017.

Il corridoio principale di Trento Fiere con i vari stand

to la sala. Uno stand in particolare ha catturato la mia attenzione, si presentava con una strana struttura color marroncino e una porta rossa accesa, sulla quale era presente una piccola fessurina di vetro per guardarci dentro. Era una riproduzione di una cella per 4 persone di un carcere tradizionale di 4 metri per 3 nella quale erano presenti 2 letti a castello, un paio di armadietti e un tavolino con 4 sedie che andavano a stringere ancor di più lo spazio libero. Tutto regolare secondo le norme dei diritti umani, ma è bastato entrare in 5 persone ed assistere ad una piccola presentazione all’interno della cella per capire quanto può risultare scomoda un situazione così ristretta fra detenuti. Samuel Daldin

Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”


V I A G G I A R E A CC E SS I B I L E

“Rolling Argentina” Senza barriere in sedia a rotelle, alla scoperta del Sud America insieme a Federico Villa

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iao Federico, ci ritroviamo a parlare delle tue esperienze in giro per il mondo dopo il Vietnam , la tua ultima impresa senza barriere è stata l’Argentina. Da dove nasce l’idea per questa meta? È argentino il mio amico Abner, unico ragazzo disabile con l atassia di Friedreich che raggiunse me e mio fratello 10 anni fa’ per la corsa da Milano a Napoli in handbike per promuovere la ricerca sull’atassia. Siamo rimasti sempre in contatto e dopo tanti inviti a vuoto questa volta non mi sono tirato indietro. In questo “Rolling” volevo parlare della mia patologia andando a intervistare altri ragazzi coinvolti e raccontare le loro storie di resilienza. Abner è presidente dell’Associazione Argentina Gpatax (gruppo paziente con Atassia) chi meglio poteva indirizzarmi ai vari ragazzi per il mio nuovo lavoro? È così Argentina fu. In Vietnam ci hai raccontato di come fosse stato ai limiti dell’assurdo muoversi nel traffico caotico tra motorini e macchine che sembravano seguire la logica del caos e tu hai dovuto fare molti slalom per evitare ostacoli e macchine. In Argentina come ti sei trovato rispetto al tema della mobilità? L’Argentina è molto ben coordinata, traffico parlando, è molto simile a tutte le nostre realtà europee. Anche i servizi per accedervi

Quando viaggi, se non erro, ti piace portare le tue esperienze e condividerle con la popolazione o con le organizzazioni e associazioni locali...chi ti ha colpito maggiormente in questa ultima tua esperienza e cosa hai potuto scambiare con loro? Sono partito convinto di dare la mia visione invece ho ricevuto molto più di quanto mi aspettassi. Ognuno con la loro storia fa fronte a questa patologia adattandosi i vari problemi che a mano a mano incontrastati avanzano. Credo che nella vita di ognuno di noi, disabile o normodotato che sia, è proprio questo quello che ci permette di andare avanti: adattarsi alle varie situazioni per poi in capirle e superarle ognuno a proprio modo.

limiti che ti imponi di superare chilometro dopo chilometro. Penso alla disidratazione, alla stanchezza, al fatto di essere sempre in sedia a rotelle e questo per chi non è tenace come te potrebbe essere un grosso ostacolo. Qual’è stato il più grande limite o difficoltà che ti hanno quasi fatto desistere dall’impresa e se c’è stato come hai fatto a superarlo? Adattandomi stringendo i denti ma soprattutto era la curiosità di vedere cosa c’è dietro l’angolo che mi spronava. Logisticamente parlando, molte volte chiedo aiuto, mi fido molto del prossimo e negli anni ho capito come saper comunicare agli altri il modo in cui possono essermi d’aiuto per superare un ostacolo. Mentirei però se dicessi che non ho mai pianto e non mi sono sentito terribilmente solo, ma fa parte del viaggio, è normale. L’importante non è viaggiare, forse viaggiare come lo faccio non lo consiglierei quasi a nessuno e soprattutto non potrei mai permettermi di dire che se ho viaggiato io allora tutti devono e possono farlo… il viaggio come in tutti i miei “Rolling” è una metafora della difficoltà che ognuno di noi nel proprio si ritrova a fronteggiare.

Il tuo viaggiare non è fine a se stesso e se si leggono le numerose interviste che hai rilasciato, si capisce che c’è uno scopo di fondo in quello che fai, hai voglia di condividerlo con noi e spiegarne il motivo ? Partire per tornare più ricco di esperienze da poter condividere con la società è il mio modo per contribuire a una rivoluzione sociale che per quanto ne riconosca la utopia credo e voglio raccontarla. L’ultima domanda la dedichiamo all’abbattimento delle barriere. Quali sfide ci aspettano in futuro e pensi sarà possibile, anche grazie a esperienze come le tue, raggiungere un’inclusione delle persone con disabilità a livello globale? Più’ viaggio e più mi rendo conto che anche nel nostro paese la disabilità è accettata, ma non è ancora condivisa al punto tale da creare una vera e propria integrazione. Troppo poche le realtà dove il “normodotato” si siede, viaggia, lavora, fianco a fianco non la persona disabile, non è integrazione la nostra, è segregazione. Abbiamo ancora molto da fare, siamo però sulla strada giusta, dipende soprattutto da noi. E’ la nostra guerra!

Mi chiedo sempre se hai una stella guida, qualcuno che ti dia motivazione e ispirazione.. è così? Spero di sì…ciao Max!

Lorenzo Pupi

MARKETING SAIT

Federico Villa durante un tragitto in barca

spesso non mancavano a Buenos Aires. Purtroppo però si parla di una disabilità accompagnata, esattamente come in Italia, dove l’accessibilità esiste in molti posti ma non è un accessibilità autonoma. Sono due tipi di accessibilità a cui tengo molto precisare la differenza: la prima che io definisco accompagnata o assistita, esempio per poter superare i piccoli gradini o rampe impervie impossibile da fare autonomamente, la seconda ti permette autonomamente di vivere la tua libertà senza dover chiedere costantemente aiuto a qualcuno. Purtroppo questa qui, né in Italia, né nel resto del mondo esiste se non in qualche raro caso o in qualche rara realtà come in paesi del Nord Europa, Stati Uniti, Germania o Singapore. Ma questo a molto a che fare con la mentalità delle persone e del rispetto sociale. Noi siamo indietro anni luce… .

Rappresenti forse un modo di viaggiare diverso, talvolta estremo rispetto ai

Federico Villa al confine del mondo, Ushuaia pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | ottobre 2017 - n. 5

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ESPERIENZE D’INNOVAZIONE SOCIALE RUBRICA DI APPROFONDIMENTO A CURA DELLA REDAZIONE PRO.DI.GIO.

I centri Spes in Trentino

L’intervista Intervista alla presidente Cecilia Niccolini

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ecilia, come e perché è nata la vostra cooperativa? Spes è nata quarant’anni fa, per occuparsi del patrimonio immobiliare dell’Azione cattolica. All’inizio la Cooperativa aveva in gestione uno studentato, poi siamo passati ad occuparci di residenze protette e ad erogare servizi in favore degli anziani, divenuti nel tempo la nostra mission. Avete 400 dipendenti, qual è il rapporto con i volontari? I volontari ci sono e li riteniamo una risorsa molto preziosa. Per questo chiediamo ai direttori dei diversi centri che gestiamo di curare la relazione con loro, garantendone la stabilità nella partecipazione alle attività di animazione. Fondamentale è poi il dialogo che si instaura con i familiari dei nostri residenti. Qual è la difficoltà più grande che si è trovata ad affrontare in questi anni? Sulle nostre strutture grava una continua pressione circa il numero dei posti disponibili, data anche dall’espansione di patologie come l’Alzheimer. A ciò si unisce il calo di risorse pubbliche, che costringe la Provincia ad investire sul domiciliare anche per fronteggiare situazioni che invece avrebbero bisogno di un percorso residenziale. Ciò comporta un forte turn-over all’interno delle case di riposo, dove gli anziani arrivano in condizioni davvero difficili, perché finché sono in grado di stare sulle loro gambe vengono tenuti in casa. Paradossalmente invece, i malati di Alzheimer vengono ricoverati anche in condizioni di mobilità ottimale, ma il loro continuo errare per le strutture, già carenti di personale, genera spesso un grande scompiglio. Il mio obiettivo per il futuro è dunque quello di riuscire a far quadrare i conti mantenendo sempre alta la qualità dei servizi offerti e ponendo particolare attenzione sulla necessità di investire e motivare il personale che si trova immerso in un contesto sia fisicamente che psicologicamente logorante. Martina Dei Cas

Mission S

PES Gruppo Cooperativo Paritetico nasce nel 1 gennaio 2014 con lo scopo di assicurare, mantenere e migliorare le posizioni delle partecipanti sul mercato, secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità. Consentire la conservazione del posto di lavoro ai lavoratori di ogni impresa associata, perseguire economie di scala, potenziare le attività e differenziare il rischio aziendale, sono queste le mission che animano la cooperativa. I soci che compongono la cooperativa SPES sono 9 volontari, 5 lavoratori e 2 persone giuridiche per un totale di 16 membri. Le società che costituiscono il gruppo sono: Villa Belfonte a Villazzano, Residenza Via Veneto a Trento, Casa Famiglia a Cadine, Villa Alpina a Montagnaga di Pinè, Valle Di Cembra a Lisignago, Residenza Solatrix a Rovereto, Residenza Sacro Cuore a Bolognano di Arco e RSAo Tione a Tione. SPES Trento opera dal 1975 per gestire le unità operative sedi delle RSA destinate ad accogliere persone non autosufficienti. ST Gestioni dirige i servizi di assistenza domiciliare, ST Servizi s.r.l. dal 2002 offre servizi di supporto organizzativo, amministrativo, immobiliare, formato ad enti e società operanti nei settori socio-sanitario ed assistenziale, formativo, culturale e pastorale. CSSS (Consorzio per i Servizi Sociali e Sanitari) dal 2003 realizza l’erogazione del servizio infermieristico, medico, socio-sanitario e amministrativo. Gli obiettivi primari del Gruppo SPES sono il costante impegno alla soddisfazione dell’utenza, alla protezione dell’ambiente, alla prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali attraverso le persone, promozione sul territorio, cura dell’informazione e messa a disposizione di laboratori di ambiente e condizioni di lavoro. Un percorso virtuoso di gestione integrata che mette in primo piano il gradimento ed il benessere. Samuel Daldin

INFO E CONTATTI

MAP

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Gruppo Spes Via Fermi, 64 38123 Trento

0461 402080 info@gruppospes.it

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Busa degli orsi, guarda che vista Aperta al pubblico la spettacolare terrazza sulla città che diventa un piccolo teatro all’aperto da 80 posti

Meglio muoversi che commuoversi: il fondo per la solidarietà responsabile

Un conto corrente per raccogliere le offerte di chi decide di fare elemosina in modo diverso: dal 2010 il Fondo di solidarietà Città di Trento, promosso dal Tavolo per la solidarietà responsabile, aiuta le persone in condizioni di emarginazione sociale, in difficoltà economica, abitativa, sociale e personale che vivono in strada o in sistemazioni di fortuna, per dare risposta a quei bisogni minori, ma non meno importanti, che non sono coperti dagli interventi istituzionali tradizionali. Ecco le coordinate per effettuare le donazioni:

Eventi su suolo pubblico: un unico modulo per presentare domanda Un primo passo sperimentale per semplificare il procedimento Organizzare sagre, mostre, eventi musicali, concerti, eventi culturali e sociali, eventi sportivi, spettacoli vari rappresenta spesso un cammino pieno di ostacoli. Per aiutare gli organizzatori a trovare la strada giusta tra adempimenti, autorizzazioni, procedure e modulistica, nel 2014 il Comune ha pubblicato la Guida pratica per l’organizzazione di eventi e manifestazioni. Partendo da quest’esperienza, l’assessorato alla semplificazione e la direzione generale hanno deciso di riprendere

Da fine luglio è possibile visitare nuovamente la Busa degli orsi, lo straordinario punto panoramico di Sardagna che prende il nome dai plantigradi qui “ospitati” fino agli anni Ottanta. In stato di abbandono per decenni, la Busa degli orsi oggi è diventata una spettacolare terrazza sulla città, luogo ideale per residenti e turisti in cerca di panorami mozzafiato ma anche spazio ricco di suggestione per concerti, cinema, spettacoli. Nella “Busa” è stata costruita una struttura a gradoni in acciaio corten, che si ossida nel tempo fino ad assumere un caratteristico color ruggine. Nei diversi gradoni sono state collocate ottanta sedute, con

affaccio sul panorama circostante. La parte più profonda della “Busa” è stata invece pensata come un percorso che inizia con la discesa attraverso una scala in acciaio, prosegue attraverso la fossa degli orsi in cemento armato e termina in un elemento a sbalzo che permette un’immersione totale nel paesaggio sottostante. L’effetto finale è quello di una gabbia sospesa nel vuoto, che riproduce il vecchio alloggio dei plantigradi. La parte sottostante ai gradoni può essere utilizzata per eventi espositivi. Sbarrierata, in modo da permettere ai disabili di raggiungere il belvedere e la zona del palco, illuminata per consentire la fru-

izione nelle ore notturne, la Busa è dotata anche di impianti (quadro e luci) per eventuali spettacoli. Il progetto architettonico è a cura dell’architetto Franco Voltolini (Servizio edilizia pubblica), mentre l’ingegner Luca Cucino (libero professionista) ha curato il progetto delle strutture. Il costo dell’opera si aggira intorno agli 80 mila euro. Per far conoscere e far diventare virale le immagini di questa nuova attrazione di Trento l’invito è quello di farsi un selfie panoramico e di twittarlo con gli hashtag #guardachevista #labusadegliorsi #trentodallalto.

conto corrente bancario: IBAN IT 16L08304 01845 000045356565 intestato a: Cooperativa sociale Villa S. Ignazio causale: progetto fondo di solidarietà città di Trento Affetti speciali: un percorso formativo sull’accoglienza familiare Lo sportello affetti speciali del servizio attività sociali attiva progetti di accoglienza familiare a favore di famiglie seguite dai servizi sociali, un’attività volontaria che consiste nel prendersi cura temporaneamente di un bambino o di un ragazzo quando i genitori, per motivi di lavoro o per difficoltà personali o relazionali, non sono in grado di occuparsene autonomamente.

I volontari possono essere singoli o famiglie, con o senza figli, anche appartenenti a culture diverse dai bambini accolti, e se ne prendono cura accogliendoli nella propria casa e nella propria vita secondo le proprie disponibilità e capacità. Il prossimo percorso in-formativo, aperto ad aspiranti volontari ma anche a chi desidera approfondire queste tematiche, si terrà a novembre. Per iscrizioni e informazioni è possibile telefonare allo 0461/889948 o scrivere a accoglienza_familiare@comune.trento.it. Un tempo per noi due: dalla formazione alla manutenzione della coppia Torna Un tempo per noi due, la proposta del servizio attività sociali in collaborazione con il Tavolo della formazione alle re-

lazioni familiari per offrire un’opportunità di confronto e riflessione sui temi centrali della relazione (la comunicazione, il conflitto, gli aspetti giuridici e patrimoniali) a tutte le coppie della città interessate, nella consapevolezza che la vita a due non è un traguardo ma un cammino in continua trasformazione. Gli incontri si svolgono in autunno e in primavera, due cicli di tre serate curati da professionisti. I prossimi appuntamenti si terrano giovedì 16, 23 e 30 novembre a Villa De Mersi con inizio alle 20.30. Per informazioni: servizio_attivitasociali@ comune.trento.it – n. tel. 0461 884477884382.

il percorso partecipativo con tutti gli attori coinvolti, per cercare di dare risposta alla richiesta di semplificazione del procedimento, e di estendere a tutti gli organizzatori, non più solo ad associazioni senza fini di lucro e Onlus, la possibilità di rivolgersi ad un unico ufficio per tutti gli adempimenti di competenza comunale. È disponibile sul sito istituzionale il nuovo modulo unico per l’organizzazione di manifestazioni ed eventi sul suolo pubblico del territorio comunale: uno strumento editabile per richiedere, con un’unica istanza presso un unico sportello, anche tramite posta elettronica, tutti i diversi adempimenti di competenza comunale necessari. La domanda va presentata alla

segreteria del corpo di polizia locale, ferma restando la possibilità di presentare la stessa all’ufficio parchi e giardini nel caso di manifestazioni che si svolgono su aree verdi o parchi: saranno poi queste strutture, competenti per la richiesta di occupazione temporanea del suolo pubblico, a trasmettere le ulteriori comunicazioni o istanze agli altri uffici competenti e a Dolomiti ambiente. Il modulo è pensato per agevolare il percorso del cittadino nel complesso iter per l’organizzazione di un evento: comprende infatti tutti i possibili adempimenti di competenza comunale legati alla manifestazione e facilita alcuni adempimenti di competenza di altri enti, fornendo link ad

allegati utili. L’utilizzo del modulo unico è introdotto in via sperimentale, per permettere ai cittadini di testarlo e di fornire suggerimenti per un suo ulteriore miglioramento, da trasmettere a semplificazione@comune. trento.it. Il percorso di semplificazione prevede come prossimo passaggio l’aggiornamento e il miglioramento della versione online della guida, con la collaborazione di tutti gli enti pubblici coinvolti, per fornire ai cittadini uno strumento digitale, facilmente consultabile e completo, promuovendo, laddove possibile, una concentrazione della modulistica e l’inoltro della stessa tramite gli strumenti digitali.

Pagina a cura del Comune di Trento

Sito Internet del Comune di Trento: www.comune.trento.it

Numero Verde 800 017 615

Aspettando le stelle al parco Langer Un’estate ricca di attività con i bambini del quartiere animato grazie al Servizio Civile

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ome ogni estate il Parco Langer torna in vita grazie all’iniziativa sostenuta dal Comune di Trento e realizzata con l’impegno del Polo Sociale Oltrefersina Mattarello, Prodigio Onlus, Appm Onlus, Fondazione “Crosina Sartori Cloch”, Fondazione Cassa Rurale di Trento, Pituit Studio d’arte e anche da un numero davvero elevato di attori volontari nell’ambito del sociale, con quattro serate all’insegna dello stare insieme e del passare qualche ora in maniera diversa. I quattro incontri si sono tenuti martedì 8 agosto, giovedì 17 agosto, martedì 22 agosto e martedì 5 settembre: Acrobalance, volley, musica, mostre, laboratori artistici e testimonianze di vita hanno animato le serate sia di grandi che di piccini. La prima giornata di “Aspettando le stelle”

Un pomeriggio di attività al parco

al parco Alexander Langer si presenta con un’atmosfera di integrazione, promuovendo lo stare assieme collettivo accompagnato da musica a suon di tamburi e sonagli, un ottimo biglietto da visita per inaugurare l’apertura di questo evento. Le attività più movimentate per animare il parco erano calcio, pallavolo e ruba fazzoletto, ma se si voleva dedicarsi a qualcosa di più tranquillo si poteva costruire il proprio aquilone avvicinandosi a un tavolo munito di stecchi, spago e fogli di carta colorati per renderlo il più singolare e personale possibile, l’immaginazione e la passione per il bricolage accompagnavano il tutto. La mostra di Ali, un ragazzo di 29 anni pakistano, racconta attraverso dipinti il suo viaggio per arrivare fino in Italia illustran-

do i momenti più significativi. Le tappe del viaggio sono: Iran, Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria e infine Italia grazie alle quali Ali ha catturato immagini per portare questa sua esperienza anche a nostri occhi. Tra il suono dei tamburi, le risate dei bambini e una cenetta tutti insieme all’aria aperta la giornata si è conclusa con un successo. L’ultimo evento, previsto per martedì 5 settembre, ha voluto riunire grandi e piccini per raccontare le proprie testimonianze di vita spese per il bene comune per poi concludere con due laboratori principali, il primo dedicato ai bambini con la possibilità di fare dei disegni attraverso i colori ottenuti da frutta e verdura, il secondo pensato più per tutti e per rendere il luogo in cui viviamo un po’ migliore, imparando a costruire i “posa mozziconi” e i “posa cartacce” con dei sacchetti da caffè monodose, di piccole dimensioni, richiudibili, semplici e pratici, sperando che questo possa aiutare a sensibilizzare le persone riguardo alla sporcizia sulle nostre strade e nei nostri parchi, diventando cittadini attivi ed evitando di sporcare inutilmente, perché, spesso, sono le piccole azioni quotidiane a portare grandi risultati. La redazione

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I bambini mentre dipingono con colori naturali

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E S P E R I E N Z E S P O RT I V E

Una scalata oltre i limiti della malattia La vita, l’amore per lo sport, la dialisi, convivere con tutto questo è possibile, Sara Grippo ne è la prova

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ncontro Sara intorno a mezzogiorno, in una palestra di arrampicata a Rovereto, dopo una mattinata trascorsa in ospedale a fare quella che per lei è ormai una routine necessaria, la dialisi. Mi accoglie con un sorriso, non ci siamo ancora nemmeno presentate, ma già capisco quanto questo sport sia parte integrante della sua vita. Entriamo in palestra e ci sistemiamo ad un tavolo tra una parete piena di appigli colorati e l’altra, e qui comincia la nostra chiacchierata. Sara Grippo è una bella ragazza di 33 anni, originaria di Paesana nel Cuneese, trasferita da poco ad Arco in Trentino con il fidanzato Stefano Ghisolfi, climber professionista. Sara convive da ben dieci anni con una rara malattia che colpisce i reni, la glomerulonefrite cronica da immunocomplessi. Le viene diagnosticata a 23 anni, dopo un ricovero in ospedale di un paio di mesi, da allora per i primi cinque anni i medici riescono a tenere a bada la malattia intervenendo con una cura a base di farmaci immunosoppressori e cortisone. 16 pastiglie al giorno però purtroppo non bastano, la malattia si ripresenta e Sara è costretta ad entrare in dialisi. Questo significa recarsi in ospedale tre volte in settimana (un giorno sì e uno no, week end esclusi), sottoporsi a sedute di quattro ore per volta, durante le quali un ago viene inserito nel braccio e 25 litri di liquido dializzato vengono immessi nel suo corpo. In questo modo il sangue viene ripulito da tutte le scorie che i reni, a causa della patologia, non sono in grado di filtrare. Convivere con questo tipo di malattia autoimmune significa anche smettere di fare pipì. Tutti i liquidi ingeriti tra una seduta di dialisi e l’altra non vengono smaltiti dall’organi-

smo e si accumulano. Questo costringe chi ne soffre ad una dieta estremamente rigida, è consentito ingerire non più di mezzo litro di liquidi al giorno, frutta e verdura compresi. Il senso di sete è costante, da una parte il cervello “chiama” liquidi per diluire il sangue, dall’altra i reni non sono in grado di smaltirli. I livelli di fosforo e potassio devono essere continuamente monitorati, un eccesso di uno o l’altro può portare rispettivamente alla calcificazione delle arterie o ad un arresto cardiaco. In poche parole, per Sara anche un semplice avocado (frutto ricco di potassio) può rappresentare un pericolo per la salute. Inoltre, va considerato che una seduta di dialisi è qualcosa di estremamente debilitante per il fisico, al termine di quelle quattro ore, il cuore è affaticato e tutto l’organismo ne risente. La stanchezza prevale e diventa difficile anche solo fare una rampa di scale. Mentre la ascolto raccontarmi cosa significa, di fatto, vivere grazie ad una macchina, la domanda mi sorge spontanea: “ma come ci riesci?” “Io non ci riesco, lo voglio.” Risponde.

“Io voglio vivere ora, e l’arrampicata mi fa sentire viva.” “Ce la metto tutta, sono giovane, tanti mi dicono rinascerai dopo il trapianto (di reni ndr), ma non è quello che voglio. Io voglio vivere ora, e l’arrampicata mi fa sentire viva.” Essere in grado di vivere la propria vita appieno, accogliendo in egual misura tutto quello che accade lungo il cammino. Cominciare ogni giorno affrontando le avversità per quello che sono, fonte talvolta inesauribile di problemi ma allo stesso tempo, paradossalmente, grandi opportunità. Sara questo l’ha capito, in futuro un trapianto potrebbe risolvere, almeno momentaneamente, i suoi problemi, lei però ha scelto di non vivere aspettando. Conduce, nel limite del possibile, una vita attiva. Oltre ad arrampicare, spesso corre e pratica yoga, ha anche girato un breve video disponibile su youtube dal titolo: “Non è un sogno”, in cui si racconta in prima persona. Lavora da casa come grafica pubblicitaria, sostiene e segue con passione Stefano nella sua carriera sportiva. Convive con la malattia ed ha imparato a rispettarla, ma lavora costantemente su se stessa per far sì che quest’ultima non prenda mai il sopravvento sul fisico ma soprattutto, sulla mente.

Sara Grippo durante alcune sue arrampicate

“Io credo che un fisico malato porti ad una mente più consapevole ed ad un’anima più forte e tenace. Questa è una convivenza che durerà tutta la vita, sarà lei la mia compagna (…) è così. La ricerca di un costante e difficile equilibrio nella vita così come nella scalata.” (Sara Grippo, Non è un sogno) Chiara Soma

Intervista a Loris Puleo “Il trapianto mi ha cambiato la vita” #PensoQuindiDono!

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oris Puleo è nato a Paternò in provincia di Catania il 24 dicembre 1978, attualmente residente a Trento dove svolge il suo lavoro, un part time al mattino presso la cooperativa sociale “La Coccinella”, ha sempre maturato sin dalla tenera infanzia un irrefrenabile desiderio di correre e muoversi. Il calcio fu il primo sport intrapreso fino all’età di 13 anni quando, per la prima volta a scuola durante una lezione di ginnastica, mise piede in un campo da volley. Sempre più frequenti erano i momenti dedicati alla pallavolo, così intensi da lasciare a 19 anni definitivamente il calcio, accompagnati da piccoli tornei liceali che, assieme all’amico e compagno di classe, fecero conquistare vittorie su vittorie. Poi hai iniziato a non stare bene, cosa stava accadendo dentro te? «I reni mi stavano lentamente abbandonando e qualche stagione dopo fui costretto ad iniziare la dialisi. Nelle notti successive ero affiancato da una macchina che ripuliva il sangue al posto dei reni, lentamente le forze, la pallavolo e tutta le attività fisiche mi stavano scivolando via. Dopo tre anni e mezzo fui costretto a cambiare tipologia di dialisi, passando da quella domiciliare all’emodialisi. Tre volte a

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settimana dovevo recarmi in ospedale e rimanere attaccato ad una macchina per 4/5 ore. Uno strazio. Il trapianto era l’unica soluzione.» Com’è cambiata la tua vita dopo il trapianto? «Il 5 dicembre 2007 andai presso la clinica universitaria di Innsbruck dopo una telefonata in cui mi dissero che c’era la disponibilità di un rene nuovo da parte di un ragazzo 18enne di Bruxelles. Sono trascorsi dieci anni da quel dono, grazie al quale ho potuto intraprendere nuovamente una vita normale e non più vincolata da una “macchina” appoggiata sul comodino. Riprendendo le attività con la Nazionale Italiana trapiantati e dializzati volley portando sempre l’obiettivo di sensibilizzare un numero sempre più maggiore di persone al tema donazione degli organi tramite raduni ed eventi, non tralasciando i social network, grandi strumenti per la diffusione di informazioni.» C’è qualche progetto in vista per i prossimi mesi? «E’ previsto il terzo raduno in regione del Club Volley trapiantati Italia, che si terrà il prossimo 2 dicembre a Borgo Valsugana, dove assieme ai compagni di squadra si incontreranno gli studenti e la comunità per raccontare loro le nostre storie, al fine di sensibilizzare sul tema della donazione di sangue, organi e tessuti, e la domenica 3 dicembre scendere in campo per dimostrare che, dopo un trapianto, si può tornare a praticare sport a buoni livelli.»

Loris Puleo per la campagna a favore delle donazioni

“Ricordatevi “sì” alla donazione, “sì” al trapianto e “sì” alla vita!” Loris Puleo

Samuel Daldin

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO - PAGINA A CURA DELL’UFFICIO STAMPA - PIAZZA DANTE, 15 - 38122 TRENTO

Essere in regola coi vaccini è condizione per frequentare le scuole dell’infanzia.

COSA DEVO FARE?

COME?

HAI DUBBI?

Accedo con tessera sanitaria a: · FastTreC trec.trentinosalute.net/fast-trec · TreC trec.trentinosalute.net Oppure mi reco presso i Servizi Vaccinali dell’Apss

Ho tempo fino al 10 settembre per stampare l’attestato e consegnarlo ai servizi prima infanzia.

SE NON SONO CONFORME

Accedo al CUP-on line cup.apss.tn.it con tessera sanitaria, digito come prestazione la parola “vaccini”, stampo l’attestato di richiesta contatto e lo consegno all’asilo nido o ai servizi prima infanzia entro il 10 settembre 2017.

IN PIÙ

Entro agosto l’Azienda provinciale per i Servizi sanitari invia comunicazione a tutte le famiglie con minori 0-3 anni per spiegare se sono conformi o no agli obblighi vaccinali e cosa fare.

SE SONO CONFORME ALL’OBBLIGO VACCINALE

Non devo fare nulla. La scuola ha già il nulla osta per l’iscrizione.

ProntoSanità – Vaccinazioni 848 806806 (lunedì-venerdì 8.30-15.30) vaccini@apss.tn.it

3-6 ANNI

SE SONO CONFORME ALL’OBBLIGO VACCINALE

0-3 ANNI

Verificare lo stato vaccinale del/la mio/a bambino/a, ragazzo/a.

6-16 ANNI Dall’anno scolastico 2017/18 sono previste sanzioni per chi non è in regola coi vaccini.

SE SONO CONFORME ALL’OBBLIGO VACCINALE

Non devo fare nulla.

SE NON SONO CONFORME

SE NON SONO CONFORME

Accedo al CUP-on line cup.apss.tn.it con tessera sanitaria, digito come prestazione la parola “vaccini” e completo la richiesta di contatto entro il 10 settembre: la scuola ha in automatico il nulla osta.

Accedo al CUP-on line cup.apss.tn.it con tessera sanitaria, digito come prestazione la parola “vaccini” e completo la richiesta di contatto entro il 31 ottobre.

IN PIÙ

IN PIÙ

Le scuole dell’infanzia all’inizio dell’anno scolastico verificano con l’Apss se i/le bambini/e sono conformi o no all’obbligo vaccinale. L’Apss invia comunicazione solo alle famiglie con minori 3-6 anni non conformi all’obbligo vaccinale per spiegare cosa fare.

6-16 ANNI

Essere in regola coi vaccini è condizione per frequentare asili nido e servizi prima infanzia

3-6 ANNI

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

0-3 ANNI

VACCINI: CHE FARE

Le scuole all’inizio dell’anno scolastico verificano con l’Apss se i minori sono conformi o no all’obbligo vaccinale e inviano comunicazione solo alle famiglie con minori 6-16 anni non conformi all’obbligo vaccinale per spiegare cosa fare.

Come, quando e perché vaccinare i propri figli La Provincia autonoma di Trento, in linea con le indicazioni nazionali, dedica da sempre una particolare attenzione alle vaccinazioni, preziose ed efficaci armi per prevenire le malattie infettive. Di qui la scelta di offrirle a tutti i bambini in maniera attiva e gratuita. I vaccini sono molto importanti, perché stimolano le difese immunitarie e aumentano la nostra capacità di resistere alle infezioni, proteggendo sia il singolo che l’intera collettività: un’elevata adesione alle vaccinazioni, infatti, impedisce la diffusione delle malattie, ponendo le condizioni per la loro stessa eliminazione. In conformità alla legge dello Stato, dall’anno scolastico 2017/2018 la regolarità vaccinale di neonati, bambini e adolescenti è condizione necessaria per frequentare gli asili nido, i servizi per la prima infanzia e le scuole di ogni ordine e grado. Inoltre i genitori e gli esercenti patria potestà di minori tra i 6 e i 16 anni che non siano in regola con le vaccinazioni obbligatorie sono passibili di sanzioni. In questi primi mesi dell’anno scolastico, gli istituti scolastici faranno pertanto una verifica con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari per verificare che i propri studenti siano conformi a tali obblighi. Qualora la conformità non fosse riscontrata, sarà cura dell’Apss inviare una comunicazione alle famiglie per spiegare cosa fare. In qualsiasi momento inoltre, le famiglie possono verificare la condizione vaccinale dei propri figli accedendo con la corrispondente tessera sanitaria al Cup-online cup.apss.tn.it. Qui aggiungere infografica striscia grigia flyer “Rivisto_mezzapagina” inviato dalla PAT (Cosa devo fare, come, dubbi) con numeri di telefono e siti di riferimento. Sotto mettere una foto corrispondente a ognuna delle tre fasi d’età indicate Le vaccinazioni per il neonato Nel primo anno di vita tutti i bambini dovrebbero essere vaccinati nei confronti di otto malattie importanti: poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B, meningiti e altre infezione da emofilo, pneumococco e meningococco B. Per proteggere da queste malattie sono di solito impiegati i seguenti vaccini: • esavalente, è un vaccino combinato che consente, con una sola iniezione, di proteggere il bambino contro 6 (in greco esa appunto) malattie: poliomielite, tetano, difterite, pertosse, epatite B, emofilo. La vaccinazione contro queste malattie è considerata universalmente prioritaria. I vaccini combinati sono efficaci quanto i vaccini singoli, sono sicuri e non determinano un aumento degli effetti collaterali. • pneumococco, protegge dalla meningite e da altre infezioni gravi determinate dal germe pneumococco. La vaccinazione ha un’ottima efficacia nei confronti del 70-80% degli pneumococchi che causano malattia invasiva. Viene eseguito nella stessa seduta vaccinale dell’esavalente. • meningococco B, protegge dalla meningite e da altre infezioni gravi determinate dal germe meningococco B. Viene somministrato in sedute diverse, a breve distanza dagli altri due vaccini. L’invito alla vaccinazione viene effettuato dopo il compimento del secondo mese di vita del bambino e prevede due appuntamenti in date diverse distanziate l’una dall’altra di 15 giorni o poco più. L’invito per le seconde dosi avviene dopo circa un mese dalle prime vaccinazioni. Per il completamento del ciclo di base con la terza

dose, i genitori ricevono due inviti separati alle scadenze previste dal calendario vaccinale (a 7-8 mesi di vita per meningococco B; a 11-12 mesi di vita per esavalente e pneumococco). Le vaccinazioni per il bambino A tutti i bambini di 5-6 anni d’età sono fortemente raccomandate: una dose di richiamo di polioDTP (poliomelite, difterite, tetano, pertosse) per mantenere costante nel tempo l’immunità del bambino nei confronti di queste malattie e una dose di rinforzo di MPR (morbillo, parotite e rosolia) per i bambini già vaccinati in precedenza con questo vaccino. Per i bambini mai vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia, questa è l’occasione per eseguire la prima dose. Qualche informazione in più: (valutare se mettere le info in forma di specchietto) • il morbillo è una malattia virale altamente contagiosa che provoca febbre elevata, tosse, esantema caratterizzato da macchioline puntiformi rosso vivo diffuse in tutto il corpo. Esso può avere un decorso grave. Le complicanze più frequenti sono: otite, polmonite, encefalite e diarrea, • la parotite è una malattia virale che causa febbre, rigonfiamento delle ghiandole salivari parotidi, mal di testa e può portare a complicanze quali deficit dell’udito, meningite e danni ad altri organi (testicoli, pancreas), • la rosolia è una malattia virale che causa esantema, rigonfiamento delle ghiandole linfatiche nucali e auricolari, febbre moderata. Se contratta durante il primo trimestre di gravidanza può portare ad aborto nel 90% dei casi oppure a gravi malformazioni del nascituro quali sordità, cecità, difetti cardiaci, danni cerebrali, • la difterite è una malattia batterica grave (mortale, nonostante la terapia, nel 5-10% dei casi) trasmessa principalmente per via aerea. È dovuta all’azione di una tossina che può agire sul cuore, sui reni e sul sistema nervoso causando danni anche permanenti, • il tetano è una malattia batterica grave, nel 50% dei casi mortale, causata da un bacillo presente in maniera diffusa nell’ambiente, che può penetrare attraverso ferite anche banali e produrre una tossina che agisce sulle terminazioni nervose provocando spasmi muscolari generalizzati, • la pertosse è una malattia batterica che può presentare quadri di gravità variabile a seconda dell’età: sono caratteristici gli accessi di tosse convulsiva, seguiti da un periodo di assenza di respiro (apnea) più o meno prolungato e da vomito, con possibili complicazioni quali laringiti, broncopolmoniti, convulsioni, • la poliomielite è una grave malattia infettiva, causata da polio-virus, che invadono il sistema nervoso centrale, soprattutto i neuroni del midollo spinale, e nel giro di poche ore causano una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. In generale, la polio ha effetti più devastanti sui muscoli degli arti inferiori. Molto diffusa fino agli anni ’50, la malattia è stata eliminata in Italia, ma è necessario continuare la vaccinazione per impedirne la re-introduzione. Le vaccinazioni per l’adolescente A tutti i ragazzi di 14-15 anni è fortemente raccomandato il richiamo del vaccino contro la difterite, il tetano e la pertosse, così come una dose di vaccino meningococco, per proteggerli dalla menin-

gite causata dai meningococchi di tipo A, C, W e Y. La meningite infatti è una malattia poco frequente, ma di solito quando si manifesta lo fa in forma severa e grave. I giovani dai 16 ai 24 anni, specie se vivono in comunità con alloggio (collegi, case per studenti, caserme), sono a rischio più elevato rispetto ad altre fasce d’età. Per questo la Provincia ha scelto di offrire gratuitamente la vaccinazione antimeningococco ACWY agli adolescenti di 14-15 anni, in occasione del richiamo dTp (difterite, tetano, pertosse). Il richiamo è utile anche per verificare se sia opportuno eseguire altre vaccinazioni, come quella antivaricella, per chi in passato non l’ha avuta. La varicella infatti è una malattia di solito lieve nei bambini; mentre negli adolescenti e negli adulti si presenta spesso in forma severa. Di conseguenza se un ragazzo non ha avuto la varicella in passato è consigliata la vaccinazione per proteggerlo dalle possibili complicazioni della malattia, più frequenti nei soggetti che si ammalano dopo l’infanzia. Controindicazioni Prima di eseguire la vaccinazione il medico o l’assistente sanitario del centro vaccinale porrà alcune domande per escludere l’esistenza delle rare condizioni di salute che controindicano o sconsigliano la vaccinazione (anamnesi pre-vaccinale). In alcuni casi, come per esempio quello dei bambini sottoposti a radioterapia o affetti da malattie neurologiche evolutive, le vaccinazioni contro il morbillo e la difterite sono sconsigliate. In ogni caso, si raccomanda di riferire sempre su eventuali malattie, accertamenti sanitari o terapie in corso e, in caso di dubbio, chiedere spiegazioni. Se il giorno della vaccinazione il bambino ha una malattia febbrile acuta in atto è bene spostare la vaccinazione a dopo la guarigione. I bambini con disturbi lievi, come raffreddore, un po’ di tosse, qualche linea di febbre, possono invece essere tranquillamente vaccinati. Effetti indesiderati e rimedi I più comuni sono rappresentati dalla febbre, anche superiore ai 38 °C, che può comparire entro poche ore dall’iniezione e dalle reazioni locali in sede di inoculazione quali dolore, arrossamento e gonfiore. Queste reazioni sono di breve durata e scompaiono entro qualche giorno. Le reazioni gravi, seppur possibili, sono rarissime; va ricordato che i rischi legati alle vaccinazioni sono molto più bassi dei rischi derivati dalle malattie verso cui essi proteggano. In caso di reazione locale (dolore, gonfiore e arrossamento nella sede di iniezione) è possibile applicare un impacco freddo per diminuire l’infiammazione (se si usa il ghiaccio bisogna avvolgerlo in un panno di cotone per evitare il contatto diretto con la pelle). Per controllare la febbre e il dolore è possibile somministrare un antipiretico ai dosaggi indicati. Se queste reazioni persistono nonostante gli accorgimenti consigliati oppure se si manifestano reazioni più gravi, è opportuno rivolgersi al proprio medico. Occorre però ricordare che la maggior parte dei bambini non manifesta alcun problema dopo la vaccinazione. Inserire in apposito box i contatti dei distretti sanitari (sono nei flyer con le diverse età delle vaccinazioni)

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

0-3 ANNI

VACCINI: CHE FARE COSA DEVO FARE?

A partire dall’anno scolastico 2017/18 essere in regola coi vaccini è condizione per frequentare asili nido e servizi prima infanzia.

Verificare lo stato vaccinale del/la mio/a

SE SONO CONFORME ALL’OBBLIGO VACCINALE

bambino/a.

Ho tempo fino al 10 settembre

COME?

per stampare l’attestato e consegnarlo all’asilo nido o ai servizi prima infanzia.

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SE NON SONO CONFORME ALL’OBBLIGO VACCINALE

Oppure mi reco presso i Servizi Vaccinali

Accedo al CUP-on line cup.apss.tn.it con tessera

dell’Apss sul territorio.

sanitaria, digito come prestazione la parola

· FastTreC trec.trentinosalute.net/fast-trec

“vaccini”, stampo l’attestato di richiesta contatto e lo consegno all’asilo nido o ai servizi prima

IN PIÙ Entro agosto l’Azienda provinciale per i Servizi sanitari invia comunicazione a tutte le famiglie con minori 0-3 anni per spiegare se sono conformi o no agli obblighi vaccinali e cosa fare.

infanzia entro il 10 settembre 2017.

HAI DUBBI? ProntoSanità – Vaccinazioni 848 806806 (lunedì-venerdì 8.30-15.30) vaccini@apss.tn.it


U N O S G UA R D O S U L M O N D O

Lavorare nell’integrazione e nella cooperazione A

lice Rachele Arlanch (Miss Italia) di Anghebi di Vallarsa (14 abitanti) ha recentemente dichiarato «parlare ancora del colore della pelle nel 2017 è segno di una mentalità molto arretrata». E sulle polemiche riguardanti la collega di colore terza classificata nello stesso concorso di bellezza aggiunge: «Samira è italiana, nata e vissuta in Italia. Altro non c’è da aggiungere». Sono due i temi di cui mi occupo professionalmente: integrazione e cooperazione. E sono, non casualmente, i due temi di maggior discussione oggi. C’è voluta una giovane ragazza di 21 anni per fare chiarezza su questi due temi. Ora proviamo a concentrarci sui numeri riguardanti il lavoro che in Trentino la solidarietà crea. Il sistema di accoglienza in Trentino interessa una dozzina di organizzazioni del terzo settore; tutte con segreteria permanente. Quattro di queste dodici sono partner di Cinformi (Centro Informativo per l’immigrazione). Tra queste annoveriamo ATAS (co-fondata dalle ACLI) e il Centro Astalli dei Gesuiti con una quarantina di operatori ciascuna. Se continuiamo la sommatoria con le organizzazioni minori arriviamo a circa 150 giovani trentini impiegati: preparati, poliglotti, interconnessi che motivano il doppio di volontari e alcune decine in servizio civile. Ad affiancare gli staff che lavorano direttamente con gli immigrati vi sono, sempre stipendiati, segreterie organizzative, psicologi, assistenti sociali, ricerca lavoro, operatori pubblici, protezione civile con un rappor-

to “grossomodo” di tre a uno il che significa un’ulteriore cinquantina di persone. A differenza di molti internauti che affollano il web non mi scandalizzo del fatto che dei 35 euro di costo per ogni richiedente asilo poco più di 30 servino a stipendiare questi giovani trentini che abitano il territorio trentino oltre a far lavorare aziende per la ristorazione, pulizia o lavanderie (funzioni che dovrebbero essere prese in carico dagli immigrati stessi se avessimo un atteggiamento meno paternalistico e una legge che permetta da subito l’integrazione nel mondo del lavoro). I 35 euro, infatti, arrivano anche dallo Stato e non solo dalla Provincia e, a sua volta, lo Stato li chiede in quota parte all’Europa. Gli operatori disseminati sul territorio a favore dell’integrazione/interazione significa – socialmente - “controllo sociale”, ammortizzare il conflitto con la comunità locale che ha usi, costumi e tempi che sono “culturalmente” differenti. Più privato sociale significa inoltre meno polizia pubblica. Ora andiamo oltre mare e parliamo di cooperazione internazionale. Affrontiamo di petto la ricetta che sembra accomunare Salvini e Renzi: “aiutiamoli a casa loro” (con la differenza che c’è chi lo predica e chi lo fa). Le Acli lo fanno o, meglio, cercano di farlo assieme a più di 300 fondazioni, associazioni, gruppi disseminati in tutto il Trentino. Una quindicina di questi hanno segreteria permanente che in linguaggio tecnico chiamiamo “desk” e quindi persone che

scrivono e rendiconto progetti che, per fortuna, passano una selezione. Inoltre organizzano attività di sensibilizzazione, raccolte fondi etc. Stiamo parlando di una cinquantina di persone, anche qui spesso giovani (trentini che lavorano in Trentino), che si interfacciano quotidianamente con il mondo di 400 missionari trentini, laici, operatori nei sud del mondo. Le due organizzazioni con il maggior numero di collaboratori si occupano della storica cooperazione comunitaria con i Balcani e con il Mozambico. La Provincia Autonoma ha una legge che riserva lo 0,25% del bilancio per la cooperazione internazionale. Trattasi di una percentuale fissa che le ACLI hanno da sempre auspicato e difeso. Insomma, attorno ai 250 operatori sopradescritti (200 per l’accoglienza e 50 per la cooperazione internazionale) ruota un mondo di volontari incredibile che solo certi territori come il nostro possono stimare. Si, perchè, questi operatori sono soprattutto animatori di comunità, tessitori di sociale, facilitatori di interazioni positive e propositive. Tutt’altro dalla “mentalità molto arretrata” che la nostra Miss Italia ha recentemente sottolineato. Basterebbe un voto emotivo, un cambio di programma, una legge da un solo articolo approvata in fretta e furia per chiudere realtà e esperienze che danno occupazione a centinaia di giovani trentini. E poi? Fabio Pipinato

Il viaggio a Lisbona di Mirko Ferranti I

l racconto del viaggio di Mirko Ferranti a Lisbona parte dalla prenotazione, prima tappa per organizzare al meglio una vacanza, ma gli accertamenti e le ricerche da fare sono spesso noiosi, specialmente se si ha con sé una carrozzina. Una volta programmato e visionato il tutto si passa al primo effettivo spostamento, presso il parcheggio all’aeroporto di Nizza, la tratta che lo separa dall’aerostazione si percorre in pochi minuti e spingere la valigia non è troppo faticoso. «L’aereo non è molto grande e dal finestrino assisto con qualche patema ai brutali tentativi di far entrare la mia sedia nella stiva, fino alla necessità di smontarla», così descrive Mirko mentra guarda entrare nel veicolo la sua carrozzina. Lisbona dista 2 ore e mezza circa, ma fortunatamente a bordo è presente una sedia a rotelle per un eventuale accesso alla toilette, una notizia che rassicura il viaggio di Mirko. Una volta atterrati, «il servizio di accoglienza per il viaggiatore disabile è ancora più cordiale e disponibile di quanto mi aspettassi» ribadisce Mirko mentre veniva accompagnato alla biglietteria della metropolitana. Mezz’ora è il tempo impiegato per percorrere i marciapie-

di tipici di Lisbona, caratterizzati da cubetti bianchi e neri che causano una continua successione ininterrotta di avvallamenti e pendenze disagevoli per arrivare all’hotel Ibis-Saldanha. Arrivati in camera sorge il primo problema, il WC non è accessibile, dalle foto delle assicurazioni sembrava tutto a norma ma «mai fidarsi dei giudizi di accessibilità di chi non ha conoscenza diretta dei problemi!» aggiunge Mirko. I mezzi pubblici sono i veicoli per eccellenza quando si tratta di turismo, Lisbona è dotata di circa 150 linee di autobus urbani e sub-urbani, Mirko utilizza quest’ultimi per spostarsi tra vari quartieri di Lisbona e visitare le attrazioni turistiche, dalla famosa cattedrale di Lisbona - “Igreja de Santa Maria Maior” fino ai ristoranti e negozi del posto. «L’accessibilità alle attrazioni turistiche è di buon livello» dice Mirko, ma non si può dire lo stesso per le chiese, negozi e ristoranti, infatti qualche problema invece si incontra nell’accesso a quest’ultimi. Il viaggio di ritorno ha comportato meno preoccupazioni per la carrozzina dato che l’aereo era più grande di quello precedente. Mirko conclude dicendo di aver girato in lungo

Mirko Ferranti a Miradouro in Portogallo

e in largo Lisbona, ma, nonostante qualche piccolo inconveniente, afferma non di aver esaurito i motivi di interesse che potrebbero in futuro riportarlo in questa città così affascinante. Samuel Daldin

L’esoscheletro indossabile

Il progetto che aiuta a tornare a camminare

L

’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) San Raffaele Pisana di Roma ha puntato le proprie energie verso l’applicazione di un esoscheletro bionico, gioiello di tecnologia nel campo della riabilitazione degli arti inferiori. Chi lo può usare: L’esoscheletro è stato studiato e progettato negli Stati Uniti per l’intento specifico di allenamento riabilitativo a camminare in pazienti affetti da patologie neurologiche come ictus, lesioni cerebrali traumatiche, lesioni midollari e sclerosi multipla, permette a persone con paralisi, anche totale e ridotta forza negli avambracci di reggersi in piedi e camminare. Come funziona: “L’esoscheletro robotico – spiega Claudio Ceresi, responsabile Riabilitazione Italia dell’EMAC di Genova, azienda di dispositivi biomedici – viene realizzato in carbonio e acciaio, si può indossare come fosse una tuta e viene attivato da quattro motori elet-

tromeccanici alimentati da due batterie con un’autonomia di quattro ore circa. Ci sono sedici sensori collegati al corpo che permettono all’esoscheletro di trasformare le intenzioni della persona in movimenti delle gambe” L’esoscheletro permette a chi lo indossa, indipendentemente dal grado di difficoltà motoria, di stare in piedi e muoversi nella maniera giusta con tutto il peso corporeo, la camminata è ottenuta attraverso dei sensori che rilevano il peso che viene spostato e fanno scattare i singoli passi, dei motori a batteria governano le gambe in sostituzione delle funzioni neuromuscolari. I benefici: Tornare a camminare ha un forte impatto sul piano terapeutico e psicologico, ma soprattutto pratico perché aumenta sensibilmente la qualità della vita. Alcuni modelli di esoscheletro sono già disponibili sul mercato, altri sono ancora in fase di sviluppo, ma in futuro – garantiscono i ricercatori – l’esoscheletro per disabili sostituirà definitivamente la sedia a rotelle, permettendo una qualità della vita superiore e dando la possibilità di vivere in libertà.

Alcuni modelli di esoscheletro

Cristian Bua

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AT T U A L I TÀ

Cyberbullismo 2.1 La violenza è anche online

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l Cyberbullismo, come avviene a livello internazionale, anche nel contesto Italiano è sempre più diffuso e conosciuto. Un’indagine su 1500 studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, presentata da Telefono Azzurro e Doxakids nel mese di novembre 2014, mette in mostra come questo fenomeno sia ben conosciuto ai ragazzi: l’80,3% dei ragazzi intervistati ha sentito parlare di Cyberbullismo; il 39,2% (2 su 3) conoscono qualcuno che ne è stato vittima mentre 1 su 10 è stato direttamente coinvolto in un atto di Cyberbullismo come vittima (il 10,8% degli intervistati; 9,1% dei ragazzi e il 12,6% delle ragazze), ma quali sono le principali caratteristiche del Cyberbullismo? In primo luogo il Cyberbullo può raggiungere la sua vittima in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, questo perché c’è la possibilità di avere i cellulari sempre accesi e, spesso, sempre connessi ad internet, questo permette al cyberbullo di attaccare la sua vittima ogni volta che ne ha l’interesse, un’altra cosa importante è la “mancanza di Feedback emotivo” il Cyberbullo, non notando le reazioni della sua vittima, non è mai completamente consapevole del danno che fa e questo lo rende più disinibito abbassando i livelli di autocontrollo andando ad attuare veri e propri atti persecutori nei confronti della vittima. Nel dettaglio gli strumenti utilizzati sono: Telefonate, Messaggi (con o senza immagini), Chat istantanee (Whatsapp, Telegram ecc..), Social Network (Facebook), siti

di domande e risposte, giochi online e infine forum online, tutti questi mezzi permettono al Cyberbullo di mettere in atto delle modalità specifiche per arrecare danno alla loro vittima. Le modalità specifiche sono: pettegolezzi, insulti o derisioni attraverso messaggi su cellulari, mail e social network, postare o inoltrare informazioni, immagini o video imbarazzanti (a volte falsi), rubare l’identità e il profilo di altri o costruendone di falsi al fine di danneggiare o rovinare la reputazione e l’immagine della vittima. Un’altra modalità sono le minacce fisiche alla persona attraverso un qualsiasi mezzo di comunicazione, ma come possiamo difenderci da tutto questo? Per prima cosa è necessario che siano i ragazzi stessi i primi autori della loro tutela online, per questo motivo è importante reagire fin da subito a situazioni potenzialmente pericolose, in primo luogo non rispondere a messaggi, email o post che siano molesti od offensivi e cancellarli immediatamente bloccando anche la persona che li ha inviati (è sufficiente consultare la sezione “privacy” dei corrispettivi profili), in caso di minacce salvare i messaggi con data e ora della ricezione (se chat, salvare la cronologia) e poi parlarne con un adulto di cui ci si fida. Giungiamo ora a qualche consiglio anche per i genitori, prima di tutto costruire con il proprio figlio le premesse per un dialogo sincero mostrando sempre la disponibilità ad ascoltarlo, interessarsi e partecipare alle attività che

svolge, prestare attenzione anche ai piccoli cambiamenti che avvengono nel suo comportamento, evitare che resti solo/a, cercare di mantenere un dialogo sempre aperto, tutti questi sono solo alcuni piccoli accorgimenti per creare un rapporto e un dialogo sincero e sereno tra genitori e figli. In questo modo sarà più facile riconoscere e risolvere una situazione di difficoltà e di potenziale Cyberbullismo. Cristian Bua

Welfare a Km Zero Un Percorso per rafforzare il Welfare Comunitario Trentino

I

l “Welfare a Km Zero” vuole sostenere e rafforzare il tessuto sociale nella società trentina, tale percorso è stato ideato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto presentato pubblicamente nel 2015, sia la Provincia, sia la Fondazione De Marchi hanno subito aderito con l’obiettivo preciso di individuare nuove risorse partendo dalla comunità nel suo insieme.Per il 2017 sono state individuate, complessivamente, risorse finanziarie pari a 750.000 euro, infatti la Fondazione Caritro ha stanziato contributi per 500.000 euro a sostegno dei progetti che andranno ad aderire al “Welfare a Km Zero”, inoltre la Provincia aggiunge 250.000 euro destinati alle Comunità e al Territorio Val d’Adige per un ulteriore accompagnamento dei progetti sviluppati nel percorso.

«Gli strumenti del Welfare tradizionale non sono più sufficienti per affrontare tutti i cambiamenti della società, sempre più esposta a fragilità, frammentazione, nuove solitudini – ha spiegato l’assessore Zeni -, per questo rivolgersi al Welfare generativo è strategico: dobbiamo cercare sempre più di costruire reti fra soggetti diversi perché su questo ci giochiamo la tenuta della comunità.» Ma cos’è il Welfare Generativo? Esso costituisce lo sviluppo successivo al “Welfare Classico”, che, da insieme di interventi a sostegno delle fasce fragili dei cittadini diventa un agente di attivazione di tutte le risorse, comprese sia le persone che le loro potenzialità in modo da sviluppare maggiormente l’inclusione sociale

e la coesione territoriale. Questo stadio successivo di Welfare rispecchia completamente l’impostazione della legge provinciale sulle politiche sociali (LP 13/2007), che va ad individuare non solo l’ente pubblico, ma coinvolge a pieno titolo sia i cittadini singoli o associati, ma anche le famiglie, le organizzazioni sindacali ed anche tutti quei soggetti economici for profit. Cristian Bua

Il progetto RASMORAD Contro le forme di radicalizzazione nelle carceri europee

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a preso il via quest’anno il Progetto Rasmorad (Raising Awarness and Staff Mobility On violent RADicalisation in Prison and Probation services) promosso dall’Unione Europea per contrastare il fenomeno della radicalizzazione religiosa e aumentare la consapevolezza sul problema all’interno degli Istituti di pena del vecchio continente. L’Italia, pur essendo considerato un paese a basso rischio di radicalizzazione, ha dovuto affrontare negli ultimi 20 anni un importante cambiamento per quanto riguarda la popolazione carceraria, che è passata da una quasi totalità di detenuti italiani ad una presenza sempre maggiore di persone straniere, con culture e religioni diverse. Questa situazione non era ancora stata affrontata con sufficienti misure dal sistema della Giustizia italiana, impreparata alla mutata situazione. Un esempio è rappresentato dalla presenza di soli 11 imam autorizzati ad entrare nei più di 200 Istituti di pena dell’intera penisola, a fronte di una presenza di circa 6.000 detenuti di fede islamica, il 11,4% del totale della popolazione carceraria. Mediatori culturali e ministri di culto rappresentano figure importanti in questo contesto in quanto favoriscono l’assistenza religiosa e spirituale di cui non tutti riescono a beneficiare durante la detenzione. Il contrasto e la prevenzione alla radicalizzazione, in questo periodo rappresentata principalmente dall’estremismo jihadista, diventa di fondamentale importanza nel

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momento in cui anche chi è detenuto solamente per piccoli reati si ritrova in un contesto a rischio aggravato dalle dinamiche carcerarie, in quanto è più facile aggregarsi a soggetti con maggiore influenza. “Per prevenire questi fenomeni è fondamentale un trattamento penitenziario teso alla rieducazione e deradicalizzazione.” sostiene Khalid Rhazzali, sociologo dei processi interculturali e comunicativi, autore del saggio “L’esperienza religiosa dei giovani musulmani nelle prigioni italiane”. Secondo lo studioso, “i carcerati musulmani, sepolti sotto il triplice stigma di musulmani, stranieri e criminali, spesso si rapportino alla dimensione religiosa come l’unica risorsa capace di garantire un principio interpretativo utile a elaborare un significato per la propria condizione.” La pratica religiosa diviene quindi “nucleo attorno al quale si produce una resistenza del carcerato nei confronti dell’istituzione totale.” Il progetto europeo RASMORAD ambisce a portare in campo maggiori conoscenze e una consapevolezza collettiva del problema, condivisa con tutte le figure professionali che a diverso titolo operano in carcere e con il preciso intento di sviluppare un sistema di preallarme utile a rilevare e prevenire deviazioni estremiste tra i detenuti. Il testo non definisce cosa debba intendersi per “radicalizzazione”, rinviando implicitamente al significato comune del termine, ormai utilizzato per descrivere un

fenomeno che vede persone “abbracciare opinioni, pareri e idee intolleranti suscettibili di portare all’estremismo violento”.

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | redazione@prodigio.it | ottobre 2017 - n. 5

Giulio Thiella


LETTURA

EASY READING FONT Il carattere ad alta leggibilità, confezionato per agevolare la lettura C

“ iao, mi presento… sono EasyReading Font, un font Dyslexia Friendly... e tu? Aspetta, non me lo dire: chiunque tu sia desidero restituirti il piacere della lettura!” www.easyreading.it

Così mi immagino l’approccio del nuovo carattere EasyReading Font, lo vedo rompere le righe o meglio occuparle adeguandosi a qualsiasi occhio/ cervello gli si ponga davanti. A dir poco sorprendente! E il bello è… che non scherza. Secondo ricerche scientifiche indipendenti ci troviamo di fronte ad un valido strumento compensativo per lettori con dislessia e nel contempo un font facilitante per tutte le tipologie di lettori. “Lo specifico design delle lettere con grazie dedicate, utili a prevenire lo scambio percettivo tra lettere simili per forma, ha permesso di determinare ampi spazi calibrati che contrastano l’effetto affollamento percettivo (crowding effect) dando così maggior respiro alla lettura.” si scopre scrollando il sito

ufficiale www.easyreading.it, che spiega il prodotto. La sezione più coinvolgente del sito è quella che permette di sperimentarlo, la sezione “Provalo”, allora pronti a digitare? Trovate in cima all’articolo un QR Code che vi ho preparato per accedervi facilmente, anche subito. Indirizzandovi da questo giornale al sito lascio a voi l’approfondimento dell’argomento e invece, come al solito, non tengo per me alcune mie riflessioni. La prima riflessione si condensa in un mega “WOW” tant’è che, se dovessi scegliere una dimensione, il carattere uscirebbe da un foglio A3. La seconda è più piccola ma molto decisa, insomma la metterei in grassetto: c’è chi pensa ai diversamente lettori, ovvero abbiamo al mondo menti dalle larghe vedute che mettono in atto soluzioni straordinarie. Come si presenta la mia terza riflessione? A voi la scoperta. La mia natura filosofica mi spinge a puntare gli occhi sulla frase presente nella home page del sito:“La diversità non è un problema” come concetto rilevante alla base del progetto. Ritengo che appianare gli individui ponendoli sullo stesso livello di fronte alla parola scritta sia un atto inclusivo degno di nota. “La leggibilità per tutti” viene definita come un dono, io preferisco pensarla come una porta: una porta

usb per trasferire contenuti o una porta sulla cultura… Trovare un accesso per tutti ha richiesto studio/attenzione e cura da parte degli esperti nel campo della leggibilità e del testo scritto che si sino dedicati al font, ma sicuramente ora questa realizzazione ap-paga dimostrando che ne è valsa la pena. Questo “font ibrido - dal disegno essenziale - perché presenta contemporaneamente lettere con grazie (serif ) e lettere senza grazie (sans-serif )” come indica il sito, probabilmente di “grazie” ne riceverà abbastanza da mettere a rischio la sua composizione. Se di norma un’idea innovativa vi lascia a bocca aperta, dando voce a questa quando leggete potrete tranquillamente credere alle vostre orecchie… forte, no? Ricordiamo però che Errare humanum est e la diversità, lasciata così com’è, non deve per forza essere percepita come un problema. A questo proposito riporto una frase presente nel sito: “EasyReading è stato realizzato con un approccio alla metodologia progettuale del Design for All per la quale la diversità è concepita non come un problema ma come un “valore” agevolante.” Alessia Vinante

Equi-libri di-versi poetici E’ davvero possibile ricucire la nostra società partendo da piccole esperienze d’inclusione?

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ell’epoca del consumismo e del capitalismo, quando i principi e i valori si confondono con le nefandezze, bisogna puntare a progetti di inclusione. Televisione

giornali, ogni giorno ci narrano di delitti, rapine, stupri e violenze. Ci siamo mai chiesti cosa arriva alle nuove generazioni di tutto questo. Perché se apparentemente i bambini guardano i cartoni animati, realmente tendono come il corso della natura vuole, ad imitare Emi e i loro genitori. Per le famiglie italiane la cena con annessa visione del telegiornale è un rito sacro, quasi più di una finale di coppa campioni vista con gli amici. Ma ci siamo mai chiesti cosa frulla nella testa dei bambini che recepiscono quelle notizie? Sì, perché state tranquilli genitori, che se voi a malapena quelle notizie le ascoltate, presi dalla stanchezza per la vostra giornata di lavoro. Loro le assorbiranno tutte come spugne. Riportandole quando meno ve lo aspettate nei loro grandi o piccoli contesti sociali. Dovrebbe essere compito della politica e delle istituzioni dare un futuro migliore ai nostri piccoli, ma quando i grandi non ci sono ecco che arrivano i gufi delle fiabe. Tutti conoscerete certamente Anacleto, fido compagno di mago Merlino e precettore del giovane Re Artù. Ora, “Anacleto” è anche una libreria per bambini e ragazzi che attraverso attività ludiche

cerca di far socializzare maggiormente i bambini con i loro genitori e con i loro coetanei di etnia, religione o disabilità diverse. Letture ad ad alta voce per bambini piccolissimi o non vedenti. Corso di mini inglese, laboratori teatrali, merende da tutti i continenti e tavolini bassi anche per bambini in carrozzina. I genitori, durante le letture ad alta voce prestano i loro occhi e la loro voce a tutti i bambini. Le letture sono per tutti, grazie al progetto leggiamo in tutte le lingue, anche i bambini stranieri possono integrarsi. Molte, infatti, sono le mamme africane, asiatiche, che hanno prestato la loro voce per le letture in lingua. Posto, caldo e accogliente, pochi ostacoli, perché come dice la proprietaria:”qua ci si deve entrare anche con i pattini”. Insomma una piccola attività di inclusione che potrebbe aprire la strada ad altri progetti simili, perché come dice Peter Pan:”se ci credi ti basta, perché poi la strada la trovi da te”. Camilla di Pace

“Respiro dopo respiro” La vera storia di Caterina Simonsen

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espiro dopo respiro non è semplicemente un libro, né una biografia. Respiro dopo respiro è un manuale di vita, un foglietto illustrativo per una vita che altrimenti sarebbe troppo dura, difficile, pesante da vivere: a tratti cattiva ed ingestibile, ma che va vissuta, sempre e comunque, anche quando ti diagnosticano quattro malattie rare diverse che ti costringono ad affrontare una lotta continua tra il forte istinto di sopravvivenza che ti porta a respirare velocemente, e la ragione che, invece, ti impone il contrario, per evitare che quello sia il tuo ultimo respiro. <<Aria, mi manca l’aria. Respiro male,a fatica. Non trattengo l’ossigeno, che rimbalza fuori dai polmoni non appena ci entra. […] Ogni volta che inspiro tossisco e, ogni volta che tossisco ho il terrore che il polmone destro, la cui superficie ha la consistenza della carta velina, si laceri>>. Caterina Simonsen, 29 anni appena compiuti, brasiliana di nascita ma italiana di adozione, si trasferisce,ormai adolescente, a Padova con la sorella Beatriz (Bibi) e la mamma Fatima, dopo che quest’ultima conosce e sposa Gianni, un uomo dolce e premuroso, forse l’unico nella sua vita. Caterina è malata da sempre, lo sa, ne è consapevole ma il suo motto è <<No rain, no raimbow; senza pioggia non esiste l’ arcobaleno>>. Ed eccola lì pronta ad affrontare tutte le sfide che la vita le pone di fronte: le corse al pronto soccorso, gli amori sbagliati della madre, un

padre assente, superficiale, concentrato solo su se stesso, gli insulti animalisti sui social networks, l’università, gli amori adolescenziali e tanto altro. Quasi una vita normale, laddove di normale c’è ben poco. <<Molti non lo sanno, pensano che la malattia sia sintomo di tristezza e rassegnazione. Una storia di attesa, un buco nero. Invece è tutto il contrario. La malattia ti ricorda quanto è bella la vita. Quanto è preziosa. Ti insegna che l’essenziale è invisibile agli occhi. E non bisogna darlo per scontato>>. Insomma <<La malattia ti costringe a farlo. A dare il giusto peso alle cose, a farti desiderare le più semplici>>. Ed è quanto fa Caterina, decisa come un treno a percorrere un percorso già delineato, ma di cui non ha paura. Anzi, è li sempre pronta a lanciarsi. <<Nella vita ci sono delle priorità[…]. Se lotto e stringo i denti non lo faccio in automatico o per battere il record della malata più longeva. Se faccio tutto questo casino è per vivere la mia vita. E l’amore è al primo posto>>. L’amore, quel sentimento costantemente presente nella vita di Caterina: fonte di gioie e di dolori, forza motrice della sua vita, quella vita che le scorre ogni singolo giorno tra le dita di una mano costantemente protesa verso il cielo <<come prima,tendente al bello>> e vissuta sempre tutta d’un fiato. Valentina Grasso

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