Prodigio Agosto 2018

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BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE PRODIGIO ONLUS SUL MONDO DEL DISAGIO E DELL’HANDICAP

NUMERO IV - AGOSTO

WWW.PRODIGIO.IT

2018 - ANNO XIX - 109° NUMERO PUBBLICATO

PROGETTO DI GIORNALE Premio artistico-letterario G. Melchionna

Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 - Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%- DCB Trento . Contiene I.R.

Per Giuseppe Ogni giorno era un giorno speciale, e questo concorso ce lo ricorda ogni anno pagina 2

Esperienze di innovazione sociale: De Tschiderer Intervista alla direttrice Cristina Ioriarri che ci racconta le attività e i progetti attivi pagina 3

Il Guinnes dei record!

Il nuovo progetto di Servizio Civile

Il temerario progetto che con l’arte del riciclo cerca di convincere i fumatori a smettere di fumare pagina 9

Conosciamo i nuovi giovani del progetto “Coltiviamo media civici di comunità” pagina 11

Ogni giorno è un giorno speciale Premio artistico-letterario nazionale Giuseppe Melchionna - 2 a edizione


IN E VID ENZA

“OGNI GIORNO, È UN GIONO SPECIALE” PREMIAZIONE CONCORSO ARTISTICO-LETTERARIO GIUSEPPE MELCHIONNA - II^ED. Racconti, poesie e fotografie per rimuovere le barriere culturali e architettoniche sulla disabilità! 1° CANESTRO - di Gloria Nicotera “una foto dinamica, che scardina l’idea di staticità a cui normalmente siamo abituati ad associare la quorìtidianità di chi è costretto sulla sedia a rotelle e ci ricorda come la passione per lo sportnon conosca frontiere.”

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abato 9 giugno 2018 presso la sala conferenze della Fondazione Caritro in Via Calepina 1, per la premiazione della seconda edizione del concorso artistico-letterario nazionale Giuseppe Melchionna, dedicato alla memoria del nostro storico presidente e fondatore dell’Associazione Prodigio, venuto a mancare nel settembre 2016. Centocinquanta partecipanti dall’Italia e dall’estero si sono confrontati sui temi della disabilità e dell’inclusione sociale, elaborando racconti, poesie e fotografie di grande valore stilistico e di ancora più alto significato morale. Tenaci messaggi lanciati dagli autori, soprattutto dalle classi dell’Istituto comprensivo Bassa Anaunia-Tuenno e dell’Opera Armida Barelli di Rovereto, che si sono messe in gioco assieme ai professori Paolo Tavonatti e Nives Manni, nella convinzione che le barriere architettoniche e i pregiudizi si possano rompere solo attraverso una profonda rivoluzione cultura-

le. La giuria è composta dalla presidente della cooperativa HandiCREA Graziella Anesi, dalla responsabile dell’Ufficio Qualità dei servizi del Servizio politiche sociali della Provincia autonoma di Trento Flavia Castelli, dalla critica teatrale e scrittrice Antonia Dalpiaz, dal presidente della cooperativa FAI Massimo Occello e dal direttore di Unimondo Fabio Pipinato. I vincitori della sezione Fotografia sono Gloria Nicotera, Francesco Ruggeri e Luca Zonari, della sezione Racconti: Anna Pasquini, Alessia Fortunato e Antonino Impellizzeri, della sezione poesia: Domenica Sciacca, Maria Rosaria Intoccia, Marilena Betta, ed infine per la sezione Minori e Scuole abbiamo le Scuole medie di Tuenno e la Classe II TOSS – Opera Armida Barelli, primi ex aequo. In occasione di questo concorso, è nato un progetto in collaborazione con il Centro Anffas di corso Buonarroti, per la realizzazione di bellissime borse

in tessuto colorate e decorate dai ragazzi e dagli operatori del centro che sono state consegnate ai vincitori ed ai finalisti, oltre all’antologia ed alla vignetta di Maurizio Menestrina dedicata al premio letterario. La consegna è stata fatta alla presenza della presidente onoraria di Anffas Maria Grazia Cioffi Bassi. Alla premiazione erano presenti l’assessore Chiara Maule in rappresentanza del sindaco e della presidente della circoscrizione Oltrefersina Simonetta Dellantonio, che hanno dedicato un pensiero alla figura di “Pino”. Grazie quindi a tutti i partecipanti, finalisti e vincitori di questo premio, per essere stati messaggeri di quegli eroi che al posto dell’armatura dorata, a cui siamo abituati, hanno un cromosoma in più o una gamba sola, sicuramente diversi, ma non per questo meno speciali. Associazione PRODIGIO Onlus

pro.di.gio.

Tra i premi del concorso borse in tessuto colorate e decorate dai ragazzi e dagli operatori del Centro Anffas di corso Buonarroti, utili colorate e inclusive

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Proprietà: Associazione Prodigio Onlus Indirizzo: via A. Gramsci 46/A, 38121 Trento Telefono: 0461.925161 Fax: 0461.1590437 Sito Internet: www.prodigio.it E-mail: associazione@prodigio.it Aut. del Trib. di Trento n. 1054 del 5/6/2000 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 70% Stampa: Publistampa (Pergine Valsugana).

2° IL PICCOLO MONACO - di Francescu Ruggeri “non c’è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in paesi lontani, ne cavallo che al galoppo superi le pagine di una poesia.”. “ Una sensazione che regala anche questa fotografia dove la lettura avvicina due mondi...”

3° FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI - di Luca Zonari “Spesso, quando si invecchia, anche compiere un’azione quortidiana comne andare a prendere il pane o fare una passeggiata, diventa un’avventura...”

Direttore responsabile: Francesco Genitoni. Redazione: Luciana Bertoldi, Carlo Nichelatti, Lorenzo Pupi, Giulio Thiella, Martina Dei Cas, Maurizio Menestrina, Carolina Espinoza Lagunas, Daniel Guida, Miranda Minella. Hanno collaborato: Samuel Daldin, Cristian Bua, Camilla di Pace, Museo Farragiana Ferrandi, Museo Galata, Fabio Pipinato, Alessandro Caffini, Cristina Ioriatti. In stampa: 06 agosto 2018.

Abbonamento annuale (6 numeri) Privati €15,00; enti, associazioni e sostenitori €25,00 con bonifico bancario sul conto corrente con coordinate IBAN IT 67G 08304 01846 000046362000 intestato a “Associazione Prodigio Onlus” presso la Cassa Rurale di Trento indicando la causale “Abbonamento a pro.di.gio.”

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ES P ERIENZE D ’ INN OVA ZIONE S OCIALE

L’Azienda Pubblica per i Servizi alla Persona “Beato de Tschiderer” Intervista al direttore dell’APSP Beato de Tschiderer dott.ssa Cristina Ioriatti

Come nasce la vostra esperienza di servizi alla Quali servizi offrite sul persona ? territorio? L’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “Beato de Tschiderer” nasce come Istituto Arcivescovile per sordi, la nostra missione nasce nel segno dell’assistenza alla disabilità. Nel tempo la struttura ha subito diverse trasformazioni, legate ai bisogni che cambiano. La casa di riposo ad esempio è frutto di un’evoluzione temporale quale conseguenza del fatto che la persona sorda una volta era istituzionalizzata e serviva dedicare strutture e percorsi ad hoc, oggi invece questo bisogno non esiste più perché può vivere alla pari di ogni altra persona. In passato, bisognava rispondere ad un diverso bisogno, per questo il Vescovo de Tschiderer ha creawto una casa per i sordi che da piccoli venivano abbandonati. L’obiettivo era dar loro un’educazione, una possibilità di inserirsi nella società. Questa era una casa per le persone, dove poter lavorare, studiare e per rispondere all’abbandono dei più piccoli o di persone con disturbi legati alla sordità. All’epoca c’era il collegio femminile e maschile, e la struttura accoglieva le persone sorde da tutto il Trentino Alto-Adige, sia da Bolzano che da Trento. Negli anni ‘70 c’è stata una rivoluzione definita da alcuni “copernicana”. Infatti grazie al lavoro svolto da famiglie e associazioni dei sordi, si è riusciti nella società civile, a far si che non ci fossero più le scuole speciali, ma la possibilità di entrare nelle classi comuni con insegnanti di sostegno dedicati. Si riesce così a chiedere ed ottenere l’integrazione educativa, medica, e sociale. Grazie poi all’evoluzione tecnologica, si sono aperte certamente nuove possibilità sia comunicativa e quindi integrative. Negli anni ‘80 - ‘90 i bisogni sono cambiati, con l’integrazione nella società delle persone sorde, nelle nostre strutture non c’era più ricambio generazionale, e ci siamo dovuti specializzare su nuovi servizi inseriti in un sistema di di autorizzazioni in convenzione con l’Azienda Sanitaria che ci permette di fornire una serie di servizi ad una diversa tipologia di persone come anziani, minori con disturbi specifici di logopedia, utenti con disturbi di “dsa”.

CONTATTI

MAP

Via Piave n.108 Trento

Oggi noi ci siamo specializzati sui disturbi specifici di linguaggio comunicazione e apprendimento, il nostro target come tipologia di presa in carico che va da i 0-18 anni di età e riceviamo casi in convenzione con l’Azienda Sanitaria da tutto il Trentino. Il servizio protesico, che abbiamo ancora oggi, è un servizio ambulatoriale per esterni che ha come target l’anziano che diventa sordo. Oltre a a questo siamo di riferimento come ente accreditato dall’Azienda Sanitaria per produrre le autorizzazione per le protesi acustiche. E’ un passaggio fondamentale per chi ha bisogno di una protesi, e per accedere all’eventuale contributo per l’acquisto della protesi se ne ha diritto. E’ una procedura formale di autorizzazione che valuta tutta una serie di fattori. L’altro servizio è quello della riabilitazione logopedica, il cosi detto allenamento al linguaggio del sordo. Oggi chi accede a questo tipo di servizio non è solo il bambino sordo ma soprattutto il bambino che ha deficit di disturbo cognitivo o dell’apprendimento. Oggi i sordi in riabilitazione sono davvero pochi, solo il 5% , in passato erano la quasi totalità. In ogni caso le prese in carico sono accordate con l’Azienda Sanitaria che a seguito di valutazioni ci inviano i casi di dsa non gravi. Al momento stiamo iniziamo ad accogliere anche persone psichiatriche, con malattia degenerative come la Sla, persone in stato vegetativo. Sono ancora situazioni minoritarie, ma prevediamo che ci sarà un aumento nei prossimi anni della presa in carico di persone di questo tipo.

Quante persone vengono accolte grazie ai vostri servizi e attraverso quali canali si può accedere alle vostre strutture? Nella nostra struttura, accogliamo ogni anno 500-600 utenti, e di questi solo il 5% sono sordi. Sono seguiti in un rapporto uno ad uno con altrettanti operatori, fisioterapisti e operatori socio sanitari. Il resto sono utenti con dsa. Infatti lavoriamo sempre come ente accreditato dell’Azienda Sanitaria e ci occupiamo proprio di questo settore. L’Azien-

0461 273411

da per quanto riguarda la Neuropsichiatria Infantile tende a gestire i casi di Autismo e certificazioni 104, mentre noi ci siamo specializzati sui disturbi specifici di linguaggio e apprendimento, proprio grazie alla nostra esperienza accumulata in passato con i bambini sordi e con le tecniche di comunicazione logopedica. Il target è 0-18 come tipologia di presa in carico. Noi oggi abbiamo un problema legato a tutta l’utenza straniera, perché è difficile discernere tra un problema di apprendimento e/o di comunicazione linguistica. Lavoriamo con un età evolutiva e in un contesto socio culturale complesso quindi, in cui talvolta è difficile discernere tra problematiche di apprendimento e barriere linguistiche.

convenzionati con l’Azienda provinciale dei servizi Sanitari.

Come è composto lo staff del servizio logopedico e come siete distribuiti sul territorio?

Dunque la questione è delicata, data la tipologia di utenza è complicato trovare le persone giuste in grado di seguirle. Ma abbiamo tanti tirocinanti che si alternano durante l’anno, e fanno un lavoro di accompagnamento e di supporto molto importante. Abbiamo i ragazzi che svolgono l’alternanza scuola lavoro e per questo abbiamo attivato delle convenzioni con due istituti scolastici, il Don Milani di Rovereto e il Rosmini di Trento. Questi ragazzi e ragazze vengono tre settimane l’anno, sono delle classi 4* e vengono inseriti nel servizio di animazione. Poi abbiamo tirocinanti Oss, tirocinanti infermieri e in generale specializzati. Sono comunque persone giovani. Abbiamo un progetto particolare con un istituto scolastico privato, un progetto intergenerazionale che coinvolge le classi 4 -5 elementari attraverso attività nell’orto, Progetti di cucito e ricamo, riscoperta dei giochi di un tempo e tante attività di volta in volta diverse. Questa è una collaborazione che si ripete ogni anno. Sui volontari, il discorso è diverso, sono guidati dall’Associazione Avuls e sono molto anziani. Abbiamo provato a coinvolgere persone più giovani anche attraverso la parrocchia, ma il grosso ostacolo è la mancanza di continuità che ricade poi sulla programmazione di alcune attività di animazione. Ma abbiamo anche dei volontari storici, di una certa età, che con estrema puntualità e serietà vengono uno, due giorni fissi a settimana. Ovviamente noi li conosciamo da anni e sono come parte della nostra grande famiglia.

Per quanto riguarda il settore della logopedia ad oggi abbiamo come staff 16 logopediste 3 specialisti di cui una neuropsichiatra e due psicologhe. Si occupano di due fasi distinte ma consequenziali: c’è una fase diagnostica di cui se ne occupano gli specialisti e a volte anche con l’intervento della logopedista e in questa fase di definisce la diagnosi, si decide la presa in carico o meno della persona, e questa viene inserita nei cicli Lea, definiti dall’Azienda Sanitaria che è competente, alla fine si pianificano 12-20 trattamenti ripetibili settimanalmente fino al termine del trattamento. Siamo su tutto il territorio provinciale, in particolare in quei territori dove l’Azienda Sanitaria non riesce a garantire questo tipo di servizio. Siamo nati partendo dalle scuole, a Storo ad esempio è ancora così e siamo ospiti dell’istituto comprensivo e questo a consentito di prendere in carico utenti che altrimenti per problemi di mobilità non avrebbero potuto accedervi. Abbiamo sedi anche a Cembra, all’interno del centro civico, a Levico sempre nelle scuole, Mezzolombardo, Cles, Riva e Rovereto.

Avete avuto qualche riconoscimento da autorità o persone per i servizi che svolgete?

Si ricorda che nel novembre 2010 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa per interventi in materia socio-sanitaria tra l’Assessore alla Salute e Politiche Sociali e l’Azienda Beato de Tschiderer che disciplina che a far data dall’1 gennaio 2011 la titolarità della convenzione che disciplina i rapporti tra la Provincia autonoma di Trento e l’Azienda fa capo al Dipartimento Politiche Sanitarie della Provincia stessa.

Avete attivato esperienze di volontariato nelle vostre strutture?

La nostra struttura e il nostro servizio logopedico, audioprotesico e Rsa sono servizi

iaps.tn@iaps.it

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Lorenzo Pupi

www.iaps.tn.it

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T E RRIT ORIO

SULLE RUOTE DELLA LIBERTÀ QUANDO UN SOGNO PUÒ SCONFIGGERE GLI OSTACOLI

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ichele Oberburger è un ragazzo di 14 anni del Trentino, che soffre di autismo, ed ha una passione: gareggiare con una moto da Trial. Ha molti ostacoli davanti, perché non è facile per lui, salire su una moto e sgommare su alte cunette per poi saltare tra una salita e l’altra. Ma questo non ha fermato Michele, che è salito in sella e con le sue due ruote ha superato ogni sfida, vincendo due premi: è arrivato primo nel percorso nero “Master

Beta” nel 2017 e ha vinto una sfida importante contro la sua malattia, mostrando a tutti che è riuscito a superare ogni ostacolo e a far decollare i suoi sogni. La passione del giovane ragazzo è nata grazie alla campionessa di Trial, Deborah Albertini, che, essendo amica di famiglia, ha ispirato Michele, facendo sì che avesse uno scopo importante nella sua vita. L’ostacolo fisico non gli impedisce così, di ottenere proprio nel 2016, la licenza dalla Federazione Moto-

ciclistica Italiana. La comunità e, soprattutto, la sua famiglia sono rimasti colpiti e fieri di ciò che Michele ha fatto e sperano che molti altri possano esaudire i propri sogni come ha fatto questo ragazzo. Roberto Oberburger, il padre di Michele, durante un evento organizzato dai vigili del fuoco di Tren-

to il 26 giugno, si è detto fiero di suo figlio, quasi con le lacrime agli occhi. All’inizio era titubante nel

ABC E IRIFOR UNITI ALL’INSEGNA DELL’INCLUSIONE LA RISPOSTA TRENTINA ALLA DISABILITA’ SENSORIALE stata presentata il 19 luglio scorso la nuova realtà cooperativa nata dalla fusione tra IRIFOR del Trentino e AbC onlus, con l’obiettivo di rispondere con sempre maggiore attenzione ai bisogni delle persone con disabilità visiva e uditiva. La neonata cooperativa sociale, chiamata AbC Irifor del Trentino, è frutto di un lavoro durato molto tempo e curato dai rappresentanti dei due enti, Ferdinando Ceccato direttore di IRIFOR e Armando Pedulla presidente di AbC onlus. Una collaborazione proficua e foca-

lizzata sul benessere delle persone con disabilità sensoriale che da anni possono fare affidamento sui servizi offerti dalle due organizzazioni. La professionalità e le risorse che AbC IRIFOR mettono a disposizione di chi ha bisogno dimostrano l’importanza che viene data alla salute delle persone seguite, con l’obiettivo di rendere la comunità trentina un luogo sempre più inclusivo. IRIFOR ha effettuato negli ultimi dieci anni centomila visite attraverso l’unità oftalmica, oltre ai mezzi mobili con cui si organizzano incontri “al buio” per sensibilizzare la comunità

sui problemi alla vista. La nuova cooperativa conterà 188 dipendenti che opereranno nella sede di via Malvasia e sul territorio. Sono circa mille gli utenti attualmente seguiti nel centro sanitario della sede a Trento, di cui circa seicento ipo e non vedenti e 350 per-

UFFICIO SVOLTA NUOVI SERVIZI E BANDI PER IL VOLONTARIATO SOCIALE

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’ufficio sVOLta è l’ufficio di progettazione sociale della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale e di Non Profit Network – Csv Trentino, nato nel 2017 nell’ottica della costruzione di una più ampia alleanza istituzionale che veda nella crescita e nella valorizzazione del volontariato la sua principale finalità. sVOLta attraverso i suoi bandi e servizi è: - Un’opportunità per le associazioni di volontariato per imparare a progettare in modo efficace e condiviso. - Un’interfaccia per la facilitazione della costruzione di reti tra soggetti profit e non profit del territorio. - Un luogo di attivazione di laboratori formativi itineranti sui temi dei bandi e sui metodi di progettazione partecipata. Da pochi giorni è attivo presso la sede della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale (via Dordi 8, Trento) il nuovo servizio “Sportello Formazione”. Sportello Formazione è uno strumento per accompagnare e sostenere le attività formative delle piccole associazioni. È un servizio semplice , non ha scadenza ed è facilmente accessibile: basta scaricare il modulo dal sito www.fovoltn.it e contattarci all’indirizzo ufficiosvolta@fovoltn.it oppure al numero 0461/261681. Un’altra opportunità è il nostro bando FormaVolontari, la cui terza edizione che sarà online dal 30 luglio al 15 ottobre 2018. FormaVolontari è un bando rivolto a tutte le realtà del terzo Settore aventi sede nel territorio trentino che promuovono la cultura del volontariato sociale. Lo scopo di questa terza edizione sarà finanziare attività formative ed eventi di sensibi-

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sone non udenti. L’unione con AbC permetterà di mettere in campo maggiori risorse tecniche e soprattutto umane, confermandosi un punto di riferimento nei servizi alle persone con disabilità. Giulio Thiella

MARKETING SAIT

È

lizzazione che favoriscano la promozione e la diffusione della cultura del volontariato sociale e la ricerca di nuovi volontari. Per partecipare a FormaVolontari: scarica la documentazione sul nostro sito ed inviala alla mail indicata. Per info e contatti: www.fovoltn.it ufficiosvolta@fovoltn.it 0461/261681

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vederlo in sella della moto, soprattutto da Trial, ma rimanendo contagiato dalla sua felicità nel guidare, ha iniziato a vedere in lui un raggio di luce che avrebbe cambiato il futuro suo e di suo figlio in meglio. I vigili del fuoco di Trento hanno onorato Michele, consegnandogli una divisa che utilizzerà in gara. Queste sono storie che colpiscono e si spera non sia l’ultima ma la prima tra tante altre. Daniel Guida


S A L UT E

HANNES, IL FUTURO TUTTO ITALIANO

PESCE TILAPIA PUO’ UN PESCE DIFFUSO NELLE ACQUE TROPICALI DI AFRICA, SUD AMERICA E ASIA CURERÀ LE USTIONI? Il trattamento pionieristico è frutto di un gruppo di ricercatori della Federal University of Cearà(UFC) che ha studiato la tecnica per due anni presso il dipartimento Nucleus of Research and Development of Medicines(NPDM). Il team di sviluppo, coordinato da Edmar Marciel chirurgo plastico dell’istituto José Frota Fortaleza, ha potuto avviare uno studio pilota su circa cinquanta pazienti, i primissimi risultati sono molto sorprendenti e positivi, anche se non ci sono ancora pubblicazioni scientifiche e servono ulteriori ricerche.

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el corso dei secoli, la medicina ha fatto passi da gigante, garantendo la sopravvivenza delle persone contro molte malattie e infezioni. Basti pensare al morbillo che nel 1941 contava un picco di quasi 900.000 persone mentre durante gli anni Ottanta morivano ancora più di un milione di bambini ogni anno. Eppure, grazie all’innovazione tecnologica e all’arrivo dei vaccini, il numero di casi si è ridotto del 99%, arrivando a 61 casi di morbillo annuali. A volte, però, è la stessa madre natura che ci offre delle soluzioni. Il pesce “Tilapia” ne è un esempio: la sua pelle, infatti, viene utilizzata nel trattamento delle ustioni dal primo al secondo grado riducendo allo stesso tempo il dolore percepito dal paziente.

I pesci tilapia forniscono la pelle. Essa viene estratta, tagliata a pezzi fino a formare delle specie di fasce, sterilizzata tramite antisettico e infine sottoposta a un trattamento di radiosterilizzazione. Solo dopo questi passaggi può essere applicata sulla pelle umana ma, al momento, sembra essere efficace solo fino alle ustioni di secondo grado. Entro la fine del 2018 dovrebbe completarsi la fase di sperimentazione e il team di ricercatori spera di poter estendere il trattamento in tutto il Brasile e, successivamente, di “esportarlo” nel resto del mondo. Carolina Espinoza Lagunas

QUANDO LA FANTASCIENZA INCONTRA LA REALTÀ NASCONO INNOVAZIONI INCREDIBILI

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uando pensiamo a protesi biomeccaniche avanzate, ci immaginiamo sempre i film di fantascienza, ambientati in un futuro molto lontano e quindi vediamo tali tecnologie troppo lontane per poterle toccare e assaporare, ma se vi dicessi che quel futuro è già qui ed è tutto Italiano? Sto parlando di Hannes, una nuova mano protesica, in grado di ridare il 90% delle funzionalità tattili. Essa è in grado di ridare le funzionalità di una mano normale, essendo in grado di utilizzare tutte le dita, piegare il polso e poter girare la mano a 180 gradi. Non solo i dati di laboratorio spiegano che questa mano possa funzionare, ma è già stata sperimentata da un paziente del Centro protesi INAIL: Marco Zambelli, che ha perso la mano a 16 anni, ma che finalmente potrà tornare a lavorare con entrambe le mani. Questa nuova tecnologia è frutto di un complesso progetto durato 3 anni all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e INAIL, che hanno deciso di voler ridare un futuro glorioso alle persone che hanno subìto un’amputazione

dell’arto superiore. Il meccanismo alla base del movimento delle dita, della forza e del tipo di presa dipende dal sistema “Dynamic Adaptive Grasp” (Dag) brevettato dal team IIT e INAILl, esso dà la capacità alla mano di afferrare oggetti, adattandosi alla forma e di resistere alle eventuali sollecitazioni. L’obiettivo di questo progetto è il poter replicare la funzionalità di una mano vera. Hannes è stata presentata a Roma il 10 maggio 2018 e verrà messa nel catalogo di tecnologie mediche ad un costo ridotto del circa 30% a differenza di altri dispositivi attualmente in commercio. Questa tipo di tecnologia riporta finalmente delle funzionalità oramai perse per alcune persone ed è un avvertimento che il futuro si sta avvicinando e che sta per cambiare la vita a molte persone, trasformando quei film di fantascienza che vedevamo come una fantasia, in una realtà ora tangibile. Daniel Guida

PAG IN A D I PU BBL IC A U T IL IT À D EL C O MU N E DI TR ENTO

Il giardino San Marco torna alla città dopo i lavori di manutenzione

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a come tema la rosa l’edizione di quest’anno di Fiori al centro, iniziativa ideata e organizzata dal servizio Gestione strade e parchi con la collaborazione dei servizi Sviluppo economico studi e statistica, Biblioteca e archivio storico, Gabinetto e pubbliche relazioni,

Gestione fabbricati e Opere di urbanizzazione primaria. Aiuole di rose e allestimenti floreali abbelliranno il centro storico per tutta la stagione estiva, grazie alla collaborazione offerta da associazioni, cooperative, imprese di settore che hanno risposto all’appello della città. Il centro della manifestazione è il giardino di San Marco, rinnovato e arricchito di rose moderne, in dialogo con una collezione temporanea di rose antiche presso i giardini del Castello del Buonconsiglio, e riconsegnato per l’occasione alla città dopo

i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, iniziati lo scorso aprile. L’intervento ha voluto contrastare la progressiva disaffezione alla frequentazione di questo scorcio di città unico per le sue peculiarità architettoniche, storiche ed estetiche da parte di residenti, turisti e scolaresche, attraverso un recupero attento e puntuale delle varie componenti del giardino. Lavori che hanno visto, nelle settimane precedenti la 91a Adunata nazionale degli alpini, l’attivo coinvolgimento del-

la Protezione civile nazionale dell’Ana, che ha restaurato le lastre in pietra sconnesse lungo il perimetro e le cancellate di ingresso e riverniciato gli arredi. Panchine, cancelli e cestini sono stati riparati e si è provveduto alla pulizia delle fontane e delle murature perimetrali, rimuovendo i graffiti che le imbrattavano. I vialetti sono stati ripavimentati ed è stato realizzato un grigliato per coprire le intercapedini tra il parco e l’edificio adiacente. È stato completamente rifatto il tappeto erboso, le aiuole rigene-

rate e integrate con nuove specie floreali, rinnovate le siepi, messe a dimora nuove nel labirinto e in vari punti del giardino. Grazie alla disponibilità della vicina scuola materna Tambosi di effettuare, nell’ambito dell’attività didattica, alcuni interventi di manutenzione del giardino, in alcune delle vasche che compongono la scacchiera di piante perenni della parte meridionale del giardino sono stati piantati fiori annuali, coltivati presso le serre comunali con il coinvolgimento dei bambini.

Cosa possono fare i cittadini

ornamentali, favorendo la lotta integrata con predatori naturali.

Utili consigli potranno essere richiesti anche presso tutte le farmacie sia comunali che private, che sono state coinvolte dall’Amministrazione comunale nell’ambito dell’attività di sensibilizzazione sulle attività di contrasto alla zanzara tigre e ulteriori informazioni sono reperibili su:

Zanzara tigre: cosa si può fare

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a lotta alla zanzara tigre non può avere esiti positivi senza un attivo coinvolgimento della popolazione. Infatti, come ribadito anche dall’Istituto Superiore di Sanità gran parte dei focolai larvali della zanzara tigre è costituita da contenitori, è evidente che i soli interventi

di disinfestazione che necessariamente interessano il suolo pubblico non sono sufficienti a risolvere il problema.” E’ quindi necessario che i cittadini mettano in atto misure di prevenzione e di trattamento nelle aree di loro competenza, affiancandosi efficacemente all’azione dell’Amministrazione comunale poiché la mancata manutenzione ordinaria degli spazi verdi privati può vanificare quanto posto in essere dall’Amministrazione. Realisticamente l’eliminazione della zanzara tigre è difficilmente perseguibile, ma è possibile rallentare significativamente l’estensione dei focolai attuando anche nelle aree private delle semplici e periodiche operazioni.

•trattare regolarmente con prodotti larvicidi (in base alle indicazioni riportate in etichetta) i tombini e le zone di scolo e ristagno •eliminare i sottovasi e, ove non sia possibile, evitare il ristagno di acqua al loro interno e vuotare o capovolgere gli annaffiatoi •verificare che le grondaie siano pulite e non ostruite •coprire le cisterne e tutti i contenitori dove si raccoglie l’acqua piovana con coperchi ermetici, teli o zanzariere ben tese oppure, in alternativa, introdurre prodotti larvicidi •tenere pulite fontane e vasche

Cosa NON devono fare i cittadini

•accumulare contenitori o altri oggetti (es. copertoni) che possono raccogliere anche piccole quantità di acqua stagnante; •lasciare che l’acqua ristagni sui teli utilizzati per coprire cumuli di materiale e legna; •lasciare gli annaffiatoi e i secchi con l’apertura verso l’alto; •lasciare le piscine gonfiabili e altri giochi pieni di acqua per più giorni.

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C OMUNE DI TRENTO www.comune.trento.it MUSE www.muse.it 0 461 270372 zanzara@muse.it

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PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Una provincia a misura di giovane

Servizio civile provinciale: un’esperienza per crescere In 4 anni oltre mille giovani trentini hanno aderito all’iniziativa

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ono passati quasi 4 anni dall’avvio del nuovo Servizio civile universale provinciale (SCUP), che si era dato l’obiettivo di semplificare le procedure e facilitare lo svolgimento del servizio civile, un’importante opportunità formativa per i giovani dai 18 ai 28 anni. Una sfida vinta, come dimostrano i numeri: dal 1° aprile 2015 al 1° giugno 2018 sono stati infatti oltre mille i ragazzi e le ragazze trentine che hanno aderito all’iniziativa. Attraverso il lavoro retribuito, sei ore al giorno per 433,80 euro mensili, il Servizio civile offre la possibilità di inserirsi in un progetto portato avanti da un’organizzazione del territorio, per comprenderne da vicino l’operatività. Tante le realtà coinvolte: dagli enti del terzo settore alle biblioteche, passando per i teatri, le redazioni, le associazioni sportive e per la tutela dell’ambiente, gli oratori, le scuole e le cooperative per il sostegno degli anziani, delle persone con disabilità o dei migranti. Oltre alle attività sul campo, coadiuvate da un tutor, il giovane in servizio civile potrà

partecipare a corsi di public speaking, progettazione e animazione per almeno sette ore al mese. La durata del servizio civile provinciale varia da un minimo di 3 a un massimo di 12 mesi. Al fine di allargare la partecipazione, la Provincia ha previsto diverse finestre di accesso all’iniziativa, che sono state sette nel 2015, sei nel 2016, 9 nel 2017 e 2 nel 2018. A partire dal maggio 2015, il servizio civile è stato inoltre inserito tra le possibili opzioni del programma europeo “Garanzia Giovani”, per il rafforzamento formativo e l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani disoccupati. Info Ufficio Servizio civile Via Grazioli, n° 1 – Trento uff.serviziocivile@provincia.tn.it

0461 493413

L’assessora all’università, ricerca, politiche giovanili e pari opportunità Sara Ferrari si complimenta con Alice Molinari, la millesima iscritta al servizio civile

Come nasce il Servizio civile? Il servizio civile venne introdotto nell’ordinamento italiano con la legge 772 del 1972 (l. Marcora) come alternativa al servizio militare per coloro che si fossero dichiarati obiettori di coscienza, ovvero che si fossero rifiutati di prestare il servizio di leva per motivi personali, umanitari o religiosi. Fu però solo nel 1998 che i due tipi di servizio, civile e militare, vennero equiparati, ai fini per esempio del punteggio nei concorsi pubblici.

Anche PRODIGIO è tra gli enti accreditati SCUP Dal 2002 ad oggi sono passati dalla nostra redazione oltre trenta ragazzi, che hanno svolto diverse attività: organizzazione di gite e momenti formativi per persone disabili, giornalismo di quartiere, sensibilizzazione nelle scuole, letture animate per i più piccoli.

Lo SCUP in numeri 1000 partecipanti dal 2015 ad oggi

136

coloro che hanno aderito alla call di luglio 2018

64% ragazze

Alcuni progetti dell’associazione

39,5% civilisti laureati La redazione pro.di.gio.

87% trentini 578 progetti approvati 192 organizzazioni accreditate

SCUP

3,5 milioni di euro stanziamento

complessivo della Giunta provinciale

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Sensibilizzazione a scuola


PAGINA DI PUBBLICA UTILITÀ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Una provincia a misura di giovane

Piani di accumulo universitari C’è tempo fino al 31 agosto per fare il versamento annuale I piani di accumulo sono la misura pensata dalla Provincia autonoma di Trento per incrementare le iscrizioni dei giovani all’università e ai corsi di formazione post-diploma, incoraggiando il risparmio delle famiglie. Nello specifico, al momento di iscrizione all’università, la Provincia concorrerà con una somma di denaro importante al capitale accumulato in precedenza dalla famiglia per sostenere le spese universitarie del figlio o della figlia. Dall’introduzione della misura nel 2017 ad oggi, sono state 109 le domande presentate e 88 i beneficiari, per una spesa complessiva di 387.445 euro e un importo individuale medio di accumulo annuale pari a 1.485 euro. I termini per il versamento annuale per il prossimo anno scolastico scadono invece il 31 agosto prossimo.

Come si calcola il contributo?

Hanno diritto al contributo gli studenti: • residenti anagraficamente in provincia di Trento da almeno tre anni; • che intendono iscriversi a percorsi di studi presso università, istituti universitari o istituti superiori di grado universitario che rilasciano titoli aventi valore legale, in tutto il territorio nazionale e all’estero e per corsi di laurea triennale, laurea a ciclo unico o presso istituti di alta formazione professionale; • non beneficiari di borsa di studio del diritto allo studio universitario di altro ateneo nazionale o estero;appartenenti a famiglie che, nel rispetto dei requisiti di merito e di condizione economica hanno un ISEE (Indicatore della condizione economica equivalente) compreso tra 23.001 e 32.000 euro.

Il contributo è calcolato in base a quanto accumulato, all’indicatore ISEE e al fatto che lo studente sia in o fuori sede ed è erogato in tre rate annuali: la prima alla richiesta, la seconda e la terza solo se conseguiti determinati livelli di merito. La modulistica e gli avvisi con le scadenze per inoltrare la propria richiesta sono scaricabili su: www.provincia.tn.it/investiamosudiloro/ Il sito offre anche un pratico simulatore, per avere in pochi clic la proiezione in tempo reale del proprio piano di accumulo.

Per accedere basta:

1. aprire un libretto risparmio, un conto corrente, un PAC (piano

di accumulo capitale), polizze assicurative o fondi pensione; 2. versare annualmente, entro il 31 agosto, una somma di denaro per un periodo da 3 a 5 anni precedente all’iscrizione all’università o al percorso post-diploma; 3. accumulare una somma complessiva compresa tra 3.000 e 6.000 euro; 4. avere un indicatore ISEE compreso tra 23.0001 e 32.000 euro.

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IN CLUS IO N E & TE CN O LO G IA

INSIEME VERSO IL FUTURO

alle politiche per

APP E BREVETTI PER AIUTARE A “VEDERE” IL FUTURO

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a casa tecnologica Apple, ideatrice degli Smartphone che tutt’ora portiamo con noi, ha

sempre ideato dispositivi accessibili a tutti, anche a chi ha disabilità sensoriali. Pensiamo, ad esempio, all’app chiamata “VoiceOver”, che ha la funzionalità di leggere ciò che e presente sul proprio Iphone e aiutare i non vedenti per viaggiare nel Web oppure nell’azionare un’app, grazie ad esso anche molte altre case tecnologiche hanno iniziato a lavorare a sistemi simili in grado di aiutare chi ha problemi di udito oppure problemi visivi. Un esempio è

l’app “Be My Eyes” in grado di trasformare la fotocamera del proprio Smartphone in un aiuto essenziale per ciechi e ipovedenti nel leggere delle etichette, le date di scadenza di un prodotto, degli ingredienti e anche direttamente la posta. La Tecnologia, ogni giorno di più, fa passi da gigante nel creare accessibilità a chiunque ne abbia bisogno, così da creare un senso di autonomia per chi la richiede a gran voce. Ma oltre a delle app,

esisteranno tecnologie anche per fuori casa? Il 29 giugno 2018, Apple mostra a tutti un brevetto in grado di aiutare chi vuole finalmente uscire autonomamente fuori di casa. Si tratta di un sensore in grado di analizzare i dintorni e aiutare le persone con problemi di vista e udito a camminare in sicurezza, lontano dai pericoli. Il sensore può captare segnali tattili e/o uditivi per far fronte a pericoli

imminenti e grazie a segnali vocali provenienti dal proprio Iphone permette di orientarsi senza alcun problema. Essendo ancora un brevetto, Apple non ha rilasciato nessun altro dato, quindi non si sa ancora se sarà un sensore collegabile a qualsiasi indumento o se saranno indumenti creati proprio dalla ditta Californiana, quello che sappiamo però è che finalmente abbiamo un futuro autonomo per chi lo stava bramando. Daniel Guida

MUSEO GALATA DI GENOVA

IL NOSTRO MURALES UNITI DA UN SEGNO ARTISTICO

IL MUSEO MARITTIMO DEL MEDITERRANEO PIÙ INNOVATIVO

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l Galata, Museo del Mare di Genova, è il più grande museo marittimo del Mediterraneo per quanto riguarda l’innovazione e la tecnologia. Aperto al pubblico nel lontano 2004, tra i numerosi servizi per una facile accessibilità, mette a disposizione anche impianti speciali per facilitare la comprensibilità e, quindi, anche la visita del luogo ai visitatori ipoudenti con apparecchi acustici. Il Museo Galata dispone infatti di impianti di amplificazione ad induzione magnetica, installati per tutto il museo, permettendo così

alle persone con apparecchi acustici di non ricevere interferenze. I dispositivi sono stati realizzati con l’impegno dell’ufficio Barriere Architettoniche del Comune di Genova,in stretta collaborazione con l’Associazione Ligure Ipoudenti sulle ALI dell’udito Onlus. Oltre a questo, il museo dispone anche di guide multimediali, sottotitoli e descrizioni in LIS (Lingua dei Segni Italiana) Cos’è il sistema di amplificazione ad induzione magnetica? E’ una delle tecnologie che rende accessibile la comunicazione a persone con limitazione uditiva e che utilizzano una protesi.

A cosa serve? Il sistema porta il suono direttamente a chi è dotato di apparecchio acustico. La persona deve regolare il suo apparecchio sulla funzione “T-coil” in modo da ricevere un suono privo di rumori di fondo e tarato in base alle pro-

prie esigenze personali.

Come funziona?

Il suo funzionamento si basa su un principio dell’elettronica; una corrente elettrica viene amplificata e passata in un filo disposto ad anello., questa operazione genera un campo magnetico intorno alla zona del filo. Il campo è proporzionale alla potenza e frequenza del segnale trasmesso. Quando un secondo filo viene collocato nel campo operativo del primo si produce in esso una corrente elettrica identica che può essere amplificata e trasformata in un duplicato del segnale. All’interno della protesi la piccola bobina magnetica chiamata “Telecoil” raccoglie così il segnale amplificandolo ed inviandolo all’orecchio della persona. Cristian Bua

SCOPRI IL MUSEO MULTI SENSORIALE FARAGGIANA FERRANDI IL MUSEO NOVARESE CHE SI VISITA CON IL TATTO, L’OLFATTO E L’UDITO

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l museo novarese che si visita con il tatto, l’olfatto e l’udito Sabato 7 luglio è stato inaugurato il percorso multi sensoriale all’interno del museo Faraggiana Ferrandi, a Novara. Il progetto è stato realizzato grazie all’Associazione Ri-Nascita con il

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sostegno della Fondazione Comunità del Novarese (nello specifico, con il fondo del Dottor Giovanni Pagani) e con il prezioso contributo dell’Architetto Paolo Colombo che, con l’aiuto di alcuni artigiani e del Naturalista Igor Festari, ha curato l’esposizione. Tutti i visitatori, senza alcuna discriminazione di sorta, potranno vivere l’esperienza di un viaggio storico e naturalistico, supportato da cartoline in rilievo che descrivono la forma e la pelle di alcuni animali, mappe e presentazioni delle stanze in scrittura braille o in QR Code che, se attivato, mostrerà sul cellulare un video audio con il linguaggio LIS. Innovativa, inoltre, la consolle con 4 tasti che, se sfiorati, riproducono i versi degli animali e che, grazie alle vibrazioni emesse, permetteranno anche ai sordi di percepire i rumori. E poi i box olfattivi che rimandano ad altri ambienti naturali, crani e piume d’uccello da toccare con mano e molto altro. In questo modo il taglio del museo acquista una valenza più tecnolo-

gica e giovanile oltre che garantire una visita in autonomia. “Siamo un’associazione nata nel 2014 di promozione sociale” spiega Delia Leuzzi, Presidente di Ri-Nascita. “Abbiamo l’animo culturale e sociale e questo progetto sintetizza molto bene entrambe le parti. Con questa iniziativa combattiamo le barriere invisibili. L’obiettivo mira ad ampliare il target e a rendere il museo accessibile a tutti. Lavorando sulla complessità del senso, basata sul ricordo e sulla memoria sensoriale, abbiamo immaginato questo percorso. Il nostro motto è: meno visita e più esperienza. Infatti, per dare contenuti, aggiungiamo emozioni”. La Presidente, infine, conclude: “La visita non deve essere classica ma deve suscitare sensazioni … bisogna portarsi a casa l’emozione di aver toccato le piume di un uccello”. Miranda Minella

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ra già da un po’ di tempo che noi ragazzi della comunità Anffas di via Fermi volevamo personalizzare la nostra casa e, in particolare, il terrazzo, solitamente luogo di relax, svago e di allegria. Grazie ai nostri operatori abbiamo conosciuto Daniel dell’associazione culturale Alchemica di Trento che ci ha presentato Omar,l’artista che ci ha donato una sua opera. Omar Garcia Cruz è un giovane artista messicano ma con tantissima esperienza alle spalle e una gran mole di fantastiche opere realizzate e che solo noi possiamo vantare di avere in casa. Noi e Omar abbiamo pensato al soggetto per “sfuggire” un po’ all’inquinamento visuale (le numerose e alte palazzine) che circondano la nostra casa,il forte verde dà un senso di equilibrio e il panorama che ne esce riqualifica l’ambiente in cui viviamo. Nel corso dei mesi di aprile e maggio è venuto più volte in comunità per completare questo lavoro; oltre che farci questo incredibile regalo si è intrattenuto con noi a chiacchierare, scherzare e anche mangiare, ci ha parlato del suo lavoro, del Messico, del cibo e della sua cultura, ci ha presentato un pezzetto di mondo che non conoscevamo. Alla fine ci siamo ritrovati con una vera opera d’arte in casa e un valido amico in più. Spiegazione dell’opera Omar ha utilizzato solo 4 colori che poi ha mescolato creandone molti altri; le forme geometriche, i colori e le strutture tecnologi-

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Omar Garcia è nato nella regione di Oaxaca, a sud-ovest del Messico. All’età di 10 anni si trasferisce a Città del Messico, dove ha cominciato a dedicarsi alla sua formazione artistica. Fin dagli esordi ha manifestato interesse per temi legati alla Fantascienza e alla Fantasy Art, un’influenza che si ritrova in gran parte dei suoi lavori. Contemporaneamente ha portato avanti un altro progetto, “Technomurales”: grandi opere artistiche fatte sulle facciate dei palazzi, muri pubblici, ristoranti, centri sociali, festival e manifestazioni differenti. che sul lato sinistro rappresentano il pensiero e l’organizzazione e sono collegate alla testa della bambina che rappresenta il desiderio; quest’ultimo assieme al pensiero da vita alla creazione che è il tema principale dell’opera; la forma geometrica diventa naturalistica e organica.Ma ognuno è libero di interpretarlo come vuole. Lino,Daniela,Daiana,Leonard, Loris,Luca,Debora,Sara e gli operatori di via FermI A


S E N S IBIL IZ Z A Z IO N E

I GUINNES ACCAREZZANO IL RIDICOLO, UN NUOVO RECORD LI RIDURRÀ IN CENERE! laIL TEMERARIO PROGETTO DI MAURIZIO MENESTRINA PER INVITARE I FUMATORI A SMETTERE salte E

sattamente 2000 vignette che suonano come una provocazione, una sfida, ma il vero messaggio è un aiuto per smettere di fumare. L’impegno di Menestrina contro il tabagismo, la dipendenza dal fumo di tabacco, nasce per motivi familiari e continua nel tempo, sempre con vigore, attraverso queste “azioni visive” che, grazie alla loro forza, mostrano la realtà che tanti fumatori

non vogliono vedere o fingono di non vedere. Le vignette sono disegnate e arricchite con l’aiuto dei pacchetti di sigarette abbandonati e gettati via in modo scorretto, sono cariche di ironia, empatia e sfiorano il grottesco, ma è proprio questo a renderle uniche e di ampio impatto. Le vignette riprendono il vizio del fumo in ogni sua forma, contestualizzandolo in situazioni

riconoscibili e su aspetti della realtà che il fumatore, solitamente, non si ferma a pensare. L’aspetto comune delle sue iniziative è mantenere fermo il risvolto sociale lavorando tramite lo stimolo visivo per far capire, anche al fumatore più ostinato, gli effetti nocivi, deleteri e mortali del fumo. La Redazione

L’artista Maurizio Menestrina

I PROMESSI SPOSI, VERSIONE IN SIMBOLI

TEKA EDIZIONI E ASPOC RENDONO ACCESSIBILE IL CAPOLAVORO DI MANZONI

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endere accessibile un capolavoro della lettura italiana è

l’obiettivo di Take Edizioni, nata nel 2013 per realizzare libri su commissione e da Aspoc (Associazione per lo Sviluppo del Potenziale Cognitivo), formata da un gruppo di genitori di bambini disabili con ritardo cognitivo che, da settembre 2004, si adopera per sviluppare contesti significativi di apprendimento. Ridurre il numero dalle 900 alle 70 pagine è stato il primo passo per realizzare l’IN-Book, dove ognuna presenta un certo numero di simboli e di quadratini affiancati da un’illustrazione. Il testo è stato ristretto ma il risultato porta

ad un’avventura unica e continua. Uno degli obiettivi della riduzione è stato mantenere comunque l’atmosfera manzoniana. Ma cos’è un IN-Book? È un libro tradotto in simboli che nasce con lo scopo di facilitare la possibilità di ascolto della lettura ad alta voce di libri illustrati per bambini e ragazzi. Le caratteristiche principali sono: la fedeltà al ritmo narrativo, la rappresentazione in simboli dell’intera frase e multimodale e dall’utilizzo del modeling per la lettura. Per la traduzione appunto si è utilizzata la CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), che

consiste nell’insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie citate sopra. “Siamo nella patria dei Promessi Sposi” spiega Teka Edizioni. “Da tempo stiamo cercando di proporre il Manzoni per renderlo ancora accessibile e per farlo arrivare davvero a tutti. La sfida è capire se questi libri possono sostenersi. A noi piacerebbe che venisse utilizzato a scuola dai ragazzi”. “Frequentando il mio amico Lisander - tra scrittori ci diamo del tu, in dialetto - ho imparato che il fumetto è un canale efficace per renderlo familiare ai giovani lettori; ho im-

parato che non c’è nessun orecchio così distratto o così sordo che non riesca a cogliere i toni dolci, drammatici, caustici, ironici, della lingua di Manzoni; ho imparato che non c’è mente o cuore cui, per un malinteso purismo linguistico, si possa negare l’accesso alla grandiosa purezza dei Promessi Sposi” Riflessione di Stefano Motta, scrittore e saggista, autore di testi di narrativa e manuali scolastici Samuel Daldin

INQUADRA IL QR CODE PER VERSIONE INBOOK

DESIGN FOR ALL:

COME MIGLIORARE IL QUOTIDIANO PER TUTTI

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uando si pensa al Design, si pensa subito all’oggettistica, al lusso, al pezzo unico, senza sapere che ogni giorno nel nostro quotidiano è con noi: dal comodo letto che ci abbraccia al mattino, passando alla moka del caffè fino alle chiavi per chiudere casa. Insomma il Design è sempre ovunque. Esiste una disciplina nata nel 1993, fondata dall’ EIDD (European Institute for Design and Disability),

con lo scopo di creare ambienti, sistemi, prodotti e servizi fruibili in modo autonomo per tutti, coinvolgendo la diversità umana nei progetti, chiamata Design for all (DfA, correlazione del termine Universal Design) Essa è una fusione tra il funzionamento scandinavo degli anni ‘50 e il design ergonomico degli anni ‘60, nato dallo sfondo politico sociale della scandinava del welfare

che generò il concetto della “società per tutti”, pensando in primis all’accessibilità. Il “DfA” riguarda principalmente due aspetti: la base dei principi dell’ergonomia e la progettazione partecipata. Ciò ha l’obiettivo di non fare interventi specialistici e quindi non rendere percepibile, oltre che adatta a solo un gruppo di persone, la soluzione particolare; migliorando la qualità del servizio per tutti gli utenti, senza discriminazioni di sorta. Progetti qualità DfA Nel 1997 la disciplina prende un carattere più definito attraverso la formulazione di principi sviluppati da tecnici e progettisti specializzati in materia. Tali sono: 1.- Equità: utilizzabile da chiun-

que, in maniera identica quanto è possibile, altrimenti equivalente, al fine di evitare di stigmatizzare l’utente. 2.- Flessibilità: adattandosi alle diverse abilità scegliendo la modalità di uso. 3.- Semplicità: al fine di eliminare la complessità, soddisfacendo un’ampia gamma di capacità culturali e fornendo informazioni coerenti alla loro importanza. 4.-Percettibilità: comunica le informazioni necessarie in modo efficace per l’utente utilizzando diversi modi (grafico, acustico, tattile) per una comunicazione ricca di informazioni essenziali. 5.-Tolleranza all’errore : cioè minimizzare rischi o azioni non volute inglobando tutti, così da capire

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tutti gli elementi e prevedere la predisposizione di dispositivi di sicurezza. 6.-Contenimento dello sforzo fisico: la soluzione deve funzionare in modo confortevole e senza fatica. 7.-Misure e spazi sufficienti: ovvero rendere lo spazio idoneo, fornendo delle soluzioni appropriate per l’utilizzo, prendendo in considerazione le caratteristiche dell’utente. In Italia il DfA è ancora in fase di avvicinamento, ma bisogna ancora conoscere e creare un approccio più vicino sul tema. Carolina Espinoza Lagunas

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SPORT E VIAGGI

SAILABILITY

Un progetto di ricerca per capire come la pratica sportiva della vela, influisca a livello motorio e sociale-relazionale nel percorso di crescita e terapeutico dei giovani con autismo

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a Cooperativa Sociale Archè, in collaborazione con l’OdfLab, laboratorio di diagnosi dell’Università di Trento, Facoltà di Scienze Cognitive di Rovereto e con il sostegno di un finanziatore privato, Gruppo GPI di Trento, hanno rinnovato l’accordo per la stagione 2018 portando avanti e ampliando gli attori coinvolti nella ricerca denominata “SailAbility”, ora alla seconda edizione. Quest’anno ha aderito anche “Il Cerchio”, cooperativa Alto Ate-

sina, con sede a Bolzano, che ha selezionato 7 giovani con ASD, disturbi dello spettro autistico, che divisi in sottogruppi hanno iniziato a navigare nelle acque del Lago di Garda, sponda trentina, a bordo dell’imbarcazione accessibile “Archè”. Un’esperienza unica nel suo genere che sulla scia dell’esperienza di ricerca dello scorso anno sta evidenziando dati interessanti sulla capacità di questi giovani nell’affrontare dinamiche di gruppo nuove in un contesto a loro completa-

mente estraneo. Lo studio di ricerca vede coinvolti, a bordo dell’imbarcazione, dai tre ai quattro giovanisuddivisi in 4 gruppi selezionati e distinti, che in tutto l’arco temporale della ricerca svolgeranno in media 10 uscite ognuno. Insieme a loro per garantire la sicurezza e un buon livello di coordinamento sono presenti sempre due skipper esperti della Cooperativa Archè, la ricercatrice dlel’Odf Lab, la dott. sa Chiara Cainelli, un tirocinante dell’Università di Trento, della Facoltà di Scienze Cognitive, e un moderatore del gruppo della cooperativa Archè esperto in autismo. Uno degli obiettivi generali di questa ricerca, come ci racconta il promotore, il Presidente della Cooperativa Archè Gianluca Samarelli, riguarda la possibilità di comprendere quanto la pratica sportiva e, in particolare quella della vela, influisca a livello motorio e sociale-relazionale nel percorso di crescita e terapeutico dei giovani con ASD e quanto possa essere un effettivo sostegno ad essi nel migliorare la qualità delle relazioni. “Lo scopo è anche quello di validare la metodologia di lavoro utilizzata sul percorso di Vela e declinarla in altri contesti ludico-sportivi comunque socializzanti, al

FIND & SEEK

Questa è la storia di Jyrgal, ma non solo. Tradizioni del passato che rovinano la vita nel presente

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veva diciassette anni quando un pomeriggio, nel suo giardino in un villaggio a poco più di 150 chilometri da Tashkent, è cominciata la sua odissea. Una persona amica, quelle che definiremmo “di famiglia”, le chiese aiuto per portare alcune cose dalla macchina fino a casa, ma nel momento in cui si avvicinò al mezzo, tre uomini sbucarono dal nulla. Uno la prese per le braccia, uno per le gambe e il terzo aprì una delle portiere posteriori e la caricarono a forza sul sedile. Scalciò, urlò ma fu tutto inutile. Nessuno vide niente. Nessuno sentì niente. Jyrgal è seduta di fronte a me, parla con voce pacata ma con sguardo fermo

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Lorenzo Pupi

quando calcio e disabilità si uniscono

Find and Seek

nasce dal proposito di Alessandro Caffini di portare storia e cultura del mondo nella vita di chi non può (o non è troppo convinto di) viaggiare. Seguire la Via della Seta dalla Cina fino a Venezia, cercando

STORIE:

senta oltre che un benessere per i giovani coinvolti anche un sostegno alla famiglia stessa in un contesto diverso e stimolante. Comunemente si pensa che per la persona con ASD risulti più difficoltoso praticare sport. La ricerca in questione vuole proprio individuare contesti facilitanti per offrire occasioni di praticare attività motoria con il piacere che ne deriva e con l’obiettivo di contribuire a ridurre lo stigma a volte presente nei loro confronti. Al termine dello studio preliminare, continua il Presidente G. Samarelli, non sarà evidentemente possibile svolgere una pubblicazione scientifica ma, i risultati ottenuti, saranno divulgati direttamente tramite il sito web dell’ente capofila e i canali di comunicazione dei partner coinvolti. I riscontri saranno resi disponibili e inviati a richiesta a qualsiasi organizzazione o ente in Italia che, occupandosi di autismo, ritenga di volerne prendere conoscenza ed eventualmente utilizzarne i risultati, così come le buone prassi sviluppate in itinere.

CALCIO A SETTE:

ALLA SCOPERTA DI STORIE E NUOVI MONDI Alessandro Caffini

fine di migliorare l’inclusione e aumentare le opportunità di attività adatte anche ai giovani con ASD. Con questo progetto vorremmo ampliare e migliorare inoltre la rete regionale di organizzazioni che si occupano di Autismo e Sport perché, come si è rilevato sempre di più negli ultimi anni, per rendere più efficace e funzionale l’intervento educativo dei giovani con ASD ci deve essere una rete di attori che collaborano attivamente, in modo professionale e coordinato su di esso.” Gli obiettivi generali che il progetto si prefigge sono vari, come ci spiegano, ma sicuramente tendono a creare occasioni di vera inclusione. Coinvolgere ad esempio, giovani volontari all’interno del percorso di ricerca, ci spiegano, risulta importante per favorire e stimolare la socializzazione e il rapporto che i giovani instaurano con i propri “compagni di avventura”, che siano compagni di classe o giovani del territorio. Per questo motivo i promotori si pongono l’obiettivo di coinvolgere anche dei volontari coetanei, che in modo costante possano partecipare all’interno delle azioni pratiche a bordo. Offrire alle famiglie un’attività motoria alternativa per i loro figli o figlie è importante perché rappre-

le testimonianze di un passato quasi dimenticato in nazioni giovani e di cui molti conoscono poco, confrontandole con tematiche attuali è il primo passo di questo progetto non a termine. Laureatosi presso l’Università degli Studi di Trento in Conservazio-

mentre beviamo del tè in un piccolo e confortevole appartamento della capitale Kirghisa. Sono passati molti anni da allora, quasi venti, ma ricorda tutto perfettamente. Gli uomini che la rapirono, in una loro contorta visione del momento, non stavano abusando fisicamente di lei; semplicemente uno di loro si era innamorato e aveva deciso di sposarla. Il “Bride Kidnapping” (rapimento della sposa o, in kirghiso, ala kachuu che significa più o meno “prendi e corri”) è stato un elemento delle culture centro asiatiche per secoli; persino durante manifestazioni di carattere folkloristico, uomini a cavallo fingono di rapire le proprie amate tra le risate dei presenti. Spesso i due innamorati e le rispettive famiglie ricorrono a questo “stratagemma” anche per abbattere i costi del matrimonio stesso, normalmente ingenti. Purtroppo non sempre le donne coinvolte sono d’accordo e Jyrgal mi ha raccontato cosa successe a lei. Terrorizzata perché conscia di cosa stesse succedendo, quando dopo pochi chilometri la fecero uscire dall’auto era come paralizzata ma, ci tiene a precisare, nessuno la trattò male anzi: la sposa merita sempre tutti i riguardi possibili. Entrata nella casa dell’uomo (tra le altre cose mi confida che era poco più grande di lei e era già stato respinto più di una volta), vide che era già addobbata per le nozze e fu lasciata sola con le donne della famiglia che la fecero accomodare

ne dei Beni Culturali ad indirizzo Archeologico, Alessandro ha vissuto in Nuova Zelanda, Australia e non accenna a voler smettere di viaggiare. Ama la storia, il rock degli anni ’70 e si, anche parlare di sé in terza persona.

tra di loro e, tra moine e velate minacce, cercarono di convincerla ad indossare il velo bianco da sposa. Jyrgal afferma che se avesse ceduto non ci sarebbe stato ritorno, si sarebbe dovuta sposare. Ma anche le alternative non erano molto allettanti; in un paese musulmano come il Kyrghyzstan, dove la “verginità” femminile è considerata sacra, passare la notte a casa di un uomo è comunque uno scandalo enorme e il rischio di non essere accettati di nuovo dalla propria famiglia, incapace di reggere alla vergogna, è molto alto. Molte donne decidono quindi di accettare quello che pensano essere il loro destino. La mia compagna di chiacchierata invece resistette abbastanza da vedere arrivare, in piena notte e quando oramai era esausta e le sue convinzioni stavano vacillando, suo padre e i suoi cinque fratelli. L’avevano trovata. Senza una parola, le persone presenti nella casa si spostarono e permisero ai nuovi arrivati di portare in salvo la giovane ragazza. Al rapitore nessuno disse o fece nulla. Pochi mesi dopo si sposò con un matrimonio combinato dalla sua famiglia. continua a leggere sul blog...

www.findandsee-k.com

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a disciplina del calcio a sette, praticato da atleti cerebrolesi, fa la sua entrata ufficiale nei giochi paralimpici nel 1984. Le regole sono praticamente identiche a quelle del calcio dei normodotati, con le dovute eccezioni del caso. Si gioca con sette giocatori su un campo dalle dimensioni ridotte, il fuorigioco non esiste e le rimesse in campo per ovvie motivazioni possono essere effettuate con una sola mano.La partita è suddivisa in due tempi da trenta minuti. Al torneo delle paralimpiadi di Londra del 2012 hanno partecipato 64 atleti. In Italia la disciplina è stata riconosciuta dalla Fispes “Federazione Italiana Sport Paralimpici Sperimentali” nel 2013, grazie alla tenacia e alla volontà di Simone Paiaro, attuale Ct dell’Italia. Per giocare in nazionale ci sono delle regole ben precise da rispettare. Possono giocare atleti nati con ipossia, cioè poco ossigeno o persone che hanno difficoltà cerebrali legate alle complicazioni durante il parto, oltre a calciatori che hanno subito traumi, incidenti,

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perdita di arti o lesioni al cervelletto a seguito di incidenti o infortuni. Il grado di disabilità va dal livello 5 [Grave] fino al livello 8 [Meno Grave]. Solitamente chi ha un livello 5 a causa della ridotta possibilità di movimento, viene schierato in porta, mentre il 6 e l’8 vengono schierati o in difesa o in attacco, al 7 viene lasciato il centro campo. Le restrizioni della disabilità fanno si che pochi atleti siano idonei a giocare in nazionale, questo non favorisce certo l’andamento positivo di un torneo. Il tecnico ha pochi giocatori a disposizione che come succede anche con i club di serie A sono sparsi per l’Italia e si ritrovano in nazionale solo 2 o 3 volte l’anno. La situazione migliora all’estero come in Iran e in Russia. In Russia ci sono molti più atleti e molte più strutture attrezzate. L’esempio più bello è quello dell’Irlanda del nord dove per ogni piccola società sportiva esiste il suo corrispettivo della squadra con ragazzi con disabilità. Camilla di Pace


PAGINA DEL L A CUL T UR A

I NUOVI GIOVANI DEL SERVIZIO CIVILE

Partito un progetto di 12 mesi:“Coltiviamo Media Civici di Comunità” Carolina Dal Messico con furore... Mi chiamo Carolina ho 25 anni, e ho cominciato questa nuova avventura insieme ai miei compagni del Servizio Civile. Da qualche anno questa bellissima città, Trento, è diventata la mia seconda casa. Qualcosa su di me? Mi piace leggere, viaggiare, fare foto, ascoltare musica (da quella classica fino quella contemporanea) e amo il Design. L’ultima è la passione che mi ha portato a studiare all’Accademia di belle arti di Brescia -LABA, a Torbole sul Garda, e frequentare ai tempi delle superiori l’Istituto d’arte “Alessandro Vittoria”di Trento. Sono dell’idea che di fronte alle sfide nulla è impossibile se uno si mette alla prova, alimentando le conoscenze che si hanno e, allo stesso tempo, acquisirne di nuove per crescere e migliorarsi giorno per giorno, perché non si smette mai di imparare. Questa esperienza la vedo come un viaggio, lungo e pieno di sorprese. E come ogni viaggio la strada e tutta da scoprire e, di conseguenza, diventa un’avventura. Carolina Espinoza Lagunas

‘ Miranda

Daniel

Ciàu! Vi saluto in piemontese, la mia terra di origine. Piacere! Sono Miranda e mi sono trasferita da poco a Trento, una città che sognavo da tempo. Sono nata in provincia di Novara e ho terminato da poco gli studi in lingue a Torino. È stato il mio interesse per l’ambiente e la passione per la scrittura a spingermi in questa città, magnifica per i suoi spazi verdi e la sua vivacità culturale. Tra i vari progetti promossi dal Servizio Civile, mi sono interessata a quello di PRODIGIO proprio perché, lavorando all’interno di una redazione, oltre che relazionarmi con molte associazioni ed enti, posso dedicarmi alla scrittura . Spero di poter tessere una fitta rete di contatti, conoscere nuove realtà e non perdere mai lo stupore e la curiosità nei confronti di una città dinamica e impegnata nel sociale.

Una nuova avventura sta per iniziare. Il mio nome è Daniel Guida, sono una ragazzo di 23 anni, nato a Tione di Trento e residente a Storo. Sono un ragazzo a cui piace molto scrivere (dopotutto ho scritto un libro), esplorare nuovi territori e aiutare la gente nell’ ambito tecnologico. Ho voluto iniziare questa nuova esperienza sia per acquisire nuove doti, sia per aiutare la gente tramite ciò a cui sono appassionato. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, in particolare mi piace raccontare storie e notizie. Grazie a questo progetto, vedrò se sono realmente adatto a questo mondo. Non ho idea di cosa mi aspetterà da questa avventura ma non vedo l’ora di scoprire dove mi porterà e chi mi farà conoscere. Ho sempre avuto un motto nella mia testa: “Non si possono scoprire nuovi oceani se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva”.(André Gide) Daniel Guida

Miranda Minella

GIOVANI CHE ARRIVANO, GIOVANI CHE VANNO

SENZA NOME, SENZA VOCE

GRAZIE RAGAZZI PER IL VOSTRO PREZIOSO AIUTO

DALL’ITALIA AL MALI, PASSANDO PER SAN FRANCISCO

Samuel

Cristian Un anno intenso, lungo e pieno di “contenuti”, guardandosi alle spalle la strada tracciata è davvero lunga. un anno che passa veloce, come un treno. Da questa esperienza di servizio civile farò tesoro delle sfide, le soddisfazioni, le storie e le persone, un insieme che mi ha permesso di crescere e maturare personalmente. Realizzare contenuti che raccontino il disagio e la disabilità, ma anche raccontare di speranze e successi di un mondo che spesso viene “ignorato” dai più perché apparentemente lontano dalla propria realtà personale, in verità bisognerebbe solo alzare lo sguardo per qualche secondo, staccandosi da questi “social”, dai “like”, dai “visualizzato”, dalle “doppie spunte” di whatsapp e dare una carezza per ridare la forza a chi, di forza, non ne ha quasi più, perché è triste un mondo in cui le dita sfiorano più cellulari che volti. Questa esperienza mi ha fatto conoscere molte persone, operatori, volontari, utenti e anziani tutti loro rappresentano un percorso molto più lungo rispetto al mio anno di servizio civile, ma sono tutti uniti da un obiettivo e una missione che li uniscono tutti insieme verso un fine comune. L’Associazione Prodigio Onlus mi ha permesso di vedere, di raccontare e di crescere, oltre al fatto di avermi dato la possibilità di conoscere la sua storia e di come, dopo più di 15 anni, Prodigio continua a dare voce a chi non ne ha. Un luogo di confronto e di discussione con una realtà troppo spesso dimenticata, ma in cui io ho avuto la grande fortuna di imbattermi.

Un anno è passato, era un martedì, più precisamente la mattina del 4 Luglio quando sono entrato per la prima volta nell’associazione PRODIGIO. Stanco dal giorno prima per la mole di informazioni date sulla storia, sui valori e sull’importanza del Servizio Civile per la società e di quanto questo ruolo fosse la chiave per diventare “cittadini attivi”. Entrando nell’associazione ho iniziato a conoscere più a fondo gli aspetti della disabilità e del disagio sociale, che, troppo spesso, passano inosservati agli occhi di altri. Io in primis, non davo particolare rilevanza a queste tematiche, ma grazie al Servizio Civile ho avuto la possibilità di entrarci e di vedere i miei nuovi limiti. Il Servizio Civile mi ha dato la possibilità di rivisitare completamente il mio profilo, essendo un informatico a 360 gradi, ho avuto l’occasione di vedere alcuni aspetti sociali che non mi sarei mai immaginato di poter conoscere. Dal punto di vista etico/morale il Servizio Civile offre una grandissima opportunità a supporto degli enti sociali sul territorio e ai ragazzi tra i 18 e 28 anni che hanno voglia di provare l’anno di servizio. Se non ricordo male, la nascita del Servizio Civile è stata pensata per i famosi obiettori di coscienza che rifiutarono il servizio militare. Per come è improntata la società attualmente il Servizio Civile dovrebbe sostituire quella famosa leva militare di una volta poiché non ha più un fine bellico ma bensì un sociale perché investire sul capitale umano è il miglior investimento.

Cristian Bua

Samuel Daldin

N

on è stata un’estate facile. Durante un viaggio a Roma il treno frecciarossa, subisce un brusco rallentamento, per poi fermarsi. La prima notizia era che qualcuno si era gettato sotto il treno. Ebbene, la reazione dei passeggeri è stata a dir poco sconcertante: la maggioranza di essi si chiedeva quando il treno avrebbe ripreso la marcia o se fosse per loro possibile prendere la coincidenza. Insomma, tutti pensavano a se stessi e non a quel povero disgraziato che era finito sotto il treno. Poi, dopo 4 ore di attesa, arrivò una rettifica da parte del capotreno: si trattava di un operaio in servizio presso i binari che indossava delle cuffie antirumore. Probabilmente si trattava di un immigrato, un senza nome, che apparteneva ad una ditta che aveva ricevuto una sorta di subappalto e relativo corso sulla sicurezza. Il giorno dopo non c’era nemmeno una riga sui media. Chiesi alle Ferrovie dello Stato se avevano dettagli più precisi riguardo l’incidente, ma nulla mi è dato sapere. Un pover’uomo non merita nemmeno un paio di righe di cordoglio. Passiamo oltre. Mi scrive un amico dalla capitale, città da sempre multietnica – un vero crogiuolo di nazionalità – che assiste ad un affronto diretto in bus: un signore di mezza età, italiano, attacca frontalmente e brutalmente una signora di colore con bimbo in braccio, perché salita dalla porta sbagliata. L’amico Achille riuscì ad intervenire a questo scontro, ma lo sconcerto non mancò, sembrava di essere di essere tornati negli Stati Uniti delle leggi razziali, dimenticando la coraggiosa Rosa Louise Parks Ora andiamo oltremare. Dove svolgo parte del mio lavoro di cooperante. Siamo in Mali, sulla piana di Yassing ai confini con il Burkina Faso. Qui, i gruppi di facinorosi estremisti legati ad Al-Qaeda attaccano, tramite alcuni disperati di un’etnia Peulh, nemmeno cittadini di quello stato, un mercato frequentato da popolazione Dogon. Gente tranquilla che al mercato tesse relazioni, compravende cose e si scambiano due chiacchere sulla vita. Scoppia un incendio doloso e la gente si ritira con la calma, cosa che contraddistingue l’Africa. Alcuni

pro.di.gio. progetto di giornale | www.prodigio.it | associazione@prodigio.it | agosto 2018 - n. 4

tentano di spegnere le fiamme, ma creano maggiore danno in quanto le fiamme avvolgono anche il camion cisterna con il relativo serbatoio di carburante. La gente arretra, si aiuta, i giovani accompagnano i più vecchi lontani dal fronte delle fiamme ma girandosi si trovano un altro muro di fuoco. Molti rimangono avvolti dal fuoco e perdono la vita. Un conoscente che è presente filma tutto con il suo cellulare e mi manda il video sconvolgente. Io provo a passarlo in Italia a qualche amico giornalista affinché si parli della tragedia che sta avvenendo in Mali ma l’interesse non c’è; le priorità sono altre. A parte la rivista “Mondo e Missione” on line, nessuno riporta la notizia. Eppure quelle persone hanno un nome e un cognome e dei saperi infiniti. Ma a nessuno interessa. Confina con il Mali, la Nigeria, dove gruppi terroristici anticristiani “purificano” con il fuoco interi villaggi. Il vescovo di Gboko, mons. William Amove Avenya ha lanciato l’allarme: “è in corso una vera e propria pulizia etnica”. Secondo alcune fonti locali gli attacchi islamici degli ultimi mesi avrebbero bruciato e raso al suolo 53 villaggi, massacrato 808 persone, distrutto 1422 case e 16 chiese. In Italia non se ne parla. Solo giornali come El Pais in Spagna, Le Monde in Francia o Avvenire in Italia fanno cenno a queste gravi notizie. Chiudo questo articolo con dei piccoli segni di speranza: la neo sindaca di San Francisco è giovane e di origine Afro. Essa non rinnega la tradizione di apertura facendo diventare San Francisco una «città santuario», pronta a concedere asilo e riparo agli immigrati o almeno provandoci, nonostante la stretta decisa da Washington da parte di Donald Trump! Finalmente un po’ di ossigeno. Ringrazio Prodigio per avermi dato l’opportunità e lo spazio per narrare alcune cose che non hanno trovato eco in altri media con l’augurio che vi sia sempre l’energia per tenere vivi questi fogli; accesa questa speranza. Fabio Pipinato

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