ISLAM religione e cultura

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Liceo classico “A. Oriani” - Corato

Appunti I.R.C. www.religioweb.it

2° liceo

prof. Antonio de Palma

ISLAM un solo Dio, un solo profeta


ISLAM

un solo Dio, un solo profeta

Introduzione Denominazioni ed etimologie Epoca preislamica Maometto, il fondatore - periodo Meccano - periodo Medinese I testi sacri dell'Islam La teologia islamica I 5 pilastri della morale Il calendario islamico I simboli dell'Islam Il luogo di culto: la Moschea I ministri del culto, I dottori della legge e le autorità Abiti femminili nel mondo islamico

Introduzione Questo modulo si propone di fornire risposte che sintetizzino lo stato attuale delle testimonianze e degli studi più qualificati sull’Islam, costruendo progressivamente una serie di schede che, alla fine, consentiranno una visione a tutto tondo del complesso mondo islamico, della sua religione come della sua cultura, verso il quale ancora oggi l’ Occidente mostra disinformazione e disattenzione.

L’ISLAM

è oggi la seconda religione al mondo per numero di fedeli dopo il cristianesimo, con circa un miliardo e duecento milioni di persone che la praticano. E’ diffuso in 162 paesi, soprattutto in Asia e in Africa settentrionale e centrale. In alcuni paesi è religione di Stato e della maggioranza della popolazione: Arabia Saudita, Yemen del Nord, Kuwait, Pakistan, Iran, Irak, Malaysia, Maldive, Egitto, Marocco, Sudan, Tunisia, Siria, Algeria, Bangladesh, Turchia, Afganistan. L’Indonesia è il paese con il più alto numero di musulmani al mondo (circa 124 milioni). In Europa vivono circa 30 milioni di musulmani, oltre due milioni dei quali in Bosnia, un milione in Albania e un milione in Bulgaria. Molti milioni sono i musulmani di origine araba immigrati in Francia, Germania e Italia. • Il 90% circa dei musulmani è sunnita (dal testo della “Sunnah”, cioè la “tradizione” sulle parole e l’operato di Muhammad, che insieme al Corano è la base della fede islamica), • circa il 10% è sciita (da si’a, “partito” di Alì) concentrato soprattutto in Iran (sono coloro che considerano solo Alì - cugino e genero di Muhammad - il vero successore del Profeta e gli imam le guide e i custodi del vero insegnamento di Muhammad, in quanto discendenti diretti di Alì).

Denominazioni ed etimologie L’Islàm in arabo significa “abbandono”, “dedizione”, “sottomissione” ed indica l’atteggiamento di fondo di chi professa la religione fondata da Maometto, che vede in Allah (l’unico Dio) il solo Essere Supremo a cui dedicare se stessi e tutta la propria esistenza. Il verbo arabo “s-l-m”, che vuol dire “sottomettersi”, è la radice… sia del sostantivo salam che significa pace sia della parola islàm (infinito sostantivato dello stesso verbo) sia di muslim (da cui deriva l’italiano musulmano) che è il participio che indica “colui che si sottomette”. Per questo dire “musulmano” o “islamico” è dire la stessa cosa. Quanto al lessico impiegato, se in contesti linguistici diversi da quello italiano la differenza fra il termine Islam e Islamismo è abbastanza sfumata, in italiano una diversità sostanziale invece esiste, perché .. con la parola Islam s'intende quell'insieme di atti di fede, di pratiche rituali e di norme comportamentali che è praticato da sunniti e sciiti che, insieme, rappresentano quasi il 99% dei fedeli musulmani, mentre.. il termine Islamismo indica di fatto una concezione dell'uomo e del mondo che s'ispira ai valori dell'Islam ma che si esprime a livello più propriamente politico. Maomettano è un termine erroneo in quanto induce a credere che i Musulmani adorino Muhammad piuttosto che Dio. Anche la traduzione ricorrente della formula coranica in italiano: " Non c'è altro Dio fuorché Allah " è errata perché può contribuire a mantenere un antico equivoco. Molti in effetti sono convinti che i musulmani adorino un altro Dio, Allah appunto, mentre in arabo Allah è semplicemente la traduzione della parola “ Dio “.


Epoca pre-islamica Per capire a fondo i contenuti dell'Islam è importante conoscere ciò che fu l'Arabia, prima dell'avvento di Muhammad. Tutto ciò è necessario perché l'epoca preislamica è stata estremamente diversa dalla civiltà arabo-musulmana che l'ha seguita. ASPETTO GEOGRAFICO La penisola arabica, che dà il proprio nome al popolo arabo, è costituita, in gran parte, da uno dei più aridi e desolati deserti del mondo. E' certo, tuttavia, che essa, in un lontano passato offrisse un paesaggio più attraente, con oasi più numerose e meno misere. A causa della aridità e della vastità del territorio, essa è stata sempre , comunque, la terra dei cammellieri nomadi, che, simili ai moderni beduini, si spostavano, con le loro carovane, su lunghi percorsi.. Infine, non vanno dimenticate le zone costiere della penisola , dove, il soffio dei monsoni, che trattengono l'umidità, consente lo sviluppo di una ricca vegetazione estranea al resto dell'Arabia. Prima del 622 d.C., data che corrisponde all'anno 1° dell'Egira, non esisteva una nazione vera e propria, ma un sistema tribale. Ogni tribù, a capo delle quali vi era lo sceicco assistito dai notabili, compensavano il loro amore per la libertà con una solidarietà tribale, che tuttavia, non impediva loro di compiere azioni di guerriglia verso le altre tribù, sia per motivi di vendetta che per compiere razzie alimentari. Inizialmente il nomadismo pastorale era il genere di vita più diffuso nella popolazione. Sulla scala territoriale più stretta tra nomadi e sedentari avvenivano parecchi scambi. Numerosi mercati costituivano occasione di incontro e talvolta assumevano un carattere permanente. Nascevano così altre città, oltre a quelle che sorgevano nelle oasi. Nelle città le strutture sociali erano simili a quelle dei nomadi. Le cellule di base erano le sottotribù o clan, cioè piccoli gruppi umani. Più clan formavano una tribù. La religione non costituiva una grossa preoccupazione per gli abitanti di queste tribù. Loro credevano solamente in una terra popolata da spiriti, generalmente invisibili, ma che si potevano manifestare sotto forma di animali, rocce o alberi. Le divinità erano numerose ed anche la magia era diffusa. Gli arabi del Sud erano molto religiosi, però, anche loro adoravano molti dei come gli arabi del Nord. In seguito i popoli nomadi o seminomadi dell'Arabia cominciarono a diventare sedentari: iniziava, così, il processo di dissoluzione della società tribale. In questo periodo, cominciarono a diffondersi nuove culture e valori: le religioni monoteiste. Fu in questo paese mobile che Muhammad fece la sua apparizione.

Maometto, il fondatore dell’Islam L’origine dell’Islàm è nella predicazione del profeta Muhammad (Maometto). Di lui è sicuro il luogo di nascita, la città della Mecca, (centro commerciale e centro di culto assai frequentato ancora oggi), c’è incertezza sull’anno della nascita: secondo alcuni nacque nel 570, per altri nel 571, infine, altri ancora indicano genericamente il decennio 570-580. • Periodo Meccano Rimasto presto orfano, sia di padre che di madre, fu allevato prima dal nonno e poi dallo zio, Abu Talib. Da giovane compì numerosi viaggi, lavorando come agente carovaniere di Khadijah, una ricca vedova di ben quindici anni più vecchia, che poi sposò intorno al 595 d.C.; da lei ebbe numerosi figli, tra cui Fatima la prediletta andata in sposa ad Alì quarto califfo e morta ancor giovane nel 633 d.C. Fra i trenta e i quarant’anni Muhammad attraversò una profonda crisi religiosa, durante la quale si interrogò su Dio e sulla natura, appartandosi spesso in ritiro. Nel 610, esattamente il giorno 27 del mese di RAMADAN, (nono mese del calendario islamico) sul monte Hira ebbe la prima visione, durante la quale l’arcangelo Gabriele gli rivelò l’unità-unicità di Dio, di cui Muhammad divenne l’ultimo portavoce (l’ultimo Profeta). Dopo un primo momento di smarrimento, Muhammad cominciò ad annunciare pubblicamente il contenuto delle visioni, intraprendendo una lotta senza quartiere contro il politeismo pagano. Il potentato della città della Mecca temendo ripercussioni economiche, per la riduzione dei pellegrinaggi che già da allora si svolgevano numerosi verso il santuario della Ka’ba, in un primo tempo ostacolò la predicazione di Muhamrnad, poi passò a vere e proprie persecuzioni, provenienti anche dall’interno dello stesso clan, contro il Profeta e i suoi primi seguaci.


Cos'è la Ka’bà? Era una costruzione a forma di cubo, cubo in origine priva di tetto, che serviva da protezione per un grosso meteorite di colore nero non rimovibile, oggetto di culto e considerato dalle tribù arabe preislamiche come la “casa degli dei”. La tradizione musulmana sostiene sia stata eretta dallo stesso Adamo,, poi ricostruita dopo il Diluvio da Abramo e dal figlio Ismaele dal quale gli arabi dicono di discendere). Una parte del grande pellegrinaggio (hajj), ), uno dei cinque pilastri dell'Islam, consiste nella visita alla Kaaba e si svolge durante i primi pri dieci giorni di Du al-Hijja,, l'ultimo mese lunare del calendario islamico. La Pietra Nera, che si trova all'esterno di uno degli angoli della costruzione, viene baciata solennemente da tutti i pellegrini che possono raggiungerla. Viene lavata tutti gli anni e coperta con un drappo di seta scura. La Kaaba è stata notevolmente ampliata dai tempi di Maometto: recentemente, è stato aggiunto un cancello d'oro massiccio.

• Periodo Medinese Muhammad fu quindi costretto ad abbandonare la Mecca per rifugiarsi a Yatrid, circa 400 chilometri più a nord. La città, dopo che il profeta ebbe ottenuto l’adesione alla nuova fede e l’obbedienza di tutti i cittadini, venne chiamata Medina, Medina cioè “città del Profeta”. Questo avvenne nel 622,, detto l’anno dell’ÉGIRA. dell’ che significa letteralmente migrazione. migrazione È’ una data fondamentale per la storia dell’islam, dell’islam, perché il 622 è considerato l’anno zero, cioè l’anno della nascita della nuova religione e da quell’anno comincia il calcolo del tempo per il calendario islamico. Dopo varie vicende e molti scontri con clan ostili, nel gennaio del 630 Muhammad con i suoi seguaci entrò trionfante alla Mecca e (secondo un hadith, un detto, puntando il bastone, distrusse i 360 idoli presenti nel santuario, risparmiando solo le due icone di Maria e Gesù ) consacrò la Ka’ba ad Allah, l’unico vero Dio,, proclamando l’inizio delle nuova era di Allah.. Tornato poi, in condizioni precarie di salute a Medina, Medina qui morì l’ 8 giugno 632, fra le braccia della sua quindicesima moglie la diciottenne ‘Aisha. Prima che il Profeta morisse, all'età di 63 anni, gran parte dell'Arabia era musulmana, e già a un secolo dalla sua morte, prima con Abu Bakr primo califfo,, subito dopo con Omar, in seguito con Othman e poi con Alì, Alì marito di Fatima e genero di Maometto, che disconobbe tutti i precedenti Califfi, l'Islam conquistò l’Occidente fino alla Spagna, e l’Oriente fino alle porte dell’India.

I testi sacri dell’Islàm Il Corano

è il testo sacro dell’Islàm e raccoglie le rivelazioni fatte da Allah a Muhammad mediante l’arcangelo Gabriele dal 610 al 632 d.C. Memorizzato da Maometto e dettato ai suoi Compagni, Compagni la sua scrittura venne affidata agli scribi che ne riscontrarono l'esattezza mentre il Profeta era in vita. • L'anno dopo la morte di Maometto, Abu Bakr ordinò che le varie parti del Corano fossero raccolte insieme. Al tempo del califfato di Othman (644-656 656 d.C.), le copie correnti erano interpretate in diverse maniere, soprattutto a causa dell'imperfezione dell'imperfezi della scrittura antica; pertanto, Othman, nel 651 affidò a Zayd ibn-Thabit ibn Thabit di Medina, segretario di Maometto la revisione del Corano. Il manoscritto originale della nuova versione fu conservato a Medina e costituisce il testo canonizzato da Othman che ordinò di distruggere tutti gli altri. • Corano vuol dire “lettura” o “recitazione”. Il testo ufficiale, quello canonizzato dal terzo Califfo Othman (644-656 d.C.), è composto da 114 capitoli detti “Sure” disposte in ordine decrescente dalle più lunghe alle più brevi e da 6236 “ayat” (versetti) ed è scritto in arabo. Può essere tradotto solo per farlo leggere a •

chi non conosce la lingua araba, ma non per scopi di culto o di fede (chi accoglie l’islàm deve imparare la lingua del Corano e leggere l’originale in arabo).

Il Corano è la fonte primaria della fede e della pratica religiosa musulmana. I mussulmani sostengono che il Corano rappresenti il Verbo di Allah dettato a Maometto secondo un archetipo conservato conser nel settimo cielo.


La Sunnah

fu aggiunta al Corano come secondo testo sacro dell’Islàm dopo la morte del Profeta. La raccolta di “hadith” (Insieme di fatti e di detti che sono attribuiti a Maometto e che costituiscono i modelli per il comportamento,di ogni credente. Ogni " fatto " o "detto" è preceduto dall'elenco dei testimoni che risale fino a chi potè, di persona, vedere e/o sentire le parole dello stesso Profeta.) è considerata da ogni buon musulmano una precisa indicazione sul comportamento da tenere e quindi sacra e normativa come il Corano. Centro e simbolo,dell'ortodossia sunnita fu Baghdad. Il 'sunnismo' fu considerato la dottrina capace di dare dignità intellettuale alla fede religiosa e di sostenere il confronto con la contrapposta fede cristiana.

La teologia islamica L’Islàm si fonda sulla assoluta dedizione a Dio (Allah) e alla sua Legge (Sharìa): Dio (Allah) per l’islàm è unico, clemente e misericordioso, eterno, onnipotente e totalmente libero. Allah è creatore di tutte le cose e dell’uomo e ha inviato i suoi profeti fra i quali i più importanti sono Abramo (Ibrahim), Mosè e Gesù (al-masih, cioè il Messia) che per i musulmani è nato da una vergine (Maria) ed è asceso al cielo senza morire sulla croce, avendo Allah scambiato all’ultimo momento il suo corpo con quello di un altro uomo (un profeta giusto e innocente non poteva morire). L’ultimo dei profeti è Muhammad (il sigillo dei profeti): dopo di lui non ve ne saranno altri e con lui si è conclusa la rivelazione. L’islàm crede nel paradiso (alganna, cioè il giardino) e nell’inferno (an-nar, cioè il fuoco), nell’immortalità dell’anima, nel giudizio finale e nella risurrezione dei morti. Per meritare il paradiso l’uomo deve seguire i cinque precetti fondamentali .

La morale islamica: i

5 pilastri.

L’islàm non è solo una religione (ortodossia) ma è più ancora una cultura, una regola di comportamento generale, un insieme di principi e di norme giuridiche, sociali e di vita personale che abbraccia tutta l’esistenza. L’Islàm è innanzitutto ortoprassi che i mussulmani chiamano IHSAN e consiste nel mettere in pratica 5 fondamentali doveri che il Corano ha fissato con chiarezza e che sono:

1° professare la fede con la formula coranica: “Non esiste altro Dio che Allah e Muhammad è il suo Profeta” ; La shahada cioè la professione della propria fede è alla base della vita di tutti i credenti islamici. La formula coranica permea tutta la loro vita tanto che per chi intendesse convertirsi all’Islàm è sufficiente pronunciarla ad alta voce davanti a due testimoni o ad un dottore delle legge islamica. Nello spirito del Corano quest'atto personale e volontario ha valore di contratto e nessuno ne può rimettere in causa la sincerità se non una solenne dichiarazione di abiura.

2° praticare la preghiera rituale. La salat, la preghiera è il secondo pilastro dell’ Islàm. Nel Corano è richiesta esplicitamente (Sura 11). Essa deve essere compiuta cinque volte al giorno a ore determinate, con gesti e parole stabiliti. L’ orario della preghiera è regolato secondo il Sole, quindi varia secondo le stagioni. Le cinque preghiere giornaliere sono: • la preghiera del mattino, al sorgere del Sole; • la preghiera del mezzogiorno, quando il sole ha raggiunto il punto più alto; • la preghiera del pomeriggio, • la preghiera del tramonto, fatta appena il Sole è sceso dietro l’orizzonte, infine.. • la preghiera della tarda sera, che si recita dopo il tramonto. Poiché, secondo la teologia islamica, tutta la Terra è una moschea, la salat può essere compiuta in ogni luogo, basta che il fedele si orienti verso la direzione della Ka’ba della Mecca. Il tappetino che usano i fedeli musulmani per la preghiera simboleggia il distacco dalle sozzure della Terra.


La preghiera più importante è quella del mezzogiorno, soprattutto del mezzogiorno di venerdì in moschea: essa costituisce l’elemento di forza e di coesione della comunità. Caratteristica del servizio del venerdì è la pronuncia dell’omelia, prescritta dal Corano. È molto importante che il fedele si accinga alla pratica della preghiera in stato di purità: ciò può essere raggiunto con l’abluzione di alcune parti del corpo (mani, braccia fino ai gomiti, bocca, testa e piedi) o con “la lavanda generale del corpo” se il fedele non è puro, e cioè, secondo la legge islamica, dopo il parto, dopo aver avuto relazioni sessuali, dopo aver commesso adulterio, atti di magia nera, o calunnia grave, apostasia, accusa di menzogna o insulti al Profeta, omicidio e altre colpe ritenute gravi. Dopo le abluzioni il fedele attende “l’invito alla preghiera”, cioè l’annuncio che il Muezzin fa dall’alto dei minareto e quindi si accinge alla recita della preghiera. Le parole sono tratte dal Corano e sono accompagnate da gesti rituali che devono essere, scrupolosamente, rispettati: prostrazioni, flessioni del busto in avanti in ginocchio e risollevamento in piedi. Ogni preghiera islamica comincia con la formula “Allah akbar” (Dio è grande) e si conclude sempre augurando la pace (salùm) a chi si trova al proprio fianco.

3° fare l’elemosina Il terzo pilastro è la zakat, l’imposta sacra. Prescritta più volte dal Corano, è diventata nella pratica una tassa percentuale sulla ricchezza o sul reddito o su una quota specifica di bestiame. I proventi sono destinati secondo le indicazione craniche (Sura 9,60): ”Le elemosine vanno soltanto: ai poveri, agli indigenti, a coloro che lavorano per esse, a coloro i cui cuori sono stati propiziati, e sono altresì impiegate a favore degli schiavi, dei debitori, della causa di Dio e dei viandanti. Ripartizione voluta da Dio, che è sciente e sapiente.”

4° rispettare il digiuno nel mese di Ramadan; Il

quarto pilastro è lo sawn, cioè il digiuno. Anche su questo pilastro il Corano si pronuncia più volte: i fondamenti si trovano alla Sura 2, 183-187. Il grande digiuno si effettua durante il mese di Ramadan, il nono mese del calendario islamico. È stato scelto questo mese perché, secondo il Corano, la prima rivelazione è avvenuta tra il 26 e il 27 di questo mese del 610. Le regole sono molto dure. Il digiuno comincia all’alba e prosegue fino alle prime ombre della notte (secondo un detto arabo quando non si distingue più un filo bianco da uno nero). Durante il giorno è fatto divieto assoluto di prendere cibo, bevande (di qualunque tipo, anche la semplice acqua), aspirare profumi, fumare, avere rapporti sessuali. lI grande digiuno si conclude con la festa del fitr o interruzione del digiuno. Durante il Ramadan i fedeli prendono cibo e bevono solo dopo il tramonto. Il Corano prevede che in alcuni casi si possa essere dispensati dai digiuno: chi è troppo vecchio, i malati cronici, i lattanti.


5° compiere il pellegrinaggio a La Mecca (l’haj’ì ) almeno una volta nella vita. E’ l’ultimo pilastro; prescritto dal Corano nella Sura 22, 2537 è la pratica religiosa più importante nella vita di un musulmano,, la sua massima aspirazione, perché è simbolo dell’andare verso Dio. Circa due milioni di fedeli,, provenienti da ogni parte del mondo, si recano ogni anno alla Mecca e ciò rappresenta, tra l’altro, un’opportunità unica di incontro tra individui di diverse nazionalità. Sebbene la Mecca sia sempre piena di visitatori, il pellegrinaggio annuale inizia il dodicesimo mese dell’anno islamico (che è lunare, non solare, quindi sia l’Hajj, ’Hajj, sia il Ramadan cadono talvolta in estate, talvolta in inverno). Il rituale è molto minuzioso: durante il periodo del pellegrinaggio il fedele, che è vestito con due panni bianchi non cuciti, deve permanere in stato di purità. Il pellegrinaggio prevede prevede il viaggio alla città santa della Mecca, con la visita della grande moschea, il giro attorno alla Ka’ba e varie preghiere rituali. La fine del pellegrinaggio è segnata da una festività - Eid al-Adha - che si celebra con preghiere e scambio di doni in seno no alle varie comunità musulmane. Questa ricorrenza, assieme a quella di Eid al-Fitr, giorno in cui si festeggia la fine del Ramadan, sono le due più importanti feste religiose del calendario Musulmano.

Il calendario islamico

(AH 1431 14 = 2010/2011 d.C.) Presso tutti i popoli islamici è in uso un calendario lunare,, che regola l’anno religioso e la vita delle famiglie. Esso segna prima di tutto l’inizio dell’era islamica a datare dal giorno dell’inizio del viaggio di Maometto dalla Mecca a Medina: l'anno 622 d.C del calendario cristiano corrisponde al primo anno dell'egira, abbreviato spesso con "ah 1" (dove "ah" corrisponde al latino anno hegirae). Il calendario islamico,canonizzato ,canonizzato dal secondo califfo, Omar, nel 638 d.C.; è basato sul mese sinodico o, il quale ha una durata di 29,53059 giorni solari medi. L’anno risulta così composto da 12 mesi di 29 o 30 giorni in modo alterno, con una durata complessiva di 354 giorni,, più una frazione di giorno da recuperarsi in un ciclo trentennale. Tale ciclo è composto c da 19 anni comuni e da 11 anni bisestili di 355 giorni. giorni L'inizio di ogni nuovo giorno decorre dal tramonto del Sole. Il Corano prevede che il nuovo mese inizi subito dopo la luna nuova, o meglio quando appare la prima esile falcetta di luna crescente. Inoltre i mesi e le festività non cadono mai nelle stagioni in modo fisso.

I simboli Nell’Islam vige il divieto assoluto di raffigurare il divino, fino a rendere restia la cultura islamica all’arte figurativa anche quando raffigura l’uomo (che è pur sempre immagine di Dio). L’arte grafica più diffusa nel mondo islamico, perciò, è la calligrafia callig ed il simbolo più tipico dell’islam è il nome di Allah, o il “bismillah” il versetto con il quale iniziano tutte le sure del Corano (Nel Nel nome di Dio). Dio Altro simbolo molto noto è la mezzaluna con la stella , che nel mondo musulmano rappresenta il paradiso,, per questo a forma di mezzaluna sono anche molte tombe del mondo arabo. La mezzaluna nell’islam è simbolo di risurrezione, risurrezione, perché è diversa dalla luna piena che è una sfera chiusa e una figura conclusa: la mezzaluna è apertura e promessa di miglioramento migl e di espansione. Nel simbolismo arabo la lettera N, che nell’alfabeto arabo ha la forma di mezzaluna, è quella più usata nelle rime delle preghiere destinate al servizio dei morti. La mezzaluna era un simbolo già diffuso prima della predicazione di Maometto e della nascita dell’Islam in quanto simbolo della luce e del cammino per le tribù berbere che di notte pascolavano le loro greggi. Molti paesi arabi hanno questo simbolo anche sulla loro bandiera (Pakistan, Repubblica Araba Unita, Tunisia, Turchia). Tu


Luogo di culto: la moschea Principale edificio di culto dell'Islam. Le moschee sono di vari tipi e dimensioni; la "moschea del venerdì", nella quale la comunità dei fedeli si riunisce per celebrare i rituali di preghiera del venerdì è di gran lunga la maggiore e la più importante. Essa è costituita da un ampio spazio coperto da tappeti (simbolo della sacralità del luogo) in cui si entra senza scarpe. Una parte della moschea è riservata alle sole donne. In una parete dell’edificio, quella rivolta verso La Mecca, si trova il “mihrab” che indica la direzione verso cui volgersi durante la preghiera, al lato del quale c’è il pulpito da cui il “khatib” (l’oratore che dà inizio alla preghiera e tiene le prediche) parla ai fedeli nella preghiera del venerdì. Nelle moschee, in osservanza della legge coranica e del comandamento contenuto anche nella Bibbia, non ci sono raffigurazioni sacre, ma solo decorazioni geometriche o iscrizioni tratte da versetti del Corano. La moschea non è una "chiesa musulmana". Per il musulmano è molto di più che un luogo di culto, è un ambito di aggregazione sociale, di rafforzamento della comune identità, di giudizio sulla società e di rivisitazione di quanto accade alla luce del Corano, spesso anche di trasmissione di parole d'ordine di tipo politico. Non va dimenticato che secondo il pensiero islamico un luogo reso sacro non si può più sconsacrare: in Egitto è accaduto che gruppi di fondamentalisti si siano recati di buon mattino su alcuni terreni della Chiesa copta, abbiano steso il tappeto e pregato, rendendo di fatto impossibile l'edificazione di una chiesa su quell'area perchè con il loro gesto era stata resa sacra all'islam.

I ministri del culto Nell’Islam non esiste una casta sacerdotale, né una vera gerarchia ecclesiastica. La figura religiosa più importante è l'imam, che è una guida spirituale (al tempo di Maometto era il capo-carovaniere).

• •

Imam: è un termine arabo che indica lo stare davanti e può indicare una semplice guida morale e spirituale o anche identificare un musulmano particolarmente esperto nei movimenti rituali della preghiera canonica “salat”. Da un punto di vista religioso il termine “Imàm” indica infine il capo della Comunità islamica (“Umma”) Ayatollah: è un titolo di grado elevato che viene concesso agli esponenti più importanti del clero sciita. Muezzin: (in lingua araba "Mu‘adhdhin") è, nella liturgia islamica, l’incaricato di salmodiare cinque volte al giorno dal minareto il richiamo (“adhàn”) che serve a ricordare l’obbligo di effettuare validamente la preghiera islamica della “Salat”.

Mufti: Il mufti è uno studioso che interpreta o espone la legge islamica. Può indossare abiti civili ed ha il potere di redigere la “fatwa”. In certi paesi dove l’Islam è alla base delle leggi costituzionali egli può imporre la pena capitale. Mullah: sono degli islamici che hanno studiato il Corano e il diritto islamico. Spesso sono indicati come il corrispettivo dei rabbini e dei preti. Il termine è più in uso nei paesi a predominanza sciita. Ulema: (in lingua araba “Ulama”, singolare “Alim”) sono i dotti musulmani di scienze religiose, grandi conoscitori del Corano, della lingua araba, del diritto islamico e delle fonti della religione.


TITOLI NOBILIARI NEL MONDO ISLAMICO

Califfo: (in arabo “khalifa”) è il termine impiegato per indicare il Vicario o Successore di Maometto alla guida politica e spirituale della Comunità islamica (“Umma”). La massima magistratura islamica non è prevista nel Corano e neppure nella “Sunna” relativa al profeta Maometto e fu quindi realizzata in modo del tutto originale da alcuni fra i primissimi compagni di Maometto nella stessa giornata della sua morte, l’8 giugno 632. Per evitare probabilmente che i musulmani di Medina scegliessero come successore politico di Maometto uno dei loro, un gruppo di musulmani meccani riuscirono a far sì che il prescelto fosse Abu Bakr che, per essere stato il miglior amico di Maometto (di cui era coetaneo) e forse il primo a convertirsi all’Islam, era assai apprezzato da tutti e che garantiva una linea di comportamento non dissimile da quella messa in atto dal Profeta. L’espressione usata per indicarlo fu quindi "khalifat rasul Allah" (vicario, o successore, dell’Inviato di Dio)

Emiro: (arabo “amir”), significa letteralmente comandante, persona cioè che detiene l’autorità per emettere un ordine (“amr”). Il termine, che di per sé non avrebbe alcuna valenza spirituale, acquista un significato del tutto particolare quando si fa riferimento all’espressione araba “Amir al-mu’minin”, cioè Comandante dei credenti. Sceicco: “Shaikh”, ma anche “Shaykh”, è una parola che nel linguaggio arabo significa signore, reverendo, uomo anziano o l’erudito islamico. Il termine significa letteralmente un uomo di vecchia età e successivamente ha assunto il significato di guida, soprattutto nelle tribu beduine della penisola arabica. Sultano: (arabo “sultan”, dal vocabolo “sulta”, ossia forza, autorità) è il titolo sovrano impiegato da numerose dinastie non arabe che ressero territori più o meno ampi del Vicino e Medio Oriente islamico. Si discute molto su chi abbia per la prima volta usato questo vocabolo, preferendolo ai termini arabi “Malik” (re), “Amir” (comandante) o “Qa’id” (capo). Di certo furono chiamati sultani gli Ayyubidi di Siria, Egitto, Arabia e Yemen, di etnia curda, quindi iranici e linguisticamente indoeuropei. Sultani furono anche i loro successori Mamelucchi (Turchi e Circassi), i Turchi selgiuchidi e, più noti forse fra tutti nell’Europa cristiana, gli Ottomani. Il titolo non implica quindi alcuna valenza spirituale o religiosa.

Abiti femminili nel mondo islamico Perché le donne musulmane debbono coprirsi la testa? Questa e' una domanda costantemente posta, sia da non-musulmani che da musulmani. La risposta e': le donne musulmane osservano il comando dell'Islam perché così e' stato loro ordinato da Dio: “O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso”. (Corano)

Chador o chadar, dal persiano ‫رداچ‬, ciâdar (velo, mantello), è un indumento tradizionale iraniano simile ad una mantella e ad un foulard indossato dalle donne quando devono comparire in pubblico. Si tratta di una stoffa semi circolare che ricopre il capo e le spalle, ma che lascia scoperto il viso, tenuto chiuso sotto il mento ad incorniciare il volto; è uno dei possibili modi per seguire la legge islamica dell'hijab. Hijab /Jilbab

Il termine hijab (arabo: ‫ َ ب‬ ِ , ḥijâb) deriva dalla radice h-j-b, «nascondere allo sguardo, celare», e indica «qualsiasi velo posto davanti a un essere o a un oggetto per sottrarlo alla vista o isolarlo». Acquista quindi parimenti il senso di «tenda», «cortina», «schermo». Il campo semantico corrispondente a questa parola è dunque più ampio dell'equivalente italiano «velo», che serve per proteggere o per nascondere, ma che non separa

Burqa

Con la parola burqa (arabo: ‫عقرب‬, burqa ), alcune volte scritta burka, si indica un capo d'abbigliamento tradizionale delle donne di alcuni paesi di religione islamica, principalmente l'Afghanistan. Il termine burqa individua due tipi di vestiti diversi: 1. il primo è una sorta di velo fissato al capo che copre l'intera testa, permettendo di vedere solamente attraverso una finestrella all'altezza degli occhi e che lascia gli occhi stessi scoperti. 2. L'altra forma, chiamata anche burqa completo o burqa afghano, è un abito, solitamente di colore blu, che copre sia la testa sia il corpo. All'altezza degli occhi può anche essere posta una retina che permette di vedere -parzialmente- senza scoprire gli occhi della donna.


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