SANTAS Catalogo della mostra itinerante
Tredici quadri d’arte sacra messicana presentati in una mostra itinerante dal Progetto 7LUNE
SANTAS Catalogo della mostra itinerante di arte sacra messicana
CC Creative Commons copyright di ogni singola opera e dei testi di proprietà di ogni artista In copertina: opera dell’artista messicana Carmen Parada, Sor Juana Contemporánea, olio su tela, 30 x 50 cm Foto dei quadri all’interno del catalogo di Ana Gabriela Pérez Prima edizione, 2016
PROLOGO di Silvia Favaretto Tredici tele dai colori intensi e dalle raffigurazioni vivide ci sono giunte in regalo da altrettanti validi artisti messicani, via posta, alla nostra sede veneziana. Interessanti nel tratto e nei colori, altamente simbolici e di piccolo formato: è stata una tentazione irresistibile l’idea di esporli in una mostra itinerante che illustrasse ai possibili spettatori veneziani cosa sta producendo l’arte sacra messicana in questo momento. Esiti originali, di inaspettato vigore e forza, luminosi e allo stesso tempo densi di cupa passione, i corpi e i volti delle “SANTAS” raffigurate, sono rappresentazioni dell’energia femminile, della forza nascosta dietro al sacrificio, la capacità di queste donne di andare oltre il primitivo impulso di salvaguardia della propria sopravvivenza per affrontare invece il martirio e la morte. Si pensa forse che l’arte sacra non sia più così all’avanguardia, la si è spesso considerata come espressione di un mondo e di ideali sorpassati e conservatori. Noi del Progetto 7LUNE invece crediamo che le religiose rappresentate da questi interessanti pittori messicani riescano ad esprimere sentimenti e riflessioni profondamente attuali e necessarie nella società odierna: le figure femminili sono ritratte come simbolo di forza nell’offrirsi ad un ideale religioso diventando prefigurazione del sacrificio umano per una causa, uno scopo trascendente e sublime, il cui valore è assoluto ed eterno. Le SANTAS che proponiamo sono donne che sanno comunicare da dentro i canoni della tradizione, pur non scendendo nella banalità della sfrontata rottura con la rappresentazione iconica, o ancor peggio con la blasfemia, in un’urlata antitesi al religioso. Composte, nel loro richiamo all’arte sacra dei secoli scorsi, tuttavia giace in loro un’intensità che sa essere rivoluzionaria e dirompente: sono bambine che disobbediscono ai genitori nel nome di un volere più alto (Santa Inocencia), sono donne autoritarie che governano famiglie e città con grande fede ma anche con potenti armi da fuoco (Virgen de Zapopán), sono vergini autorevoli dalla pirotecnica forza onirica (Virgen de San Juan de los lagos), vessilli innalzati con sacrificio dai penitenti (Virgen de Guadalupe), sono giovani catechiste che vanno sorridenti incontro alla morte col loro miglior vestito (María Cirenia Camacho), sono anziane determinate a farsi carico del dolore degli indigenti (Beata Laura Evangelista Alvarado Cardozo), sono fanciulle che si autoflagellano per conoscere le sofferenze del Cristo (Santa Rosa da Lima), sono madonne incorporee dal potere taumaturgico che attirano orde di penitenti devoti (Virgen de Talpa), sono madri livide ma capaci di sopportare lo strazio della sofferenza dei loro figli (Virgen de los dolores), donne assetate di conoscenza, indipendenti ed in lotta contro gli stereotipi del femminile (Sor Juana Inés de la Cruz), bimbe coraggiose che hanno saputo sottrarsi ai soprusi (Laurita Vicuña), fanciulle che accettano la sofferenza del parto e il destino di perdere i loro figli (Virgen de Altagracia), giovani ragazze che fanno scelte diverse, in antitesi con quelle dei coetanei (Santa Teresa de los Andes) e che per loro diventano esempi di forza e luminosità. Queste SANTAS illustrano, insomma, la vera forza del femminile, la combattività delle donne di tutti i tempi contro le difficoltà, le violenze, le ingiustizie. Sì, molte di loro sono martiri, ma non è la sofferenza che si sottolinea, e nemmeno la sottomissione: è un messaggio di forza e di speranza quello che prorompe da queste tele. Ve le offriamo, sapendo che faranno bene non solo agli occhi, anche al cuore.
I
Perchè delle “Santas” di Lucia Guidorizzi Qual è il contrassegno della santità? Quali aspetti del femminile si esprimono in termini di santità? Quali sono le caratteristiche delle Sante che manifestano la forza e la bellezza misteriosa delle loro vite? Com’è vissuta ed espressa la santità nel mondo ispanoamericano? In che modo archetipi di carattere universale s’incarnano nella realtà locale ispanoamericana, creando dei mitologemi che parlano alla mente e al cuore attraverso le immagini? Questa raccolta d’immagini offre la possibilità di poter spaziare nella dimensione della santità femminile, presentando immagini di Madonne, Sante, Martiri religiose e laiche ispanoamericane, realizzate da talentuosi artisti messicani, che hanno scelto di celebrarle come degli exempla di valore, coraggio e forza muliebri, annoverate nelle agiografie ufficiali e al tempo stesso riconosciute e venerate dalla devozione popolare. La loro forza e la loro bellezza sono state in grado di produrre miracoli, di creare possibilità inaudite, di indicare nuove strade spirituali. Interessante è notare che le statuette originali di alcune delle Madonne a cui si sono ispirati gli artisti messicani sono state realizzate in pasta di mais, pianta sacra per i Maya, alla quale si riferiscono moltissime leggende, tra cui quella che afferma che il primo uomo e la prima donna siano stati appunto plasmati dalla pasta di mais, per cui l’umanità tutta deriverebbe da questo cereale. In questa raccolta gli artisti, con grande originalità creativa, hanno scelto di rappresentare eroine che hanno incarnato l’essenza indomita della femminilità, che sono state in grado di contrastare la violenza e l’ingiustizia, la sofferenza e la morte. Gli artisti, in prevalenza donne, hanno creato immagini potenti e vittoriose che parlano al nostro inconscio, ponendoci in relazione con le radici profonde della nostra Anima Universale. Che significato ha per una donna essere “Santa”? La dimensione della santità comprende una sfera molto complessa ed articolata di modalità che disegnano i tratti distintivi di qualcosa che va oltre il conformismo del vivere. Essere “Santa” significa abbracciare il proprio destino fino in fondo ed assecondarlo per riuscire a trasmutare la propria vita in una testimonianza di bellezza, in un dono offerto a quanti sono in grado di comprenderlo e di accoglierlo. Essere “Santa” significa risvegliare in se stessa gli archetipi delle Grandi Madri Universali che si prendono cura dei figli, ovvero dell’umanità tutta, nutrendoli, proteggendoli, difendendoli da ogni avversità, risanandoli e permettendo loro di riconoscersi in un destino, anche a costo di sacrificare la propria vita. Grazie alla profonda forza dell’amore che promana dalla Santità si può dare battaglia ad ogni limite, tramutandolo in una soglia da varcare per giungere a nuovi livelli di consapevolezza. Grazie all’Amore si può diffondere intorno a sé un’energia in grado di compiere miracoli. E’ questa la potenza che irradiano le immagini presenti in questa raccolta. Sono immagini che vengono da lontano,che sono state in grado di attraversare oceani, per giungere a raccontarci la loro verità. Accogliamole. Ascoltiamole.
II
OPERE SUDDIVISE IN ORDINE ALFABETICO PER ARTISTA
SANTA INOCENCIA di REBECA ALCÁNTARA, bitume su tela, 30 x 50 cm, 2016 LA SANTA RAFFIGURATA Santa Inocencia è conosciuta come bimba martirizzata sotto il dominio dei romani per non aver voluto rinunciare al suo credo religioso. Tuttavia, in Messico, nella Cattedrale di Guadalajara, si conservano le reliquie di una “Santa Inocencia” messicana che ha delle caratteristiche comuni con la Santa italiana. La bimba era emozionata al pensiero di ricevere, come i suoi compagni, la Prima Comunione. Quando il padre glielo proibì lei decise di recarsi alla celebrazione comunque e, tornata a casa, comunicò al padre l’avvenuta disobbedienza nel nome di Cristo. Il genitore si adirò a tal punto da ucciderla e fuggire. Il corpo della bambina fu riportato nella cattedrale in cui tuttora riposa in una teca di cristallo, senza essere stato corrotto dal tempo. La martire raffigurata come un angelo da Rebeca Alcantara, sottolinea la giovane età della santa, la freschezza dei suoi grandi occhi e dei riccioli d’oro, che addolciscono una figura di una volontà ferrea e un convincimento religioso caparbio e persistente: Inocencia ha scelto di contravvenire al veto del padre pur di abbracciare la sua fede e, consapevole della sua volontà, l’ha dichiarata senza timore. Il suo martirio è simbolico per chiunque scelga una vocazione contrastante con il volere dei genitori e decida di portarla avanti accettandone le conseguenze. L’ARTISTA Dopo aver seguito gli insegnamenti della maestra Pilar Coffeen, Rebeca Alcántara ha participato a varie mostre collettive in luoghi come il Centro Culturale El Refugio a Tlaquepaque, il Palacio Federal di Jalisco, alle gallerie delle Oficinas Administrativas de Yakult, DAIAM, nella dipendenze del Centro Storico della città di Guadalajara ecc. Attualmente forma parte del gruppo Pintoras Mexicanas e del gruppo Mujer & Arte. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI In un’atmosfera di candore surreale il piccolo angelo-Inocencia, assorto in attitudine meditativa sembra esprimere la volontà inflessibile di appartenere alla Fede comunque e nonostante tutto. La sua postura raccolta, la dolcezza malinconica del volto dai tratti infantili c’invitano al Silenzio per ritrovare la nostra interiorità. La monocromia del quadro permette a chi lo guarda di focalizzarsi sulla figuretta di Inocencia che si trova in primo piano sulla destra. A sinistra, sullo sfondo, immersa in un’atmosfera nebbiosa e lattescente, compare la Cattedrale di Gauadalajiara, nella quale si conservano le reliquie della Santa bambina.
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VIRGEN DE ZAPOPAN di ROSA ALICIA ARAUJO MUÑOZ, “La virgen de la expectación de Zapopan”, acrilico su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA SANTA RAPPRESENTATA La vergine di Zapopan, patrona di Guadalajara e protettrice contro tempeste ed epidemie, arrivò sottoforma di statuina in pasta di mais nel 1530. Rappresenta la Madonna incinta, e la statua venerata in Messico che la rappresenta, è di circa 35 cm ed è stata intagliata da mani indigene. Ha grandi occhi profondi e le sue scarpette, nella versione originale, sono poggiate su di una mezzaluna dorata. Ha uno scettro da regina ma anche un bastone del comando da generale e la spada, segno della sua forza e della sua autorità, un reliquiario e le chiavi della città di Guadalajara. Tutte queste caratteristiche sono mantenute nella rappresentazione pittorica di Rosa Alicia Araujo che la ritrae come viene adornata il 12 di ottobre nelle processioni, con il cappello da pellegrina. L’artista di questo dipinto dai delicati colori pastello, ha scelto di aggiungere nella tela una seconda donna forte, in attitudine di battaglia: la donna indigena. Il quadro si definisce perciò come una sintesi della forza femminile nella storia messicana. L’ARTISTA Rosa Alicia Araujo Muñoz ha studiato tecnica pittorica presso la Escuela de artes Plásticas Ángel Carranza di San Pedro Tlaquepaque; ha studiato al Centro Cultural Atlas de Guadalajara, approfondendo in particolare il disegno della figura umana. Da lezioni di pittura ad adulti e bambini ed ha esposto in oltre 40 mostre nazionali e internazionali. Fa parte dei collettivi pittorici “Pintoras Mexicanas” e “Mujer & Arte”. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI L’immagine monumentale della Vergine, dallo sguardo fiero e ieratico, immersa in un’atmosfera pastello occupa quasi tutto il quadro, irradiando una grande potenza ed autorità. La Vergine, incinta, reca le insegne della regalità, del potere e del comando e pare lievitare sospesa su una nuvola dorata. Sul lato destro compare, appena accennata, l’architettura di una chiesa (cattedrale di Guadalajara) mentre sul lato sinistro, in secondo piano, si vedono le guglie della basilica di Zapopan e la figura di una donna vestita secondo l’antico costume da guerriero maya, a sottolineare la continuità tra mondo precolombiano e mondo cristiano nella forza e nella bellezza di una femminilità forte ed autorevole.
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VIRGEN DE SAN JUAN DE LOS LAGOS di GABRIELL ARCE SIQUEIROS, “Estrella. El talisman. La virgen de San Juan de los Lagos protectora cuidadora de su entorno”, tecnica mista su tela, 50 x 60 cm, 2016 LA SANTA RAPPRESENTATA Il dipinto si riferisce ad una statuina di 34 cm in cui venne modellata in pasta di mais una vergine che si considera miracolosa. Il suo primo miracolo avvenne nel 1623 quando una bimba circense si ferì a morte durante uno spettacolo. Una donna indigena collocò sul suo petto la statuina della Vergine chiamata in lingua indigena Cihualpilli, e la bambina tornò in vita. La vergine stessa è spesso rappresentata come una bambina e la statuina originale è oggetto di devozione e pellegrinaggi. Nel dipinto l’artista evidenzia attraverso il colore la potenza del suo operare come sorta di talismano sincretico. L’ARTISTA Gabriell Arce Siqueiros è stata iniziata all’arte da maestri come Adriana Lara, Shahib e Pruneda. Nelle sue opere raffigura la rappresentazione astratta di elementi naturali, accadimenti e persone, interpretati con una forte carica emotiva. Ha esposto le sue opere con pittura astratta di alberi a Chihuahua, Città del Messico e New York. Altre sue tele sono state esposte a Guadalajara e in Chiapas, negli Stati Uniti e in Europa. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI L’immagine della Vergine che spicca, azzurra su uno sfondo dorato e rosso, si presenta come un’esplosione pirotecnica e ricorda in un qualche modo la forma di una pannocchia. I colori vivaci e il disegno disinvolto e dai tratti rapidi allude al contesto circense in cui avvenne il suo primo miracolo. Il disegno richiama le immagini della devozione popolare, ma al tempo stesso esprime una grande forza onirica, quasi surrealista. La piccola immagine della Vergine, trionfante in piedi su una Mezzaluna, governa il regno sublunare, soggetto al perpetuo mutamento ed emana una grande potenza, caratterizzata dalle sue facoltà taumaturgiche. Come le altre immagini delle Vergini, la statuetta originale a cui si ispira il quadro, è stata realizzata in pasta di mais.
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BEATA MARÍA DE SAN JOSÉ di JULIA ÁVALOS, acquarello su foglio, 30 x 50 cm, 2016 LA SANTA RAPPRESENTATA La venezuelana Laura Evangelista Alvarado Cardozo ha dedicato tutta la sua vita alla cura dei malati assistendoli personalmente e fondando assieme alle sue consorelle case di cura ed ospedali. Morì a 91 anni dopo aver soccorso un gran numero di bambine abbandonate ed anziani indigenti. In Venezuela, alla sua salma, dopo 40 anni ancora non corrotta dalla morte, vengono imputati vari miracoli. Nel ritrarre la sua figura la pittrice simbolizza tutte le donne che hanno scelto di consacrarsi a Dio attraverso l’aiuto costante dei poveri e dei malati. L’ARTISTA Julia Ávalos Sepúlveda si è laureata in arte all’università di Guadalajara specializzandosi in pittura e scultura. É la direttrice dell’associazione “En Contacto con el Arte” che si propone di promuovere la pittura anche attraverso canali digitali come Youtube. In particolare si dedica alla diffusione dell’arte come beneficio in contesti familiari problematici, o nei casi di bullismo a scuola. Ha esposto le sue opere in varie gallerie, sia con mostre personali che collettive. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI L’artista raffigura il volto della Beata, già segnato dagli anni (Laura Evangelista Alvarado Cardozo muore a 91 anni), in primo piano. Il suo sguardo è dolce e mite, ma al tempo stesso determinato, ed è vestita con l’abito delle monache agostiniane. Sul petto della Beata spicca un Crocifisso, in segno del suo farsi carico del dolore di ogni individuo solo, malato o indigente. L’immagine è dipinta in bianco e nero, per dar maggior risalto alla forza che promana dalla sua figura.
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LA VIRGEN DE GUADALUPE di CONCEPCIÓN GARCÍA SÁNCHEZ, “El peregrino”, acquarello su tela, 30 x 40 cm, 2016 CHI É LA SANTA RAPPRESENTATA Il 12 dicembre si festeggia la Madonna di Guadalupe. In Messico e all'estero, ovunque ci siano messicani, questo giorno non passa inosservato. Ci si mette in viaggio per cercare il santuario più vicino e c’è chi persino cerca di arrivare fino alla basilica di Guadalupe, percorrendo kilometri, camminando, in bicicletta, moto o autobus. I messicani spesso manifestano la propria fede in maniera vistosa attraverso la sofferenza inflitta al corpo, arrivano alla basilica camminando con le ginocchia, oppure caricandosi sulle spalle pesi che avvicinino la loro sofferenza a quella del Cristo che porta la croce. La Madonna di Guadalupe é una madonna indigena, porta alla luce il rapporto con le dee originarie legate ai ritmi cosmici e alla Madre Terra, però il suo attributo principale é d’essere il rifugio degli indifesi, degli orfani. Il pellegrino ha un rapporto di fede con la Madrecita e ne riceve consolazione. La Vergine invocata calma i dolori, asciuga le lacrime, tranquillizza.
L’ARTISTA Concepción García Sánchez è una pittrice messicana residente in Italia, esperta di arte terapia e muralista. Partecipa attivamente alla richiesta di giustizia per i crimini perpetrati in Messico nei confronti dei 43 normalistas desaparecidos e nella diffusione di altre istanze sociali e civili legate al suo paese. Ha eseguito murales in Messico e in Italia e ha esposto i suoi dipinti e i suoi collage in Europa e America Latina.
CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI Il quadro esprime mirabilmente l’amore e l’attaccamento che il popolo messicano nutre nei confronti della Virgen de Guadalupe. L’artista riesce a raccontare con efficacia la profonda devozione che circonda la Madrecita e la continuità che questa sacra immagine ha con il simbolismo precristiano. Rappresenta la figura di un pellegrino che, caricatosi con rispetto sacrale l’immagine della Vergine sulle spalle, intraprende il viaggio verso il Santuario in occasione della sua festa, che si celebra il 12 dicembre. Le tonalità del quadro nella parte superiore sono verdeazzurre e richiamano il colore del mantello della Vergine. La parte inferiore del dipinto è rossa e marrone e crea un contrasto vivace che sottolinea la profonda determinazione di chi intraprende questo cammino spirituale. Il pellegrino tiene gli occhi bassi, fissi a terra, concentrato nello sforzo e nella volontà di compiere il suo voto. Sullo sfondo s’intravvedono, appena accennate, delle montagne che evocano il lungo percorso che deve compiere.
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M. DE LA LUZ CIRENIA CAMACHO GONZALEZ di MARÍA ESTHER GÓMEZ ARREOLA, acrilico su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA SANTA RAPPRESENTATA María de la Luz Cirenia Camacho Gonzalez fu una catechista messicana che rimase orfana di madre in tenera età. Si dedicò con passione ad insegnare catechismo e, nel 1934, difese col suo corpo l’entrata di una chiesa che veniva presa d’assalto da un gruppo anti-cattolico, dopo essere riuscita a mettere in salvo dei bambini. Fu ferita al petto da dei colpi di pistola che causarono la sua morte. Si dice che quando seppe dell’avanzata verso la chiesa delle truppe anticattoliche mise il suo vestito più bello sapendo di andare incontro alla morte. Il suo martirio, rappresentato nel quadro di Maria Esther Gómez Arreola dai fori rossi di sangue a contrasto col vestito di velluto verde, rappresenta tutte le donne morte per difendere la fede: con il volto sorridente e le braccia aperte coi polsi segnati dal pizzo, María de la Luz sembra dare il benvenuto alla morte, consapevole che l’attende il regno dei cieli. Dopo la sua morte una marcia moltitudinaria chiese il castigo dei colpevoli. L’ARTISTA María Esther Gómez Arreola è una pittrice nata nel 1957, diplomata in Artes Visuales presso l’UNAM nel 1987. Si dedica all’insegnamento dell’arte e della pittura. Si esprime utilizzano varie tecniche, come: incisioni in metallo a Mezzatinta e Punta Secca, Linografia, Xilografía, Monotipos, Pittura ad olio, Acrilico, Acquarello, Pastello, e mista, scultura in bronzo e gesso. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI Il quadro ci presenta Maria trionfante e vittoriosa, che va incontro al suo destino a braccia aperte. La figura, ritta su di una nicchia, dipinta in un modo apparentemente ingenuo che ricorda lo stile naif degli ex-voto dell’arte popolare, è in realtà molto studiata nella gamma di sfumature dello sfondo che vanno dal marrone al giallo e che inducono lo sguardo dello spettatore a focalizzarsi sul verde dell’abito, colore della speranza. Le macchie del sangue che sgorga dalle ferite sul petto, spiccano sul verde dell’abito, come dei fiori in un prato. La martire esibisce gloriosamente e con fierezza le sue ferite, sua insegna di gloria.
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SANTA ROSA DA LIMA di ROCÍO HERNÁNDEZ, olio su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA SANTA RAPPRESENTATA Isabel Flores de Oliva è stata una suora dominicana peruviana nel 1600. Si dedicò ad assistere gli indigeni bisognosi. A poco più di vent’anni si ritirò in un'angusta cella, ubicata nel giardino di casa, fredda d'inverno e afosa d'estate; assediata dalle zanzare, autoflagellandosi e sacrificandosi in veglie e digiuni, mentre la sua vita ascetica era costellata di visioni. Morì a trentun anni consumata dalle penitenze, offerte per la salvezza dei peccatori e per la conversione delle popolazioni indigene. É la santa che più di tutte viene identificata con la ricerca della sofferenza per l’avvicinamento a Dio. L’ARTISTA Rocío Hernández ha esposto le sue opere nel centro culturale Las Águilas ed altre gallerie a Guadalajara e Tlaquepaque. Oltre alla pittura si dedica alla musica (violino) e alla psicologia. Fa parte dei collettivi “Pintoras mexicanas” e “Mujer y arte”. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI La Santa, dallo sguardo liquido perduto in una luminosa estasi, compare incoronata di rose. Le forme affusolate ed eleganti della sua figura ne rivelano la nobiltà e l’intensa spiritualità e ricordano un po’ lo stile pittorico di El Greco. Tutto nel suo volto in primo piano esprime la ricchezza della sua vita interiore che la rende una delle Sante maggiormente celebrate e provvista di ricche e molteplici agiografie (ne esistono circa quattrocento). E’ stata la prima ad essere canonizzata tra i santi americani ed è la patrona del Nuovo Mondo e delle Filippine. È invocata in caso di ferite, protegge dalle eruzioni vulcaniche e ristabilisce l’armonia domestica in caso di litigi familiari. Il quadro ne valorizza la sua grande bellezza ed intensità.
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LA VIRGEN DE TALPA di LAURA ESTHER HERRERA, “Camino de fe”, olio su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA SANTA RAPPRESENTATA La Virgen de Talpa raffigurata riproduce nel dipinto la figura scultorea custodita nella città di Talpa, Jalisco, Messico. La statuina alta circa 40 cm, che si crede scolpita da un indio Perupeche, è oggetto di profonda devozione tra i messicani che intraprendono un lungo pellegrinaggio per raggiungerla, a oltre 1200 km sopra il livello del mare. Il sacrificio di camminare su un terreno impervio per lunghe ore prima di raggiungerla rende più fervido e gratificante il momento dell’arrivo al santuario: la sofferenza del corpo trova sollievo nello sguardo dolce della Madonna con in braccio il Santo Bambino. Alla statua, originariamente intagliata nel 1500, si attribuiscono vari miracoli da quando, nel XVII secolo, dopo la decisione di sotterrarla poiché era molto rovinata dal tempo, improvvisamente tornò intatta e solida come se fosse stata appena scolpita. L’ARTISTA Laura Esther Herrera è nata a Guadalajara nel 1956. Ha frequentato gli studi pittorici presso la Escuela de Artes y Oficios Angel Carranza a Tlaquepaque Jalisco. Ha avuto maestri come Consuelo Montero e Jesús Carrillo Tornero. Predilige la pittura figurativa ed ha participato ad oltre venti mostre collettive oltre ad aver illustrato due libri. Ha realizzato inoltre murales nel Museo Pantaleón Panduro e nel Centro Cultural Atlas. Appartiene al gruppo “Pintoras Mexicanas” e al collettivo “Mujer Y Arte”. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI L’Immagine della Vergine, quasi di cristallo trasparente, promana una grande forza attrattiva ed un potere taumaturgico. Sospesa tra le montagne ed il verde di una vegetazione esuberante, risplendente, eppure al tempo stesso incorporea, costituisce un grande richiamo per una moltitudine di persone che si recano in pellegrinaggio verso di lei, fluendo come una sorta di serpente umano. La sua immagine, potente e fragile al tempo stesso, sembra innalzarsi dalla terra come un vapore celeste ed emana una energia risanatrice. Tutto nel quadro ci fa pensare alla vitalità della linfa che scorre negli alberi e ci fa riflettere su misteri di morte e di rigenerazione.
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LA DOLOROSA di NERY MUÑOZ, “No es dolor, es convicción”, tecnica mista, 30 x 50 cm, 2015
LA SANTA RAPPRESENTATA La “Virgen de los dolores” è conosciuta anche come la Vergine della pietà o la Vergine dell’Amarezza ed in America Latina viene adorata come “La Dolorosa”. Il suo culto è particolarmente presente in Colombia, Ecuador, Guatemala e Panama. Rappresenta il dolore delle madri di fronte alla sofferenza dei figli. Viene associata ai sette dolori di Gesù Cristo. Nell’opera proposta, la Dolorosa viene raffigurata nel suo abbigliamento scuro (normalmente nero o viola), con lacrime a segnarne la costante sofferenza, e un cuore trafitto, altro emblema che nell’arte le si associa. L’ARTISTA Nery Muñoz, artista del Chiapas, dal 2007 realizza laboratori per bambini delle classi indigenti e si dedica alla pittura avendo ricevuto anche prestigiosi premi. Ha esposto le sue opere in mostre personali e collettive, in Messico e fuori dal suo paese. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI Il quadro, di gusto surrealista, accentua drammaticamente il tema, già ricco di pathos, con l’uso di colori lividi. I gialli, i neri, i rossi scuri, il violetto, rendono drammaticamente viva la pena della Virgen de los Dolores. La Vergine, vestita di nero, come nella tradizionale iconografia, con gli occhi inondati di lacrime, sembra antivedere tutte le pene che le arrecherà la morte del Figlio, L’immagine del cuore, simile ad un melograno, trafitto da un pugnale, sintetizza le trafitture che Maria dovrà provare nel vivere la Passione e la Morte di Cristo, divenendo così il simbolo di ogni Madre che soffre per i propri figli. Gli uccellini che compaiono nel quadro sembrano angeli messaggeri delle sofferenze che l’attendono.
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SOR JUANA INÉS DE LA CRUZ di CARMEN PARADA, “Sor Juana contemporánea”, olio su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA RELIGIOSA RAPPRESENTATA Amante dello studio e del sapere, Juana preferisce una vita solitaria dedicata allo studio piuttosto che la vita matrimoniale e la crescita di numerosi figli che l’epoca imponeva alle donne. Apprezzata come dama di corte per la sua avvenenza, tuttavia lei preferisce una vita schiva e decide di farsi suora creando in convento una sorta di salotto letterario. Su di lei aleggia una condanna d’eresia quando muore nel 1695 poco dopo i quarantaquattro anni, assistendo le sue consorelle malate di peste. La sua produzione letteraria coltissima ed ironica esprime quelli che sono stati considerati dei temi precursori dell’ autonomia ed indipendenza femminile. Per questo la pittrice messicana Carmen Parada la ritrae in mezzo agli adorati libri dei quali si possono anche riconoscere titoli dei futuri capisaldi del pensiero femminile come Virginia Woolf o Clarissa Pinkola Estés. Il computer laptop aperto sulla sua scrivania sta ad indicare un sovrapporsi di piani temporali che riportano Juana ai nostri giorni, vestita del suo abito religioso e contemplativo ma impugnando uno strumento di conoscenza scientifica come un’arma, la sua attenzione rivolta al Regno dei Cieli, ma soprattutto all’astronomia, il suo corpo inginocchiato in preghiera ma la sua mente attratta dall’apprendimento e dalla speculazione filosofica e scientifica. Il messaggio che si legge a chiare lettere, sul foglio della scrivania, conferma la sua vocazione all’appoggio solidale alle donne: Assieme ci riusciremo. Pur non essendo santa e tantomeno martire è emblema di quelle donne che hanno dedicato la loro vita alla ricerca scientifica e letteraria e all’appoggio incondizionato alla questione femminile. L’ARTISTA Carmen Parada ha realizzato studi artistici presso l’Instituto Cultural Cabañas, El Centro Cultural Casa Colomos, El Museo del Periodismo y de las Artes Gráficas e oggi è lei stessa insegnante d’arte. Ha partecipato ad oltre 70 mostre collettive e personali nel suo paese, negli Stati Uniti e in Europa. Gestisce inoltre eventi culturali ed è responsabile del settore arte e socio onorario dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI Il quadro rappresenta Suor Juana, intenta ai suoi studi e alle sue ricerche, mentre con un cannocchiale scruta la luna piena che splende fuori dalla finestra. Circondata da strumenti di conoscenza del passato e del presente, la sua figura energica e in tensione, ne rivela la forte personalità e lo spirito intraprendente. Juana è una donna che non si è mai adattata alle convenzioni della sua epoca e che per questo è collocabile fuori dal tempo, in un eterno presente. Suor Juana Ines de la Cruz, pur non essendo né una Beata, una Santa e tantomeno una martire, è comunque un luminoso esempio ed una guida per tutte le donne che come lei sono assetate di conoscenza e vogliono realizzare se stesse al di fuori dei luoghi comuni e degli stereotipi che in passato hanno limitato le donne. Questo quadro la celebra nella sua originalità e indipendenza di pensiero che la fanno rassomigliare ad un’Ipazia del mondo cristiano.
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LAURITA VICUÑA di DIANA ROMERO, “Cuerda de vida”, acrilico su tela, 30 x 50 cm, 2016 LA BEATA RAPPRESENTATA La Beata Laurita Vicuña nasce in Cile nel 1891 e rimane presto orfana di padre trasferendosi in Argentina con le sorelle e la madre. Quest’ultima cominciò a frequentare un uomo ricco e spregevole di cui divenne l’amante. Di fronte al cedimento della donna, l’uomo mantiene agli studi religiosi le figlie. Laura cerca di far ravvedere sua madre ed avvicinarla alla fede allontanandola dal facoltoso imprenditore, senza riuscirci. In forma privata fa voto di povertà, castità ed obbedienza e riesce a resistere a svariati tentativi di violenza sessuale da parte dell’amante di sua madre. Muore a dodici anni chiedendo alla mamma di abbandonare quell’uomo e le sue prevaricazioni. É venerata in Cile e Argentina come la protettrice delle vittime di incesti e abusi sessuali. L’ARTISTA Diana Romero ha studiato pittura in Messico e Argentina, dove oltre ad esprimersi artisticamente ha anche insegnato in laboratori d’arte per le classi sociali disagiate. Artista eclettica, si è dedicata inoltre all’arte “efímero” (arte temporanea, allo stile dei madonnari) e al body paint oltre alla fotografia d’arte. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI Il quadro emana una luce blu che illumina il volto della piccola Beata dall’espressione intensa che irradia la luce di una visione interiore. Gli emblemi di Laurita, morta non ancora tredicenne, sono un nastro azzurro e la medaglietta delle figlie di Maria. Un grappolo di mani la circonda in forma di corona. Il suo nome significa alloro, la pianta usata per incoronare i vincitori. E infatti la bambina trionfò sulle attenzioni morbose che il convivente della madre, un uomo violento ed arrogante, aveva nei suoi confronti, conservando intatta la sua purezza. Il suo corpo è venerato in Argentina, nella cappella di Maria Ausiliatrice a Bahia Blanca. L’immagine dell’artista sottolinea la forza e il candore della Bambina Beata, che rivolge lo sguardo al Cielo.
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VIRGEN DE ALTAGRACIA di SANDRA VALENZUELA, acrilico su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA SANTA RAPPRESENTATA La Virgen de Altagracia è la madre spirituale del popolo dominicano, la sua immagine viene considerata miracolosa. La sua raffigurazione, qui riprodotta, è stata incoronata nel 1992 da Papa Giovanni Paolo II. Immagine principale della devozione mariana in Repubblica Dominicana, la Vergine è rappresentata poco dopo aver dato alla luce il bambin Gesù. La sua vicinanza al Salvatore la identifica come figura fondamentale del presepe cristiano e del Regno dei Cieli. San Giuseppe è presente come figura più piccola, nello sfondo, ma lei si staglia, incoronata come regina dei cieli, con le mani in attitudine di preghiera e di protezione verso la sua piccola creatura. La Madonna viene qui rappresentata come emblema della maternità: del privilegio e sacrificio che comporta il dare alla luce una vita umana tra le doglie. Maria sorride, tuttavia, serena, consapevole di realizzare il volere di Dio: sa che soffrirà, sa che suo figlio dovrà morire per il bene dell’umanità. Accetta il supplizio che è, per una madre, perdere il frutto del suo seno poiché sa che il suo dolore è veicolo di salvezza per l’umanità. L’ARTISTA Sandra Valenzuela ha studiato arte all’Università di Guadalajara, realizzando anche incisioni col maestro Gutiérrez ed approfondendo la teoria del colore con la Maestra Guerra. Ha realizzato numerose mostre collettive e personali come quella presso la galleria Cultura Siteur a Guadalajara. Alcune sue opere hanno ottenuto posizioni di rilievo in concorsi internazionali come quello indetto dal Church History Museum di Salt Lake City, negli Stati Uniti. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI Intenso e luminoso, il quadro di Sandra Valenzuela rappresenta la Vergine assorta nella contemplazione della sua Creatura, circonfusa da una mistica atmosfera in cui sono presenti anche San Giuseppe, il padre putativo di Gesù e il simbolo della Croce, che ne prefigura il martirio. L’immagine, dai contorni nitidi e dai colori limpidi, è immersa in un’atmosfera di mistica contemplazione che fa ricordare le parole che Dante fa pronunciare a San Bernardo di Chiaravalle rivolgendo la sua preghiera alla Vergine nella Divina Commedia (Paradiso, Canto XXXIII). Il quadro è caratterizzato da un tratto nitido e i colori degli abiti della Vergine e San Giuseppe ricordano la tradizione della grande pittura italiana del Rinascimento.
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SANTA TERESA DE LOS ANDES di MARICELA ZARATE, olio su tela, 30 x 50 cm, 2016
LA SANTA RAPPRESENTATA Juana Fernández Solar nacque in Cile, nel 1900 e decise fino dalla tenera età di dedicare la sua vita a Cristo affermando che sarebbe divenuta carmelitana scalza a quattordici anni. Orgogliosa e testarda per natura decise tuttavia di abbandonare qualsiasi sentimento che non fosse d’amore. Aveva frequenti apparizioni di Cristo ed egli stesso le disse che sarebbe morta giovane e sarebbe divenuta Santa. Le si attribuiscono silenzio e vita di clausura ma allo stesso tempo l’allegria della sua giovane età. Morí di tifo a 19 anni, accettando con allegria e fervore la decisione di Dio di condurla nel Regno dei Cieli. In ottobre di ogni anno i giovani cileni camminano un percorso di 27 kilometri pregando e cantando per arrivare al suo santuario. L’ARTISTA Maricela Zarate è nata a Xalapa Veracruz, in Messico, il 17 luglio 1963. Vive 24 anni della sua vita al porto di Veracruz, dove studia arte e declamazione e si laurea in Architettura, trasferendosi, dopo essersi sposata, a Cuernavaca Morelos prima e in Italia poi. Ha lavorato come insegnante della scuola pubblica e privata ed ha participato a mostre collettive e personali in Messico e in Italia. CRITICA DI LUCIA GUIDORIZZI In questo quadro la figura di Teresa, (al secolo Juana, proclamata Santa da Papa Giovanni Paolo nel 1993), prima Santa carmelitana scalza fuori dall’Europa e prima Santa cilena in assoluto, è raffigurata intenta in un profondo e silenzioso dialogo con Dio. Sul lato sinistro della tela compare il Crocifisso, sul quale Teresa medita, raccolta in preghiera. Dall’altro lato, in primo piano, spicca una bianca colomba dalle ali spiegate, che rappresenta la potenza dello Spirito Santo nel percorso spirituale di Teresa, che fu monaca nel convento dell’Espíritu Santo di Los Andes. I colori caldi del quadro e il velo della carmelitana emanano una calda luce dorata ed esprimono un senso di calmo e sereno raccoglimento, mentre l’azzurro del cielo si confonde col bianco delle nubi ricordando la bellezza dei cieli delle altitudini andine.
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Postfazione di Inessa Baldin Consacrate da una legge morale o religiosa, una commistione affascinante tra cristianesimo, culti, tradizioni popolari e politica. Tredici tele di artisti messicani diventano il documento d’identità della santità ispanoamericana che sembra andare ben oltre le effigi, ben note ai più, della Vergine di Guadalupe. Questa serie di dipinti rivela tutta la bellezza della personalità sfaccettata della donna e di tutto il potere e la forza che la può animare in nome di una causa, una fede, un amore. L’aspetto della maternità viene sublimato dalla rappresentazione della Madonna nella raffigurazione dipinta dalle artiste Sandra Valenzuela, Laura Esther Herrera, Rosa Alicia Araujo, Nery Muñoz e Gabriell Arce Siquiros. La fede religiosa e la completa dedizione, vengono rappresentate da religiose dalla forza immensa: Sor Juana Inés de la Cruz che fece della letteratura e della scienza un’arma per l’indipendenza femminile, Laura Evangelista Alvarado Cardozo che consacrò la sua vita ai poveri e ai malati, la catechista Maria de la Luz Camacho, morta difendendo con il proprio corpo l’entrata di un tempio cattolico da un assalto salvando la vita a dei bambini, e Santa Rosa da Lima, simbolo della penitenza corporale fino alla consunzione. Ancor più potente l’iconografia laica, donne comuni che hanno lottato per una volontà ben più grande del mondo nel quale vivevano: Santa Inocencia, bambina dalla grande vocazione e martirizzata per il proprio credo religioso, Laurita Vicuña che resistette alle violenze subite dall’amante della madre. Tutte le opere sono diversissime tra loro ma rivelatrici di una potenza e una vitalità creativa, positiva, che si alimenta delle tradizioni popolari attraverso colori molto vivi e tratti decisi. Raffigurazioni dal grande valore esattamente per la propria capacità di essere veicolo di un’identità. Gli stessi colori diventano interlocutori chiari e capaci della partecipazione sociale dell’artista. Ogni tonalità, ogni parte pittorica è connessa al tutto. Aspetti narrativi, iconici, didattici e devozionali si uniscono corali in un tutto che ci narra un humus intellettuale, sociale e politico apparentemente lontano dal nostro Paese, ma in realtà molto più vicino di quanto si pensi. Citando Belting, sarebbe un errore vedere in queste immagini solo un oggetto di contemplazione religiosa, proprio perché esse attestano l’esistenza storica di questi personaggi e anche la loro presenza sovratemporale. Sono tutte figure femminili che ben rispecchiano l’ardore che ogni donna racchiude dentro sé, tutte possono riconoscersi ed ispirarsi, benché ognuna di queste SANTAS risulti completamente diversa l’una dall’altra: è la diversità ciò che ci rende umani e, in questo specifico esempio, l’arte crea un ambiente accogliente dove amore e cultura sono parti integranti.
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INDICE DEGLI ARTISTI E DELLE RELIGIOSE RAPPRESENTATE Rebeca Alcantara “Santa inocencia” Rosa Alicia Araujo “Virgen de Zapopan” Gabriell Arce Siqueiros “Virgen de San Juan de los lagos” Julia Ávalos “Beata María de San José” Concepción García Sánchez “Virgen de Guadalupe” María Esther Gómez Arreola “María de la Luz Camacho” Rocío Hernández “Santa Rosa de Lima” Nery Muñoz “La Dolorosa” Carmen Parada “Sor Juana Inés de la Cruz” Diana Romero “Laurita Vicuña” Sandra Valenzuela “Virgen de Altagracia” Maricela Zarate “Santa Teresa de los Andes”
Il presente catalogo è stato realizzato dall’associazione Culturale Progetto 7LUNE al solo scopo di diffondere le opere in esso contenute e lasciare testimonianza del percorso compiuto dalla Mostra Itinerante. Per contattare l’associazione: info7lune@gmail.com www.progetto7lune.it