MATRIARCAS Catalogo della mostra itinerante
Quarantaquattro matrioske ispanoamericane presentate in una mostra itinerante dall’Associazione Culturale Progetto 7LUNE
MATRIARCAS Catalogo della mostra itinerante di matrioske ispanoamericane
CC Creative Commons copyright di ogni singola opera e dei testi di proprietà di ogni artista In copertina: opera dell’artista messicana Guadalupe Araceli Moreno, MATRIARCA, xilografia Le foto delle MATRIARCAS sono state scattate da Lourdes Soto Prima edizione, Maggio 2016
MATRONAS di Claudia Carbonari La matrioska è una bambola tipica della tradizione russa composta da parti di diverse dimensioni realizzate in legno, ognuna delle quali è inseribile in una di formato più grande. La bambolina più grande si chiama "madre" da cui appunto matrena, ovvero matrona, e nel suo diminutivo matrioska, mentre quella più piccola si chiama “seme”. A idearla verso la fine del XVIII secolo fu Savva Mamontov, facoltoso industriale, collezionista d'arte e mecenate, che nella propria tenuta di campagna volle riunire attorno a sé pittori e artigiani dell'arte tradizionale dei contadini russi. La suggestione arrivò però a Momontov da lontano: la sua collezione di giocattoli era arricchita da pezzi provenienti da tutto il mondo, tra i quali una figura in legno rappresentante il vecchio saggio Fukurokuju (personaggio della mitologia giapponese) proveniente dall’isola di Honsu, che al suo interno conteneva altre quattro figurine. A sua volta questo artefatto giapponese si relaziona strettamente con l’antica tradizione delle scatole cinesi. Se la matrioska nasce perciò con l’intenzione di essere una bambola “etnografica”, vestita con i costumi tradizionali regionali per rappresentare la cultura e la storia di un popolo, è indubbio come essa sia in grado di trasmettere delle inquietudini e dei significati condivisi trasversalmente in culture anche molto diverse. Il suo invito come gioco alla scoperta, il suo essere una raffigurazione concreta dei diversi livelli psichici della mente, dei legami familiari e, in senso più ampio, della fertilità e dell’abbondanza femminile, sono valori che l’essere umano da sempre riconosce e cerca di comprendere, attraverso anche l’elaborazione di archetipi. La matrioska è certamente il souvenir russo per eccellenza, simbolo dell'arte popolare di questo paese, ma è anche diventata al giorno d’oggi un’icona spesso decontestualizzata dalle sue radici nella tradizione slava, per entrare nel vocabolario della cultura pop universale. Essa è infatti un oggetto riproducibile, una bambola, sulla cui superficie tridimensionale l’opera artistica può essere letta da prospettive diverse. E non solo consiste di una superficie da incidere, dipingere, scolpire, ciò che la contraddistingue è la presenza di un contenuto. Da sempre la funzione della bambola è di riprodurre attraverso il gioco e l’immaginazione una certa visione della realtà, in particolare proiettando su di sé l’immagine della donna e dell’essenza femminile secondo i modelli sociali correnti. Perciò la lettura delle Matronas qui presentate non dev’essere solo di tipo estetico in quanto sculture – lo sguardo che percorre l’oggetto tridimensionale – ma soprattutto conoscitivo, perché si attiva nello spettatore la curiosità per manipolare la bambola, aprirla, e “scavare” in profondità per comprenderne il senso. L’oggetto matrioska proprio per quei significati intrinseci che la qualificano e di cui si è già accennato, rappresenta il pretesto ideale per l’artista di dare un’interpretazione soggettiva del proprio essere e dell’universo femminile, sia in un’ottica artistica che concettuale. È quindi partendo da questi presupposti che l’Associazione Culturale Progetto 7LUNE ha pensato di sviluppare questa collaborazione con 47 artisti latinoamericani, stimolando attraverso un’azione quasi ludica il rapporto tra i pittori e le matrioske, che diventano il riflesso di loro stesse ed espressione del proprio e personalissimo modo di fare arte. Usare una matrioska russa come strumento per esprimere la propria arte latina non è quindi così fuorviante come potrebbe sembrare ad un primo sguardo, anzi, gli artisti riescono perfettamente a comprendere la struttura espressiva della bambola reinterpretandola e facendola propria, secondo una capacità sincretica che è una tipica qualità dell’arte sudamericana. I
Il linguaggio che ognuno ha scelto di usare è strettamente relazionato con un’intima visione del sé, la linfa creativa alla base della loro opera ha origine dalle radici indie o al contrario dal melting post culturale che l’America latina ha vissuto, dalle tecniche artistiche più accademiche o da una pittura più intuitiva e naif. In ogni caso la matrioska si è trasformata in delicato strumento di indagine interiore e di presa di coscienza della propria complessità femminile, psicologica, fisica e “genetica”, libero quindi da sovrastrutture culturali o tecniche.
II
L’arte oggetto e le nostre matrioske di Carmen Parada L’arte oggetto integra i mezzi tradizionali, pittura o scultura, con elementi considerati non ortodossi per la loro struttura. Può essere considerata come un modo di realizzare oggetti tridimensionali nei quali gli elementi interagiscono fuori dal proprio contesto abituale dando loro una finalità diversa. Cerca di attirare l’attenzione, di fare in modo che la gente si svegli dalla propria quotidianità e percepisca la vita in maniera differente, rifiutando ciò che è stabilito. Qualsiasi gesto, qualsiasi oggetto per quanto inutile possa sembrare, può essere utilizzato per creare, se non bellezza, qualcosa di diverso, qualcosa che faccia riflettere sulla possibilità che ci sia di più rispetto a ciò che ci viene presentato, che ognuno possa essere l’artefice della propria vita. Fa in modo che il soggetto non sia solo spettatore ma parte dell’opera, che si allontani dai convenzionalismi e per questo utilizza tutto ciò che la vita e la natura ci offrono. L’Arte-Oggetto eleva a dignità d’arte gli oggetti semplici e quotidiani come dimostrazione che l’arte è, soprattutto, un atteggiamento mentale che risiede nello spettatore e che, mediante la collocazione di questi oggetti in una sala d’esposizione, è possibile apprezzarne le qualità estetiche e non solo quelle legate all’utilità. Nel momento in cui un oggetto, che non sia spazzatura, viene tolto dal suo contesto abituale nel quale realizza una funzione pratica per poi, a sua volta, inserirlo in una dimensione in cui nulla di utile esiste, tutto può essere decorativo. Ciò che determina il valore estetico non è più un procedimento tecnico, ma un atto mentale, un atteggiamento diverso rispetto alla realtà. I suoi inizi risalgono agli anni Sessanta e il suo primo creatore è stato Marcel Duchamp. L’invito a rappresentare le donne del proprio paese su di un supporto quale la matrioska si inserisce perciò in questo tentativo di coinvolgere gli artisti ispanoamericani nella realizzazione di un oggetto artistico non più esclusivamente legato all’aspetto ludico ma piuttosto al forte contenuto simbolico che si colloca perfettamente nella finalità sorprendente e a tratti sconcertante del maestro francese.
III
PROLOGO di Silvia Favaretto Non so perché ma le matrioske hanno da sempre richiamato la mia attenzione. Non ricordo il primo esemplare che ho avuto tra le mani, da bambina, ma ricordo l’irresistibile necessità di aprirle tutte, di scoprire man mano le varie bambole interne fino ad arrivare con una certa frenesia alla bambolina più piccola, la INDIVISIBILE. E’ passato molto tempo, ma questo oggetto continua a darmi la stessa sensazione ogni volta che una di queste affascinanti opere dell’artigianato russo si trova fra le mie mani. Forse da sempre a sedurmi è stata la sensazione di riuscire mentalmente ad andare oltre l’apparenza, disfacendomi man mano dei vari strati che avvolgono il nostro vero io, togliendoci quelle maschere che indossiamo per essere meglio accettati nella società, dai nostri familiari, dai nostri colleghi. Aprire la bambola più grande e trovarne dentro delle altre sarebbe come spogliarsi pian pianino di ogni strato aggiunto e arrivare al nocciolo del nostro essere, trovare la nostra essenza, la più pura, la più intima, la più nascosta, la più integra. Non so perché ma le matrioske hanno da sempre richiamato la mia attenzione... Mi ricordo quando per la prima volta mi sono sentita una di loro: all’ottavo mese di gravidanza quando già avevo messo su circa 18 chili e non riuscivo più ad allacciarmi le scarpe e tantomeno passare dalla porta della doccia. La creaturina che amavo con tutto il cuore si muoveva instancabilmente nella mia pancia, giorno e notte ed io avevo la sensazione costante di essere abitata, mi sentivo involucro, mi sentivo custode, mi sentivo scrigno. Le matrioske sono, in effetti, una rappresentazione della straordinaria capacità della donna di generare, portare a spasso per nove mesi e dare alla luce un nuovo essere umano, completo anche se piccolissimo, così come quella bambolina minuta, l’ultima, quella che non si può aprire ulteriormente, nascosta e messa al riparo tra gli organi della bambola più grande. Di sicuro mano a mano che crescevo ho cominciato a percepirle come una metafora dell’unione familiare: la mia bisnonna che aveva generato mia nonna, le mie adorate nonne che avevano generato mio padre e mia madre, la mia mamma che aveva generato me ed io che ho generato il mio stesso cuore, il piccolo Manuel. La struttura della matrioska lo dice chiaramente: ogni donna è contenuta dalla vita di altre donne. Il legame con il passato, l’eredità della vita delle nostre madri (perché quello sono le nonne, altre madri nostre), un figlio che ci lega alle nostre radici, una certezza che ci da fermezza e forza. Percepisco molto chiaramente il mio contenitore latente: le mie nonne si prendono cura di me, mia madre mi protegge, io faccio scudo a mio figlio, tutte siamo un’unica dimora, abitata dal sangue di questo matriarcato che è stato così fondamentale nella mia educazione. Non so perché ma le matrioske hanno da sempre richiamato la mia attenzione... Riconosco che la loro solidità, la loro forma poco attraente, cicciottella, me le hanno sempre fatte risultare simpatiche... il loro sorriso nonostante tutto, nonostante dicano loro che sono grasse, o che coprano loro la testa, che le releghino alla tradizione e la campagna, che le emarginino come oggetti obsoleti, che le discriminino perché sono russe... Sarà perché sento un profondo e dolce legame, in questo momento della mia vita, con delle donne meravigliose delle quali mi sento sorella e che provengono da altri paesi, ma che percepisco come se io stessa le contenessi e loro contenessero me. Amo le matrioske: loro sono metafora di tutto ciò che di femminile amo al mondo. Come Presidente dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE ho desiderato che la gente le IV
conoscesse e vedesse nella loro simbologia la forza di tutte le donne del mondo, le mie sorelle che – straniere, in sovrappeso, maltrattate – non smettono di lottare, giorno dopo giorno, senza dimenticarsi, una dentro all’altra. Ricordo esattamente il giorno in cui il piccolo seme di quest’idea partita da me ha trovato la consueta accoglienza tra le braccia della mia Vicepresidente e amica Sarah Grimaldi. Era il 4 ottobre 2015, eravamo in un vaporetto che navigava verso Murano, portavamo con noi le 127 opere di Arte Postale che andavamo ad esporre all’interno della rassegna Arts Connection. Il giorno stesso ne parlammo con Carmen Parada, nostra responsabile del settore Arte all’interno dell’associazione, eccellente artista e grande amica. L’entusiasmo di Carmen era l’ultimo passo per abbracciare questa avventura che, quasi sei mesi dopo si concretizza in una Mostra Itinerante suggellata da questo catalogo digitale: 45 matrioske ispanoamericane dipinte a mano da artisti provenienti da 8 diversi paesi dell’America Latina, per un totale di 315 bambole da esporre. Trecentoquindici intense, originali, eterogenee e sorprendenti statuine dipinte che rappresentano la meravigliosa varietà delle donne ispanoamericane e di tutte le donne del mondo in loro racchiuse. Trecentosette pezzi di legno intagliato che provengono dalla Russia e contribuiscono, con il loro acquisto a 18 euro da parte degli artisti, a raccogliere denaro per i bambini orfani russi curati dalla Fondazione Maria Sophia con la quale abbiamo stretto un contratto verbale di esclusiva per l’approvvigionamento delle matrioske ancora da dipingere, inviate dalla Responsabile Polina Verstappen in più di dieci paesi al mondo. Trecentoquindici sorrisi apparsi sul mio volto ad ogni pacco consegnato nella nostra sede di Venezia da parte delle poste italiane o dei corrieri: aprire i pacchi e scoprire queste meraviglie è stato emozionante e commovente. Commovente perché in questi piccoli (appena 13 centimetri e mezzo la più grande) contenitori di legno ho ritrovato i legami familiari, generazionali, l’appartenenza o il rifiuto delle tradizioni nazionali, il riconoscimento di un’etnia, la valorizzazione di un passato e di una eredità storica e geografica da parte di ognuno dei partecipanti. Non si è trattato di semplici opere d’arte spedite ad una galleria. Questo progetto ha profondamente a che vedere con una definizione del sé, con una riconsiderazione delle nostre origini, a volte addirittura con una ricollocazione del nostro essere all’interno di coordinate della femminilità non sempre riconosciute, non sempre accoglienti, non sempre manifeste. Trecentoquindici sono le rappresentazioni femminili che ci parlano da questo catalogo di un messaggio di sorellanza e solidarietà tra donne: le bambole più grandi custodiscono e proteggono le più piccole, gli involucri più solidi tengono al riparo quelli più fragili, chi riesce a stare all’esterno fa da scudo a chi ancora non se la sente. Queste matrioske MATRIARCAS sono così simboliche che rendono evidente la necessità di appoggiarci, prendersi cura fra donne anche di chi non è in grado di difendersi da sola, fortificarci finché anche le più deboli diventino scudo, scrigno e contenitore di altre vite. E non è, come potrebbe sembrare, un discorso esclusivamente al femminile: abbiamo bisogno dei nostri uomini, abbiamo bisogno che anche loro ci appoggino e credano in noi così come noi li appoggiamo e crediamo in loro. É per questo che è così importante che anche due artisti di sesso maschile abbiano aderito al nostro bando assieme a 43 artiste di sesso femminile. Vorrei però soffermarmi, in questo prologo, su degli aspetti intrinseci a questi oggetti d’arte, prima di intervenire, nella postfazione, su una possibile tassonomia e interpretazione dei risultati ottenuti con le MATRIARCAS ricevute. Una matrioska ha principalmente due funzioni: essere un giocattolo ed essere un contenitore. Comincerò dal secondo punto: la matrioska è, per la sua struttura, una scatola. Nella quasi totalità dei casi è una scatola di legno che si chiude avvicinando le due parti, con un semplice contatto che sigilla la chiusura senza bloccarla in modo definitivo. Non ci sono cioè né chiavi né lucchetti, con una semplice pressione delle mani si può V
riaprirla: a volte basta una spinta delicata, altre volte bisogna esercitare una pressione più energica. Esattamente allo stesso modo noi donne ci apriamo abbracciando le nostre sorelle e le nostre figlie (o i nostri uomini e bambini) coccolandole e proteggendole quando ne hanno bisogno. Ad alcune di noi costa un po’ di più aprirsi, consentire all’altro di entrare a far parte del nostro mondo, delle nostre viscere, tuttavia ognuna di noi ha quella capacità, di schiudere il proprio corpo e albergare l’altro come se fossimo un rifugio, un riparo, uno scrigno. Chiudo e apro una delle splendide matrioske che fanno parte di questa inestimabile collezione e mi chiedo quante volte potrei aprirla e chiuderla senza usurarla, senza danneggiarla. Tutte noi abbiamo un preciso numero di volte in cui siamo disposte a farci abitare dal perdono, qualcuna di noi poche volte, altre infinite. Dipende dal materiale di cui siamo fatte, dipende da quanto forte è stata la stretta che ci ha aperto e chiuso, dipende dalla delicatezza delle mani che nuovamente ci convincono a schiuderci, per entrare. Lunghi anni di sacrificio possono consumare quella parte centrale che si separa per ammettere qualcun altro in noi. Il nostro stesso corpo dissimula, a volte, quella cicatrice non solo metaforica: segni nella pelle, tagli cesarei, interventi chirurgici, ferite sofferte che restano però come tracce di una vittoria, dato che sono lì perché siamo riuscite a sopravvivere, a vincere sulla morte, sono medaglie al valore. Chiudo e apro un’altra delle MATRIARCAS a noi giunte e mi chiedo: è possibile per noi donne sentirci intere? La matrioska è consapevole del suo taglio? Sì, io credo che lei lo sappia, e credo che ami il suo taglio: lo ama perché sa che è da lì che entra ed esce l’amore, il perdono, la vita. E quando le altre bambole escono da lei (come lo fanno i nostri figli, una volta partoriti) non si sente svuotata anche se è vuota: sa che essere scrigno è un privilegio, permette alle altre bambole (e ai suoi figli) di tornare in lei quando ne hanno bisogno, permette a loro di uscire perché non è una cella, è un rifugio. In spagnolo “rifugio” si dice “Amparo” ed è un nome di donna. Così dovrebbero chiamarsi tutte le nostre MATRIARCAS ispanoamericane. In una bambola ben eseguita il taglio fra le varie parti non si deve percepire, deve quasi scomparire alla vista. Anche nelle matrioske, in realtà, fa parte del gioco far credere che sia una bambola intera e svelare solo in un secondo momento che si tratta di un oggetto che si apre e contiene un’altra bambola, poi un’altra ancora eccetera. Allo stesso modo spesso noi donne dissimuliamo le nostre cicatrici sotto ai vestiti e ai sorrisi, come se il mondo non sopportasse troppa nudità, quasi si offendesse di fronte alla verità. Ci abituiamo a occultare la nostra sofferenza. Queste MATRIARCAS, invece, celebrano l’apertura, rendono visibile il taglio, gli danno un valore, lo interpretano come un’ulteriore possibilità, un dono, un segno di rinascita. Questo le rende speciali. Vorrei ora, invece, analizzare il primo termine con cui l’ abbiamo definita: la matrioska è un giocattolo. Ebbene sì, la matrioska nasce come una bambola ed in effetti continua a piacere moltissimo ai bambini, oltre ad affascinare noi adulti. Ma è anche altro: una bambola è di solito un oggetto inerte, cioè è la bambina a tenerla in piedi o lasciarla distesa, come si fa con una Barbie ad esempio. Mi soffermerò ora per un attimo su tutto quello che differenzia le nostre MATRIARCAS da una Barbie: prima di tutto la nostra matrioska si sostiene in piedi per conto proprio, non ha bisogno di alcun sostegno e se cerchi di metterla bocconi gira di qua e di là, non sta ferma e buona. Seconda differenza: per giocare con una Barbie bisogna metterle vestitini, farle pettinature, metterla in relazione con altre bambole o Ken, mentre per giocare con una matrioska dobbiamo seguire le sue regole. Per prima cosa la matrioska chiede che tu capisca che è una matrioska e che tu la apra. La sua funzione è proprio quella di richiamare all’azione, VI
richiedere una implicazione in prima persona seguendo uno schema a lei intrinseco che è quello dell’apertura e dello svuotamento. La sua essenza è la sua struttura: si può giocare con lei, ma solo accettando i suoi diktat. Nel momento in cui la apri, il patto è costituito, lei ti chiede di entrare nel suo mondo, ti spinge a continuare ad aprire i vari strati. Nessuno mai che abbia ricevuto una bambola matrioska si è fermato a guardarla senza aprirla, o ha aperto solo la più grande. E’ la struttura stessa a scatole cinesi che ci spinge ad entrare nel suo gioco, a realizzare quello che lei chiede. Siamo quasi noi il suo giocattolo! Terzo aspetto: la Barbie è lo stereotipo della bellezza che propone la società consumistica, quasi sempre bionda e dagli occhi azzurri, alta, magra e dalle forme sessualmente invitanti. Della matrioska si può dire tutto tranne che sia un oggetto eroticamente invitante: grassottella, rigida, non le si può fare pettinature e tantomeno svestirla, togliendole il primo strato si troverà soltanto un’altra donna vestita, non le si può modificare la pettinatura a proprio gusto, il suo volto può non corrispondere ai criteri di bellezza della moda del momento (misure anoressiche, labbra gonfiate dal botox, ciglia false, sorriso obbligatorio) e tuttavia emana bellezza, serenità, aderenza alla realtà, poiché le donne vere sono molto più simili alle matrioske che alle Barbie. E ho lasciato per ultimo l’aspetto che mi sembra più innovatore ed emozionante delle nostre MATRIARCAS: le bambole Barbie non parlano, si lasciano mettere in bocca le parole che sceglie chi gioca con loro. Le matrioske hanno voce propria: avvicinando l’orecchio al legno e scuotendole leggermente si potrà sentire il rumore che le bamboline più piccole fanno muovendosi dentro a quella più grande, il suono dell’essere pregna, la musica dell’allegria di essere contenitore. E siccome le nostre MATRIARCAS sono delle matrioske molto speciali, contengono un’altra voce potente e radiosa, la voce della poesia. Ogni MATRIARCA ha chiuse in sé delle parole poetiche che l’artista ha scritto dentro di lei. Il fatto di scrivere nel suo legno interno delle parole che combinate tra di loro abbiano un messaggio implica un doppio augurio. Il creatore/ artista battezza la sua creatura con il verbo/ parola. Così come siamo stati creati da Dio che ci ha fornito la parola, a sua volta creatrice, i pittori che hanno dato vita alle MATRIARCAS hanno rinchiuso nel loro centro dei vocaboli di amore, fortuna, desiderio, presagio, annuncio. Hanno seminato in loro delle parole con la speranza che dessero buoni frutti. Le nostre MATRIARCAS ora hanno la loro voce, non sono più semplici bambole e forse non lo sono mai state: portano in sé le loro parole e le nostre, parleranno di comunione, appoggio, perdono, autonomia, accettazione, sacrificio, coraggio, autodeterminazione, sorellanza, indipendenza, impegno, sforzo, dignità. Parleranno gridando dalle loro piccole bocche finemente dipinte su volti umani, reali, nostri. Eccole, ve le offriamo in tutto il loro splendore.
VII
Claudia Carbonari Laureata in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici all’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi interdisciplinare sull' antropologia dell’arte, la tutela e valorizzazione dei patrimoni intangibili e l’arte contemporanea. Ha pubblicato suoi lavori in “Draghi, Mostri e altri animali fantastici dalle Alpi alla Laguna” di Laura Simeoni, nel 2014 e ha collaborato all'organizzazione della mostra BxHxMe alla galleria A+A di Venezia nel 2012. Carmen Parada Nostra collaboratrice e Responsabile del dipartimento Arte, è una pittrice messicana riconosciuta in patria, dove ha studiato disegno, pittura e scultura. Per dodici anni si è dedicata all’insegnamento, partecipando inoltre a più di 70 mostre nazionali e internazionali, anche in Italia e Stati Uniti.Si è inoltre dedicata alla poesia e alla gestione di eventi culturali con il gruppo MUJER & ARTE. Silvia Favaretto Presidente dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE, docente, poeta e traduttrice. Ha portato a termine un Dottorato di Ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia proseguendo con un assegno di ricerca riguardante la storia politica dell’America Latina. Ha pubblicato una decina di libri e cura ora le plaquette digitali gratuitamente scaricabili dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE.
OPERE SUDDIVISE IN ORDINE ALFABETICO, SECONDO IL COGNOME DELL’ARTISTA
Artista: DIANA AGUIRRE Nome della MATRIARCA: Lupita Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: VIRGEN DE GUADALUPE, che protegge i suoi figli ed ospita in sé le altre donne FRIDA, rappresentativa di tutte le pittrici messicane SOR JUANA, rappresentativa di tutte le scrittrici messicane AMIGAS, rappresentativa di tutte le amiche e parenti della vita dell’artista, i cui nomi si possono ritrovare nella “sopa de letras” (puzzle) CATRINA, rappresentativa delle tradizioni messicane come el día de muertos. MUÑEQUITA MEXICANA, rappresentativa dei costumi tradizionali del nord del Messico, rappresentata con un zarape tipico YO, rappresentativa del nucleo emotivo dell’artista, dipinta come un seme d’amore, poichè come lei stessa dice, “veniamo al mondo per amare e sentirci amati”
Versi contenuti nella MATRIARCA: Fe y esperanza dentro de mi ser, constante en el camino, tus brazos me sostienen, voy forjando mi destino. Fede e speranza dentro me, costante nel cammino, le tue braccia mi sostengono, sto forgiando il mio destino.
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Artista: AIDA AMBRÍZ AGUIRRE Nome della MATRIARCA: Juanita y sus Diosas Tecnica: Acrilico e smalto Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Afrodite - Dea dell’amore Era – Regina del cielo Persefone – Dea degli inferi Artemide – Dea della caccia e degli istinti Demetra - Dea delle messi Atena – Dea della sapienza Estia – Dea del focolare domestico
Versi contenuti nella MATRIARCA: Asi en su cobija de frio las Diosas de Juanita esperan ser balanceadas y armonisadas. Anche con le loro coperte di freddo le Dee di Juanita attendono di essere equilibrate e riportate all’armonia.
Artista: LUPITA ANAYA Nome della MATRIARCA: La Diosa (la Dea che ogni donna ha dentro) Tecnica: mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
María - Dea della natura Lupita - Dea dell’amore Luna - Dea della notte Pachita - Dea del giorno Lulu - Dea dell’armonia Nancy - Dea della felicità Poli - Dea della fantasia
Versi contenuti nella MATRIARCA: Mujer... eres raíz y fruto... fuerza y luz... eres magia... guerrera sabia y guardiana del amor. Donna... sei radice e frutto... forza e luce... sei magia... guerriera saggia e custode dell’amore.
Artista: GABRIELL ARCE SIQUEIROS Nome della MATRIARCA: Creación (Creazione) Tecnica: mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Estrella - La stella che da inizio a tutto Galassia La Madre Tierra in cui si genera la vita La vita umana Nonna Madre Figlia
Versi contenuti nella MATRIARCA: El arte es como las alas a un ave. Pinto desde quien soy. L’arte è come le ali per un uccello. Dipingo da quello che sono.
Artista: ANGÉLICA ARGÜELLES KUBLI Nome della MATRIARCA: Orígenes prehispánicas (Origini preispaniche) Tecnica: mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: AZTECA - Yaretzi è un nome di bimba d’origini azteche e significa "colei che sarà sempre amata" ZAPOTECA - Xiadani , nome d’origine zapoteca che significa: “il fiore che arrivò” HICHOL - Nakawé che significa “Signora delle stelle e dell’acqua” TOLTECA – Cihuacóatl, la donna serpente NAHUATL - Zyanya, nome d’origine náhuatl che significa “sempre, eterna” MAYA - Atziri che significa “Mais” PUREPECHA - Ireri che significa “Il fiore più bello che nasce in primavera” Versi contenuti nella MATRIARCA: La luna se vuelve neblina en la madrugada. ¡Va a llover! Gritan los sembradores. Y en la tarde las nubes tienen color de lluvia. (“Color de la lluvia”, poema maya). La luna diventa nebbia all’alba. Pioverà! Gridano i contadini alla semina. E di pomeriggio le nuvole hanno il colore della pioggia. (“Colore della pioggia”, poesia maya).
Artista: ROCÍO BOLAÑOS Nome della MATRIARCA: Esperanza Tecnica: acrilico Anno: 2016 Paese: El Salvador Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Soledad Alma Leticia Rocío Niña Cata Margarita Luz
Versi contenuti nella MATRIARCA: Guardo en mi baúl / residuos de sueños / y un corazón de inmigrante; / he cambiado dirección / comida, horarios / incluso el idioma para hacer el amor, / todo salvo mi manto azúl. Soy un escudo, / morirán en mí las balas, / voy a mover el mundo / contigo en mis espaldas. Sueños en mi canasto, / vendo tiempo / compro esperanza. Bebo, / hasta las lágrimas / para sentir la sal que ha quedado de mi mar. No descifro la niebla de las letras / más la luz será mi herencia. Puños de amor de mis entrañas. Conservo nel mio baule / residui di sogni / e un cuore di migrante; / ho cambiato indirizzo / cibo, orari / persino la lingua con cui fare l’amore, / tutto meno il mio manto blu. Sono uno scudo, / in me moriranno le pallottole, / muoverò il mondo / con te sulle mie spalle. Sogni nel mio cesto, / vendo tempo / compro speranza. Bevo, / fino alle lacrime / per sentire il sale che è rimasto del mio mare. Non decifro la nebbia delle lettere / ma la luce sarà la mia eredità. Pugni d’amore delle mie viscere.
Artista: OTILIA CARRILLO ARELLANO Nome della MATRIARCA: Ocarillo Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Sor Juana Inés de la Cruz Florinda Lazos de Léon Rosario Castellanos Hermila Galindo Elvia Carrillo Puerto Esperanza Brito de Martí Marta Lamas
Versi contenuti nella MATRIARCA: “Mi mente femenina se siente por completo fuera de su centro”. (Fragmento de Rosario Castellanos) “La mia mente femminile si sente completamente fuori dal suo centro”. (frammento di Rosario Castellanos)
Artista: JOSÉ MANUEL DÍAZ LUZARDO Nome della MATRIARCA: Alma Tecnica: acrilico Anno: 2016 Paese: Cuba Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Juana, bisnonna dell’artista Rosa, nonna dell’artista Mami, madre dell’artista Sara, moglie dell’artista Alba Sofía, figlia dell’artista la futura nipote dell’artista la futura pronipote dell’artista
Versi contenuti nella MATRIARCA: Abuela dulce, abuela hermosa. Madre y guerrera Amor Alma mía. Nonna dolce, nonna bella. Madre e guerriera Amore Anima mia.
Artista: OLIGAR ESQUIVEL Nome della MATRIARCA: Maura Tecnica: acrilico Anno: 2015 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: LA CHARRA, massima rappresentazione della donna messicana, che lotta per mantenere la sua famiglia. Porta orgogliosa il tipico vestito charro del lavoro in campagna. LA TAPATIA, donna tipica della zona occidentale del Messico LA HIJA, bimba e futuro della società messicana... porta orgogliosa la bandiera del Messico. LA MADRE, la virgen de Guadalupe, patrona o regina del Messico. FRIDA, una donna che ha vissuto soffrendo e lottando per essere sé stessa, un’artista messicana. WIXARICA, donna col suo vestito tipico che vive nelle montagne di Jalisco, membro di una delle poche culture ancestrali messicane della regione occidentale. LA BEBE, la donna che comincia il suo ciclo della vita. Versi contenuti nella MATRIARCA: La mujer en el mundo y en el universo es patriota, y a sus hijos incondicionalmente nos da su amor. Es abuela, madre, hija, incansable guerrera, es artista , trabajadora... Y nos llena de su amor por México. La donna nel mondo e nell’universo è patriota, e a noi figli suoi da amore incondizionato. É nonna, madre, figlia, instancabile guerriera, è artista, lavoratrice... E ci riempie del suo amore per il Messico.
Artista: ANA PAULINA FREGOSO DUNCAN Nome della MATRIARCA: Donna Wixarika Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Donna wixarika, aborigena del nord di Jalisco Frida Kahlo con vestito da tehuana Soldatessa o adelita, rappresentante delle donne anonime che hanno lottato a fianco dei loro uomini nella rivoluzione messicana del 1910 Maria Sabina, donna indigena mazahua, curandera Sor juana Inés de la Cruz La virgen de Guadalupe Dott.ssa Matilde Montoya, primo medico donna in Messico Versi contenuti nella MATRIARCA: Soy hija del sol y la lluvia, de la madre tierra y el viento, hermana menor del venado y las estrellas, soy mujer. Siempre encontrarás un refugio. Soy revolucionaria, entre granos de maíz y balas arrullo a mis hijos. Soy la que cura con los secretos que el monte confió, niños santos para iniciar el viaje. Que mi género no te espante. Mujer: madre. Sono figlia del sole e della pioggia, della madre terra e il vento, sorella minore del cervo e delle stelle, sono donna. Sempre troverai un rifugio. Sono rivoluzionaria, tra i chicchi di mais e le pallottole ninnolo i miei figli. Sono colei che cura con i segreti che gli ha sussurrato la montagna, bimbi santi che cominciate il viaggio. Che il mio genere non ti spaventi. Donna: madre.
Artista: ARACELI GARCÍA ROBLES Nome della MATRIARCA: Linda Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Herlinda Nonna Luna. Rappresenta la nonna dell’artista con tutta la forza della natura che portano in sé tutte le donne. Lipa Madre Acqua. Rappresenta la madre dell’artista che lei definisce un fiume d’amore. Celi Sorella Natura. L’artista. Linda Infanzia. Rappresenta la figlia dell’artista e l’infanzia e l’innocenza per la quale passano tutte le generazioni di donne. Mary Successo. Rappresenta tutti i successi delle donne della famiglia della pittrice. Juany. Rappresenta la sorella della pittrice, Ale. Rappresenta un bambino che non potrà continuare a riprodursi Versi contenuti nella MATRIARCA: Mujer y vida, que a través de tu vientre existe una renovación de ti misma. Donna e vita, attraverso il tuo ventre ha luogo un rinnovamento di te stessa.
Artista: CONCEPCIÓN GARCÍA SÁNCHEZ Nome della MATRIARCA: Concepción Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Maria Sabina, la grande madre, Pachamama che tutto abbraccia Rivoluzionaria o soldatessa María Fenix, bellezza, seduzione, intuito La llorona, leggenda messicana della donna che piange i figli morti che si è elevata ad emblema della sofferenza femminile, riflessione sulla perdita delle origini e l’impossibilità di dimenticare La figlia dell’artista L’artista L’amore
Versi contenuti nella MATRIARCA: Crea y destruye Cambio, Rebelión, defensa Realización de sueños, amor por si misma, ego Cansancio Emocional Capullo, esperanza, felicidad Flor de loto. Crea e distrugge Cambio, ribellione, difesa Realizzazione dei sogni, amore per sé stessi, ego Stanchezza emotiva Bocciolo, speranza, felicità Fior di loto.
Artista: MARINA GONZÁLEZ SOLANO Nome della MATRIARCA: Aves de mi corazón Tecnica: Olio Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Donna Quetzal Donna Pavone Donna Colibrí Donna Farfalla Donna Perico Donna Cenzontle Donna Gufo
Versi contenuti nella MATRIARCA: La sabiduría y reencarnación de la mujer, las voces de la libertad, el seguir adelante renovando los niveles de autoestima, hacen de la mujer mexicana una preciosa belleza. La sapienza e la reincarnazione della donna, le voci della libertà, il continuare ad andare avanti rinnovando i livelli di autostima, rendono la donna messicana una meravigliosa bellezza.
Artista: ALEJANDRA GEORGINA LAORRABAQUIO Nome della MATRIARCA: Zyanya Tecnica:Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: L’artista ha scelto di rappresentare sé stessa e le donne indigene in ognuna delle bambole. Versi contenuti nella MATRIARCA: Fortaleza, resiliencia, autenticidad, valentía, empatía y tenacidad. Forza, resilienza, autenticità, coraggio, empatia, tenacia.
Artista: ROSSY EVELIN LIMA PADILLA Nome della MATRIARCA: Rossy Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Donna Serpente Evelia Donna Quetzal Dani Donna Giaguaro Camila Donna Axolotl Rossy Donna Tartaruga Inocencia Donna Coyote Lorena Donna Farfalla Yolanda
Versi contenuti nella MATRIARCA: Mi huella serpentina es invisible para cruzar fronteras Para volar se tiene que dejar la piel sobre las piedras Llevo el hambre desencadenada, libre para devorar al mundo Soy mis luces y mis monstruos Cargo las edades del mundo, sé de dónde vengo y hacia dónde voy Cada luna recuerda mi partida, y a cada luna sobrevivo con mi aullido Soy dueña de los ciclos que se mecen en el universo. La mia traccia di serpente è invisibile per attraversare le frontiere Per volare bisogna lasciare la pelle sulle pietre Ho una fame scatenata, libera per divorare il mondo Sono le mie luci e i miei mostri Mi porto addosso le età del mondo, so da dove vengo e verso dove vado Ogni luna mi ricorda la mia partenza, e ad ogni luna sopravvivo col mio ululato Sono padrona dei cicli che si cullano nell’universo.
Artista: ANDREA MAGAÑA DE LA PARRA (NOME D’ARTE: CALA) Nome della MATRIARCA: Raíces (Radici) Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Donna Chile. Come il peperoncino quando pizzica e si sente che il fuoco divampa all’interno, allo stesso modo la madre è una Scintilla Divina. Donna aguacate. Sono grasso che ricopre, che protegge. Donna Mais, nei suoi diversi colori, noi madri diamo alimento col nostro latte, col nostro cuore, con la nostra anima. Donna Nopal, da lei germogliano le Tunas, che simboleggia come nei momenti in cui sentiamo le spine desideriamo la genuina felicità e liberarci dal dolore. Il nopal è un alimento delizioso e la sua frutta è dolce... Nonostante le sue spine. Donna Agave blu, da lei nasce la tequila, compagna di festa e risa. Donna Stella di Natale, che veste di colori l’inverno. Donna grano di cacao, da lei nasce il cioccolato, è la nascita. Versi contenuti nella MATRIARCA: Soy Semilla, Soy Belleza, soy Alegría, Soy Compasión, Soy Alimento, Soy Protección, Soy Fuego, chispa divina. Sono Seme, Sono Bellezza, Sono Allegria, Sono Compassione, Sono Alimento, Sono Protezione, Sono Fuoco, scintilla divina.
Artista: MARINA CELESTE MARIUZZA Nome della MATRIARCA: Luz Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Argentina Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Murguera Tanguera Evita Abuela de Plaza de Mayo China (la donna del gaucho) Dama Antigua Coya
Versi contenuti nella MATRIARCA: Dulzura, Felicidad, Fuerza, Voluntad, Sensualidad, se encuentran dentro de mi. Dolcezza, Felicità, Forza, Volontà, Sensualità, si trovano dentro me.
Artista: IVONNE MARTÍNEZ AGUIRRE Nome della MATRIARCA: Orgoglio Messicano Tecnica: mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Liliana – il lavoro (Liliana Ibáñez López, nuotatrice massicana che ottenne 9 medaglie d’oro) Joaquina – la costanza (María Joaquina de la Portilla Torres, compositrice e musicista) Josefa – il coraggio (María Josefa Marmolejo, tra le donne che non tradirono la causa dei loro mariti, durante l’indipendenza, anche sotto minaccia di morte) Margarita – l’impegno (Margarita Paz Paredes, poeta) Crisitna – l’intelligenza (Cristina Romo Hernández, giornalista ed editrice) Emma – la passione (Emma Godoy, scrittrice e docente) Esperanza – gli ideali e i sogni da avverare (aspirare ad essere ogni giorno migliore) Versi contenuti nella MATRIARCA: Trabajo, Constancia, Valor, Compromiso, Inteligencia, Pasión. Lavoro, Costanza, Coraggio, Impegno, Intelligenza, Passione.
Artista: LOURDES MARTÍNEZ Nome della MATRIARCA: Kiki Cat Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska (l’artista utilizza l’immagine della sua gatta come una forma di autoritratto. La gatta le è stata regalata in un momento difficile e si è dimostrata di grande aiuto durante la malattia, perciò per riconoscenza la pittrice ritrae Kiki nelle sue opere d’arte affinché tutti la conoscano):
Kiki innamorata Kiki smorfiosa Kiki della fortuna Kiki elegante Kiki meditando Mini Kiki
Versi contenuti nella MATRIARCA: Apasionada, agradable, ilusión, gentil, idealista y confianza. Appassionata, piacevole, illusione, gentile, idealista e fiducia.
Artista: RUTH MAYORAL AUBERT Nome della MATRIARCA: Gabriela Guadalupe Tecnica: Acrilico e olio Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
la morte (catrina vestita da sposa) la chalupa (venditrice di frutta) donna indigena messicana matrioska messicana la donna di mais bambola oaxaqueña (gioco tipico dello stato di Oaxaca) bambola di cartone (gioco tipico messicano)
Versi contenuti nella MATRIARCA: La gente muere cuando la olvidamos: la muerte. Guerrera invencible, mi chalupa trabajadora. Soy mujer indígena, hija de la madre tierra y del padre sol. Matrioska Mexicana. Semillas de vida: el maíz. Veniste a alegrar mi infancia, mi muñeca oaxaqueña. La gente muore quando la dimentichiamo: la morte. Guerriera invincibile, la mia chalupa lavoratrice. Sono la donna indigena, figlia della madre terra e del padre sole. Matrioska messicana. Seme di vita: il mais. Sei venuta a rallegrare la mia infanzia, mia bambola oaxaqueña.
Artista: CLAUDIA MEDINA ÁNGEL Nome della MATRIARCA: Juana Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Sor Juana Inés de la Cruz. Poeta Messicana Frida Khalo. Pittrice Messicana María Izquierdo. Pittrice messicana Isabel Villaseñor. Artista messicana Nahui Olin (Carmen Mondragon). Pittrice e poeta messicana Andrea Gómez. Artista messicana Aurora Reyes. Pittrice messicana
Versi contenuti nella MATRIARCA: Hombres necios que acusáis a la mujer sin razón, sin ver que sois la ocasión de lo mismo que culpáis. (Versos de Sor Juana Inés de la Cruz) Stolti uomini che accusate la donna senza ragione, ignari di essere cagione delle colpe che le date. (Versi di Sor Juana Inés de la Cruz)
Artista: MELISA E MARIAN MEJÍA Nome della MATRIARCA: Victoria Tecnica: Acquarello Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Victoria – Donna Aquila Ximena – Donna Quetzal Valeria – Donna Tartaruga Renata – Donna Daino Itzel – Donna Lepre Camila – Donna Giaguaro Xòchitl – Donna farfalla
Versi contenuti nella MATRIARCA: Como el jaguar es afectuosa Como la liebre del Istmo es energética Como el berrendo es solidario Como la tortuga de mar es valiente Como el quetzal es libre Como el águila arpía es protectora. Come il giaguaro è affettuosa Come la lepre dell’Istmo è piena di energia Come il daino è solidale Come la tartaruga marina è coraggiosa Come il quetzal è libera. Come l’aquila arpia è protettrice.
Artista: GUADALUPE MONTEMAYOR SALAZAR Nome della MATRIARCA: Guadalupe Tecnica: mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: la Virgen de Guadalupe, fiume d’amore la sposa vestita di bianco, sogno d’ogni ragazza, offrire la propria verginità all’essere amato, prescelto Frida, rappresentativa delle pittrici messicane Rosa, rappresentativa delle quinceañeras, le quindicenni che festeggiano con una celebrazione molto attesa dalle giovani in America Latina Nina, vestita di viola Lola, vestita da bimba che frequenta la scuola religiosa Ella, una neonata Versi contenuti nella MATRIARCA: Soy madre de los Mexicanos, los llevo en mi corazón y ustedes me llevan a mi con mucho amor que compartimos con los demás. Sono madre dei Messicani, li porto nel mio cuore e voi portate me nel vostro con molto amore che condividiamo con tutti gli altri.
Artista: ARACELI MORENO Nome della MATRIARCA: Yolocihuatl, dal Náhuatl “Donna immersa nel cuore” Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Radice. Yo Tengo. (Io ho) L’energia della sopravvivenza, che ha radici nella madre terra. Soffio vitale. Yo Deseo – (Io desidero) Attivare la creatività, la sensualità e le relazioni. Plesso solare. Yo Puedo – (Io posso) Vincere le paure, il dolore e i dubbi. Cuore. Yo Amo – (Io amo) Partendo dall’amor proprio, per poi condividerlo. Gola. Yo Hablo – (Io parlo) il diritto ad esprimere ciò che sento e penso. III Occhio. Yo Comprendo – (Io capisco) L’attivazione dell’intuizione. Corona. Yo soy- (Io sono) la connessione col proprio Essere Superiore. Versi contenuti nella MATRIARCA: Yo contengo las esencias que habitan en mi emociones y movimientos certeza de mi PODER Amando, otorgando compasión y perdón expresando lo que hay en mi interior aceptando mi existencia espiritual en conexión con mi deidad. Io contengo le essenze che abitano in me emozioni e movimenti certezza del mio POTERE Amando, offrendo compassione e perdono esprimendo ciò che c’è al mio interno accettando la mia esistenza spirituale in connessione con la mia divinità.
Artista: NORELA Nome della MATRIARCA: Frida Tecnica: Olio Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
FRIDA con vestito tipico di TEHUANTEPEC OAXACA FRIDA con vestito tipico di VERACRUZ DIEGO RIVERA e FRIDA FRIDA con vestito tipico di JALISCO FRIDA con vestito tipico dello YUCATAN FRIDA con vestito tipico del CHIAPAS FRIDA da bambina
Versi contenuti nella MATRIARCA: ¡Soy Mujer! Fuerte y aguerrida, enamorada y su-frida de mi panzón, no sueño ... ¡Soy realista! Decidida y sin tapujos, huelo a linaza y trementina. ¡Me gusta pintar! Sono donna! Forte e agguerrita, innamorata e su-frida (ndr tradotto “sofferente”, gioco di parole col nome dell’artista Frida) per il mio cicciottello, non sogno... sono realista! Decisa e senza sotterfugi, so di linosa e trementina. Mi piace dipingere!
Artista: MICHELLE PÁEZ Nome della MATRIARCA: Coatlicue Tecnica: Acrilico e pennarello Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Coatlicue Mia madre (madre dell’artista) Tutte le mie madri Omaggio alle madri delle vittime dei femminicidi Madri Spirituali Madre TRANS L’artista, contenuta in una goccia d’acqua
Versi contenuti nella MATRIARCA: Mi diosa eterna La Sabia Las Maestras de vida Las que viven la metamorfosis de la maternidad Las que orientaron mi corazón La más divina La que vive a través del llanto. La mia dea eterna La Saggia Le Maestre di vita Coloro che vivono nella metamorfosi della maternità Coloro che hanno orientato il mio cuore La più divina Colei che vive attraverso il pianto.
Artista: PATRICIA PALENCIA SOLIS Nome della MATRIARCA: Maya Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Magdis Tehuana Laura Samy Fer Pao Lola
Versi contenuti nella MATRIARCA: China Poblana, Veracruzana, Mexicana, Vera cruz, India, Charra. Ragazza del popolo, di Veracruz, Messicana, Vera Croce, Indigena, Charra.
Artista: GEORGINA PALAFOX Nome della MATRIARCA: Amaranta Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Donna California o Pericú dell’epoca precolombiana, con arco e freccia, abitante dell’estremo sud della penisola della Baja California. Carmen Mondragón o Nahuin Ollin, che significa ‘movimento perpetuo’ facendo riferimento al calendario azteco e al rinnovamento del ciclo del cosmo, è stata una pittrice e poeta messicana ricordata anche per la sua bellezza e il suo coraggio in quanto donna libera e innovatrice. Chalchiuhtlicue, colei che veste la gonna di giada. Rappresenta la dea della pioggia e dell’acqua nella cultura azteca e simbolizza la vita generata dal liquido vitale. Ballerina di Tlatilco, opera della cultura Olmeca del periodo Pre-classico, la danza è una delle prime manifestazioni della cultura nei tempi ancestrali, generalmente per rituali religiosi. Betsy Pecanins, cantante di bolero e blues. Sirena. Essere mitologico, enigmatico e attraente, all’epoca della scoperta dell’America venne associato ad animali reali come il dugongo, creando miti e sogni nei viaggi transoceanici. Ceramica funebre di Chupícuaro appartenente alla cultura della zona occidentale del Messico (400 a.C. - 200 d.C.), simbolizza la trance in cui la coscienza viaggia dagli inferi alla luce della pace spirituale. Versi contenuti nella MATRIARCA: Se escuchaba el mar / Y el andar de los venados / Bajo el cielo / Estaban tan solos.../ y tan llenos de azul profundo. Acercó su mano al corazón / El maullar leve de un gato anunciaba el ocaso / Finalmente aquel sol cerró su ciclo. Solemnemente / con su falda movió las aguas / para que la vida brotara. Vibraciones ancestrales / el universo confluye en un solo cuerpo. Blues, no todo es tristeza. Viajar, soñar. Si sentiva il mare / e i passi dei cervi / Sotto al cielo / Erano così soli... / e così pieni d’azzurro profondo. Avvicinò la sua mano al cuore / Il miagolio lieve di un gatto annunciava il tramonto / Finalmente quel sole aveva chiuso il suo ciclo. Solennemente / con la sua gonna mosse le acque / affinché sbocciasse la vita. Vibrazioni ancestrali / l’universo confluisce in un solo corpo. Blues, non tutto è tristezza. Viaggiare, sognare.
Artista: CARMEN PARADA Nome della MATRIARCA: María de los Ángeles Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
La madre dell’artista, lei stessa e i suoi figli, suo marito e suo padre, la casa. La Adelita, la rivoluzionaria Frida vestita col vestito da Charra tipico di Jalisco terra in cui è nata l’artista. Nahui Ollin Malinalli Tenépatl, conosciuta anche come Malintzin, la Malinche o Doña Marina Sor Juana Inés de la Cruz Centéotl Dea del mais, da piccola
Versi contenuti nella MATRIARCA: Mi madre yo misma; guerrera, fortaleza interior, atrevida, enamorada y sabia. Mia madre e me stessa: guerriera, forza interiore, colei che osa, innamorata e saggia.
Artista: DANIELLA PÉREZ BACIGALUPO Nome della MATRIARCA: Hain (Cerimonia di iniziazione) Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Cile Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska (omaggio al popolo originariamente matriarcale e oramai estinto dei Selknam):
Tanu (Spirito che accompagna l’iniziata) So'ort (Spirito che accompagna l’iniziata) So'ort (Spirito che accompagna l’iniziata) So'ort (Spirito che accompagna l’iniziata) Ulen (Spirito che accompagna l’iniziata) Chamana Mapuche (l’Iniziata, madre e figlia ed energia creativa) Él (lui: frutto indivisibile dell’energia creativa). Dipinto dal bimbo dell’artista, di 8 anni. La femminilità accetta dentro di sé il suo opposto: solo così si raggiunge la conoscenza e il potere creativo.
Versi contenuti nella MATRIARCA Universo, Proteccion, Iniciacion, Luna, Humildad, Amor, Él. Universo, Protezione, Iniziazione, Luna, Umiltà, Amore, Lui.
Artista: MILAGRO PÉREZ QUINTANA Nome della MATRIARCA: Yaocihuatl (Donna guerriera) Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: María Izquierdo, pittrice messicana Remedios Varo, pittrice messicana Frida Kahlo, pittrice messicana Carmen Mondragón (conosciuta anche come Nahui Ollin), pittrice e poeta messicana Aurora Reyes, pittrice messicana Lola Cueto, pittrice messicana l’artista, da piccola, rappresentativa della nuova generazione di pittrici messicane.
Versi contenuti nella MATRIARCA: Busca en tu interior la magia de ser tú mismo. Cerca dentro di te la magia di essere te stesso.
Artista: MACARENA PÉREZ R. Nome della MATRIARCA: Ernestita Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Cile Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
NONA: la nonna materna dell’artista BERTA: la suocera dell’artista PATY: la madre dell’artista ATE: la nonna del marito dell’artista MAJO: la figlia maggiore dell’artista MARIANA: la figlia minore dell’artista YO: l’artista
Versi contenuti nella MATRIARCA: EAT, PRAY, LOVE, AND, BE, HAPPY. MANGIA, PREGA, AMA E, SII, FELICE.
Artista: VALENTINA PERINI ERASO Nome della MATRIARCA: Urcunina Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Colombia Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
PALENQUERA: donna del departamento di Bolivar. WAYU: Tribù proveniente dalla penisola della guajira (mar dei Caraibi) GUAMBIANA: Tribu distribuita tra la cordillera central, e il dipartimento di cauca COGUI : Tribu proveniente dalla Sierra Nevada di Santa marta. TIKUNA: Tribù diffusa nelle frontiere del fiume Río delle Amazzoni EMBERA: Tribù proveniente dal litorale Pacifico. KAMSA: Tribù proveniente dal Sud della Colombia (departamento de Narino)
Versi contenuti nella MATRIARCA: Raices, Profundas, Verdes, Ramas, de, Esperanza. Radici, Profonde, Verdi, Rami, di, Speranza.
Artista: MILAGRO QUIROA FERNÁNDEZ Nome della MATRIARCA: Tzolkin Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Guatemala Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska (nelle sette matrioske sono raffigurati i nawual, parola che nella cosmovisione maya significa energia, forza o spirito che accompagna le persone, gli animali ed ogni elemento della natura. Il nawual di una persona dipende dal suo giorno di nascita, questo è il suo protettore e lo accompagna durante tutta la sua vita e può manifestarsi attraverso un animale, un fiore, uno degli elementi ecc.. Il calendario Cholq’ij è composto da 20 mesi di 20 nawuales): KAT: rappresenta l’energia femminile nawual dell’abbondanza e della fecondità della donna, il suo animale protettore è la lucertola, il mais, la ragnatela. IX: rappresenta il lavoro creativo della donna, le fasi della luna, la fecondità ed altro. L’animale protettore è il giaguaro. B´ATZ: Filo della vita, filo del tempo. L’animale protettore è la scimmia. KAWOK: Amore di madre che si prende cura del focolare e della comunità. Animale protettore la tartaruga. IMOX: leggero soffio d’intuizione della vita, l’acqua e i fiumi, animale protettore l’iguana. KAN: trasformazione spirituale, forza sessuale, animale protettore il serpente. A´cabal: il tramonto, il giorno e la notte, la rinascita dello spirito, animale protettore il pappagallo. Versi contenuti nella MATRIARCA: La abundancia y fecundidad de la mujer, el trabajo creativo de la mujer, Hilo de la vida Amor de madre sutil soplo transformación espiritual. L’abbondanza e la fecondità della donna, il lavoro creativo della donna, Filo di vita Amore di madre sottile soffio trasformazione spirituale.
Artista: PERLA LUSETE RIVERA NÚÑEZ Nome della MATRIARCA: De donde vengo? Esa soy Tecnica: Mista Anno: 2016 Paese: Honduras Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: L’artista rappresenta se stessa con una “Santa vagina”, rappresentando il suo orgoglio di essere donna, il fiore in mano simbolo dell’amicizia e dei tempi migliori che sono in arrivo La madre dell’artista, Lesbia. Ha chiuso gli occhi e piange la morte di Marlon, fratello dell’artista assassinato durante il colpo di stato in Honduras: Marlon ha le sue iniziali nel libro che non è riuscito a finire di scrivere, la sua vita. I fiori sono un omaggio ai due congiunti, esseri straordinari La figlia dell’artista, Emily, un sole nella sua vita, vestita con il vestito tipico onduregno, con stiscioline colorate e anche nei capelli trecce e fiori come usano le contadine dell’Honduras. Donna Lenca, omaggio alle radici indigene: la nonna dell’artista che sostiene un oggetto d’artigianato per il quale i Lencas sono riconosciuti internazionalmente. Stele maya, simboliche delle importanti rovine di Copán uno dei prinicpali centri della Mesoamerica. Guara rossa, uccello nazionale dell’Honduras, simbolo della libertà. La bimba come simbolo d’essenza pura e illusioni, nata con speranza e sogni, la parte interiore dell’artista che tiene assieme tutte le altre Versi contenuti nella MATRIARCA: Tierna hasta la osadía soy los ojos de mi madre muerta pequeñísimo sol que beso mujer de canciones dentro que abre puertas de mil rostros cuando la noche se vuelve / miedo. Tenera fino ad osare sono gli occhi di mia madre morta piccolissimo sole che bacio donna con canzoni dentro che apre porte dai mille volti quando la notte diviene / paura.
Artista: CECILIA RODRÍGUEZ Nome della MATRIARCA: Ixchel Tecnica:Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Ixchel: nella mitologia Maya Ixchel e la dea dell’amore, della gestazione, della luna, della saggezza, dei tessuti e della medicina. Viene rappresentata una anziana “curandera”, ostetrica, matriarca, legata alla madre terra. Rosa rappresenta le artigiane di Oaxaca che lavorano il fango nero caratteristico di questa regione e rappresentano la forza lavoro delle donne e l’abilità delle mani messicane Natalia rappresenta la madre e la figlia in epoca contemporanea che, però, mantengono un vincolo con i metodi tradizionali di cura neonatale con riferimenti ai prodotti artigianali come il “rebozo” e la “ocarina” di argilla, riferimento anche alla musica popolare. Kixe O: Wixárika, significa "Occhio", questa popolazione realizza lunghi periodi di digiuno nel deserto di Wirikuta, realizzando rituali con cui cercano di avvicinarsi alle loro deità, perciò raccolgono e consumano il peyote, cactus allucinoggeno. Nei loro “sogni di peyote” percepiscono immagini dai colori vivaci che poi riproducono nei loro dipinti e oggetti di artigianato. Il cervo è per loro l’animale sacro che rappresenta il Dio Tamautz Kauyumari. Angélica, una raccoglitrice di fiori di Cempazúchitl di Puebla, utilizzati negli altari del Día de muertos Tariarani: Purépecha, significa "Casa del vento" e rappresenta lo stato di Michoacán, in cui ci sono i santuari dove arriva la farfalla monarca Murá: in Tarahumara, significa spiga e rappresenta una bimba di questa etnia che vive nello stato di Chihuahua Versi contenuti nella MATRIARCA: Mi corazón de niña / Vuela como mariposa De la tristeza a la alegría Liberando mi espíritu. En el cobijo de un abrazo Con mis manos construyo mis sueños Y regreso al universo lo aprendido. Il mio cuore di bimba / vola come farfalla dalla tristezza all’allegria liberando il mio spirito. Al riparo di un abbraccio con le mie mani costruisco i miei sogni e ritorno all’universo quanto ho appreso.
Artista: LIZBETH ROSAS Nome della MATRIARCA: Tela Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: (l’artista ha scelto di non ritrarre i volti: “Cualquier mujer, sean cuales sean sus rasgos, es digna representante de Mexico al usar sus vestidos" (Qualsiasi donna, qualunque siano i suoi tratti somatici, è una degna rappresentante del Messico quando indossa i suoi vestiti”)
Oaxaca Jalisco Veracruz Puebla Chiapas Charra Sarape
Versi contenuti nella MATRIARCA: "NACIMOS PARA CONQUISTAR, BAILAR, CREAR SAZON, DISFRUTAR Y CANTAR". “SIAMO NATE PER CONQUISTARE, BALLARE, DARE GUSTO, GODERE DELLA VITA E CANTARE”.
Artista: DIANA ROMERO Nome della MATRIARCA: Coniglio Diana Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: L’artista ha deciso di mettere a fuoco dei concetti specifici dell’io più che delle persone
L’amor proprio I timori che abbiamo Le nostre passioni Le persone che conosciamo La nostra cultura La natura Le persona in sé, in questo caso l’artista che si identifica con il coniglio e non con la donna
Versi contenuti nella MATRIARCA De la cáscara a la misma naturaleza, con raíz de chile y esferas preciosas, descubrimos los ojos de lo que somos... (Amor). Dal guscio alla natura stessa, con radice di peperoncino e sfere preziose, scopriamo gli occhi di ciò che siamo... (Amore).
Artista: IRMA G. SORIA HERNÁNDEZ Nome della MATRIARCA: Yaocihuatl Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Mictlancíhuatl , dea della morte, assieme a Mictlántecuhtli, Dio della morte, governavano il Mictlán - luogo dei morti - per custodirne le ossa Bambola di stracci Mazahua, oggetto artigianale con vestito tipico delle donne mazahuas dello stato di Michoacán Adela Velarde, infermiera e combattente, creatrice del gruppo rivoluzionario delle Adelitas La Catrina o Calavera Garbancera, simbolo popolare della mosrte nell’epoca della Rivoluzione Doña Josefa Ortíz de Domínguez, donna che insorse durante l’indipendenza del Messico Sor Juana Inés de la Cruz, scrittrice La Malinche, interprete di Cortés durante la conquista spagnola dell’impero azteco Versi contenuti nella MATRIARCA: Mestizaje y poesía: luchando y descarnando las aguerridas tradiciones encapsuladas en el mito. Meticciato e poesia: lottando e scarnificando le agguerrite tradizioni incapsulate nel mito.
Artista: LOURDES SOTO Nome della MATRIARCA: Luna Tecnica: Acrilico e fotografie Anno: 2016 Paese: Honduras Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska (le donne più emblematiche della vita dell’artista): La nonna dell’artista, di nome Irma, che ha compiuto la funzione di Nonna, Madre e Amica per la fotografa. Nella stessa bambola appaiono anche le foto della madre e del fratello dell’artista. La madre dell’artista, gerrera senza “u”, colei che è dovuta andarsene dall’unione familiare per approdare nel vecchio mondo, per offrire una vita migliore ai suoi figli e colei che ha dovuto affrontare dall’estero la perdita della propria madre. Nina, la madre che l’artista ha scelto per sé, da donna buona, allegra e colta che le aprì le porte del cuore e della sua biblioteca per arricchire la vita dell’artista. L’artista stessa, una donna che continua a costruire sé stessa. La madre dell’artista da bambina L’artista da infante a simbolizzare le sue radici L’artista da bimba, con la voglia di vivere nonostante le dure prove. Versi contenuti nella MATRIARCA: Familia, G(u)errera, Vida, Sueños, Luz, Fe. Famiglia, g(u)erriera, Vita, Sogni, Luce, Fede.
Artista: SANDRA VALENZUELA Nome della MATRIARCA: Adelita Tecnica: acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Donna guerriera rivoluzionaria Soldatessa Coraggiosa Cuoca Eroina Consigliera Aiutante
Versi contenuti nella MATRIARCA: Mujer guerrera revolucionaria, soldadera valiente, cocinera Heroína, consejera, ayudante. Donna guerriera rivoluzionaria, soldatessa coraggiosa, cuoca Eroina, consigliera, aiutante.
Artista: MARISOL VERA GUERRA Nome della MATRIARCA: Juanita y sus Diosas Tecnica: Acrilico e smalto Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Nonna Eusebia, effige della nonna materna dell’artista, simboleggia la madre terra. Indossa vestiti tradizionali delle donne nahuas di Chicontepec. Madre Petra, simboleggia la forza e indossa i vestiti tradizionali delle donne di Chicontepec, Veracruz, nella parte Est del Messico. Sorella Nadia, rappresenta la virtù della prudenza ed indossa una camicia tradizionale delle donne nahuas di Huejutla, nella regione di Hidalgo. Io Marisol: l’artista ritrae sé stessa con un’interpretazione personale dell’archetipo della donna selvaggia. Figlia Morgana, la bimba dell’artista rappresenta l’allegria dell’essere umano e indossa vestiti ricamati antichi assieme a tele contemporanee sintetiche. Figlia Latika, l’ultima nata è vestita coi colori della bandiera messicana (verde, bianco e rosso) e nella camicia ha lo scudo nazionale. Luz rappresenta il futuro, la vita che dovrà ancora venire, la promessa luminosa del domani. Esalta la virtù della speranza. Versi contenuti nella MATRIARCA: Viajarás con el Señor Sol a su casa resplandeciente, y tu alma danzará por siempre, / corazón habitado de palabras. Madre, corazón de agua en piélagos de junio. Regazo de estrellas donde tus manos eran peces. Te busco, madre, en vetas de luz desatadas al viento. Mi alma es plena aquí / pecho dentro / esperando arroparte y el alba nos trajo flores: Luz. Viaggerai con il Dio Sole verso la sua casa splendente, e la tua anima danzerà per sempre, / cuore abitato dalle parole. Madre, cuore d’acqua in pelagi di giugno. Grembo di stelle in cui le tue mani erano pesci. Ti cerco, madre, nelle venature di luce slegate al vento. La mia anima è piena qui /in fondo al petto / sperando di proteggerti e l’alba ci portò fiori: Luce.
Artista: MARÍA ELBA VERDÍN RUÍZ Nome della MATRIARCA: Famiglia di catrinas Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska: Catrina Viola: Doña Juanita, mamma di tutte le catrinas (omaggio alla nonna materna dell’autrice). Personaggio dolce ed amorevole. Catrina Rossa: Angela (amica dell’artista). Personaggio socievole ed estroverso. Catrina Arancione: Carolina, quasi una signorina che sta per compiere 15 anni. Catrina Gialla: Lupita (omaggio alla sorellina dell’artista) ha 8 anni. Catrín Niño “El travieso” Verde: Brunito nipote dell’artista, ha 6 anni Catrín Bebé Blu: Leonardo il bebè ha due mesi Cuore: che collega amorevolmente tutte le altre parti Versi contenuti nella MATRIARCA: madre y abuela hermana y amiga joven y soñadora niña e inocente niño y travieso bebé. madre e nonna sorella e amica giovane e sognatrice bimba e innocente bimbo e biricchino bebé.
Artista: MARICELA ZARATE Nome della MATRIARCA: Donna Tecnica: Acrilico Anno: 2016 Paese: Messico Figure femminili rappresentate in ogni componente della matrioska:
Donna - serpente sacro Madre - cactus Ragazza venditrice di fiori Xochipilli, dea del mais Gaia, la natura Bambina con le calle. Rinascita, donna radice e farfalla
Versi contenuti nella MATRIARCA: Dolce innocenza / luna, sole e mare / semi di speranza / sguardo all'amore / sorgente di vita / universo mistico, forza divina.
UNA MATRIARCA MOLTO SPECIALE: LA MATRIOSKA REALIZZATA DA ALEXANDRA ESTRADA Dopo aver pubblicato il bando per il nostro progetto delle matrioske MATRIARCAS, abbiamo ricevuto varie richieste di artisti che chiedevano di poter utilizzare come “base” su cui dipingere, delle matrioske trovate vicino a casa o già di loro proprietà, principalmente per ridurre i costi. A tutti abbiamo sempre detto che non era possibile, per svariate ragioni: principalmente perchè l’aquisto delle basi di legno presso la Maria Sophia Foundation consentiva di contribuire al mantenimento di bambini orfani russi ed era perciò in linea col nostro obiettivo di inserire la MATRIARCA in un contesto di accoglienza, solidarietà e maternità. In seconda istanza anche perchè coltivavamo la speranza di poter inserire l’una nell’altra varie matrioske provenienti da 7 diverse zone dell’America Latina, costruendo così una “MATRIARCA BOLIVARIANA” che combinasse diverse etnie e anche differenti versi: le dimensioni uguali di ogni MATRIARCA erano perciò necessarie per permettere loro di chiudersi. Siamo rimasti molto fermi in questa decisione, finchè a bando quasi scaduto è arrivata la MATRIARCA di Alexandra Estrada, con una bellissima lettera di accompagnamento che qui includiamo in versione originale e in traduzione di Tania Gibertini. Credo che la lettera parli da sé sulla necessità di ammetterla. Non abbiamo avuto dubbi, si tratta di un caso specialissimo e crediamo che le matrioske modellate con amore da Alexandra abbiano un importante messaggio da dare e rientrino appieno nella nostra bellissima collezione. Sentiamo per loro un affetto particolare e gli vogliamo dedicare perciò questa ultima parte del catalogo augurando ogni bene ad Alexandra e sperando in un pronto sollievo per tutte quelle MATRIARCAS fragili di salute ma con una volontà di ferro... volontà che non può non vincere.
“Querida Silvia y queridos amigos de Progetto 7LUNE, Miro atrás, cuando cursaba 1ero en la escuela secundaria para señoritas. Tendría entonces unos 12 o 13 años y una memoria algo atolondrada. Cursábamos una materia llamada Orientación - que si bien no te orientaba mucho - pretendía animarnos a seguir con nuestra educación superior, previniendo la deserción escolar por diversos motivos entre ellos: el embarazo adolescente. Como una forma de concientizarnos acerca de la responsabilidad de tener un bebé, en una clase nos pidieron llevar un huevo crudo. Dicho huevo, lo teníamos que llevar a donde fuésemos y lo tendríamos que presentar intacto a fin de curso. Como olvidadiza que era, dejé el huevo en casa y para no perder la calificación, acudí a donde el conserje para preguntar si tendría algún huevo que me regalara. Si tenía. Uno. Con el cascarón roto; sólo una fina pielecita lograba que el contenido no escurriera. Lo presenté así, y cuando la profesora observó que era muy frágil, se dirigió a la clase y dijo: “Señoritas, aquí tenemos una valiosa lección. Todas trajeron un huevo diferente, y los bebés también son diferentes. Unos son blancos, otros son morenos (señalando el color del cascarón). Otros son gorditos, otros son muy chiquitos. Otros, dijo enseñando mi huevo, son muy delicados. Tal vez nacieron enfermos, como este, que tiene un “soplo en el corazón” Así que también vamos a cuidar de este huevo-bebé” Y así, durante esos meses, cuide a ese huevo con mucho amor, con cariño. Con extremada delicadeza lo llevaba a todos lados, sin saber que un día tendría nuevamente a una hijitas de piel delicada entre mis manos. De esta forma, presento ahora a ms “niñas” a mis hijitas. Ellas, también son diferentes. No son como las otras niñas, pero creo que mi deber de “madre” es luchar para que ellas también sean aceptadas. Yo soy como ese huevo que cuidé, enfermiza desde niña y con una enfermedad llamada “Lupus eritematoso sistémico”, diagnosticada desde hace unos 6 años. Recuerdo también esa tarde del 31 de diciembre del 2014. Supe que algo andaba mal, y en efecto, empezó una recaída muy grave. En Enero creí que iba a morir. Febrero, marzo y abril en cama. Mayo y Junio, aunque no del todo bien, ya podía aunque sea tomar una ducha sin ayuda, comer por mí misma, he incluso salir a dar paseos cortos. Debido a lo anterior, perdí mi trabajo. Igualmente, fueron 6 meses en los que no pude producir obra, ni promocionarme, ni participar en alguna exposición. De ahí, que me he quedado sin un centavo. En Diciembre tuve por fin una exposición y me dijeron de comprar mi cuadro, pero me lo querían pagar por una miseria y pese a la necesidad, decidí no malbaratarlo. En fin, toda esta historia para explicarles el por qué no me pude permitir comprar las matrioskas en el lugar acordado. Sé que ése fue el convenio. Que es para una noble causa. Que deben ser iguales para que embonen unas con otras. Que… en fin, todo lo que ustedes puedan decirme yo ya lo he pensado. Una personita se comprometió a pedirlas por mí, pero al final no le fue posible y desde que supe que no podría pagarlas, todas las noches pequeñas vocecitas me decían cada uno de los contras de mis niñas, y una voz más fuerte me decía: “¿Qué, ahora te vas a rendir? Jajaja, ¿la vida ya pudo contigo? ¿Ya por fin te derrotó? Has pasado por mucho y tu necia, has perdido mucho y sigues de testaruda. ¿Recuerdas cuando te dio el infarto cerebral gracias a tu buen amigo lupus? ¿Recuerdas cómo eso te quito la mitad de tu vista y ni así dejaste de pintar, de salir a la calle, de conducir un auto con todo el miedo del mundo y sudando más que si corrieras una maratón?” Y pues sí, terca, queriendo participar, recicle unas muñequitas que ya tenía, con la desventaja de que sólo eran cinco y dos niñas fueron hechas de papel mache.
Mis niñas frágiles, diferentes, ¿Enfermizas tal vez como su madre? Sus hermanitas de madera han hecho lo imposible por convivir con ellas. Han cedido pedacitos de sus cuerpos para que todas puedan embonar y caber unas dentro de otras. No se quejan cuando entran y salen todas apretadas, cómo si tomaran el transporte público en esta caótica Ciudad de México. Y pues no me queda más que confiarlas al correo, dónde muy seguramente las avienten o las aplasten; y después de un largo viaje, lleguen a sus manos con sus ojitos bien abiertos, esperando nos acepten, a ellas y a mí. Tal vez no sean como sus otras hermanitas de diferente madre, tal vez desentonen un poquito o no embonen a la perfección, pero sepan que fueron hechas con el mismo o más amor que las demás. Anhelando que nos abran las puertas, no me queda más que enviarles su historia, el por qué fueron pintadas de esa forma, sus nombres y todos sus datos.
Las Alexándrovich. Mis niñas, por ser de diferentes países, he incluso de diferentes razas, necesitaban un apellido que las identificara como familia, por lo que adoptaron el nombre de su mamá como apellido. Ellas representan a todas las mujeres y hombres que por diversas causas, tuvieron que abandonar su país y buscaron en tierras mexicanas la paz, prosperidad y amor que se ve reflejado en la pequeña niña mestiza que reposa en sus brazos, la misma que lleva una bandera dorada con el nombre del país de sus orígenes, porque si bien son mexicanas, tal como se ve en su tono de piel y en su vestimenta, no olvidan sus otras raíces, mismas que también ahora se ven reflejadas en nuestra cultura. Comida, apellidos, palabras, festividades, religión, color de ojos y piel, dulces, artesanía, tradiciones y mucho más, son el fruto de la mezcla entre las tradiciones indígenas, y los nuevos usos y costumbres que trajeron consigo los migrantes que llegaron a México desde mediados del siglo XVI hasta nuestros días. De esta manera, les presento a las Alexándrovich de menor a mayor: 1. An Alexándrovich Es la pequeña de la familia, pero aún así ya tiene a su pequeña hijita mestiza, quien sostiene una bandera dorada que no menciona país alguno. Esto es porque An representa a los diversos países asiáticos. China, Japón, Corea y Filipinas son algunos de los países cuyos habitantes buscaron refugio en México desde tiempos de la colonia, y que aún dejan ver su legado en nuestros trajes típicos (como la China Poblana) artesanías, celebraciones, ojos rasgados de algunas comunidades indígenas, y apellidos de origen oriental. 2. Azah Alexándrovich Azah representa a la comunidad libanesa, cuya presencia es muy fuerte en México. Su pequeña niña morena sostiene la bandera donde se puede leer “Líbano” recordando el país de su madre, la cual viste el traje típico libanes. La palabra que encontramos dentro de Azah es “sangre” y simboliza la nueva familia que se ha formado fruto de la mezcla entre mexicanos y libaneses, que aún hoy podemos encontrar representada en la comida y los gremios comerciales. 3. Ariel Alexándrovich Esta pequeña, que también viste el traje típico de su tierra, abraza entre sus manos a su hija mestiza la cual sostiene la bandera donde podemos leer “ Yis-ra`el” La comunidad judía tiene una fuerte presencia en México, donde encontraron una tierra que les brindó libertad de culto, y oportunidades comerciales y mercantiles. El vocablo escrito dentro de Ariel es “Raíces” ya que implica las nuevas raíces que echan los recién llegados a su nueva patria. 4. Agnes Alexándrovich. Agnes es una mujer teutona que porta muy orgullosa su vestido característico y que como sus hermanas, envuelve a su pequeña hija la cual también carga su bandera donde se puede leer “Deutschland” La palabra que tiene Agnes es “Linaje” la cual nos recuerda tanto a nuestros antecesores, como a los descendientes de nuestra familia. 5. Alba Alexándrovich Alba es una de mis niñas especiales. Está hecha de arcilla y papel maché. Pero eso no le quita la sonrisa y la elegancia con la que porta la mantilla típica de su tierra: España.
Toda orgullosa con su vestido de sevillana, la palabra que tiene grabada es “Herencia” y a mi consideración, es una palabra que engloba a todas mis niñas, mi idiosincrasia y mi ser. La herencia es tu legado, tu primera maletita que cargas contigo desde pequeño. Son tus creencias, tus costumbres, tu forma de ser. Mis abuelos – tanto de padre como de madre no eran mexicanos, y transmitieron a mis padres (y ellos a mí) una forma de vivir diferente. Hablar, comer, vestir, festejar, gustar, creer, leer y hasta soñar, todo lo vivo diferente a muchas personas de mi entorno y esa herencia es la que me hace ser Yo. 6. Amélie Alexándrovich Como podemos ver en la bandera que sujeta su chiquilla, ella viene de Francia. Porta un traje típico de la región de Arlés (aunque con algunas licencias que me he tomado para adaptarlo a la forma de una matrioska). Amélie tiene escrita la palabra “Antepasados” y simboliza todo lo que existió antes de que estuviéramos los mexicanos de hoy: mestizos provenientes de la unión de indígenas y extranjeros. Pero no sólo de la unión física, sino también de la fusión de creencias y costumbres de nuestros antecesores. 7. Alessia Alexándrovich Alessia es la mayor de sus hermanas. Ella también es especial pues está hecha igualmente de arcilla y papel mache. Aún así es fuerte, se ha caído, lavado, asoleado y todavía protege muy bien a sus hermanas menores. Alessia es de Italia, y en sus brazos está su pequeña hija con su bandera que lo muestra. El mensaje que lleva es “Origen” que es una palabra con diversos significados. No sólo representa nuestra procedencia, nuestra familia. Representa también el génesis, el principio. Representa el nacimiento de la raza humana, sin más distinciones ni géneros. Simboliza el comienzo de la vida. Matriz, madre, matrioska. Todo en un mismo principio, en un mismo origen. Artista: Ileana Alexandra Estrada Villaseñor Nombre artístico: Alexandra Estrada País: México Técnica: Acrílico s/madera y papel Año: 2016 Pensamiento: Sangre, raíces, linaje, herencia, antepasados: Origen”
Cara Silvia e cari amici del Progetto 7LUNE: Ripenso a quando frequentavo il primo anno della scuola superiore femminile. Avrò avuto allora circa 12 o 13 anni e una memoria un po’ sbadata. Seguivamo una materia chiamata Orientamento che - nonostante non ci orientasse molto - voleva spronarci a continuare gli studi, prevenendo l’abbandono scolastico per diversi motivi tra i quali: la gravidanza minorile. Per renderci consapevoli riguardo la responsabilità di avere un bambino, a lezione ci chiesero di portare un uovo crudo. Avremmo dovuto portare questo uovo ovunque andassimo e lo avremmo dovuto presentare intatto alla fine dell’anno. Ero talmente smemorata che lasciai a casa l’uovo e per non perdere il voto, andai dov’era il custode per chiedergli se avesse qualche uovo da regalarmi. Lo aveva. Uno. Col guscio rotto; solo una sottile pellicina impediva che il contenuto uscisse fuori. Lo portai così, e quando l’insegnante notò che era molto fragile, si rivolse alla classe e disse: “Signorine, ecco un prezioso insegnamento. Tutte hanno portato un uovo differente, e anche i bambini non sono tutti uguali. Alcuni sono bianchi, altri sono mulatti (mostrando il colore del guscio). Altri sono grassottelli, altri piccolissimi. Altri ancora, disse esibendo il mio uovo, sono molto delicati. Forse sono nati malati come questo, che ha un “soffio al cuore”. Ci prenderemo ugualmente cura di questo uovo-bambino”. E così, durante quei mesi, mi presi cura di quell’uovo, con tanto amore, con affetto. Con estrema delicatezza lo portavo dappertutto, senza sapere che un giorno avrei avuto nuovamente tra le mie mani delle bambine dalla pelle delicata. In questo modo, presento ora le mie “bambine”, le mie figliolette. Anche loro sono diverse. Non sono come le altre bimbe, ma credo che il mio dovere di “madre” sia quello di lottare affinché anche loro siano accettate. Io sono come quell’uovo di cui mi presi cura, malata fin da bambina e con una malattia chiamata “Lupus eritematoso sistemico”, diagnosticato da circa sei anni. Mi torna alla mente ora anche quella sera del 31 dicembre del 2014. Sentivo che c’era qualcosa che non andava, e in effetti, cominciò per me una ricaduta molto grave. A gennaio pensavo di morire. Febbraio, marzo e aprile a letto. Maggio e giugno, non ancora guarita del tutto, potevo già comunque sia fare una doccia senza aiuto, mangiare da sola e perfino uscire per delle brevi passeggiate. A causa di ciò che era successo, persi il lavoro. Sono stati sei mesi nei quali non ho potuto produrre nessuna opera, né promuovermi, né partecipare a nessuna mostra. Così sono rimasta senza un centesimo. Finalmente a dicembre ho avuto una mostra e mi hanno detto di voler comprare un mio quadro, ma volevano pagarlo una miseria e, nonostante avessi bisogno, ho deciso di non svenderlo. Tutta questa storia, infine, per spiegarvi il motivo per cui non mi sono potuta permettere di comprare le matrioske dal fornitore stabilito. So che quello era il patto. Che è per una causa nobile. Che devono essere uguali affinché si incastrino l’una nell’altra. Che… insomma, tutto quello che potreste dirmi io già l’ho pensato. Una persona si era impegnata ad ordinarle per conto mio, ma non le è stato possibile e da quando ho saputo che non avrei potuto pagarle, tutte le notti delle piccole voci mi ribadivano tutti i contro delle mie bambine e una voce più forte mi diceva: “E allora, ti arrendi? Ahahah, la vita ce l’ha fatta con te? Alla fine ti ha sconfitto? Hai esagerato e tu
stupida hai perso molto e continui ad essere testarda. Ricordi quando hai avuto un ictus cerebrale grazie al tuo caro amico lupus? Ricordi come ti privò di metà della vista e nemmeno così hai rinunciato a dipingere, a uscire per strada, a guidare la macchina con tutta la paura del mondo e sudando più che se avessi corso una maratona?” Ebbene sì, ostinata, volendo partecipare, ho riciclato alcune bamboline che già avevo, con lo svantaggio che erano solo cinque e due le ho fatte di cartapesta. Le mie bambine fragili, diverse, forse malaticce come la loro madre? Le sorelline di legno hanno fatto l’impossibile per convivere con loro. Hanno ceduto pezzetti del loro corpo affinché tutte potessero adattarsi e stare una dentro l’altra. Non si lamentano quando entrano ed escono tutte strette, come se prendessero un mezzo pubblico in questa caotica Città del Messico. E allora non mi resta che affidarle alla posta, dove molto sicuramente verranno perse o schiacciate e solo dopo un lungo viaggio, arriveranno nelle vostre mani con gli occhietti ben aperti, sperando ci accettiate, loro e me. Può darsi non siano come le altre sorelline con una mamma diversa, può darsi stonino un po’ o non combacino alla perfezione, ma sappiate che sono state fatte con lo stesso amore, o forse di più, di tutte le altre. Sperando che ci apriate le porte, non mi resta che inviarvi la loro storia, il motivo per cui sono state dipinte in questo modo, i loro nomi e tutti i loro dati.
Le Alexandrovich. Le mie bambine, essendo di paesi diversi, e perfino di etnie differenti, avevano bisogno di un cognome che le identificasse come famiglia, pertanto hanno preso il nome della loro mamma come cognome. Ognuna di loro rappresenta tutte le donne e gli uomini che, per diverse ragioni, hanno dovuto abbandonare il proprio paese e hanno cercato in terra messicana pace, prosperità e amore riflesso nella piccola bambina mulatta che riposa nelle loro braccia, la stessa che porta una bandiera color oro col nome del loro paese di origine, perché anche se messicane, come si vede dal colore della pelle e dai vestiti, non dimenticano le loro altre origini pur riconoscendosi ora nella nostra cultura. Cibo, cognomi, parole, festività, religione, colore degli occhi e della pelle, dolci, artigianato, tradizioni e molto altro ancora sono il frutto della mescolanza tra le tradizioni indigene e i nuovi usi e costumi che portarono i migranti che arrivarono in Messico a partire dalla metà del XVI secolo fino ai giorni nostri. In questo modo, vi presento le Alexandrovich, dalla più piccola alla più grande: 1. An Alexandrovich È la piccola di casa, eppure ha già la sua figlioletta mulatta che regge una bandiera dorata che non si riferisce a nessun paese. Questo perché An rappresenta diversi paesi asiatici. Cina, Giappone, Corea e Filippine sono alcuni dei paesi i cui abitanti hanno cercato rifugio in Messico dai tempi delle colonie, e di cui ancora si vede il loro retaggio nei nostri abiti tipici (come la Cina contadina) nell’artigianato, nelle celebrazioni, negli occhi a mandorla di alcune comunità indigene e nei cognomi di origine orientale. 2. Azah Alexandrovich Azah rappresenta la comunità libanese, la cui presenza è molto forte in Messico. La sua piccola bimba mulatta regge la bandiera sulla quale si può leggere “Libano” ricordando il paese di sua madre, la quale indossa l’abito libanese tradizionale. La parola che troviamo all’interno di Azah è “sangue” e simboleggia la nuova famiglia che si è formata, frutto della mescolanza tra messicani e libanesi che ancora oggi possiamo ritrovare rappresentata nel cibo e nelle corporazioni commerciali. 3. Ariel Alexandrovich Questa piccola, che indossa anche lei il vestito tradizionale della sua terra, abbraccia tra le mani sua figlia meticcia che sostiene la bandiera sulla quale si legge “Yis-ra el”. La comunità ebraica è fortemente presente in Messico, dove trovò una terra che le offrì libertà di culto, opportunità commerciali e mercantili. Il vocabolo scritto all’interno di Ariel è “Radici” perché coinvolge le nuove radici che diffondono gli ultimi arrivati nella loro nuova patria. 4. Agnes Alexandrovich Agnes è una donna teutonica che indossa molto orgogliosa il suo vestito caratteristico e che, come le sue sorelle, abbraccia la figlioletta la quale allo stesso modo porta la sua bandiera dove è possibile leggere “Deutschland”.
La parola che ha Agnes è “Lignaggio” la quale ci ricorda sia i nostri predecessori che i discendenti della nostra famiglia. 5. Alba Alexandrovich Alba è una delle mie bambine speciali. È fatta con argilla e cartapesta, ma questo non la priva del sorriso e dell’eleganza con la quale indossa la mantiglia tipica della sua terra: la Spagna. Tutta fiera col suo vestito da sivigliana, la parola che ha inciso è “Eredità” e secondo il mio pensiero, è una parola che unisce tutte le mie bambine, la mia idiosincrasia e il mio essere. L’eredità è il tuo retaggio, la prima valigia che porti con te fin da piccolo. Sono le tue credenze, i tuoi costumi, il tuo modo di essere. I miei nonni - sia da parte di padre che di madre - non erano messicani e trasmisero ai miei genitori (e loro a me) una maniera di vivere differente. Parlare, mangiare, vestire, festeggiare, amare, pensare, leggere e perfino sognare li vivo tutti in modo differente rispetto a molte persone del mio ambiente e tale eredità è ciò che mi rende me stessa. 6. Amelie Alexandrovich Come possiamo vedere dalla bandiera che regge la sua piccolina, lei viene dalla Francia. Indossa un abito tipico della regione di Arles (nonostante mi sia permessa alcune licenze per adattarlo alla forma della matrioska). Amelie ha scritto la parola “Antenati” e simboleggia tutto ciò che è esistito prima di farci diventare i messicani che siamo oggi: meticci provenienti dall’unione tra indigeni e stranieri. Non solo però l’unione fisica, ma anche l’unione di credenze e costumi dei nostri predecessori. 7. Alessia Alexandrovich Alessia è la maggiore delle sorelle. Anche lei è speciale perché è fatta allo stesso modo di argilla e cartapesta. Nonostante ciò è forte, è ruzzolata, si è lavata, si è presa una insolazione e comunque protegge molto bene le sorelle minori. Alessia viene dall’Italia, e tra le braccia ha sua figlia con la bandiera che lo dimostra. Il messaggio che porta è “Origine” una parola dai diversi significati. Non solo rappresenta la nostra provenienza, la nostra famiglia, ma anche la genesi e il principio. Rappresenta la nascita della specie umana, senza più distinzioni né generi. Simboleggia l’inizio della vita. Utero, madre, matrioska. Tutto in un unico inizio, in un’unica origine. Artista: Ileana Alexandra Estrada Villaseñor Nome d’arte: Alexandra Estrada Paese: Messico Tecnica: Acrilico / legno e carta Anno: 2016 Pensiero: Sangue, radici, lignaggio, eredità, antenati: Origine. (Traduzione di Tania Gibertini:)
Postfazione di Silvia Favaretto In una delle prime tappe della nostra Mostra Itinerante MATRIARCAS io e mio marito Daniele Rubin camminavamo per la ripida stradina che ci stava conducendo al Castello di Duino sentendo, oltre ai rumori dei nostri passi, l’allegro rimbombo delle quasi trecento matrioske ben protette dentro al nostro borsone. Daniele mi ha detto delle parole che mi tornano alla mente all’ora di realizzare questa postfazione: “Sembrano i tamburi di un esercito che va in guerra”. Così le ho percepite, fin dai primi arrivi, queste piccole e agguerrite soldatesse, smaglianti di forme e colori, diverse nei tratti somatici, nell’espressione dei volti, nell’etnia e nazionalità, nell’età e nella corporatura ma tutte, ugualmente pronte a dar battaglia per difendere la loro dignità e il loro diritto, un esercito di cui vado fiera e che ora cercherò di definire, per restituire parte della grande forza ed emozione che mi danno, ogni volta che le descrivo, le mostro, le porto di luogo in luogo, le apro, le colloco, le richiudo, aiutata dalla mia ineguagliabile squadra di collaboratori dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE. Partirò dichiarando che, da subito, abbiamo percepito il grande potere di queste bambole, una forza che andava ben oltre le nostre iniziali aspettative: alcune delle artiste che mi scrivevano durante il processo di realizzazione della loro matrioska, per mantenermi aggiornata sui progressi, mi hanno comunicato che dipingere le loro MATRIARCAS aveva fatto loro provare una sensazione benefica che aveva permesso loro di risolvere situazioni di stress, conflitto e dubbi che persistevano anche da vari anni. Esprimersi artisticamente implica comunemente uno sfogo psichico ed emotivo che consente all’artista di trovare un equilibrio e il processo creativo è in sé un percorso di cura, ma nel caso delle matrioske credo che questo potere curativo si sia notevolmente intensificato per una serie di aspetti che vorrei menzionare: dovendo dipingere figure femminili, le artiste si sono trovate di fronte all’obbligo di mettersi in relazione col loro genere sessuale uscendo per un attimo dalla consueta zona di confort: la triplice possibilità rappresentativa della matrioska (diversi strati del sé, legami familiari intergenerazionali, connessione con le proprie radici autoctone e con il femminile universale) mette in gioco le relazioni che spesso sono le fondamenta del nostro essere: la percezione di noi stesse, i legami e conflitti con le nostre madri, sorelle e figlie, la nostra capacità di essere solidali o meno con altre donne, contemplando le differenze, i contrasti, i rancori che le nostre storie personali portano con sé. Dipingere tutto ciò è risultato per molte di loro terapeutico forse perché anche l’oggetto matrioska obbliga l’artista a guardare questa peculiare “tela” da diverse angolazioni possibili: è un supporto a 360 gradi, si tocca, si maneggia, si rigira, si dipinge davanti e dietro. Dipingere su di un oggetto tridimensionale obbliga in qualche modo ad osservare ciò che rappresentiamo da diversi punti di vista e ci aiuta a prendere distanza da quello che raffiguriamo, ci mette nella posizione di scrutare con occhio da chirurgo il corpo artistico che stiamo creando e le ossessioni, idee e relazioni che sono simbolizzate in esso. Inoltre, rispondere ad un bando in cui si chiede di rappresentare le donne del proprio paese presuppone anche un confronto con la propria appartenenza o meno ad un luogo, riconoscerlo come patria, mettere in dubbio la nostra adesione ad una determinata società, un passato ed una storia in cui a volte ci costa riconoscerci. La richiesta di identificare, sviscerare e raffigurare le caratteristiche delle donne di una certa regione geografica ha I
rappresentato una sfida che, una volta portata a termine con successo, ritorna all’artista la sensazione di soddisfazione per essersi assunto la responsabilità con coraggio. Le nostre MATRIARCAS sono state, dunque, il detonatore di profondi cambiamenti nella vita stessa degli artisti che le hanno realizzate e anche per le loro famiglie: molte pittrici mi hanno raccontato che mariti e figli si erano assunti i compiti di cura della casa per permettere all’artista di dedicarsi completamente alla realizzazione delle matrioske o che intervenivano dando consigli ed opinioni; nel caso di artiste con figli piccoli le MATRIARCAS avevano anche dovuto eseguire salti e piroette per intrattenerli: in molte mi hanno manifestato la difficoltà, per tutta la famiglia, di dire addio alle bambole al momento di spedirle in Italia. Per quanto riguarda noi membri dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE, il primo effetto prodotto dall’arrivo di questi oggetti che oserei definire “magici” è stato quello della sorpresa, la meraviglia. Di per sé lo stupore è connaturato all’essenza della matrioska: quando le si avvicina uno spettatore ignaro viene a contatto solo con il suo primo volto, ma aprendola chi la guarda accetta di lasciarsi sorprendere. La capacità di sorprendersi è una questione molto delicata perché è un tesoro d’immenso valore col quale siamo benedetti alla nascita: facciamo il nostro ingresso nel mondo vedendo ogni cosa per la prima volta, restando meravigliati di fronte alla luce, al calore, alle forme, ai colori. Poi, poco a poco la vita si incarica di abituarci alla quotidianità fino a renderla noiosa e di fatti, la prima cosa che si perde, quando abbandoniamo la fanciullezza, è la capacità di stupirci. Queste benedette bambole, invece, hanno voluto rivedere disegnati sul nostro volto lo sconcerto e l’allegria con cui, da piccoli, scoprivamo oggetti che richiamavano la nostra attenzione. Così hanno fatto queste MATRIARCAS fin dal loro arrivo, nei pacchi provenienti da paesi lontani: hanno cercato la nostra infanzia e l’hanno riportata al presente, ci hanno ricordato quello che eravamo. Bisogna prendersi cura di quello stupore, dargli il valore che merita, per questo celebriamo questi piccoli oggetti capaci di ricordarci ciò che eravamo e ciò che possiamo continuare ad essere: le MATRIARCAS hanno prodotto un notevole cambio anche nella nostra vita. A livello personale, maneggiare queste bambole mi ha permesso di focalizzarmi sulla sensazione di piacere data dal metterle in ordine, tirarle fuori una dall’altra e chiudere perfettamente le due parti facendo combaciare il disegno, per poi ricollocarle tutte in salvo una dentro all’altra alla fine di ogni tappa della Mostra Itinerante. In qualche modo riordinare le bambole, esserne custode, mi ha dato la soddisfazione che danno i percorsi conclusi, come se avessi finalmente messo in ordine vari passaggi della mia vita, diverse tappe che sembravano non rientrare una nell’altra e che invece ora, esattamente come queste bambole simboliche, si chiudono senza sforzo e custodiscono sorrisi, lezioni apprese, ricordi. É difficile costruire un’analisi obiettiva delle opere incluse in questo catalogo: partirò dai due elementi sopracitati, ovverosia il moto prodotto in me a livello personale e lo stupore. La parte della MATRIARCA che più mi stupiva, ogni volta che ricevevo un pacco, era senza dubbio quella più piccola, il seme. La prima volta che ho visto quanto piccola era, ho pensato che lì non ci fosse spazio sufficiente per dipingere nulla. Mi sbagliavo: il talento dei 45 artisti mi ha smentito mostrandomi come la creatività fosse in grado di elaborare statuine preziose, dettagliate, miniature perfette. Molti degli artisti hanno scelto di rappresentare nella figura più piccola delle 7 il frutto dell’amore, la personificazione del
futuro, il simbolo maschile di ciò che non è più riproducibile. A differenza delle altre 6 bambole, più strettamente caratterizzate da tratti specifici, la bambolina più piccola è stata spesso oggetto di astrazione ed espressione di concetti simbolici. Emblematico il caso dell’artista cilena Daniella Pérez Bacigalupo che ha permesso a suo figlio di 8 anni di dipingere in maniera spensierata il seme della sua MATRIARCA limitandosi e definirne la mascolinità. L’elemento maschile, tra l’altro, ritorna spesso nella raffigurazione di queste MATRIARCAS come parte fondamentale ed ineludibile che completa la figura della donna: vuoi come bambino al collo (Fregoso) o come marito e padre dipinto sul corpo (Parada) o proprio come sostitutivo della donna (Diego Rivera al posto di Frida nella MATRIARCA di Norela), la scelta di raffigurare bambini e uomini dipinti addosso alle donne è una dichiarazione forte di necessità di una convivenza armonica tra i generi: l’uomo non può essere escluso da un discorso sul femminile, ma deve invece essere chiamato in causa, interrogato, assoldato, integrato nelle sue stesse membra e nella stessa lotta. La parte più grande, invece, della MATRIARCA, ovverosia quella che in gergo viene chiamata “la madre” è stata scelta fra nonne e madri di famiglia (Díaz Luzardo e Vera Guerra) o simboli forti della religiosità (la Virgen de Guadalupe in Aguirre e Montemayor) o dell’arte (come Frida o Sor Juana in Norela, Medina o in Carrillo) o raffigurazioni di culture preispaniche (Arguelles e Soria). Guardando a tutte le 45 opere a noi arrivate, si può dire che solo pochi esemplari hanno mantenuto la caratterizzazione canonica della matrioska russa, riproducendo quasi perfettamente lo stesso disegno su ogni bambola con poche o nulle modifiche (Ambriz, Anaya e Pérez R.). In molti casi invece si è voluto raffigurare una determinata ambientazione del femminile: cosmica (Arce), naturalistica (Solorzano), etnica (Perini), storica (Martínez Aguirre), artistica (Pérez Quintana), agricola (Cala). Alcune MATRIARCAS hanno riprodotto il legame tra le generazioni di una stessa famiglia (Soto, Rivera, Bolaños, García Robles) con risultati di grande emotività. Altre MATRIARCAS hanno invece rapportato alle 7 bambole i 7 chakra della sapienza indiana (Moreno) e 7 diverse raffigurazioni del sé (Laorrabaquio) o sono addirittura fuoriuscite dalla richiesta del bando: c’è stata chi ha scelto di riprodurre in ogni bambola un’immagine del fedele animale domestico a modo di impersonificazione (Martínez) o i soli tessuti del paese d’origine (Rosas) alludendo al fatto che chiunque accetti di vestire i panni messicani diventi un rappresentante del paese, sposandone la cultura. Queste MATRIARCAS ci hanno parlato dell’influenza dei flussi migratori (Estrada) così come della forte eredità artistica delle popolazioni originarie (Quiroa e Fregoso) citate in quest’ultimo caso addirittura come tecnica di realizzazione con le perline colorate applicate sul legno della matrioska. Il supporto della MATRIARCA non è bastato nemmeno nel caso della bambola realizzata dal pittore messicano Oligar Esquivel che ha deciso di intervenire realizzando a parte un cappello da applicare sopra alla bambola “charra”. Di forte contenuto spirituale ed ambientalista (Romero), alcune MATRIARCAS si sono soffermate sull’inseparabile connessione dell’elemento femminile con la natura: i prodotti della terra e dell’artigianato (Rodriguez), fiori ed animali (Zarate, Mejía e Lima), ma anche leggende legate al femminile nella tradizione come la llorona (García) e la Catrina (Verdín e Mayoral) o percorsi di iniziazione rituale (Pérez Bacigalupo) e storica (Palafox). Se da un lato i personaggi riconoscibili citati con maggior frequenza sono Sor Juana, Frida, Nahui Ollin e la Malinche, dall’altro vengono rappresentate anche, coraggiosamente, icone
di una femminilità combattiva con alto valore civile e politico: la Santa Vagina raffigurata da Perla Rivera fa da contrappunto e completa la Madre Trans di Michelle Páez e in mezzo ai costumi tradizionali (Palencia) delle adelitas (Valenzuela) e delle charras, il fazzoletto delle abuelas de Plaza de Mayo e l’effige di Evita Perón (Mariuzza) sono marchi ineludibili di figure femminili che si sono iscritte in piena regola nell’immaginario nazionale e internazionale come portatrici di identità e di lotta di genere. Per quanto riguarda la qualità artistica, forse non tutte le nostre MATRIARCAS passerebbero la selezione di un curatore in una galleria d’arte, ma il loro compito non è quello di essere degli esempi in una teca di cristallo, esse sono come le donne vere: ce ne sono di più attraenti e di meno, di più aderenti al canone della perfezione estetica e di più dissonanti. Come le donne vere hanno parole più o meno intense da esprimere, sanno parlare in tono più o meno poetico a seconda dei casi, ma tutte parlano di amore, dignità, condivisione, forza, vale la pena di leggerle e ascoltarle tutte, di dischiuderle per percepirne il segreto, avvicinarsi al loro mondo e lasciarsi irretire dal desiderio di aprirle e richiuderle, conoscerle, imparare da loro. Noi siamo i loro fieri custodi e ve le abbiamo mostrate con orgoglio consapevoli di possedere un tesoro che abbiamo il dovere morale di condividere.
INDICE DEGLI ARTISTI Diana Aguirre Aida Ambríz Lupita Anaya Gabriell Arce Siqueiros Angélica Argüelles Kubli Rocio Bolaños Otilia Carrillo Arellano José Manuel Díaz Luzardo Oligar Esquivel Ana Paulina Fregoso Duncan Araceli García Robles Concepción García Sánchez Marina González Solano Alejandra Georgina Laorrabaquio Rossy Evelin Lima Padilla Andrea Magaña de la Parra (Cala) Marina Celeste Mariuzza Ivonne Martínez Aguirre Lourdes Martínez Ruth Mayoral Aubert Claudia Medina Ángel Melisa e Marian Mejia Guadalupe Montemayor Salazar Araceli Moreno Norela Michelle Páez Patricia Palencia Solis Georgina Palafox Carmen Parada Daniella Pérez Bacigalupo Milagro Pérez Quintana Macarena Pérez R. Valentina Perini Eraso Milagro Quiroa Fernández Perla Lusete Rivera Núñez Cecilia Rodriguez Lizbeth Rosas Diana Romero Irma G. Soria Hernández Lourdes Soto Sandra Valenzuela Marisol Vera Guerra María Elba Verdín Ruíz Maricela Zarate Alexandra Estrada
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Il presente catalogo è stato realizzato digitalmente da Silvia Favaretto e Daniele Rubin dell’Associazione Culturale Progetto LUNE al solo scopo di diffondere le opere in esso contenute e lasciare testimonianza del percorso compiuto dalla Mostra Itinerante. Dove non altrimenti menzionato traduzioni sono di: Silvia Favaretto Per contattare l’associazione: info7lune@gmail.com www.progetto7lune.it
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La vicepresidente dell’Associazione Culturale Progetto 7LUNE Sarah Grimaldi alla prima esposizione pubblica delle MATRIARCAS alla Casa Museo Goldoni durante il Festival Internazionale “Grito de Mujer” coordinato a Venezia dalla nostra associazione, 8 marzo 2016. Foto di Ana Gabriela Pérez.
La presidente Silvia Favaretto mostra le MATRIARCAS durante la premiazione del Concorso Internazionale di poesia Castello di Duino, in Friuli Venezia Giulia, 20 marzo 2016. Foto di Daniele Rubin.
La fotografa onduregna Lourdes Soto realizza degli scatti durante la tappa presso EL FONTEGO di Mestre, 24 marzo 2016. Foto di Silvia Favaretto (sopra) e di Lourdes Soto (sotto).