Where We Come From Roberto Di Patrizi
PPH
Editorial Team Batsceba Hardy - Chief editor Michael Kennedy Fabio Balestra Concept Batsceba Hardy Graphic Design Batsceba Hardy Massimo Giacci English Translation Jehan H. Ragab
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Where We Come From Roberto Di Patrizi
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Streephers queste persone consapevole che non sarò mai uno di loro. E li guardo con una sorta di ammirazione... Sembra che tutti abbiano capito perfettamente quale sia il loro posto nel mondo. Tutti tranne me. Forse il mio ruolo è quello di rubare le loro verità per consegnarle a chi non ne ha. Perché è questo che fanno, in fondo, gli streephers.
La sensibilità può essere uno strumento molto tagliente. Le volte che non l’ho rivolto contro me stesso, mi ha aiutato a raccogliere quelle piccole sfumature della vita quotidiana che sanno trasformare l’ordinario in straordinario. Uno sguardo, un gesto, un’espressione. È vero che siamo isole, e non il contrario! O almeno questa è la mia percezione. E ogni volta che navigo tra questi arcipelaghi di anime, rimango ammaliato dalla varietà dei microclimi. Immagino di attraversarli con un sommergibile, e che la fotocamera sia il mio periscopio. Ogni foto che faccio, è come se rubassi un fermo immagine all’ipotetico film che sto girando nella mia mente. Quanti personaggi principali in migliaia di sceneggiature per milioni di film che non vedrò mai! Alcuni li vorrei abbracciare forte, dir loro che va tutto bene... o sentirmelo dire. Ma non è possibile. Così scatto una fotografia da portare via con me, per sempre.
– Rachel, tutto... tutto questo non... non c’entra con... me! Io dentro ho qualcosa... qualcosa di più. – – Bruce... sì, forse dentro di te sei rimasto lo stesso ragazzo di una volta, ma non è tanto chi sei, quanto... quello che fai che ti qualifica. – Tratto dal film Batman Begins di Christopher Nolan È quello che facciamo che ci qualifica? Io ho studiato sax per 4 anni, altrettanti la chitarra, ho imparato a cantare, ho fatto il manovale, lo scaricatore ai mercati generali di notte, il fattorino, il tecnico della messa in onda di programmi televisivi, l’insegnante di chitarra, il titolare di un noleggio film, il tecnico delle registrazioni in esterna per conto di un’emittente radiofonica, il cantante di strada, ho suonato nei pub e nei ristoranti, ho fatto il venditore di multiproprietà a Tenerife, il fonico, il cablatore di PC, l’insegnante in corsi per il conseguimento della patente europea per il computer, ho seguito un corso biennale per generalist artist 3D e un breve corso di Fotografia, ho conseguito l’attestato professionale OEPAC (Operatore Educativo per l’Autonomia e la Comunicazione) grazie al quale ora faccio l’educatore nelle scuole medie per ragazzi con disturbi cognitivo-comportamentali. Ho fatto tante altre cose di cui poi mi sono pentito. Ho sentito il sapore amaro di chi tocca il fondo e, in un attimo di lucidità, ho anche provato la disperata consapevolezza dell’essere mediocre. Insomma, per arrivare fin qui ho fatto il giro largo. Ognuno ha i suoi mostri da combattere ed io ho bisogno di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo per andare a dormire sereno. Ma in verità, di tutto quello che ho fatto, io non sono nulla. Neanche un fotografo. Uno streepher, forse. Di un grigio medio. Al 18%. A differenza di alcuni fotografi di strada, che escono di casa appositamente per fare Street Photography e, come pescatori di fiume, hanno la pazienza di appostarsi per ore aspettando il momento giusto, io non cerco le foto che poi scatto. Sono le foto a venirmi incontro mentre cammino per andare a lavorare. Dedico alla Street quel piccolo ritaglio di tempo che va da quando scendo dal treno a quando entro in metropolitana (e viceversa, durante il ritorno verso casa). A volte ho la sensazione che ci sia come una sorta di predestinazione nel passare di lì in quel preciso istante e non un momento prima, o un attimo dopo. Aver scoperto che può esserci così tanta bellezza proprio davanti al mio naso, sotto gli occhi di tutti quando sembra che sia l’unico ad accorgermene, mi fa credere che forse la Magia esiste davvero. Infatti non ho ancora ben capito se sia stato io a scegliere la Street o lei me: nel dicembre del 2015, quando ancora non facevo questo genere fotografico, dimenticai la mia Canon 5DMkII sotto al sedile, scendendo in tutta fretta dal treno, per non ritrovarla più. Vissi
– Sapeva leggere, Novecento. Non i libri, quelli sono buoni tutti. Sapeva leggere la gente, i segni che la gente si porta addosso. Posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia... tutta scritta addosso. Lui leggeva e, con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava, in quella immensa mappa che stava disegnandosi in testa. Il mondo magari non l’aveva visto mai, ma erano quasi trent’anni che il mondo passava su quella nave. Ed erano quasi trent’anni che lui su quella nave lo spiava. E gli rubava l’anima. – Tratto dal film La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore La Gente: un insieme di persone di cui, in fondo, ho paura. Temo la loro stupidità come temo la mia. Perché la stupidità può uccidere. Può essere bieca e malevola, la gente, e troppo spesso grigia. Quando sono tra la folla io sono la gente: giudico, scanso, tralascio... e me ne vado via colpevole. Però, a volte, in quella stessa folla, mi capita di intravedere persone che non sembrano affatto grigie. Alcune sono verdi, qualcun’altra è blu oppure rossa, nonostante tutto, ed io sento il bisogno di catturarla in una foto per dimostrarlo. Faccio il pendolare, da un po’ di anni a questa parte. La stazione ferroviaria, immenso crocevia di individui di tutte le etnie e nazionalità, è diventata la mia riserva di caccia. In questa affascinante terra di nessuno si intrecciano così tante storie, ogni giorno, che meriterebbero di essere raccontate tutte quante. Io faccio quello che posso. Credo che, fotografare, sia un modo per far girare dall’altra parte il tempo e accarezzare di nascosto l’eternità. Guardando gli altri senza che essi se ne accorgano, mi godo tutta quella spontaneità come se fossi in un asilo tra decine di bambini che giocano e interagiscono tra di loro. Eh sì, gli occhi dei fanciulli sono davvero lo specchio dell’anima, perché non hanno filtri. Ma lo sono anche le espressioni degli adulti assorti nei loro pensieri e nelle proprie faccende. Cammino tra la folla, mentre vado a lavorare, incontrando avvocatesse, segretari, operai, militari, professoresse, studenti, capotreno, turisti, vagabondi e macchinisti. Mi muovo tra
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non mi basta. Vorrei poter scendere ad ogni cambiamento di panorama per viverlo e fotografare la gente che lo respira ogni giorno. Proprio io, che non amo andare in vacanza... Sì, ma viaggiare è diverso! Arrivare in una nuova città per restarci 4 mesi, un anno o quanto mi pare, per poi riprendere il viaggio... questo sì che sarebbe bello, se ne avessi la possibilità e soprattutto il coraggio! Devo sottolineare un fatto: essere pendolare per me è davvero molto angosciante. Il distacco e l’allontanamento dal mio ambiente familiare mi crea ansia. Tanta ansia. Prima di scoprire la Street, il tragitto che andava da casa a lavoro era il momento peggiore della giornata. Fare foto in stazione è stato terapeutico. Ora è il momento più eccitante. Vivo l’attesa di arrivare in stazione quasi fosse la mia catarsi. Non riesco a pensare ad altro che alle infinite immagini interessanti che potrebbero presentarmisi davanti se solo avrò il coraggio di allungare la mano per afferrarle. Amo fotografare gli estranei e penso che l’amerò sempre, anche quando riuscirò a smettere di fare il pendolare. Già so che un giorno tutto questo, paradossalmente, mi mancherà. Rimango sempre estremamente affascinato dalla bellezza e dalla bravura di certe modelle e dei loro fotografi. Saper tradurre quell’esteriorità in elegante innocenza, complice malizia o vitale sensualità, la ritengo pura Arte. Ho pro-
lo smarrimento della fotocamera come una vera e propria tragedia perché non avevo i soldi per comprarne un’altra. Riflettendoci meglio, forse non è stata la Street a scegliermi, ma la Stazione stessa, facendo ingoiare al treno la mia fotocamera... Una Magia?! Dopo tre “lunghissimi” mesi, riuscii a mettere insieme 300 euro per acquistare un Fujifilm X30 nuova. Non ne ero molto entusiasta ma non potevo permettermi altro. Mi sembrava quasi di esser sceso da una Ferrari per montare su una Fiat 500. Per fortuna avevo sottovalutato la piccola Fuji. Grazie alle sue dimensioni estremamente compatte, abbinate a una qualità delle immagini di tutto rispetto considerando le dimensioni del suo sensore, diventammo davvero inseparabili e cominciai a fotografare di nascosto le persone che viaggiavano sul mio stesso vagone. Spesso, pendolari come me. Una sola vita non è sufficiente. Come quando sei su un treno, mentre corre, e guardi fuori dal finestrino. Campi arati, solchi di grano, tralicci, case rurali, greggi. Centri abitati, ruderi, fiumi, stradine di campagna. Capannoni, piccole centrali elettriche, grandi parcheggi vuoti. Lunghe gallerie buie. Cantieri, cave, scheletri di palazzine mai ultimate. Treni spaventosi che sfrecciano in senso contrario. Rimesse di caravan, campi sportivi, sfasciacarrozze. Una vita sola
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spinta dall’illusione di diventare eterni in qualche modo. Un giorno, quando verrà scoperta la cura per debellare questa terribile piaga che è la vecchiaia, inizieremo a esplorare lo spazio profondo, e i personaggi principali di tutte quelle belle sceneggiature diventeranno viaggiatori galattici che, su treni interstellari, navigheranno verso mete infinite, e oltre. Così, pianeta dopo pianeta, arriveranno fino a Dio per chiedergli come si chiama veramente. E non avranno bisogno di domandargli altro, perché nel significato del Suo nome ci sarà la spiegazione di tutto.
vato a farlo anch’io, un paio di volte, ma non fa per me. È in netto contrasto con la mia necessità di passare inosservato per rubare la famosa Spontaneità. Non riesco a dire “sei fantastica” a ogni scatto, oppure suggerire cosa esprimere o come sentirsi. Sarebbe come chiedere al proprio partner: – mi piacerebbe che adesso mi sussurrassi “ti amo” di tua spontanea volontà –. Potrei provare a collaborare con una modella per un paio di giorni, seguirla nella sua quotidianità e fotografarla quando meno se lo aspetta, ma lo ritengo troppo complicato da realizzare. Insomma sono incastrato. Dovrò prendere il treno anche quando non ne avrò più bisogno, se vorrò ancora scattare le istantanee che piacciono a me! Ci sono giorni in cui mi impongo di non portare la fotocamera. Un po’ per andare più leggero e un po’ per non far diventare anch’essa routine. Ma appena scendo gli scalini del treno, mi assale una spiacevole sensazione di disagio. È come se non avessi il mio braccio artificiale, il mio super potere, la mia coperta di Linus. Cammino senza guardarmi attorno per paura di vedere, e non poter immortalare, la Foto della mia vita. Quella che non farò mai.
– Io non ci credo, in Dio... e forse Lui se ne è accorto. – (Tratto dal film Philomena di Stephen Frears) Quello che credo è che avrei potuto essere un figlio migliore, se solo avessi avuto dei genitori che si fossero sentiti all’altezza del loro compito e, ciò nonostante, verso la loro fine gli ero vicino. Sono stato un buon fratello, forse. La prematura morte di mia sorella minore mi ha straziato l’anima. E lo fa ancora, malgrado siano passati tantissimi anni. Mi piace pensare che sia Lei, a volte, a darmi qualche suggerimento. Chissà quante risate ci faremo, un giorno, quando ci rincotreremo e mi farà notare, con quella sua instancabile ironia, tutte quelle volte che invece non le ho dato retta... Sì... sono stato un amico presente, quando ce n’è stato bisogno. Magari non ho trovato le parole giuste ma c’ero! Spesso, non sempre, ho saputo ascoltare davvero. Ad un certo punto della mia vita ho sentito il forte desiderio di diventare padre. Era la mia Rivoluzione personale. Innamorato pazzo delle mie due figlie, ho fatto l’errore tipico di tutti gli innamorati: le ho idealizzate. Spero mi perdoneranno. Ho ritrovato una sorella da parte di mia madre e un fratello da parte di mio padre. Con la prima stiamo costruendo un buon rapporto, grazie alla sua grande pazienza. Col secondo ci siamo soltanto conosciuti per poi riperderci tra la folla. Ho imparato ad essere affidabile, e un buon marito. Ho capito che la coerenza e l’incoerenza sono due facce della stessa medaglia. Ma tradire se stessi, MAI. Te lo insegna la vita, dopo averti bocciato all’esame. Per fortuna, tra quella stessa folla di cui faccio parte mio malgrado, esistono degli individui che non sono affatto grigi come me. Alcuni sono verdi, qualcun altro è rosso oppure blu. Nonostante tutto. Ed io sento, ogni giorno più forte, l’irrefrenabile desiderio di catturarli in una foto. Perché sono uno streepher.
Uno dei miei libri preferiti è Narciso e Boccadoro, di Hermann Hesse. Ho pianto a dirotto durante la lettura dell’ultima pagina. Non mi era mai capitato, per un libro. Invecchiare è una grande conquista, lo so. Ma è anche un grosso fardello. Migliaia di giovani ragazze e ragazzi imprigionati in corpi fragili e doloranti, vittime di un incomprensibile maleficio. Nessuno sa il perché. Quello che i loro occhi hanno visto e vissuto, ciò che erano quando tutte quelle cicatrici, che chiamiamo rughe, non avevano ancora stravolto i tratti somatici, esiste solo nella loro mente. E non sempre. Ricordi quant’eri ingenuo, innocente e inconsapevole? Il fatto è che la vita, nella maggior parte dei casi, prima ti fa l’esame e poi ti insegna a superarlo. Siamo trogloditi, è questa la verità. Perché la vecchiaia è solo una malattia per la quale ancora non si conosce una cura e, per digerirla, filosofeggiamo sul vero senso dell’esistenza dopo esserci ingozzati di dogmi riguardo quello che succederà dopo la nostra dipartita. – Com’è tragico – mormorò Dorian Gray, gli occhi fissi sul suo ritratto – Com’è tragico! Io diventerò vecchio, brutto, ripugnante. E questa immagine rimarrà sempre giovane. Giovane quale io sono in questa giornata di giugno. Oh, se si potesse realizzare il contrario! Se io dovessi rimanere giovane sempre, e il ritratto invecchiasse! Per questo darei qualunque cosa! Darei la cosa più preziosa del mondo! Darei anche la mia anima per questo! – (Tratto dal libro Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde) Fosse stata una semplice fotografia invece di un dipinto, per Dorian non avrebbe fatto alcuna differenza, ovviamente. Certo, a lui non interessava tanto l’immortalità quanto conservare il suo giovane aspetto. Ma rimanere per sempre giovani può portare allo stesso risultato. È strano come, il bisogno di catturare l’attimo fuggente, sia intimamente connesso al desiderio d’immortalità. Così come la fine della vita è strettamente collegata all’istinto di sopravvivenza. Anche la stessa bramosia di notorietà è
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Streephers it’s not who you are underneath ... it’s what you do that defines you. – (quoted from the movie Batman Begins by Christopher Nolan)
Sensitivity is like a cutting sword. When I didn’t turn it against myself, it helped me catch those small nuances of everyday life that transform the ordinary into extraordinary. A glance, an expression, a gesture. It is true, we are all islands, not the contrary! At least this is my perception. Every time I sail among those archipelagos of souls, I remain enchanted by the variety of microclimates. I imagine I am going through them as with a submarine and the camera is my periscope. Every time I take a photo, it is as if I am stealing a still image of the hypothetical film I am shooting in my mind. So many lead characters in thousands of scripts for millions of films that I will never watch! Some I would love to hug tight, tell them that all will be fine … or hear them say it to me. But, it is not possible. Therefore I take a photograph that I will keep, forever.
Is it what we do that qualifies us? I studied sax for 4 years, and 4 more guitar, I learnt to sing, I worked as a laborer, as a handler at the wholesale markets at night, as a deliveryman, as a technician of a broadcasting television program, as a guitar teacher, as the owner of a rental film shop, as a technician for outdoors recordings on behalf of a radio station, as a street singer, as a musician in pubs and restaurants, as a timeshare salesman in Tenerife, as a sound engineer, as a PC cable-man, as a teacher to obtain a European computer course license. I attended a two-year course for generalist artist 3D, with a brief course in Photography, I then obtained an OEPAC certificate (Educator for Autonomy and Communication) thanks to which I am an Educator for middle school kids with behavioral and learning disorders. I did so many other things that later I regretted. I tasted the bitter flavor of those who hit the bottom, and in a moment of clarity I also felt the desperate awareness of being mediocre. In a nutshell, to come this far, I took the long way around. Everyone has their demons to face and I need to learn something new every day, in order to go to sleep peacefully. Verily, of all the things I have done, I am none of them. Not even a photographer. A streepher, maybe. A medium gray. At 18%. Unlike some street photographers, who go out of their homes to specifically do Street Photography, as river fisherman, who has the patience to loiter for hours waiting for the right moment, I don’t look for the photos I take. It’s the photos that come to me as I am walking to go to work. I dedicate to the Street that little slot of time while I am getting off the train to when I enter the subway (and vice versa, when I am returning home). Sometimes I feel there is a sort of predestined place to pass through in a specific moment, not a second earlier, or later. Just to realize that there can be so much beauty right under my nose, under everyone’s eyes and I seem to be the only one noticing, it makes me believe that maybe, after all, Magic really exists. Actually, I have not yet really understood whether it was me who chose the Street or the other way around: in December 2015, when I was not yet doing this photographic genre, I forgot my Canon 5DMkII under the seat in the train, while rushing to get off, and then never found it again. I saw the loss of the camera as a real tragedy because I didn’t have the money to buy another one. But reflecting on the event, perhaps it was not the Street that chose me, but the station itself, making the train swallow my camera ... Magic?! After three “very long” months I finally managed to put together 300 Euros to buy a new Fujifilm X30. I wasn’t very excited about it but I couldn’t afford anything else. It almost felt like I got out of a Ferrari to get on a Fiat 500. Fortunately I had underestimated the little Fuji. Thanks to its extremely compact dimensions, combined with a very respectable image quality considering the size of its sensor, we became truly inseparable and I began to secretly photograph people who were traveling on my same wagon. Often, commuters like me. One life is not enough. Like when you’re on the train, while it’s speeding, and you look out the window. Plowed fields, furrows of wheat, pylons, rural houses, flocks. Inhabited centers, ruins, rivers, countryside streets. Sheds, small power plants, large empty parking lots. Long dark tunnels. Construction sites, quarries,
– He knew how to read, Nineteen Hundred than! Not books, anybody can do that. He knew how to read people, the signs that people carry on them: places, sounds, scents, their land, their story, everything written on them. He would read and, with infinite care he would catalogue, organize, and make order in that immense map that he was drawing in his mind. Maybe he’d never seen the world, but for almost 30 years the world had been passing on that ship. And for almost 30 years on that ship, he'd been spyng on it and e would steal its soul. – (quoted from the movie The Legend of 1900 by Giuseppe Tornatore) I have always been a little fearful of people and their stupidity, as I have of my own. Stupidity is dangerous. It can kill. It can be bad, hostile and often gray. When I am in a crowd, I am the people: I judge, I sidestep, I walk out … carrying the blame. But sometimes in that same crowd, I catch a glimpse of some people who don’t seem gray at all. Some are green, some are blue or red. Despite everything I feel the need to capture them in a photograph and show it. I have been commuting for so many years now, that the train station has become my hunting ground. There is an incredible carrefour of individuals from all ethnicities and nationalities. Here, in this fascinating no man’s land, endless stories are interwoven every single day, each one of them deserves to be related. I do what I can. I think taking photos is a way to turn time around and secretly caress eternity. When I am looking at others without them noticing, I see what they really are, it’s as if I am in a kindergarten among dozens of children playing and interacting with each other. O yes, children’s eyes are really the mirror of their souls, because they have no filters. And so are the expressions of adults when they are absorbed in their thoughts and their affairs. On my way to work I cross lawyers, secretaries, workers, military, professors, students, train drivers, tourists, homeless, machinists. I walk among these people knowing that I will never be one of them. I look at them with a sort of admiration … They all seem to have perfectly understood where their place in the world is. All of them except for me. Perhaps my role is to steal their truth and pass it on to those who have none! This is, after all what streephers do. – Rachel, all of ... All this ... It’s ... It’s not me. It’s ... Inside, I am ... I am more. – – Bruce ... deep down you may still be that same great kid you used to be. But
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will remain always young. It will never be older than this particular day of June …. If it was only the other way! If it was I who were to be always young, and the picture that were to grow old! For this – for this – I would give everything! Yes, there is nothing in the whole world I would not give!’ (quoted from the novel The Portrait of Dorian Gray by Oscar Wilde)
uncompleted building sites. The frightening whizzing of trains running in the opposite direction. Caravan garages, sports fields, junkyards. A single life is not enough for me. I would love to go into every change of landscape and live it, get to photograph the people who breathe it every day. Yes, me, the one who doesn’t like going on vacation ... but traveling is different! Going to a new city to stay 4 months, maybe a year or however long I want, and then travel again. This would be really nice, if only I had the chance, and above all, the courage!
Had it been a simple photograph instead of a painting, obviously, it would have not made any difference to Dorian. He certainly did not care so much about immortality, as about preserving his young appearance. But to remain forever young leads to the same result. It is strange how the necessity to capture the fleeting moment is so intimately connected to the desire of immortality. Just as the end of life is tightly related to the survival instinct, similarly, the ardent desire for notoriety it is somehow driven by the illusion of becoming eternal. One day, when the cure to eradicate this terrible old age will be discovered, we will begin to explore the deep space, and the main characters of all those beautiful scripts will become a galactic traveler, on interstellar trains, who will sail towards infinite destinations, and beyond. So, planet after planet, they will come up to God to ask him what is His real name. And they won’t need to ask him anything else, because in the meaning of His name there will be an explanation for everything.
I must underline something: being a commuter for me is really distressful. Departing and moving away from my familiar environment, creates anxiety. A lot of anxiety. Before discovering Street, the journey from home to work was the worst moment of the day. Taking pictures in the station was therapeutic. Now it is the most exciting moment. I long to reach the train station as if it were my catharsis. I can’t think of anything else except the infinite interesting faces that could be offered to me, if only I have the courage to reach out and clasp them. I love photographing strangers and I think I’ll always love it, even when I will be able to stop commuting. I already know that one day all this, paradoxically, I will miss. I remain extremely fascinated by the beauty and skills of certain models and their photographers. Knowing how to translate something external into elegant innocence, complicit malice or vital sensuality, I consider that pure Art. I’ve tried to take pictures of models a couple of times, but it’s not my thing. It is in stark contrast to my need to go unnoticed to steal Spontaneity. I can’t say “you’re fantastic” with every shot, or suggest what to express or how to feel. It would be like asking your partner: – I’d like it, if now you whisper to me “I love you” of your own free will –. I could try to collaborate with a model for a couple of days, follow her in her everyday life, and photograph her when she least expects it. But it is almost impossible for me to achieve that. In short, I’m stuck. I will have to take the train even when I no longer need it, if I still want to take the snapshots that I like! There are days when I force myself not to bring the camera with me. Partly to stay lighter and partly for it not to become a routine. But as soon as I step down from the train, an unpleasant feeling of uneasiness comes over me. It is like I don’t have my artificial arm, my super power, my blanket. I walk without looking around fearing of seeing, and not being able to capture, the Photo of my life. The one I will never take. One of my favorite books is Narcissus and Goldmund by Hermann Hess. I cried nonstop while reading the last page. It had never happened to me to cry for a book. Aging is a great achievement, I know. But it is also a big burden. Thousands of young people, girls and boys, imprisoned in fragile and suffering bodies, victims of an incomprehensible evil spell. No one knows why. What their eyes have seen and experienced, what they were before all those scars which we call wrinkles had not yet distorted their facial features, that person exists only in their mind. But not always. Do you remember how naive, innocent and unaware you were? The fact is, that in most cases, life first gives you the tests and then it teaches you how to pass the exams. We are troglodytes, that’s the truth. Because old age is only a disease for which a cure is not yet known and, to digest it, we philosophize on the meaning of life after having stuffed ourselves with dogmas about what will happen after our departure.
– I don’t believe in God ... and maybe he noticed. – (quoted from the movie Philomena by Stephen Frears) I believe I could have been a better son, if only I had parents who stood up to their duty, but despite everything, I was close to them in their last moments. I have been a good brother, maybe. The premature death of my younger sister tormented my soul. It still does, even though many years have passed. I like to think that sometimes she’s the one who is giving me suggestions. Who knows how much we will laugh, the day we meet and she will say with her tireless irony, all the times I wasn’t paying attention to her … Yes ... I was there as a good friend, when it was needed. Perhaps I didn’t find the right words but I was there! Often, but not always, I was there to really listen. At a certain moment in my life I felt a powerful desire for fatherhood. It was a personal revolution. Madly in love with my two daughters, I made the classic mistake all lovers do: idealize them. I hope they will forgive me. I revived the liaison with my stepsister from my mother’s side and we are building a good relationship, due to her tireless patience.While with my stepbrother from my father’s side, we only met and then dispersed in the crowd. I have learnt to be reliable, and a good husband. I understand that the coherence and incoherence are two sides of the same coin. Just don’t ever betray yourself. Life teaches you this, after having failed you at the exams. Fortunately, among that same crowd I belong to despite my will, there are some individuals who are not gray at all, like me. Some are green, some are red or blue. Despite everything. Every day my feeling is stronger, that uncontrollable desire to capture them in a photo. Because I am a streepher.
‘How sad it is!’ murmured Dorian Gray, with his eyes still fixed upon his own portrait. ‘How sad it is! I shall grow old, and horrid, and dreadful. But this picture
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I started to deepen photography only in October 2010, when my wife gave me a camera for my birthday. But I always shyly love it. Actually, I was born a musician. I did guitar bar, as well as the street artist. I played a lot, without a goal, until when, at 35, I started working, first as a broadcast technician and later as a sound engineer, in a television station. Here I also dealt with graphics and another great love blossomed: the CGI. This work experience lasted 12 years. Then I enrolled in a master’s degree for 3D Artist in whose program of studies were provided rudiments of photography, even with practical sessions. After the master, I wanted to deepen following a professional photography course. In short, to get here I made the rounds wide. Everyone has his monsters to fight and I need to learn something new every day, to go to sleep peacefully.
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