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OTTICA RILEVARE




05-08/09/2023




Padiglione 22, Stand C/D 61/62



Milano, Italia
Le ottiche in plastica si contraddistinguono per le loro molteplici possibilità di configurazione e integrazione, oltre che per i bassi costi di produzione. Pulizia assoluta e riproducibilità sono due aspetti fondamentali a tale riguardo. Basate su approccio modulare, le soluzioni per lo stampaggio a iniezione offerte da ARBURG possono essere personalizzate in modo da soddisfare esigenze specifiche, garantendo al tempo stesso il massimo controllo dei processi affinché possiate sempre vederci chiaro. www.arburg.it








































La Quota Delle Esportazioni Per Famiglie Di Macchine Nel 2022
Le tecnologie per plastica e gomma hanno chiuso l’anno 2022 con un fatturato di 4,35 miliardi di euro, con un incremento dell’8,1% rispetto al 2021.
2022 con un fatturato di 4,35 miliardi di euro, seconda prestazione migliore di sempre e con un incremento pari all’8,1% rispetto al 2021.
A permettere al comparto di raggiungere questo risultato storico sono state soprattutto le esportazioni, che hanno registrato un andamento particolarmente positivo sul finire d’anno, con un valore totale tornato sopra la soglia dei 3 miliardi di euro, attestandosi a 3,16 (+8,5% sull’anno precedente).
In dettaglio, le esportazioni da parte dei costruttori italiani - che rappresentano una quota del 72,7% sulla loro produzione totale - risulta in sostenuta progressione verso le principali macroaree di destinazione: Europa comunitaria (+8%), Europa non UE (+8%), Nord America (+6,6%), Estremo Oriente (+9%).
Quanto alle macrocategorie di macchinari destinati alle esportazioni, i sistemi per l’estrusione sono i più rappresentativi, con una percentuale del 20,8% sul giro d’affari totale della produzione italiana (con una crescita del 13,7% rispetto al 2021). Seguono gli ausiliari (13,7%), le macchine per lo stampaggio a iniezione (9,5%) e le altre macchine (24,2%).
Il mercato interno è cresciuto del 6,8% rispetto al 2021, con un giro d’affari di oltre 1,18 miliardi di euro.
I primi tre settori clienti sono rappresentati da imballaggio
(40,6% del fatturato totale), auto (15,9% del totale) ed edilizia (che vale l’11%).


Il 2023 si è aperto per tutta l’industria occidentale sotto un cielo più incerto, sia perché è venuto meno l’effetto rimbalzo post-Covid sia per il perdurare del conflitto in Ucraina, nonché per la zavorra di tassi di interesse e di inflazione che impattano sulla domanda globale. Ma il clima di fiducia tra le aziende costruttrici di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma rimane alto, decisamente superiore agli indicatori macroeconomici: il 39% degli intervistati prevede anche per il 2023 un miglioramento dei risultati, il 43% si attende stabilità, mentre il 18% è pessimista.

Plast 2023
Appuntamento importante per l’industria delle materie plastiche e della gomma, dal 5 all’8 settembre a Fiera Milano, dove torna Plast 2023, il salone internazionale dedicato ai materiali e alle tecnologie per la loro lavorazione, organizzato da Promaplast, la società di servizi di Amaplast. L’edizione 2023 della fiera, che, a causa dello stop forzato imposto dalla pandemia, torna dopo cinque anni da quella del 2018, è stata preceduta da una grande attesa, contraddistinta da decine di aziende alla loro prima partecipazione e circa un terzo di provenienza estera, sul totale degli espositori.



Quadro economico, servitization, carbon neutrality: questi i temi di attualità trattati nel corso della tavola rotonda. Nella foto i protagonisti che l’hanno animata: da sinistra, Marco Taisch, presidente Made Competence Center Industria 4.0, David Giraldi, responsabile settore sostenibilità e innovazione della società Ambiente, Marco Fortis, direttore e vicepresidente di Fondazione Edison, e il moderatore Giuseppe De Filippi, vicedirettore del TG5.

L’internazionalità della mostra è confermata anche dal ritorno delle collettive cinese e iraniana, mentre quella francese è al suo debutto a Milano. Focus anche sulle delegazioni estere: sono infatti 30 i Paesi di tutto il mondo che hanno già aderito al programma di incoming di buyer, realizzato con il supporto di ICE-Agenzia.
Promaplast ha siglato anche un accordo sinergico con Ipack-Ima, volto a rafforzare la promozione di Plast tra gli operatori del settore packaging. Si tratta infatti di un comparto particolarmente affine a quello delle materie plastiche, considerato che circa il 40% della domanda di polimeri deriva proprio dall’imballaggio. Anche a Plast 2023 vengono riproposti i tre saloni-satellite dedicati ad altrettante filiere d’eccellenza nel settore: Rubber (per il mondo della gomma), 3D Plast (focalizzato sulla produzione additiva e sulle tecnologie affini) e Plast-Mat (dedicato alle soluzioni in materiali plastici innovativi).
Anche i momenti di convivialità che hanno contraddistinto la giornata dell’assemblea dei soci Amaplast, svoltasi presso l’azienda viti-vinicola Ca’ del Bosco a Erbusco (Brescia), sono stati utili ai partecipanti per incontrare partner e fare networking.


Un momento dell’assemblea Amaplast durante la quale, oltre al nuovo presidente, sono stati scelti anche i vicepresidenti Barbara Ulcelli (neoeletta) e Gabriele Caccia (riconfermato nella carica).
È stato altresì impostato un nuovo layout con aree dimostrative dotate di linee funzionanti e spazi dedicati alle presentazioni aziendali. Parallelamente, The Innovation Alliance - il progetto che vede la partnership di Plast con Ipack-Ima, Print4all e Intralogistica Italia - propone un nuovo concept; considerato il riassetto dei calendari fieristici dovuto alla pandemia, le segreterie organizzative stanno lavorando su una reinterpretazione dell’iniziativa, articolata in diversi momenti focalizzati su tematiche di attualità trasversali ai settori coinvolti, consolidando così il messaggio di filiera che ne è alla base.
Ultimo ma non ultimo, il calendario degli eventi collaterali - convegni, workshop e conferenze stampa degli espositori - offre al pubblico molte significative novità.

La presentazione programmatica da parte del neopresidente di Amaplast, intervistato subito dopo la sua elezione. Conferme e novità negli impegni che si prefigge e nei temi che intende affrontare anticipano un mandato stimolante in una filiera sempre più integrata e, per questo, capace di avanzare istanze e farsi portatrice di valori condivisi.


Nel corso dell’assemblea annuale di Amaplast, tenutasi il 28 giugno (sulla quale pubblichiamo un approfondito articolo a pagina 12 di questo numero), sono state rinnovate le sue cariche direttive e Massimo Margaglione, CEO della divisione Mould&Assembly di Gefit, è stato eletto presidente dell’associazione dei costruttori italiani di macchine e attrezzature per materie plastiche e gomma per il prossimo biennio. Abbiamo colto l’occasione per porgergli qualche domanda in merito al nuovo incarico, a come prevede di portarlo avanti da un punto di vista programmatico e a come valuta l’attuale situazione geopolitica ed economica generale e di settore.
Lasciamo quindi subito spazio alle risposte del neopresidente di Amaplast, certamente molto più interessanti di qualsiasi preambolo.
Entriamo subito nel vivo: che eredità riceve dal suo predecessore Dario Previero alla guida di Amaplast?
“Dario Previero ha dimostrato durante il suo mandato un’innegabile abilità nel condurre e guidare la nostra associazione, attraverso crisi e difficoltà che non hanno eguali nella nostra storia recente.
Il Covid-19, il default della catena di approvvigionamento, l’impennata dei prezzi energetici, l’incremento dei costi delle materie prime e di tutti componenti indispensabili per la nostra filiera, l’innalzamento del tasso di inflazione che ha sfiorato il 10% e l’incremento dei tassi di interesse, sono solo i principali aspetti che hanno caratterizzato l’ambiente circostante in cui Dario Previero si è trovato ad operare.

Dario ha indubbiamente dimostrato una leadership eccezionale che lo ha portato, tra le altre cose, a definire e intraprendere un percorso di collaborazione con altre due importanti associazioni di categoria, Acimac e Ucima. Eredito da Dario Previero, al quale esprimo la mia sincera gratitudine per il suo straordinario lavoro, un’associazione più forte, più dinamica, più presente nella fornitura di servizi qualificati agli associati e indubbiamente un’associazione maggiormente accreditata presso le istituzioni nazionali”.
Come neopresidente, quali obiettivi si pone e come intende impostare il suo mandato per realizzarli?
“In qualità di neopresidente di Amaplast ritengo di dover innanzitutto dare continuità alle importanti iniziative intraprese del mio predecessore e a tal fine mi impe- gnerò a promuovere, sostenere e attuare quello spirito collaborativo nato tra la nostra associazione e le altre due associazioni sopra menzionate, affinché si possa attuare un vero organismo federato che possa inequivocabilmente rafforzare la nostra posizione nel panorama confindustriale italiano.
Sono profondamente convinto che individualmente ognuno di noi rappresenti una forza vigorosa, ma sono altresì sicuro che lavorando assieme potremmo diventare una forza dirompente, tale da far sentire le nostre istanze in maniera qualificata e autorevole presso le principali istituzioni nazionali. La tutela degli interessi dell’industria della plastica e dell’industria dei beni strumentali che la serve è oggi un’innegabile priorità e necessità. Occorre lavorare con i Governi, le istituzioni e le organizzazioni nazionali al fine di orientare politiche favorevoli al nostro settore e per contrastare la percezione negativa della nostra industria, vista spesso e ingiustamente come la come colpevole delle deturpazioni ambientali che ci circondano.
Oltre a questo Amaplast continuerà a fornire supporto e assistenza al fine di informare e spesso anche di formare le imprese associate sui temi delicati e ormai imprescindibili, quali sostenibilità e responsabilità sociale delle imprese, transizione ecologica, economia circolare, normativa SUP, modifiche alla direttiva europea sugli imballaggi, e continuerà a essere un attore attento e attivo al fianco dei soci per accompagnarli nel dedalo dei mutamenti normativi e per coadiuvarli, per quanto possa fare un’associazione, nell’affrontare le sfide del mercato e sfruttare le opportunità da esso derivanti”.
Dal luglio 2020 è in essere una forte sinergia tra Amaplast e le associazioni Acimac e Ucima, che raggruppano i costruttori rispettivamente di macchine per ceramica e per imballaggio: qual è il primo bilancio che ritiene di poter stilare dopo tre anni di collaborazione e, soprattutto, quali sono le prospettive future?
“Acimac, Amaplast e Ucima hanno intrapreso nel 2020 un progetto di integrazione dei servizi volto a migliorare qualità e quantità dell’offerta di servizi ai propri associati. Il progetto si è presentato sin dalle sue prime battute estremamente ambizioso e, grazie all’impegno e alla tenacia dei presidenti delle associazioni coinvolte e del fondamentale e prezioso supporto sia di Mario Maggiani sia di Giampaolo Crasta, protagonismo e individualismo sono stati sostituiti da uno spirito collegiale e federativo, che, pur mantenendo inalterata la peculiarità del- le tre compagini, ha premesso di operare per il raggiungimento di obbiettivi comuni. Limitare però il percorso intrapreso alla sola integrazione dei servizi sarebbe riduttivo, in quanto è palese e indubbia la vigorosa azione di avocacy e lobby che le tre associazioni hanno potuto intraprendere e che ci hanno permesso di assumere un ruolo di maggior incidenza all’interno sia della governance confederale che verso gli stakeholder pubblici. Cito a mero scopo esemplificativo, l’importante successo ottenuto in relazione al posticipo contemplato all’interno del decreto Milleproroghe, con il quale il termine per il completamento degli investimenti in beni strumentali 4.0, prenotati entro il 31 dicembre 2022, è stato spostato al 30 novembre 2023.
La collaborazione iniziale tra Acimac, Amaplast ed Ucima non si è soltanto rafforzata e consolidata in questi tre anni, ma è considerata dal comparto confindustriale come un virtuoso esempio di fruttuosa cooperazione. I successi ottenuti non rappresentano però un punto di arrivo ma un reale punto di partenza verso la creazione di una federazione di settore, Confindustria Macchine, i cui contenuti e presupposti sono stati presentati durante la nostra assemblea. In estrema sintesi, il progetto federativo assume per Amaplast, come per Acimac e Ucima, un’importanza strategica e la nascente federazione, aprendosi anche ad altre associazioni della meccanica strumentale e dei settori di filiera, diventerà innegabilmente un’“associazione” di riferimento per tutto il nostro settore, per quanto riguarda sia la fornitura dei servizi offerti alle aziende associate sia la rappresentatività di cui certamente godrà presso le varie istituzioni confindustriali e governative”.

Massimo Margaglione nella sua relazione introduttiva e programmatica subito dopo l’elezione avvenuta nel corso dell’assemblea dei soci Amaplast; con lui nella foto il suo predecessore Dario Previero, sotto la cui presidenza ricopriva la carica di vicepresidente.

Cosa può dirci a riguardo dei temi del momento come la sostenibilità delle attività produttive, la transizione ecologica e la digitalizzazione delle imprese? Come dovrebbero porsi verso di essi un’associazione come quella che è stato chiamato a guidare e le aziende che ne costituiscono la base?
“Sono temi molto complessi e non pretendo di avere una risposta esaustiva in merito alle azioni che le aziende e le associazioni dovrebbero adottare per essere parte del cambiamento. In merito alla sostenibilità mi piace pensare che sia legata a un altro termine a mio avviso più pregnante, che ci dona con immediatezza il senso dell’urgenza, ovvero la “durabilità”.
Le nostre azioni individuali e collettive devono essere condotte con il fine ultimo di preservare il mondo in cui viviamo e di renderlo vivibile e durevole per chi ci seguirà. Non voglio filosofeggiare né addentrarmi in sofismi inconcludenti, ma ognuno di noi deve fare la propria parte per correggere lo scempio ambientale in cui ci troviamo e indubbiamente le aziende sono chiamate ad agire con immediatezza per ridurre l’impatto negativo su società e salute del pianeta. Il legislatore con la Direttiva Europea 95/2014 e con il Decreto Legislativo 254/2016 prevede che a partire dal 2026 saranno chiamate a presentare il bilancio di sostenibilità non solo le aziende quotate e gli enti pubblici ma anche le grandi aziende e questo cambiamento normativo vedrà elevare il numero delle imprese coinvolte da poco più di 300 a oltre 6.000. La sostenibilità è spesso erroneamente associata soltanto a temi puramente ambientali e climatici, ma in realtà si rivolge in maniera altrettanto preponderante alle persone e al loro benessere nelle nostre aziende, all’ambiente di lavoro, alla digitalizzazione, alla ricerca e sviluppo, alla filiera di fornitura, alla valorizzazione del territorio e, in generale, ai criteri ESG.
Il neopresidente Amaplast guiderà una compagine associativa che raggruppa circa 170 aziende.
Ci troviamo difronte a un cambiamento che deve rappresentare una vera rivoluzione. In questo scenario Amaplast svolgerà un ruolo di supporto alle aziende associate che volgiano intraprendere il percorso verso la sostenibilità e, in sinergia con i servizi offerti assieme ad Acimac e Ucima, potrà assistere le aziende in maniera altamente professionale.
In merito alla digitalizzazione, il recente piano nazionale Industria 4.0 e gli incentivi a esso collegati hanno favorito le aziende italiane a investire in beni strumentali nuovi, materiali (macchinari) e immateriali (software), per migliorare i propri processi produttivi e qualitativi. Amaplast ha sostenuto e continuerà a sostenere la trasformazione digitale, mantenendo le relazioni con tutti gli stackholder interessati, fornendo agli associati assistenza, informazioni costanti e puntuali, webinar, corsi e consulenza altamente qualificata. La nuova frontiera della digitalizzazione oggi si coniuga con l’introduzione nelle nostre aziende dell’intelligenza artificiale ed è innegabile che sostenibilità e intelligenza artificiale lavoreranno in maniera sinergica per migliorare l’efficienza energetica e l’utilizzo delle risorse, ridurre gli sprechi, monitorare i processi produttivi e altro ancora”.

Oltre a quelli appena citati, individua altri

temi caldi che nei prossimi mesi potrebbero risultare particolarmente impegnativi?
“La transizione digitale ed ecologica rappresenta, come detto, una delle principali sfide che le nostre aziende dovranno affrontare, ma anche un grande potenziale di crescita. Purtroppo, il panorama geopolitico internazionale non agevola le imprese ad affrontare con serenità i cambiamenti tecnologici che ci aspettano. La guerra in Ucraina è ancora in corso e l’inflazione, sebbene abbia registrato un vigoroso calo, rimane ancora altissima, oscillando intorno al 6%. Christine Legarde ha annunciato nei giorni scorsi un ulteriore aumento di 25 punti dei tassi di interesse (l’ottavo da luglio 2022), che porta il tasso di interesse di riferimento al 4%. La corsa al rialzo però non è terminata e per ammissione della stessa presidente della BCE, i tassi continueranno ad aumentare “as long as necessery”, ovvero sino a portare l’inflazione a un valore intorno al 2%, oggi atteso non prima della fine del 2025. Indubbiamente un incremento dei tassi così veloce, passati da un livello zero a inizio luglio 2022 al 4% ha avuto inevitabilmente un forte impatto sull’economia reale: la Germania, locomotiva dell’Europa, farà, di fatto, registrare una crescita zero, se non una recessione, ma in generale le stime della Commissione europea prevedono per tutta la zona euro, una crescita inferiore all’1%”.
L’economia italiana, grazie alla spinta esercitata da turismo, servizi e fondi del PNRR, sta performando meglio dei suoi vicini europei e sembra registrare una crescita che si attesterà attorno all’1,1-1,2%. L’incremento dei tassi avrà con molta probabilità un forte impatto sui consumi delle famiglie e sugli oneri finanziari delle aziende italiane, anche tra quelle associate, e questo potrebbe disincentivare fortemente nuovi investimenti e causare un periodo di stasi”.
Come valuta lo stato di salute dell’industria italiana delle materie plastiche e, in particolare, quello dei costruttori di macchine e attrezzature, a fronte di un 2022 che ha superato ogni aspettativa?

“In effetti i dati del 2022 hanno superato le aspettative e i primi mesi del 2023 hanno visto il PIL italiano in crescita, sebbene il secondo trimestre 2023 si sia aperto e si stia concludendo con segnali deboli anche per l’Italia, che sta registrando una frenata un po’ in tutti i settori industriali. L’economia italiana è resiliente, ma sono certamente preoccupanti i dati recenti e il trend degli ultimi mesi, che vedono la produzione industriale in calo. Lo stato di salute della nostra filiera resta ancora positivo, ma non posso evitare di ricordare le preoccupazioni espresse dal Centro Studi di Confindustria, il quale ritiene improbabile che il calo della produzione industriale dei primi due trimestri possa essere compensata dalla lieve ripresa attesa per la seconda metà dell’anno.
Citando l’appello del presidente Bono - mi, occorrerebbe anche per il benessere della nostra filiera vedere applicate misure strutturali a sostegno dell’industria, come per esempio l’estensione permanente dei benefici fiscali legati all’Industria 4.0, così come misure contributive e fiscali, sempre permanenti, al sostegno di lavoro, investimenti e ricerca e sviluppo”.

Export: Italia leader mondiale nei macchinari, 16 miliardi di potenziale. Barbara Beltrame Giacomello, Confindustria: “Necessaria una politica di sistema che accompagni le imprese sui mercati esteri”.

Ci sono 16 miliardi di export potenziale per i beni strumentali caratterizzati da automazione, creatività e tecnologia. La possibilità di ampliare le esportazioni di questi macchinari a elevata sofisticazione è equamente distribuita tra Paesi avanzati ed emergenti, per circa otto miliardi ciascuno, suggerendo quindi alle imprese di accrescere le loro quote di mercato in entrambe le aree.




Sono i dati della prima edizione di Ingenium, il rapporto del Centro Studi Confindustria dal titolo “Il potenziale dei beni strumentali italiani nel panorama internazionale”, realizzato con il sostegno finanziario di Federmacchine (a cui afferiscono, tra le altre, le associazioni
Amaplast, Acimac e Ucima) e il contribuito, tra gli altri, di Sace per il focus nei Paesi dell’Asean, in particolare Vietnam, Filippine e Thailandia, il cui mercato rappresenta un grande orizzonte di opportunità per il made in Italy.
Il rilievo del made in Italy
I macchinari che rientrano nell’analisi sono definiti grazie a tre elementi caratteristici che li contraddistinguono: automazione, creatività e tecnologia. Di qui l’acronimo ACT, che raggruppa 202 categorie di prodotto su cui l’Italia può far leva per affrontare lo scenario internazionale. Si tratta di macchinari dall’elevato grado di precisione, da una presenza dell’elettronica sempre più pervasiva rispetto alla parte meccanica, dall’agilità nell’adottare soluzioni su misura e da un crescente contenuto di servizi nell’offerta di vendita. Per molte categorie di beni l’Italia esprime un vantaggio competitivo in termini sia di prezzo applicato per la vendita sia, a parità di prezzo, per le più elevate quantità di macchinari vendute e non sorprende risulti leader mondiale nella produzione di molte categorie di macchinari.
“Nel quadro di un ruolo di assoluto rilievo che assume il made in Italy nell’economia globale e nazionale quale asset fondamentale di crescita, i beni strumentali sono la robusta spina dorsale delle eccel- lenze italiane esportate all’estero. Senza di loro molti dei beni di consumo, che nel nostro immaginario rappresentano l’Italia nel mondo come moda, arredo e alimentare, non sarebbero realizzabili”, ha affermato Barbara Beltrame Giacomello, vicepresidente per l’internazionalizzazione di Confindustria. “I macchinari costituiscono sempre una delle prime voci tra i prodotti venduti all’estero e rappresentano una parte significativa del nostro export. Un export che dagli ultimi dati vede dei segnali di rallentamento dopo i livelli record registrati negli ultimi anni e che ha sostenuto la competitività dell’industria italiana in un contesto internazionale reso estremamente sfidante e incerto. Un motivo in più per continuare a scommettere sul nostro made in Italy e impegnarci a rafforzarlo senza farci spaventare. Anche perché come si vede da questi dati ci sono grandi potenzialità che dobbiamo essere in grado di mettere a terra con una vera politica di sistema che accompagni le imprese, in particolare le piccole e medie, nei mercati esteri”. “Riconosciuto per le ottime performance, il made in Italy settoriale assicura da sempre un contributo decisivo al saldo della bilancia commerciale del paese. È infatti l’industria meccanica, nella quale rientra quella rappresentata da Federmacchine, a registrare il surplus commerciale maggiore. Ora, con il rapporto Ingenium, le imprese del settore hanno a disposizione uno strumento in più per comprendere come e ove orientare la propria offerta, considerando i mercati a maggior potenziale, e alcune indicazioni strategiche per meglio presidiare le aree di sbocco”, ha affermato Alfredo Mariotti, segretario generale Federmacchine.

Con l’acronimo ACT - ossia automazione, creatività e tecnologia - vengono identificati i tre elementi caratteristici che contraddistinguono i macchinari e i sistemi che sono rientrati nell’analisi realizzata con il sostegno di Federmacchine e il contributo di Sace.

Il potenziale dei mercati
Dal Rapporto emerge che tra i mercati avanzati, quelli che offrono un maggiore potenziale sfruttabile sono gli USA (con un potenziale di export aggiuntivo stimato in circa 1,7 miliardi di euro), Francia e Germania a pari merito (600 milioni di potenziale), poi Austria e Canada. Il potenziale aggiuntivo negli emergenti è guidato dal mercato cinese, dove è ancora sfruttabile il 52% del potenziale di export totale per un ammontare pari a circa due miliardi di euro. Questo potenziale in Cina è dovuto in larga parte alla dimensione del mercato. Seguono Turchia (potenziale di 700 milioni) e India (600 milioni), poi Messico e Brasile.

L’Italia risulta inoltre tra i primi esportatori sia per quota di mercato sia per competitività tra i fornitori internazionali di prodotti ACT. Nel 2020 il nostro Paese si è qualificato quinto, dietro Cina, Regno Unito, Germania e Austria. I principali importatori di macchinari ACT provenienti dall’Italia rimangono gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania e dalla Cina.

L’export ACT vale quasi 28 miliardi di euro. Il valore delle esportazioni di macchinari italiani ACT nel mondo può essere diviso per mercati di destinazione. Quelli ad avere maggior peso sono i mercati avanzati, che insieme assorbono più di 18 miliardi di euro. Il valore delle esportazioni nei mercati emergenti è invece più limitato e registra poco più di nove miliardi di euro. L’export di ACT è cresciuto in particolar modo in America, così come nel continente europeo, destinazioni che hanno registrato la crescita maggiore nel corso del 2022 rispetto ai tre anni precedenti. Il rapporto infine indica anche la strada per attivare il potenziale suggerendo di intervenire su vari assi per la competitività delle imprese, come supportare la servitizzazione (la fornitura di servizi aggiuntivi post-vendita), adottare comportamenti più sostenibili, favorire i trattati internazionali, stimolare l’innovazione.
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