copertina Invito a Teatro 2012-2013:Copertina Invito a Teatro 2011-12
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Presentazione
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Dove abbonarsi
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Come funziona
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Calendario spettacoli
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CRT Centro di Ricerca per il Teatro
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Elfo Puccini
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Oscar PACTA . dei Teatri
39
Piccolo Teatro di Milano
47
Teatro Arsenale
53
Teatro Carcano
57
Teatro della Cooperativa
61
Teatro Franco Parenti
71
Teatro i
79
Teatro Leonardo da Vinci - Quelli di Grock
85
Teatro Libero
93
Teatro Litta
101
Teatro Out Off
109
Teatro Ringhiera / Atir
117
Teatro Sala Fontana
125
Teatro Verdi
133
Tieffe Teatro Menotti
139
Ideazione e realizzazione Srl Concessionaria di pubblicitĂ per Teatri e Spettacoli
Via Garofalo,31 20133 Milano Tel 02 2046933 - 77 Fax 02 2043493
info@lasrl.com
Coordinamento Luciano Attolini
Pubblicato nel mese di Ottobre 2012
Distribuzione gratuita
Redazione Roberto Attolini Progetto grafico A+G AchilliGhizzardiAssociati Impaginazione Aldo Cristalli
Carta LumiSilk gr.115 e gr.200 Stampa Lithotris Srl
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Sommario
Sommario Stag 2012-2013:Sommario Stag 2010-2011
Lettera Presidente e Assessore 2012-2013:Lettera Assessore 2010-2011
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Anche per la prossima stagione teatrale, nonostante le persistenti ristrettezze economiche, accentuatesi nell’ultimo anno, la Provincia di Milano continua a sostenere e promuovere Invito a Teatro come una delle proposte culturali di maggiore successo degli ultimi 30 anni per i cittadini della Grande Milano. I più importanti teatri di Milano propongono, ancora una volta, spettacoli a prezzo ridotto per consentire a tutti di godere della magia senza tempo della scena teatrale. Un successo consolidato a cui si è aggiunto, col debutto del 2011, Invito a Teatro in Provincia : la prima rassegna dedicata alle compagnie di produzione, formate soprattutto da giovani attrici e attori, attive su tutto il territorio provinciale. Una concreta e reale opportunità che offre visibilità e importanza al faticoso, e spesso nascosto, lavoro culturale e teatrale di centinaia di giovani. Queste due rassegne dimostrano che il teatro è un luogo per cercarsi, narrarsi e rappresentarsi; un luogo di cambiamento, di nuovi sguardi, di arricchimento emozionale, un luogo di crescita per ciascuno spettatore. Il teatro è gusto della vita, uno spazio dove la ricerca della bellezza è parte integrante dello spettacolo; analogamente a quanto accadeva nel teatro greco, oggi come ieri il teatro non è solo una forma di spettacolo, ma conserva una funzione culturale, educativa e 'politica', nel senso più ampio del termine. Il teatro è anche, forse soprattutto, un rito. Nel quale il pubblico è costituito dall’intera comunità, che assiste alla celebrazione di questo importante passaggio. Ecco perché Invito a Teatro ed Invito a Teatro in Provincia sono due rassegne di grande rilevanza, capaci di crescere ogni anno e di diffondere il piacere della fruizione teatrale e culturale.
On. Guido Podestà Presidente della Provincia di Milano
Dott. Ing. Novo Umberto Maerna Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Milano
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Biglietterie
Librerie
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Provincia di Milano c/o
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Biglietteria online Teatri per Milano vendite online su
Spazio Oberdan
viale Vittorio Veneto,2 tel. 02 77406316
www.teatripermilano.it
Biglietteria telefonica vendite carnet con carta di credito c/o
Teatro Elfo Puccini
Tel. 02 00660606
Centofiori piazzale Dateo,5 tel. 02 7381670
Del Convegno via Lomellina,35 tel. 02 743556
Egea via Bocconi,8 tel. 02 58362278
Altri luoghi
Università Cattolica del Sacro
Scuola Quelli di Grock via E. Muzio,3 tel. 02 66988993
Ufficio Comunicazione
largo A. Gemelli,1 palazzina uffici, piano terra tel. 02 72342950
ScenAperta c/o Biblioteca Civica A. Marinoni via Cavour,3a - Legnano (MI) tel. 329 7775140
I Carnet sono inoltre in vendita presso i Teatri che aderiscono all’iniziativa
Informazioni
CRT Centro di Ricerca per il Teatro , Elfo Puccini, Oscar PACTA . dei Teatri , Piccolo Teatro di Milano, Teatro Arsenale, Teatro Carcano, Teatro della Cooperativa, Teatro Franco Parenti, Teatro i, Teatro Leonardo da Vinci, Teatro Libero, Teatro Litta, Teatro Out Off, Teatro Ringhiera / Atir, Teatro Sala Fontana, Teatro Verdi e Tieffe Teatro Menotti.
Provincia di Milano Settore Cultura e Beni Culturali
viale Vittorio Veneto,2 - 20124 Milano tel. 02 77406384 / 6329
nei seguenti orari: da lunedì a giovedì 9,00 -13,00 e 14,00 -17,00 venerdì 9,00 -13,00 www.invitoateatro.provincia.milano.it
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Dove abbonarsi
Dove abbonarsi
Dove abbonarsi 2012-2013:Dove abbonarsi 2010-2011
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Invito a Teatro 2012 / 2013 Invito a Teatro è un’iniziativa promossa dalla Provincia di Milano/Settore Cultura e Beni
Culturali, che giunge alla sua 34 a edizione confermando il successo di questa particolare formula di abbonamento trasversale grazie alla quale è possibile scegliere otto spettacoli ( in otto Teatri diversi ) tra gli 80 complessivamente proposti per la stagione 2012/2013 dai 17 Teatri aderenti all’iniziativa. I Teatri di produzione che partecipano a Invito a Teatro sono: CRT Centro di Ricerca per il Teatro, Elfo Puccini, Oscar PACTA . dei Teatri, Piccolo Teatro di Milano, Teatro Arsenale, Teatro Carcano, Teatro della Cooperativa, Teatro Franco Parenti, Teatro i, Teatro Leonardo da Vinci, Teatro Libero, Teatro Litta, Teatro Out Off, Teatro Ringhiera/Atir, Teatro Sala Fontana, Teatro Verdi e Tieffe Teatro Menotti. Istruzioni per l’uso • Ogni carnet, in vendita a 76 Euro, è costituito da diciassette tagliandi, uno per ciascun Teatro, sui quali sono riportati gli spettacoli, le date delle rappresentazioni e le modalità di prenotazione. Il prezzo del carnet include la prenotazione.
• I tagliandi possono essere utilizzati per ogni rappresentazione compresa nel periodo indicato, a discrezione di ciascun Teatro potranno essere escluse le “prime” e le repliche straordinarie. • Il carnet dà diritto al posto in platea, se disponibile al momento della prenotazione o, in alternativa, per i Teatri con galleria, al posto in galleria. Sono escluse le poltronissime. Si avverte che in alcuni Teatri tale ordine di posti può variare. • Per ritirare il biglietto è necessario recarsi alla cassa del Teatro con l’abbonamento. • In caso di soppressione di uno spettacolo, il possessore del carnet può assistere ad un altro spettacolo indicato dal Teatro stesso. • E’ consigliabile usufruire dei tagliandi nei primi giorni o settimane di programmazione dello spettacolo. • La programmazione potrà modificarsi in relazione ad eventuali cambiamenti apportati al cartellone dei singoli Teatri. Si consiglia, a garanzia degli abbonati, di consultare i quotidiani per le date esatte di programmazione. • In caso di furto o smarrimento il carnet non potrà essere sostituito. • L’abbonamento potrà essere utilizzato fino al 15 luglio 2013. I tagliandi non fruiti non potranno essere utilizzati per la stagione successiva. Promozioni per gli abbonati • Una volta utilizzato il tagliando di un Teatro, gli abbonati potranno usufruire di uno sconto del 30% sui restanti spettacoli proposti dal Teatro, presentando il carnet alla cassa del Teatro.
• Gli abbonati che avranno utilizzato tutti gli otto tagliandi, potranno usufruire di uno sconto del 30% su tutti i rimanenti spettacoli inseriti nell’abbonamento presentando il carnet alle casse dei Teatri. Il carnet di Invito a Teatro consente di usufruire di numerose promozioni riservate agli abbonati consultabili sul sito: www.invitoateatro.provincia.milano.it.
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Come funziona
Come funziona 2012-2013:Come funziona 2010-2011
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CRT Centro di Ricerca per il Teatro
ELFO PUCCINI
dal 19 al 28 ottobre “Adoro il fucsia” di Serena Facchini, Ermanno Nardi e Francesco Angelo Ogliari
sala Fassbinder dal 10 al 28 ottobre “Rosso” di John Logan traduzione di Matteo Colombo regia di Francesco Frongia
dal 6 al 14 novembre “Senza Famiglia” La rivoluzione comincia a casa testo di Magdalena Barile regia di Aldo Cassano dal 20 novembre al 2 dicembre “Ma il mio amore è Paco” un’idea di Damiano Grasselli
sala Shakespeare dal 16 ottobre al 4 novembre “La discesa di Orfeo” di Tennessee Williams traduzione di Gerardo Guerrieri drammaturgia e regia di Elio De Capitani sala Shakespeare dal 29 gennaio 24 febbraio “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare regia, traduzione e costumi di Ferdinando Bruni sala Bausch dal 3 al 21 aprile “Nel buio dell’America Dissonanze” di Joyce Carol Oates traduzione di Luisa Balocco regia di Francesco Frongia sala Fassbinder dal 3 al 29 giugno “Shopping & Fucking” di Mark Ravenhill traduzione di Barbara Nativi regia di Ferdinando Bruni Nuova produzione dal 10 giugno al 6 luglio regia di Elio De Capitani
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Stagione teatrale 2012 / 2013
Locandina 2012-2013:Locandina 2010-2011
Stagione teatrale 2012 / 2013
Locandina 2012-2013:Locandina 2010-2011
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OSCAR - PACTA . dei Teatri
PICCOLO TEATRO DI MILANO
TEATRO ARSENALE
dal 7 al 18 novembre “La Bestia nella Giungla” da una novella di Henry James adattamento di Marguerite Duras e James Lord traduzione di Paolo Bignamini regia di Annig Raimondi e Paolo Bignamini
Piccolo Teatro Studio dal 13 al 23 dicembre “Natale in casa Cupiello” adattato, diretto e interpretato da Fausto Russo Alesi
dal 13 novembre al 2 dicembre “La bancarotta” ovvero il rischio economico secondo Goldoni di Carlo Goldoni regia di Marina Spreafico
dal 23 novembre al 9 dicembre e dal 14 al 30 giugno “I parenti terribili“ di Jean Cocteau traduzione di Paolo Bignamini regia di Annig Raimondi dal 1° al 10 febbraio “Ipazia. La nota più alta” ideazione di M. E. D’Aquino drammaturgia di T. Urselli regia di Valentina Colorni dal 27 febbraio al 17 marzo “L’Isola dei rifatti” Omaggio al Grand Giugnol testo e regia di Virginio Liberti
Piccolo Teatro Strehler dal 15 gennaio al 10 febbraio “Il panico” di Rafael Spregelburg traduzione di Manuela Cherubini regia di Luca Ronconi Piccolo Teatro Studio dal 22 al 28 marzo “Blondi” di Massimo Sgorbani regia di Renzo Martinelli Piccolo Teatro Strehler dal 2 al 4 aprile “Odyssey” testo di Simon Armitage drammaturgia di Wolfang Wiens regia, scene e luci di Robert Wilson
dal 5 al 21 aprile “ Re Lear” di William Shakespeare adattamento e regia di Riccardo Magherini dal 3 maggio al 2 giugno “ Cocktail Party” di T. S. Eliot traduzione di M.Teresa Petruzzi regia di Annig Raimondi
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dal 5 febbraio al 3 marzo “Il banchiere anarchico” di Fernando Pessoa adattamento e regia di Marina Spreafico
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TEATRO CARCANO
TEATRO DELLA COOPERATIVA
TEATRO FRANCO PARENTI
dal 16 gennaio al 3 febbraio “La coscienza di Zeno” di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo regia di Maurizio Scaparro
dal 7 al 25 novembre “Nudi e crudi” di Alan Bennett adattamento di Edoardo Erba regia di Marco Rampoldi
sala Grande dal 23 al 31 ottobre “Esequie Solenni” L’amore è una cosa meravigliosa di Antonio Tarantino regia di Andrée Ruth Shammah
dal 22 al 27 gennaio “La nave fantasma” di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti regia di Renato Sarti
al Teatro Ringhiera / Atir dal 7 al 10 febbraio “Chicago Boys“ testo di Renato Sarti con la collaborazione di Bebo Storti regia di Renato Sarti dal 12 febbraio al 3 marzo “Ritter, Dene, Voss“ testo di Thomas Bernard traduzione di Eugenio Bernardi regia di Renato Sarti dal 12 al 24 marzo “ Saldi di fine futuro“ di Riccardo Piferi e Diego Parassole regia di Marco Rampoldi
al Teatro Elfo Puccini sala Shakespeare dal 23 aprile al 1° maggio “Nome di battaglia Lia” testo e regia di Renato Sarti
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sala Grande dall’11 al 20 gennaio “Una notte in Tunisia” di Vitaliano Trevisan regia di Andrée Ruth Shammah sala Tre dal 1° al 10 febbraio “Il racconto dell’incendio di via Keplero” di Carlo Emilio Gadda regia e interpretazione di Anna Nogara sala Grande dal 27 febbraio al 4 marzo “Il Don Giovanni ” Ovvero l’amore è l’infinito abbassato al livello dei barboncini uno spettacolo di e con Filippo Timi al Teatro Carcano dal 1° al 12 maggio “Mi voleva Strehler” di Umberto Simonetta e Maurizio Micheli regia di Luca Sandri sala AcomeA dall’ 8 al 19 maggio “L’affaire Moro” di Leonardo Sciascia regia e interpretazione di Roberto Trifirò
Stagione teatrale 2012 / 2013
Locandina 2012-2013:Locandina 2010-2011
Stagione teatrale 2012 / 2013
Locandina 2012-2013:Locandina 2010-2011
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TEATRO i
TEATRO LEONARDO DA VINCI
TEATRO LIBERO
dal 7 al 26 novembre “Hilda” di Marie NDiaye traduzione di Giulia Serafini regia di Renzo Martinelli
dal 7 al 29 dicembre “Sogno di una notte di mezza estate” da William Shakespeare traduzione e adattamento di Valeria Cavalli regia di V. Cavalli e C. Intropido
dal 21 novembre al 9 dicembre “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare adattamento e regia di Alberto Oliva
dal 5 al 17 giugno “Lotta di negro e cani” di Bernard-Marie Koltès traduzione di Valerio Magrelli drammaturgia di F. Garolla regia di Renzo Martinelli
dall’ 8 al 20 gennaio “Caos” (remix) testo e regia di V. Cavalli e C. Intropido dal 30 gennaio al 10 febbraio “Amleto” da William Shakespeare regia di S. Baccari e C. Orlandini 22 e 23 febbraio “Quasi perfetta. Uno spettacolo sull’anoressia” di V. Cavalli e C. Intropido regia di Claudio Intropido dal 26 febbraio al 10 marzo “Le allegre comari di Windsor” da William Shakespeare traduzione e adattamento di Valeria Cavalli regia di V. Cavalli e C. Intropido dal 4 aprile al 12 maggio “La trilogia della villeggiatura” da Carlo Goldoni adattamento e regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido
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dal 10 al 13 dicembre “Tutto va come ... non deve andare” Lucide disgressioni progetto e regia di Arturo di Tullio dal 6 al 21 aprile “Io, Ludwig van Beethoven” La musica, la fanciulla, la bellezza e l’istante solenne della morte progetto e regia di Corrado d’Elia dal 27 giugno al 13 luglio “Odissea” Viaggio poetico nell’uomo e nell’oggi progetto e regia di Corrado d’Elia
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TEATRO LITTA
TEATRO OUT OFF
TEATRO RINGHIERA
dal 30 ottobre al 18 novembre “Closer ” L’amore ci farà a pezzi di Patrick Marber uno spettacolo di Sandro Marbellini
dal 27 novembre al 23 dicembre “Il Padre” di August Strindberg regia di Alberto Oliva
dal 25 al 28 ottobre e dal 1° al 4 novembre “Cleopatras e Mater Strangosciàs - I due Lai” di Giovanni Testori regia di Gigi Dall’Aglio
dal 20 al 22 novembre e dal 27 novembre al 2 dicembre “Benji / Psicosi delle 4:48 “ Benji di Claire Dowie Psicosi delle 4:48 di Sarah Kane regia di Valentina Rosati dal 12 al 30 dicembre e dall’ 8 al 13 gennaio “Sinceramente Bugiardi” di Alan Ayckbourn traduzione di Luigi Lunari regia di Antonio Sixty dal 29 gennaio al 10 febbraio “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello regia di Antonio Sixty dal 19 febbraio al 10 marzo “La moglie del soldato” uno spettacolo di Pasquale Marrazzo dal 20 giugno al 6 luglio “Il Censore” di Anthony Neilson traduzione di Imogen Kusch regia di Antonio Syxty
dal 9 gennaio al 10 febbraio “Amleto” di William Shakespeare traduzione di Cesare Garboli regia di Lorenzo Loris dal 14 febbraio al 3 marzo “Pornofuneral” di Massimo Bavastro regia di Lorenzo Loris dal 6 al 18 marzo “Notizie del Mondo” di Luigi Pirandello regia di Roberto Trifirò dal 3 al 14 aprile “Giorni Felici” traduzione di Carlo Fruttero di Samuel Beckett regia di Lorenzo Loris dal 28 maggio al 9 giugno “Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams traduzione di Gerardo Guerrieri regia di Massimo Greco dal 18 al 30 giugno “In Exitu” di Giovanni Testori regia di John-Alexander Petricich
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dal 22 novembre al 2 dicembre “Ribellioni possibili” di Luis Garcìa-Araus e Javier Garcìa Yague drammaturgia di Edoardo Erba regia di Serena Sinigalia dal 17 al 20 gennaio “Nazional Populare” da Gramsci ai Reality Show di, regia e con Serena Sinigalia
al Teatro della Cooperativa dal 7 al 10 febbraio “Il ritratto della salute” di Mattia Fabris e Chiara Stoppa regia di Mattia Fabris dal 4 al 7 e dall’11 al 14 aprile “Yerma” di Federico Garcìa Lorca regia di Carmelo Rifici dal 18 al 21 aprile “(S) Legati” di e regia Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris
Stagione teatrale 2012 / 2013
Locandina 2012-2013:Locandina 2010-2011
Stagione teatrale 2012 / 2013
Locandina 2012-2013:Locandina 2010-2011
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TEATRO SALA FONTANA
TEATRO VERDI
TIEFFE TEATRO MENOTTI
dal 28 al 30 novembre dal 3 al 5, dall’11 al 14 e dal 17 al 21 dicembre “La casa Bernarda Alba” di Federico Garcìa Lorca regia di Raffaella Boscolo
dal 20 novembre al 6 dicembre “Clitemnestra : l’altra donna” liberamente ispirato a Eschilio, Euripide, Sofocle testo e regia di Renata Coluccini e Marco Di Stefano
dal 27 novembre al 6 dicembre “El nost Milan” Concerto teatrale per una città progetto di Emilio Russo e l’Orchestra di Via Padova diretta dal M° Massimo Lattronico
dal 15 al 25 gennaio “Sunset Limited” di Cormac McCarthy regia di Fabio Sonzogni
dal 16 gennaio al 3 febbraio “Notturno al Verdi” drammaturgia e regia di Renata Coluccini
dal 14 al 17 e dal 21 al 24 febbraio dal 4 al 21 aprile “Gran Varietà” di e con Gennaro Cannavacciuolo “Il Contrabbasso” di Patrick Suskind regia di Gian Luca Massiotta dal 6 al 24 marzo “Il piacere dell’onestà” dal 2 al 15 maggio di Luigi Pirandello “Nella Rete“ regia di Roberto Trifirò testo e regia di Renata Coluccini dal 4 al 21 aprile “Veronika Voss” di Rainer Werner Fassbinder regia di Pasquale Marrazzo
dal 13 al 22 e dal 27 al 30 dicembre “Chiamatemi Graucho” elaborazione drammaturgica di Emilio Russo regia di Marco Balbi dal 10 al 27 gennaio “Anima Errante” di Roberto Cavosi regia di Carmelo Rifici dal 12 al 21 aprile “Otello” di William Shakespeare adattamento e regia di Massimo Navone dal 3 al 19 maggio “Benni Suite” di Stefano Benni drammaturgia e regia di Emilio Russo
dal 6 al 23 giugno “Memorie del sottosuolo” di Fedor Dostoevskij drammaturgia e regia di Roberto Trifirò
dal 28 maggio al 16 giugno “All’ombra dell’ultimo sole” Parole e musica per Fabrizio De André di Massimo Cotto regia di Emilio Russo
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CRT Stag 2012-2013:CRT Stag 2010-2011
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Salone Via Ulisse Dini, 7 20142 Milano
prenotazioni e informazioni biglietteria tel. 02 89011644 da lunedì a venerdì 10.00 - 13.00 online www.vivaticket.it
www.teatrocrt.it biglietteria@teatrocrt.it mezzi pubblici tram 3,15 autobus 79 metrò linea 2 (Abbiategrasso)
Ristoranti consigliati
CENTROC entro come spazio di concentrazione e convergenza: luo-
Maison Espana
go di osservazione, di riflessione e di sperimentazione, luogo di laboratorio. Centro come spazio di progettualità propulsivo e aperto, da cui si dipartono nuove linee produttive, idee e fermenti culturali.
via Montegani,68 tel. 02 89540234
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
El Tombon de San Marc
RICERCA Ricerca come esigenza di cercare e ritrovare un senso del fare teatro oggi. Ricerca come lavoro di costruzione, sperimentazione e documentazione, condotto sul fronte delle avanguardie, dei linguaggi giovani e delle esperienze più inedite. TEATRO Teatro come respiro necessario di una comunità che si riconvoca intorno a una scena rinnovata, nella teoria, nella prassi e nelle poetiche. La rappresentazione non è più "oggetto" bensì "evento", è sperimentazione a tutto campo, attraverso produzioni, ospitalità, rassegne, festival, convegni, laboratori, progetti di formazione, ma anche movimenti alternativi.
via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco
Il CRT Centro di Ricerca per il Teatro nasce a Milano nel 1974 e si configura in breve tempo come il primo e più importante centro italiano nel campo della sperimentazione e della ricerca teatrale, testimoniando la coscienza di un teatro come possibilità radicale di comunicazione. Una storia attraversata dai protagonisti della ricerca contemporanea internazionale: Tadeusz Kantor, Jerzy Grotowski, l’Odin Teatret, il Living Theatre, il Bread and Puppet, Bob Wilson, Meredith Monk, Richard Foreman, Thierry Salmon, Bolek Polivka, Lev Dodin, il Teatro de Los Andes, Pippo Delbono ed Emma Dante. In questo contesto si inscrivono anche le iniziative volte a collegare l’Italia all’Europa e alla scena extraeuropea.La sfida del CRT è stata da sempre, soprattutto, quella di aprire il proprio percorso teatrale ad un rinnovato dialogo con tutte le arti: dalla poesia, alla pittura e alla musica, facendo della propria esperienza un grande laboratorio aperto di comunicazione. Oltre allo storico Salone di Via Ulisse Dini il CRT utilizza per la sua programmazione anche gli spazi del Teatro dell’Arte. Più recentemente il CRT è impegnato a sviluppare la propria ricerca in una socializzazione dell’esperienza artistica a sostegno dei processi di integrazione umana e di apertura agli orizzonti della vita comunitaria.
via Messina,8 tel. 02 313862
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Adoro il fucsia
CRT Stag 2012-2013:CRT Stag 2010-2011
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dal 19 al 28 ottobre produzione CRT Centro di Ricerca per il Teatro
uno spettacolo di Elea Teatro/Industria Scenica con il supporto produttivo di Residenza Idra in collaborazione con Materiali Scenici di Serena Facchini, Ermanno Nardi e Francesco Angelo Ogliari con Serena Facchini, Alessandro Claudio Costagliola e Ermanno Nardi assistente alla regia Marcella Finazzi light designer Matteo Cavenaghi registrazioni audio Federico Mammana contributi video Roberto Polimeno tecnico Marco Grisa
Un respiro. Un tuffo. Un viaggio in apnea. Un salto a occhi spalancati nel mondo delle definizioni stabilite. Delle etichette ovvie. Uomo. Donna. Rosa. Azzurro. Corpo. Mente. Un unico spazio bianco, affollato di storie che si intrecciano, dove due sessi, un uomo e una donna, ripercorrono le tappe della propria vita, mettendosi a nudo e vivendo al presente il proprio cambiamento sessuale sotto gli occhi stralunati di un deus ex machina eccentrico. Una drag queen che dall’alto di una finestra scruta ogni loro singolo movimento, cercando di incasellarli in definizioni prestabilite. Adoro il fucsia cerca di indagare quella sottile li-
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nea che c’è tra due opposti: tra uomo e donna, tra azzurro e rosa, tra interno ed esterno. Il tema della transessualità diventa un modo per parlare di identità. Cosa significa oggi identità tra mode, oroscopi, apparenza ? Quante identità possediamo ? Qual è la nostra parte più autentica ? Il corpo con cui nasciamo? La mente che lo abita ? Cosa succede quando uno dei due diventa una prigione per l’altro ? Modificarsi per non sentirsi estranei nella propria pelle. Per essere sé nel modo più vero. Scegliere, creare, fondarsi. Mischiare rosa e azzurro in un unico e indefinibile fucsia hollywood.
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dal 6 al 14 novembre produzione CRT Centro di Ricerca per il Teatro / Animanera con il sostegno di Progetto Être / Fondazione Cariplo – Comune di Milano
testo di Magdalena Barile regia di Aldo Cassano con Matteo Barbè, Natascia Curci, Giovanni Franzoni, Nicola Stravalaci e Debora Zuin assistente alla regia Antonio Spitaleri scenografia di Petra Trombini costumi di Lucia Lapolla luci di Anna Merlo
I primi maestri, buoni o cattivi, sono i nostri genitori. A loro il compito di guidare i primi pensieri, di stabilire per noi cos’è bene, cos’è male. Contestare questi insegnamenti è parte di ogni maturazione: ogni rivoluzione comincia in famiglia. Senza Famiglia è la storia tragicomica di una madre, femminista e nostalgica degli anni 70, che fuori tempo massimo decide di recuperare il rapporto con la figlia casalinga sottomessa al marito, già madre a sua volta di due figli adulti ma irrisolti. Asserragliate in una vecchia casa al mare, la donna costringerà la figlia a seguire un corso accelerato di emancipazione, anarchia e trasgressione. Gli insegnamenti, mal compresi e non digeriti, finiranno per avere effetti nefasti sull’equilibrio del gruppo familiare. Senza Famiglia racconta di come i sogni dei padri e delle madri cadano come macigni sulle teste dei figli, mentre la comunicazione fra le generazioni sia costellata da equivoci e disastri. Fra voglia di approvazione e voglia di ribellione, i passaggi di consegne fra genitori e figli si trasformano in un tritacarne.
Senza Famiglia è un elegante esercizio di humour noir, un'arguta farsa macabra che graffia e fa sorridere su vezzi ideologici antichi e nuovi. La regia di Aldo Cassano, lieve, tutta sul filo del grottesco, punta in special modo sull'incombente presenza dell'anziana virago, tratteggiata con efficacia da Giovanni Franzoni, e sulla straordinaria bravura di Debora Zuin, che riesce a infondere un sorprendente spessore di tenerezza umana agli svampiti smarrimenti della madre. Renato Palazzi
Prendi una famiglia qualunque (madre casalinga, padre mediocre, due figli fragili), fai irrompere sulla scena una ricca nonna dominatrice, femminista e forse ex terrorista, e lascia che si liberino le pulsioni più scure. Magdalena Barile prosegue la sua saga familiare con un nuovo capitolo. Si ride e si nuota nell'angoscia. Quasi perfetti Giovanni Franzoni e Debora Zuin. Farsesca e surreale la regia di Aldo Cassano. Sara Chiappori
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La rivoluzione comincia a casa
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Senza Famiglia
CRT Stag 2012-2013:CRT Stag 2010-2011
Ma il mio amore è Paco
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dal 20 novembre al 2 dicembre produzione CRT Centro di Ricerca per il Teatro in collaborazione con Teatro Caverna con il contributo della Fondazione Ferrero –
Centro Studi Beppe Fenoglio - Alba un’idea di Damiano Grasselli lettura dal testo di Beppe Fenoglio con Valentina Battarola e Damiano Grasselli costumi e scene di Anna Tirloni tecnica di Paolo Fogliato
Di nuovo Beppe Fenoglio. Di nuovo il rapporto uomo donna. Teatro Caverna indaga ancora il tema tanto caro allo scrittore albese, centrale nella sua opera: il contrapporsi di due mondi lontani e distinti, uniti da un comune destino. La protezione della madre, il senso di rivalsa destinato a fallire dell’uomo. Quest’indagine (la terza per Teatro Caverna nell’opera di Fenoglio, dopo La Malora e Un giorno di fuoco) prende le mosse dal racconto “Ma il mio amore è Paco”. Una storia di ironia, beffeggiante, capace di strappare sorrisi. Paco, archetipo di un uomo spavaldo e apparentemente invincibile, destinato a lanciarsi in volo per cambiare, rilanciare, stravolgere il proprio destino. Ed infine destinato, è il caso di dirlo, a ritornare a quella protezione, materna, che pare essere la sola in grado di consolarlo. Un quotidiano che
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sembra riguardare tutti: l’amore, il tradimento, i rapporti di coppia. Eppure, attraverso la forza del linguaggio fenogliano, questo quotidiano viene filtrato, sminuzzato, riassunto in una notte: Paco, per rilanciare la propria vita, gioca tutti i propri averi in una notte di azzardo, sognando i bagordi della riviera con una giovinetta attratta dagli “uomini di sostanza”. Il tentativo fallimentare, evidente atto che si lancia verso un drammatico suicidio, viene dissolto nell’ironia protettiva della donna (la moglie) che, amorevolmente, torna a difendere Paco tra le sue braccia. Una messa in scena al limite del grottesco, come il racconto, dove il sottile gioco di rimbecco tra uomo e donna viene esasperato, lasciando a piccole variazioni di dettagli il compito di ricostruire la storia.
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Elfo Puccini Corso Buenos Aires,33 20124 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 00660606 da lunedì a sabato 10.30 - 19.30 domenica 14.30 - 17.30
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Ristoranti consigliati Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
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Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
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La stagione dell'Elfo Puccini per gli abbonati di Invito a Teatro si apre con Rosso (10 - 28 ottobre), il testo di John Logan che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia hanno portato al successo con quattro settimane di "tutto esaurito" in sala Fassbinder. Ma la prima novità per il pubblico cittadino è La Discesa di Orfeo (16 ottobre - 4 novembre) di Tennessee Williams, diretto da Elio De Capitani, che arriva a Milano dopo il debutto nazionale al Festival dei 2 Mondi di Spoleto, protagonisti Cristina Crippa, Edoardo Ribatto e Elena Russo Arman. Bastano questi due titoli per delineare le linee artistiche della compagnia guidata da Bruni e De Capitani: la drammaturgia contemporanea - in questi anni soprattutto quella di matrice inglese e americana - e la riflessione sul rapporto tra generazioni. Torna infatti in scena anche Romeo e Giulietta (29 gennaio - 24 febbraio), lo spettacolo che aveva dato avvio a questo percorso, con un cast rinnovato per dare spazio ai talenti più giovani, Alejandro Bruni Ocaña e Camilla Semino Favro nei ruoli protagonisti, affiancandoli agli storici attori dell'Elfo: Ferdinando Bruni (anche regista), Ida Marinelli e Luca Toracca. A marzo una produzione diretta da un regista "ospite", César Brie, che mette in scena il testo di Roberto Scarpetti, sceneggiatore emergente che con Viva l'Italia (18 marzo - 14 aprile) debutta in teatro per raccontare, attraverso un intrecciarsi di cinque monologhi, la morte di Fausto e Iaio, uccisi 35 anni fa a Milano. Parole di oggi e di ieri che raccontano sempre di noi: Parole Vive - come recita il titolo di questa stagione - che, passando dalle pagine all'azione della scena, riescono a coinvolgerci in intense riflessioni sul presente, scavalcando generi e stili. Così gli scrittori contemporanei tornano anche negli spettacoli che riproponiamo a grande richiesta: Nel buio dell'America di Joyce C. Oates, sensibili protagonisti Corinna Agustoni e Luca Toracca e Shopping & Fucking di Mark Ravenhill con Ferdinando Bruni alla guida di uno strepitoso cast di giovani.
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Rosso
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dal 10 al 28 ottobre
all’Elfo Puccini / sala Fassbinder produzione Teatro dell’Elfo di John Logan traduzione di Matteo Colombo regia di Francesco Frongia con Ferdinando Bruni e Alejandro Bruni Ocaña luci di Nando Frigerio
Torna in scena Rosso, successo della scorsa stagione con quattro settimane di "tutto esaurito" in sala Fassbinder. Inedito in Italia prima di questo allestimento, Red negli Stati Uniti era stato un caso: dopo il successo al Golden Theater di Broadway e al Donmar Warehouse di Londra, si era aggiudicato 6 Tony Award nel 2010. L'autore, sconosciuto sui palcoscenici italiani, è noto come sceneggiatore di molti capolavori cinematografici: dai film di Scorsese The Aviator (soggetto e sceneggiatura) e Hugo Cabret (nomination per l'Oscar 2012), a Sweeney Todd di Tim Burton fino a Lincoln di Steven Spielberg (scritto con Tony Kushner e Paul Webb). La pièce è ispirata alla biografia del pittore americano Mark Rothko, maestro dell’espressionismo astratto, che alla fine degli anni Cinquanta ottenne la più importante commissione della storia dell’arte moderna, una serie di murali
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per il ristorante Four Season di New York. John Logan dipinge il ritratto di un uomo ambizioso, egocentrico e vulnerabile, uno dei più grandi artisti-filosofi del '900, per il quale "la pittura è quasi interamente pensiero. Mettere il colore sulla tela corrisponde al dieci per cento del lavoro - sostiene - il resto è attesa". Pittura ed estetica, etica e spiritualità, istinto e percezione, apollineo e dionisiaco, arte effimera o necessaria, quadri come merci e prodotti: tutti temi importanti che l'autore non teme di portare in scena, fino a farli diventare materia teatrale intensa e struggente. "Serrato, spiritoso com'è, si avvale di un'eccellente regia di Francesco Frongia, coronata dalla superba interpretazione di Ferdinando Bruni, ben coadiuvato da Alejandro Bruni Ocaña". (La Stampa)
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dal 16 ottobre al 4 novembre
all’Elfo Puccini / sala Shakespeare produzione Teatro dell’Elfo di Tennessee Williams traduzione di Gerardo Guerrieri drammaturgia e regia di Elio De Capitani con Cristina Crippa, Elena Russo Arman, Edoardo Ribatto, Elio De Capitani, Luca Toracca, Cristian Giammarini, Corinna Agustoni, Sara Borsarelli, Federico Vanni, Debora Zuin, Marco Bonadei, Carolina Cametti e Alessandra Novaga (chitarra elettrica) scene e costumi di Carlo Sala suono di Giuseppe Marzoli luci di Nando Frigerio
La Discesa di Orfeo, novità assoluta sulle scene italiane, è un dramma del 1957 che, come la maggior parte dei testi teatrali di Tennessee Williams, ebbe una versione cinematografica che lo rese universalmente famoso: il film di Sidney Lumet s'intitolava The fugitive kind - in italiano Pelle di serpente - e aveva come interpreti principali Marlon Brando e Anna Magnani. È la storia di un incontro impossibile tra tre fragili sognatori: Val è un vagabondo, un uomo da marciapiede; Lady è figlia d'un emigrante italiano linciato dai razzisti, prigioniera di un matrimonio crudele con Jabe che la considera sua "proprietà" e mentre Carole Cutrere è una giovane miliardaria fragile ma ribelle, che offre l'occasione di una facile fuga a Val. Ma il "fuggitivo" inaspettatamente si innamora di Lady. Prova a rompere con il passato per vivere e lavorare accanto con lei, come un moderno Orfeo che tenta di salvare la sua Euridice, finisce fatto a pezzi dai fanatici del paese che non tollerano lo "scandalo" della loro passione e il loro sogno di una vita felice. Elio De Capitani con lo scenografo Carlo Sala ha immaginato uno spazio industriale, una sala prove di un'indefinita periferia urbana: muri grigi e spogli, grate di ferro e finestre in vetrocemento che lasciano filtrare le lu-
ci della città, creando chiaroscuri che aprono squarci visionari in questo paesaggio crudamente realistico. Il regista guida una compagnia di undici attori e una chitarrista, tutti sempre in scena e totalmente coinvolti nel restituire a Williams e ai suoi personaggi la tragica tenerezza e il furore esistenziale che li consuma. In primo luogo i protagonisti: Cristina Crippa che, senza riserve, fa proprie le pulsioni di Lady, il suo desiderio di sconfiggere la morte con l'impresa disperata di reinventarsi una vita, ed Edoardo Ribatto, applaudito Prior di Angels in America, che offre a Val un carattere brutale, mitigato da una dolcezza quasi femminile. Accanto a loro Elena Russo Arman, una Carole fragile ma vibrante di vita, Luca Toracca, un livido e infernale Jabe, Corinna Agustoni, una Vee Talbott persa tra estasi e desiderio. Ritroviamo nel cast anche altri quattro interpreti degli ultimi successi dell'Elfo: Cristian Giammarini e Sara Borsarelli, applauditi in Angels in America, nel Racconto d'inverno e in Improvvisamente l'estate scorsa e i giovanissimi Carolina Cametti e Marco Bonadei. Debora Zuin torna invece in questa occasione a collaborare con l'Elfo. Novità delle repliche milanesi: Elio De Capitani entra nel cast interpretando lo sceriffo Talbott.
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La discesa di Orfeo
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Romeo e Giulietta
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dal 29 gennaio al 24 febbraio all’Elfo Puccini / sala Shakespeare produzione Teatro dell’Elfo
di William Shakespeare regia, traduzione e costumi di Ferdinando Bruni con Alejandro Bruni Ocaña, Camilla Semino Favro, Ida Marinelli, Luca Toracca, Ferdinando Bruni, Alessandro Rugnone, Mercedes Martini, Fabiano Fantini, Nicola Stravalaci, Emanuele Turetta, Francesco Folena Comini, Mauro Lamantia e Giacomo Marettelli Priorelli duelli e risse a cura di Beniamino Caldiero scene di Andrea Taddei maschere di Giovanni De Francesco suono di Giuseppe Marzoli luci di Nando Frigerio Romeo e Giulietta , quinto "Shakespeare" dell'Elfo, è il capostipite della riflessione artistica sull'incontro/scontro tra vecchie e nuove generazioni, che la compagnia sta portando avanti da alcuni anni, scegliendo testi sia classici che contemporanei. La più tragica storia d'amore della letteratura mondiale è, per il regista Ferdinando Bruni, un'opera di contrasti e di forte attualità: «contrasti e contraddizioni che, forse abbondano ad ogni livello in questo testo che forse proprio perché mitico, è in fondo poco conosciuto nella sua struttura. Contrasti nel tema (eros–morte), nei personaggi (giovani–vecchi), nel linguaggio (poetico-quotidiano), persino nella spiegazione che si vuole dare della catastrofe finale (destino–incidente). Ma quello portante, che coinvolge chi assiste fosse anche l'ennesima rappresentazione di Romeo e Giulietta e che la rende sempre tragicamente at-
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tuale, è quello tra un amore assoluto, di una purezza che proprio la sua brevità e il suo destino di morte rendono totale, e un odio altrettanto assoluto, in quanto cieco, e ormai immemore delle ragioni della sua nascita». L'edizione 2013 dello spettacolo vede un cast radicalmente rinnovato nelle parti più giovani: Alejandro Bruni Ocaña, appena ventiduenne ma già conosciuto dal pubblico dell'Elfo per i diversi ruoli interpretati (dalla Salomè fino a Rosso) è il nuovo Romeo, Camilla Semino Favro (apprezzata interprete di Shopping & Fucking e Racconto d'inverno) è Giulietta. Sono invece insostituibili i volti più noti della compagnia dell'Elfo: Ida Marinelli nel ruolo della Balia e Luca Toracca in quello di Frate Lorenzo; si unisce al cast anche il regista che si ritaglia la parte di Capuleti, rappresentante del potere cinico degli adulti sotto cui cadono le giovani vittime inconsapevoli.
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dal 3 al 21 aprile all’Elfo Puccini / sala Bausch produzione Teatro dell’Elfo
di Joyce Carol Oates traduzione di Luisa Balacco regia di Francesco Frongia con Corinna Agustoni e Luca Toracca voce di Ferdinando Bruni luci di Rocco Colaianna
Tra i testi di Joyce Carol Oates meno noti al pubblico italiano vi sono due pièce teatrali pubblicate con il titolo Nel buio dell'America dall'editore Sellerio. La prima, Dissonanze - vicina alla produzione più noir dell'autrice, che non risparmia analisi spietate della famiglia occidentale - ritrae una coppia del New Jersey, i coniugi Gulick, la cui vita è sconvolta dall'arresto del figlio, accusato dell'omicidio di una giovanissima vicina di casa. Francesco Frongia aveva scelto questo testo nel 2010 per inaugurare la sala Bausch e il suo intimo spazio scenico, trasformandolo in una sorta di ring o scacchiera, delimitato da un rosso baldacchino. I due personaggi, scritti con una finezza che ne fa risaltare tutta la complessità, sono interpretati da due volti storici dell'Elfo, Corinna Agustoni e Luca Toracca.
«La pièce, con il metodo dell'intervista televisiva, scandaglia crudamente il comportamento, gli stati d'animo, le sfera affettiva dei due genitori, gente semplice goffa impacciata, con valori morali elementari ma ben radicati nel conformismo e nel rispetto della comune e mediocre convivenza sociale (abitudinaria e perbenista). Un testo struggente e patetico, con scorci di impietoso umorismo, che la Agustoni e Toracca interpretano con delicatezza, rispetto e sapiente pudore. Misurata regia di Francesco Frongia».
(Paolo Paganini, Corriere del Ticino)
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Nel buio dell’America - Dissonanze
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Shopping & Fucking
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dal 3 al 29 giugno all’Elfo Puccini / sala Fassbinder produzione Teatro dell'Elfo con il contributo di Next – Laboratorio delle idee per Oltre il Palcoscenico di Mark Ravenhill traduzione di Barbara Nativi regia di Ferdinando Bruni con Ferdinando Bruni, Alessandro Rugnone, Camilla Semino Favro, Vincenzo Giordano e Gabriele Portoghese suono di Luca De Marinis luci di Nando Frigerio
Mark Ravenhill è con Sarah Kane il nome più noto della generazione di autori inglesi che, sommariamente etichettati come "nuovi arrabbiati", negli anni '90 si sono imposti all'attenzione della scena mondiale. Shopping & Fucking , debuttato nel 1996 al Royal Court e passato rapidamente nel West end, è stato il testo che ha dato al suo autore fama mondiale. Prodotto dall'Elfo nel 2010, lo spettacolo vuole far riflettere, con una crudezza che non fa sconti, sul tema della responsabilità degli adulti nei confronti delle giovani generazioni, su quella sorta di “genitorialità sociale” che deve coinvolgerci tutti. «S & F descrive un mondo dove il denaro è tutto e gli individui sono solo consumatori, commenta Ferdinando Bruni. I giovani personaggi passano gran parte del loro tempo facendo shopping (quando non sono occupati in attività sessuali di varia natura) in un vuoto tota-
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le di memoria, di senso della storia, persino di caratteristiche individuali, in un vuoto disperato e irritante come una puntata del Grande Fratello. Personaggi senza passato, senza padri e senza madri, stupidi e vulnerabili, vittime perfette per il primo orco di passaggio, assurdi, ma tragicamente reali, specchio di una generazione che troppo spesso rinunciamo a capire. Attraverso il personaggio di Brian, l'unico adulto della pièce, passa un'idea di padre severo e implacabilmente funzionale al culto del denaro: ... Le prime parole della Bibbia sono "I soldi prima di tutto", sostiene Brian. "Dietro la bellezza, dietro Dio, dietro il paradiso, persino dietro il padre, ci sono i soldi". E forse questo padre che ucciderà tutti noi è la violenza scatenata del capitale, la violenza sfrenata del consumismo».
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Teatro Giorgio Strehler
Teatro Paolo Grassi
Teatro Studio
Largo Greppi,2 20121 Milano
Via Rovello,2 20121 Milano
Via Rivoli,6 20121 Milano
promozione pubblico e proposte culturali tel. 02 72333216 prenotazioni e informazioni tel. 848 800 304 (max 1 scatto urbano da tel fisso) da lunedì a sabato 9.45 - 18.45 domenica 10.00 - 17.00 festività 10.00 - 17.00 (solo nei giorni di spettacolo)
biglietteria c/o Teatro Strehler
da lunedì a sabato 9.45 - 18.45 domenica 13.00 - 18.30
www.piccoloteatro.org info@piccoloteatro.org mezzi pubblici tram 1,2,4,12,14,16,27 autobus 57,61 metrò linea 1 ( Cordusio, Cairoli ) metrò linea 2 ( Lanza )
Ristoranti consigliati Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
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Fondato il 14 maggio del 1947 da Giorgio Strehler, Paolo Grassi e Nina Vinchi, il Piccolo Teatro di Milano è il primo Teatro Stabile italiano. “Teatro d’Arte per Tutti” era lo slogan che accompagnava il Piccolo alla sua nascita e che anche oggi ne riassume pienamente le finalità: portare in scena spettacoli di qualità indirizzati a un pubblico più ampio possibile. Il Piccolo gestisce tre sale: la sede storica di via Rovello (500 posti), ribattezzata Teatro Grassi (completamente ristrutturata, è stata riaperta il 12 dicembre 2009 con un magnifico chiostro rinascimentale adiacente anch’esso affidato al Piccolo Teatro), lo spazio sperimentale del Teatro Studio (circa 370 posti) e la nuova sede che oggi porta il nome di Giorgio Strehler di 982 posti. Dal ’91 è Teatro d’Europa. In più di sessant’anni di attività, il Piccolo ha rappresentato oltre 300 spettacoli, 200 dei quali diretti da Giorgio Strehler, di autori quali Shakespeare, Goldoni, Brecht, Cechov, Pirandello e Goethe. Con il passaggio del testimone a Sergio Escobar e a Luca Ronconi, dopo la morte di Strehler, avvenuta nel ’97, il Piccolo ha accentuato la propria dimensione internazionale e interdisciplinare, candidandosi quale ideale polo culturale cittadino ed europeo. Sui suoi palcoscenici si alternano prosa, danza, opera lirica, cinema, tavole rotonde e incontri di approfondimento culturale. Per quanto riguarda la dimensione internazionale, il Piccolo è stato in tournée in tutti i paesi del mondo, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Cina al Giappone, dall’Europa al Nord Africa. Soltanto negli ultimi dieci anni, gli spettacoli del Piccolo sono stati ospitati in 220 città del mondo, per un totale di 1400 recite e un milione di spettatori. Con le produzioni che ha allestito al Piccolo, Luca Ronconi ha proseguito il proprio itinerario di ricerca, proponendo classici come Calderón de la Barca, Strindberg, Goldoni, John Ford, Eschilo, Euripide, Shakespeare, tra gli altri, alternati ad autori meno frequentati (Schnitzler), ai contemporanei (Jean-Luc Lagarce, Lars Norén, Edward Bond, Rafael Spregelburd) alle versioni per la scena di celebri romanzi (per tutti Lolita di Nabokov), fino allo spettacolo tratto da cinque scenari sull’infinito (Infinities) del matematico inglese John D. Barrow. Ogni anno, continuativamente a partire dal ’99, la prima edizione fu dedicata a Strehler, il Piccolo organizza un Festival Internazionale, che ha ospitato artisti come Peter Brook, Eimuntas Nekrosius, Robert Lepage, Lev Dodin, Lluís Pasqual, Ingmar Bergman, Ute Lemper, Declan Donnellan, Simon Mc Burney, Patrice Chéreau. Dall’ 86 il Piccolo gestisce anche una scuola di teatro, fondata da Giorgio Strehler e oggi diretta da Luca Ronconi, che ha diplomato in questi anni 198 attori professionisti. 47
Natale in casa Cupiello
Piccolo Stag 2012-2013:Piccolo Stag 2010-2011
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dal 13 al 23 dicembre
al Piccolo Teatro Studio produzione Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa di Eduardo De Filippo adattato, diretto e interpretato da Fausto Russo Alesi scene di Marco Rossi luci di Claudio De Pace
“È da molto tempo che coltivo il desiderio di accostarmi a questo grande attore-autore-regista e al suo patrimonio drammaturgico – spiega Fausto Russo Alesi, regista e protagonista di questa insolita edizione del classico di Eduardo “in forma di monologo” – e Natale in casa Cupiello, in questa versione solitaria, mi è sembrato un modo possibile, una chiave d’accesso per incontrare la sua arte e il suo linguaggio. È difficile definire Natale in casa Cupiello, perché è un testo semplice e complesso allo stesso tempo. Semplice perché popolare, familiare e complesso perché umano, realistico sì, ma soprattutto metaforico. Quando leggo Natale in casa Cupiello, ho la sensazione di trovarmi davanti ad un meraviglioso spartito musicale, un vibrante veicolo di comunicazione, profondità e poesia. Voglio partire dalla malinconia di un’assenza. In casa Cupiello scorre la vita: la vita di una famiglia, la vita del teatro, le fatiche, la ricerca di una felicità e di una bellezza fuori della quotidianità. Anche se la cifra è quella della leggerezza e dell’ironia, dal testo emerge una vena piuttosto amara e desolante. Ci viene presentata una casa misera, distrutta, inguaiata, sotto sopra, gelata, quasi terremotata; ed è Luca che definisce
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sua moglie Concetta, la regina della casa, come: ‘Vecchia, aspra e nemica’. È una famiglia la cui identità è alquanto precaria, non si dialoga più veramente ma si monologa, ed è per questo che credo nella sfida di attraversare questa storia in solitudine. E vorrei che l’effetto straniante di vedere un unico attore posseduto da tutte queste voci aiutasse il pubblico a vivisezionare le tematiche bellissime della tragicommedia. I personaggi si amano, si giudicano, sbagliano, sono ambigui, gelosi, trasgrediscono; incapaci di parlarsi apertamente si nutrono di finzione, pronti a negare la realtà e a non accettare la verità, vivono di proiezioni, non detti, coperture di chi sa, ignoranza di chi non sa e omertosa solidarietà e quella che dovrebbe essere la casa delle relazioni tra gli uomini, finisce per diventare il primo luogo della mancanza di reale comunicazione. Ho scelto di utilizzare il mio corpo come unico strumento per suonare questo dramma dell’io e della solitudine, immaginando uno spettacolo d’evocazione tra il sonno e la veglia, tra la vita e la morte, tra lucidità e delirio, tra memoria e presente, tra il palcoscenico e la platea, ossessionato dalle domande: “Te piace o Presebbio ?”, “Addo’ sta’ o Presepio ?”.
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dal 15 gennaio al 10 febbraio al Piccolo Teatro Strehler produzione Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa di Rafael Spregelburd traduzione di Manuela Cherubini regia di Luca Ronconi con (in ordine alfabetico) Riccardo Bini, Francesca Ciocchetti, Fabrizio Falco, Iaia Forte, Elena Ghiaurov, Lucrezia Guidone, Manuela Mandracchia, Valeria Milillo, Maria Paiato, Maria Pilar Perez Aspa, Valentina Picello, Paolo Pierobon, Alvia Reale, Bruna Rossi e Sandra Toffolatti scene di Marco Rossi costumi di Gianluca Sbicca luci di A J Weissbard
Luca Ronconi sceglie un nuovo testo dell’Eptalogia di Rafael Spregelburd: Il panico. In questa commedia “al femminile”, lo sguardo di Spregelburd sul presente è sicuramente problematico ma anche ludico e divertito. Il panico, per l’autore, non è tanto un peccato nel senso medievale del termine, quanto una colpa del presente. È lo stato d’animo che si genera tra persone affannate a rincorrere una vita in cui tutti svolgono due, tre lavori contemporaneamente, si arrabattano come possono e inseguono come pazzi, è il caso dei protagonisti, le chiavi smarrite di una cassetta di sicurezza. In questa situazione, anche la morte appare ridicola, in una generale confusione… impanicata. In un mondo complesso, in cui a ciascuno di noi pare di vivere un’esistenza su più piani spaziali e temporali, tra economie impazzite e conflitti, decodificare la realtà è impossibile e inutile. La storia di una strana famiglia alle prese con un’eredità chiusa in una cassetta di sicurezza di cui è stata smarrita la chiave, le vicende di una agente immobiliare che non riesce ad affittare un appartamento infestato dagli spiriti e un ensemble di
ballerine che sta provando un nuovo spettacolo diventano una, mille, centomila chiavi che aprono altrettante porte dalle quali spiare l’indecifrabile commedia umana. Chi è morto non sa di esserlo, chi è vivo, naturalmente, non “vede” i morti, una forma di panico ridicolo attanaglia chiunque. Tutto, anche ciò che di più tragico c’è, è sempre letto attraverso il filtro dell’ironia e della dissacrazione, ricorrendo alle lenti deformanti del cinema horror, della letteratura, delle telenovelas, della pubblicità, in un contesto in cui l’ideologia e la politica sono state sostituite dalla fiction. “Penso che un’indecifrabile catena di strane coincidenze abbia portato l’anno scorso il maestro Luca Ronconi a imbattersi nel mio testo La modestia – dice Rafael Spregelburd –. Per i drammaturghi contemporanei – spesso confinati ai margini di un teatro governato dai classici – il riconoscimento da parte delle grandi istituzioni è un balsamo. Mettere al centro ciò che stava in disparte è una maniera assai esplicita di smantellare la comoda simmetria delle forme che la cultura ha imparato a comunicare al riparo da grandi sussulti”.
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Il panico
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Blondi
Piccolo Stag 2012-2013:Piccolo Stag 2010-2011
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dal 22 al 28 marzo
al Piccolo Teatro Studio produzione Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa in collaborazione con Teatro i
di Massimo Sgorbani regia di Renzo Martinelli aiuto regia Francesca Garolla con Federica Fracassi luci di Luigi Biondi suoni di Fabio Cinicola
Rivelazione del panorama teatrale italiano degli ultimi anni, interprete sensibile alle scritture contemporanee più visionarie, feroci, poetiche, Federica Fracassi nel 2006 riceve la menzione d’onore al premio Duse, che vince come miglior attrice nel 2011. Sempre nel 2011 riceve il Premio della critica e il Premio Ubu come miglior attrice protagonista. Conduce insieme a Renzo Martinelli il Teatro i, una vera e propria factory del teatro contemporaneo, attivo a Milano da dieci anni. Blondi è un monologo, parte del progetto Innamorate dello spavento, in cui l’autore Massimo Sgorbani cattura le voci di alcune figure femminili legate al Führer, che precipitano inarrestabili verso la fine del Reich. Blondi è il pastore tedesco di Hitler. Una femmina. Perdutamente innamorata del suo padrone. Una bestia che mangia, corre, gioca, ansima e muore. Per amore. Cavia di quel cianuro che fu l’unica via di fuga di un’epoca in rovina. Nel suo atipico racconto della vita del Führer c’è amore a quattro zampe, sottomissione, devozione, preghiera. Ma insieme all’amore c’è sempre la paura. Il regista Renzo Martinelli indaga un im-
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maginario che ha sentore d’infanzia e di terrore, quel genere di terrore che solo i bambini conoscono, quando si spengono le luci e dal buio può nascere, ancora e ancora, l’uomo nero. “Quando abbiamo dato vita a Teatro i”, spiegano regista e attrice, “guardavamo alle esperienze berlinesi, una su tutte al duo Jens Hillje/Thomas Ostermeier, che dal basso avevano creato un teatro dall’identità così forte e indipendente da diventare in breve tempo interlocutori privilegiati dei teatri stabili della città. Quello che ci interessa è l’interazione tra soggetti culturali molto diversi per peso politico, storia e poetiche e in questa direzione abbiamo collaborato a Milano in questi anni con Hangar Bicocca, Fondazione Pomodoro, Olinda, solo per citare le esperienze più significative. Per noi è dunque particolarmente significativo l’incontro con il Piccolo Teatro di Milano, un segno importante di sensibilità e di apertura verso una realtà indipendente che, con un peso diverso ma non inferiore a quello di un teatro stabile, si sta impegnando per disegnare il presente e il futuro del teatro italiano”.
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dal 2 al 24 aprile al Piccolo Teatro Strehler coproduzione Piccolo Teatro di Milano Teatro d’Europa, National Theatre of Greece, Athens con il Patrocinio del MAE, Ministero degli Affari Esteri Spettacolo in greco moderno, sovratitolato testo di Simon Armitage drammaturgia di Wolfgang Wiens regia, scene e luci di Robert Wilson collaborazione alla regia Ann-Christin Rommen collaborazione alle scene di Stephanie Engeln collaborazione alle luci di Scott Bolman costumi di Yashi Tabassomi supervisione musicale Hal Willner traduzione in greco moderno di Y. Depastas suono di Studio 19 – K. Bokos, V. Kountouris con S. Zalmas, N. Tsakiroglou, L. Koniordou, M. Nafpliotou, A. Mylonas, A. Sakellariou, G. Tsambourakis, Z. Douka, A. Totsikas, K. Fontoukis, V. Papadopoulou, K. Avarikiotis, L. Papaligoura, Y. Glastras, T. Akkokalidis, M. Kavalieratou e Y. Tzavaras pianoforte Thodoris Oikonomou L’Odissea di Omero è un’opera emblematica che rappresenta in maniera formidabile l’insopprimibile bisogno dell’uomo di conoscere e il suo inarrestabile viaggio in cerca delle radici della propria esistenza. Robert Wilson crea una versione teatrale di questo straordinario poema epico, con la sua capacità, unica, di penetrare radicalmente nel testo, portarne alla luce nuovi significati, rivelando in modo magico le contraddizioni, gli elementi inattesi e combinando continuativamente il piano del fantastico e quello della realtà. Per questo nuovo lavoro, Wilson ha scelto l’ultima versione inglese di Simon Armitage che il Guardian ha definito “fast, furious and fun”. Un ensemble di diciassette attori greci si alterna in differenti ruoli nel corso dello spettacolo. L’interesse del progetto Odissea risiede nello sguardo assolutamente contemporaneo con cui Wilson si accosta al poema omerico. Attraverso il teatro, si stabiliscono collegamenti tra l’antico e il moderno, dando una nuova lettura al tema eterno della lotta della specie umana per sopravvivere e migliorare la propria condizione in un ambiente che permane ignoto.
“L’Odissea è una creazione epica - spiega il regista - un viaggio attraverso il tempo e lo spazio. Ed è un viaggio, ne sono convinto, attraverso la modernità. È stato scritto e tradotto per l’oggi. Sono davvero emozionato per questa collaborazione tra il National Theatre di Atene e il Piccolo Teatro. Ci tengo molto perché il Piccolo è stato un teatro che ha molto influenzato la mia produzione artistica. Penso a Giorgio Strehler, per il lavoro che ha fatto al Piccolo. Penso a Nina Vinchi, sotto la cui direzione il Piccolo produsse in parte I was sitting on my patio, this guy appeared I thought I was allucinating che fu presentato al Piccolo. È uno dei maggiori teatri d’Europa e del mondo, pertanto, per tutti questi motivi, è per me molto significativo tornare al Piccolo con una nuova produzione.Presentare questo lavoro ad Atene, in momenti come questi, è realmente importante, è l’opportunità di prendere un’opera che è un tesoro nazionale, di presentarla al Teatro Nazionale e quindi di avere la possibilità che questo testo straordinario possa essere visto anche fuori da Atene”.
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Odyssey
Piccolo Stag 2012-2013:Piccolo Stag 2010-2011
Arsenale Stag 2012-2013:Arsenale Stag 2010-2011
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Teatro Arsenale Via Cesare Correnti,11 20123 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 8321999 / 02 8375896 da lunedì a venerdì 10.30 - 18.00
orari di biglietteria nei giorni di spettacolo da martedì a sabato 19.00 - 20.30 domenica 14.00 - 15.30
www.teatroarsenale.it promozione@teatroarsenale.it mezzi pubblici tram 2,3,14 autobus 50,58,94 metrò linea 2 ( Sant’Ambrogio ) linea 1 e 3 ( Duomo )
Ristoranti consigliati Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Sito nell’attuale Via Cesare Correnti tra il civico 7 e il civico 11 senza diritto toponomastico a un numero proprio, l'assente 9, l’Arsenale è dal 1978 un centro di iniziative artistiche teatrali. L’Arsenale è formato da tre corpi che ne articolano l’attività: Teatro Arsenale, per sala e compagnia, Scuola di Teatro ‘Arsenale’, per l’attività didattica, Arsenale-lab, il corpo più recente, zona di passaggio tra formazione e professione dedicata ai più giovani. All’Arsenale si sono uniti recentemente due nuovi partner, da tempo coprotagonisti di molte attività, il Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura e Società, Corso di scenografia e MMTCreativeLab. Natura profonda dell’Arsenale è quella di matrice di persone, idee, spettacoli e iniziative, tutte volte all’ arte del teatro, alla loro conoscenza, al loro approfondimento, al loro insegnamento. Si pone quindi, l’Arsenale, come riferimento e non come contenitore, come centro e motore di fantasia e non come ingranaggio di un ripetitivo meccanismo teatrale. La sede è un antico edificio, più volte rimaneggiato, la cui prima pietra fu posta nel 1272 . Nel corso dei secoli è stato alternativamente chiesa, teatro, collegio e scuola. Profondamente ricco di storia, luogo di emblematici avvenimenti della vita spirituale ed artistica milanese, ha un fascino particolare che colpisce chiunque vi entri. E' un luogo accogliente, dove ci si sente di casa e dove il rapporto tra pubblico, scena ed attori è più intimo e sentito che negli spazi tradizionali. Le sue caratteristiche architettoniche, artistiche e gestionali lo hanno posto spesso in contrasto con l'andamento generale delle cose, e l’Arsenale ha passato non pochi guai... ma il potente Genius loci che vi abita ha finora reso possibile la sua sopravvivenza e la sua continuità. L’Arsenale è diretto da Marina Spreafico.
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
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ovvero il rischio economico secondo Goldoni
La bancarotta
Arsenale Stag 2012-2013:Arsenale Stag 2010-2011
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dal 13 novembre al 2 dicembre al Teatro Arsenale produzione Teatro Arsenale
di Carlo Goldoni regia di Marina Spreafico con Marino Campanaro, Giovanni Di Piano, Mario Ficarazzo, Paui Galli, Vanessa Korn, Claudia Lawrence, Mattia Maffezzoli, Lorena Nocera e Fabrizio Rocchi allestimento a cura del Corso di Scenografia e Spazi della Rappresentazione della Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano costumi di Brancato Costumi Teatrali ambientazione sonora di Walter Prati luci di Piera Rossi
Terza commedia di Carlo Goldoni, La bancarotta o sia Il mercante fallito fu composta inizialmente con parti scritte e parti a soggetto - prima di essere definitivamente composta di sole parti scritte - dando così inizio alla famosa riforma goldoniana del teatro. Pantalone, il mercante della commedia, per superficialità, leggerezza, poca cura nel fare i conti e soprattutto per un'invincibile passione per le donne, manda in rovina impresa, famiglia e se stesso. "Gli uomini non conoscono il bene fino a quando non sono in miseria" è l'ultima amara constatazione della commedia. La compagnia dell'Arsenale affronta il grande classico italiano, con la consueta
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verve comica non superficiale, che rivela contemporaneamente l'altra faccia del comico. La commedia è sempre tragica in realtà, rivelando la prigione del carattere che obbliga gli uomini a ripetere coattivamente i medesimi e spesso nefasti comportamenti. Adattato in un italiano moderno e scorrevole, liberato dagli schemi formali che lo affliggono, Goldoni appare qui per quello che è: il classico, dunque contemporaneo, grande autore che trae le sue storie dei grandi libri del Mondo e del Teatro. Insieme a "Il banchiere anarchico" di Fernando Pessoa, lo spettacolo fa parte dell'indagine economico teatrale proposta dal Teatro Arsenale.
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dal 5 febbraio al 3 marzo al Teatro Arsenale produzione Teatro Arsenale
di Fernando Pessoa adattamento e regia di Marina Spreafico con Mario Ficarazzo, Mattia Maffezzoli e Vanessa Korn spazio scenico di Massimo Scheurer costumi di Giulia Bonaldi oggetti di Ambra Rinaldo ambientazione sonora di Walter Prati video di Ino Lucia luci di Piera Rossi
"Un paradosso ha valore solo quando non lo è”
(Fernando Pessoa) "Avevamo finito di cenare. Davanti a me il mio amico, il banchiere, grande commerciante e monopolista ragguardevole, fumava… Sorridendo, mi rivolsi a lui. «Pensi: alcuni giorni fa mi hanno detto che lei un tempo è stato anarchico...». «Non è che lo sia stato: lo sono stato e lo sono. Non sono cambiato a questo riguardo. Sono anarchico». «Questa è buona ! Lei anarchico ! E in che cosa lei è anarchico ? A meno che non voglia attribuire alla parola un senso differente...». «Dal comune ? No, non glielo attribuisco. Uso la parola nel senso comune». Così comincia Il banchiere anarchico, racconto di
Fernando Pessoa pubblicato per la prima volta sulla rivista “Contemporanea” nel maggio del 1922. Si tratta del resoconto di un colloquio tra due uomini, un banchiere e un giovane giornalista… un dialogo platonico… Il banchiere spiega allo stupefatto interlocutore perché sia sempre stato e ancora sia, anarchico. Espone il cammino che lo ha portato a realizzare il suo ideale agendo “apparentemente” in maniera opposta a quanto l’anarchismo detta. Questo, sinteticamente, il senso del dialogo. Al bando le false verità, le apparenze, nella ricerca dell’intima essenza delle cose, nascosta appunto sotto il velo dell’apparenza. In scena il banchiere, il giornalista e l’Anarchia.
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Il banchiere anarchico
Arsenale Stag 2012-2013:Arsenale Stag 2010-2011
Carcano Stag 2012-2013:Carcano Stag 2009-2010
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Teatro Carcano Corso di Porta Romana,63 20122 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 55181362 - 77 fax 02 55181355 lunedì 10.00 - 18.30 da martedì a sabato 10.00 - 20.00 domenica 13.00 - 18.30
www.teatrocarcano.com info@teatrocarcano.com mezzi pubblici tram 16,24 autobus 77,94 metrò linea 3 (Crocetta)
DAL 1803 DUECENTONOVE ANNI DI SPETTACOLO
Ristoranti consigliati Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Shiki
Inaugurato nel 1803, il Teatro Carcano ha ospitato le prime rappresentazioni di capolavori dell’opera lirica e della prosa. Dopo varie vicissitudini, le distruzioni della guerra, la parentesi dell’avanspettacolo e la trasformazione in sala cinematografica, nel 1980 viene recuperato alle sue origini di teatro di produzione e ospitalità e da allora ha svolto un ruolo fondamentale nella vita culturale milanese. Tra i grandi attori e attrici che si sono alternati in questi anni sul suo palcoscenico si ricordano Salvo Randone, Giulio Bosetti, Anna Proclemer, Gabriele Lavia, Alberto Lionello, Piera Degli Esposti, Monica Guerritore, Marcello Mastroianni, Valeria Moriconi, Vittorio Gassman, Marina Bonfigli, Giorgio Albertazzi, Giuliana Lojodice, Nino Manfredi, Ottavia Piccolo, Aroldo Tieri, Gianrico Tedeschi, Marina Malfatti, Giorgio Gaber, Franca Rame, Lella Costa, Paolo Poli, Isa Danieli, Mariano Rigillo e il premio Nobel Dario Fo. Numerosi anche gli spettacoli di danza che hanno visto protagonisti, tra gli altri, Carla Fracci, Luciana Savignano, Louis Falco, David Parsons, Oriella Dorella, Cristina Hoyos, Daniel Ezralow, Michael Clark. Per il terzo anno sotto la direzione artistica di Marina Bonfigli, anche per la stagione 2012/2013 il Carcano rispetta la vocazione che da tempo lo caratterizza e identifica come il teatro della grande prosa, nella convinzione sia fondamentale continuare a trasmettere a tutte le generazioni di spettatori l’alto valore della parola: ben scritta, ben recitata, ben diretta.Il Teatro Carcano è presente in Invito a Teatro 2012/2013 con un unico spettacolo, la nuova ed impegnativa produzione di La coscienza di Zeno di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo. Lo spettacolo, diretto da Maurizio Scaparro, indiscusso maestro della scena teatrale italiana e internazionale, ha come interprete principale Giuseppe Pambieri, molto apprezzato per la regia di un’altra produzione, il testo americano Guida alla sopravvivenza delle vecchie signore con Marina Bonfigli e Isa Barzizza, rappresentato a chiusura della scorsa stagione. La coscienza di Zeno debutterà in prima nazionale in sede il 16 gennaio e, dopo tre settimane di repliche, affronterà una tournée che lo porterà nei maggiori teatri italiani. Per festeggiare insieme al pubblico i trentacinque anni dal debutto, il Carcano ospiterà inoltre la produzione del Teatro Franco Parenti Mi voleva Strehler di Umberto Simonetta e Maurizio Micheli, con Maurizio Micheli e la regia di Luca Sandri.
via Solferino,35 tel. 02 29003345
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La coscienza di Zeno
Carcano Stag 2012-2013:Carcano Stag 2009-2010
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dal 16 gennaio al 3 febbraio al Teatro Carcano produzione Teatro Carcano
debutto nazionale di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo regia di Maurizio Scaparro con Giuseppe Pambieri e con Enzo Turrin, Giancarlo Condé, Anna Paola Vellaccio, Antonia Renzella scene di Lorenzo Cutuli costumi di Carla Ricotti musiche di Giancarlo Chiaramello
La nuova produzione del Teatro Carcano debutterà in prima nazionale in sede e sarà quindi in tournée in alcuni dei maggiori teatri italiani. Nell’adattamento di Tullio Kezich del 1964 il romanzo è stato portato sulle scene italiane da Alberto Lionello (1964), Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci (1987), Massimo Dapporto con la regia di Piero Maccarinelli (2002).
La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, è il romanzo più maturo e originale di Italo Svevo. In esso si riassume l’esperienza umana di Zeno Cosini, il quale racconta la propria vita in modo così ironicamente disincantato e distaccato da far apparire l’esistenza tragica e comica insieme. Zeno ha maturato alcune convinzioni: la vita è lotta; l’inettitudine non è più un destino individuale, ma un fatto universale; la vita è una “malattia”; la nostra coscienza un gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno consapevoli. Il romanzo possiede un’architettura particolare: l’autore abbandona il modulo ottocentesco del romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda e adotta l’espediente del memoriale, del diario, in cui la narrazione si svolge in prima persona e non presenta gli avvenimenti nella loro suc-
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cessione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Il protagonista non è più una figura a tutto tondo, un carattere, ma è una coscienza che si costruisce attraverso il ricordo, ovvero di Zeno esiste solo ciò che egli intende ricostruire attraverso la propria coscienza. All’interno del memoriale, l’autobiografia appare un gigantesco tentativo di autogiustificazione da parte dell’inetto Zeno che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti con il padre, con la moglie, con l’amante e con il rivale Guido, anche se ad ogni pagina traspaiono i suoi impulsi reali, ostili ed aggressivi e a volte addirittura omicidi. Con La coscienza di Zeno, Svevo approfondisce la sua diagnosi della crisi dell’uomo contemporaneo che è tanto più grande quanto maggiore ne è l’autoconsapevolezza. I suoi personaggi, ridotti a subire la vita con sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente consapevole, riflettono la problematicità dell’uomo del primo Novecento che, sotto apparenti certezze, avverte il vuoto, causa principale dell’inquietudine e dell’angoscia esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce, Proust: essa testimonia il male dell’anima moderna.
Cooperativa Stag 2012-2013:Cooperativa Stag 2010-2011
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Teatro della Cooperativa Via Hermada,8 20162 Milano
prenotazioni e informazioni da lunedì a venerdì 15.00 - 19.00 sabato 18.00 - 20.00 domenica 14.00 - 15.30 (solo nei giorni di spettacolo)
biglietteria tel. 02 64749997 fax 02 6420761
www.teatrodellacooperativa.it info@teatrodellacooperativa.it mezzi pubblici tram 4,5 autobus 51,83 metrò linea 3 (Maciachini)
Ristoranti consigliati Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
L’Associazione Culturale Teatro della Cooperativa è stata fondata grazie al sostegno della Società Edificatrice Abitare - alla fine del 2001 dal drammaturgo, regista e attore Renato Sarti già collaboratore del Piccolo Teatro con Giorgio Strehler e del Teatro dell’Elfo di Milano, nonché vincitore dei premi I.D.I, Vallecorsi, Riccione-produzione e dell’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano. Nell’arco di dieci anni il Teatro si è così imposto all'attenzione del panorama teatrale nazionale con oltre 150 compagnie ospiti in sede, più di 87.000 spettatori solo nella sala di via Hermada (zona nord est di Milano) e una trentina di allestimenti. Proprio l’attività di produzione ha ottenuto un grande riscontro di pubblico e di critica, toccando quasi tutte le regioni d'Italia e trovando ospitalità anche presso teatri prestigiosi quali il Piccolo Teatro di Milano, l’Eliseo e il Valle di Roma, il Teatro Greco Antico di Siracusa, il Teatro Due di Parma, il Duse e l’Archivolto di Genova. Fra gli spettacoli si ricordano: I me ciamava per nome: 44.787 - Risiera di San Sabba e Nome di battaglia Lia (ambedue rappresentati anche presso la Sala della Lupa di Montecitorio); i due cavalli di battaglia Mai Morti (che ha recentemente festeggiato il decennale) e La Nave Fantasma (Premio Gassman Città di Lanciano - Miglior Testo del 2005), entrambi con Bebo Storti; Uora Vo Cunto e 6% - Cca na vota era tutta campagna, entrambi di e con Domenico Pugliares; e ancora Io Santo, tu Beato; 2011: Trilogia del benessere (il cui primo episodio, Libero, andò in scena al Piccolo Teatro Studio nel 1991 con la regia di Giorgio Strehler); gli spettacoli più recenti, Chicago Boys, testo e regia Renato Sarti (che nel 2011 ha registrato il tutto esaurito al Teatro dell’Elfo) e Muri - prima e dopo Basaglia, testo finalista al Premio Riccione scritto da Renato Sarti in occasione del trentennale della Legge 180, con la prestigiosa interpretazione di Giulia Lazzarini (lo spettacolo è stato ospite del Piccolo Teatro per due stagioni consecutive nel 2010 e 2011. In questi anni il teatro ha collaborato con personaggi di grande spessore culturale e della società civile fra i quali: Franca Valeri, Lele Luzzati, Paolo Rossi, Cochi Ponzoni, Moni Ovadia, Dario Fo e Franca Rame, Lella Costa, Ottavia Piccolo, Claudio Bisio, Gherardo Colombo, Giancarlo Caselli, Carlo Boccadoro, Carlo Sala, Marco Travaglio, Giulio Cavalli, e molti altri. Oltre al già citato Muri, che sarà ospite presso il Franco Parenti, altre produzioni del nostro Teatro saranno presenti in importanti teatri milanesi: Otello Spritz al Piccolo Teatro Expo; Nome di battaglia Lia al Teatro Elfo Puccini; e Chicago Boys all'ATIR Teatro Ringhiera.
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Nudi e crudi
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dal 7 al 25 novembre al Teatro della Cooperativa produzione Teatro della Cooperativa
di Alan Bennett adattamento di Edorado Erba regia di Marco Rampoldi aiuto regia di Paola Ornati con Alessandra Faiella, Claudio Moneta e Max Pisu
Immaginate di rientrare una sera, dopo esser stati al Covent Garden ad assistere ad una splendida esecuzione del vostro amatissimo ‘Così fan tutte’, e trovare la vostra casa svuotata. Non rapinata – anzi ‘svaligiata’, anche in questi momenti la precisione non deve venir meno: la banche si rapinano, la case si svaligiano – proprio completamente svuotata. Senza una sedia su cui lasciarsi cadere, un fornello su cui scaldare dell’acqua per fare un po’ di the, un telefono da cui chiamare la polizia – dannazione, i cellulari non sono stati ancora inventati! Persino la moquette è stata strappata… “l’avranno usata per avvolgere lo stereo”… Immaginate di dover vagare per cercare aiuto, e di incontrare personaggi sempre più stravaganti, mano a mano che i giorni passano e dei vostri ‘effetti personali’ non compare traccia, mentre vi adattate a vivere come campeggiatori in casa, e fate i conti con le vostre identità e certezze…
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Alessandra Faiella e Max Pisu, attori già noti al grande pubblico per i loro straordinari personaggi comici, danno voce e corpo ai beneducati Mr e Mrs Ransome, ai loro turbamenti, alle loro discussioni e contraddizioni, di fronte a una girandola di situazioni inattese che minano profondamente la loro granitica ‘abitudine’. Entrano ed escono dai personaggi dello strepitoso capolavoro di Alan Bennett, raccontandosi direttamente al pubblico, ed indossando contemporaneamente i panni della divertente galleria di personaggi strampalati con cui i protagonisti vengono in contatto durante questa paradossale vicenda. Una vicenda che potrebbe essere la pietra tombale del loro rapporto, o forse l’inizio di una nuova esistenza libera dalle soffocanti convenzioni. Sperimentando come la realtà possa essere contemporaneamente tragica ed esilarante. Dipende dal punto di vista.
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dal 22 al 27 gennaio al Teatro della Cooperativa produzione Teatro della Cooperativa Premio Gassman/Città di Lanciano 2005 – Miglior testo italiano
di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti regia di Renato Sarti con Bebo Storti e Renato Sarti disegni di Emanuele Luzzati musiche di Carlo Boccadoro foto di Lorenzo Passoni
Il 25 dicembre del 1996, al largo delle coste siciliane, affondò un piccolo battello carico di migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Le vittime furono 283: la più grande tragedia navale avvenuta nel Mediterraneo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante le precise testimonianze dei superstiti, autorità italiane e mass media, eccetto rare eccezioni (Livio Quagliata de Il Manifesto, Dino Frisullo di Senza Confine), non se ne occuparono: la tragedia del Natale 1996 divenne il naufragio fantasma. Gli stessi pescatori della zona, che recuperarono decine di cadaveri nelle reti a strascico, temendo conseguenze per la loro attività, li ributtarono sistematicamente in mare. Solo cinque anni dopo, con un reportage reso possibile dalla testimonianza del pescatore di Portopalo Salvatore Lupo, il quotidiano La Repubblica, attraverso un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, riuscì a individuare e filmare il relitto. Nel giugno del 2001 le immagini della "nave fantasma" fecero il giro del mondo, ma – nonostante l’appello di quattro premi Nobel italiani (Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia) e alcune interpellanze parlamentari – non è mai stato fatto nulla per recuperare il relitto e riconsegnare questo epi-
sodio alla Storia senza menzogne ed omertà. La nave fantasma è una sintesi drammatica della vasta problematica connessa al tema dell’immigrazione: la disperazione dei migranti, il silenzio delle autorità e dei mass media, la ferocia dei trafficanti di esseri umani, la terribile indifferenza e l'invincibile paura della nostra società. Benché basato su una rigorosa cronaca degli eventi – tradotta sulla scena attraverso i racconti dei protagonisti, con l'ausilio di materiali e disegni che erano stati realizzati appositamente da Emanuele Luzzati – l’intento registico è quello di fare ricorso a tutti gli elementi tipici del teatro comico e del cabaret, quali l’improvvisazione e il rapporto continuo e diretto con il pubblico. In scena, gli stessi Bebo Storti e Renato Sarti che, in una sorta di cabaret tragico, estremo e scioccante, coinvolgeranno gli spettatori nella rievocazione di una tragica vicenda. Gli italiani che dal 1865 al 1960 lasciarono il nostro paese sono circa 24 milioni. Si ritrovarono nelle stesse condizioni dei disperati che oggi sbarcano (quando non annegano) sulle nostre coste. Eppure sembrerebbe che insieme al relitto della "nave fantasma", in fondo al mare, sia finita anche la nostra memoria.
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La nave fantasma
Cooperativa Stag 2012-2013:Cooperativa Stag 2010-2011
Chicago Boys
Cooperativa Stag 2012-2013:Cooperativa Stag 2010-2011
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dal 7 al 10 febbraio al Teatro Atir Ringhiera / Atir produzione Teatro della Cooperativa con il sostegno della Regione Lombardia - Progetto Next in collaborazione con La Corte Ospitale di Renato Sarti con la collaborazione di Bebo Storti regia di Renato Sarti con Renato Sarti e Elena Novoselova scene e costumi di Carlo Sala video di Fabio Bettonica in collaborazione con N.A.B.A. e Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano foto di Emiliano Boga
Dopo il sold-out e lo straordinario successo riscosso al Teatro Elfo Puccini, torna per la quarta stagione consecutiva a Milano, Chicago Boys, lo spettacolo che Moni Ovadia ha definito <<formidabile spettacolo che […] è riuscito a raccontare con mezzi scarni ma poderosi l'intera epopea economica del nostro tempo, con il linguaggio delle emozioni, della denuncia e dellа passione civile>>. “Ad un miracolo economico corrispondono schiavitù e miseria per la popolazione ? Sì !” Con questa frase comincia Chicago Boys, una specie di conferenza “strampalata, senza lieto fine” che si svolge in un rifugio antiatomico. Una esaltazione surreale del capitalismo, del consumismo e della liberalizzazione più sfrenata. I Chicago boys sono stati un gruppo di economisti formatosi negli anni Settanta presso l'Università di Chicago, sotto l'egida del grande guru del liberismo, Milton Friedman, nobel per l'economia nel 1976. Friedman e i suoi seguaci esercitarono una profonda influenza sulle politiche economiche di molti stati, primi fra tutti gli USA del presidente Ronald Reagan e l'Inghilterra del primo ministro Margaret Thatcher e poi dal Cile all'Argentina, dal Brasile alla Polonia, dalla Cina alla Russia, ecc. Le grandi multinazionali hanno avuto un ruolo di primissimo piano in questo processo che ha portato allo smantellamento dello stato sociale, visto e combattuto come un virus infettivo, come un arto in cancrena da amputare. “Ma una stampella può cam64
minar da sola ?”. No. L'imposizione di questo tipo di economia è sempre stata preceduta e accompagnata da golpe, da spietate dittature, da sanguinose repressioni di piazza, dai desaparecidos, dalla tortura. Chiamare privatizzazioni le grandi razzie compiute nei confronti dei paesi poveri è un eufemismo. Queste politiche economiche hanno significato per una parte delle popolazioni di quei paesi licenziamenti, diminuzione degli stipendi, delle pensioni, degli ammortizzatori e delle garanzie sociali, ma anche aumento dell'alcoolismo, delle tossicodipendenze, dei malati di AIDS, della prostituzione minorile, della miseria, della malavita, degli omicidi e dei suicidi. Che negli ultimi decenni le grandi multinazionali abbiano puntato l'attenzione pure su materie prime, come l'acqua, i cui titoli in borsa crescono mediamente del 30%, non è un dato meramente economico o finanziario: un rapporto delle Nazioni Unite sulla povertà mondiale rivela che ogni giorno muoiono 4.900 bambini per mancanza di acqua potabile. Il nostro protagonista sguazza (mangia e si disseta) in una vasca, stile catafalco, piena d'acqua imputridita dai suoi stessi rifiuti. Al suo fianco una prostituta / cameriera russa, che, dopo venti anni di schiavitù cerca il riscatto. Fra le anguste pareti del rifugio si consuma fra i due una lotta senza esclusione di colpi, una sorta di paradossale, e letale, guerra fredda, formato mignon.
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dal 12 febbraio al 3 marzo
al Teatro della Cooperativa produzione Teatro della Cooperativa Teatro degli Incamminati
testo di Thomas Bernhard traduzione di Eugenio Bernardi regia di Renato Sarti con Valerio Bongiorno, Piero Lenardon e Carlo Rossi scene e costumi di Carlo Sala
Ritter, Dene, Voss. Potrebbe essere l’inizio di una filastrocca infantile. O una di quelle formule iniziatiche ormai scomparse, ultimo residuo di antichi riti magici che l’uso secolare ha ridotto a puro suono. Ritter, Dene, Voss sono i nomi di tre attori tedeschi, Ilse Ritter, Kirsten Dene e Gert Voss, primi interpreti dell’opera di Thomas Bernhard al Festival di Salisburgo nell’estate del 1986, per la regia di Claus Peymann. Nella pièce il solo Voss ha anche un nome di scena, Ludwig; mentre Ritter e Dene sono semplicemente la sorella minore e quella maggiore. È Dene ad iniziare, con frasi brevi, sintesi di concetti non correlati tra loro. Ritter, dalla sedia, con il giornale aperto e la sigaretta in una mano, la guarda e la ascolta con malcelato fastidio e disprezzo per la minuziosità con cui accomoda il grande tavolo da pranzo. Immerse nei ritratti di famiglia che adornano orribilmente le pareti della sala, memoria di antichi e gloriosi fasti, le due sorelle, attrici, attendono l’arrivo del fratello Ludwig (Wittgenstein ?) - filosofo paranoico e geniale di ritorno dal manicomio in cui si è rinchiuso volontariamente a pagamento - per consu-
mare quella che si trasforma ben presto in una cena delle beffe. Ne nasce un ménage à trois ricco di doppi sensi e seduzioni tormentate, i quali svelano i rapporti incestuosi che legano i tre protagonisti: si celebra lo sfacelo di una famiglia, cui fa da sfondo quello dell’Austria post-Anschluss e preHaider. Una messa in scena che, senza perdere di vista gli alti riferimenti filosofici e culturali del testo e senza perdere nulla del profondo dramma umano che lo permea, ne mette in evidenza gli aspetti comico-grotteschi. La geniale scrittura di Bernhard trasforma il più profondo tormento in risata acida.I ragazzi della Filarmonica Clown, con la loro trentennale esperienza, sono gli interpreti perfetti per dare a questa tragicommedia spessore e leggerezza. Renato Sarti Certo, sono considerato un cosiddetto scrittore serio, come Bèla Bartòk è considerato un compositore serio, e la fama si sta diffondendo (…) In fondo non è per niente una bella fama. Mi mette assolutamente a disagio. Thomas Bernhard
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Ritter, Dene, Voss
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Saldi di fine futuro
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dal 12 al 24 marzo al Teatro della Cooperativa produzione Teatro della Cooperativa
di Riccardo Pifferi e Diego Parassole regia di Marco Rampoldi con Diego Parassole foto di Fabio Bastante
Dopo “Che Bio ce la mandi buona” e “I Consumisti mangiano i bambini”, con “Saldi di fine futuro” Diego Parassole completa la sua esilarante “Trilogia della sopravvivenza”. Sì, perché il futuro ci ha preso alle spalle e non siamo preparati. Non sappiamo molto di lui, ma di sicuro non è il futuro dei nostri sogni. Quello ingenuo e felice, che sognavamo da bambini. Ci immaginavamo di abitare dentro cupole trasparenti in mezzo alla natura, di spostarci su macchine volanti, di difendere la terra dall’invasione degli alieni. Oggi, invece delle cupole, viviamo in cubicoli di cemento, le macchine non sono volanti: e l’unica cosa che vola è il prezzo del petrolio e non sono i marziani a distruggere l’umanità ma i traders, gli spietati alieni che arrivano dal “pianeta Borsa”. Una volta quando pensavamo alla fantascienza, pensavamo ai viaggi nello spazio. Oggi, grazie agli speculatori, l’economia del mondo è in crisi e “fantascienza” per noi, è andare in pensione. E fantascienza sarà anche fare il pieno di benzina. Così anche coltivare la terra sarà sempre più costoso.
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E il cibo rischia di diventare un lusso per pochi. E fra non molto anche mangiare un fritto di pesce sarà fantascienza. Perché abbiamo quasi completamente svuotato il mare dai pesci. In compenso continuiamo a mangiare tonnellate di carne contro il parere di mucche, maiali, galline… ma soprattutto dei medici. Ma noi possiamo fare qualcosa perché tutto questo non avvenga ? Sì, perché il futuro è come un mobile dell’Ikea: siamo noi che ce lo dobbiamo costruire. Quindi investite sul vostro futuro: venite a vedere questo spettacolo. E investite anche sul futuro dei vostri figli. Quindi venite con tutta la famiglia. E i nonni li vogliamo lasciare a casa !? E gli amici ? Dopo, come fate a discutere di questo spettacolo, se voi l’avete visto e i vostri amici no ? E i vicini ? Cosa vi hanno fatto di male i vicini ? Portate anche loro ! E la babysitter ? Venite coi bambini e non volete portare la babysitter ? E il fidanzato della babysitter ? Volete Lasciare a casa proprio lui ?! E se venite in tram… non volete portare il tramviere ? E se avete l’amante ? Beh, se avete l’amante venite due volte !
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dal 23 aprile al 1° maggio al Teatro Elfo Puccini - sala Shakespeare produzione Teatro della Cooperativa con il patrocinio di Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Associazione Nazionale Ex Deportati, Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione Italiano, Federazione Italiana Associazioni Partigiane e Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia testo e regia di Renato Sarti con Marta Marangoni, Rossana Mola e Renato Sarti video di Buzz 2001 musiche di Carlo Boccadoro foto di Marco Zamirato - ZMPHOTO
Forse a volte ci si dimentica delle storie apparentemente periferiche. Ci si dimentica che, al di là dei momenti alti e celebrativi, esiste un mondo fatto di episodi che fanno parte di una quotidianità ai più sconosciuta, ma dal valore estremamente significativo. All’interno della grande pagina della Resistenza, il quartiere di Niguarda a Milano e le donne dei suoi cortili ebbero un ruolo particolare. Niguarda si liberò il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che si consumò uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti sulla via della fuga, moriva - incinta di otto mesi Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Quest’ultimo vantava a Milano ben 40.000 aderenti, oltre 3.000 attiviste: assisteva i militari abbandonati da un esercito allo sbando; aiutava economicamente le famiglie in cui il marito, o il padre, era nei lager o in carcere; era parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato cittadino del C.L.N. ; compiva manifestazioni e comizi improvvisati nei mercati rionali o in altre zone della città; for-
niva staffette e partecipava direttamente in operazioni militari; stampava Noi Donne, un foglio clandestino precursore del movimento femminista. Inoltre, sulle spalle delle donne ricadeva gran parte del peso della realtà quotidiana, fatta di bambini e anziani da accudire nel freddo, nella fame e nelle malattie. Un ritratto tragico e insieme vivace della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio. Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato, che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico. Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: “Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo”. Nell’aprile del 2010 la Camera dei deputati ha ospitato Nome di battaglia Lia presso la Sala della Lupa a Palazzo Montecitorio. L’iniziativa è stata promossa dalle deputate dell’Ufficio di Presidenza, la Vice Presidente Rosy Bindi e la Segretaria di Presidenza Emilia Grazia De Biasi. Nel 2013, in occasione del centenario dalla nascita di Gina Galeotti Bianchi, il Teatro Elfo Puccini ospita questo spettacolo per il quale la Presidenza della Repubblica ha conferito la medaglia d’oro al Teatro della Cooperativa.
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Nome di battaglia Lia
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Teatro Franco Parenti Via Pier Lombardo,14 20135 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 59995206 da lunedì a domenica 10.00 - 19.00 il botteghino è aperto nei 90 minuti che precedono l’inizio spettacolo
biglietteria@teatrofrancoparenti.it www.teatrofrancoparenti.it mezzi pubblici tram 9,16 bus 62,77 filobus 90,91,92 metrò linea 3 (Porta Romana)
Ristoranti consigliati Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
E’ dal 1972 che il Teatro Franco Parenti si offre alla città come casa del teatro e come luogo di grande vitalità culturale. E’ con coraggio e un pizzico di follia che da 40 anni, il Parenti si rinnova e cresce, aprendosi a diversi generi e accogliendo nuove generazioni di artisti, per stimolare, provocare, divertire e formare il suo pubblico. La stagione 12-13, la Quarantesima, non smentisce la sua anima. Andrée Ruth Shammah, per la sua indagine sul rapporto tra politica e sentimenti sceglie Esequie solenni, L’amore è una cosa meravigliosa di Antonio Tarantino - l’incontro tra Nilde Iotti e la vedova De Gasperi il giorno della morte di Togliatti, un incontro teso, anche divertente, che rivela le contraddizioni dell’essere donna all’interno del sistema di potere - ; e l’applauditissimo Una notte in Tunisia di Vitaliano Trevisan dove la biografia degli ultimi giorni di Craxi diventa una metafora della metastasi del potere. Con un superbo Alessandro Haber assistito dal segretario Pietro Micci e nel ruolo della moglie e del fratello, per questo riallestimento, Maria Ariis e Roberto Trifirò. E sarà quest’ultimo il protagonista di L’affaire Moro, uno dei più controversi casi politici italiani nella scrittura lucida e appassionata di Leonardo Sciascia, per uno spettacolo tra verità e noir. Dopo i trionfi di Amleto2 e Favola, Filippo Timi incontra Don Giovanni per sorprenderci nuovamente con la sua indiscussa audacia artistica. In chiusura di stagione ritorna dopo tanti anni Anna Nogara con Il racconto dell’ incendio di via Keplero, le vicende di un caseggiato milanese dove una spaventata umanità sconvolta dall’incendio viene colta da Gadda con impietoso umorismo. Al teatro Carcano invece, riproponiamo l’intramontabile Mi voleva Strehler di Umberto Simonetta con Maurizio Micheli, applaudito, per oltre 1000 repliche, in tutti i teatri italiani.
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
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L’amore è una cosa meravigliosa
Esequie Solenni
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dal 23 al 31 ottobre al Teatro Franco Parenti / sala Grande produzione Teatro Franco Parenti
di Antonio Tarantino regia di Andrée Ruth Shammah con Ivana Monti e Laura Pasetti scene e costumi di Gian Maurizio Fercioni costumi di Angela Alfano musiche di Michele Tadini luci di Gigi Saccomandi
E’ il 1964. Alla vigilia dei funerali di stato di Palmiro Togliatti, la giovane compagna, Leona, rimasta sola, va a fare visita alla vedova De Gasperi, Franca. Premessa storica, per un incontro mai avvenuto, ma immaginato con vigore, intensità e tensione da Antonio Tarantino nel suo “Esequie Solenni”. Nasce un dialogo nel quale il linguaggio supera la storia, ne coglie l’ironia, a tratti il sarcasmo, l’intimità e la ferocia, e la restituisce attraverso la narrazione di due donne, forzatamente comprimarie, ma mai arrese. Franca, quasi chiusa in una cripta della memoria, induce ad una vibrante ribellione Leona, ancora innamorata della vita. La parola domina e scava dentro i personaggi. Andrée Ruth Shammah prosegue il confronto con la drammaturgia contemporanea e con la riflessione sul privato che interroga la storia e propone una moltiplicazione di punti di vista, che investiga la scrittura e costringe le attrici, due straordinarie Ivana Monti e Laura Pasetti, a farsi strumenti, scambiarsi i piani, cercare il nucleo del senso e sorprendere.
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“Paradossalmente niente meglio del teatro permette di ribellarsi al ruolo che altri ci hanno imposto: basta avere il coraggio di stare al suo gioco fino in fondo. Shammah ce l’ha avuto e ha vinto la scommessa.” (Sara Chiappori, La Repubblica) “Andrée Ruth Shammah porta in scena questa non facile pièce cercando e trovando profondamente una strada lontana dal naturalismo per fare emergere i molti significati del testo. Crea così un’atmosfera di lucido ragionamento nella quale le attrici, dichiaratamente tali, si accostano ai leggii per recitare la loro parte, scambiandosela anche, mantenendo vivo però il senso critico di donne al cospetto di altre donne, diversissime tra loro e da loro.” (Magda Poli, Corriere della Sera)
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dall’ 11 al 20 gennaio
al Teatro Franco Parenti / sala Grande produzione Teatro Franco Parenti di Vitaliano Trevisan regia di Andrée Ruth Shammah con Alessandro Haber, Maria Ariis, Pietro Micci e Roberto Trifirò ambientazione musicale di Yuval Avital collaborazione alle scene e costumi Barbara Petrecca luci di Gigi Saccomandi
Si potrebbe definire Una notte in Tunisia un classico contemporaneo, dove Vitaliano Trevisan, una delle penne più autorevoli della drammaturgia italiana, racconta gli ultimi giorni di vita di X, un uomo dal forte carisma, il cui destino è segnato dalla sua natura, dalla sua incapacità di fingersi quello che non è. Andrée Shammah offre una lettura del testo che sposta lo sguardo dalla cronaca degli ultimi giorni di vita di Craxi (X è il nome con il quale il personaggio è indicato nel testo) per alzarlo più in alto e trasformarlo in metafora del potere e della sua caduta. Molto apprezzato la scorsa stagione sia dal pubblico che dalla critica, lo spettacolo ha per protagonista un Alessandro Haber in stato di grazia che dà fisicità ad un personaggio di Thomas Bernhard “con la sua voracità, il suo talento, la sua energia sempre pronta ad esplodere”, è immerso in un corpo a corpo con la parola scritta alla quale non vuole rinunciare e che ha bisogno di verificare con se stesso e con tutti quelli che ha intorno, primo fra tutti il fedele e indispensabile Cecchin, portiere d’albergo, che dà ritmo allo spettacolo e muove con leggerezza la scena e le azioni dei personaggi: il fratello preda di contraddizioni e paure e la moglie che cerca inutilmente di convincerlo a partire. L’ennesima prova che il teatro ha la forza di volare oltre il presente e diventare metafora della vita.
“E’ uno spettacolo dei due o tre più belli che si siano visti quest’anno.”
Franco Cordelli, il Corriere della Sera “Cogliendo bene il senso del copione, la Shammah ha allestito uno spettacolo sospeso tra la realtà e una febbre visionaria, a tratti sottilmente spettrale.” Renato Palazzi, Il Sole 24 Ore “Meraviglioso Haber, capace di esplosioni improvvise, di malinconiche ironie, di smarrimenti fugaci.” Magda Poli, Corriere della Sera “La regista Andrée Ruth Shammah ha maneggiato la materia con un tocco squisito di pietosa secchezza, mentre Alessandro Haber dà al signor X accenti rabbiosi, melanconici, ironici, ne fa una creazione meravigliosamente umana.”
Osvaldo Guerrieri, La Stampa
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Una notte in Tunisia
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Il racconto dell’incendio di via Keplero
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dal 1° al 10 febbraio
al Teatro Franco Parenti / sala Tre produzione Teatro Franco Parenti
di Carlo Emilio Gadda regia e interpretazione di Anna Nogara percussioni Marco Scazzetta
Diritto al centro di un incendio. Il pubblico vi è trascinato dalla forza di un doppio nodo lombardo. In scena, Anna Nogara, attrice in teatro e al cinema con i più grandi, milanese, è lo strumento vivo dell’incandescente narrazione di Carlo Emilio Gadda, altro milanese eccellente, straordinario cantore e creatore della lingua. Una voce sola capace di restituire al pubblico la forza, la poliedricità, l’ironia, la meschinità, la poesia, la popolana semplicità degli umani ritratti di persone colte, come fosse il taccuino di un reporter, mentre devono affrontare una prova tanto terribile, quanto disvelante. Brucia un palazzo in via Keplero e dietro i muri divampa una moltitudine di personaggi. Le donne spettinate e mezze nude a ferragosto; Anacarsi Rotunno, poeta italoamericano; Besozzi Achille, pregiudicato “in linea di furto”; Flora Procopio di Giovan Battista, a soli tre anni, sola in casa con il suo pappagallo; Balossi Ermenegildo di Gesualdo, d’anni 17, di Cinisello, in mutande. E l’ex garibaldino del 5° piano, Carlo Garbagnati. Ritratti pastosi, materici, veri come vera, palpabile, sconvolgente riesce ad essere la parola di Gadda. Amplificata dagli efficaci interventi sonori alle percussioni di Marco Scazzetta, contrappunto complementare di grande forza evocativa.
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Nostalgia di Gadda…Portare in scena la sua letteratura è una scommessa… Acutamente infatti l’attrice orchestrante lascia L’incendio di via Keplero nei suoi termini oggettivi di racconto. Nogara non ritocca nulla, ma da prestigiatrice scompone il magnetico testo che è sola a dire…
Franco Quadri, la Repubblica Quando si assiste a uno spettacolo che sa parlare all’animo, sollecitandolo e divertendolo con intelligenza e con garbo, si esce da teatro pervasi da una sensazione di leggerezza e di appagamento, persino la creatività, nei casi più felici, sembra mettersi in moto. Finalmente lo spirito trova il meritato ristoro. Ed è proprio questo che offre “Il racconto dell’incendio di via Keplero”
Magda Poli, Corriere della Sera
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dal 27 febbraio al 4 marzo
al Teatro Franco Parenti / sala Grande produzione Teatro Franco Parenti Teatro Stabile dell’Umbria uno spettacolo di e con Filippo Timi cast in via di difinizione
Né secondo Molière, né secondo Mozart, semplicemente secondo Filippo Timi: il mito di Don Giovanni riscritto dal più irriverente dei giovani artisti italiani.
Leporello: Signore credete in Dio ? Don Giovanni: Pè perepè pè pèLeporello: credete al diavolo allora ? Don Giovanni: Po po ro pop o po.
Il cuore della stagione occupato da Filippo Timi e il suo Don Giovanni … la spavalda spensieratezza che solo alcuni talenti possono permettersi mentre esprimono la gioia e l’allegria di non aver perso il senso di questo nostro meraviglioso mestiere. Andrée Ruth Shammah
Leporello: Crederete almeno all’aldilà, spero. Don Giovanni. Chichirichì ! Leporello: In cosa credete signore ? Don Giovanni: Credo che l’uomo sia vuoto e il mondo un pregiudizio, una fra le tante misere scelte, credo che Dio sia il più stupendo e potente virus, ma si sa, ogni virus ha il suo antidoto. Leporello: E quale sarebbe quest’antidoto ? Don Giovanni: un virus più potente capace di debellarlo. Leporello: voi conoscete questo virus prodigioso ? Don Giovanni: Io sono quel virus.
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Ovvero l’amore è l’infinito abbassato al livello dei barboncini
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Il Don Giovanni
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Mi voleva Strehler
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dal 1° al 12 maggio
al Teatro Carcano produzione Teatro Franco Parenti di Umberto Simonetta e Maurizio Micheli regia di Luca Sandri con Maurizio Micheli
Uno spettacolo cult che dal 1978 mantiene immutate forza comica e satira, avendo totalizzato più di 1000 repliche. Un esempio di teatro-cabaret ineguagliato, che gioca su diversi piani mascherando dietro un’apparente facilità, una riflessione profonda sull’arte dell’attore. La storia narra, col pretesto di un provino che un attore di cabaret deve sostenere davanti a Strehler e che gli aprirà le porte del grande teatro, uno spaccato del teatro italiano a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Assistiamo così alla scoperta del “teatro alternativo” e all’impegno politico tipo Brecht, al racconto de “la prise de l’Odéon” ai tempi del ’68 e alle imitazioni nostrane dei grandi innovatori di quell’epoca: il Living, Grotowski, il Terzo Teatro, rese ancora più comiche dallo stridore, forse solo apparente, con la condizione reale del giovane attore narrante. “Ho avuto attori bravissimi ma non di grosso richiamo (almeno non lo erano ancora quando recitavano con me, negli anni tra il ’78 e l’83, dopo alcuni di loro lo sono diventati). Ma i teatri si sono riempiti ugualmente e non solo il piccolo “Gerolamo” di Milano che dirigevo in quel periodo.
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Il pubblico dunque veniva per assistere al lavoro, probabilmente attratto da qualche autorevole recensione, magari da un titolo indovinato, dal parere favorevole di amici che l’avevano già visto o da chissà che altro. Appena si apriva il sipario (quando c’era il sipario) lo spettatore si trovava così a dover fare prima di tutto conoscenza con l’attore in scena: doveva fissarlo, misurarlo, lasciatemi dire annusarlo, decidere se gli era o non gli era simpatico, decidere se gli avrebbe mai concesso l’autorizzazione a farlo ridere o, come direbbero altri, a inoltrargli il messaggio comico. Questa spietata perlustrazione può durare un attimo oppure un secolo ma qualsiasi sia la sua durata per l’attore e per l’autore sarà sempre eterna. Ho avuto la fortuna di avere degli attori che riuscivano a ottenere il lasciapassare con grande celerità: ma ho la solida convinzione di avergli fornito ogni volta il materiale idoneo a facilitargli e di molto il compito. Con grande emozione con grande gioia ho visto il pubblico abbozzare un sorriso, poi sorridere con maggior decisione, ridere poi e sghignazzare infine senza ritegno”. Umberto Simonetta
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dall’ 8 al 19 maggio
al Teatro Franco Parenti / sala AcomeA produzione Teatro Franco Parenti di Leonardo Sciascia regia e interpretazione di Roberto Trifirò
Un grande scrittore: Leonardo Sciascia, un attore di grande sensibilità, Roberto Trifirò. Al centro, una delle vicende più complesse della nostra storia nazionale: il caso Moro. E' il 1978, Aldo Moro viene rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. Dei 55 giorni di prigionia restano le lettere scritte dallo statista alla moglie, ai compagni di partito, alle più importanti cariche pubbliche. E mentre tutti credono che quei documenti siano stati composti sotto le pressioni psicologiche dei terroristi o condizionati dal dolore e dall'instabilità emotiva dovuti alla reclusione, Sciascia è convinto della lucida verità contenuta in quelle righe: con la passione e il rigore di una vera e propria indagine, lo scrittore siciliano si addentra negli scritti alla ricer-
ca del senso più profondo. E lo fa attraverso la "verità della finzione". L'affaire è una vicenda inafferrabile, nella quale i fatti sembrano perdere peso fino a scomparire. La realtà sembra sfumare nella finzione. Con garbo, levità ed eleganza, il racconto interroga e impone il dovere di dire la verità. Da una parte la condanna morale e politica di una classe dirigente pavidamente nascosta dietro lo scudo della ragion di Stato, dall'altra la figura di Moro, maschera tragica dell'uomo solo che lotta contro lo Stato, che lo disconosce e abbandona, ma che si batte anche contro la morte. Forse, come scrive Sciascia nelle ultime righe citando Borges: "Il lettore inquieto rivede i capitoli sospetti e scopre un'altra soluzione, la vera".
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L’affaire Moro
Parenti Stagione 2012-2013:Parenti Stag 2010-2011
Teatro i 2012-2013:Teatro i 2010-2011
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Teatro i Via Gaudenzio Ferrari, 11 20123 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 8323156 tel. 366 3700770 da lunedì a domenica 14.30 - 19.30
info@teatroi.org www.teatroi.org mezzi pubblici tram 2,3,14,9 autobus 94 metrò linea 2 (P.ta Genova - S.Agostino)
Ristoranti consigliati Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Teatro i, ubicato nel centro di Milano, è uno spazio di interesse pubblico della città dedicato alla produzione, alla presentazione e alla diffusione del lavoro degli artisti più attenti alla contemporaneità. Il suo programma, che privilegia l’area teatrale, riflette la natura complessa dell'arte internazionale in tutte le sue espressioni. Teatro i vuole essere un mediatore vivente, attivo ed accessibile fra artisti e pubblico, un catalizzatore per le idee e le tendenze del presente. Teatro i, in soli otto anni, è diventato un punto nevralgico della vita culturale di Milano. Un teatro di 96 posti nel cuore della città sempre affollato di spettatori, uno spazio che ha saputo imporsi, sia nel variegato panorama cittadino che nel più ampio orizzonte nazionale, in modo tale da ricevere importanti riconoscimenti da parte del pubblico e della stampa, ma soprattutto da parte delle istituzioni, come l’ingresso nel sistema delle convenzioni con il Comune di Milano. Anche i premi della Critica, Hystrio, Duse, Ubu e Eti sono riconoscimenti della qualità e dell’efficacia del percorso intrapreso. A partire dalla prima stagione lo staff interno e gli artisti coinvolti nel progetto artistico, hanno tracciato un percorso culturale strettamente legato a temi della contemporaneità: un’invenzione continua alla scoperta di nuovi territori e rivolta a un pubblico il più possibile eterogeneo. Da qui l’esigenza di individuare per ogni stagione un tema di riferimento che indirizzi e influenzi le produzioni della compagnia.
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
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Hilda
Teatro i 2012-2013:Teatro i 2010-2011
8-10-2012
10:40
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dal 7 al 26 novembre
a Teatro i
produzione Teatro i in collaborazione con Face à Face - Parole di Francia per Scene d’Italia e
Institut Français Milano
Premio della Critica e Premio UBU 2011 a Federica Fracassi come miglior attrice protagonista di Marie NDiaye traduzione di Giulia Serafini regia di Renzo Martinelli con Alberto Astorri, Federica Fracassi e Francesca Garolla si ringrazia Malìparmi per gli abiti indossati da Federica Fracassi
Marie NDiaye ci porge uno specchio in cui si riflette una società individualista ed arrogante, concentrando l’attenzione sulle dinamiche di coppia con l’intento di svelarne i giochi spesso cinici e impudenti. Tre personaggi: una ricca ed annoiata signora in cerca di una cameriera, un marito precario in bilico tra moralità ed opportunismo e poi lei, Hilda, unico motore del testo, testimone invisibile e inerme di un gioco perverso tra schiavo e padrone.
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Hilda non c’è. Non si vede mai, si parla solo di lei. Eppure è l’unica protagonista della pièce. Attorno a lei ruotano gli altri personaggi, attorno a lei mutano i dialoghi. La sua forza è tutta giocata su una continua assenza. In un gioco terribile, serrato e crudele, la contesa su Hilda arriverà a coincidere con la totale perdita di se stessi.
Renzo Martinelli
8-10-2012
10:40
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dal 5 al 17 giugno
a Teatro i
produzione Teatro i in collaborazione con Face à Face - Parole di Francia per Scene d’Italia e Institut Français
Milano
di Bernard-Marie Koltès traduzione di Valerio Magrelli drammaturgia di Francesca Garolla regia e scene di Renzo Martinelli con Alberto Astorri, Rosario Lisma, Alfie Nze e Valentina Picello luci di Luigi Biondi
Una notte africana. Un cantiere francese nel buio dell’Africa nera. L’ingegnere Cal ha da poco ucciso un operaio indigeno ed eliminato il suo corpo. Alboury, “fratello negro” del morto, viene a reclamare quel corpo scomparso per riconsegnarlo alla madre e calmare così il suo pianto. “Lotta di negro e cani” è un’incursione in una notte straniera e sconosciuta, metafora dello scontro e del contrasto irrisolto tra il bianco e il nero, tra bene presunto e male sconosciuto. Un dramma contemporaneo affidato a quattro personaggi e ai loro fallimenti.
“Lotta di negro e cani” non ha affatto come argomento l’Africa e i negri; non racconta né il neocolonialismo né la questione razziale. Non ha certo alcun messaggio da trasmettere. Parla semplicemente di un luogo del mondo. A volte incontriamo dei luoghi che sono non dico delle riproduzioni del mondo intero, ma una sorta di metafora della vita, o di un aspetto della vita, o di qualcosa d’altro che ci sembra importante ed evidente. Bernard-Marie Koltès
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Lotta di negro e cani
Teatro i 2012-2013:Teatro i 2010-2011
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
4-10-2012
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Teatro Leonardo da Vinci
Quelli di Grock
Via Ampère,1 ang. P.zza Leonardo da Vinci 20131 Milano
Via Emanuele Muzio, 3 20124 Milano
prenotazioni e informazioni
prenotazioni e informazioni
tel. 02 26681166 da lunedì a sabato 15.30 - 19.30
tel. 02 66988993 da lunedì a venerdì 10 - 13 / 14 - 18
www.teatroleonardo.it biglietteria@teatroleonardo.it
www.quellidigrock.it ufficio.promozione@quellidigrock.it
mezzi pubblici
mezzi pubblici
tram 23,33 autobus 62,90,91,93 metrò linea 2 (Piola)
autobus 43,90,91,92 metrò linea 3 (Sondrio)
Ristoranti consigliati Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Il Teatro Leonardo da Vinci (488 posti) giunge alla quarta stagione di direzione artistica Quelli di Grock proseguendo nella sua proposta di nuove produzioni della Compagnia, spettacoli di compagnie ospiti, eventi culturali, letterari e musicali, creando nell’insieme una ricca offerta artistica nella città di Milano, apprezzata ogni anno da un numero crescente di spettatori. Primo appuntamento della stagione sarà un atteso ritorno: Sogno di una notte di mezza estate. Una della commedie tra le più affini alla poetica della Compagnia segnerà infatti, dopo il successo dello scorso anno, il Natale al Teatro Leonardo, accompagnando il pubblico tra atmosfere terrigne e irresistibili momenti comici, con un continuo accostamento di danza, proiezioni video e recitazione. Subito a seguire sarà l'altra grande produzione dello scorso anno, Caos (remix), a regalare divertimento ed energia a piene mani. Superato appieno l'approccio con lo spettacolo cult della compagnia, un affiatato gruppo di giovani attori porta in scena in maniera ironica e irriverente le assurde frenesie della vita metropolitana, dando nuova linfa ad uno spettacolo che, rappresentato dal 1988, continua rinnovandosi ad affascinare spettatori di tutte le età. Dopo un salto nella contemporaneità sarà poi Amleto a segnare il ritorno ai classici. Tragedia che rivive nella freschezza e nell’energia dei suoi giovani interpreti, il nostro Amleto è una riuscita commistione tra poesia e forza, leggerezza e ironica carnalità. Una piéce dal forte impatto, che supera il celebre binomio "essere o non essere" con un intenso slancio vitale, portato sulla scena dall'approccio fisico tipico della Compagnia. Si prosegue con uno sguardo al sociale, uno sguardo che Quasi perfetta ci aiuta a gettare sul dramma dell'anoressia e dei disturbi alimentari, prima di tornare alle vicende shakespeariane. Arriviamo così a Le allegre comari di Windsor, uno degli spettacoli più apprezzati dal nostro pubblico, che nella versione Quelli di Grock diventa una commedia musicale ironica e divertente. Suggestioni comiche e piccate critiche ad una società bigotta si incontrano in una messinscena dalle sfumature dark, valorizzata dall’esperienza attorale e fisica della Compagnia. Ultimo appuntamento della stagione sarà infine con Goldoni, autore già in passato esplorato dalla compagnia, che arriverà sul palcoscenico del Leonardo con un nuovissimo allestimento de La trilogia della villeggiatura. Il trittico del celebre commediografo veneto diventa, nella rilettura di Cavalli e Intropido, un grande gioco scenico, in cui natura umana e profonde dinamiche sociali sono messe a nudo di fronte ad uno degli appuntamenti più semplici e materiali della nostra vita: le vacanze. 85
Sogno di una notte di mezza estate
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
4-10-2012
14:56
Pagina 86
dal 7 al 29 dicembre
al Teatro Leonardo da Vinci produzione Quelli di Grock da William Shakespeare traduzione e adattamento di Valeria Cavalli regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido con Andrea Battistella, Antonio Brugnano, Pietro De Pascalis, Andrea Lietti, Marco Oliva, Sabrina Marforio, Andrea Narsi, Isabella Perego, Andrea Robbiano, Simone Severgnini e Debora Virello scene e luci di Claudio Intropido costumi di Anna Bertolotti musiche di Gipo Gurrado
Dopo il successo della scorsa stagione Quelli di Grock propone anche quest’anno una commedia di Shakespeare tra le più affini alla poetica della Compagnia, ambientata durante la notte magica del solstizio d’estate, in bilico fra realtà e immaginario. Sogno di una notte di mezza estate, nella versione Quelli di Grock, è uno spettacolo scoppiettante e onirico, che gioca su visioni, sfuocate, ambigue e grottesche. La messa in scena concorre a rendere profonda l’alternanza tra i vari piani dell’intreccio; i contributi video, la musica e i costumi amplificano il prodigio dell’immaginario, mentre un cast eclettico e versatile, con interpreti che vestono più ruoli, accompagna lo spettatore in un’avventura ricca di sfaccettature. La Compagnia ha voluto valorizzare l’aspetto più primitivo, quello legato alla notte del solstizio d'estate, ai riti di passaggio delle stagioni, all'ambiguità delle
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figure fatate e alle follie amorose che, a volte, obnubilano la mente, distinguendo i tre intrecci dell’opera con linguaggi e segni precisi. Il mondo notturno, lontano dall’iconografia classica, di Oberon e Titania, diventa primitivo, primordiale; un mondo in cui anche Puck non è più un folletto dispettoso ma uno spirito complesso e terrigno. Il mondo delicato e poetico degli innamorati, a cui le parole di Shakespeare donano ritmo e musicalità. Infine il mondo di Bottom e dei teatranti, che rappresentano il divertimento puro in un’esilarante messa in scena che esalta le doti comiche degli attori. Valorizzati risultano la notte, l’inconscio e la fantasia; un Sogno che diventa un viaggio, un viaggio nell’onirico e nell’ombra che ciascuno ha in sé e dietro di sé, un viaggio nel teatro e nelle sue infinite magie.
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dall’ 8 al 20 gennaio
al Teatro Leonardo da Vinci produzione Quelli di Grock testo e regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido coreografie di Susanna Baccari e Valeria Cavalli con Francesco Alberici, Andrea Battistella, Ludovico D’Agostino, Jacopo Fracasso, Andrea Lietti, Isabella Perego, Maria Cristina Stucchi, Clara Terranova e Melissa Vendramin scene e luci di Claudio Intropido costumi di Sanne Oostervink
Caos è lo spettacolo cult di Quelli di Grock, nato nel 1988 e in scena da allora in Italia e all’estero ha ormai collezionato più di mille repliche e tournée in Europa, Stati Uniti, Canada e Sud America. Un’esplosione di energia contagiosa e torrenziale, un palpito potente riproposto la scorsa stagione in una versione remix, che ha visto sul palcoscenico del Teatro Leonardo una nuova generazione di attori pronti a reinterpretare lo spettacolo più magico e irresistibile di Quelli di Grock. Adattato con nuove scene e coreografie al rinnovato gruppo di interpreti, lo spettacolo risulta sempre attuale nel suo sguardo ironico sulla frenetica società metropolitana, come confermato dagli oltre sei-mila spettatori milanesi che hanno assistito al
nuovo allestimento, cui si aggiungono tutti coloro che hanno avuto modo di apprezzare lo spettacolo in giro per l'Italia durante un'importante tournée estiva. Tutti i "tic" della nostra vita quotidiana sono presi e analizzati, presi in giro e coreografati, in una ricca commistione di linguaggi che spazia dal mimo, alla recitazione, alla danza. Nove elementi, nove ingranaggi di un meccanismo perfetto, si muovono su un palco per lo più spoglio ricreando un disordine armonico, studiato in ogni minimo dettaglio. Uno spettacolo ricco di suggestioni, capace di coinvolgere il pubblico in un percorso di scene dal forte impatto visivo, fino ad arrivare all'ormai celebre, straripante finale.
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(remix)
4-10-2012
Caos
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
Amleto
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
4-10-2012
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dal 30 gennaio al 10 febbraio al Teatro Leonardo da Vinci produzione Quelli di Grock
liberamente tratto dall’omonima tragedia di William Shakespeare regia di Susanna Baccari e Claudio Orlandini con Francesco Alberici, Francesca Dipilato, Andrea Lietti, Sabrina Marforio, Sarah Paoletti e Isabella Perego scene e costumi di Maria Chiara Vitali luci di Monica Gorla Gurrado musiche di Gipo Gurrado
Amleto è un testo straordinario sulla vita e sulla morte, che da quattro secoli sconvolge ogni volta come la rivelazione di un mistero e che Quelli di Grock ha deciso di affidare all’interpretazione all’energia e alla freschezza di sei giovani attori, diretti da Susanna Baccari e Claudio Orlandini. In un impianto scenico volutamente minimale, mutevole e sobrio, dove campeggiano i colori della croce danese, il palcoscenico si riempie e si svuota di presenze e di spettri immaginati. Travolti nel vortice delle paure di Amleto e Ofelia e nel loro tragico destino, i protagonisti sentono l’urgenza di raccontare quel che hanno visto accadere nel castello di Elsinor, sotto i loro occhi: un viaggio rivolto alla conoscenza del sé che dura tutta la vita, che sorprende, coinvolge e che ci rimanda con umiltà e coraggio sulle orme della straordinaria visione shakespeariana.
Siamo partiti dalla nostra realtà: sei giovani attori e due registi di mezza età che insieme scelgono di cimentarsi nella spaventosa impresa di una messa in scena del capolavoro di Shakespeare. Nel nostro Amleto rimane la tragedia della non azione, il dramma familiare, l’impossibilità dell’amore. Le parti non sono assegnate: siamo a teatro. Sulla scena solo gli attori che corrono senza sosta, che come fedeli servitori continuano ad indossare e abban-donare gli abiti dei personaggi per occuparne subito di nuovi. Le parole, proprio quelle di Shakespeare, saranno il ritmo del respiro e delle gambe, racconteranno il bisogno di amore e di amicizia incondizionati e, per ogni dubbio e ogni attimo perso o rimandato, faranno capire che sarebbe bastato aprire gli occhi dall’ inizio sul mondo per rispondere una volta per tutte: essere. Essere subito e all’istante.
I registi e gli attori
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4-10-2012
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22 e 23 febbraio al Teatro Leonardo da Vinci produzione Quelli di Grock
di Valeria Cavalli e Claudio Intropido consulenza scientifica Dott.ssa Maria Barbuto regia scene e luci di Claudio Intropido con Giulia Bacchetta musiche di Gipo Gurrado Progetto speciale realizzato in collaborazione con A.B.A. (Associazione per lo studio e la ricerca sull’anoressia, la bulimia e i disordini alimentari)
In scena Giulia Bacchetta ci racconta la storia di Alice, una ragazza per molto tempo anoressica, ma ormai allontanatasi dall’urgenza del problema. La sua è una vicenda come tante in cui un disagio adolescenziale, apparentemente “nella norma”, si trasforma e si amplifica fino a sfociare in una grave patologia. Intorno ad Alice, evocate dall’attrice stessa, ruotano alcune figure significative: una madre competitiva e poco “accogliente”, un padre pressoché assente, un’amica, Irene, un amore mai corrisposto, Pietro. Infine Adele, la custode del palazzo in cui vive Alice, che grazie al suo calore spontaneo e umano, è l’unica persona in grado di dare alla ragazza affetto e comprensione.Il percorso di Alice racconta un dolore, un’i-
nadeguatezza di vivere che, in questo caso, si trasforma in anoressia, ma che può assumere il volto della depressione, dell’alcoolismo, della tossicodipendenza, di un problema psichico. In questo “diario” fatto di flash-back, ricordi e immagini, vediamo la sua personalità trasformarsi e i suoi pensieri diventare ossessione; ci addentriamo lentamente nel suo disagio che esordisce - come spesso avviene - in modo subdolo e silenzioso per poi farsi eclatante e disperato. È nella verità delle parole che la protagonista pronuncia alla fine dello spettacolo che scopriamo la risposta: di anoressia si può guarire attraverso un percorso di cura. Alice avrà il coraggio di chiedere aiuto e così troverà la forza che le permetterà di camminare da sola.
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Quasi perfetta. Uno spettacolo sull’anoresssia
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
Le allegre comari di Windsor
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
4-10-2012
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dal 26 febbraio al 10 marzo al Teatro Leonardo da Vinci produzione Quelli di Grock da William Shakespeare traduzione e adattamento di Valeria Cavalli regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido assistente alla regia Daniela Quarta con Giulia Bacchetta, Fernanda Calati, Pietro De Pascalis, Cristina Liparoto, Marco Oliva, Andrea Robbiano, Elisa Rossetti, Simone Severgnini e Max Zatta scene e luci di Claudio Intropido costumi di Anna Bertolotti musiche e canzoni di Gipo Gurrado
Diventato in pochissimi anni uno degli spettacoli più amati dal pubblico e oggetto lo scorso anno del primo esperimento di riprese 3D di uno spettacolo teatrale, ritorna al Teatro Leonardo Le allegre comari di Windsor. Nella rilettura Quelli di Grock l'opera shakespeariana è una commedia musicale ironica e divertente, ritratto sarcastico di una borghesia ammuffita e superficiale che si accanisce contro chi, come il protagonista Falstaff, non si adatta alle consuetudini e al perbenismo della cittadina. Le musiche corali e le divertenti canzoni, i costumi grotteschi, l’ambientazione insolita e affascinante, con suggestioni cinematografiche e atmosfere dark, amplificano la critica a un mondo spettrale e claustrofobico, che tuttavia si risolve, come nell’originale di Shakespeare, nella gran burla del finale.
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Le allegre comari di Windsor, celebre commedia di William Shakespeare, è un’opera dalla trama aggrovigliata, composta da molte sotto-trame che si intrecciano e collegano tra loro i vari personaggi che ruotano intorno al protagonista: John Falstaff. Ciò che ci ha convinti a scegliere questa commedia è stata la possibilità di giocare su toni sarcastici e grotteschi e sulla contrapposizione tra gli abitanti di Windsor e Falstaff, ostentatamente moralisti gli uni, senza freni inibitori l’altro. Le allegre comari di Windsor è uno spettacolo dai ritmi serrati, che si giova di un uso estremo della caricaturizzazione e di scelte scenografiche, costumistiche e musicali precise, che avvolgono la vicenda in un’atmosfera universale e senza tempo. Valeria Cavalli e Claudio Intropido
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dal 4 aprile al 12 maggio al Teatro Leonardo da Vinci produzione Quelli di Grock
da Carlo Goldoni adattamento e regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido con Francesco Alberici, Antonio Brugnano, Pietro De Pascalis, Francesca Dipilato, Jacopo Fracasso, Cristina Liparoto, Sabrina Marforio, Andrea Robbiano, Simone Severgnini e Clara Terranova scene di Claudio Intropido costumi di Anna Bertolotti musiche di Gipo Gurrado
"Buon viaggio dunque a chi parte, e buona permanenza a chi resta" Per la stagione 2012 / 2013 Quelli di Grock incontra Carlo Goldoni e propone il debutto nazionale de La trilogia della villeggiatura, un trittico di commedie che narrano la partenza, le avventure e il ritorno dalla villeggiatura, o meglio, usando le parole dello stesso Goldoni, i "pazzi preparativi, la folle condotta e le dolorose conseguenze" di un comune fenomeno sociale, tramutato dall’autore in uno studio sull’uomo e sugli uomini. Le tre commedie, fuse in un unico grande gioco scenico, vedono protagonisti intrighi, amori e delusioni, ma soprattutto il Teatro, un Teatro fatto di ritmo e fisicità, parola, comicità e poesia, da anni le caratteristiche peculiari dello stile della Compa-
gnia. Un'ambientazione semplice ma eclettica, una recitazione priva di affettazioni, le musiche originali di Gipo Gurrado e, come sempre, il grande apporto di un affiatato gruppo di attori danno alla nostra Trilogia freschezza e garbo, insaporendola anche con una generosa dose di ironia sull'animo umano. La partenza per la vacanza è, ora come allora, un bisogno di affermare ad ogni costo il proprio status, un'esibizione forzata, una guerriglia a colpi di battute e scorrettezze, bugie e pettegolezzi. In questo spaccato di società senza tempo Quelli di Grock si diverte a mescolare diverse generazioni attorali, ad affiancare esperienza ed energia, consolidando ancora una volta la propria vocazione a un Teatro in continuo movimento.
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La trilogia della villeggiatura
Leonardo-Grock Stag 2012-2013:Leonardo-Grok Stag 2010-2011
Libero Stag 2012-2013:Libero Stag 2010-2011
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Teatro Libero Via Savona,10 20144 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 8323126 da lunedì a venerdì 15.00 - 19.00 (nei giorni di spettacolo) serale e sabato 19.00 - 21.15 domenica 14.00 - 16.15
biglietteria@teatrolibero.it www.teatrolibero.it mezzi pubblici tram 2,9,14,29,30 autobus 47,59,74 metrò linea 2 (P.ta Genova, Sant’Agostino)
Ristoranti consigliati Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Teatro Libero è un piccolo spazio teatrale che il pubblico ama definire informale e cordiale, inserito nel vivace contesto della zona Navigli di Milano. La sala teatrale, di 99 posti, si trova sospesa in cima ad uno stabile di via Savona, e si raggiunge salendo una caratteristica scala che fiancheggia le abitazioni private, e i piani di ringhiera. In un quartiere vivace, aperto all’arte e ai giovani, la programmazione di Teatro Libero è stata sempre attenta ai grandi autori, alla drammaturgia contemporanea e all’innovazione dei linguaggi, e ha dato spazio a tanti nuovi giovani talenti. Grazie ad un'organizzazione giovane, dinamica, sempre pronta ad investire verso nuove idee e nuovi linguaggi, Teatro Libero è una delle sale più frequentata in Italia tra quelle fino a 200 posti (dati Agis) per più stagioni consecutive. “Il Libero”, come viene ormai chiamato da tutti, diviene una realtà apprezzata e seguita da molti operatori di settore, dalla stampa e dai nuovi media, e gli spettacoli seguiti con calore dal pubblico, ricevendo svariati premi e riconoscimenti della critica.
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
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Il mercante di Venezia
Libero Stag 2012-2013:Libero Stag 2010-2011
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dal 21 novembre al 9 dicembre al Teatro Libero produzione Il Contato del Canavese, I Demoni e Teatro Libero di William Shakespeare adattamento e regia di Alberto Oliva con Mino Manni, Stefano Cordella, Francesco Meola, Davide Palla e Valeria Perdonò scene e costumi di Guido Buganza musiche originali di Bruno Coli luci di Alessandro Tinelli
“Tutti gli uomini uccidono la cosa che amano” O.Wilde Protagonista del capolavoro shakespeariano è un gruppo di giovani veneziani scapestrati e bamboccioni, che passano le giornate a dire “un’infinità di nulla”, fluttuano fra i ponti della laguna, vanno fuori a cena, sono tristi e non sanno perché, affidano i loro profitti alle navi e sanno di poter perdere tutti i loro beni, proprio come noi che siamo in balia dei mercati, dello spread e delle Borse che, come il mare, fanno naufragare sogni e risparmi da un giorno all'altro, costringendoci ad accettare che il futuro sia instabile e precario. Bassanio sogna di evadere da Venezia verso Belmonte, un’isola fantastica che costituisce il simulacro della felicità e della sensualità, come le nostre fiction televisive e i quiz che funzionano coi pacchi proprio come l'indovinello cui la bella Porzia assegna il proprio destino di moglie... Tutti questi ragazzi non si riconoscono in valori forti e incrollabili, non hanno ideologie, ma sentono un forte bisogno di appartenenza e marcano la loro
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identità discriminando il diverso e sputandogli in faccia. Ad essi si contrappone la figura perentoria e matura di Shylock, usuraio per necessità, che affronta dignitosamente la sua condizione di capro espiatorio e pretende giustizia e rispetto dei contratti stipulati. Lui, che viene deriso e svillaneggiato solo perché ebreo, concede un prestito al giovane Antonio e chiede come interesse, “così, per divertirsi”, una libbra della sua carne, “da prendersi e tagliarsi in quella parte del suo corpo che più gli aggrada”: un pegno sinistro, una sorta di vendetta bizzarra e forse gratuita nella sua macabra inutilità. Al termine dei tre mesi pattuiti Antonio è senza soldi, che sono naufragati con le sue navi. Ma “chi è il mercante, e chi l’ebreo ?” chiede il giudice in sede di processo. Le identità si confondono, la giustizia si traveste e trasforma la realtà, plasma sentenze su misura, mostra una faccia da uomo sotto cui batte un cuore femminile e seducente. “Il mondo si fa sempre ingannare dalle apparenze. Nei tribunali, quale perorazione, falsa e corrotta che sia, se pronunciata con voce leggiadra, non riesce a mascherare il male ?”.
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dal 10 al 13 dicembre
al Teatro Libero produzione Teatro Libero
progetto, con e regia di Arturo di Tullio luci di Alessandro Tinelli
Terzo millennio. Libere elucubrazioni, catastrofiche analisi di una società compromessa. Fuori dagli schemi del ventesimo secolo, un uomo si trova a riflettere e a confrontare il proprio presente con il passato. L'irriverente punto di vista di un uomo libero che ricorda e racconta con feroce ironia i conformismi e i compromessi di una società di fine millennio. Dalla cronaca alla politica, dalla educazione alla rivoluzione sessuale, dal mondo
del lavoro a quello della televisione, il viaggio di un Candido "politicamente scorretto" tra ladri e puttane, mamme e preti, extracomunitari e informatici, uomini e donne… Con il suo sarcasmo proverbiale e la sua graffiante ironia ci presenta un'analisi lucida e tagliente della nostra società, in un susseguirsi esilarante di pensieri sull'oggi e sul ieri. Spaccati quotidiani diventano lucida denuncia e irresistibile turbinio di suggestioni.
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Lucide disgressioni
4-10-2012
Tutto va come... non deve andare
Libero Stag 2012-2013:Libero Stag 2010-2011
La musica, la fanciulla, la bellezza e l’istante solenne della morte
Io, Ludwig van Beethoven
Libero Stag 2012-2013:Libero Stag 2010-2011
4-10-2012
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dal 6 al 21 aprile al Teatro Libero produzione Teatro Libero
progetto, con e regia di Corrado d'Elia luci di Alessandro Tinelli
Ludwig van Beethoven fu uno dei più grandi geni musicali mai esistiti. Non si può comprendere il genio con occhi normali, non rientra in nessuna categoria e la sua complessita non si può afferrare. Indagarne la vita, vuol dire accostarsi ad altezze umanamente insolite, rubarne per un istante la grandezza e la follia per raggiungere ebrezze ed emozioni insperate. Così, partendo da una passione antica, ci accostiamo a Beethoven con emozione per indagarne non solo i tanti misteri, la sordità, i rapporti col padre e con il suo tempo, il suo talento, gli amori, profondi e contrastati, le sue durezze, ma soprattutto la sua musica... la
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sua musica immortale. E quella Nona Sinfonia, quei quattro movimenti così conosciuti e amati che hanno cambiato la storia della musica per sempre. Perchè Beethoven aspetto dieci anni per comporre la Nona ? Avendo la musica già in testa.... Cosa successe in quei dieci anni ? Cosa cambiò nel mondo che lo circondava e cosa successe dentro di lui e soprattutto, come si preparò alla serata della prima rappresentazione, a Vienna, il 7 maggio del 1824 ? Ci vuole tempo per raccontare la bellezza. Chiudiamo gli occhi ed ascolteremo come mai abbiamo fatto prima.
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dal 27 giugno al 13 luglio al Teatro Libero produzione Teatro Libero
progetto, con e regia di Corrado d'Elia luci di Alessandro Tinelli
"Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò, dopo che distrusse sacra città di Troia" Immagino l'Odissea come un viaggio poetico nell'uomo e nell'oggi. Una riflessione a partire dal testo di Omero sul contemporaneo, sul nostro rapporto con la vita, le persone, le abitudini, le necessità, i sentimenti e i luoghi ma anche e soprattutto sulla necessita di "tornare a casa", a noi stessi, a quello che piu ci appartiene, quel desiderio di coerenza, di privato che tanto sentiamo nel cuore quando stiamo troppo a lungo via da noi. Il tema del Viaggio, del ritorno a casa, del νόστος , non è altro quindi che il viaggio della nostra vita, alla ricerca di noi stessi e del senso stesso del nostro viaggiare. Incontreremo luoghi e popoli dai nomi strani, divinità litigiose e condottieri valorosi, alimentando quel rapporto ancestrale con il raccontare, quel desiderio di rielaborare la realtà in forma di racconto (mythos) che per un attore è un istinto fondamentale. Come dimenticare
che dalla parola greca νόστος nasca una delle più belle parole della nostra lingua, nostalgia, quell'inquietudine nella ricerca di un punto di approdo, di un arrivo ad un porto tranquillo che accolga e mitighi i tormenti e le inquietudini che ci porta la vita. Abbiamo così bisogno di Umanità. Soprattutto in un tempo, il nostro, al centro di uno scontro acceso tra la cultura e chi la vuole negare. E l'incontro di Ulisse con il ciclope Polifemo, non racconta forse proprio quello scontro atavico, primigenio, ancestrale fra l'Umanità, la pietas appunto di Ulisse, il molto ingegnoso ολυµη- τι ς (polümetis) e il Mostro, Polifemo, la forza bruta, colui che parla perchè ha una bocca, Πολυϕηµος (Polüfemòs - colui che dice tutto). Uno scontro più che mai attuale ! Così facendo Ciclopi, Sirene, Feaci, la maga Circe, i Proci , diventeranno spunto per addentrarci con piacere non solo nella lingua e nella poesia omerica ma anche in una riflessione concreta e appassionante sull'oggi, sul nostro tempo e sul futuro che ci aspetta.
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Viaggio poetico nell’uomo e nell’oggi
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Odissea
Libero Stag 2012-2013:Libero Stag 2010-2011
Litta Stag 2012-2013:Litta Stag 2010-2011
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Teatro Litta Corso Magenta,24 20123 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 86454545 da lunedì a sabato 15.00 - 20.00
biglietteria da lunedì a sabato 18.00 - 20.00
promozione@teatrolitta.it www.teatrolitta.it mezzi pubblici tram 16,19 autobus 18,50,58,94 metrò linea 1 e 2 (Cadorna)
Ristoranti consigliati Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Horse Cafè Restaurant
Il Teatro Litta così come lo conosciamo oggi nasce nel 1986, anno in cui la compagnia “Teatro degli Eguali” supera la sua fase itinerante e si stabilisce in una sede fissa scegliendo il Teatro Litta, voluto dal nobile Bartolomeo Arese e fatto costruire dallo stesso tra il XVII e il XVIII secolo all’interno del meraviglioso Palazzo Litta. Ora sotto la direzione artistica di Antonio Syxty e Gaetano Callegaro, il Teatro Litta è il più antico teatro in funzione a Milano. Nel dicembre del 2010 è stato insignito dell’attestato degli Ambrogini, la più importante benemerenza cittadina, per aver saputo coniugare un’idea moderna di fruizione degli spazi per la cultura ad una visione artistica con aperture ai giovani e alle arti in genere. Teatro Stabile d’Innovazione, programma la propria attività sia nella Sala Teatrale, sia nella Sala La Cavallerizza, uno spazio molto suggestivo ricavato all’interno di quelle che furono le scuderie del Palazzo. La proposta culturale del Litta si articola in un ricco progetto di attività e iniziative: dalla tradizionale stagione di spettacoli, alle stagioni per scuole e famiglie, dai corsi di teatro a quelli di scrittura creativa, dai festival alle rassegne. La stagione 2012–2013 del Teatro Litta propone inizialmente un ciclo di tre testi di autori inglesi. Si inizia ad ottobre con Closer di Patrik Marber per la regia di Sandro Mabellini, un testo che riconduce alla natura sfuggente dell'identità umana. Si prosegue con due testi uniti in un'unica produzione dalla regia di Valentina Rosati: Benji di Claire Dowie, monologo dai toni poetici e dal ritmo sincopato, e Psicosi delle 4:48, l'ultima opera di Sara Kane, un dramma scritto dal punto di vista di una persona con gravi problemi di depressione, un disordine mentale di cui la scrittrice stessa soffriva. Il ciclo si conclude con Sinceramente Bugiardi, uno spettacolo che mette in evidenza lo spirito britannico e l'ironico fair - play che caratterizza la commedia dell'inglese Alan Ayckbourn. La seconda parte della stagione ripropone due grandi successi quali L'uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello e Il Censore di Anthony Neilson, entrambi con la regia di Antonio Syxty e presenta la nuova produzione La moglie del soldato, uno spettacolo del regista cinematografico Pasquale Marrazzo.
v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 8954023
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L’amore ci farà a pezzi
Closer
Litta Stag 2012-2013:Litta Stag 2010-2011
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dal 30 ottobre al 18 novembre al Teatro Litta produzione Litta_produzioni di Patrick Marber uno spettacolo di Sandro Mabellini con Ettore Distasio, Alessia Giangiuliani, Umberto Petranca e Caterina Silva assistente alla regia Lisa Momentè light designer Fulvio Melli ambient sound Sara Lenzi foto di Valentina Bianchi
Il sottotitolo voluto da Marber Love will tear us apart (L'amore ci farà a pezzi) è preso in prestito dal secondo album dei Joy Division. Il testo è incentrato sulla domanda "che cosa è un essere umano ?"; ogni personaggio di Closer dà a tale domanda una risposta diversa: per qualcuno è il proprio lavoro, per qualcun altro la propria famiglia, il proprio sangue o i propri desideri. Per Marber l'identità rimane comunque qualcosa di "sfuggente", che scappa non solo da noi stessi, ma anche dagli altri. A questo proposito il personaggio di Dan dice: "Noi viviamo come quando sogniamo, soli". E' significativo che i quattro personaggi del testo lavorino in ambiti in cui hanno a che fare con persone con cui mantengono un con-
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tatto meramente superficiale e a cui non hanno bisogno di rivelare nulla di sé. Dan ha il compito di scrivere l'elogio di persone che mai ha conosciuto. Anna è una fotografa che alimenta la sua arte nel rubare i volti e le espressioni di persone perfettamente sconosciute. Larry è un medico che si occupa di pelle, ossia della superficie umana. Alice è una stripper, e per definizione deve mantenere dei rapporti esteriori con i suoi clienti. Le pulsioni vitali che percorrono Closer, riconducono invece al binomio eros e tanathos. I personaggi sfogano un'ossessione per possedere il corpo dell'altro, che diventa il loro modo umano per esorcizzare la paura della propria fine.
Sandro Mabellini
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dal 20 al 22 novembre e dal 27 novembre al 2 dicembre al Teatro Litta produzione Litta_produzioni in collaborazione con il Teatro Stabile delle Marche
Benji di Claire Dowie traduzione di Anna Maria Parnanzini con Silvia D’Amico e Gabriele Portoghese scene e costumi di Marianna Peruzzo luci di Camilla Piccioni
Psicosi delle 4:48 di Sarah Kane traduzione di Barbara Nativi con Barbara Ronchi scene, costumi e musiche di Belteatro luci di Mauro Marasà foto di Valentina Bianchi regia di Valentina Rosati
Questo spettacolo è composto da due testi: Benij di Claire Dowie e Psicosi delle 4:48 di Sarah Kane. In entrambi i testi c’è una protagonista femminile che parla del proprio malessere.
Benji - Protagonista è una donna che in un monologo dai toni poetici e dal ritmo sincopato, ripercorre la sua infanzia nel passaggio all’adolescenza, il rapporto con i genitori e la scuola. Personalità scissa e refrattaria a inquadrarsi in ruoli sociali precostituiti, la protagonista crea, per riuscire a sopravvivere in un ambiente che sente ostile, un’amica immaginaria, Benji appunto, alla quale imputa la colpa di qualsiasi atto di ribellione o di insofferenza. L'unica complice è Benji, l'amica immaginaria, il lato oscuro, il diavolo sulla spalla che le suggerisce giochi crudeli. Uno spettacolo in cui le fantasie della protagonista, al limite tra il bene e il male, prendono corpo.
Psicosi delle 4:48 - La vicenda è narrata con uno sguardo insolito, come di chi sia ormai oltre il dolore, oltre le lacrime e guardi la propria immagine con una certa distanza, con lucidità ed ironia. Lei/lui non ha un nome, non un'identità definita. Vuole morire ma senza autocommiserazione. “Parla di una depressione psicotica, di quello che succede, cioè, nell'animo di una persona quando le linee di confine che permettono di distinguere la realtà delle diverse forme dell'immaginazione, si dissolvono completamente, fino al punto di non riuscire più a percepire la differenza tra la vita sognata e quella da svegli” Sara Kane
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Benji / Psicosi delle 4:48
Litta Stag 2012-2013:Litta Stag 2010-2011
Sinceramente Bugiardi
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dal 12 al 30 dicembre e dall’ 8 al 13 gennaio al Teatro Litta produzione Litta_produzioni
di Alan Ayckbourn traduzione di Luigi Lunari regia di Antonio Syxty con Gaetano Callegaro, Vanessa Korn, Giovanna Rossi e Carlo Roncaglia scene e costumi di Guido Buganza luci e immagini di Fulvio Melli
Già dal titolo, dolcemente contradditorio, traspare lo spirito britannico e l'ironico fair - play che caratterizza la commedia dell'inglese Alan Ayckbourn. Prodotto dal Teatro Litta e diretto da Antonio Syxty, lo spettacolo racconta le vicende parallele di due coppie, che finiranno poi per intrecciarsi, intessute con il tipico gusto anglosassone dell'equivoco e del colpo di scena, tutto giocato sul filo della conversazione. La relazione matrimoniale, disincantata e vissuta, tra due dei protagonisti, Sheila e Philip, costituisce lo specchio e il contraltare di quella che unisce gli altri due personaggi, Greg e Ginny, giovani fidanzati alle prese con le scaramucce di un rapporto ancora acerbo. In questo quadro si sviluppano piccole storie di scappatelle extraconiugali, con classici sotterfugi costruiti per far scattare la molla della comicita'. Dietro la leggerezza della commedia, fa però ca-
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polino un fondo d'inquietudine che tinge la psicologia dei personaggi. Il Teatro di Ayckbourn si caratterizza per lo humor graffiante, agile, intelligente… in una parola: moderno. Ma in Ayckbourn non manca anche una lucida e acuta analisi dei personaggi, non tanto presi a sé stanti, quanto nello sviluppo dei loro rapporti interpersonali; i protagonisti sono quasi sempre marito e moglie, ed è proprio attraverso quei coniugi intrappolati nell’istituzione matrimoniale, che sentono come prigione ma al tempo stesso fonte indispensabile di sicurezza, che Ayckbourn mette in scena il malessere sociale della media borghesia inglese. Accade così anche in Sinceramente Bugiardi, uno dei suoi più noti e acclamati successi, dove una trama di facile presa, incastri perfetti e ritmo frenetico regalano un paio d’ore di umorismo coinvolgente.
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dal 29 gennaio al 10 febbraio al Teatro Litta produzione Litta_produzioni
di Luigi Pirandello regia di Antonio Syxty con Francesco Paolo Cosenza e Niccolò Piramidal scene e costumi di Guido Buganza luci e immagini di Fulvio Melli
Il protagonista di questo atto unico di Luigi Pirandello è un uomo dal destino segnato. Questa condizione personale, fatale e inaspettata, lo spinge a riflettere sul mistero della vita tentando di penetrarne la sua essenza e il suo mistero. Per chi, come lui, sa che la morte è vicina, tutti i particolari e le cose, insignificanti agli occhi degli altri, assumono un valore e una collocazione diversa. L’altro personaggio di questo perfetto e famosissimo dramma borghese di Luigi Pirandello è un avventore di un caffè di una ipotetica stazione ferroviaria, dove si svolge tutta la scena. Questo personaggio è un uomo qualsiasi, che la monotonia e la banalità della vita quotidiana hanno reso scialbo, ordinario e vuoto a tal punto che il dialogo fra lui e il protagonista finisce col diventare un monologo di forte impatto emotivo del protagonista, quando quest'ultimo gli rivela il suo terribile segreto.
“Il teatro ha ancora la possibilità di custodire un mistero. Nella nostra epoca dove tutti chiediamo una spiegazione a tutto cercando disperatamente una conferma al mondo mediatico, tecnologico e multi-tasking, il teatro ha ancora il pregio di fermare il tempo. Ciò accade anche nella nostra vita quando un evento drammatico crea una sorta di black-out nel lento scorrere degli avvenimenti costringendoci a riconsiderare con occhi e sentimenti diversi gli stessi avvenimenti della nostra vita nel loro lento dipanarsi e scorrere in ogni nostra giornata. Ho scelto di associare il testo di Pirandello a un’immagine di Magritte per poter citare le parole di Arturo Schwarz nei confronti del pittore quando scrive ‘Il compito dell'artista, secondo Magritte, doveva essere quello di creare apparizioni che rivelino il mistero assoluto. Senza mistero, nulla davvero esiste. Il mistero è ciò che deve esistere affinché la realtà sia possibile’.” Antonio Syxty
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L’uomo dal fiore in bocca
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La moglie del soldato
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dal 19 febbraio al 10 marzo al Teatro Litta produzione Litta_produzioni
liberamente ispirato al film omonimo uno spettacolo di Pasquale Marrazzo con Emiliano Brioschi, Giulio Baraldi, Riccardo Buffonini e Valeria Perdonò scene di Diamante Faraldo e Makio Manzoni costumi di Lucia Lapolla lighting designer Luca Sabbioni sound designer Roberto Mozzarelli
Un soldato dell'esercito inglese di nome Jody viene rapito da un gruppo dell’IRA. Scopo del rapimento è quello di usarlo come merce di scambio per ottenere la liberazione di un loro capo catturato dagli inglesi, o giustiziarlo, se la trattativa fallisse. Durante la prigionia il soldato inglese stringe amicizia con uno dei suoi rapitori, Fergus. Una volta intuito il suo destino, il soldato inglese lascia a Fergus il compito di adempiere alle sue ultime volontà, in particolar modo quella di cercare la sua donna, informarla dell'accaduto e prendersene cura in qualche modo. Arrivato il fatidico giorno, il capo della cellula terroristica affida proprio a Fergus il compito di giustiziare il suo “nuovo amico”, dal momento che gli inglesi non hanno accettato lo scambio. Jody e Fergus allora si inoltrano nel bosco per adempiere ai loro destini, ma nel soldato inglese, nonostante un’apparente rassegnazione, ha la meglio l’istinto di sopravvivenza e tenta di scappare. La fuga però ha una tragica conclusione, infatti, nonostante Fergus non abbia il coraggio di uccidere quello che reputa ormai un “amico”, Jody rimane vittima di un incidente durante la fuga. A Fergus non rimane che dileguarsi. Passa un pò di tempo e dopo molti ripensamenti ed appostamenti, decide di manifestarsi alla donna per accontentare il suo amico morto: la bellissima donna, di cui si innamora a sua volta, nasconde però un inatteso segreto… 106
È proprio il segreto che nasconde Dil, la donna del soldato rimasto ucciso, a mettere in discussione l’ identità di Fergus, ormai minata.
Note di regia Dil e il suo segreto creano un’affascinante figura fenomenica e in quanto tale merita di essere ascoltata.Le parole che usa per descrivere i propri sentimenti nei riguardi del soldato inglese prima e del terrorista poi, spezzano il cuore che si frantuma, quando, in preda all’alcol parla di se stessa e dice: Dil sarà vostra per sempre, se semplicemente non la prenderete a calci. A queste parole non posso non pensare, per un’ illazione estetica, ad un certo tipo di melò atipico e per questo motivo atipica sarà la costruzione della messa in scena. Costumi, luci, scenografia, musiche e rumori di fondo saranno protagonisti tanto quanto i personaggi, perché il contesto in cui si svolge la storia è la vera condizione in cui il dramma si crea e si evolve. Dil non è nulla senza i suoi abiti e i terroristi ancor meno privati delle loro armi. Eppure, quando Dil si mette a nudo e svela il suo segreto, i suoi vestiti diventano storia e raccontano in profondità il suo essere nel mondo, che la accoglie e la respinge, proprio come tutti gli esseri “dannati” o come gli angeli di Wim Wenders costretti a restare sospesi fra cielo e terra. Pasquale Marrazzo
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dal 20 giugno al 6 luglio al Teatro Litta produzione Litta_produzioni
di Anthony Neilson traduzione di Imogen Kusch regia di Antonio Syxty con Gaetano Callegaro, Marianna de Pinto e Giovanna Rossi scene e costumi di Guido Buganza luci e immagini di Fulvio Melli spettacolo consigliato ad un pubblico adulto
“E’ cominciato tutto con un film pornografico. Giuro su Dio che era un film pornografico come altri centinaia che avevo visto. No, c’erano delle differenze, il montaggio e certe strane inflessioni, ma io ho pensato che fosse per la povertà dei mezzi. No, sarò sincero con voi, ho pensato che fosse così perché l’aveva fatto una donna”- queste sono le prime parole del Censore nella pièce teatrale del drammaturgo Anthony Neilson, che ha vinto il Time Out Award for Best Fringe Production nel ‘97, e il Writers Guild Award for Best Fringe Play. La storia immaginata dall’autore è una parabola che racconta un incontro fra una donna, Shirley Fontaine, regista di film erotici e un Censore addetto alla valutazione artistica e morale dei contenuti filmati. Miss. Fontaine cerca di convincere il Censore sul fatto che il film che ha girato ha il solo scopo di analizzare il sesso come linguaggio
dei corpi. Il Censore sostiene ripetutamente che il film è semplicemente pornografico. Nei loro incontri si sviluppa un rapporto misterioso fra ‘colui che censura’ e ‘colui che è censurato’, mettendo a nudo i due protagonisti in una sorta di auto - rappresentazione delle proprie pulsioni e creando un forte legame fra i due, fino a sfociare in una storia d’amore in cui la regista spinge il Censore a sondare il lato oscuro delle sue paure sessuali. Parallelamente alla loro vicenda c’è quella del Censore con la moglie, in un rapporto in crisi per via di un altro uomo, e che drammaticamente andrà a concludersi in una scena finale a sorpresa. Il Censore è stato acclamato come una brillante allegoria psico - sessuale da tutti i maggiori quotidiani inglesi fra cui The Guardian che ha definito la pièce di Neilson come l’opera più provocante dell’autore scozzese e come “un’inquietante e affascinante esplorazione dello sguardo”.
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Il Censore
Litta Stag 2012-2013:Litta Stag 2010-2011
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
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Teatro Out Off Via Mac Mahon,16 20155 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 34532140 fax 02 34532105 lunedì 10.00 - 18.00 da martedi a venerdi 10.00 - 20.00 sabato 11.00 - 13.00 / 16.00 - 20.00
www.teatrooutoff.it info@teatrooutoff.it mezzi pubblici tram 12,14 autobus 78, 90, 91
Ristoranti consigliati Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana
L’Out Off, fondato nel 1976 e ancora oggi diretto da Mino Bertoldo, rappresenta una realtà produttiva che si occupa di teatro contemporaneo in continua relazione con quanto avviene di nuovo sulle scene, nella drammaturgia, nella danza, nella musica, nelle arti visive. La nuova sede è in via Mac Mahon, una sala da 200 posti moderna e accogliente, dal foyer si accede direttamente al ristorante, aperto al pubblico del teatro e non, sia a pranzo che a cena, ma anche per aperitivi e iniziative trasversali tra spettacolo e cucina. Per la XXXVII stagione dell’Out Off il carnet di Invito a Teatro comprende tre nuovi lavori del regista stabile Lorenzo Loris : “Amleto” di Shakespeare, “Pornofuneral” di Massimo Bavastro e “Giorni Felici” di Beckett. Completano la programmazione di Invito a Teatro “Il Padre” l’ultimo capitolo del progetto su Strindberg per la regia di Alberto Oliva, “Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams per la regia di Massimo Greco e “In Exitu” di Giovanni Testori per la regia di John-Alexander Petricich. Da sempre l’Out Off si pone l’obiettivo di far conoscere nuovi talenti della scena scandagliando tra le giovani compagnie , i registi, i drammaturghi emergenti. Questo lavoro programmatico continua in questa stagione proponendo spettacoli che vogliono approfondire, scoprire, discutere gli aspetti del nostro tempo. Un cartellone che offre non solo teatro di prosa, ma anche danza, musica, approfondimenti: dalla proposta jazz all’interno del Festival Mito settembre musica, alla danza di Barbara Geiger e Franco Reffo con “Garden”, al Festival DANAE XV edizione. Tra gli spettacoli di prosa in stagione: “Vecchi tempi”, capolavoro di Harold Pinter, per la regia di Roberto Trifirò; “A casa di David”, uno spettacolo sulla scelta di vivere da single, di Rocco Ricciardulli; “Alieni” di Gaddo Bagnoli; ancora Strindberg, nell’anno del centenario dalla morte, con “Il pellicano” per la regia di Mattia Sebastiano; Flavia Mastrella e Antonio Rezza con il loro ultimo attesissimo spettacolo “Fratto X”; le compagnie b a b y g a n g ,| Sanpapié e| Band à Part con “Il Processo” di Franz Kafka; “Risveglio di primavera” di Wedekind con la regia di Claudio Autelli; Carrozzeria Orfeo, la promettente compagnia milanese, con un trittico dei loro recenti spettacoli (Robe dell’altro mondo, Sul confine, Idoli); infine l’appuntamento con la terza edizione del Festival “Teatro e Spiritualità” che quest’anno avrà un’anticipazione con due serate di “Mantra in musica”; e, per i più piccoli, il teatro dei bambini di Luca Uslenghi.
via Montegani,68 tel. 02 89540234
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Il Padre
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
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dal 27 novembre al 23 dicembre al Teatro Out Off produzione Teatro Popolare Italiano e Teatro Out Off di August Strindberg regia di Alberto Oliva con John-Alexander Petricich, Chiara Zerlini, Lorenza Pisano, Andrea Fazzari e Jacopo Zerbo consulenza storico/letteraria di Andrea Bisicchia
“Un uomo non ha figli. E quando muore non lascia nessuno dietro di lui. Solo le donne hanno figli, per questo l’avvenire è nelle loro mani.” Il Teatro Out Off conclude la trilogia dedicata a Strindberg, dopo Il Sogno e La danza della morte, andati in scena nella passata stagione, con Il Padre, capolavoro di straordinaria attualità, in cui è facile riconoscersi ancora oggi per la forza con cui l’autore mette in scena lo scontro di coppia. Si può avere la certezza di essere il vero padre della propria figlia ? Basta insinuare un piccolo sospetto per precipitare un uomo nella crisi più profonda, da cui può salvarsi solo con il delirio e la pazzia, perché solo una madre può sapere di avere veramente partorito la sua creatura. Il Capitano, protagonista del testo, è un uomo equilibrato, amante della scienza e dell’astronomia, apparentemente impenetrabile dalla gelosia e dalla paura. Sua moglie Laura è una donna energica ed emancipata, che ingaggia una lotta con il marito per l’educazione della figlia Bertha. Tra i due è impossibile trovare una conciliazione, e allora un episodio all’apparenza banale - una serva che rimane incinta e il presunto seduttore che nega la paternità - è lo spunto per la grande affermazione di Laura: il Capitano viene assalito da allucinazioni spettrali che lo alienano dalla
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realtà. Il dramma borghese assume toni da tragedia shakespeariana, quando il Capitano in uno sproloquio ai limiti del delirio cita letteralmente le celebri parole di Shylock nel Mercante di Venezia, o quando la pulce del dubbio innesca la miccia della follia come il fazzoletto di Cassio accende la gelosia di Otello… Ma la suggestione shakespeariana che maggiormente vorrei evocare è quella delle streghe di MacBeth, quando maledicono il Re di Scozia: “E vivrà come una persona còlta in un sortilegio, e sfinito dalla veglia languirà, si smagrirà e deperirà”. Non diverso è il destino cui Laura conduce il Capitano, attraverso un incantesimo molto più sottile, nutrito dall’arte della persuasione e dal fascino femminile, ma ordito con la stessa perizia stregonesca. Alberto Oliva Il progetto Strindberg nasce dall’idea di John Alexander Petricich, personalità istrionica della scena teatrale e grande appassionato dell’autore svedese. Con lui Alberto Oliva, giovane e promettente regista proveniente dalla Paolo Grassi attivo a Milano con diverse regie (“ Il venditore di sigari” di Amos Kamil – Teatro Litta; “Il ventaglio” di Goldoni – Tieffe Menotti; “Il mercante di Venezia” – Teatro Libero).
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dal 9 gennaio al 10 febbraio al Teatro Out Off produzione Teatro Out Off
di William Shakespeare traduzione di Cesare Garboli regia Lorenzo Loris con Mario Sala, Lorenzo Loris, Alessandro Tedeschi, Sara Drago, Davide Giacometti e Paolo Musio scene di Daniela Gardinazzi costumi di Nicoletta Ceccolini luci di Luca Siola
L’Amleto è come una spugna. Basta non stilizzarlo e non rappresentarlo come un pezzo da museo, perché assorba immediatamente tutta la nostra contemporaneità. Jan Kott “…il teatro,” scriveva Brecht nel suo Piccolo Organon per il Teatro, “dovrebbe tener sempre presenti la necessità dell’epoca. Prendiamo ad esempio un dramma antico, come L’Amleto, e commentiamolo. Considerati i tempi lugubri e sanguinosi in cui scrivo, considerata la criminalità delle classi dominanti e la sfiducia nella ragione che regna universalmente ( … ) ritengo che si possa interpretare questa storia nel modo seguente: l’azione si svolge in tempo di guerra. Il padre di Amleto, Re di Danimarca, ha ucciso durante una vittoriosa guerra di conquista il Re di Norvegia. Mentre il figlio di costui, Fortebraccio, si prepara ad una nuova guerra, il re danese viene a sua volta ucciso (…) dal proprio fratello. I fratelli dei re morti, divenuti re, rinunciano a farsi guerra, e le truppe norvege-
si che stanno muovendo contro la Polonia hanno il permesso di attraversare il territorio danese. Proprio in questo tempo, lo spirito del bellicoso padre chiama il giovane Amleto perché vendichi il delitto di cui egli è stato vittima. Dopo lunghe esitazioni se rispondere o no col sangue al sangue, e quasi sul punto di espatriare, Amleto incontra in riva al mare il giovane Fortebraccio che si accinge appunto a muovere contro la Polonia con le sue truppe. Sotto l’effetto di questo marziale esempio, Amleto torna indietro e con barbara carneficina uccide lo zio, la madre e se stesso, lasciando la Danimarca in mano ai Norvegesi. Vediamo dunque come in tali circostanze un adiposo gentiluomo faccia un uso assai maldestro della nuova scienza, appresa da poco all’università di Wittemberga. Nei conflitti del mondo feudale la scienza gli è di impaccio. Di fronte ad una realtà assurda la sua ragione manca di senso pratico, ed egli cade vittima della contraddizione tra il suo ragionamento e la sua azione.”
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Amleto
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
Pornofuneral
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
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dal 14 febbraio al 3 marzo al Teatro Out Off produzione Teatro Out Off
di Massimo Bavastro regia di Lorenzo Loris con Mario Sala, Davide Giacometti, Alessandro Tedeschi, Paola Giacometti e Nicola Ciammarughi scene di Daniela Gardinazzi costumi di Nicoletta Ceccolini luci di Luca Siola
Pornofuneral è il racconto di un funerale – zoppo: il catafalco portato innanzi da tre necrofori dove i becchini, caracollando sotto il morto, ne rievocano le gesta. Sennonché, a un certo punto il morto inizia a parlare. A ricostruire un pezzo dopo l’altro la propria vicenda. La vicenda di Stefanin, personaggio realmente esistito, giovane e sventurato megalomane: nonché appassionato dirottatore di treni e aeroplani. La letteratura è piena di dirottatori. Di nessun altro però essa tramanda che, come Stefanin, pretendesse di dirottare aerei e treni servendosi del telecomando del televisore. Un giorno Stefanin si è fatto dare da sua madre 200 euro dicendo che gli servivano per pagare le tasse dell’università. E con quei soldi non ha pagato le tasse ma il biglietto per un aereo all’aeroporto di Bologna. Una volta a bordo, ha sfoderato di nuovo il suo telecomando e ha chiesto di atterrare a Parigi. L’aereo non è atterrato a Parigi, ma a Lione, dove le teste di cuoio gli hanno dato la loro solita dose di randellate. Poi l’hanno portato in carcere. Aveva meno di trent’anni. Una settimana dopo questo ennesimo dirottamento – e l’ennesima incarcerazione –, Stefanin si è impiccato. Stefanin è una sorta di distillato di questa
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epoca. Stefanin si nutre del gran frullato di questi tempi urloni e assurdi. E lo restituisce in modo fragoroso. Ma siccome è matto, la sua anima resta immacolata, e la sua azione è perfetta. Siccome è matto, alla fine perde. Pornofuneral è la storia di un morto che non vuole morire e tenta di stordire i suoi becchini. Guadagna una notte. Il mattino dopo, al termine di questi suoi infiniti e ubriacanti racconti, forse ha inteso qualcosa in più sul senso della sua parabola terrena. Il morto ha elaborato il lutto. Si è raccontato, fino a far pace con la propria vita e con la propria morte. Allora, all’alba, può morire davvero.
Massimo Bavastro debutta al teatro nel 95 con “Cecchini”, premiato al Riccione; segue “Naufragi di Don Chisciotte” (con Gigio Alberti e Mario Sala, regia di Lorenzo Loris, Premio della Critica nel 2003). Negli stessi anni scrive per il cinema con giovani registi (“Quello che cerchi”: nomination David Donatello) e con Benvenuti–De Bernardi (“L’ultima stazione”). In seguito si dedica prevalentemente alla sceneggiatura televisiva, scrivendo fra gli altri “Ultimo – l’infiltrato”, “RIS”, “48 ore”, “Caccia al Re – la narcotici”, “L’isola”.
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Giorni Felici
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
dal 3 al 14 aprile al Teatro Out Off produzione Teatro Out Off
di Samuel Beckett traduzione di Carlo Fruttero regia di Lorenzo Loris con Elena Callegari scene di Daniela Gardinazzi costumi di Nicoletta Ceccolini luci di Luca Siola
Willie, è la protagonista di “Giorni Felici”, interrata fin sopra alla vita , dentro un monticello che si eleva al centro di una distesa di erba inaridita, parla in continuazione, interrompendosi soltanto per compiere i pochi gesti che la posizione le consente. La normalità delle sue frasi nell’anormalità della situazione è la chiave del dramma. Un giorno a pranzo Beckett confidò all’attrice Brenda Bruce com’era arrivato a scrivere il testo: “Beh, pensai che la cosa più terribile che possa succedere a qualcuno sia di non permettergli di dormire, così che ogni volta che sei lì lì per addormentarti c’è un “dong” e ti risvegli per forza. Stai affondando dentro la terra ed è pieno di formiche, e il sole risplende continuamene giorno e notte e non c’è un albero… Così niente ombra, niente, e quella campana ti tiene sveglio per tutto il tempo e tutto quello che hai è un mucchietto di cose per guardarti per tutta la vita. E infine ho pensato: chi avrebbe potuto tenere testa a tutto questo e andarsene giù cantando ? Soltanto una donna”. Dopo "Finale di partita" con Paolo Pierobon, Alessandro Genovesi, Giorgio Minneci,
Elena Arcuri (2003) e "Aspettando Godot" con Gigio Alberti, Mario Sala, Alessandro Tedeschi e Davide Giacometti (2009) Lorenzo Loris mette in scena un altro capolavoro di Beckett: "Giorni Felici" e lo fa con l'attrice di riferimento di tanti suoi lavori: Elena Callegari. [...] Questa poi ( Pausa ). Le parole mancano, ci sono delle volte in cui perfino loro mancano. ( Voltandosi un poco verso Willie ) Non è vero, Willie ? ( Pausa. Voltandosi un po' di più ) Non è vero, Willie, che persino le parole mancano, a volte ? ( Pausa. Si volta verso la sala ). E che cosa si deve fare, allora, aspettando che tornino ? Strigliarsi il pelo, se non è già stato fatto, o se c'è qualche dubbio, tagliarsi le unghie se hanno bisogno di essere tagliate, sono tutte cose che ti aiutano a tirare avanti. ( Pausa ). E' questo che trovo meraviglioso, che non passa giorno... ( sorride ) ... per dirla nel vecchio stile... ( il sorriso cade )... senza qualche benedizione... [...]
da “Giorni Felici”
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Lo zoo di vetro
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
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dal 28 maggio al 9 giugno al Teatro Out Off produzione Emisfero Destro Teatro e Teatro Out Off di Tennessee Williams traduzione di Gerardo Guerrieri regia di Massimo Greco con Linda Caridi, Elisabetta Vergani Francesco Petruzzelli e Francesco Sferrazza Papa progetto visivo di Fabio Cinicola scene di Emisfero Destro Teatro luci di luca Siola “Lo zoo di vetro” viene presentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee, Tennessee.
Thomas Lanier, in arte Tennessee Williams, era ossessionato da quelle figure cosiddette “outsider” attraverso le quali esplorava quella parte della natura umana che lui usava definire “unlighted ” (non in luce). I suoi drammi diventano così eterni, a prescindere dall’epoca in cui sono ambientati, proprio perché i personaggi che li abitano sono molto simili a quella parte di società in cui noi oggi viviamo, troppo fragile per poter convivere in un mondo così spietato. Personaggi che sembrano più intenti ad evitare la realtà che ad affrontarla. Nel 1944 Tennessee Williams finisce di scrivere Lo zoo di vetro, l’opera più autobiografica di tutti i suoi scritti e dichiarerà: “Forse non ho più nient’altro di buono da dire”. Per nostra fortuna non fu così. La storia narra le vicende di una famiglia americana decaduta durante l’epoca postbellica degli anni ’30 , in uno Stato del Sud. Amanda, la madre, ricorda di quando era una ragazza ammirata e corteggiata ma allo stesso tempo è consapevole della sua attuale condizione, che la costringe ad una dura lotta giornaliera per il mantenimento di un nucleo familiare solo apparentemente solido e unito. Ha un figlio, Tom, ed una figlia zoppa, Laura, ragazza fragile, timida, inadatta alla vita che custodisce con immensa cura la collezione di piccoli animali di vetro che dà
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il nome e il senso all’intero dramma. Amanda tenta di contrastare questa fragilità con tale vitalità da riuscire a convincere Tom ad invitare a pranzo un collega di lavoro, coltivando in cuor suo la speranza che dall’incontro con Laura possa nascere un rapporto, un dialogo, qualcosa che provochi un mutamento. Tom invita Jim O’Conor, di cui Laura era segretamente invaghita ai tempi del liceo, la personificazione dell’ideale di Laura. Jim è infatti educato, cortese, impeccabile, ma la speranza subito delusa di un futuro, l’ennesima illusione spezzata rompono per sempre il labile e precario equilibrio di quel fragile nucleo familiare.Tom parte per sempre portandosi via il suo fagotto pieno di rimorsi.
Massimo Greco Studia recitazione e regia, con Dominique De Fazio, Danio Manfredini, Ambra D’Amico, Maurizio Schmidt; docente alla Civica scuola di animazione pedagogica e sociale di Milano fonda l’Associazione Culturale “Emisfero Destro Teatro”. Come regista mette in scena testi di Shakespeare, Sofocle, Tonino Guerra, Franca Rame e Dario Fo. Come attore protagonista lavora con Lorenzo Loris, Maurizio Schmidt, Giorgio Albertazzi, Antonio Rosti.
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dal 18 al 30 giugno al Teatro Out Off produzione Teatro Out Off di Giovanni Testori regia di John-Alexander Petricich con Daniele Sala e Chiara Zerlini
Riboldi Gino, l’eroe unico protagonista de In Exitu, incarna l’umanità abbandonata e reietta. Muore di overdose in una latrina della stazione Centrale di Milano, simbolo di indifferenza verso il nostro prossimo e verso tutti i nostri irriconoscibili simili. La Stazione Centrale diventa il cimitero della civiltà e Gino una voce solitaria, che ricorda quanto tutti siano soli con essi stessi, e quanto, dimentichi della parola che è l’unica valuta di scambio spirituale, ci si scontri soltanto senza mai comprendersi veramente. La parola, appunto, che in questo capolavoro estremo e così violentemente umano di Giovanni Testori è spinta dall’autore ad una sperimentazione ai limiti del possibile: la precisione delle intenzioni della lingua testoriana giunge ad un fase che, molto più probabilmente, non ha un vero paragone nella storia della letteratura italiana, ed europea in generale. Il mio sogno è di svincolare Testori da una dimensione assolutamente provinciale, come è stato fin’ora, e di presentarlo come un vero grande autore europeo. E attraverso In Exitu credo si possa azzardare, almeno sperimentandola, questa operazione: grazie soprattutto al lavoro che farò con Daniele Sala, che si mette al servizio di questa parola con un’abnegazione e una forza molto commoventi. Il dramma di Riboldi Gino è il nostro scontro quoti-
diano fatto di incomprensioni. E’ mia intenzione inoltre rileggere In Exitu alla luce dell’esperienza mistica di Pavel Florenskj: entrambi avevano una forte e fondamentale conoscenza intima e legame con la pittura. Figurativamente potrà essere di enorme aiuto rispetto alle suggestioni che un interprete della generosità di Daniele Sala potrà restituirci, ossia la parola violentata come testimonianza di fede urlata e bestemmiata: così indecorosa, così a tratti vergognosa, ma così coraggiosa che ci ha trasformato completamente. A vent’anni dalla scomparsa dell’autore, memori delle storiche rappresentazioni che proprio di questo capolavoro all’Out Off e alla Centrale di Milano si ebbero nel 1988, sentiamo la necessità di “dire” questo spettacolo. Potremo sbagliare molte cose, ma non saremo dei vigliacchi.
John Alexander Petricich Novarese, classe 1976 da anni interpreta, in qualità di attore e regista, testi teatrali classici e moderni. E’ fondatore della compagnia del Teatro Popolare Italiano con cui ha portato a Milano: “Quando noi morti ci destiamo” di Ibsen e il suo “progetto Strindberg” con “Il sogno”, “La danza della morte” e “Il Padre”.
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In Exitu
OutOff Stag 2012-2013:OutOff Stag 2010-2011
Ringhiera Stag 2012-13:Olmetto Stag 2010-2011
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Teatro Ringhiera Via Boifava, 17 20142 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 87390039 / 02 58325578 da lunedì a venerdì 10.00 -18.00
biglietteria tel. 02 84892195 da lunedì a domenica aperta un’ora e mezza prima dell’inizio spettacolo
info@atirteatro.it www.atirteatro.it mezzi pubblici tram 3,15 autobus 79 metrò linea 2 (Abbiategrasso)
Ristoranti consigliati Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
La Compagnia ATIR (Associazione Teatrale Indipendente per la Ricer- ca) è un’associazione culturale costituita nel 1996 a Milano, è com- posta da artisti, tecnici e organizzatori. Il gruppo è nato con l’intento di costruire e mantenere una propria autonomia artistica e organiz- zativa, per un teatro che sia semplice, diretto, chiaro, energico, pri- vo di ermetismi o retorica; un teatro che sia dentro la realtà, dentro al tempo, spunto di riflessione dell’oggi: un teatro popolare di qua- lità. La direzione artistica della compagnia è affidata a Serena Sini- gaglia. Il progetto artistico ha continuato a svilupparsi negli anni se- guendo due binari: il rapporto col classico - volto ad un approndi- mento della consapevolezza di se stessi e il proprio fare teatro - e la relazione con il contemporaneo - volto ad una più profonda com- prensione di ciò che ci circonda. La compagnia collabora e produce con i più importanti teatri e le più significative realtà culturali d’Italia e con le sue tournée ha toccato quasi tutta Europa. ATIR promuove, ogni anno, diversi laboratori: per attori professionisti, per portatori di disagio psico-fisico, per anziani, per adolescenti e bambini, e natu- ralmente per tutti i cittadini interessati alla comunicazione teatrale. Dal 2007 ATIR gestisce ed anima il Teatro Ringhiera di Milano. “Nel 2007 partecipammo ad un bando pubblico che il Comune aveva in- detto per la gestione del Teatro Ringhiera. Vincemmo. Ed entrammo in questo spazio dopo dodici anni di nomadismo per la città. Questo spazio ci piaceva. Ci piaceva la gradinata, e il palco basso, ideali per il teatro di parola e per qualsiasi tipo di comunicazione più inti- ma, senza diaframmi tra palco e platea. Ci piaceva la ringhiera che scorre attorno al palco. Insomma ci piaceva l’atmosfera che si respi- rava. Qualcosa di impalpabile e magico che fa la differenza,un sen- so di benessere paradossale se si pensa a dove è sita la sala e alla morfologia degli spazi esterni. L’atmosfera che respiri è qualcosa di estremamente vicina all’esperienza di gruppo. Ecco era come se l’at- mosfera del luogo e la nostra di gruppo potessero amalgamarsi be- ne, potenziarsi, migliorarsi. Noi avevamo qualcosa da dare al luogo e il luogo aveva qualcosa da dare a noi.” Serena Sinigaglia
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
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Atto unico
Cleopatràs e Mater Strangosciàs - I due Lai
Ringhiera Stag 2012-13:Olmetto Stag 2010-2011
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dal 25 al 28 ottobre e dal 1° al 4 novembre al Teatro Ringhiera produzione ATIR
di Giovanni Testori regia di Gigi Dall’Aglio con Arianna Scommegna al violoncello Antony Montanari alla fisarmonica Giulia Bertasi scene di Maria Spazzi costumi di Federica Ponissi
L’attrice Arianna Scommegna presenta nella stessa serata i due Lai di Giovanni Testori: Cleopatràs (per il quale ha ricevuto il premio Hystrio 2011 per l’interpretazione) e Mater Strangosciàs, nuova produzione con debutto nazionale a Milano. Cleopatràs è il primo dei tre Lai, Mater Strangosciàs è l'ultimo dei "Tre lai", i tre monologhi scritti da Giovanni Testori negli ultimi giorni della sua vita. Tre lamenti funebri ispirati a tre straordinarie figure femminili: Cleopatra, Erodiade e La Madonna. Cleopatràs tocca tutti i tasti del rimpianto per la perdita dell’amato ed è ossessionata dagli elementi più concreti della vita: i cibi, le bevande, i vestiti… l’attaccamento alla proria terra, a quel regno d’Egitto che nella riscrittura testoriana diventa uno spicchio di Lombardia tra i due rami del lago di Como. Mater Strangosciàs è una donna del popolo, umile, semplice, pura. La sua terra: la Valassina brianzola. Piange la perdita del figlio. Si rivolge a Lui. Gli chiede perchè gli uomini debbano patire così tanta sofferenza. Gli domanda la ragione, il senso di quel "Sì" che lo ha portato al sacrificio più grande di
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tutti: la perdita della propria vita. Lo fa in dialetto brianzolo, la lingua della terra sua e dello stesso Testori. Una lingua che il poeta ha reinventato mescolandola con il latino, lo spagnolo, il francese. Mater Strangosciàs è' l'ultima opera di Testori. E' un addio. Una preghiera. Un testamento. Un lascito di speranza. La scelta di mettere in scena Mater Strangosciàs nasce dal desiderio di voler proseguire la felice collaborazione con Gigi Dall'Aglio sull'opera dei “Lai” testoriani. L'intesa artistica trovata con il regista in Cleopatràs, debuttato nel 2009, ha fatto nascere il desiderio di dedicarsi allo studio della Mater, una figura femminile che incarna un aspetto dell'animo umano diametralmente opposto a quello della Reina lussuriosa morta suicida per mezzo di un aspide. Mater completa il percorso cominciato con Cleopatràs dando una chiave di lettura: “per dura che la sia” vivere la condizione di dolore dell'esistenza umana con il desiderio di lasciare ai posteri non un lamento disperato, bensì un sorriso di speranza.
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dal 22 novembre al 2 dicembre al Teatro Ringhiera produzione ATIR
di Luis Garcìa-Araus e Javier Garcìa Yague regia di Serena Sinigaglia con Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Maria Pilar Pérez Aspa, Chiara Stoppa, Arianna Scommegna e Sandra Zoccolan scene di Maria Spazzi costumi di Federica Ponissi
“Ribellioni possibili” è un testo aperto. All'interno di un ossatura solida e ben strutturata, ci sono zone lasciate all'improvvisazione. È un testo scritto a pennello su una specifica compagnia teatrale. È dunque sicuramente un processo di drammaturgia condivisa con gli interpreti. Lo spunto è l'atto di ribellione di un Garcìa come tanti, sarebbe a dire il nostro signor Rossi, che un giorno della sua vita decide di fare causa ad una potente compagnia telefonica per 28 centesimi. Per soli 28 centesimi. Un gesto simbolico, che gli costa però il posto di lavoro e il rapporto con la moglie. Tutto per 28 centesimi. O meglio, tutto per una sola ragione: il riscatto. Nella favola tragicomica pensata dai due autori, il gesto di Garcìa si fa contagioso e mano a mano il mondo si riempie di Garcìa, tanto da intasare centralini e commissariati. Oltre alla natura dei temi, questo testo mi piace perchè consente agli attori di fare più personaggi, aspetto di trasformismo teatrale che da sempre mi inte-
ressa e diverte. È poi un testo di militanza di gruppo, è una scelta precisa che diventa più forte se, per l'appunto, si fa in gruppo. E noi siamo un gruppo che lavora assieme da più di 15 anni. Questo porta in maniera direi naturale a quella partecipazione “autorale” degli attori, necessaria per il tipo di testo. E in ultimo è una favola, tratto non trascurabile della faccenda. Poter lavorare sull'assurdo e sul sogno, ti permette una libertà maggiore di quella che avresti se scegliessi la via documentativa e narrativa. Non denunci direttamente una situazione drammatica, parti da una situazione drammatica per rilanciare. Giochi a immaginarti come potrebbe essere questo mondo se potesse essere un mondo migliore. L'arte ti consente di sognare, il sogno ti permette di essere libero di immaginare: una rivoluzione pacifica e irriverente, che da un “no” semplicissimo riesce a scardinare le regole del gioco e ad inventarne delle nuove. Serena Sigallia
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Ribellioni Possibili
Ringhiera Stag 2012-13:Olmetto Stag 2010-2011
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da Gramsci ai Reality Show
Nazional Popolare
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dal 17 al 20 gennaio al Teatro Ringhiera produzione ATIR
di, regia e con Serena Sinigaglia con la pertecipazione di Mattia Fabris, Arianna Scommegna e con esperti della comunicazione e dei massmedia video di Lorenzo Carni
Cosa è diventata la cultura di massa dai primi “Lascia o raddoppia” al “Grande Fratello”? Nella società dello spettacolo globale e del liberismo senza più regole quale nesso esiste tra potere e cultura, quale rivoluzione antropologica ha saputo fare la Tv dagli anni ’80 a oggi ? Quali nuovi confini si aprono con il sistema digitale, internet, pay Tv ? Alcune di queste domande probabilmente trovano risposte evidenti, sotto gli occhi di tutti, ma tentare di analizzarle più a fondo, al di là delle scontate e francamente banali barriere ideologiche, può aiutare a fornire una proposta culturale alternativa e solida, altrettanto o meglio realmente nazional popolare. Serena Sinigaglia, insieme ad esperti di comunicazione e mass media, e con le parole di Antonio Gramsci, Mike Buongiorno, Antonio Ricci e Alfonso Signorini, ci racconterà ogni sera il senso profondo del “Nazional Popolare”, cercando di ritrovare una cultura che sia poetica, divertente, umana.
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“Ho cominciato a fare teatro a 18 anni e il teatro me lo immaginavo esattamente così: sempre tutto esaurito, il pubblico con un’eccitazione tale da dover usare sempre le transenne, prezzi popolari, ogni genere di persona: intellettuali, studenti, parrucchiere, professori, bambini, casalinghe. Mi immaginavo che ogni sera avrei partecipato a un rito civile e che guardandoci in faccia, attori e spettatori, avremmo parlato di quello che vedevamo intorno a noi. E pensavo che il fatto di essere vivi, in scena e in platea, vivi, nello stesso momento, fosse un motivo irresistibile per andare a teatro e non altrove, se volevi capire il mondo… Shakespeare era nazional popolare. A vederlo ci andavano gli ubriachi, la Regina, i contadini, i nobili. Pagavano un penny ed era fatta. Parlava a tutti ma non era banale. Parlava a tutti ed era poetico, emozionante, divertente. Umano…”
Serena Sinigaglia
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dal 7 al 10 febbraio al Teatro della Coopertaviva produzione ATIR
di Mattia Fabris e Chiara Stoppa regia di Mattia Fabris con Chiara Stoppa
Chissà com’è essere malati ? Malati di tumore ? Un giorno me lo chiesi. E poi... Quando i medici mi dissero che avevo pochi mesi di vita, iniziai a pensare a cosa dire ai miei amici, alle persone a me care, per un degno saluto. Poi decisi che era meglio alzarsi dal letto, era meglio stare meglio, era meglio vivere no ? E... ad ogni modo, ora, dopo molto più che pochi mesi, sono qui. In piedi, con una storia da raccontare. E sono qui per questo. Dopo la mia guarigione, la gente mi cercava. Amici e sconosciuti. Mi chiamavano. Volevano sapere. Conoscere la mia storia. Che non è molto diversa da quella di altri. Ma unica in quanto personale. Ho incontrato molte persone. Ho parlato con loro. Ai tavolini di un bar. Per strada. Al
parco. Parlavo. Raccontavo. Di me. Con la difficoltà di ripetere ogni volta la mia storia. Ma intravvedendo negli occhi degli altri la luce della speranza. Si sentivano capiti, protetti, ascoltati. E così ogni volta che mi cercavano, ripetevo, parlavo, raccontavo. Vorrei prendervi per mano. Raccontarmi e raccontarvi. Vorrei farvi ridere. Anche nel pianto. Perché mi dissero che quando mi fossi ritrovata a ridere della malattia, allora, solo allora sarei stata sulla strada giusta per la guarigione. Lo ricordo, quel giorno, nel letto, iniziai a ridere perché stavo per morire. E risi così tanto che quando finii le lacrime stavo meglio. E allora potei riniziare. A vivere. Chiara Stoppa
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Il ritratto della salute
Ringhiera Stag 2012-13:Olmetto Stag 2010-2011
Yerma
Ringhiera Stag 2012-13:Olmetto Stag 2010-2011
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dal 4 al 7 e dall’11 al 14 aprile al Teatro Ringhiera produzione ATIR
di Federico Garcìa Lorca regia di Carmelo Rifici con Maria Pilar Pérez Aspa, Francesco Villano e Mariangela Granelli scene di Margherita Baldoni
Yerma è il nome che Federico Garcìa Lorca scelse per la protagonista femminile del suo secondo dramma popolare e come titolo dello stesso testo. Il poeta, alla domanda perché scegliesse soprattutto donne come protagoniste dei suoi testi, rispondeva “perché le donne sono più passione, più umane, più vegetali”. Tutto il teatro di Lorca ruota attorno a donne che diventano simboli. E quindi yerma - un aggettivo che nello spagnolo corrente si usa solo per definire la terra - con questo testo diventa simbolo dell’incapacità di creare. Yerma è arida, secca, inutile. Nel 2010 dopo un anno di studio Maria Pilar Pérez Aspa, attrice e fondatrice della Compagnia ATIR, mette in scena per la prima volta “Federico”, un testo scritto
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dalla stessa attrice spagnola sulla vita di Federico Garcìa Lorca, sulle sue amicizie e sui turbolenti anni in cui visse e che in Spagna ebbero come tragica conclusione lo scoppio della guerra civile. Nello stesso anno, Serena Sinigaglia e la Compagnia ATIR, insieme al Teatro Stabile di Sardegna, mettono in scena “Nozze di Sangue” di Lorca, in una riscrittura di Marcello Fois. È proprio a partire da quest’approccio alla figura del poeta, alla sua vita e alle sue opere che la Compagnia ATIR è arrivata a Yerma: il dramma della sterilità ma soprattutto il dramma della scelta. Ed è proprio nella scelta che risiede la bruciante contemporaneità di questo testo e ciò che ha spinto ATIR con urgenza a volerlo mettere in scena.
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dal 18 al 21 aprile al Teatro Ringhiera produzione ATIR
di, regia e con Jacopo Bicocchi e Mattia Fabris musiche di Sandra Zoccolan
Siamo due amici. Siamo due attori. E siamo due appassionati di montagna. Meglio: arrampicatori della domenica. Circa tre anni fa ci siamo imbattuti nell’incredibile storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates. E’ la storia di un sogno ambizioso, il loro: essere i primi al mondo a scalare il Siula Grande, attaccato dalla parete ovest. Ma è anche la storia di un amicizia, e della corda che, durante quella terribile impresa, lega questi due giovani ragazzi. La corda che mette la vita dell’uno nelle mani dell’altro. Come sempre avviene in montagna. C’è dunque una cima da raggiungere. C’è la estenuante conquista della vetta. C’è la gioia dell’impresa riuscita. E infine, quando il peggio è passato, e la strada è ormai in discesa, c’è la vita, che fa lo sgambetto e c’è la morte, che strizza l’occhio: un terribile incidente
in alta quota. Joe durante una banale manovra si rompe una gamba. Da quel momento in poi, tutto cambia. L’impresa diventa riuscire a tornare vivi: a 5.800 metri, la minima frattura si può trasformare in una condanna a morte, i due ragazzi ne sono consapevoli, ma nonostante le condizioni disperate tentano un operazione di soccorso. Tutto sembra funzionare finché, proprio quando le difficoltà paiono superate ecco che c’è un altro imprevisto, questa volta fatale: e c’è allora il gesto, quel gesto che nessun alpinista vorrebbe mai trovarsi obbligato a fare: Simon è costretto a tagliare la corda che lo lega al compagno. Un gesto che separa le loro sorti unite. Che ne (s)lega i destini per sempre. Quell’atto estremo però, in questo caso miracoloso, salverà la vita a entrambi: tutti e due, riusciranno a tornare vivi al campo base. E a ritrovarsi insperatamente lì dopo 4 giorni. E’ la storia di un miracolo. Di un avventura al di là dei limiti umani
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(S) Legati
Ringhiera Stag 2012-13:Olmetto Stag 2010-2011
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
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Teatro Sala Fontana Via Boltraffio,21 20159 Milano
prenotazioni e informazioni tel. 02 69015733 fax 02 60857934 da lunedì a venerdì 9.30 - 16.00
fontana.teatro@elsinor.net www.teatrosalafontana.it mezzi pubblici tram 3,4,7,11 autobus 51,52,70,82,90,91,92 metrò linea 2 (Garibaldi) linea 3 (Zara)
Ristoranti consigliati Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Il Teatro Sala Fontana ha sede nella splendida cornice dei chiostri bramanteschi di Santa Maria alla Fontana. Dal 2000 è sede di Elsinor Teatro Stabile d’Innovazione, e per la stagione 12/13 si presenta al pubblico con un cartellone che incrementa sostanziosamente l’offerta, investendo nuovamente in qualità e quantità, in progettualità e creatività, offrendo alla città numerose ed interessanti occasioni di spettacolo e dando spazio ai talenti emergenti nel panorama teatrale italiano. La qualità delle ospitalità e degli spettacoli proposti caratterizza la programmazione dei matinées per le scuole, così come le rassegne pomeridiane del sabato e domenica destinate ad un pubblico di famiglie, ed il cartellone di prosa serale attento ai linguaggi della drammaturgia contemporanea, al confronto con la tradizione e alle nuove prospettive di lettura dei testi classici. Determinante negli anni è stata la presenza di nuove generazioni d’artisti (giovani attori, scenografi, registi): i risultati sorprendenti degli spettacoli shakespeariani diretti da Antonio Latella e presentati nel nostro teatro dal 1999 ( Romeo e Giulietta, Amleto, La tragedia di Riccardo III ) sono valsi due importanti riconoscimenti della critica, quali il Premio Ubu 2001 per la ricerca registica su Shakespeare ed una nomination al prestigioso premio Gli Olimpici del teatro per lo spettacolo Amleto. Per la nuova stagione di Invito a Teatro sei interessanti proposte. La ripresa di La casa di Bernarda Alba, con la compagine tutta al femminile guidata da Raffaella Boscolo, dopo il successo dello spettacolo en plein air nei chiostri attigui al teatro. Un folgorante testo dell’americano Cormac McCarthy, interpretato e diretto da Fabio Sonzogni, (già regista al Teatro Sala Fontana con Misura per misura ed Edipo Re),il ritorno, dopo Volare, di un protagonista della scena italiana contemporanea, Gennaro Cannavacciuolo, attore, cantante, sinonimo di eclettismo, di classe, talento e fantasia ineguagliati, col suo Gran Varietà. A seguire Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, diretto e interpretato da Roberto Trifirò, che in chiusura di stagione ripropone Memorie del sottosuolo di F. Dostoevskij. A dare voce ad uno dei più significativi autori di teatro e di cinema del ventesimo secolo tedeschi, Fassbinder, sarà Pasquale Marrazzo, filmmaker alla ribalta della scena teatrale milanese.
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
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La casa Bernarda Alba
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
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dal 28 al 30 novembre dal 3 al 5, dall’11 al 14 e dal 17 al 21 dicembre al Teatro Sala Fontana produzione Elsinor
di Federico Garcìa Lorca regia di Raffaella Boscolo con Raffaella Boscolo, Monica Faggiani, Silvia Soncini, Paola Giacometti, Chiara Anicito, Elena Ferrari e Arianna Aragno
Dopo il successo riscosso dallo spettacolo nella sua formula “en plein air” sullo sfondo dei chiostri bramanteschi adiacenti al teatro, La casa di Bernarda Alba ritorna con la sua ottima compagine e in versione da palco. E’ l’estremo capolavoro di Garcìa Lorca, completato nel giugno 1936 pochi mesi prima di essere fucilato dai nazionalisti. Si tratta di un’opera-testamento quasi profetica l’ultimo scritto dal poeta prima di andare incontro ad una morte crudele. Già nel titolo Lorca comunica il carattere dominante del suo personaggio, Bernarda, padrona della casa e padrona e signora di quelli che la abitano con lei. Alla morte del secondo marito, impone alle figlie il rispetto assoluto del lutto, impeden-
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do loro qualsiasi contatto con il mondo esterno. Un impianto da tragedia greca per uno spettacolo al femminile, diretto da Raffaella Boscolo che ha frequentato molti testi tragici e a quelle interpretazioni attinge la sua visionarietà per raccontare la deformazione dei rapporti familiari di Bernarda e le sue cinque figlie. La comunità ristretta in cui sono chiuse produce effetti catastrofici trasformando le protagoniste in iene, belve, felini incattiviti dall’invidia, dalla gelosia, dal possesso. Una sorta di cannibalismo prodotto dalla chiusura dei rapporti sociali e dalla insofferenza a “quel convento” in cui sono recluse dalla madre. Non potendo uscire si mangiano l'una con l'altra. La figlia più piccola muore per tutte e tutte con lei.
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dal 15 al 25 gennaio
al Teatro Sala Fontana produzione Elsinor
di Cormac McCarthy regia di Fabio Sonzogni con Fabio Sonzogni e Fausto Iheme Caroli
La cucina di una casa popolare, un tavolo, due uomini seduti intorno. Uno dei due è bianco, l'altro è nero. Sul tavolo c'è una Bibbia. I due uomini parlano. Non si conoscevano prima di questa mattina, quando il nero ha strappato il bianco alle rotaie del Sunset Limited sotto cui stava per lanciarsi. Ma quello era solo l'inizio. Dai due lati del tavolo parlano, dialogano da prospettive antitetiche, fra picchi di comicità e abissi di disperazio-
ne senza contatto possibile. Un "romanzo in forma drammatica" che raggiunge il nucleo pulsante dell'indagine esistenziale di McCarthy. Non ci sono approdi, prese di posizione, risposte. C'è solo una domanda: che cosa ti divide dal tuo Sunset Limited ? Da quest'opera è stato realizzato un film omonimo e diretto da Tommy Lee Jones e interpretato da Jones stesso (nel ruolo del Bianco) e da Samuel L. Jackson (nel ruolo del Nero).
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Sunset Limited
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
Gran Varietà
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
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dal 14 al 17 e dal 21 al 24 febbraio al Teatro Sala Fontana produzione Elsinor
di e con Gennaro Cannavacciuolo musiche eseguite dal vivo da Marco Bucci, Claudia Della Gatta e Andrea Tardioli
L’anno scorso ha emozionato il pubblico del Teatro Sala Fontana con il suo “Volare”, commovente omaggio a Domenico Modugno. Quest’anno Gennaro Cannavacciuolo torna con “Gran Varietà”, splendido affresco di un altro pezzo d’Italia. Recuperando con spirito arguto il repertorio della ribalta minore, dell’ avanspettacolo, del caffè-concerto, della rivista, Gennaro Cannavacciuolo si immerge in una lunga promenade a ritroso negli anni, attraverso i tempi e i modi espressivi di uno show a “luci rosse”, sottile monito a non scandalizzarsi più di tanto. Un affresco splendido, distensivo ma colto, comico ma anche senti-
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mentale, del periodo compreso tra gli anni 1880 e 1940. Gennaro Cannavacciuolo propone canzoni tipiche del teatro popolare, per soli adulti, basate sul doppiosenso, l’allusione licenziosa. I testi rivisitati sono di autori come i celeberrimi PisanoCioffi, Gill, Ripp e di altri popolari che fecero la fortuna della canzonetta sceneggiata. Un recital arguto che ancora oggi è in grado di divertire un pubblico che avrà l’occasione di riscoprire gli ingenui meccanismi e le situazioni di gustoso “così ridevano”. Uno spettacolo applaudito dalla critica, gioioso, interattivo con un repertorio ricco di indimenticabili chicche musicali.
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dal 6 al 24 marzo al Teatro Sala Fontana produzione Elsinor
di Luigi Pirandello regia di Roberto Trifirò con Roberto Trifirò, Stefano Braschi, Raffaella Boscolo, Andrea Soffiantini e Francesco Magliaccio
Questa commedia, ispirata dalla novella “Tirocinio” del 1905, fu rappresentata per la prima volta nel 1917, ed ebbe grande successo di critica e di pubblico. I temi trattati sono quelli cari a Pirandello: differenza tra essere ed apparire, tra l’identità sociale indossata come una maschera e quel che davvero si è. Il protagonista è Angelo Baldovino, un fallito, ex giocatore d’azzardo, con debiti e fama di scarsa moralità a cui è stato proposto il matrimonio “bianco” con la figlia di Maddalena Renni, Agata, una ragazza rimasta incinta, amante del marchesa Fabio Colli, uomo separato per colpa della moglie che per tale motivo non può né sposarla né dare il nome al nascituro. Angelo accetta l’offerta perché “per necessità di cose non può fare altrimenti” ma, essendogli stata richiesta l’onestà, pone una condizione: “Sposerò per finta
una donna; ma sul serio io sposo l’onestà” e difatti dimostrerà un rigido rigore morale che metterà tutti in difficoltà: il marchese Fabio che sperava di liberarsi in poco tempo di lui e di riprendersi Agata; la madre di Agata, la signora Maddalena, che aveva favorito la relazione della figlia col marchese, ma che certo non avrebbe mai voluto come genero, un baro e un fallito, e anche il compagno di scuola, Maurizio, cugino del marchese che gli aveva proposto il matrimonio, convinto di risolvere con la razionalità gli errori provocati dal troppo sentimento. Solamente Agata, la moglie per finta, tutta compresa del suo ruolo di madre alla fine, riconoscendo in lui lealtà, correttezza e serietà, decide da brava moglie di seguirlo nella buona e nella cattiva sorte, riabilitando così se stessa, il marito e la nuova vera famiglia.
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Il piacere dell’onestà
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
Veronika Voss
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
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dal 4 al 21 aprile al Teatro Sala Fontana produzione Elsinor
di Rainer Werner Fassbinder regia di Pasquale Marrazzo con Raffaella Boscolo, Emiliano Brioschi, Valeria Perdonò, Riccardo Buffonini e Davide Silvestri scene di Diamante Faraldo e Makio Manzoni costumi di Lucia La Polla light design Luca Sabbioni sound design Roberto Mozzarelli
Veronika Voss, ex diva del cinema da anni dimenticata da tutti, vive nell'ossessione del suo passato e dalla sua celebrità. Una sera incontra Robert Krohn, un giornalista sportivo, ed è fortemente attratta da lui. I due iniziano una storia d'amore, nonostante Robert viva già con la sua ragazza, Henriette. Veronika è una donna affascinante, ma Robert ben presto capisce di trovarsi di fronte una donna complicata, dal comportamento mutevole, a volte euforico altre malinconico. Nel tentativo di aiutarla, Robert scopre che la donna è praticamente prigioniera della sua neurologa, la dottoressa Katz, che la tiene segregata nella sua clinica privata. La dottoressa subdolamente sfrutta la
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Voss, approfittando della sua dipendenza dagli oppiacei. Per verificare i suoi sospetti, Robert convince Henriette ad andare dalla dottoressa Katz, fingendosi una ricca donna affetta da depressione. Quando la neurologa le rilascia una prescrizione a base di oppiacei, Henriette cerca di avvisare disperatamente Robert, ma una macchina la travolge uccidendola. L’opera si conclude tragicamente con Veronika che, abbandonata da sola durante il giorno di Pasqua, in preda ad una crisi di astinenza ingerisce una dose letale di tranquillanti. Dopo la morte di Veronika, Robert osserva impotente la dottoressa Katz e i suoi collaboratori, brindare cinicamente alla sua morte.
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dal 6 al 23 giugno al Teatro Sala Fontana produzione Elsinor
di Fedor Dostoevskij regia e drammaturgia di Roberto Trifirò con Roberto Trifirò e ruolo femminile in definizione scene di Gianni Carluccio
Il primo titolo che Dostoevskij aveva scelto per le Memorie del sottosuolo era Confessione. Ed effettivamente esse sono una vera e propria confessione. E nella confessione dell'uomo del sottosuolo ci colpisce anzitutto l'estremo e acuto dialogo interiore. L'uomo del sottosuolo parla incessantemente con se stesso. Il suo senso di alienazione è tale che egli scorge l' “altro” anche nel suo specchio. L'uomo del sottosuolo è il buffone che dice la verità, il confidente che dissipa le illusioni, è nello stesso tempo arrogante e ossequioso, energico e indolente, cinico e candido. Egli ascolta se stesso
come un violinista ascolta il suo strumento, “si accuccia” nella sua tana e aspetta “nel suo buco”. Un senso di animalità ammorba la sua coscienza. La tragedia dell'uomo del sottosuolo è il suo venir meno alla sua umanità. Lui stesso definisce la sua specie “una creatura che cammina su due gambe ed è sprovvista di gratitudine”. Memorie del sottosuolo è un'opera fondamentale per Dostoevskij: d'ora in poi tutti i personaggi dei suoi principali romanzi avranno un sottosuolo e vi penetreranno per poi risorgere rigenerati o per affondarvi senza speranza, senza soluzione.
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Memorie del sottosuolo
Fontana Stag 2012-2013:Fontana Stag 2010-2011
Verdi Stag 2012-2013:Verdi Stag 2010-2011
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Teatro Verdi
Via Pastrengo,16 20159 Milano biglietteria ( solo nei giorni di spettacolo ) tel. 02 6880038 da martedì a sabato 18.00 - 20.00 domenica 14.30 - 16.00
Teatro del Buratto
Via Alfredo Soffredini,75 20126 Milano biglietteria uffici: tel. 02 27002476 da lunedì a venerdì 10.00 - 13.00 / 14.30 - 18.00
www.teatrodelburatto.it teatroverdi@teatrodelburatto.it info@teatrodelburatto.it mezzi pubblici tram 2,4,7,11 autobus 70 metrò linea 2 (Garibaldi) linea 3 (Zara)
Ristoranti consigliati Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Nel 2013 il teatro Verdi di via Pastrengo festeggia - con la Cooperativa edificatrice G. Verdi - il centenario dalla sua fondazione, in singolare concomitanza con le celebrazioni del bicentenario verdiano. Nato agli inizi del ‘900 e sede di una corale esterna del Teatro alla Scala, il teatro diviene sala d’incisione, sala da ballo nel dopoguerra e sala da biliardo, finché - negli anni ‘70 - viene restituita alla vocazione teatrale e musicale dall’Arci. Nel 1975 il Teatro del Buratto subentra nella gestione, facendone sede delle proprie produzioni e luogo significativo del teatro a Milano. La programmazione del teatro si apre fin dall’inizio alla prospettiva del rinnovamento, con attenzione privilegiata a giovani formazioni e a protagonisti della scena contemporanea (tra le rassegne ospitate: Scenario, Giovane Scena, Scena Prima, Teatri ’90, Previsioni) che, insieme alla programmazione di gruppi storici della ricerca, identificano il Verdi come un teatro di proposta culturale di alta qualità, attento al dialogo e alla relazione con il pubblico. Recettore e promotore del nuovo teatro popolare d’arte il Verdi ha visto avvicendarsi sul palcoscenico artisti, allora “esordienti”, come Angela Finocchiaro, Lella Costa e altri, “narratori” come Marco Paolini, Marco Baliani, Ascanio Celestini e Mario Perrotta, registi come Gabriele Vacis, Saverio Marconi, Serena Sinigaglia. Un teatro che ha sempre precisato il proprio ruolo nel contesto metropolitano e nazionale configurandosi come nodo di diffusione di una nuova cultura teatrale, aperto alla ricerca, alla scoperta e al sostegno di quel “teatro d’innovazione”, di cui il Teatro del Buratto rappresenta uno dei poli di stabilità. Importante anche la particolare attenzione ai processi del produrre, con i corsi di Scrittura Creativa – condotti da Raffaele Crovi e da Giuseppe Pontiggia e poi rivolti alle scritture autobiografiche – e i seminari di perfezionamento teatrale, con artisti quali De Fazio, Strasberg, Stuhr, Familie Floez, Nola Rae, Neville Tranter. La vocazione internazionale e la ricerca nell’ambito della molteplicità dei linguaggi teatrali trovano sviluppo in IF Festival Internazionale di Teatro di Immagine e Figura, promosso dal Teatro del Buratto per offrire una selezione delle più stimolanti produzioni nazionali ed internazionali di teatro visuale, orientate all’uso teatrale dell’immagine: oggetti, ombre, maschere, pupazzi, marionette, videoproiezioni, luce e altro ancora. Nella stagione 2010 IF festival ha ricevuto il premio Hystrio/Provincia di Milano.
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Clitemnestra: l’altra donna
Verdi Stag 2012-2013:Verdi Stag 2010-2011
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dal 20 novembre al 6 dicembre al Teatro Verdi produzione Teatro del Buratto
liberamente ispirato a Eschilo, Euripide, Sofocle testo e regia di Renata Coluccini e Marco Di Stefano con Benedetta Brambilla, Ylenia Santo e Renata Coluccini scene di Marco Muzzolon costumi di Mirella Salvischiani luci di Marco Zennaro
Tre donne, Clitemnestra, Elettra e Cassandra raccontano il mito nel tepore familiare di un algido spazio bianco, una moderna cavea che tutto riflette e amplifica. Un non-luogo fisso su un tempo che si consuma nell’attesa del ritorno di Agamennone e che diviene culla di una carneficina “giusta”. Una giustizia acclamata, evocata, inseguita, che mai trova compimento. Le vittime restano vittime e i carnefici lo diventano a loro volta. La dicotomia vittima-carnefice perde, dunque, di significato, si fa da parte per lasciare più ampio spazio alla complessità del vissuto delle tre donne, alla sete di giustizia che le governa e al vuoto che le divora. Vani i tentativi di colmare un’assenza: Elettra di continuo mangia; mangia caramelle come per restare sempre bambina in attesa del padre. Clitemnestra è Regina, moglie, madre, amante e donna, “l’altra donna”; sulla sua profonda umanità si cerca di indagare guardando la tragedia da un altro punto di vista, e Cassandra che cerca una purificazione del corpo violato e della mente che tutto vede e nulla riesce a dimenticare. Una tragedia può consumarsi ovunque, ed è dalla ricerca dell’ovunque che nasce il connubio di contrasti che caratterizza una messa in scena senza tempo: un violoncello intona pezzi dei Metallica,
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la Tv trasmette “Ufficiale Gentiluomo”, eppure Agamennone viene annunciato da un messo a cavallo. Naturalismo e non-sense si alternano creando una drammaturgia che riflette a pieno la complessità dell’essere umano. Tre donne e in scena, Agamennone guerriero, simbolicamente rappresentato da un frigo, l’armatura di un re soldato, che diviene fulcro delle dinamiche relazionali tra le protagoniste. La sfida è un’oscillazione fra la tragedia nel tempo della classicità e una sua moderna rappresentazione. Lo spettacolo mantiene fede alla storia classica, ma dilata il tempo tra il ritorno e l’uccisione di Agamennone. Una dilatazione temporale che permette l’approfondimento e lo sviluppo delle relazioni tra le tre donne, in particolare quella tra Cassandra e Elettra e tra Cassandra e Clitemnestra. Vengono messi a nudo i rapporti tra di loro, archetipi del femminile, ma anche il loro vivere il potere, lo stato e la giustizia. Il mito può scovare ciò che ci riguarda nel profondo: le passioni, il male, la cattiveria, il sangue che ribolle quando siamo vittime di ingiustizia. Una tragedia umana, dove giustizia e vendetta si confondono, raccontata con lo sguardo tagliente e dal punto di vista esclusivo delle donne. Il mito per parlare di noi.
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dal 16 gennaio al 3 febbraio al Teatro Verdi produzione Teatro del Buratto
drammaturgia e regia di Renata Coluccini con Renata Coluccini , Elisa Canfora e Stefano Panzeri consulenza musicale di Giovanna Polacco scene di Marco Muzzolon costumi di Mirella Salvischiani luci di Marco Zennaro
2013 bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi 2013 cento anni dalla fondazione del Teatro Verdi
Pochi mesi prima della sua morte Giuseppe Verdi vede il compimento della sua opera “più solida”: la casa di riposo per artisti. Da lì siamo partiti. Primi anni del Novecento: due anziane artiste trovano rifugio nella casa del Maestro. Due storie che si intrecciano tra successi e passioni del passato, rivalità e solidarietà del presente, sguardi verso il futuro. Storie che si rincorrono tra loro, si intrecciano con la Storia, rievocano la vita del Maestro; storie che ci portano nel loro dipanarsi a sorridere della vecchiaia e delle sue crudeli ironie, ma nel contempo a vederne la poesia non necessariamente malinconica, ma certo commovente. La musica e la storia che il compositore ha attraversato entreranno con forza tra un dispetto e una carezza del quotidiano vivere. Le arie delle opere di Verdi, che hanno accompagnato le nostre protagoniste nella loro esistenza torneranno ad amplificare il sentire della loro attuale esisten-
za. I protagonisti di alcune opere quali fantasmi incarnati dalla vita delle protagoniste, quasi in un raffronto “di doppio” e di “esistenza liberata dalla forma del melodramma” e restituita al grande fascino della propria esistenza, una via di uscita rispetto al realismo e naturalismo che il melò sembra quasi sempre suggerire. La storia delle due donne andrà così verso un naturale compimento, forse seguiranno il Maestro nella dichiarazione dell’ultima aria della sua ultima opera “Tutto il mondo è una burla”. Evocare sulla scena Giuseppe Verdi, la sua umanità, il suo mecenatismo, il rapporto di un artista con la vecchiaia, l’emozione che suscita la sua musica, sono intenti dello spettacolo. Le protagoniste-donne rispondono inoltre ad un progetto che il Teatro Verdi porta avanti da anni, per cui alcune figure storico letterarie, o anche accadimenti storici, sono riproposti attraverso una visione femminile (Le serve di Virginia Woolf, Deserto nero, Le camicie di Garibaldi) che non vuole essere “contrapposizione”, ma piuttosto svelamento e partecipazione.
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Notturno al Verdi
Verdi Stag 2012-2013:Verdi Stag 2010-2011
Il Contrabbasso
Verdi Stag 2012-2013:Verdi Stag 2010-2011
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dal 4 al 21 aprile al Teatro Verdi produzione Teatro del Buratto in collaborazione con Otto & Marvuglia di Patrick Suskind regia e scene di Gian Luca Massiotta con Marco Pagani costumi di Mirella Salvischiani luci di Marco Zennaro
Testo “cult” della moderna drammaturgia mitteleuropea, il Contrabbasso è un ritratto ironico e tutt’altro che indulgente di un certo tipo di figura maschile contemporanea e insieme un affresco pieno di sfumature, a tratti amare a tratti esilaranti, del mondo dei musicisti di professione e della loro spesso fragile psicologia d’artista. Deluso dalla propria carriera in orchestra (non è che “terzo leggio” nella fila dei contrabbassi) eppure fermamente convinto dell’assoluta centralità del proprio ruolo, il nostro protagonista è un frustrato e un depresso, non privo però di una sua rozza “fierezza” fatta di sensibilità e di un discreto talento. Nella sua condizione di emarginato, di misconosciuto, di “ultimo”, egli vive nevroticamente questa sua condizione ma nello stesso tempo la sublima grazie alla sua ironia, al suo sguardo disincantato sulle umane debolezze, soprattutto al suo amore tenero e segreto per una giovane soprano. Un amore “impossibile”, proprio come quello per il suo strumento: maledettamente in-
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gombrante eppure così femminile… La sua invidia per solisti e cantanti, il suo pungente sarcasmo nei confronti di compositori e direttori, i suoi giudizi impietosi sull’orchestra (perfetta metafora dell’umana società) non sono in fondo che goffi tentativi tragicomici di nascondere la sua insoddisfazione ma anche il suo sconfinato amore per la musica. E il nostro protagonista, anziché sfogarsi in uno straripante monologo solitario davanti ad un invisibile interlocutore, può rivolgersi a un suo giovane allievo, taciturno e paziente (reale? virtuale? chissà…) incolpevole destinatario delle sue bizze, ma anche erede ignaro di un “sapere” e dei tanti piccoli “segreti del mestiere” che mai lui vorrebbe andassero perduti. Un testo in cui le debolezze dell’uomo si fondono con gli scatti d’orgoglio dell’artista, svelandone la profonda solitudine ma anche la grande umanità, che finirà per coinvolgerci, suscitando in noi, insieme a rabbia e compassione, anche tenerezza, rispetto, complicità… e più di un sorriso.
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dal 2 al 19 maggio al Teatro Verdi produzione Teatro del Buratto
testo e regia di Renata Coluccini consulenza di Alessandro Calderoni e Save the Children con Elisa Canfora, Stefano Panzeri e Ylenia Santo scene di Marco Muzzolon costumi di Mirella Salvischiani luci di Marco Zennaro
Secondo una recente indagine condotta da Eurispes e Telefono Azzurro, il 37,7% degli adolescenti trascorre quotidianamente da due a più di quattro ore su Internet; il 41,4% usa il cellulare più di due ore al giorno, il 27,4% è oltre le quattro ore. Secondo l'ultimo rapporto Eurispes il 6,7% degli adolescenti ha inviato sms o video a sfondo sessuale col proprio cellulare, mentre il 10,2% ne ha ricevuto almeno uno. Lo spettacolo “Nella Rete” è la seconda tappa di un viaggio, iniziato con “Binge drinking”, nel mondo dei giovani adolescenti e pre-adolescenti. Come nel primo abbiamo indagato l’abuso di alcol, qui vogliamo affrontare il tema dell’ uso-abuso della rete fino alle forme di dipendenza (I.A.D. Internet Addiction Disorder) o di sexting. Vogliamo dare voce e confronto alla generazione dell'iPhone, degli sms e mms. A quelli
che vedono in Facebook la vetrina dove esibirsi al meglio. A coloro per cui la socializzazione è sulle internet community, la generazione Duemila, quella degli adolescenti di oggi, i web native; giovani e giovanissimi che hanno perso il filo delle relazioni (quelle vere) tra i cavi della rete. Nella costruzione dello spettacolo ci avvarremo della consulenza del giornalista/scrittore Alessandro Calderoni e dello “Sportello disagio giovanile” dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano”. Ancora una volta non ci poniamo come giudici, ma cerchiamo di raccontare delle storie che fotografino una realtà, dove il fenomeno di abuso rappresenta quasi sempre la punta di un iceberg ed è proprio il ghiaccio nascosto quello che cerchiamo di far emergere.
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Nella Rete
Verdi Stag 2012-2013:Verdi Stag 2010-2011
Tieffe Stag 2012-2013:Tieffe Stagione 2010-2011
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Tieffe Teatro Menotti Via Ciro Menotti, 11 20129 Milano
prenotazioni e informazioni lunedi e mercoledì 15.00 - 18.00 martedì, giovedì e venerdì 15.00 - 19.00 sabato 16.00 - 19.00 domenica 15.00 - 16.00 tel. 02 36592544 fax. 02 36592542
www.tieffeteatro.it info@tieffeteatro.it mezzi pubblici tram 5,23,33,29,30 autobus 54,60,61,62,92 metrò linea 1 (Palestro/P.ta Venezia)) passante ferroviario Dateo
Ristoranti consigliati Horse Cafè Restaurant v.le Monte Nero,21 tel. 02 55012069
Maison Espana via Montegani,68 tel. 02 89540234
Antica Trattoria della Pesa v.le Pasubio,10 tel. 02 6555741
Osteria del Gambero Rosso v.le Pasubio,6 tel. 02 6571208
All'Isola c.so Como,10 tel. 02 6571624
Cucina delle Langhe c.so Como,6 tel. 02 6554279
Al Garibaldi v.le Monte Grappa,7 tel. 02 6598006
Victoria via Clerici,1 tel. 02 8690792
El Tombon de San Marc via San Marco,20 tel. 02 6599507
Shiki via Solferino,35 tel. 02 29003345
Nuova Arena p.zza Lega Lombarda,5 tel. 02 341437
La 43esima stagione di TieffeTeatro, la terza nella sede del Teatro Menotti, conferma il nostro modo di fare e pensare il teatro tra le suggestioni del tempo presente, lo sguardo attento e anche irriverente sul repertorio, l’originalità delle contaminazioni tra i linguaggi. Un teatro di idee, di incontri, di scontri, di progetti che iniziano, continuano, si trasformano cercando e trovando rapporti con il territorio, la sua gente e la sua storia. Un teatro che vuole essere popolare e contemporaneo. Un luogo, come il Teatro Menotti, sprofondato nella storia culturale di una città e che ora vuole trasformarsi ancora di più in uno spazio aperto alle esperienze più innovative ed inconsuete della scena. Anche per la stagione 2012/13 il cartellone del Tieffe Teatro Menotti presenta un programma variegato: punta alla comicità d’autore portando in scena i testi di Groucho Marx e Stefano Benni, due autori che hanno in comune la continua sfida alle barriere linguistiche e alle convenzioni sociali. Il legame tra teatro e musica è da sempre molto forte nella nostra programmazione. Con El nost Milan gli attori di Tieffe si confrontano con i suoni e i ritmi della straordinaria Orchestra di Via Padova, per un concerto spettacolo dedicato a Milano e ai temi della convivenza e della tolleranza. Uno spettacolo che tocca temi profondi di impegno civile è Anima Errante con Maddalena Crippa, per la regia di Carmelo Rifici. Partendo dalla tragedia di Seveso, Roberto Cavosi descrive una parabola sul senso della vita dopo trentacinque anni dal disastro che colpì la cittadina lombarda. Vengono poi riproposti due grandi successi della scorsa stagione: All’ombra dell’ultimo sole, un musical anomalo ispirato al mondo, dove i personaggi sono trascinati dalle note del tango, come in un film degli anni Quaranta. Due spettacoli corali dove la passione e il colore sono i protagonisti. La stagione Tieffe propone inoltre, per la prima volta, una rassegna di teatro ragazzi, organizzata da NAT, la Nuova Accademia Tieffe.
Al Vecchio Porco via Messina,8 tel. 02 313862
Mister Angus via Bandello,68 tel. 02 895440234
Sanvittore v.le Papiniano,16 tel. 02 43319682
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Concerto teatrale per una città
El nost Milan
Tieffe Stag 2012-2013:Tieffe Stagione 2010-2011
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dal 27 novembre al 6 dicembre al Tieffe Teatro Menotti produzione TieffeTeatro progetto di Emilio Russo e l’Orchestra di Via Padova diretta dal M° Massimo Latronico
In scena con gli attori della compagnia Tieffe, i suoni, i colori e i sapori della straordinaria Orchestra di Via Padova per un concerto di musica e parole dedicato alla nostra città all’insegna della convivenza civile e della tolleranza. In scena 5 attori e 17 musicisti di nove nazionalità differenti per raccontare Milano attraverso le canzoni di Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Adriano Celentano, Fiorenzo Carpi, Nino Rota e tanti altri. Il progetto El nost Milan intende andare nella direzione di una contaminazione tra le culture e i linguaggi, così il repertorio etnico dell’Orchestra di Via Padova e le canzoni milanesi si incroceranno con i testi letterari e teatrali di Carlo Bertolazzi, Emilio De Marchi, ma anche di Pier Paolo Pasolini, Franco Fortini, Michele Serra e Stefano Benni e del grande poeta africano Leopold Senghor, per un percorso dal forte impatto emozionale tra riflessione civile, ironia, poesia. Il capolavoro e i personaggi di Carlo Bertolazzi, di cui non a caso abbiamo voluto utilizzare il titolo, faranno da
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sfondo a uno spettacolo che da quel mondo degli “ultimi”, sconfitti forse, ma ricchi di un’umanità e di un irrefrenabile desiderio di libertà, lancia uno sguardo sulle contraddizioni di una città-patriamondo che si scopre multietnica, ma tarda ancora ad accettare la diversità e l’essere straniero. Così “Il ragazzo della Via Gluck” di Adriano Celentano diventa un reggae e “Milano” degli Articolo 31 un rap per balafon e chitarra, fino ad arrivare alla trasformazione esilarante di “Oh mia bela madunina” qui trasformata in “Oh my little madonaina” cantata in stile swing. La musica è un linguaggio e tra linguaggi diversi non è sempre facile trovare un dialogo, ma l’Orchestra di Via Padova è la dimostrazione che si può trovare una sintonia, un punto di incontro anche tra persone con sensibilità, culture e gusti diversi. Basta aver voglia di confrontarsi e di sperimentare. Massimo Latronico
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dal 13 al 22 e dal 27 al 30 dicembre al Tieffe Teatro Menotti produzione TieffeTeatro elaborazione drammaturgica di Emilio Russo regia di Marco Balbi con Andrea Lapi, Gianni Quillico, Nicola Stavalaci e Lucia Visini al pianoforte Vicky Schaetzinger scene e costumi di Silvia Vergani luci di Mario Loprevite
Ritorna, per la prima volta sul palcoscenico del Teatro Menotti, un grande successo della Compagnia Tieffe. Chiamatemi Groucho rende omaggio ai giochi di parole, alle battute paradossali, al teatro dell’assurdo dei fratelli Marx. Un tributo all’ironia demenziale di Groucho Marx a cui l’intero umorismo contemporaneo, cinematografico e non solo, deve qualcosa di immenso: da Woody Allen ai Fratelli Cohen, da Zucker-abrahamszucker a tutti i comici venuti fuori dal Saturday Night Live, tutti hanno guardato al nonsense surreale dei fratelli Marx come a un faro. Un percorso in apnea tra musica dal vivo, canzoni, sketches, dialoghi e sceneggiature assurde, per ritrovare quell’urlo liberatorio e di scherno che lui e i suoi fratelli hanno saputo scagliare con il loro fantastico umorismo anarchico e surreale alla società vanagloriosa, alle ipocrite convenzioni e alle tronfie istituzioni. Intorno a uno sconclusionato avvocato detective dello “Studio legale e investigativo Fratelli Marx” ruotano un assistente idiota, una segretaria oca e un assortimento di clienti improbabili: un marito tradito troverà le prove dell’infe-
deltà della moglie, ma sarà sconvolto dall’esito delle indagini; gli ambasciatori di due nazioni confinanti trattano per un accordo di pace e tolleranza, ma trovano la guerra; un quadro di grande valore è stato rubato, ma verrà ritrovato in circostanze ancora più misteriose. C´è chi suona il pianoforte, chi canta in coro, chi sviene. L’happy-end c’é, ma non per tutti. A vincere in questo ritratto dell’America a testa in giù sarà sempre la follia e lo scarto dalla norma. Sconfitte le convenzioni, il perbenismo, la retorica. Non rimane che ridere. Una risata ci rinfrescherà. Le risate sono quelle che, a pioggia, ci vengono dal divertente, anzi divertentissimo, spettacolo Chiamatemi Groucho di Emilio Russo. (...) Sulla scena, in gustosi costumi d’antan quattro attori dalla verve eccellente accompagnati da una straordinaria pianista, Vicky Schaetzinger, cui tocca evocare la figura di Harpo, il fratello muto.
Domenico Rigotti – Avvenire
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Chiamatemi Groucho
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Anima Errante
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dal 10 al 27 gennaio al Teatro Menotti produzione TieffeTeatro
di Roberto Cavosi regia di Carmelo Rifici con Maddalena Crippa Francesco Colella, Francesca Mària, Raffaella Tagliabue, Stefania Medri e Carlotta Viscovo scene di Daniele Spisa costumi di Margherita Baldoni canti a cura di Emanuele De Checchi
1976, è estate, a Seveso un guasto alla ciminiera di una fabbrica di profumi causa la fuoriuscita di una grande nube di diossina. La diossina è una sostanza estremamente tossica: ustionante, cancerogena e teratogena. Veniva usata in Vietnam per le bombe al napalm. Sara è una donna di Seveso, è felicemente sposata ed aspetta un figlio. Quella nube cambia la sua vita. Nessuno, nel 1976, conosceva esattamente quali fossero le conseguenze della diossina per il feto. Dal Vietnam arrivavano solo poche, imprecise, ed allarmanti notizie di gravissime malformazioni genetiche. A Seveso adulti e bambini vengono ricoverati in ospedale con gravi forme di cloracne. Il paese viene fatto evacuare. Sara, non ottenendo risposte dalla scienza, si rivolge alla Beata Vergine pregandola di venirle in soccorso. Sara vorrebbe che Maria scendesse dal cielo per aiutarla. E Maria acconsente, ma le propone uno scambio: “Se il tuo fardello è troppo pesante - le dice - lo pren-
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derò io e tu prenderai il mio”. Sara, pensando che si sarebbe assisa tra gli angeli in trono, accetta lo scambio. Ma la sua felicità dura poco e nei panni di Maria si trova sul Golgota davanti a suo figlio in croce. Ancora davanti ad un figlio che lei non è in grado di difendere. Drammaturgicamente il testo è costruito su varie contaminazioni, contrappuntate in diversi linguaggi: danza, prosa, musica, canto. È teso alla ricerca di una sintesi attraverso precise scansioni stilistiche: teatro liturgico-medioevale, teatro realistico ed espressionista, il tutto assemblato da forti tinte di “pittura” simbolista e metafisica. Dal punto di vista del contenuto Anima Errante è il tentativo di trovare il “disegno” di una madre assoluta, di una madre nel tempo e attraverso il tempo. È il percorso tortuoso e difficile di tutte le donne, di tutte le madri che in questo mondo fatto di violenza e sopraffazione non sono in grado di difendere il loro stesso figlio.
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dal 12 al 21 aprile al Tieffe Teatro Menotti produzione TieffeTeatro e Centro Teatrale MaMiMò di William Shakespeare adattamento e regia di Massimo Navone con Sara Bellodi, Cecilia Di Donato, Giusto Cucchiarini, Marco Maccieri, Luca Mammoli, Giovanni Rossi e i Tangueros di Otello movimenti coreografati e selezione musicale di Marcella Formenti scene e costumi di Elisabetta Gabbioneta luci di Mario Loprevite
E’ nello spazio di una milonga in cui si balla il tango, che prende corpo la tragica storia di Otello detto “Il Moro”. Desdemona, Otello, Iago e gli altri personaggi vivono la loro storia di invidia e ossessione, trascinati dalle note e dai respiri del tango, in un vortice di cupe passioni da cui non potranno più uscire. La milonga con il suo linguaggio particolare, fatto di sguardi, piccoli gesti, attese, che creano intorno alla danza un rituale misterioso e seduttivo. Il tango colpisce per la qualità ossessiva della tensione che si instaura nella coppia, per quella sensazione di ineluttabile necessità reciproca, d'impossibilità di distacco. In questa dimensione emotiva di densa e scura vitalità, vedo radicarsi molto bene i temi e la patologia della vicenda shakespeariana, famosa nell'immaginario popolare come “dramma della gelosia”, ma meglio definibile come “dramma dell'invidia”. È questo infatti il sentimento velenoso che accende ed alimenta il motore della tragedia. E mentre lo spettatore è costretto ad essere complice suo malgrado della macchinazione, il rito
del tango prosegue implacabile, scandisce col suo ritmo i movimenti della trama, crea una scenografia umana che trasforma lo spazio e amplifica gli scarti emotivi. Massimo Navone Ci vuole coraggio per prendere un classico pieno di trappole come Otello e affidarlo a un gruppo di giovani attori. L’ha fatto Massimo Navone e ci è riuscito. Ambientando il dramma in una milonga ne ha distillato il nucleo scuro di erotismo, maschilismo e passioni fatali. Uno spettacolo elegante come un film anni Quaranta, ma molto teatrale nell’anima. Sara Chiappori – la Repubblica L’operazione, drammaturgicamente interessante e accattivante nella sua eccentrica singolarità, esalta soprattutto l’istrionica grandezza di Iago, diabolico genio del male, sulfureo burattinaio degli umani destini, raffinato e micidiale manipolatore di anime. Paolo Paganini - Il Corriere del Ticino
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Otello
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Benni Suite
Tieffe Stag 2012-2013:Tieffe Stagione 2010-2011
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dal 3 al 19 maggio al Tieffe Teatro Menotti produzione TieffeTeatro
da Stefano Benni drammaturgia e regia di Emilio Russo con Marcella Formenti, Nicola Stravalaci e Lucia Vasini costumi di Mariella Visalli luci di Mario Loprevite
Benni Suite nasce dal lavoro iniziato da Tieffe con gli spettacoli La Misteriosa scomparsa di W e Jack – la storia di Jack Manosola e altri blues, due testi di Benni nati per il teatro. Ma la comicità paradossale di questo autore ci ha conquistato a tal punto da voler approfondire il lavoro traendo spunto dall’intera opera di Benni - o quasi - per costruire un unico spettacolo, omaggio ai suoi 35 anni di parole sempre al limite del paradosso. In Benni Suite, libero esercizio della fantasia, tutto succede e succederà proprio come nei suoi romanzi e nel suo teatro, senza apparenti limiti logici, senza le barriere del perbenismo formale. Può capitare che Onehand Jack si incontri con la signorina Vu per un “tango verticale”, o che Pinocchia e Lupetto Saltatempo - entrambi figli di falegname - viaggino insieme nel futuro con due “orobilogi”. Parole, musica e canzoni per esplorare il pianeta Benni ed iscriverci a pieno titolo tra le voci della Bennilogia, l’enciclopedia permanente curata quotidianamente dagli appassionati lettori del padre della Luisona.
Emilio Russo
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Tra personaggi improbabili dai nomi pasticciati, il paradossale la fa da padrone. E non solo a livello narrativo, per l’esito bizzarro di ogni vicenda, ma soprattutto sul piano stilistico e poetico. Il discorso si libera di ogni oggettività e, paradossalmente, è proprio per tale via che si avvicina al vero. Perché, tra una risata e l’altra, si parla di miseria, di solitudine, di disperati. E nessuno lo direbbe: si esce dal teatro con l’impressione di aver sentito una favola. Uno spettacolo curatissimo dal punto di vista formale della recitazione: caratterizzazioni di personaggi e ritmi serrati, che non danno tregua allo spettatore e lo incatenano in una serie di trovate narrative e linguistiche esilaranti. Riuscito l’esperimento di contaminazione tra teatro e musica: l’obiettivo già da tempo portato avanti da Emilio Russo viene centrato, declinato stavolta come dialogo tra voce e contrabbasso.
Mara Verena Leonardini – Persinsala (recensione di “Jack - La vera storia di Jack Manosola”)
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dal 28 maggio al 16 giugno al Tieffe Teatro Menotti produzione TieffeTeatro e AstiTeatro 33 con il patrocinio morale della Fondazione De André Onlus di Massimo Cotto regia di Emilio Russo con Chiara Buratti, Daniele Gaggianesi, Francesca Gemma, Vanessa Korn, Silvia Giulia Mendola, Alberto Onofrietti, Valeria Perdonò, Simone Poncino, Francesco Visconti, Zibba e Fabio Zulli arrangiamenti e direzione musicale di Alessandro Nidi coreografie di Lara Guidetti scene di Elena Martucci costumi di Daniela Usai luci di Mario Loprevite
Lo spettacolo è un racconto musicale basato sulle canzoni, le storie e i personaggi raccontati da Fabrizio De André. Un musical anomalo, sulla nostra storia recente, su quegli anni ‘70 caratterizzati da profonde trasformazioni e contraddizioni, ma già anni “mitici” per le generazioni successive. Protagonista della storia è un gruppo di giovani che vive un momento storico di grandi speranze e di gravi conseguenze: è il 1975 e i ragazzi decidono di aprire un bar in un magazzino dietro Via del Campo, dove fare musica e parlare di rivoluzione. Il locale diventa luogo di ritrovo di giovani, ma le cose non vanno nel verso giusto e anche se il "sogno" sembra vicino, la strada per il cambiamento è ancora lunga… All’ombra dell’ultimo sole è un musical sul mondo di Faber, la cui musica non solo segna il ritmo dello spettacolo, ma dà anche il nome ai protagonisti del racconto (da Bocca di Rosa a Nancy, da Michè a Pasquale Cafiero) e permea
le atmosfere dei carruggi di una Genova immaginaria illuminata dalle luci del bar “La cattiva strada” fino ai fuochi della rivolta nel carcere scandita dal ritmo della “Canzone del Maggio”. Le canzoni di De André a servizio di un musical anomalo su utopie, rivoluzioni e delusioni narrate dalla parte di puttane, anarchici, perdenti e sognatori. Gli arrangiamenti di Alessandro Nidi non scimmiottano l’inimitabile Faber, più che all’altezza il cast di giovani attori e cantanti che garantisce la giusta temperatura emotiva.
Sara Chiappori - la Repubblica E se “il nostro destino è quello di combattere sapendo che perderemo” il destino dello spettacolo di Emilio Russo è di aver vinto la sfida e di aver contribuito a dare ancora più risalto alla poesia di De André. Da vedere.
Patrizia Pertuso – Metro
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Parole e musica per Fabrizio De André
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All’ombra dell’ultimo sole
Tieffe Stag 2012-2013:Tieffe Stagione 2010-2011