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Stop al diserbo chimico di fontanili e canali irrigui
Stop al diserbo chimico di fontanili e canali irrigui! L’appello degli Enti di gestione delle aree protette del Po e della Città metropolitana
Stop al diserbo chimico di fontanili canali irrigui e aree umide!”: l’appello agli agricoltori arriva dagli Enti di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino e del Po torinese, a cui si unisce la Città metropolitana di Torino in qualità di membro della Comunità dei Due Parchi ed Ente gestore di numerose Aree protette e Siti della Rete Natura 2000, comprendenti aree umide e specchi lacustri. “Aiutateci a conservare la qualità dell’acqua, la più importante risorsa del nostro territorio” chiedono i responsabili dei due Enti, che stanno per fondersi in un unico soggetto giuridico e organizzativo che si occuperà di gestire tutte le aree protette del Po piemontese, sia nella fascia fluviale che in numerosi siti della Rete Natura 2000, designati dall’Unione Europea, molto importanti per la biodi“
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versità e distribuiti tra le colline del Monferrato e del Torinese e la pianura vercellese. La Rete Natura 2000 comprende i SIC-Siti di importanza comunitaria, le ZSC-Zone speciali di conservazione e le ZPS-Zone di protezione speciale. In pianura, specialmente nelle aree coltivate a riso, a mais e a pioppo, la natura trova ancora spazi interessanti nel sistema dei fontanili, dei canali e delle zone umide e lacustri che solcano o sono circondate dalle coltivazioni. La rete di canali alimentati dai fontanili è stata scavata nei secoli per l’approvvigionamento delle acque e oggi, insieme agli stagni, alle paludi e ai laghi minori, costituisce l’ultimo rifugio per la biodiversità. Le loro sponde e le acque correnti ospitano piante acquatiche che, a loro volta, consentono la riproduzione e il riparo a libellule, pesci, rane e testuggini palustri.
Il problema è che i fontanili e i canali diserbati chimicamente sono biologicamente deserti. Per mantenere in vita questi ambienti naturali residuali c’è bisogno della collaborazione degli operatori del comparto agricolo, come del resto richiesto dalla PAC, la Politica Agricola Comunitaria: tra gli impegni previsti per beneficiare dei contributi pubblici dell’Unione Europea vi è la rinuncia al diserbo chimico dei corsi d’acqua. Solo con il rispetto generalizzato di questo principio si potrà ottenere qualche risultato, poiché il controllo dei soli guardiaparco, peraltro limitato alle aree protette e ai siti che ricadono nella Rete Natura 2000, non è sufficiente. Purtroppo i dati non sono incoraggianti: nelle nostre acque superficiali persiste la presenza di fitofarmaci ed erbicidi, sostanze chimiche di cui si fa ancora largo consumo. Oltre a essere un problema ambientale di vasta portata, l’uso degli erbicidi chimici costituisce una grave minaccia per la salute pubblica, a partire da quella degli utilizzatori e dei residenti nelle vicinanze di zone trattate. Il rispetto del divieto di diserbo chimico va dunque a favore dell’intera comunità piemontese.