2 minute read

Senza dimora, lavoro di rete

Nel corso dell’ultimo decennio sono aumentati a Torino e sul territorio metropolitano i senza dimora e l’emergenza legata al Covid-19 ha evidenziato quanto sia indispensabile un approccio globale per affrontare il problema, soprattutto sotto il profilo sociale e sanitario. Da qui è nato il protocollo d’intesa firmato lunedì 2 maggio da Prefettura, Città metropolitana, Città di Torino con le sue Circoscrizioni, Regione Piemonte, Azienda sanitaria, Arcidiocesi e Fiopsd, per dare vita ad un Piano integrato di sostegno alle persone senza fissa dimora. “Un atto importante” ha sottolineato il prefetto di Torino Raffaele Ruberto “perché prende le mosse da un approccio innovativo che prevede un accompagnamento delle persone a 360 gradi e non si limita ad assicurare un posto letto per la notte e un pasto caldo”. Per la Città metropolitana di Torino ha firmato la Consigliera delegata alle politiche sociali: l’apporto principale dell’Ente sarà quello di coinvolgere e coordinare i Comuni in questo importante lavoro di collaborazione sul tema con la Città di Torino. L’obiettivo è di rafforzare la rete dei servizi socio-sanitari, in modo che possano intervenire sia sui problemi legati alle povertà sia su quelli legati alla salute mentale o alle dipendenze, con percorsi mirati che richiedono il coinvolgimento del terzo settore per venire incontro alle difficoltà di relazione di molti senza dimora. Anche il Sindaco di Torino e della Città metropolitana ha sottolineato l’approccio innovativo dell’intesa: “Un protocollo che affronta la questione in maniera innovativa, mettendo al centro i problemi di queste persone e non quelli che possono generare agli altri”. Fra le misure previste dal protocollo vi sono quelle legate al potenziamento dell’accoglienza, con l’incremento del numero delle strutture di accoglienza attivate, in collaborazione con il terzo settore; l’apertura 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno delle Case di ospitalità, la possibilità per gli ospiti di permanenza nella stessa Casa; le misure per il potenziamento dei servizi di prossimità e di primo contatto, come ad esempio il rafforzamento dei servizi di strada diurni e notturni; lo sviluppo dei progetti di autonomia abitativa e sociale attraverso la messa a sistema di servizi di Housing First; l’incremento di opportunità abitative di autonomia assicurate dal terzo settore; l’attivazione di percorsi di inclusione sociale (attraverso tirocini e laboratori) e di avvicinamento ai servizi sociali e sanitari.

Advertisement

This article is from: