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Abbazia di Novalesa, il libro è protagonista
Il binomio tra l’Abbazia di Novalesa e i libri è sempre stato presente ed ora è più che mai saldo. La biblioteca dell’Abbazia di Novalesa - rifondata con il ritorno dei monaci alla Novalesa nel 1973 - ha visto i suoi spazi recentemente ben rinnovati: una ampia sala lettura e consultazione accoglie il pubblico dal lunedi al sabato ore 9/12 e 15.30/18 (ad esclusione del giovedi pomeriggio). Circa 30mila i titoli in elenco, la maggior parte di carattere religioso: per la patristica, tra le varie opere e collane è presente il Migne greco e latino, la collana dell'editrice Brepols, Corpus Christianorum, e Continuatio Medievalis, parte della collana Sources Chretiennes. Di carattere più divulgativo, la collana testi patristici dell'editrice Città Nuova, e altre collane dell'editrice Città Nuova dei padri: Agostino, Ambrogio, Gregorio Magno, Pier Damiani, Scrittori di Aquileia, Bernardo. Per la monastica, sono presenti opere varie per un complessivo di circa 700 volumi e così anche per la teologia e la spiritualità. Esiste anche un archivio donato da Giuseppe Maria Sibille molto ricco per il settore sociale e
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politico del territorio provinciale torinese e della Val di Susa in specie, riguardante la sua attività di avvocato, deputato e senatore dello Stato italiano. Esiste poi l’importante settore dedicato al restauro dei libri antichi. Come ben riporta il sito internet dell’Abbazia, “la Parola di Dio, nel corso dei secoli, è stata sempre punto di riferimento essenziale per la vita dell’uomo. Anche tra le mura dei monasteri ha plasmato l’esistenza di generazioni di monaci; essi l’hanno custodita, venerata ed amata facendone l’alimento quotidiano. Tale Parola, all’inizio trasmessa in forma orale, è passata, in seguito, ad una forma scritta che, specialmente nell’ambiente monastico, attraverso la trascrizione dei codici, ha favorito una produzione ed un interesse per il libro come comunicazione della sapienza divina e diffusione dei più profondi valori umani. Da questo amore per il libro, nacque, con il passare del tempo, anche l’interesse di salvaguardarne l’integrità materiale con quella che divenne, in seguito, l’arte del restauro del libro. Fino al termine del secolo XIX, questa attività veniva eseguita in forme sporadiche ed artigianali, lasciate all’iniziativa ed all’ingegno personali. A partire da questo periodo, però, iniziò il recupero e la salvaguardia del libro secondo una modalità prettamente scientifica, che ebbe come origine e centro la città di Parigi. In Italia, tale attività si diffuse, con questa modalità scientifica, intorno agli anni ’30, negli ambienti monastici verso gli anni ’40. I primi centri che iniziarono il restauro del libro furono i monasteri di Grottaferrata, Monte Oliveto e dal 1955 anche il monastero di Praglia, da cui quello di Novalesa apprenderà il metodo. Infatti, con la rifondazione dell’abbazia di Novalesa nel 1973, la Regione Piemonte ha stimolato ed incentivato, col favore dei
monaci, la nascita di un nuovo laboratorio di restauro del libro donando parte del materiale e degli strumenti necessari per allestirlo. Attualmente il metodo di restauro del libro viene tutelato dal Ministero per i Beni Culturali, Ufficio Centrale per i Beni librari e gli Istituti culturali. Tale metodo viene denominato restauro non invasivo: con il recupero e il restauro delle parti danneggiate, si cerca di non aggredire il libro, trasformandolo secondo un proprio criterio, ma di conservarlo il più possibile nella sua forma originaria. Nel laboratorio del restauro all’interno dell’Abbazia, si lavora al restauro di beni archivistici, di beni librari e per privati.
c.ga.