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Riflettori sull'Abbazia di Novalesa
A novembre su Italia 1
Ametà novembre, un programma di Mediaset dedicato alle più belle abbazie d'Italia vedrà quella della Novalesa tra le protagoniste. Nei giorni scorsi, la troupe con il giornalista Beppe Gandolfo ha realizzato riprese e interviste soffermandosi con particolare interesse sia sul Museo archeologico che sul laboratorio per il restauro del libro. Ma la notizia che più affascinerà probabilmente gli spettatori del programma televisivo sarà collegata al famoso romanzo di Umberto Eco "Il nome della rosa" perchè tra le quasi 600 pagine trova posto proprio l'Abbazia di Novalesa, citata dall'autore per l'importanza durante il Medioevo della sua biblioteca.
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L’Abbazia risale all’VIII secolo, essendo stata fondata su un precedente insediamento romano: nel 1972 fu acquistata dall'allora Provincia di Torino, oggi Città metropolitana e dall'anno seguente affidata nuovamente ai monaci, una piccola comunità benedettina composta allora da 4 monaci provenienti da S. Giorgio di Venezia che vi si insediò nel luglio 1973. Da allora è tornata a rifiorire la vita di un tempo: le campane scandiscono di nuovo le ore di preghiera, di lavoro, di lectio divina, del servizio. La presenza dei monaci benedettini ha consentito di valorizzare l'importanza storica e artistica del monumento e di diffondere la conoscenza dell'antichissima tradizione spirituale, culturale e sociale del monastero della Val Cenischia dove risiedette ricorrentemente anche Carlo Magno durante i suoi viaggi.

IL LABORATORIO DI RESTAURO DEL LIBRO
Fin dal loro insediamento nel 1973, i monaci aprirono il laboratorio di restauro del libro per restituire all'antico splendore materiali librari e archivistici, antichi e moderni, che necessitano di interventi di recupero. Oggi non ci sono più i primi restauratori (don Corrado Valerio è scomparso e don Daniele Mazzucco è in pensione), ma dal laboratorio sono passati esperti di primissimo piano, tra cui Flavio Marzo che vi ha lavorato fino al 2004 e attualmente è il direttore del laboratorio di restauro di materiale librario e archivistico all'Università di Cambridge. Il laboratorio novalicense segue un metodo di restauro non invasivo: una scelta tutelata dall'Ufficio centrale per i beni librari del Ministero per i beni culturali, che consente di recuperare e ripristinare le parti danneggiate dei documenti attraverso il mantenimento possibile dell'integrità originaria. Al laboratorio di restauro di Novalesa vengono messi in

pratica interventi di grande precisione, dalla legatura antica al rattoppo manuale con carta giapponese. Pulitura e lavaggio, rincollo e rattoppo, rinforzo e restauro meccanico, rimpaginatura di capitelli e montaggio sono solo alcune delle operazioni che ogni giorno scandiscono il tempo.