Colori & Sapori Dicembre 2021 in Veneto - Viaggi, Sapori, Territorio
In questo numero:
Macelleria Peron Passione, Arte e Innovazione
Azienda Agricola Maistrello Stefano Dall’orto alla tavola delle feste, qualche idea per regali e ricette sostenibili e locali
Social Food Speciale Natale Le ricette di Daniela Boscariolo, vicentina autrice del seguitissimo Blog Timo e Lenticchie
Apiamoci “Ubi Apis Ibi Salus”, dove ci sono le api, c’è salute.
Inoltre:
Transit Farm - Apicoltura Summano - Delitto e Castigo - Il rituale dello spiedo
a cura di Daniela Belfatto Colori & Sapori - Novembre 2021 - Allegato di La Piazza e Lira&Lira
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Colori & Sapori
Macelleria Peron
Passione, arte e innovazione
In un mercato globale, che offre spesso prodotti dalla provenienza più varia e dalla qualità non sempre certa, è fondamentale guidare il consumatore verso scelte consapevoli. Essere macellai oggi, per la Macelleria Peron, significa andare innanzitutto alla ricerca della materia prima migliore, offrire un prodotto nazionale e, ancor meglio, locale e biologico. Significa avere un confronto diretto con l’allevatore, conoscerlo, sapere che si impegna a rispettare i criteri che loro stabiliscono per i prodotti che portano sul loro banco, che devono essere sani e sicuri per i loro clienti.
Non si tratta solo di una grande passione, ma di cura del dettaglio. Ogni lavorazione viene fatta ad arte, viene valorizzato ogni singolo pezzo per proporlo ad una clientela sempre più attenta, curiosa ed esigente. Dal rispetto per la tradizione, ma anche dalla capacità di sapersi innovare, nascono le loro sopresse, i salami e i cotechini, deliziosi e genuini. L’attenzione per i clienti li ha portati verso la scelta di specializzarsi nei prodotti gluten free e ad ottenere la certificazione AIC. Anche per i preparati a base di verdura si scelgono prodotti del territorio e locali, cotti da loro secondo ricette che ne esaltano il gusto nei loro “Giamburger” e negli altri prodotti preparati. A corto di idee e di tempo per una cena speciale? Basta affidarsi ai loro ragù e alla pasta fresca per stupire i propri ospiti e sapere di aver preparato una cena con dei prodotti davvero genuini.
Tutto questo è Macelleria Peron…e a Natale è ancora di più! Siamo venuti a trovarli per darvi qualche idea per ceste e confezioni regalo deliziose, che combinano i loro prodotti con sott’oli, vino e altre prelibatezze locali. Lasciatevi anche ispirare dalle loro proposte per il pranzo di Natale, sapranno stupirvi con proposte creative e gustose.
Peron Macelleria Via Giavenale di Sopra, 83 - Schio Tel. 0445 671853
Podere La Torre Via Lungo Gogna, 59/P - Schio (VI)
Natale 2021 Drink di Benvenuto Antipasti
Rotolo di coniglio con radicchio trevigiano marinato e lenticchie Carciofo in doppia cottura, polenta di mais Marano e crema Topinambur
Primi
Risotto al broccolo fiolaro, pinoli e robiola Tortellini all’anitra, il suo consommè e tartufo nostrano
Secondi
Cotechino della festa, cremoso di sedano rapa, zucca e castagne pralinate Filetto di manzo in crosta di pane con patate gratinate all’aneto
Dolce
Tortino alla nocciola, confettura di arance amare, sorbetto al caffè accompagnato da vino dolce Euro 55,00 a persona Acqua, caffè e coperto inclusi
Obbligo di prenotazione al numero 0445.522459
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Apicoltura Summano Le abbiamo conosciute in estate e torniamo a trovarle in inverno: le api di Apicoltura Summano ci accolgono per farci vedere il frutto del loro prezioso lavoro e per darci qualche spunto per dei regali di Natale speciali. Come ci spiega Enrico “Scegliere di regalare il miele può dare un contributo importante agli apicoltori, che quest’anno hanno subito le conseguenze di una primavera con pioggia e gelate tardive che hanno compromesso il raccolto fino a dimezzarlo”. Se questo non fosse già un motivo sufficiente, ve ne diamo molti altri. Innanzitutto, le confezioni: cassettine, scatole in cartone, taglieri in legno, copri-barattolo in iuta e le piccole decorazioni natalizie in legno le rendono davvero bellissime nella loro
semplicità e artigianalità, con il tocco in più dato dai nuovi bigliettini di auguri realizzati da una illustratrice di Schio in esclusiva per Apicoltura Summano. Poi c’è il gusto: se volete rendere felice qualcuno, regalategli la sua Cioccomiele con il miele d’acacia, le nocciole del Piemonte IGP ed il cacao magro e lo vedrete sorridere al primo assaggio. Infine, ci sono le storie: ogni barattolo di miele e ogni confettura raccontano di frutti antichi e di passeggiate in montagna tra fiori e profumi che si possono trovare solo in questo territorio. E parlano anche di Enrico, della sua
dedizione, del rispetto che ha per le api, che per lui rappresentano uno straordinario punto di incontro tra mondo animale e vegetale, perché la loro vita e il loro lavoro sono strettamente legati alle condizioni ambientali, alla stagione, alla natura che le circonda. Per cui entrate nella sua bottega e lasciatevi ispirare da queste creazioni, non solo per il Natale, ma per tutte le vostre occasioni speciali e per dei doni aziendali.
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Per un piccolo produttore essere scelti da un’azienda per i regali delle festività può davvero fare la differenza. Mettetevi in ascolto, lui vi parlerà con passione e gratitudine di more di gelso e di giuggiole, di pere di San Martino e di uva americana, di patriarchi vegetali e delle antiche cultivar di mele e di pere di Valli del Pasubio o della Val Posina, oppure della sinergia con altri produttori della zona per creare delle confezioni con vari prodotti a Km0. Voi potrete comporre e personalizzare i vostri regali e saprete di aver donato non solo un prodotto buono da gustare e realizzato con ingredienti coltivati in maniera del tutto naturale e raccolti e trasformati dallo stesso Enrico, ma anche un oggetto che resta e, ancora più importante, un pezzettino di storia di questo territorio generoso che merita di essere valorizzato e in parte riscoperto.
Apicoltura Summano di Enrico Dolgan Via Giavenale di Sopra, 74 - Schio Tel. 328 335 7218 enricodolgan@libero.it
Colori & Sapori lo zucchero, la scorza di limone grattata e il sale. Aggiungi il burro a pezzetti e le uova, impasta come una frolla fino ad ottenere un composto liscio (in planetaria o con il bimby si fa in un attimo).
Social Food Speciale Natale Le ricette di Daniela Boscariolo, vicentina autrice del seguitissimo Blog Timo e Lenticchie
Albero di Natale dolce della mia mamma
Mia madre era bravissima in cucina, con i primi, gli arrosti, le zuppe, i contorni, tutto il salato era perfetto. Di dolce, ricordo che ogni tanto durante le feste preparava una specie di strudel di frolla al burro, ripieno di mele, crema e cannella che a noi ragazzine piaceva moltissimo. Ho rifatto perciò questa frolla alla crema, dandole però la forma di albero di Natale. La frolla e crema di mia madre restano nei miei ricordi ineguagliabili, come tanti altri piatti che io e mia sorella abbiamo tentato di fare e rifare. Nei ricordi, i sapori sono sempre amplificati.
Ingredienti: • 300 gr di farina tipo 2 • 60 gr di zucchero integrale di canna • 2 uova (medie) • 80 gr di burro (di malga) • 1 cucchiaino di limone (buccia grattata) • 1 cucchiaino di lievito in polvere per dolci • 1 pizzico di sale marino integrale Per la crema: • 500 gr di latte • 50 gr di zucchero di canna • 2 uova • 40 gr di farina tipo 2 • 1 pizzico di sale marino integrale Per il ripieno: • 3 mele Renette (grandi) • 2 cucchiai di pinoli • 8 gherigli di noci • 2 cucchiai di uvetta (o mirtilli rossi) • q.b. di cannella in polvere
Preparazione: Lo stampo ad albero di Natale corrisponde ad una tortiera di 22/24 cm diametro. Per prima cosa prepara la frolla: in una ciotola versa la farina con il lievito, aggiungi
Trasferisci in frigorifero mezz’ora a riposare, se hai tempo. Nel frattempo, prepara la crema: in un pentolino versa il latte con le uova, mescola bene, accendi il fuoco, scalda appena e versa la farina con lo zucchero, mescolando sempre per evitare che si formino i grumetti. Sempre mescolando porta a bollore, abbassa il fuoco e continua a mescolare fino a che la crema si addensa, ci vogliono circa dieci minuti. Versa in una ciotolina e metti a raffreddare. Pela le mele, tagliala a pezzetti e irrorale con un pochino di succo di limone per evitare che anneriscano. Aggiungi i pinoli, l’uvetta, la cannella e le noci tritate grossolanamente. Dividi la frolla a metà. Stendi la prima metà fino a mezzo centimetro di spessore facendo attenzione che sia di misura un pochino più grande dello stampo per poter rivestire anche le pareti interne (per stenderla e ribaltarla nello stampo, aiutati con la carta forno e poi, facendo attenzione a non romperla, stacca la frolla dalla carta e rivesti bene le pareti dello stampo). Intanto la crema si sarà raffreddata un pochino, versala sulle mele, mescola e riempi il guscio di frolla. Stendi l’altra metà della frolla sullo stampo per coprire il ripieno e chiudi bene i bordi sigillando. Passa in forno ventilato a 180 gradi per 45 minuti. Lascia raffreddare prima di capovolgere l’albero. Se invece hai riempito una tortiera normale non occorre rovesciarla (oppure, come faceva la mia mamma, puoi preparare uno strudel). Spolvera alla fine con un pochino di zucchero di canna a velo.
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Transit Farm “La cosa che mi rende più felice di questo lavoro non è tanto il vendere una bottiglia di vino, ma accogliere le persone, vedere che vanno via felici quando visitano la Cantina o quando facciamo esperienze come la Vendemmia Didattica, dove i bambini mangiano l’uva direttamente dal grappolo, rovesciano l’uva nel tino e si divertono a contatto con la natura”. Le parole di Lara ci accompagnano lungo la nostra visita a Transit Farm, azienda agricola biologica nata nel 2010 a Fara Vicentino, nel cuore della DOC Breganze, 24 ettari di terreno di cui 12 completamente vitati. Un rispetto per questo territorio e per l’uva regina, la Vespaiola, unito ad uno spirito di innovazione e sperimentazione continua e un modo di fare vino che vuole essere una firma, un tratto distintivo. Siamo qui per farci raccontare la scelta sua e di suo suocero Andrea Cozza di dedicarsi a questo mondo tanto bello, quanto comp-
lesso e a volte difficile, soprattutto se si scelgono vie non convenzionali e non si scende a compromessi quando si parla di sostenibilità. Lara, cosa significa per voi fare il vino in sinergia con la natura?
Abbiamo scelto questo percorso con l’intento di preservare il territorio e la biodiversità. Non usiamo diserbanti, l’erba viene solo tagliata, cerchiamo di favorire la fertilità del terreno, per il quale usiamo solo stallatico dei cavalli della nostra fattoria, quindi una sorta di circolo virtuoso in sintonia con la natura. Utilizziamo prodotti naturali, ad esempio l’orzo per prevenire l’umidità, e tutti i prodotti utilizzati nella vigna sono biologici. Non è di cer-
to una scelta facile, sia per l’impegno che richiede che da un punto di vista economico. Siamo consapevoli che sia una strada in salita, ma siamo anche convinti che questa scelta alla lunga ripaghi degli sforzi fatti. Anche l’approccio del consumatore è cambiato e c’è sempre maggiore attenzione alla sostenibilità e al biologico, una scelta che per noi non si fa in cantina, ma in vigna, nell’ambiente. Ci sono annate in cui, causa le condizioni climatiche, non abbiamo prodotto vino, ma non abbiamo mollato, non siamo scesi a compromessi e abbiamo colto l’occasione per studiare e continuare a sperimentare e a migliorarci. La produzione resterà contenuta e in linea con la domanda, se aumenterà la richiesta, faremo sempre scelte che preservino l’equilibrio tra la quantità e il nostro personale modo di fare il vino: non forzare la natura e non standardizzare il vino, lasciando che ivini di annate diverse, seppur caratterizzati dai tratti distintivi tipici di una certa uva, abbiano dei sentori e delle specificità proprie. Siamo nel cuore della DOC Breganze, quali sono le caratteristiche del terroir distintive di quest’area e quali quelle proprie dei vostri vigneti e che possiamo ritrovare nei vostri vini.
Siamo a Fara Vicentino, la parte un po’ più esterna della Pedemontana, una zona molto vocata ai vini, proprio per questa escursione termica tra l’Altopiano e la pianura. Il terroir è caratterizzato dal clima e dal terreno vulcanico, con pietre basaltiche nere che spiccano tantissimo tra i vigneti e che conferiscono mineralità ai vini. Ci troviamo a 200 metri sul livello del mare, la ventilazione ci aiuta molto nello sviluppo degli acini e della gradazione alcolica, nonché nell’acidità, che è un’altra nota distintiva dei vini di questa zona, oltre ai suoi profumi intensi e caratteristici. Essere in pendenza non rende sempre molto facile la lavorazione delle vigne, ma il micro clima che si è creato è davvero ideale.
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Parlando di territorio, siamo nella zona della vespaiola: voi l’avete declinata nel metodo charmat, nel metodo classico e anche in anfora. Raccontaci di come avete reso omaggio all’uva di questo territorio, ma anche secondo una vostra reinterpretazione e dando la vostra impronta.
L’uva vespaiola è la regina di questo territorio, con la quale si fa il Torcolato che, secondo noi, dovrebbe ottenere riconoscimenti ancora maggiori al di fuori di quest’area. Seppur rendendola protagonista, vogliamo sperimentare percorsi sempre nuovi. Abbiamo il nostro Vespaiolo, in cui l’uva vespaiola è stata rivisitata in un metodo charmat dalla lunga spumantizzazione che ne esalta l’acidità caratteristica. Sempre con spumantizzazione metodo charmat abbiamo realizzato il Cion, il nostro vino iconico che prende il nome dal torrente che scorre tra le nostre vigne, un rosè frutto di un blend tra vespaiola e pinot nero. Per quanto riguarda il metodo classico, tutto parte da una sperimentazione iniziata nel 2012: vespaiola e pinot nero insieme in questo Brut pas dosé dal lungo affinamento a contatto con i lieviti. Dopo 10 anni di attesa, ne è venuto fuori un metodo classico particolare, elegante, morbido, fresco, dal perlage fine e persistente. Infine, ultimo frutto della nostra continua sperimentazione, il Vespaiolo in Anfo-
ra: pressatura soffice e fermentazione in anfora con una parte di acini interi, maturazione a contatto con i lieviti e successiva rifermentazione naturale in bottiglia. Ne è nato un vino con una leggera bollicina in cui sono esaltati in maniera molto più intensa dei tratti dell’uva vespaiola quali il sentore di frutti tropicali, mandorla, camomilla e fiori di giglio. Abbiamo via via preso nuove anfore e vogliamo creare una linea di vini che abbiano le caratteristiche distintive di questo metodo molto particolare. Siamo a dicembre e si avvicina il Natale: qualche consiglio per i nostri lettori per portare a tavola un vino diverso dagli standard e per abbinarlo ai piatti tipici delle festività? Pensando ai piatti saporiti delle feste, perché non provare il Vespaiolo in Anfora, ad esempio con i tortellini di carne in brodo, ma anche con i crostacei? Con il pasticcio di carne o un risotto alla salsiccia sta bene il nostro rosè Cion. Se passiamo ai piatti di carne brasati, un bel Botacin affinato in barrique di rovere, un vino elegante, morbido, con sentori di frutta rossa, vaniglia, chiodi di garofano, tabacco. Se invece parliamo di idee regalo, abbiamo realizzato delle confezioni in linea con la nostra idea di sostenibilità: le cassettine di legno o il carto-
nato riciclato, ritagliato sulle nostre bottiglie, sul quale viene apposto uno strato di jacron, che lo rende lavabile e riutilizzabile. Sono confezioni a forma di libro, che stupiscono quando le apri e che danno proprio l’idea che il vino che stai regalando abbia una storia da raccontare. In sinergia con altri produttori locali, abbiamo anche delle confezioni che mettono insieme il nostro vino con formaggi, soppressa o sott’oli. Se si vogliono regalare delle esperienze in cantina, abbiamo la card per il wine tasting cibo e vino o un voucher a valore, regali perfetti per i wine lovers. Sempre a proposito di esperienze per gli enoturisti, nella Casa abbiamo due appartamenti arredati in pietra e legno, una sala degustazione con camino e un portico. Nella cantina sotterranea della Casa riposano le botti e le bottiglie del metodo classico, molto suggestiva. Infine, per festeggiare in maniera molto speciale, c’è la nostra sala eventi che può ospitare anche 50 persone.
Transit Farm Via Valle Zaccona, 25A - Fara Vicentino Tel. 0445 397083 info@transitfarm.com
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Delitto e Castigo Fëdor Michajlovič Dostoevskij 200 anni fa, il 11 novembre 1821, nasceva Fëdor Michajlovič Dostoevskij, uno degli scrittori più studiati ed analizzati dell’Ottocento russo. Genio e sgregolatezza; tanto divino nell’approccio letterario, quanto diabolico nella vita privata; tanto amato come scrittore, quanto odiato come uomo. Delitto e Castigo è uno dei suoi romanzi più famosi, uno di quei libri che non lascia i suoi lettori indifferenti. Racconta del tormento che affronta la presa di coscienza di una colpa e la sua conseguente redenzione. Il protagonista Raskol’nikov decide di uccidere una vecchia usuraia per dimostrare a se stesso di essere un uomo “eccezionale”, al di là del bene e del male. Alla base di questa decisione sta il pensiero filosofico di cui il protagonista stesso si fa portavoce: Raskol’nikov divide gli uomini in due specie: i grandi uomini, i “Napoleone”, a cui è consentito vivere e agire al di sopra della legge morale e ai quali, in nome della loro grandezza e del beneficio che l’umanità trae dalla loro esistenza, “tutto è permesso”, e le persone comuni, i “pidocchi”, che devono invece sottostare alle leggi e al senso comune, e nei confronti dei quali i Napoleoni hanno dirit-
to di vita e di morte. Rimasto travolto dal proprio atto e tormentato dalla coscienza del proprio fallimento, Raskol’nikov si consegna spontaneamente alla giustizia. Un romanzo i cui capisaldi si susseguono in una logica ben precisa - colpa, condanna, espiazione - e che trasformano il giallo di un delitto nel mistero insondabile dell’anima umana, esposta alla tragedia della propria libertà. Lungi da me avere la pretesa di recensire questo capolavoro letterario sul quale si sono già consumati litri di inchiostro. Vorrei piuttosto entrare in difesa di uno dei miei autori preferiti che, troppo spesso, sento definire noioso e prolisso. Perché, in effetti, Delitto e Castigo non è un romanzo semplice da leggere. Anzi, nessuno dei romanzi di Dostoevskij risulta esserlo. Allora viene da chiederci perché i suoi romanzi siano così “pesanti”, prolissi, cervellotici. Forse perché è una caratteristica del romanzo russo dell’800? Ma allora cosa dire di Tolstoj, che negli stessi anni ha scritto un capolavoro della letteratura mondiale come Guerra e Pace, la cui lettura risulta essere molto più fluida ed armoniosa? Il mio consiglio è il seguente: quando ci si accinge a leggere un classico è indispen-
sabile dare una sbirciatina alla biografia dell’autore. Tolstoj, per esempio, era un nobile; scriveva per passione, per diletto. Si prendeva tutto il tempo che voleva per fare le sue ricerche e, quando poi aveva terminato l’opera, aveva addirittura la possibilità di pubblicare autonomamente i propri libri. In pratica si faceva anche da editore. La scrittura non era per lui un mezzo di sostentamento ma era semplicemente un piacere. Metterci un mese o un anno per finire un romanzo gli era indifferente. Per Dostoevskij le cose stavano diversamente. Dostoevskij non era ricco e aveva scelto la scrittura come sua professione, quindi la scrittura doveva assicurargli delle entrate economiche certe. Metterci un anno a scrivere un romanzo per ricevere solo alla fine del lavoro il compenso dall’editore risultava per lui cosa improponibile. Decise perciò di pubblicare i suoi romanzi a puntate sulla rivista “Il messaggero russo”, venendo pagato di volta in volta, a seconda del numero di righe consegnate. Sì, Dostoevskij veniva pagato a righe! Più righe venivano inviate, più alto sarebbe stato il compenso. Comprensibile che, non appena lo scrittore aveva un’idea valida, cercasse di allungare il più possibile la trama. Ecco il perché della sua scrittura “noiosa”. Ma attenzione, Delitto e Castigo è molto di più: è un’opera dove non esistono personaggi minori, ma dove ogni figura è portatrice di una voce, di una propria potente visione del mondo. È il primo grande romanzo polifonico di Dostoevskij e, secondo questa definizione, l’autore non interviene mai all’interno del testo per pilotare le coscienze dei suoi personaggi. Ogni personaggio rappresenta in qualche modo un’idea, un’ossessione, un punto di vista sulle cose: è ideologicamente autorevole, autonomo, indipendente dalla visione dell’autore, che non fa altro che seguirne il naturale sviluppo senza intervenire e, soprattutto, senza piegarne la psicologia alle esigenze di trama. Scusatelo se è poco!
Colori & Sapori chi, patate per tutti i gusti, patate dolci e Batate e ancora prodotti particolari dai sapori orientali come Daikon o rapa bianca. Da quest’anno nel nostro negozio proponiamo le nostre verdure già lavate e confezionate pronte da cucinare come patate da friggere, zucca a pezzi, biete lavate, mix per minestre.
Azienda Agricola Maistrello Stefano Dall’orto alla tavola delle feste, qualche idea per regali e ricette sostenibili e locali Stefano siamo a dicembre, un mese ricco di molte varietà di mele, ma anche generoso dal punto di vista degli ortaggi. Cosa si trova questo mese presso la tua azienda agricola?
Certo, il mese di dicembre da proprio tutto ciò che serve per ravvivare le giornate corte e fresche dell’inverno che è alle porte. Le mele che proponiamo nel nostro negozio sono tutte di nostra esclusiva produzione, come tutti i prodotti che offriamo, abbiamo dalla classica mela Golden gialla che è sempre soddisfacente, una mela dolce profumata con la giusta consistenza, ottima da merenda ma anche da fare cotta, poi abbiamo la Fuji una mela croccante e molto succosa e la mela Renetta nelle varie tipologie, immancabile per chi ama fare dolci o cerca una mela asciutta e profumata. Le verdure invernali che troviamo in questo periodo sono infinite e dalle ottime proprietà: fanno parte principalmente di cavoli e radicchi, che sono verdure che trovano la loro origine nel bacino del mediterraneo e, per i radicchi,
particolarmente nelle pianure Venete. Questo fa sì che ne possiamo trovare di tantissime varietà, con colori sapori e proprietà infinite. Parliamo ad esempio dei radicchi che coltiviamo noi, dal rosso tipo Verona o lo Spadone trevigiano, poi il bianco variegato tipo Castelfranco e i più pregiati rosso di Treviso ed il Rosa, i quali arriveranno sui nostri banchi giusti per le festività di Natale. Se parliamo invece di cavoli ne offriamo di vari tipi: hanno maturazioni scalari, ma abbiamo dal classico cavolfiore bianco al romanesco o il broccolo calabrese o il Macerata, con un occhio anche alle varietà locali che da anni proponiamo per le loro caratteristiche uniche come il broccolo di Bassano o il Broccolo Fiolaro, la verza Moretta, la Puntarella; varietà locali che da anni coltiviamo e, assieme a professionisti del settore sementiero, manteniamo le varietà tutelando le ottime caratteristiche qualitative che nascondono dentro ai loro colori e profumi unici…ancora possiamo trovare zucche, biete, finoc-
Ci avviciniamo al Natale e si inizia a pensare a cosa regalare. Il cibo è un dono prezioso, specialmente se ha una storia da raccontare. Che ne dici di dare qualche idea ai nostri lettori per ceste e cassettine fatte con prodotti di stagione e del territorio?
Un dono è sempre prezioso, qualsiasi esso sia, l’importante è che sia fatto con affetto. Il cibo è sicuramente sempre utile ed apprezzato, a maggior ragione se buono e genuino, fatto con grande passione e attenzione dal seme alla raccolta fino alla cura della lavorazione per esaltarne tutte le caratteristiche, senza perdere nulla per strada. Da qualche anno proponiamo cestini e confezioni regalo per ogni occasione ed in particolare per le feste di Natale, dove ci sono i prodotti nostri e tipici del territorio, come le confetture, le nostre verdure sott’olio, i succhi di mela o di pera, la farina, gli altri prodotti di Mais Marano e le nostre spugne vegetali. Possiamo inoltre inserire anche i nostri prodotti freschi come le mele, le verdure. Alcune proposte le abbiamo a disposizione in negozio, ma ci piace creare ogni cesto assieme ai nostri clienti così da poter “cucirlo” su misura per ognuno in modo da soddisfare tutti i gusti.
Colori & Sapori A Schio, in occasione della fiera “Montagna in Città” abbiamo scoperto un tuo nuovo progetto dedicato alle farine e abbiamo notato la passata di pomodoro, con le bellissime etichette disegnate da una illustratrice. Siamo curiosi di saperne di più…
Si è un progetto che nasce ancora qualche anno fa, noi nei nostri terreni applichiamo normalmente le rotazioni alternando le nostre colture principali, quali le verdure, mais in particolare Mais Marano e frumento. Il frumento che seminiamo è un grano tenero di forza, una varietà tipica Italiana adatta alla panificazione e, collaborando con un fornaio il quale cercava qualcuno che ne potesse produrre un po’ per poterlo panificare accorciando così la filiera e offrire un prodotto locale e dalle origini certe. Da questa esperienza e dall’ottimo prodotto ottenuto abbiamo cominciato a venderla anche direttamente in azienda, i nostri clienti l’hanno molto apprezzata e abbiamo visto che in moltissimi si dedicavano a prodursi il pane, le focacce, ma anche gnocchi (ovviamente con le nostre patate) e l’immancabile pizza. Ecco allora che mancava l’altro l’ingrediente di base della pizza, la passata di pomodoro e quindi quest’estate abbiamo selezionato i migliori pomodori da sugo e ce li siamo fatti trasformare in una passata che porta con se tutto il profumo dell’estate, pronta ovviamente per le pizze o per un buon condimento. E per rappresentarla al meglio la nostra amica Diana ci ha fatto una splendida illustrazione per l’etichetta, come ha fatto per tutti i nostri prodotti. Abbiamo parlato di verdure di stagione, farina e passata di pomodoro: hai una ricetta da condividere con noi?
Non possiamo non condividere la ricetta della pizza e magari anche una per gli gnocchi…Per dei gnocchi semplici e classici consigliamo 2 kg delle nostre patate rosse farinose, circa 300g di farina sale e noce moscata qb; lessare le patate, poi sbucciarle e schiacciarle, aggiungere il sale e la noce moscata e la farina un po’ alla volta fino a ottenere un impas-
to asciutto e che si riesca distenderla nei classici bastoncini e tagliarli a pezzettini a formare gli gnocchi. Non resta che buttarli in acqua bollente e appena riemergono toglierli e condirli a piacere. La Ricetta della Pizza
Ingredienti (per una teglia 40x30cm): • 500 gr della nostra Farina tipo 1 • 400 ml di acqua • 20 ml di olio extravergine d’oliva • 10 gr sale • 3 gr di lievito di birra fresco oppure 1 gr di quello secco • q.b. di semola di grano duro rimacinata (per la spianatoia) facoltativa Preparazione e cottura
Vi consiglio di iniziare nel primo pomeriggio del giorno prima, in modo da completare la lievitazione della pizza per 24 ore (in frigorifero). L’acqua va bene fredda o a temperatura ambiente, non deve essere tiepida. In una ciotola capiente inserite tutta la farina. Al centro, versate metà dell’acqua e sbriciolate il lievito di birra. Amalgamate il tutto utilizzando una forchetta (o un cucchiaio). Unite anche il resto dell’acqua e l’olio e amalgamate. Per ultimo, unite anche il sale e mescolate. Il composto risulterà molto morbido e appiccicoso, è normale. L’impasto pizza è già pronto e non vi siete neanche sporcati le mani! Coprite la ciotola con un panno e lasciate riposare l’impasto per 15 minuti. Infarinate leggermente la spianatoia (meglio con la semola se l’avete, se no con la farina usata per l’impasto) e iniziate a fare le pieghe: questo passaggio è fondamentale perché permette all’impasto di incorporare aria e di formare le famose bolle sulla superficie. Rovesciate l’impasto sulla spianatoia, allargatelo leggermente con i polpastrelli delle dita, in modo da formare un piccolo rettangolo. Con un tarocco (o una spatola), piegate il rettangolo in 3 parti (piega a portafoglio) portando prima un lato verso
il centro e poi l’altro. Infine, piegatelo a metà e riponete nella ciotola e coprite. Ripetete le pieghe altre 2 volte, sempre a distanza di 15/20 minuti. Dopo questa operazione, ungete la ciotola con un velo di olio e adagiate all’interno l’impasto. Coprite con della pellicola trasparente e riponete in frigorifero per 24 ore, nella parte più bassa del frigorifero. Nel pomeriggio del giorno dopo, riprendete l’impasto e lasciatelo acclimatare a temperatura ambiente per 1 ora, sempre coperto con la pellicola. Spolverate la spianatoia con della semola rimacinata, oppure con la farina che avete usato nell’impasto e rovesciate sopra la pasta per la pizza. Con le mani leggermente umide, accarezzando l’impasto con i polpastrelli, formate un rettangolo. Va stesa prima sulla farina e poi in teglia.Ungete la teglia con dell’olio e trasferite il vostro rettangolo di pasta su di essa. Sempre con le mani umide e delicatamente, allargate l’impasto in modo da coprire di pizza tutta la teglia. Potete lasciare i bordi bassi, tanto si alzeranno di loro. Ora coprite la teglia con un canovaccio pulito e lasciate lievitare per 2/3 ore, direttamente in teglia. Trascorso il tempo, accendete il forno statico a 250°C o alla massima temperatura del vostro forno. Condite la pizza come preferite. Infornate nel forno statico a 250°C per 10 minuti nel ripiano basso del forno. Poi abbassate la temperatura a 230°C, spostate la teglia nel ripiano centrale e proseguite la cottura per altri 10 minuti.
Stefano Maistrello Via Pista dei Veneti, 65 - Schio Cell. 3881869130
Colori & Sapori
Apiamoci Veniamo a trovare Damiano nel punto vendita dell’azienda agricola APIAMOCI a Isola Vicentina per parlare di confezioni e idee regalo per il Natale. Ne usciamo un po’ più consapevoli di cosa significhi fare apicoltura in maniera sostenibile, antitesi dell’agricoltura intensiva che riduce la biodiversità, cioè evidenziando il legame tra le api e un territorio, con le sue specie di fiori autoctone e le sue peculiarità. Una scelta, quella dei soci di APIAMOCI, di aderire alla certificazione Biodiversity Friend® Beekeeping, elevando la sostenibilità a filo conduttore del proprio modo di produrre miele, di confezionarlo e di venderlo: dalla scelta di ridurre la plastica a quella di consentire ai clienti di acquistare miele, polline, caramelle e altri prodotti sfusi, fino all’idea di proporre le shoppers di cotone biologico, decorate a mano con gli stampini realizzati da una giovane studentessa delle Belle Arti di Venezia, da usare come confezione regalo originale e riutiliz-
zabile. Biodiversità, sostenibilità e sinergia con il territorio sono proprie dei produttori di Agritour, associazione che si prefigge l’obiettivo di sostenere il panorama agricolo vicentino. Nel punto vendita infatti troviamo alcuni prodotti di altri membri di questo circuito. Veniamo alle idee regalo: come ci racconta Damiano “abbiamo realizzato delle proposte abbinando prodotti in base ad un tema, come Relax, Benessere, Colazione, Maremma. Ad esempio la combinazione Relax prevede il miele, una tisana del Casale delle Erbe, una tazza in ceramica realizzata da una ragazza originaria di Schio, apicol-
trice amatoriale, e un libro naturalistico. A proposito di fare rete, a Natale collaboriamo anche con la Pasticceria Casara di Isola Vicentina, che realizzerà per noi dei biscotti al miele”. APIAMOCI accoglie a braccia aperte il motto latino di Plinio “Ubi Apis Ibi Salus”, dove ci sono le api, c’è salute. Non solo per il miele, alimento ricco di principi nutritivi benefici, ma anche per la cera con le sue preziose proprietà idratanti, tonificanti e rivitalizzanti per la pelle. Per i prodotti cosmetici non usano una cera qualunque, ma solo di favo naturale, prodotto interamente dalle api, assecondando la loro etologia naturale, rispettando le esigenze di questi stupendi insetti. Nella cosmesi non vengono aggiunti siliconi o altri prodotti chimici. La richiesta ad Agripharma, azienda padovana che trasforma prodotti agricoli in cosmetici, è quella di creare ricette semplici per lo stick labbra, la crema viso e la crema mani, preferendo ingredienti naturali alle mode del momento. In fondo, APIAMOCI si occupa di api e i frutti del lavoro di questi insetti devono essere protagonisti anche dei loro prodotti per la pelle.
Colori & Sapori
Chiediamo quali sono i benefici della propoli e Damiano ci spiega che “in soluzione idroalcolica, si usa come disinfettante del cavo orale, per gengiviti, parodontiti, afte e sono efficaci contro l’helicobacter pylor (batterio che infetta soprattutto lo stomaco)”. C’è in cantiere l’idea di ampliare la gamma dei prodotti cosmetici, quindi torneremo a trovarli anche il prossimo anno per scoprire le novità. Nel frattempo…c’è un altro progetto di APIAMOCI che ci incuriosisce: la coltivazione dello zafferano, il cosiddetto “oro rosso”. Scelta che, se ci pensiamo,
non è così lontana dal mondo delle api, essendo lo zafferano un fiore e, fortuna vuole, con colori che richiamano quelli dell’azienda. Lo zafferano ha bisogno di un terreno drenante e viene quindi coltivato in collina. In zona non sono presenti molti produttori di zafferano e, secondo Damiano, sarebbe bello creare una piccola rete, così da potersi proporre al mondo della ristorazione con la spezia coltivata a Km0 e dalle caratteristiche distintive. Per il momento lo possiamo trovare sotto forma di pistilli essiccati o in combinazione con il miele. Abbiamo avuto la fortuna di assaggiarne un po’ in anteprima: una
combinazione insolita e sorprendente, il miele ti avvolge il palato con un sapore lievemente dolce e delicato, poi all’improvviso lo zafferano irrompe con il suo sapore intenso, amaricante e travolgente che lascia in bocca una piacevole nota vegetale che, ci dice Damiano “è davvero fenomenale. Provatelo con un formaggio stagionato…non riuscirete a smettere”. Quindi, da oggi, apiamoci un po’ di più: prendiamoci cura di noi con prodotti naturali, scegliamo il miele di produttori rispettosi delle api e dell’ambiente. Preferiamo, non solo a Natale, regali sostenibili, prodotti con amore e che consentono, a chi li riceve, di dedicarsi dei piccoli momenti di benessere.
Soc. Agr. Apiamoci S.S. Via Cerchiari, 23 - Isola Vicentina Tel. 349 161 0400 Facebook: aziendaagricolapiamoci
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Il rituale dello spiedo Lo spiedo, termine che sta ad indicare sia l’attrezzo utilizzato per cuocere che il metodo di cottura, è una pratica di preparazione del cibo antichissima e determinante nella storia dell’uomo: nella seconda metà dell’era paleolitica con l’arrivo dell’ultima glaciazione l’uomo, finora prevalentemente vegetariano, rischiò l’estinzione e dovette adottare una dieta a base di carne. La scoperta del fuoco giocò un ruolo fondamentale e così la lancia che accompagnava i nostri capostipiti nella caccia divenne naturalmente una sorta di rudimentale spiedo per cucinare la carne. Da allora lo spiedo, sicuramente diverso da come noi oggi lo conosciamo, ha accompagnato l’uomo fino ai giorni nostri, anche se per molto tempo è stato per lo più ad appannaggio dei nobili e dei loro banchetti. Di spiedi e succulenti banchetti si parla anche nelle tavole illustrate di Bartolomeo Scappi, autore del più celebre dei trattati enogastronomici del Rinascimento, dove si racconta di camini dalle enormi cappe e di complessi meccanismi per muovere gli spiedi (tra cui anche il congegno ideato da Leonardo). Sugli spiedi da lui illustrati troneggiano il pavone, il “gallo d’India”, come veniva chiamato il tacchino, la selvaggina da pelo e da piuma, come le beccacce, gli
uccelli dai “becchi lunghi”. Allo spiedo ha dedicato un libro Francesco Soletti che nel suo “L’arte dello spiedo nel vicentino” (Editore Terraferma) si sofferma in particolare sul Cinquecento, considerato in Veneto l’epoca d’oro dello spiedo: ricorda che nelle Ville Palladiane la progettazione stessa delle cucine era funzionale a dare facile accesso agli “ornitori” e queste erano dotate di focolari abbastanza ampi da contenere degli enormi spiedi. C’è da chiedersi come mai, con l’evoluzione delle tecniche di cottura e con tutte le attrezzature oggi disponibili, sia rimasto immutato il fascino per lo spiedo, per gli amanti della carne in generale e per chi si dedica alla caccia per passione. La risposta potrebbe stare nel libro “Il cibo come cultura”, in cui Massimo Montanari, Docente di Storia Medievale e Storia dell’Alimentazione a Bologna, che parla della cottura della carne direttamente sul fuoco come di un gesto che ci riporta ad un mondo più semplice, più direttamente legato alla natura, prima della tecnica, prima
delle attrezzature moderne, senza mediazione. Lo spiedo può essere definito quasi un rituale, in quanto richiede una lunga preparazione delle braci, una cottura lentissima a fuoco moderato, quindi tanta pazienza: questo diventa occasione, mentre la carne diventa succulenta e perfettamente cotta, di condividere due chiacchiere e una buona bottiglia di vino. Venendo al Veneto, c’è una lunga tradizione legata allo spiedo, considerato uno delle pietanze più famose della tradizione regionale e inserita nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali. In alcune zone, sia nel vicentino che nella marca trevigiana. Vengono utilizzati vari tipi di carne, tra cui anche alcuni volatili come la quaglia e la beccaccia, tagliati in pezzi regolari per assicurare una cottura uniforme e infilzati sugli spiedi di acciaio. La carne deve essere di qualità e, come scriveva Pellegrino Artusi nella “Scienza in cucina e l’arte di mangiare bene” per quanto riguarda la cottura dei volatili allo spiedo “gli uccelli devono essere freschi e grassi. Ma soprattutto freschi.”. Lo spiedo, oggi accessibile a tutti e apprezzato da molti, è stato, nell’immaginario collettivo, un simbolo di nobiltà e di mangiare “da gran signori”, tanto desiderato da chi, invece, ricco non lo era: nel vicentino il giorno in cui si mangiava “polenta e osei” era quello più atteso e mentre i più abbienti potevano comprare gli uccelli a caro prezzo, i meno fortunati si ingegnavano a prenderli con vari mezzi.
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Verdure di Natale semplicissime
Semplicità anche il giorno di Natale. Basta poco: uno stampo giusto, tanti ortaggi al forno ben insaporiti e il gioco è fatto, sono pronte le verdure di Natale con i ceci Mi sono stati regalati dei pomodori prugIngredienti: • 4 pomodori maturi • 4 di fette di zucca • 2 carciofi cotti • 1 cespo di radicchio tardivo ripassato • 1 cipolla • 1 batata o 2 patate • q.b. di olio extravergine d’oliva • 4 cucchiai d fiocchi di avena • 5 cucchiai di ceci cotti • 1 cucchiaio di semi oleosi misti • 1 cucchiaio di malto di riso • 1 cucchiaio di salsa di soia • q.b. di curry (facoltativo) • Strumenti: stampo ad albero di Natale
na nera. Una tipologia di pomodoro che non conoscevo. Hanno la buccia sottilissima e sono molto sodi. Di solito i pomodori neri sono rotondi, questi invece sono proprio ovali. Così, dopo averli gustati in insalata, li ho messi al forno assieme ad altre verdure.
Preparazione: Lava e taglia tutte le verdure. In una ciotolina mescola 1 cucchiaio di malto di riso, un cucchiaio di salsa di soia, 2 cucchiai di olio extravergine di oliva e due cucchiai di acqua calda. Emulsiona e versa sulle verdure mescolando. Aggiungi anche due cucchiai di fiocchi di avena, un cucchiaio di semi misti tra lino, girasole, chia ecc. e 100 gr di ceci lessati. Ungi leggermente con l’olio lo stampo di silicone, spolvera con fiocchi d’avena e poi versa le verdure condite. Passa in forno a 180 gradi per 30 minuti, cercando possibilmente di mescolarle delicatamente a metà cottura. Lascia intiepidire prima di rovesciare con mano decisa l’albero di Natale su un
piatto da portata. Decora con semi misti e ceci. Consigli: Puoi usare qualsiasi verdura e ortaggio tu preferisca, sempre tenendo conto dei tempi di cottura similari tra loro, altrimenti ti ritroverai con cavolo troppo cotto e patate troppo crude. Le verdure vengono buonissime anche con le spezie se ti piacciono, prova a mescolare alla salsina di condimento anche del curry o della curcuma. Se non è Natale puoi tranquillamente usare una teglia da forno e ancor meglio mescolare le verdure a metà cottura.