Colori & Sapori Luglio 2022 in Veneto - Viaggi, Sapori, Territorio
Barbalbero
SPECIALE MONTAGNA
Luca Grotto, Guida Ambientale Escursionistica, ci parla di montagna e storia
Uva, Mani e Cuore
Siamo a Sospirolo (BL) per immergerci nel mondo dei Vini De Martin
Valli del Pasubio
Piccole dolomiti, grandi emozioni
Val d’Ega
8 percorsi sul Latemar offrono esperienze di natura, scienza e arte
Sapori di montagna
Le ortiche in due ricette molto speciali dello Chef Wild Massimo Sella e di Daniela Boscariolo
Tutto è nato con l’acquisto di una macchina da cucire Zamberlan, azienda leader nella calzatura da montagna, ci racconta la sua storia
Estate in montagna
Vademecum per escursionisti responsabili
Inoltre: Rifugio Fraccaroli - Recoaro terme - Malga Campobrun - Malga Campetti - Ristorante Al Lago di Posina a cura di Daniela Belfatto
Colori & Sapori - Luglio 2022 - Allegato di La Piazza e Lira&Lira
Colori & Sapori
Rifugio Fraccaroli Incontriamo Miriam e Andrea, i nuovi gestori del rifugio di Cima Carega
N
on è la prima volta che in questo inserto abbiamo il piacere di conoscere ragazzi molto giovani con delle idee ben chiare su cosa vogliono per il loro futuro e con il coraggio di fare del-
le scelte professionali e di vita che possono apparire fuori dagli schemi rispetto ai loro coetanei. Miriam Roso (19 anni) e Andrea Laghetto (25 anni) sono un esempio molto positivo di amore per la montagna e di spirito di intraprendenza e gli auguriamo davvero che l’avventura iniziata a giugno con l’inaugurazione della nuova gestione del Rifugio possa portargli tante soddisfazioni. Non solo a loro, ma anche alle persone che gli vogliono bene e che li supportano con entusiasmo. Come ci racconta Miriam “in questo progetto ci sostengono le nostre famiglie e i nostri amici. Senza di loro non avremmo neanche presentato la candidatura e partecipato al bando. Hanno creduto in noi e adesso sono super carichi. Sono qui con noi mia sorella e la sorella di Andrea e vari amici ci daranno saltuariamente una mano”. Per 53 anni gestito dalla famiglia Baschera, cui si deve il merito di averlo fatto rinascere, il Rifugio Fraccaroli si trova a 2.230 mt ed è un rifugio alpino, raggiungibile esclusivamente a piedi e che necessita della teleferica per i trasporti delle forniture necessarie, ma a Miriam e Andrea va benissimo così, cercavano proprio questo tipo di rifugio e di esperienza. Hanno molte
idee e progetti in cantiere, ma sono sicuri di volerlo mantenere rustico e autentico. Secondo loro, che il mondo dei rifugi lo conoscono bene, sia come frequentatori che avendo fatto un’esperienza di lavoro al Rifugio Balasso, chi sceglie questo tipo di esperienza non è un turista o una persona che ama i comfort, deve avere spirito di adattamento e apprezzare le cose semplici, oltre che essere fisicamente preparato: “non vogliamo farlo diventare un autogrill o un hotel. Trasportare il cibo e ciò che ci occorre per mandare avanti il rifugio comporta tanti sforzi, non potendo usare i mezzi. Vogliamo che le persone apprezzino l’impegno e la fatica che c’è dietro anche ad un semplice piatto di pastasciutta”. Ascoltandoli si comprende quanto per loro la montagna non sia solo una passione o un passatempo sportivo: è un grande amore, è la loro infanzia, il loro presente. Miriam è di Valli del Pasubio e ha iniziato ad arrampicare già da piccola, Andrea ha sempre fatto atletica, corsa in montagna e poi arrampicata. Quando si sono conosciuti hanno iniziato a condividere le loro passioni e qualche tempo fa hanno iniziato a fantasticare sulla possibilità di lavorare insieme in montagna. Lui laureato in Scienze Forestali e lei diplomata in Grafica, sapranno mettere a frutto le loro competenze in questo nuovo ed importante progetto di vita. Ecco cosa offre il Rifugio ai suoi ospiti: una cucina semplice, un piatto caldo e un letto dove dormire (in una camerata unica con 22 posti letto) oltre ad un sorriso accogliente e al piacere di trascorrere un po’ di tempo in armonia con la natura e condividendo dei momenti e delle storie con altre persone amanti della montagna. Nessuno chiami per chiedere se si possono fare lo doccia o l’aperitivo con lo Spritz Aperol. Il Rifugio Fraccaroli è un luogo magico e Miriam e Andrea ci tengono a preservarlo e hanno tutte le carte in regola per fare delle grandi cose. Per questo, gli auguriamo in bocca al lupo e buona vita su in Caréga!
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Barbalbero Luca Grotto, Guida Ambientale Escursionistica, ci parla di montagna e storia Luca, innanzitutto, siamo curiosi di conoscere perché hai scelto il nome Barbalbero? Non è una scelta casuale: Barbalbero è il nome di un personaggio de “Il Signore degli Anelli”, un pastore di alberi che si occupa di proteggere la natura dalla violenza degli uomini, un po’ come la guida ambientale escursionistica ha la missione di valorizzare e salvaguardare l’ambiente. Sempre nel libro, il Barbalbero è anche uno degli esseri più antichi del mondo, colui che ha memoria di tutte le cose successe; lo sento molto vicino al mio essere una guida che racconta la storia e il significato dei luoghi e delle tradizioni. Hai unito montagna e storia, due cose cui tieni molto e che ti appassionano. Ho scelto di studiare la storia e mi sono Laureato in Scienze Storiche, mentre la montagna è una passione sin da bambino, quando andavo a casa dei miei nonni in Altopiano e trascorrevo i mesi estivi in mezzo alla natura. Ho unito queste due passioni e per
questo ho sempre un focus sulla storia nelle escursioni e attività che organizzo. Non solo storia, intesa come grandi eventi storici, ma anche storie e tradizioni dei popoli che l’hanno abitata: storia è il Medioevo nella Val d’Astico, è la Grande Guerra, ma anche il racconto di come vivevano i nostri nonni e bisnonni. Una cosa che mi piace fare è tornare in quei luoghi che magari in molti hanno già visitato, come il Monte Summano, offrendo una nuova prospettiva, facendoli vedere con occhi diversi.
gnare durante l’anno e avere l’estate e i fine settimana a disposizione per fare la guida. Sto seminando, con il tempo e con pazienza raccoglierò i frutti e magari un domani quello della guida sarà il mio lavoro principale. Ho iniziato a gennaio con la pagina Facebook e comincio ad avere un seguito, grazie anche al passaparola. Alcune attività le organizzo in autonomia, altre in collaborazione, molte delle quali con Biosphera. Propongo escursioni giornaliere, escursioni serali, escursioni notturne, trekking di più giorni, escursioni per bambini e famiglie, soprattutto sulle Piccole Dolomiti e sull’Altopiano dei Sette Comuni e Dolomiti. Hai un luogo del cuore? Sì, ed è rappresentato nel mio stemma: è l’Altar Knotto, la mia escursione preferita in Altopiano dei Sette Comuni. Lo trovo magico ogni volta che ci torno. Nel mio stemma c’è anche il lupo, un animale considerato solitario, ma in realtà molto socievole e con un alto senso del branco: a volte mi dicono che sono un po’ orso, in realtà mi sento più un lupo, riesco a vivere e godere della montagna in solitudine e a godermi il silenzio, ma nelle escursioni di gruppo mi piace far socializzare le persone attraverso la natura.
Ti piacerebbe che questo diventasse il tuo lavoro? Sto facendo supporto alla ricerca per l’Università e ho maturato i crediti per insegnare, inserendomi nelle graduatorie. Potrei inse-
BARBALBERO – MONTAGNA E STORIA Cellulare: 3396101976 e-mail: barbalbero.guida@gmail.com Facebook: Barbalbero - Montagna e Storia | Instagram: barbalbero_montagnaestoria
IL CALENDARIO DI LUGLIO 2022 Sabato 2 Monte Cengio al tramonto (con Agriturismo Malga Roccolo) Domenica 3 La storia della Strada delle 52 Gallerie (serale) Martedì 5 El Camino: alla scoperta del Tretto Messicano (con Ristorante Novanta alle Piane – serale) Venerdì 8 Le foreste della Val di Nos (al mattino); Forte Corbin e panorami da sogno (con Agriturismo Malga Roccolo – serale) Domenica 10 Monte Ortigara: il calvario degli italiani Lunedì 11 Le leggende dei cimbri di Luserna (al pomeriggio)
Martedì 12 Il Sentiero dei Grandi Alberi (serale) Mercoledì 13 Superluna a Campogrosso (serale); I colori della Val di Gevano (con Agriturismo Malga Roccolo – serale) Sabato 16 Monte Toraro: panorami e storie dal passato (con Malga Toraro) Domenica 17 Monte Cimone: il buio e la mina (al pomeriggio) Mercoledì 20 Monte Rite: una terrazza sulle Dolomiti Giovedì 28 Monte Castellazzo e Cristo Pensante Domenica 31 Tra prati e sentieri, alla scoperta di Malga Toraro (con Malga Toraro – al pomeriggio)
Colori & Sapori Finti passatelli di farina tostata alle erbette di montagna, spadellati con burro di malga e ricottina affumicata - di Massimo Sella
Ingredienti per 4 porzioni: • 350 gr di farina • 100 gr di ortica • 100 gr di borragine • 1 uovo • 90 gr di burro • 70 gr di ricotta fresca appena affumicata • Timo selvatico, erba pepe • Fiori di borragine per guarnire • Sale e pepe q.b. Procedimento: Far tostare in una padella antiaderente per 5 minuti metà farina, fin quando diven-
ta leggermente brunita. Farla raffreddare. Nel frattempo, lessare le erbe in acqua salata con un cucchiaio di zucchero (così da fissare il colore verde), scolare e raffreddare in acqua fredda e/o ghiaccio. Con un frullatore creare una crema con le erbe e l’uovo, amalgamare le farine, il sale e il pepe. Il composto deve risultare morbido ma non si deve appiccicare alle mani; in caso, aggiungere un po’ di farina. Far riposare in frigo per 15 minuti. Con uno schiaccia patate creare i “passatelli” e tuffarli in acqua salata per 3 minuti.
A parte, soffriggere il burro di malga con le erbette fino ad insaporirlo, toglierle e tuffare dentro i passatelli, spadellare fino a creare una cremina, se necessario aggiungere acqua. Impiattare e grattare una buona quantità di ricotta affumicata e qualche fiore di borragine! Buon appetito! Consigli: La tostatura della farina non è obbligatoria, serve solo a conferire alla ricetta un gusto affumicato, quasi da barbecue (ricorda la crosta di pane appena tolto dal forno); In alternativa alle erbe, si può utilizzare lo spinacio (non si avrà, però, quel particolare gusto leggermente amarognolo dato dall’ortica e dalla borragine).
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Tutto è nato con l’acquisto di una macchina da cucire Zamberlan, azienda leader nella calzatura da montagna, ci racconta la sua storia
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utto è iniziato nella stanza di una casa di Pievebelvicino e a testimoniare la nascita di un’azienda simbolo dell’intuito e la capacità industriale dell’Alto Vicentino, c’è il documento di acquisto di una semplice macchina da cucire nel 1929. Così è nato il calzaturificio Zamberlan, con il “nonno Giuseppe” che riparava le scarpe di amici e conoscenti girando per le contrade di Torrebelvicino e la domenica andava a camminare nelle sue amate montagne. Una passione, quella per il lavoro e quella per le vette, che ha trasmesso con intuito e sapienza al figlio Emilio e ai nipoti Marco, Maria e Mara, che oggi sono alla guida di un’azienda famosa in tutto il mondo, che produce calzature di montagna di qualità e talmente affidabili che “per dare garanzia il marchio è il nostro nome di famiglia”. Oggi quella macchina da cucire si è evoluta e al suo posto ci sono macchinari di ultima generazione. La sede è cambiata per le esigenze del personale e della produzione ma al suo interno il cuore è sempre lo
stesso: “La passione per la montagna e la dedizione al lavoro sono nel DNA della famiglia”. A raccontare la storia della Zamberlan è Maria, che mentre parla, con a fianco il direttore commerciale Claudio Angaran, lascia un po’ di spazio all’emozione, ma è consapevole di rappresentare un caposaldo industriale del territorio. Maria Zamberlan, quando e come è nata la vostra azienda? Il nonno Giuseppe riparava scarpe in casa e le raccoglieva girando per le contrade. Ha imparato il mestiere e ha deciso di acquistare la prima macchina da cucire. È partito tutto da lì. Amava la montagna e ha iniziato a realizzare scarpe adatte. All’inizio le suole erano di legno e chiodi, ovviamente erano scomode. Quando il nonno ha incontrato Vi-
tale Bramani, il fondatore di Vibram, che oggi sono le suole più famose al mondo, hanno unito le loro competenze. La prima scarpa con suola Vibram è una Zamberlan. Che cosa c’è oggi dello spirito dell’inizio? Amiamo le montagne sempre, le abbiamo fuori dalle finestre e se stiamo via troppo tempo ci mancano. Questo ci caratterizza rispetto ad altre aziende, che fanno business ma non hanno la stessa passione, lo stesso know-how dei montanari. Mio fratello Marco scala vette importanti, sa cosa serve per avere calzature tecniche ottimali, questo fa la differenza. Oggi siamo più “dentro” il lavoro rispetto agli esordi, ma è un’evoluzione, un adattamento ai tempi. La sede è sempre a Pievebelvicino, più amore per il territorio di così… Sì, il nonno ha iniziato in casa. Adesso qui abbiamo tutto, anche la produzione.
Colori & Sapori Quando negli anni ’90 c’è stata la “fuga in Romania”, per andare a produrre a basso costo, noi abbiamo scelto di rimanere qui. Naturalmente il mercato e la produzione moderna necessitano di collaborazioni con l’estero, ma la sede centrale è qui. Abbiamo molti dipendenti del territorio, il 60% sono donne. Il covid ha acceso la passione per il turismo fuori porta. Quanto è importante la calzatura giusta? È fondamentale, altrimenti si rischia di farsi male. In montagna a volte si vedono persone in sandali, infradito, è molto pericoloso. Noi facciamo scarpe per vari usi e dichiariamo esattamente quello per cui è stata studiata la scarpa, il tipo di camminata o arrampicata che è in grado di sostenere. Chi dà l’impronta alle scarpe Zamberlan, che non sono la solita pedula da montagna e hanno una loro identità, una certa eleganza? In azienda abbiamo un settore di sviluppo e ricerca e poi persone con esperienza, oltre a mio fratello che è un montanaro esperto. La nostra manifattura è italiana, è una garanzia. Così come il design è italiano. I clienti ci dicono che siamo sinonimo di scarpe fatte bene. La nostra artigianalità è il nostro tratto distintivo. Siamo la classica azienda che ragiona in termini di “tanto arrosto e poco fumo”. Siamo concreti, facciamo un bel prodotto, affidabile.
Abbiamo anche elaborato modelli speciali per le donne, non abbiamo usato gli stessi maschili, abbiamo adattato il design e i materiali alle esigenze di un piede strutturato in modo diverso da quello maschile. Come comunicate con il pubblico finale? Abbiamo un sito di shopping online e un negozio nostro che ci consentono di studiare le richieste dei consumatori. È molto importante per lo sviluppo del nostro prodotto. C’è una torre fuori dalla vostra azienda, cos’è? È una palestra per arrampicare. Nostro papà Emilio ha fondato un’associazione
sportiva arrampicata (AZA), per avvicinare i giovani alla montagna. Ci sono due sale interne e una torre interna, con personale formato. Maria Zamberlan, ci dica una frase di suo padre che condivide in pieno. Dai primi prototipi che in modo innovativo hanno rivoluzionato le calzature da montagna, sono passati novant’anni, il mondo si è trasformato completamente, ma noi lavoriamo il prodotto ancora in modo artigianale. È questo il nostro patrimonio. Anna Bianchini
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Malga Campetti Dove la vita scorre al ritmo della natura
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ppena Maria ci accoglie con un grande sorriso e, mentre camminiamo, comincia a raccontarci della vita a Malga Campetti, capiamo subito che stiamo per conoscere una famiglia davvero molto speciale. Giovanissima lei, ma con le idee ben chiare su cosa vuole fare nella vita: laureata in Scienze e Tecnologie Animali, vuole vivere e lavorare qui, a contatto con la natura. Tanti ricordi la legano a questo luogo: la sua famiglia ha preso in gestione Malga Campetti più di dieci anni fa e ora la gestione è passata formalmente a lei, avendo tutti i requisiti richiesti dal bando. Quando arriviamo nei pressi della malga, si apre davanti a noi un anfiteatro di colline verdi dove gironzolano allegre le capre e siamo avvolti da una sensazione di pace e da qualcosa che non ricordavamo esistesse ancora: il silenzio. Dimenticate lo smartphone, qui ci si arriva per staccare da tutto, per riprendersi il proprio tempo. Conosciamo i fratelli di Maria: Francesco, perito agrario e boscaiolo (il suo desiderio fin da piccolo) e Teresa, che studierà Scienze Forestali. Ci aspettiamo che uno dei tre ci dica che non gli piace vivere qui e che preferirebbe andare altrove. Invece no, i tre fratelli sono compatti: non importa che la vita in malga sia dura, che bisogna seguire i ritmi della natura, rinunciare a molte comodità e lavorare sodo, perché tra pascolo, mungitura, preparazione del formaggio, di cose da fare ce ne sono e ci si stanca molto. Ma Grazia, la loro mamma, ci dice che è un tipo di stanchezza diversa: di sicuro fisica, ma non logorante come può essere
a volte la vita in città, dove si corre sempre, dove lavoro e altri impegni ci mettono sotto pressione, dove quello che abbiamo spesso non ci basta. Proprio la vita da cui lei e suo marito Domenico hanno deciso di scappare anni fa, quando da Vicenza si sono trasferiti ad Enego ed hanno aperto l’Azienda Agricola Godeluna. Una scelta di cui non si sono mai pentiti. Si è fatta ora di pranzo, che qui significa che quando hai fame ti siedi a tavola e mangi con quello che hai: uova fresche delle loro galline, la sopressa e i formaggi. Le loro vacche, razze Grigio Alpina e Rendena, sono al pascolo per i fatti loro, tanto sanno cavarsela benissimo e prima o poi torneranno in stalla. Fanno meno latte di altre razze, ma la qualità è altissima, anche grazie alla vita che fanno qui. Le capre della Passiria continuano a girare intorno alla malga. Noi non abbiamo fretta, ci godiamo la compagnia di questa bellissima famiglia e ascoltiamo con interesse mentre ci raccontano la giornata tipo di chi vive in malga: sveglia alle tre o alle cinque, gli uomini si occupano della mungitura nello stallone; nel frattempo Maria fa la spannatura del latte munto la sera prima e messo nelle vasche di affioramento. Questo latte viene mescolato a quello appena munto al mattino per preparare il formaggio d’allevo (“allevato”, ossia stagionato, per un anno).
Si fanno anche i formaggi più freschi, come caciotte, ricotte e toselle. Maria munge anche le sue adorate capre e prepara il formaggio caprino. La giornata non finisce con la preparazione del formaggio, ma bisogna occuparsi degli animali e del loro benessere. La sua sensibilità e i suoi studi l’hanno portata a comprendere che benessere animale è qualcosa di più di dargli da mangiare o una stalla in cui vivere: è scegliere un ambiente consono alle caratteristiche della loro razza, altrimenti si rischia di metterli sotto stress; è lasciarli vivere in armonia con la natura e non tenerli chiusi tutto il giorno; è relazionarsi e prendersi cura con di loro con rispetto e amore. Maria è molto appassionata del suo lavoro e ci spiega cosa mangiano gli animali qui e in azienda agricola (nessun mangime, solo fieno), come si svolge la loro vita nelle varie stagioni, il periodo del pascolo, quando vanno in calore e partoriscono. Tanta saggezza ed esperienza in lei, ci lascia senza parole quando dice che “la vita qui è dura e con il lavoro si guadagna il necessario per coprire i costi. Non importa, non si può lasciare morire la montagna, è necessario il ricambio generazionale”. Che dire, non possiamo che augurare a questa famiglia tutto il bene del mondo, come a tutti coloro che dedicano la loro vita a preservare la montagna, e invitarvi a visitare la Malga Campetti; a breve potranno offrire anche il servizio di agriturismo e servire non solo i taglieri, ma anche dei gustosi piatti fatti in casa, ad esempio gli gnocchi preparati con le patate del loro orto e i loro formaggi. Come arrivare a Malga Campetti? Come punto di riferimento, a prescindere da dove si parte, c’è Località Tombal. Da lì parte una stradina e ad un certo punto si arriva al cartello con scritto “Forte Lisser”, sotto al quale c’è quello che indica Malga Campetti. Si prosegue nella direzione indicata e in dieci minuti circa si arriva (meglio lasciare la macchina giù e fare l’ultimo tratto in salita a piedi).
Colori & Sapori VIA DELL’ACQUA Una tranquilla passeggiata di 2,5 chilometri lungo il corso del fiume Leogra, che si snoda attraverso bellezze paesaggistiche e testimonianze del patrimonio storico-culturale. È adatta a tutti e percorribile in circa due ore.
Valli del Pasubio Piccole dolomiti, grandi emozioni ANELLO DI CAMPOGROSSO L’anello di Campogrosso è un percorso molto amato e apprezzato. Si gira attorno al maestoso gruppo del Sengio Alto, ammirando paesaggi mozzafiato e importanti punti d’interesse, come l’Ossario del Pasubio e il Ponte sospeso Avis. CASCATA DI BRAZZAVALLE La Cascata di Brazzavalle è una suggestiva cascata nel bosco, alta circa 30 metri, in località Balasso. Sopra la cascata, in corrispondenza del salto, si trova il cosiddetto “Cubo di Vetro”, una piattaforma a sbalzo che permette di ammirare il salto d’acqua osservando il vuoto sotto di sé.
VALLI
Due passi in famiglia fra le antiche contrade di Valli del Pasubio. Goditi panorami spettacolari sulle Piccole Dolomiti passeggiando nella natura.
PERCORSO 2 Itinerario circolare di 12 km Valli – Contrà Bosco – Valli. Attraversa contrade e zone boschive, arrivando fino a quota 745 m. PERCORSO 3 Il percorso è un itinerario circolare che segue per un tratto il sentiero della Via dell’Acqua, si snoda tra contrade e prati, e arriva fino a quota 600 m, regalando scorci bellissimi sulle Piccole Dolomiti. PERCORSO 4 Percorso ad anello di 10 km che segue per un tratto il sentiero della Via dell’Acqua, si snoda tra alte contrade e zone boschive e regala scorci bellissimi sulle Piccole Dolomiti. PERCORSO 5 Il percorso 5 è un itinerario di 6 km e di bassa difficoltà che conduce alla chiesa di S.Gertrude, chiesetta di montagna del 1440 che sorge su un colle di quartiere Cavrega. PERCORSO 6 Itinerario ad anello di circa 10 km che conduce alla piccola chiesa di S. Carlo, edificata nel 1620 su un colle di quartiere Savena.
RIENTRO VIA DELL’ACQUA - A Itinerario di 10 km che dal termine del Sentiero dell’Acqua in contrà Bariola riconduce a Valli del Pasubio, attraverso le contrade Molin Maso e Costapiana. RIENTRO VIA DELL’ACQUA - B Itinerario di 7,5 km che dal termine del Sentiero dell’Acqua in contrà Bariola riconduce a Valli del Pasubio, attraverso le contrade Zonera e Campagnola. PERCORSO 7 Itinerario ad anello di 7 km ai piedi del Pasubio, che conduce a contra’ Lauga e Tisati attraversi sentieri nel bosco. PERCORSO 8 Passeggiata panoramica di 13 km S. Antonio – Cortiana – Meltra – S. Antonio. Si snoda fra contrade e boschi, regalando bellissimi panorami sulle Piccole Dolomiti. PERCORSO 9 Itinerario ad anello di circa 5 km, lungo il quale si trovano due importanti punti di interesse della Prima Guerra Mondiale: Tagliata Bariola e Forte Maso. PERCORSO 10 Passeggiata ad anello di 6-7 km che da S. Antonio conduce a contrada Pianegonda, passando per Tagliata Bariola e Forte Monte Maso. PERCORSO 11 Itinerario ad anello di circa 14 km che da S. Antonio conduce a Forte Maso, Ossario del Pasubio e Malunga.
S. ANTONIO
Contrade antiche, verdi prati e beni storico-culturali: scegli il luogo perfetto per la tua prossima passeggiata nella natura!
VISITA IL SITO: visitvallidelpasubio.com
Colori & Sapori Scegliere scarpe e abiti sportivi adeguati e portare dei cambi: l’estate in montagna significa escursione termica dalla mattina alla sera, per cui meglio arrivare preparati.
Estate in montagna Vademecum per escursionisti responsabili
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n questo speciale vogliamo affrontare nuovamente un tema importante: amare la montagna significa rispettarla e per rispettarla bisogna conoscerla e approcciarsi ad essa in maniera responsabile. Complice la pandemia, è scoppiata negli ultimi tempi la “montagnamania”: ne siamo felici, perché è bello che si riscopra il territorio attraverso la natura e si apprezzi nuovamente un tipo di turismo più lento e a contatto con la natura, ma questa corsa alla montagna può avere dei risvolti negativi, se si pensa di poter andare ovunque senza prendere degli accorgimenti minimi a garanzia della propria e altrui sicurezza. Ce lo conferma chi la montagna la vive e la conosce bene, come Paolo Sandri, a capo della Stazione Soccorso Alpino di Schio, Tecnico di Soccorso Alpino Velivoli di Soccorso, Tecnico di Ricerca e Coordinatore delle Operazioni di Ricerca. Paolo ha stilato per noi un piccolo vademecum che vi invitiamo a consultare se siete dei neofiti o degli escursionisti non professionisti:
Scegliere dei percorsi adatti alle proprie capacità: non improvvisarsi alpinisti, iniziare con qualcosa di facile e andare per gradi, così da imparare a conoscere le proprie reazioni all’altitudine e agli spazi aperti e le proprie condizioni fisiche e di resistenza alla fatica. Verificare sempre le previsioni meteo: non una settimana prima, in quanto non sarebbero affidabili, ma a ridosso dell’escursione. Lasciare sempre detto a qualcuno dove si sta andando: questo affinché, nel caso succeda qualcosa, si abbiano dei punti di riferimento per iniziare le ricerche. Non affidarsi solo al navigatore del cellulare: in alcune zone non c’è campo, si rischierebbe di sbagliare sentiero o di perdersi. Portare dietro una cartina che si è in grado di leggere, soprattutto nelle zone che non si conoscono. Informarsi bene sulle condizioni e il livello di difficoltà del percorso: non solo siti informativi, ma tramite le Guide Alpine, la Stazione del Soccorso Alpino della propria zona o il CAI. Preparare uno zaino con un piccolo kit medico
Paolo, per tutti siete gli “angeli della montagna” e vogliamo che i lettori comprendano lo spirito e la dedizione, ma soprattutto la preparazione e le competenze, necessari per diventare Soccorritori Alpini, che ricordiamo essere attività che si svolge sotto forma di puro volontariato. Il Soccorso Alpino Speleologico è un servizio di pubblica utilità. Facciamo parte del circuito della Protezione Civile e del Club Alpino Italiano (CAI). Le nostre competenze sono definite per legge e prevedono il soccorso di persone infortunate e in pericolo, in ambiente montano e impervio nonché in ambiente ipogeo (sostanzialmente le grotte) e speleologico, su tutto il territorio nazionale. Ci occupiamo anche di prevenzione, con attività di divulgazione come questa intervista, con le iniziative come “Siamo sicuri sul sentiero”, finalizzate a spiegare come prepararsi adeguatamente ad una escursione in ambiente estivo e, in inverno, con le giornate dedicate alla sicurezza sulla neve. Si diventa Soccorritori Alpini per senso civico e per amore della montagna: io l’ho scelto perché mi da grande soddisfazione il fatto di poter aiutare gli altri in un ambiente che già amo e frequento e mi da sicurezza sapere che, se ne avessi bisogno, c’è qualcuno pronto a darmi una mano. Uno dei primi recuperi che ho fatto, molto complicato in quanto in notturna, non mi ha solo portato la gioia di aver contribuito a salvare qualcuno, ma una nuova amicizia e dei ricordi indelebili. Per chi volesse scoprire i requisiti e il percorso formativo per diventare Soccorritore, vi invitiamo a rivolgervi alla Stazione di Soccorso di competenza nel vostro territorio.
www.cnsas.veneto.it Pagina Facebook: Soccorso Alpino e Speleologico Veneto – CNSAS Photo Credits: CNSAS
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Sapori di montagna Le ortiche, protagoniste di due ricette molto speciali dello Chef Wild Massimo Sella e di Daniela Boscariolo, autrice del Blog Timo e Lenticchie Flan di ortiche di montagna - di Daniela Boscariolo Cosa ti serve per i Flan di ortiche di montagna • 150 gr di cime di ortica • 2 uova (Bio) • 200 gr di ricotta (di malga) • 1 pizzico di buccia di limone (grattata) • 20 gr di parmigiano grattugiato • 1 pizzico di sale marino integrale • farina di mandorle • Per la fonduta di Asiago DOP • 50 gr di formaggio Asiago DOP • 50 gr di panna da cucina
Come preparare i Flan di ortiche di montagna Lava delicatamente le ortiche, togli i gambi coriacei e scottale in acqua bollente leggermente salata. Scolale, strizzale e mettile da parte. In un frullatore inserisci la ricotta, le uova, la buccia grattata di limone, la farina di mandorle. Dai una frullatina, aggiungi le ortiche non più calde, il pizzico di sale e il parmigiano grattato. Frulla delicatamente e poco, finché avrai un impasto morbido. Versa l’impasto in stampini da flan o da muffin, dopo averli ben oliati e spolverati di pan grattato, e arriva fino a 3/4 perchè in cottura si gonfia. Cuoci al vapore per 40 minuti, puoi farlo con il varoma del Bimby, oppure in una vaporiera normale. Altrimenti, posizionando gli stampini in una placca da forno dove aggiungerai acqua fino a metà stampino. Passa in forno a 180 gradi per 40 minuti. Fai raffreddare e togli delicatamente dagli stampini. Prepara la fonduta. Scalda il latte, sciogli la maizena nel latte, aggiungi l’Asiago a tocchetti, tieni il fuoco basso, mescola finchè l’Asiago si scioglie e poi versalo sui flan. Decora con foglioline di ortica.
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Recoaro terme Un’estate di eventi! Ne parliamo con il Presidente della Pro Loco Valerio Piva
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inergia, entusiasmo e voglia di offrire alla città e ai suoi visitatori un ricco calendario di iniziative e di eventi che abbraccino cultura, storia, musica. Tutto questo all’insegna della sinergia e della collaborazione con altre associazioni che organizzano eventi e manifesti nel territorio comunale. Recoaro è conosciuta per lo sport, la natura e il benessere ma, sottolinea il Presidente della Pro Loco, non è solo questo: è anche storia e architettura, con i suoi bellissimi palazzi nel centro storico. Far vivere e conoscere Recoaro in tutto il territorio è un obiettivo in comune con il Sindaco Armando Cunegato, un passato in comune nell’amministrazione di Valli del Pasubio (Cunegato in qualità di Sindaco e Piva di Vice-Sindaco). Non solo entusiasmo nella squadra della Pro Loco, ma anche professionalità e voglia di fare, un gruppo nutrito e composto da persone di età varia, molti ragazzi
giovani e motivati e tanta buona volontà: ricordiamo che le Pro Loco operano su base volontaria, per il solo spirito di partecipazione e di amore per la propria città. La Pro Loco di Recoaro fa anche parte del Consorzio delle Pro Loco Serenissima Agno Chiampo, che abbraccia 20 comuni dell’Ovest vicentino. Prima di esplorare il calendario degli eventi di luglio insieme a Valerio Piva, scambiamo due parole con Ornella Vezzaro, Vice Presidente del Consorzio, che ci racconta di un progetto molto speciale al quale partecipa anche il Comune di Recoaro Terme: “lo scorso anno abbiamo partecipato ad un bando LUGLIO 2022
Venerdì 1 Gara di Orientamento e Tiro – Campogrosso Sabato 2 Serata Disco Dance a 360° “I DJ che hanno fatto la storia” – Piazzale A. Duca d’Aosta Sabato 9 e Domenica 10 15° Marcia delle Contrade – Contrade di Recoaro Terme e vie del centro Sabato 16 Concerto d’estate Coro Aqua Ciara - Teatro Comunale Domenica 17 Mercatino Estivo – Piazza Dolomiti
regionale finanziato dal Ministero del Lavoro e del Settore Sociale con un progetto che consisteva nel formare dei ragazzi giovani sotto i 25 anni, studenti o disoccupati, per diventare guide e accompagnare le persone alla scoperta delle bellezze della propria città, acquisendo capacità di parlare in pubblico e di tenere alta l’attenzione di chi ascolta, ma soprattutto di saper accogliere persone con qualche disabilità fisica e mentale, imparando anche il linguaggio dei segni. A questo progetto hanno aderito 10 Pro Loco e a Recoaro Terme si inizia a luglio con due percorsi, uno che parte da Piazza Dolomiti e prosegue per Via Lelia, volto a scoprire la storia dei palazzi stile Liberty, passando anche per la mostra che racconta la storia dell’acqua di Recoaro, l’altro è la visita al Bunker. È un progetto di cultura inclusiva che ha un risvolto sociale, ma i percorsi sono fruibili per tutti”. E veniamo al programma degli eventi di luglio: musica dal vivo e DJ set, mercatini in piazza, teatro, street art e molto altro. Tante le iniziative, organizzate da varie associazioni, pensate per tutte le età e tutti i gusti. A proposito di gusto, Valerio Piva ci tiene a svelarci una manifestazione cui tiene molto e che si svolgerà a fine agosto: la Festa degli Gnochi con la Fioreta (1921 e 26-28 agosto): è certo che sarà un bellissimo evento che attirerà turisti da tutta la regione, con i ristoratori di Recoaro pronti a deliziare i visitatori ciascuno con la propria ricetta e versione di questo piatto De.Co. Buona Estate a Recoaro Terme! Mercoledì 20 Benedizione Cero S. Margherita e Pellegrinaggio – Rovegliana Sabato 23 Trans d’Havet – zona montana Street Art Festival con Mercatini e DJ set – le vie del centro Concerto ABBASHOW (ingresso gratuito) – Piazzale A. Duca d’Aosta Domenica 31 Teatro in casa – Parlati Mercatino – Piazza Dolomiti Domenica 31/Domenica 14 agosto Esposizione “Barlaite” – Sala “Amici d’Argento
Colori & Sapori
Val d’Ega 8 percorsi sul Latemar offrono esperienze di natura, scienza e arte
A
soli 20 km da Bolzano si estende la Val d’Ega, un territorio incantevole nel cuore delle Dolomiti. Fra il Catinaccio e il Latermar, si snodano vie ferrate, trail per mountain bike e chilometri di sentieri. Il Laterman è un vero e proprio regno di emozioni facilmente raggiungibile da Obereggen con la seggiovia Oberholz. Offre otto sentieri tematici, pensati sia per adulti che per bambini. Il Latemar. 360° culmina a 2.100 metri, nella splendida piattaforma panoramica in legno attaccata alla montagna, dalla quale è possibile ammirare una vista mozzafiato, appunto a 360 gradi Il Latemar. Natura è particolarmente adatto alle famiglie con bambini e, attraverso stazioni interattive e didattiche, fa conoscere ambienti come il bosco alpino, il pascolo o l’alta montagna. Il Latemar. Panorama offre oasi di relax con scorci straordinari ma fornisce anche
informazioni sulla genealogia dei monti circostanti, sulla flora, la fauna, sulle gure del Latemar e sulla guerra di confine. Il Latemar. Relax scende a Obereggen dalla malga Laner Alm attraverso boschi ombreggiati, rigogliosi e verdi prati alpini sui quali gli animali pascolano, offrendo ai bambini uno spettacolo unico, mentre i genitori si concedono un po’ di relax sui lettini wellness. Anche il Latemar. Alp è un sentiero ideale per famiglie con bimbi piccoli, perché percorribile anche con il passeggino. È una piacevole passeggiata lungo gli alpeggi preferiti di mucche, cavalli e pecore al pascolo, con molte stazioni interattive dedicate alle Dolomiti. Chi predilige una vacanza a tema culturale non deve necessariamente recarsi in una metropoli ricca di eventi ed esposi-
zioni eccezionali poiché il Latemar. Art offre agli amanti dell’arte la possibilità di addentrarsi nel museo a cielo aperto delle Dolomiti, con un itinerario di media difficoltà costellato di opere di Dick Gordon, Sandro Scalet, Hidetoshi Nagasawa, Giampaolo Osele, Thorsten Schütt, mauro Olivotto e Marco Nones. Per i più sportivi, il Latemar. Unesco offre un’escursione in montagna di difficoltà intermedia, snodandosi tra cammini e torri e salendo fino al Rifugio Torre di Pisa a 2671 metri, l’unico in questo mondo alpino ricco di crepacci. Ottavo, ma non ultimo percorso per bellezza, è il Latemar. Meteo, un facile tratto di 1 km, senza dislivello, che dal monte Agnello si snoda in direzione della località Tresca e del sentiero geologico del Dos Capèl. È un percorso pensato per proporre un modo diverso di scoprire - sperimentando, ascoltando e valutando – gli agenti atmosferici e i suoi effetti sul meteo per poi raggiungere al Passo Pampeago, “Eye to the Dlomites”, un’installazione artistica a forma di occhio, posta a oltre 2 mila metri, che offre al visitatore una vista indimenticabile sul Latermar. In Val d’Ega, inoltre, gli appassionati della volta celeste possono dedicarsi all’esplorazione del sistema solare nel nuovo Planetario di San Valentino in Campo dove, sotto una cupola di otto metri di diametro, un simulatore accompagna i viaggiatori nello spazio, grazie a una riproduzione realistica del cielo e del moto delle stelle. Percorrendo poi da Collepietra, il Sentiero dei Pianeti ci si sposta su un gigantesco insieme di corpi celesti e stelle riprodotto su prati e boschi, saltando da Marte e Saturno e facendo tappa nella prima casa-razzo sugli alberi dell’Alto Adige.
Colori & Sapori un certo tipo di pubblico. La cosa che mi rende orgoglioso è che alcuni clienti vengono anche da molto lontano e sapere che tornano perché apprezzano la qualità e la mia idea di ristorazione è molto bello per me. Nel periodo estivo, possiamo accogliere i nostri clienti nella nostra terrazza.
Ristorante Al Lago di Posina
U
n ambiente accogliente in una bellissima location che si specchia nelle acque del laghetto naturale. Il ristorante Al Lago di Posina è il posto ideale per un pranzo o una cena in famiglia o con gli amici. Il titolare e Chef Albert Carollo propone una cucina autentica, fatta di piatti tradizionali e genuini, con uno stile e un tocco creativo e personale. Chef, quali sono i motivi per cui i clienti scelgono di venire al tuo ristorante? A parte per il contesto, uno dei luoghi più affascinanti della provincia, dal quale ammirare il monte Pasubio e, allo stesso tempo, godere della vicinanza al laghetto, i clienti ci scelgono per la nostra cucina fatta di piatti tradizionali, ma rivisitati con le migliori e più attuali tecniche. L’affumicatura, ad esempio, che non è una tecnica consueta nella cucina locale, ma con la quale riusciamo ad esaltare alcuni tipi di carne e altri ingredienti. Per quanto riguarda il menu,
sempre attenzione alla stagionalità, all’utilizzo di materie prime di qualità e possibilmente del territorio. Presenti sempre i nostri piatti alla griglia, che sono dei classici della nostra proposta gastronomica: dalla grigliata mista alla braciola, dal Ribeye black angus alla tagliatina di cervo. Anche i primi piatti sono un mix di tradizione e creatività, di valorizzazione del territorio e di scoperta di nuovi sapori. Sempre presenti, quando è stagione, gli gnocchi di nostra produzione, realizzati con le patate del nostro territorio, che potete trovare abbinati al tartufo nero dei Colli Berici, al nostro sugo della casa di verdurine e carni o con ricotta affumicata, zucchine e mandorle. C’è molta offerta di ristorazione nel nostro territorio, noi abbiamo preferito puntare non sui grandi numeri, ma su una cucina di alta qualità, più curata, particolare rispetto ai piatti che si trovano tipicamente nella nostra zona, per cui abbiamo intercettato
Tra i tuoi punti di forza c’è sicuramente la preparazione della carne. Ce ne vuoi parlare? Certo. La carne è il nostro punto di forza, siamo partiti con lo spiedo, che è il nostro piatto di punta. Poi, grazie alla mia continua esigenza di imparare, mi sono avvicinato alla cottura a bassa temperatura e, dopo aver studiato a Milano dallo Chef Marco Pirotta (l’esperto più influente in Italia di cottura a bassa temperatura), ho indirizzato la mia cucina verso questa tecnica che mi permette di cucinare praticamente tutto con una qualità superiore. Da qui ho iniziato ad inserire tagli stranieri di carne di altissimo livello, con marezzature e frollature inusuali in Italia. La Cottura a Bassa Temperatura è, quindi, una tecnica a te molto cara. Il Gruppo Facebook della CBT è cresciuto molto, siamo arrivati a oltre 100.000 iscritti. Io sono uno dei 5 moderatori in Italia, quindi è proprio esplosa la cultura e la consapevolezza di questa tecnica, merito principalmente del mio maestro Marco Pirotta. È una grande soddisfazione vedere che anche i clienti vogliono imparare e applicare questa tecnica a casa, alcuni hanno comprato il roner, che è lo strumento da utilizzare per questo tipo di cottura, ed io gli spiego come utilizzarlo, dedico del tempo a parlare con loro di questa tecnica e loro provano a realizzare a casa dei piatti simili a quelli che si possono creare in un ambiente professionale.
RISTORANTE AL LAGO DI POSINA Via mulini 14, Posina facebook.com/lagodiposina
Colori & Sapori
Uva, Mani e Cuore Siamo a Sospirolo (BL) per immergerci nel mondo dei Vini De Martin
I
l cuore arriva subito: non appena attraversi il sentiero alberato e sbuchi nel cortile della loro casa vieni accolto dal sorriso di Giulia, che ci tiene a farti sentire a tuo agio e a presentarti tutti i simpatici coinquilini a due e quattro zampe con i quali condividono questo luogo che ha qualcosa di magico. Senti il cuore quando Giulia inizia a raccontarti di come la vita abbia fatto sì che lei e Adriano incrociassero nuovamente i loro cammini e decidessero di iniziare insieme un nuovo capitolo della loro vita. Sogni diventati progetti, scelte che comportano sacrifici e duro lavoro, ma che giorno dopo giorno gli regalano grandi soddisfazioni. Il cuore lo vedi negli occhi di Giulia che si inumidiscono per l’emozione e nelle parole di Adriano mentre ti racconta il percorso che lo ha riportato qui a Sospirolo: le estati trascorse con la nonna, i ricordi di bambino immerso nella natura, poi gli studi in Lettere, un viaggio in Irlanda e l’esperienza in fattoria, il suo “matrimonio” con la terra e la promessa di dedicarsi a lei come ragione di vita.
Le mani sono quelle di Adriano, che dieci anni fa crea la sua azienda agricola alimentare e mette giù un ettaro di vigneto, lavorando duramente e aspettando con pazienza che la natura facesse il suo corso, senza i compromessi della chimica, senza accelerate o forzature, perché c’è un tempo giusto per ogni cosa e l’uva è arrivata quando era il suo momento. Ad un certo punto le sue mani si intrecciano con quelle di Giulia, insieme fanno di questo luogo la loro casa, lo rendono sempre più accogliente per offrire delle esperienze enoturistiche e per ospitare i visitatori curiosi di assaggiare il loro vino e desiderosi di trascorrere un momento di armonia nella vigna. Quest’anno Giulia e Adriano festeggiano un nuovo traguardo: tutte le fasi dalla vendemmia all’imbottigliamento si svolgeranno qui e il loro vino saprà ancora di più di casa e raccoglierà tutta l’energia positiva che si respira in questo luogo sulle colline delle Dolomiti. Giulia condivide con noi la sua anima artistica e creativa: le bottiglie dipinte a mano sono opera sua e sue molte delle idee e il lavoro concreto per organizzare le esperienze di accoglienza e ospitalità. Tanti sono i progetti in cantiere, molti gli sforzi e gli investimenti necessari, per cui ci vorrà tempo, ma è certa che arriveranno i frutti di questo lavoro. E arriviamo all’uva e alla scelta di Adriano di coltivare nella maniera più naturale pos-
sibile e di non effettuare modifiche e aggiustamenti durante la vinificazione. Ha scritto un manifesto che racconta la storia che lo ha portato a diventare viticoltore e i cardini sui qual si basa la produzione dei loro vini naturali di montagna, un manifesto che vi invitiamo a venire qui a leggere perché è davvero emozionante. Il mondo si può cambiare un ettaro alla volta e ciascuno può fare del suo meglio per produrre cercando di preservare la terra e la natura, soprattutto per lasciare un mondo migliore alle generazioni future. Non si tratta di contrapposizioni, ma di alternative: a noi il compito di conoscere i produttori e le loro storie e scegliere il vino secondo gusto e coscienza. Eccoci al momento della degustazione: Adriano ci accompagna nel vigneto di uva Solaris, che è un vitigno resistente (PIWI) e ci racconta che l’altro vigneto, quello di un ettaro, è in pendenza con saliscendi che rendono necessario lavorare tutto a mano, in condizioni molto difficili. Lì alleva la Pavana, un vitigno autoctono a bacca nera, e il Sauvignier Gris, un PIWI a bacca bianca. Nessuna chimica in vigneto, qualche trattamento con rame e zolfo, olio di arancia dolce, estratto di alghe, cercando sempre di preservare l’ecosistema del vigneto e la sua biodiversità. Le insidie sono sempre dietro l’angolo e a volte si perde in produzione e raccolto, ma non si scende a compromessi. Non vi sveliamo altro, perché i nostri racconti hanno sì lo scopo di farvi rivivere la nostra esperienza, ma sono soprattutto un invito a conoscere di persona i luoghi meravigliosi e le persone speciali che incontriamo e a regalarvi momenti di pura bellezza. Il vino è una metafora della vita: la puoi bere tutta d’un fiato, senza fermarti ad assaporare le piccole e grandi gioie, o puoi fermarti e dedicarti il giusto tempo per gustartela a pieno e vivere le emozioni e sensazioni che può regalarti. Come scrive Adriano nel suo manifesto “Vivete ogni minuto, amatevi e amate la vita, che è una sola e chissà per quale miracolo ci è capitata”.
Colori & Sapori
Malga Campobrun Fabio ed Erica ci raccontano del loro legame con questo luogo speciale e della vita in malga
S
veglia alle 5.00 (se non prima). Si inizia con la mungitura degli animali, subito dopo la lavorazione del latte: quello appena munto va in caldera e quello della sera prima viene messo ad affiorare. Tutti i giorni si prepara il formaggio, ogni due giorni il burro. In tarda mattinata si pranza e il pomeriggio è dedicato agli altri lavori: recuperare la legna per la caldera, tagliare l’erba, scendere a valle per il fieno e accogliere la clientela di escursionisti. Non dimentichiamo il pascolo e poi la mungitura della sera. Una vita non semplice quella del malgaro, fatta di duro lavoro e scandita dai ritmi della natura e degli animali. Mentre Fabio, titolare della Malga
Campobrun insieme a sua sorella Erica, ci racconta della loro giornata tipo, si percepiscono sì la fatica e i sacrifici, ma soprattutto un grande amore per questo luogo che racchiude la storia della sua famiglia e che è immerso in una bellissima Riserva Naturale, che ad arrivarci riempie gli occhi dei colori della natura e il cuore di pace e gratitudine. Una storia di famiglia che parte dal dopoguerra, quando il loro bisnonno ha cominciato a gestire la malga insieme ad altri quattro soci contadini e allevatori. Una vita dura, cui gli altri soci hanno rinunciato dopo qualche anno e che il bisnonno ha proseguito fino a quando due dei suoi cinque figli, tra cui il nonno di Fabio ed Erica, sono subentrati nella gestione. Siamo nel 2009 e il nonno resta da solo a lavorare in malga, ma non se ne parla di lasciare questa vita che ama: per cui Fabio comincia a dargli una mano durante l’estate e pian piano nasce la passione per il lavoro del malgaro e la volontà di continuare la storia di famiglia, diventando collaboratore del nonno. Nel 2017 viene a mancare questa figura per lui importantissima e Fabio diventa titolare dell’azienda, nella quale poi decide di restare anche sua sorella in qualità di socia. Un filo che
unisce passato e presente, generazioni che si avvicendano in questo posto che fino a pochi anni fa mancava di molte cose, come la corrente elettrica o l’acqua calda, e che nel 2015 la Provincia di Trento (proprietaria di tutti gli immobili che si trovano nella Riserva Naturale di Campobrun), vedendo che c’era la volontà di tenere viva la Malga da parte di questa famiglia, ha deciso di fare dei lavori di ammodernamento, costruendo un impianto elettrico e fotovoltaico. Le condizioni di lavoro sono migliorate, anche se, come dicevamo, la vita del malgaro resta molto impegnativa. E gli escursionisti di passaggio o che si fermano a riposare possono godere del frutto di questo lavoro: il formaggio fatto come una volta, nei vecchi calderoni di rame alimentati a legna; il burro, uno dei loro prodotti di punta, preparato facendo affiorare la panna dal latte; lo yogurt, che sta riscuotendo grande apprezzamento; e di recente anche il salame di loro produzione. I formaggi variano dal fresco allo stagionato, ci sono la caciotta, anche speziata, la ricotta e la ricotta affumicata. Una bellissima storia e tante cose buone che meritano davvero una sosta ristoratrice. Come si arriva alla Malga Campobrun? La Malga è situata geograficamente nella Riserva Naturale di Campobrun, a est della Lessinia. Il percorso più tradizionale per raggiungerla è dalla Val Illasi, lasciando l’auto al Rifugio Revolto, dove termina la strada percorribile e inizia quella demaniale. Raggiungibile anche dalla provincia di Vicenza tramite vari sentieri: uno che sale dal Rifugio “Cesare Battisti” alla Gazza nella Val della Lora e arriva fino al Passo Tre Croci; l’altro sempre dal Cesare Battisti passando per il Vajo di Pelegatta e il Rifugio Scalorbi. Ci si potrebbe arrivare anche dal Rifugio Campogrosso, arrivando a Bocchetta Fondi e poi riscendendo. Altrimenti dalla Val di Ronchi fino al Rifugio Passo Pertica, che è già nella Riserva Naturale Campobrun e sulla strada demaniale che porta alla Malga (la strada termina esattamente al Rifugio Scalorbi).