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L’esperta Tiziana Busato insegna il galateo agli scettici
L’imprenditrice e autrice thienese, specializzata in protocollo e cerimoniale internazionale, aiuta aziende, enti, associazioni di categoria, università a trovare la giusta forma per presentarsi al meglio. «La domanda “Come mi devo comportare?” è più attuale che mai e le idee a riguardo non sono chiare per niente».
Anna Bianchini
Il galateo non è solo quel modo elegante di parlare e comportarsi che si usa a corte o nei tavoli dell’aristocrazia: è “La forma di comunicazione per eccellenza” e chi pensa che sia qualcosa di snob, non adatto a tutti, si sbaglia di grosso.
Lo sostiene Tiziana Busato, docente di galateo e business etiquette, che non ha dubbi quando difende la più antica forma di comunicazione basata su regole formali in continua evoluzione che, pur adattandosi ai tempi, non dimenticano l’obiettivo che è sempre lo stesso: “Fare un’ottima prima impressione”.
Serve nel lavoro, nella vita privata, tra amici, in treno, al ristorante. Serve in chiesa, nelle commemorazioni, nelle formalità delle amministrazioni comunali. Serve dappertutto insomma, “è lo strumento operativo pratico per eccellenza”.
Tiziana Busato è thienese, espertissima in materia, autrice di divertenti libri per avvicinare al galateo e all’importanza del modo di comunicare che ognuno di noi, volente o nolente, usa ogni giorno, ogni volta che è a contatto con altre persone.
Tiziana Busato, che cos’è il galateo? Il galateo è la forma di comunicazione per eccellenza. Lo usiamo tutti, sempre, quindi tanto vale usarlo bene. Siamo noi che scegliamo come comunicare, possiamo usare le regole della buona educazione o quelle della maleducazione e in base a quello ci mostriamo. Anche chi pensa di non usare il galateo in realtà lo usa, ogni volta che ha a che fare con un’altra persona e in ogni contesto della nostra giornata.
Secondo lei oggi ci sono più persone educate o più persone maleducate?
Oggi ci sono più persone non educate, quindi risultano maleducate ma senza rendersene conto. Si sono persi i traduttori, cioè la consapevolezza di che cosa significa essere nel pubblico o essere nel privato. Una volta, anche chi era ignorante aveva dei codici, era umile e si vergognava. Oggi invece no, oggi si sono persi i limiti. C’è una linea sottile tra educazione e maleducazione e un tempo quella linea non veniva oltrepassata da chi non conosceva la buona educazione.
Ci faccia un esempio pratico.
Una qualsiasi delle nostre nonne di campagna, se si fosse trovata in chiesa o in un contesto che richiedeva una certa forma,