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Periodico di informazione dell’A lto Vicentino

anno XI n. 101 - giugno 2022

Schio: La sfida di Valeria e Filippo: rinasce “Malga Davanti” - p.12 ◆ Il centro è tornato - p.16 Thiene: Ca’ Dotta apre il parco alle api - p.6 ◆ Cent’anni di Fulgor - p.20

Thiene, o Michelusi o Benetti - p.10

Adesso ci si licenzia da sé Sono tante le persone che, avendo maturato una nuova consapevolezza circa le priorità della vita dopo due anni stravolti dal Covid, decidono di lasciare l’occupazione fin qui svolta, magari perché poco gratificante, e si mettono a fare altro.


Di mese in mese

Grande fuga? No, Grande spostamento

“L

Stefano Tomasoni

a grande fuga” è il titolo di un fortunato film degli anni Sessanta con attori del calibro di Steve McQueen, Charles Bronson e Richard Attenborough, basato sulla storia (vera) di un gruppo di militari inglesi catturati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e internati in un campo di prigionia e che organizzano, appunto, una elaborata quanto rocambolesca fuga. Sessant’anni dopo “la grande fuga” è diventato il nome dato a un fenomeno partito all’incirca un anno fa dagli Stati Uniti (dove del resto partono tutti i fenomeni e le tendenze) e poi arrivato in Europa e anche in Italia, per quanto con caratteristiche un po’ diverse. Si tratta, detta in soldoni, della tendenza che sta portando tante persone – soprat-

SchioThieneMese Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Supplemento mensile di

Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Omar Dal Maso Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688

tutto giovani, ma anche gente più matura – a lasciare il lavoro di propria volontà, quindi non perché spinte da incentivi all’esodo o da situazioni di crisi aziendali, e a scegliere uno stile di vita più appagante e meno stressato, privilegiando il tempo per se stessi anziché doverselo ritagliare con fatica giorno dopo giorno, stretto tra sempre maggiori incombenze professionali. Un fenomeno innescato, spiegano esperti e sociologi, dalla pandemia, che ha diffuso una nuova consapevolezza del fatto che si vive una volta sola e, se possibile, varrebbe la pena farlo pensando anche a se stessi, alla famiglia, a vivere meglio il tempo che scorre. Insomma, la precarietà alla quale ci ha esposto il Covid pare aver fatto scattare in tanti una molla nuova, dando definitivamente ragione a John Lennon quando in “Beautiful boy” cantava che “la vita è quel che succede mentre sei impegnato in altri progetti”. Ecco, dunque, cos’è questa nuova “grande fuga”. Fuga dal lavoro per il lavoro. Magari per vivere con meno, ma meglio. E però attenzione: questo è il fenomeno così come si è manifestato in particolare negli Stati Uniti, dove l’esodo volontario dal lavoro riguarda milionate di persone. Qui da noi, in realtà, più che di “grande fuga” dovremmo parlare di “grande spostamento”. Perché la tendenza è un tantino diversa. Un po’ dappertutto, quindi anche nel Vicentino e tra Scledense e Thienese, i numeri non parlano di una perdita netta di posti di lavoro e dunque di una diminuzione dei livelli di occupazione complessiva, ma piuttosto mostrano un “travaso” di posti di lavoro dal terziario al secondario. In sostanza succede questo: dopo il biennio della pandemia il mondo delle imprese torna a marciare a buoni ritmi e ha bisogno più di ieri di nuova forza lavoro, di inserire nei reparti (non soltanto quelli produttivi ma anche in quelli amministrativi, commerciali e direzionali) nuove figure professionali, sia specializzate che generiche, che consentano di all’azienda di mettere in atto piani di sviluppo, programmare nuovi

investimenti in macchinari, impianti, ricerca... insomma in tutto quello che serve per crescere sui mercati. Il problema però è che oggi le aziende queste nuove risorse da assumere non le trovano più. Manca proprio il bacino a cui attingere. Perché di giovani ce ne sono sempre meno e molti di quelli che ci sono se ne vanno a cercare maggiori soddisfazioni all’estero, dove spesso trovano stipendi più alti e più allettanti prospettive di carriera e di crescita. Quindi, primo aspetto: le industrie cercano gente da assumere ma non la trovano. Per contro, c’è un terziario che arriva da due anni di emergenza Covid passati tra chiusure e riaperture, limitazioni, mascherine e protocolli. Due anni che hanno messo in ginocchio soprattutto il mondo della ristorazione, dell’ospitalità e del turismo, rendendo improvvisamente precari lavori come quelli di cameriere, cuoco, barman e un po’ tutte le mansioni legate alla ricezione. Lavori che, in una certa dose, erano precari anche prima, se si pensa ai tanti “stagionali” assunti con contratti legati appunto ai mesi caldi o comunque a quelli di punta del turismo. In questo mondo, e in parte anche in quello dei servizi alla persona, si è prodotto nell’ultimo anno un esodo di occupati che, un po’ perché il proprio posto di lavoro veniva meno per la crisi e un po’ perché improvvisamente si sono resi conto di come quel lavoro sia alla mercè anche di qualcosa di imprevedibile come una pandemia, ha abbandonato il settore terziario in cui lavorava ed è andato a cercare lavoro altrove. Dove? Bè, a questo punto si sarà capito: nel secondario. Nelle industrie di cui sopra, quelle che cercano nuova forza lavoro per intercettare la ripresa e non la trovano. Ecco perché si diceva che qui da noi è il caso di parlare di “grande spostamento” piuttosto che di “grande fuga”. Perché non c’è più di tanto il caso di coloro che mollano tutto e vanno a vivere in campagna o al mare o in montagna per riscoprire nuovi ritmi di vita, più umani e familiari. C’è invece il caso di tanti che cambiano lavoro,


Di mese in mese mettendo in moto un trasferimento dalle professioni terziarie legate a ristorazione-hospitality verso l’industria. Una scelta dettata anche dal fatto di riuscire in questo modo a passare da una vita lavorativa con orari inevitabilmente anomali (serali, notturni e con fine settimana a pieno ritmo) a una vita aziendale con orari ben definiti e soprattutto con sabato e domenica liberi (salvo necessità di turni). Questo “grande spostamento” va ovviamente bene al mondo produttivo, che così trova una risposta ai propri bisogni di manodopera (risposta pur sempre parziale, beninteso, perché la mancanza di giovani rimane un problema grave e anzi è destinato ad aumentare, vista la tendenza alla denatalità ormai conclamata). Va molto male, invece, al mondo dei locali pubblici, dei ristoranti e del turismo, che denuncia una carenza sempre più strutturale di quelle figure che restano via via più scoperte, a cominciare come detto da camerieri, personale di sala e di cucina. L’estate ha accresciuto inevitabilmente questa emergenza, essendo venuta a mancare una quota importante di quanti prima si rendevano disponibile per contratti stagionali.

Lo Schiocco Un sacco brutto Ma da quanto tempo questi sacchi giacciono accatastati e abbandonati lungo la parete della palestra Lanzi che dà sul parcheggio? Sembrerebbe da anni, a giudicare dalla vegetazione che li avviluppa e che ha fatto in tempo a rinsecchire. Vista la scritta “Regione Veneto”, dovrebbe trattarsi di sacchi di sale da utilizzare in caso di neve e ghiaccio, residuati dagli inverni miti degli ultimi anni che evidentemente li hanno resi superflui. Sembrerà una fissa, ma come il mese scorso viene da parafrasare Lucio Dalla nel suo “Anno che verrà” e canticchiare che “c’è chi ha messo dei sacchi di sale vicino alla palestra”.

C’è chi dice: pagateli di più, questi giovani, e vedrete che li trovate. Vero per le professionalità “stagionali”, ma la tendenza a lasciare impieghi che dopo la pandemia sono percepiti come precari per passare a lavori

Anche per motivi di decoro, sarebbe opportuno provvedere a toglierli di mezzo e a conservarli in un luogo più idoneo. In definitiva, quella si chiama palestra Lanzi, non palestra Avanzi. [S.T.]

più sicuri non la risolvi semplicemente con qualche euro all’ora in più. È un fenomeno sociale, è un cambiamento più profondo. Sul quale è arduo incidere. Ma intanto serve leggerlo, capirlo e interpretarlo. ◆


[4] ◆ Schio/Thiene Copertina

I settori dove più c’è stato un salasso di personale sono quelli della ristorazione, della ricettività e dell’ospitalità. Bar, ristoranti, pizzerie, alberghi hanno visto andarsene una discreta parte del proprio personale e oggi faticano a sostituirlo.

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Stefano Tomasoni

uarda un po' come possono cambiare le cose nel giro di poco tempo. Meno di un anno fa il dibattito intorno al quale più ci si accapigliava tra sindacati, imprese e governo era se e quando far finire il “blocco dei licenziamenti” introdotto per evitare il rischio di un’ondata di espulsioni dal mercato del lavoro causa crisi da pandemia. Salvo poi scoprire, quando il blocco è stato tolto, che non c’era nessuna fila di aziende in attesa di licenziare masse di personale. Adesso la tendenza si è capovolta: non sono i datori di lavoro a licenziare, sono piuttosto i lavoratori che salutano e se ne vanno. È il fenomeno della “Grande fuga”, partito dagli Stati Uniti (lì si chiama “Great resignation”, grande dimissione) per poi arrivare qui da noi. Sono tante in effetti le persone che, avendo maturato una sorta di nuova consapevolezza circa le priorità della vita dopo due anni stravolti dal Covid, decidono di lasciare l’occupazione fin qui svolta, magari perché poco gratificante a causa di orari pesanti e conseguente continuo sacrificio della vita privata, e si mettono a fare altro, qualcosa che consenta loro uno stile di vita meno stressante e più appagante.

Si dimettono soprattutto i maschi under 30 I motivi per cui si lascia la via certa per la nuova, beninteso, sono più di uno. C’è chi cerca un ambiente di lavoro nuovo, c’è chi cerca la possibilità di inseguire di più le proprie aspirazioni professionali e pensa “o adesso o mai più”, c’è chi punta più semplicemente a un lavoro più vicino a casa anche per ridurre tempi e costi degli spo-

Adesso ci si licenzia da sé Sono tante le persone che, avendo maturato una nuova consapevolezza circa le priorità della vita dopo due anni stravolti dal Covid, decidono di lasciare l’occupazione fin qui svolta, magari perché poco gratificante, e si mettono a fare altro.

stamenti, e c’è chi fa “punto e a capo” per cogliere l’opportunità di una retribuzione più alta o perché gli si presenta l’occasione di passare da un contratto part time a un tempo indeterminato. Il fenomeno riguarda anche l’Alto Vicentino. I numeri disponibili sono su scala regionale e al massimo provinciale, ma nulla fa pensare che la fotografia che consentono di scattare sia diversa da quella scledense o thienese. Nei primi quattro mesi dell’anno in Veneto la “grande fuga” ha riguardato 66.300 persone, con un aumento del 50% rispetto allo stesso periodo del 2021 (dati di Veneto Lavoro). La Cisl del Veneto ha fatto una sua indagine su un campione di 4.600 dimissioni volontarie telematiche trasmesse tramite i propri “uffici vertenze” e ha potuto definire meglio i contorni del fenomeno. Si è visto, così, che le dimissioni maschili sono la maggioranza, per l’esattezza arrivano ai due terzi del totale. Nel 30% dei casi, poi, si tratta di giovani “under 30”, e questo è comprensibile, considerato che quando si è giovani si è più propensi a cambiare

lavoro e si possono anche avere più possibilità di farlo, andando in cerca di un impiego che consenta di realizzare meglio le proprie aspirazioni. La maggior parte di chi si licenzia, inoltre, arriva da un contratto a tempo indeterminato, ma da occupazioni con mansioni a basso contenuto professionale.

Colpita la ristorazione e l’ospitalità L’aspetto forse più rilevante è che, nel campione di dimissioni esaminato dalla Cisl regionale, il terziario fa la parte del leone, visto che il 38% dei casi è registrato nel commercio, nel turismo e nei servizi. E dentro questo mondo, i settori dove più c’è stato un salasso di personale sono quelli della ristorazione, della ricettività e dell’ospitalità. In altre parole, nell’ultimo anno bar, ristoranti, pizzerie, alberghi hanno visto andarsene una discreta parte del proprio personale e oggi faticano a sostituirlo perché non trovano sul mercato del lavoro né le qualifiche richieste né giovani disposti a svolgere quegli impieghi stagionali


Schio/Thiene ◆ [5] che fino a qualche anno fa erano un appuntamento classico per tanti giovani in cerca di qualche entrata per pagarsi gli studi universitari o quantomeno partecipare ai costi sostenuti dalla famiglia. Ed è proprio considerando il salasso di occupati registrato da ristorazione e ospitalità che si arriva a tarare meglio i contorni del fenomeno in chiave veneta, vicentina e altovicentina. Come detto anche nell’editoriale alle pagine precedenti, qui siamo di fronte non tanto a una fuga dal lavoro, ma a una sorta di sostanzioso trasferimento professionale. Tanti lasciano professioni di cui la pandemia ha rivelato la precarietà per andare a coprire quei posti che le aziende industriali offrono e non trovano.

Cambia il modo di guardare al lavoro «Ci troviamo in una congiuntura di notevole dinamicità del mercato del lavoro, che non ha precedenti dal 2015 – spiega il segretario generale della Cisl del Veneto, Gianfranco Refosco –. L’aumento delle dimissioni infatti, in presenza di un saldo netto positivo tra assunzioni e cessazioni nella prima parte del 2022 (+36 mila), ci consegna un mercato del lavoro veneto molto vivace, ricco di opportunità lavorative che possono consentire alle persone un miglioramento delle condizioni lavorative, come confermato anche dall’elevata percentuale di immediata ricollocazione dei lavoratori dimissionari». “Il Covid ha cambiato non soltanto il mercato, ma anche abitudini di vita e metodo di approccio al lavoro – osserva Renato Cumerlato, vicepresidente del mandamento di Schio di Confcommercio e, sempre a livello territoriale, capo categoria pubblici esercizi Fipe -. Tanti si sono resi conto che si sta bene anche in famiglia. In questi due anni molti camerieri, cuochi, barman, gente anche con anni di esperienza, per scelta o per necessità hanno cambiato

Renato Cumerlato insieme con la moglie Ivana Sbalchiero, con la quale gestisce il noto locale "Da Renato" a Schio

Copertina

lavoro e hanno trovato impiego in azienda, scoprendo così la possibilità di disporre di maggiore tempo per sé e per la famiglia, un tempo che prima non avevano perché inevitabilmente nella ristorazione e nell’hospitality durante il fine settimana si lavora, e parecchio. Quando magari la famiglia è a casa”.

Molti escono dall’alberghiero ma poi fanno altro Ecco dunque che ristoratori e titolari di bar, dopo l’emergenza Covid, si ritrovano ora con l’emergenza occupazionale. “Mi telefonano colleghi da Jesolo, anche amici dalla Sardegna, per chiedere se riesco a trovare personale, cuochi in primis, ma anche tanti camerieri – dice Cumerlato -. Non si trovano più ragazzi che, come una volta, cercano un lavoro magari anche stagionale, per contribuire a pagarsi gli studi”. Sono cambiati i tempi e i giovani fanno molta più fatica di una volta a essere disponibili per lavori che occupino il sabato e la domenica. Fino ad arrivare al paradosso per cui ci sono neodiplomati che escono dall’istituto alberghiero e rifiutano poi lavori nel settore perché è previsto, ovviamente, di essere in servizio al sabato e domenica. Così un po’ alla volta succede che buona parte di chi esce da quel tipo di scuola finisce poi, nel medio periodo, per fare altro rispetto a ciò per cui si è formato. “Dalle nostre scuole alberghiere, penso a Recoaro ma anche a Tonezza e Asiago, la percentuale di chi prosegue in queste professioni è minima – dice Cumerlato -. Gli altri cambiano. I primi due anni siamo certi che lavorano in ristoranti, locali, alberghi. Poi molto spesso cambiano totalmente settore”.

Nuvole sul futuro Con queste premesse, viene naturale pensare che le prospettive del settore ristorazione e ospitalità, a Schio come nell’Alto Vicentino ma in fondo come altrove, non sia delle più rosee. “Non vorrei essere pessimista, ma vedo il futuro piuttosto triste – dice Renato Cumerlato -. Chi abbiamo che viene a lavorare? Qui da noi negli ultimi tempi sono pur arrivate delle novità interessanti, grazie a dei giovani che hanno portato nuove idee e soluzioni, ma vedi anche l’improvvisazione di certe gestioni. Occorre imparare il mestiere, non basta saper servire al tavolo, serve anche offrire accoglienza, la capacità di far star bene il cliente”. Imparando, comunque, nel settore si possono ricevere gratificazioni sia personali che professionali, trovando opportunità di carriera. Parola di Cumerlato. “Nel nostro campo c’è anche la possibilità di crescita. Camerieri e cuochi diventano spesso capiservizio e responsabili della cucina, negli alberghi si può diventare anche direttori di sala. Si può anche fare un percorso imprenditoriale e diventare proprietari di un locale, ristoratori in proprio. Più sei bravo, più diventi un valido professionista”. Già, ma in attesa che il messaggio passi, la domanda si fa stringente: il “grande spostamento” da questo comparto del terziario alle imprese è destinato a proseguire o la curva si fermerà e magari tornerà a salire? Troppo difficile in questo momento prevedere il futuro, visto come i fenomeni sociali ormai si manifestano improvvisi e a volte imprevedibili. L’unica cosa certa, come sempre, resta la verità di Rossella O’Hara: domani è un altro giorno. ◆


[6] ◆ Thiene Attualità L’obiettivo del progetto è creare aree dedicate in parchi pubblici e privati dell’Altovicentino, angoli naturali destinati a favorire la presenza e la crescita.

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Omar Dal Maso

issione salvataggio delle api in Ca’ Dotta a Sarcedo, con gli scout, i bambini delle scuole, le famiglie del paese e l’amministrazione comunale a sfoderare uno... sciame di pollici verdi per realizzare un giardino adatto ad accogliere i “dolci” insetti gialloneri che svolazzano nella zona. Seguendo l’esempio anche di altre località dell’Alto Vicentino, è partito un progetto coordinato da Gabriella Cappellotto e Angelina Castello e che vede in prima linea il gruppo scout Masci (Movimento Adulti Scout Italiani) di Sarcedo-Thiene, denominata “Sarthi” fondendo parte delle denominazioni, rispondendo a uno degli appelli di Legambiente. Il nome del piano appena inaugurato sulla collinetta che porta al centro di Sarcedo è “Salviamo le api e gli insetti impollinatori” nell’ambito delle azioni green promosse dal gruppo “Cittadini per l’ambiente Alto Vicentino”. Con il fine di creare aree dedicate in parchi pubblici e privati dell’Altovicentino, angoli naturali destinati a favorire la presenza e la crescita di queste specie di animaletti tutt’altro che fastidiosi se si pensa al loro ruolo nell’ecosistema. “Un’attività – spiegano gli organizzatori – che mira a diffondere informazioni e consapevolezza fra i cittadini, stimolandoli a collaborare per accrescere la naturalità e complessità ecologica del territorio. Essere sensibili all’ambiente significa garantirne il rispetto e la cura per assicurare non so-

Ca’ Dotta apre il parco alle api A Sarcedo, grazie all’impegno degli scout, apicoltori, volontari e del Comune, è nato uno spazio didattico dedicato alle api, insetto fondamentale per l’equilibrio dell’ambiente. Sono stati piantumati alberi “graditi” agli insetti da polline, vale a dire arbusti, erbe e fiori aromatici che attirano e stimolano le api a posarsi e compiere il loro fisiologico compito.

lo a noi stessi, ma anche a chi lo abiterà dopo di noi, delle buone condizioni di vita future.” Ed è così che è nata l’idea di proporre una festa campestre – così come è stata definita dai promotori – per far conoscere a bambini e famiglie del territorio la novità che ha trovato casa nel parco di Villa Ca’ Dotta. E che a monte nasce dalla volontà di porre rimedio, per quanto possibile, ai danni provocati dalle azioni inquinanti umane, che mettono a repentaglio le popolazioni di insetti, indispensabili per l’equilibrio naturale. Nel 2021 è sorto così un gruppo spontaneo che riunisce persone attente a questo tema, residenti nell’Altovicentino (Sarcedo, Villaverla, Thiene, Zugliano e Piovene Rocchette in particolare) che dall’idea iniziale hanno configurato un progetto articolato e la sua recente realizzazione nel parco di Ca’ Dotta, in piena primavera. “Pensiamo sia indispensabile coinvolgere i singoli cittadini direttamente in queste azioni – continuano i promotori – perché solo con i loro contributo si possono colmare i vuoti che le istituzioni pubbliche purtroppo lasciano nella prevenzione e nella risoluzione dei gravi problemi dell’ambiente: c’è bisogno di un cambio di mentalità e una presa in carico, da parte di ciascuno, per stimolare una forma di cittadinanza attiva”. Sul piano pratico si è quindi proceduto alla

piantumazione di alberi “graditi” agli insetti da polline, vale a dire arbusti, erbe e fiori aromatici che attirano e stimolano le “flotte” di api e compagnia volante a posarsi e compiere il loro fisiologico compito. Si tratta di fioriture attive praticamente per tutto il periodo dell’anno. L’installazione di appositi cartelli esplicativi, adatti a bambini ed adulti, rendono il giardino inoltre un percorso didattico per i visitatori del parco. Famiglie in passeggio e gruppi scolastici potranno quindi conoscere nel dettaglio il ciclo di vita degli insetti impollinatori e il loro ruolo cruciale nell’ecosistema naturale. Inoltre, nel corso del pomeriggio di festa, sono stati svolti dei laboratori per i più piccoli e lasciate in dono delle bustine di semi da piantare, come gesto concreto ma anche messaggio simbolico. Dopo l’inaugurazione sempre nel mese di maggio di due “location” amiche delle api analoghe a Zugliano (Parco dei Diritti dei Bambini) e a Thiene (di fronte a Palazzo Cornaggia, sede della Biblioteca Civica, in Conca), è toccato a Sarcedo, quindi, creare un nuovo “dolce polo”, mettendo a… frutto senso di responsabilità, senso civico e rispetto per la Natura. Il tutto grazie al sostegno dell’amministrazione comunale che ha concesso l’area verde pubblica oltre al patrocinio all’evento, e grazie al prezioso contributo competente di alcuni apicoltori della zona. ◆



[8] ◆ Schio Il Villino Rossi in via Maraschin

Attualità

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Mirella Dal Zotto

a sezione scledense di Italia Nostra si è costituita come sezione autonoma nel 1981, ma era presente in città fin dal 1963. L’attuale consiglio direttivo è composto da un architetto, due avvocati, una ragioniera, un archivista, un chimico e un amministrativo. La presidenza è quasi sempre stata affidata a una donna: le prime due sono state le professoresse Bice Bortoli De Munari e Livia Letter, seguite poi dall’avvocato Lelio Fracasso e dalla professoressa Marialberta De Marchi, tuttora in carica. “Sono laureata in storia dell’arte – ci dice – per cui ho sempre avuto una grande passione per i beni ambientali. Continuo ad accettare questo incarico, che il direttivo mi attribuisce da anni, perché nella realtà le incombenze sono equamente distribuite tra i consiglieri e si lavora in un clima di grande collaborazione”. Fra i maggiori “successi” del gruppo, il restauro del Giardino Jacquard: a suo tempo la sezione è riuscita a convincere la proprietà, la famiglia Marzotto, a operare il restauro. Ora questo “luogo del cuore” della città gode di una buona manutenzione a cura dell’amministrazione ed è visitato da scledensi e turisti. Da sempre, Italia Nostra ha una sua “lista rossa” dei beni che versano in particolare stato di degrado e la sezione scledense ha segnalato la Fabbrica Alta e il Villino Rossi a Schio; Villa Rossi a Santorso; Villa Margherita e Villa Ada a Recoaro Terme; la Chiesa di San Vincenzo a Thiene. Le prime due strutture ci riguardano da vicino e anche Villa Rossi di Santorso, essendo in comproprietà con il Comune di Schio, è un bene rossiano da tutelare.

La presidente della sezione scledense di Italia Nostra, Marialberta De Marchi

“Fabbrica Alta per biblioteca e un polo di archeologia industriale” Marialberta De Marchi, presidente della Sezione di Italia Nostra, ribadisce le idee dell’associazione per un possibile riutilizzo del più importante edificio dell’epoca rossiana.

“Il problema principale di queste strutture – asserisce la prof. De Marchi – è il loro riuso: oltre alla difficoltà di reperire fondi per la sistemazione, bisogna poi avere delle idee su cosa fare di quel bene una volta restaurato. Sulla Fabbrica Alta si è pensato di tutto e di più: noi ci siamo espressi a favore di un centro polifunzionale per attività culturali, commerciali e ricreative; nella nostra “sorella” Manchester hanno fatto così, come pure a Le Creusot, in Francia, città oggi visitata da migliaia di turisti. Non siamo da meno, come patrimonio a disposizione, bisognerebbe trovare la forza di investire; personalmente, penso che in Fabbrica Alta si potrebbe spostare la biblioteca civica e penso anche che, come si è creato un polo universitario utilizzando parte del vecchio ospedale, se ne potrebbe creare un altro per lo studio dell’archeologia industriale: dove, se non in Fabbrica Alta? Attirerebbe di certo molti universitari”. Quando le chiediamo che idee ci sono per il Villino Rossi di via Maraschin, la risposta della presidente De Marchi non è tanto ottimistica. L’edificio fu fatto edificare da Alessandro Rossi per il primogenito Giovanni, su progetto di Antonio Caregaro Negrin, che aveva ideato una villa raffinata, a metà tra la dimora di campagna e quella di città, con un’imponente scalinata centrale. Il demanio a suo tempo aveva proposto la donazione al Comune, in cambio però della rinuncia a importanti introiti che lo stesso demanio deve al Comune stesso. Il bene è così stato messo all’asta, andata deserta: Italia Nostra si augura che venga almeno effettuata una manutenzione ordinaria per fermare il

definitivo degrado di una dimora storica di notevole valore. “Poco prima della pandemia – informa la prof. De Marchi – avevamo progettato di organizzare una mostra per sensibilizzare la cittadinanza sull’argomento, coinvolgendo il nostro liceo artistico; c’è stata una buona rispondenza, i ragazzi erano attenti e partecipi, ma poi tutto si è fermato. iitenteremo, non ci fermiamo e, sempre nella convinzione che le idee per il riuso siano fondamentali, attingeremo ancora a quelle dei giovani, sempre preziose e innovative”. Il Covid ha ridotto il numero di iscritti all’associazione, che sono passati da 130 a 85; la maggioranza è costituita da persone adulte culturalmente preparate, o appassionate autodidatte; mancano i giovani, che si possono agganciare solo con interventi come quello progettato per l’artistico. “Ma nonostante il calo di iscritti – continua Marialberta De Marchi – il nostro tradizionale ciclo di incontri primaverili ha goduto quest’anno di una discreta frequenza e ha coinvolto anche parecchi non iscritti: ciò ci fa ben sperare. Nelle nostre conferenze ci sono sempre spunti interessanti per conoscere il territorio e i suoi beni: siamo fermamente convinti che la conoscenza sia alla base della salvaguardia”. La sezione scledense di Italia Nostra è stata a suo tempo contattata anche per il restauro di Palazzo Gasparini, in via Carducci, dove esiste un giardino storico, di dimensioni ben più ridotte dello Jacquard, da salvaguardare. “Cercheremo di appurare che non ci siano progetti invasivi in quel bel palazzo. E ‘veglieremo’ anche altrove, come sempre, con passione e competenza”. ◆



[10] ◆ Thiene Attualità Mai come in queste Comunali si è avuta una così alta percentuale di cittadini che hanno scelto di non recarsi alle urne. Un thienese su due non è andato a votare.

L’

elezione del nuovo sindaco di Thiene è rimandata al 26 giugno. Per un soffio l’assessore uscente Giampi Michelusi non è riuscito nell’impresa di vincere al primo turno, e ora dovrà vedersela con il presidente della pro Thiene Manuel Benetti. Un risultato dovuto anche alla scarsa affluenza alle urne che ha caratterizzato l’election day del 12 giugno. Mai come in queste Comunali si è avuta una così alta percentuale di cittadini che hanno scelto di non recarsi alle urne: e se la complessità dei cinque quesiti referendari poteva in qualche modo far ipotizzare una bassa affluenza, è stato di certo una sorpresa il crollo di quasi 10 punti alle Amministrative. A Thiene sono andati a votare 9.544 cittadini su 19.106 elettori, un dato che ha fatto scendere l’affluenza al 49.95%. Un vero e proprio tracollo se si considera che alle Amministrative del 2012 votò il 58,06% degli aventi diritto. A guidare le preferenze dei thienesi è dunque Giampi Michelusi, rimasto aggrappato al 50% sin dalle prime sezioni scrutinate: supportato da ben cinque liste, il legittimo erede dell’Amministrazione Casarotto è riuscito a dettare il ritmo della gara, poi conclusasi al 49.23%. Ad aiutarlo nel tentativo di conquistare la poltrona di primo cittadino, una squadra eterogenea che ha saputo far convergere su Michelusi il voto di un elettore su due. A guidare la sua corsa è la lista del Partito Democratico “Insieme per Michelusi Pd” (13.36%), seguita da “Thien’é” (10.32%),”Thiene per mano” (10.31%), “Thiene al centro” (8.82%) e “E’qua thiene” (6.53%). Un risultato soddisfacente ma che non gli garantisce la vittoria finale. Rimane dunque aperta la sfida tra Michelusi e Manuel Benetti il quale, alla guida di un rinnovato centro destra cittadino, ha ottenuto il 30.96% dei voti in questo primo turno, surclassando di fatto gli altri tre sfidanti.

La sfida è tra Michelusi e Benetti L'assessore uscente Giampi Michelusi sfiora l'elezione al primo turno e arriva al 49,23%. Se la vedrà al ballottaggio con il candidato del centrodestra Manuel Benetti. A Marano vittoria facile e secondo mandato per Marco Guzzonato.

Va detto tuttavia che gran parte del merito di questo suo risultato va attribuito non tanto ai tre partiti che lo sostengono ma alla civica "Noi per Thiene" con cui Benetti ha iniziato l'avventura elettorale e che ha registrato il 14.39% delle preferenze. A seguire "Lega-Liga Veneta-Salvini"(7.74%), "Fratelli d'Italia" (4.15%), "Forza Thiene" (3.35%) e "Vivere Thiene" (1.82%). Il confronto diretto tra Michelusi e la coalizione di centro destra guidata da Benetti ha lasciato poco spazio agli altri tre sfidanti. Tra loro la più votata è stata Giulia Scanavin, l’unica donna a contendersi la poltrona da sindaco. La battagliera presidente del comitato “Orizzonte Thiene” ha saputo ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nella competizione elettorale. Con le sue tre liste ha ottenuto il 13.41% e dunque la possibilità di sedersi tra i banchi della minoranza. Particolarmente apprezzata la civica “Giulia Scanavin sindaco per Thiene” (7.73%) seguita da “Orizzonte Thiene” (2.45% ) e “Liberi a Destra” (2.71%). Si è invece fermato al 4.5% Daniele Apolloni, tra i cinque candidati quello ad avere la maggiore esperienza politica grazie ai suoi trascorsi da parlamentare e alla carica di ex sindaco e assessore di Thiene. La sua decisione di rientrare in Amministrazione dopo 20 anni non ha convinto del tutto i thienesi: le sue tre liste “Vento nuovo a Thiene”, “Patto civico Thiene” e “Insieme si può” hanno ricevuto rispettivamente l’1.67%, l’1.46% e l’1.27%

L'outsider di queste Amministrative 2022 è stato di certo Alberto Ferracin, che ha raccolto l’invito del Partito Moderato D’Italia di candidarsi a Thiene con l’obiettivo di far conoscere questo nuovo partito. Ha convinto solo l’1.93% dei votanti, rimanendo di fatto escluso dalla composizione del consiglio comunale. Decisamente più veloce e priva di colpi di scena l’elezione del primo cittadino di Marano che ha visto la riconferma del sindaco uscente Marco Guzzonato, rieletto assieme alla sua lista “Marano Bene Comune” con il 62.22% dei voti. Vanna Dalla Vecchia, sostenuta dal gruppo "Noi di Marano", ha ottenuto il 24.17% delle preferenze e tre seggi in consiglio comunale, mentre il candidato Luca Zanandrea, appoggiato da "Marano Domani", avrà un posto in minoranza grazie al 13.62% dei voti. ◆

Il sindaco (rieletto) di Marano, Marco Guzzonato



[12] ◆ Schio

Valeria Ricci e Filippo Broccardo nel loro...regno sul Novegno

Attualità L'obiettivo della giovane coppia è trasformare l'area in cima al Novegno in un “luogo del cuore”, dove trovare ristoro per il corpo, ma soprattutto per lo spirito. Tra convivialità e cultura, l’idea è quella di rendere la baita “un luogo di benessere sostenibile a 360 gradi”.

È

Elia Cucovaz

scontato dire che gli anni della pandemia siano stati per tutti – chi più, chi meno – anni di crisi. Meno banale, forse, è ricordare una volta di più che la radice greca della parola “crisi” significa “scelta”. E la storia di Valeria Ricci e Filippo Broccardo, iniziata proprio nel momento più incerto dell’epidemia di Covid e che proprio in questi giorni è entrata nel vivo con la prima apertura “ufficiosa” al pubblico, è proprio la storia di una scelta coraggiosa. I due giovani, con due percorsi lavorativi molto diversi alle spalle, hanno deciso di mettere insieme le forze e intraprendere una nuova sfida personale, ancor prima che professionale, sulla montagna scledense. Al centro del loro progetto c’è il rilancio di uno dei contesti più affascinante ma, almeno negli ultimi anni, dimenticati di Schio: Malga Davanti, sulla cima del monte Novegno, proprio all’ingresso della famosa “Busa”, crocevia in ogni stagione dell’anno di tantissimi appassionati escursionisti. La loro idea è quella di trasformare quello spazio in un “luogo del cuore”. Dove trovare non solo un ristoro per il corpo, “ma – spiegano – soprattutto per lo spirito. In cui allontanarsi da tutto, per ritrovare un proprio centro”. Tra convivialità e cultura,

Il primo giorno di apertura di Malga Davanti

La sfida di Valeria e Filippo: rinasce “Malga Davanti” Valeria Ricci e Filippo Broccardo hanno deciso di mettere insieme le forze e intraprendere una nuova sfida sulla montagna scledense: il rilancio di uno dei contesti più affascinante ma, almeno negli ultimi anni, dimenticati di Schio: Malga Davanti, proprio all'ingresso della “Busa”.

la loro idea è quella di trasformare la baita in disuso “in un luogo di benessere sostenibile a 360 gradi”.

Una scelta di vita, “l’altra faccia” del Covid Broccardo, 37 anni, di origine scledense, laureato in economia e commercio internazionale, fino a pochi mesi fa era specialista in innovazione di prodotto in una nota multinazionale padovana dell’occhialeria. Ricci invece è conosciuta a Thiene come titolare dello “sharing bar” Villa6, vivace locale con sede nel parco di Villa Fabris. Entrambi stavano cercando, per ragioni diverse, nuovi stimoli professionali. E insieme, “quasi per caso”, hanno deciso di incrociare le rispettive esperienze e competenze fondando “Davanti Srl”, una società benefit, ossia una realtà economica (prevista dall’ordinamento italiano) che ha nel proprio statuto anche obiettivi sociali:

nello specifico “promuovere la bellezza e la biodiversità del territorio, curando la filiera gastronomica, sociale ed etica. Con l’idea che dietro ogni prodotto c’è un progetto, una persona, una storia”. La loro scelta è emblematica perché racconta “l’altra faccia” del Covid. Oltre alle tante difficoltà e sofferenze che hanno trovato e trovano ancora ampio spazio sulle cronache, infatti, la pandemia ha portato anche molti giovani e non solo a riscrivere le proprie priorità e a intraprendere nuove strade mettendo al centro aspirazioni e passioni. Una reazione silenziosa, ma che rappresenta anche un motivo per guardare al futuro con fiducia e ottimismo. La grande carica di entusiasmo, di idee e di ideali dei due, in ogni caso, nell’ultimo anno e mezzo ha dovuto misurarsi con tanti piccoli e grandi passi tecnici e concreti. Dal coinvolgimento dell’Associazione provinciale allevatori, titolare


Schio ◆ [13] dello stabile, e del Comune di Schio per i permessi necessari all’avvio dell’attività, passando per la ricerca dei partner e dei fornitori (in particolare produttori alimentari tutti locali e con un’impronta etica e sostenibile) e per l’organizzazione di un calendario di eventi che animeranno questa prima stagione: concerti acustici, ma anche attività per i bambini e visite guidate alla scoperta del Monte Novegno in collaborazione, rispettivamente, con educatori e guide ambientali.

Ambasciatori del territorio “In questo periodo di preparazione abbiamo investito tanto tempo ed energie per conoscere e farci conoscere a tante realtà locali, incontrando persone meravigliose e scoprendo realtà del territorio di cui vorremmo diventare ambasciatori – spiegano –. Vogliamo che Malga Davanti diventi un luogo in cui riposarsi e rifocillarsi con le eccellenze locali - un succo di frutta un panino di qualità, una birra o un bicchiere di vino – ma anche e soprattutto un luogo in cui la convivialità e la leggerezza siano il punto di partenza per la socialità e la conoscienza di persone, del territorio, dell’arte e di sé stessi”. Obiettivo ambizioso, che ha richiesto però negli ultimi mesi anche la disponibilità a “sporcarsi le mani”. “Visto che non partiamo con grandi capitali – continuano i due nuovi imprenditori – abbiamo svolto noi stessi la maggior parte dei lavori che servivano per rendere adeguati alcuni locali della malga alla somministrazione di cibi e bevande: grattando i muri, imparando a dare le malte, montando mobili... Ma fortunatamente abbiamo trovato anche tante persone che hanno creduto nella nostra idea e che ci hanno dato una mano: a partire dall’Associazione allevatori e dal Comune di Schio, ma anche tanti residenti del Tretto e nuovi amici che hanno contribuito offrendoci il loro prezioso aiuto con piccole e grandi attività di supporto: dal taglio dell’erba al trasporto dei materiali... Questo è stato per noi una grande iniezione di fiducia e uno sprone a superare le difficoltà che inevitabilmente si incontrano quando ci si mette in gioco”. Il coinvolgimento della comunità, del resto è uno dei cardini del progetto Davanti, che ora ciascuno può conoscere di persona recandosi alla Malga nei fine settimana. “Per adesso l’offerta è limitata, ma sentivamo fortemente l’esigenza di iniziare a confrontarci con il pubblico: non solo per iniziare a portare i conti verso il pareggio, ma anche per vedere se la nostra idea, dopo tanta preparazione, troverà concretamente il consenso e la partecipazione delle persone”.

Un progetto di crescita condivisa Oltre all’apertura del punto ristoro, un altro banco di prova per la fattibilità dell’impresa sarà un crowdfounding, cioè una campagna di finanziamenti “dal basso”. In pratica, Broccardo e Ricci hanno in programma di raccogliere donazioni per il loro progetto attraverso una piattaforma specializzata (produzionidalbasso.com). Saranno destinate, tra l’altro, all’acquisto di materiali per la sistemazione delle strutture e arredi per migliorare l’accoglienza. Ma anche all’adozione di pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo per rendere Malga Davanti autosufficiente, senza l’uso di generatori a combusione interna “che al momento sono una necessità – precisano - ma che evidentemente non sono in linea con l’idea di turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. L’idea è quella di un percorso di crescita condivisa”. Per i sottoscrittori, come di prassi in questa forma di finanziamento, sono previste delle ricompense che variano in relazione all’entità del contributo, “ma sempre accuratamente selezionate, in modo da diventare un nostro biglietto da visita”. Ci saranno, per esempio, prodotti gastronomici e per la cura del corpo realizzati da partner “a km zero” (tra cui un liquore reso unico dalla scelta di erbe del Novegno), oltre a esperienze da vivere in loco: degustazioni, visite guidate, attività per bambini, sempre realizzate insieme a varie realtà locali, imprenditoriali o no profit. Proprio il rapporto con altre imprese del territorio che condividono i valori del progetto è un altro delle chiavi di volta del progetto Davanti. “Per molti versi sarebbe stato più semplice costituirci in forma di associazione senza scopo di lucro – continuano –. Tuttavia uno dei nostri obiettivi è proprio quello di

Attualità

dimostrare che è possibile fare impresa coniugando sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Un approccio sempre più diffuso anch sul nostro territorio, del quale in un certo senso vorremmo essere promotori e aggregatori, con l’idea che l’incontro e il fare rete tra le persone e le organizzazioni è un’occasione per creare valore a 360 gradi”. Una volta terminato il periodo di “rodaggio”, l’inaugurazione ufficiale è prevista, indicativamente, per la fine di giugno. Se nel breve termine della prossima stagione l’iniziativa di Malga Davanti si dimostrerà – per l’appunto – sostenibile, Broccardo e Ricci hanno già delineato degli obiettivi di medio-lungo periodo. Potenziare la proposta gastronomica, portare avanti il restauro dei locali e, in futuro, sviluppare la loro potenzialità di accoglienza anche in chiave ricettiva nell’asse che conduce dalla pianura alle Piccole Dolomiti. “La nostra esperienza, in definitiva, è finalizzata a fare innovazione nel settore del turismo della montagna, creando un format che potrebbe essere esportabile anche in altri contesti e paesi”. ◆

Lo Schiocco Erba da marciapiede Si sarà sicuramente notato come avvenga lo sfalcio ai bordi delle carreggiate: si taglia l’erba e poi si lascia lì, bell’è pronta a intasare i tombini alla prima pioggia. Ma i cittadini che si tagliano la loro, di erba, non devono forse portarla in discarica? E allora perché per strada sta a lato, aspettando vento e pioggia che la infilano per bene nelle caditoie? Ipotizziamo che i contratti con chi sfalcia comprendano solo il taglio e non la raccolta: sarà una delle tante incongruenze legate alla burocrazia e alla mancanza di fondi… A meno che qualcuno non pensi che “green economy” voglia dire fare economia sul verde. [M.D.Z.]




[16] ◆ Schio Foto Bruno Xotta

Attualità Bar curati e rinnovati, locali per l’aperitivo che propongono soluzioni anche per il pranzo o la cena, panetterie d’autore che recuperano grani antichi e lavorazioni artigianali: le soluzioni sono creative e spesso vengono proposte da giovani che rimangono sul territorio con impegno e dedizione.

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Camilla Mantella

una sera infrasettimanale, il clima è molto mite in questo insolito assaggio d’estate in primavera. L’orario della cena è passato da un po’. Alla fine di via Castello un gruppo di ragazzi sta sul fronte strada, i bicchieri in mano, a discutere rilassati tra le due osterie. Più giù, i bar attorno a Piazzetta Garibaldi sono animati da clienti che chiacchierano e ridono. Scendiamo a piedi per via Pasubio, le vetrine ben allestite e ordinate. Risaliamo su via Pasini, fino all’incrocio con Piazza Falcone e Borsellino: lo scroscio della Roggia è coperto dalle voci degli avventori dei due nuovi bar che popolano Largo Fusinelle. Attraversiamo la galleria Petange e ci riportiamo su via Pasini, ritornando sui nostri passi. Ci dirigiamo verso il Duomo e ci spingiamo su via Carducci, dove osterie, bar ed enoteche hanno allestito spazi aperti dove fermarsi a cenare. Il nostro giro nel centro più centro di Schio ci lascia piacevolmente stupiti. Ci sono ancora zone poco valorizzate - le varie gallerie, ad esempio - ed è un peccato che la chiesa più imponente sia transennata per

Il centro è tornato Nell’estate della ripartenza vera, dopo il biennio nero del Covid, un giro nel centro storico lascia piacevolmente stupiti. Ci sono ancora zone poco valorizzate - le varie gallerie, ad esempio - ed è un peccato che il Duomo sia transennato per motivi di sicurezza. Ma tutto sommato le cose sono migliorate rispetto al passato. motivi di sicurezza. Ma tutto sommato le cose sono migliorate rispetto ad un tempo. E non sono soltanto impressioni. “Sono recentemente usciti dei dati della Camera di Commercio che dicono che i negozi della nostra città sono sfitti all’8%: qualche anno fa, quando questa amministrazione ha iniziato il suo percorso, il dato era ben oltre il 20% – spiega l’assessore Barbara Corzato, con delega alla Promozione del Territorio -. La rivitalizzazione del centro è sotto gli occhi di tutti, ed è frutto di un impegno condiviso che ha portato prima alla riqualificazione del centro commerciale naturale e poi alla costituzione del Distretto del Commercio e dell’associazione Cuore di Schio”.

Il Cuore di Schio Il percorso del Cuore di Schio, l’associazione degli operatori economici nata duran-

te il progetto di valorizzazione del centro storico supportato dal Comune e dalle associazioni di categoria e sostenuto dai contributi della Regione, si è arricchito nel tempo attraverso numerose iniziative. Si è partiti dagli “Sbaracco”, svendite en plen air lungo le strade del centro, per arrivare ai concorsi di idee per abbellire Piazza Almerico, ai “buoni welfare” per i dipendenti delle aziende da spendere nei negozi di vicinato e a iniziative come “Uno Scontrino per la Scuola” per sostenere le scuole primarie della città. Gli ultimi anni sono quindi stati costellati di idee coordinate e azioni comuni. Mettere insieme tanti e diversi operatori, trovare una quadra condivisa e promuovere azioni concordate non è una banalità, soprattutto in realtà dove storicamente la collaborazione con concorrenti o operatori economici dello stesso settore di provenienza non è molto diffusa. In poco tempo si sono raggiunti buoni risultati: grazie alla prima cornice di sostegno offerta da Comune e Regione, gli operatori si sono resi sempre più autonomi, in un bell’esempio di iniziativa a cavallo tra il pubblico e il privato che ha portato valore alla città. “Le risorse investite sono state tanto comunali quanto regionali – precisa l’assessore Corzato -. Hanno dato il ‘la’ a un circolo virtuoso che ha portato a una diffusione di proposte e di eventi. Gli operatori del settore hanno trovato nell’amministrazione


Schio ◆ [17] un interlocutore attento e aperto a idee e iniziative che, se messe in campo da chi vive e lavora nel centro storico, acquistano un valore ulteriore”.

Le nuove aperture Un plauso anche a chi ha aperto in città nuovi locali ed esercizi commerciali o ha ampliato la propria attività posizionandosi in punti strategici del centro. Bar curati e rinnovati, locali per l’aperitivo che propongono soluzioni anche per il pranzo o la cena, panetterie d’autore che recuperano grani antichi e lavorazioni artigianali: le soluzioni sono creative e spesso vengono proposte da giovani che rimangono sul territorio con impegno e dedizione. Certo, purtroppo sono da registrare delle chiusure - tra cui alcune di storici ristoranti in pieno centro - ma in linea generale l’offerta attuale risponde alle esigenze del mercato, che intende il momento dei pasti in modo nuovo, allungando gli aperitivi tra amici piuttosto che rimanendo seduti a tavola a lungo. L’ultimo biennio è stato molto complicato per gli operatori economici del commercio, eppure Schio sembra aver retto il colpo dignitosamente: le vetrine vuote ci sono an-

cora - dipende molto anche da una crisi generalizzata dei negozi di vicinato iniziata ben prima della pandemia - ma sono meno evidenti grazie anche a chi continua a scommettere sulle possibilità di tenere vivo il luogo in cui abita. “Il ricambio generazionale nella gestione di locali e negozi ha portato nuove energie al centro – continua Barbara Corzato. Vetrine e arredamenti sono stati in molti casi riqualificati, invitando le persone a sostare. La cura, il gusto per il bello, l’attenzione al dettaglio di molti gestori contribuiscono a rendere più attrattiva la città”.

Un’inversione di tendenza Per anni il centro di Schio è stato snobbato dai più giovani a favore di centri limitrofi o più grandi. Oggi le cose stanno cambiando e compagnie di ragazzi da fuori città si trovano nelle nostre strade e piazze per stare insieme e fare serata: non siamo vicini ai numeri di realtà storicamente più attrattive da questo punto di vista - pensiamo a Bassano, per fare un esempio - ma il centro è tornato a essere, quantomeno, una buona alternativa al trovarsi in casa di amici o allo spostarsi verso Thiene o Vicenza. “Anche nel periodo invernale, grazie all’a-

Attualità

pertura del museo civico o alle proposte culturali offerte, la città cerca di essere viva – conclude Corzato -. Le persone sono invogliate ad andare in centro”. La sensazione è che il lavoro intrapreso a livello pubblico e un rinnovato slancio da parte degli operatori privati, rinvigoriti da nuovi ingressi nel settore, abbiano iniziato a ridare slancio alla città che aveva davvero perso il suo smalto nel periodo passato. L’augurio è che non si tratti di un fuoco di paglia e che tutti - ente locale, associazioni di categoria, clienti e avventori - facciano del proprio meglio per dare continuità a questa tendenza, riappropriandosi degli spazi pubblici. ◆


[18] ◆ Schio Attualità Se il percorso entrasse nella disponibilità del Comune, come doveva essere nei progetti iniziali, e tornasse a essere aperto, si potrebbero installare alcuni panelli con testi e immagini legate al legame tra il premio Nobel e Schio.

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Stefano Tomasoni

rriva la bella stagione e anche quest’anno torna in mente la triste sorte toccata a quello che era un piccolo ma piacevole percorso pedonale lungo la roggia. dietro lo stadio di atletica, tra l’ex lanificio Cazzola e le case in stile di via Hemingway. Ne avevamo parlato un paio di anni fa, quando improvvisamente – forse a causa della pandemia – la chiusura del cancello di accesso al complesso Cazzola all’altezza della “cascata della centrale” aveva reso inutile il percorso, visto che da allora a percorrerlo si rimane stoppati appunto all’altezza della cascatella. Ricapitolando, quella stradina lungoroggia fu realizzata nell’ambito della ristrutturazione del Cazzola e per anni è stata un gradevole percorso alternativo a via Lioy per chi, provenendo da via Riboli e via Dante,

E se questa diventasse la Passeggiata Hemingway? Rimane in stato di abbandono il percorso ciclopedonale che fino a due anni fa arrivava dall’ex lanificio Cazzola a via Hemingway. Eppure sarebbe un bel punto dove realizzare una piccola iniziativa culturale nel segno del grande scrittore americano.

voleva andare in direzione del Gogna e di Torre e viceversa. La passeggiatina era uno dei corollari di un progetto del Comune, che puntava a realizzare una ciclopedonale lungo la Roggia maestra, che avrebbe dovuto poi transitare all’interno dell’area ex Lanerossi e sbucare in centro. Il Comune e l’impresa che si era fatta carico della ristrutturazione del Cazzola avevano concordato appunto la realizzazione della ciclopedonale con la previsione che, a operazione edilizia conclusa, la pista sarebbe stata ceduta al Comune. Per una serie di motivi la ciclopedonale ha finito per rimanere in un “limbo” che le ha impedito di diventare di proprietà pubblica, non essendo stati superati tutti gli aspetti relativi alla sicurezza del manufatto. Ora dunque la situazione è bloccata e il passaggio giace nello stato che si vede nelle foto, con la vegetazione che a ogni primavera-estate invade indisturbata il cammino e arriva a coprire perfino le panchine. Sale dunque ogni anno il rammarico per un’area che aveva una sua bellezza e che di fatto è ora una terra di nessuno. Noi, non rassegnandoci a vedere decadere allo stato di abbandono un piccolo brano di città che era utilizzato anche per il piacere di camminare lungo la roggia, proviamo a buttare un altro sasso nello stagno per vedere se da qualche parte arriva un segnale di possibile rinascita dell’area. E dunque

ecco una proposta: visto che siamo nei pressi dell’ex lanificio Cazzola, edificio legato al ricordo della presenza del giovane Ernest Hemingway quand’era soldato nella Prima guerra mondiale, e visto che già all’ingresso del complesso sono stati installati da qualche tempo due “totem” informativi sul “periodo hemingweiano” del Cazzola, si potrebbe tornare a valorizzare la ciclopedonale prima di tutto riaprendola e poi installando, lungo il pur breve percorso, alcuni pannelli simili ai “totem” esterni, con riportati brani di libri del grande scrittore americano, ovviamente scegliendo i passi nei quali viene citata Schio e la permanenza dello scrittore in città. I pannelli potrebbero riportare anche alcune foto dell’epoca. Si potrebbe battezzare il percorso “Passeggiata Hemingway”. Realizzare la cosa non costerebbe nemmeno troppa fatica, basterebbe attingere al libro “Hemingway a Schio” pubblicato anni fa dall’Asges, l’associazione giornalisti e scrittori scledensi, che già ai suoi albori, nel 1980 era stata promotrice, per principale interessamento di Pino Marchi, dell’installazione della grande targa in marmo affissa sotto l’androne d’ingresso del Cazzola. Il risultato sarebbe un tratto di ciclopedonale della Roggia maestra finalmente restituito allo scopo per il quale era stato realizzato, e valorizzato anche dal punto di vista culturale. ◆



[20] ◆ Thiene Sport

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Omar Dal Maso

ggi come allora, quando correva l’anno 1921, i princìpi ispiratori di tanto impegno nel tempo libero sono sempre gli stessi: educare e far crescere i ragazzi attraverso lo sport. Un proposito senza scadenza che si è presto configurato in obiettivo che ha valicato due secoli e due millenni, quello che si è prefissato la Fulgor Thiene, una “centenaria” che dei celeberrimi “altri tempi” conserva come perno la struttura intorno al Patronato San Gaetano, nel cuore della città. E le motivazioni profonde che più di un secolo fa fecero da preambolo alla costituzione della polisportiva. Ben più di un’associazione, secondo l’accezione moderna: un melting pot di passioni per diverse pratiche tenute insieme da un doppio nodo che le accomuna, costituito dall’attenzione per la fascia d’età giovanile e dalla volontà di garantire alle famiglie di Thiene un ambiente sano e di sicuro affidamento per i propri figli. Giusto, nonostante le difficoltà di quest’epoca, rendere onore e festeggiare il traguardo del centenario.

Preparativi partiti prima della pandemia “Tutto è partito addirittura nel settembre del 2019 – spiega il portavoce Filippo Carollo, 37 anni, giovane presidente della Fulgor

Cent’anni di Fulgor La Polisportiva Fulgor Thiene, realtà secolare legata al Patronato San Gaetano, ha festreggiato finalmente il suo cetenario (fu fondata nel 1921), rimandato a causa della pandemia. Una mostra fotografica e uno spettacolo per ricordare e celebrare la fondazione di una realtà che è nel cuore di tutti i thienesi.

Thiene -, in seno al direttivo, muovendosi per tempo per ideare dei momenti celebrativi e formare un piccolo comitato per realizzarli al meglio. Già allora si era partiti con la raccolta dei materiali, nelle case di amici e negli archivi della sede, ma poi è arrivato il Covid-19 e quindi c’è stato per tanto tempo altro su cui focalizzarci, tra mantenere in piedi le attività sportive tra protocolli sanitari e inevitabili scoramenti per fortuna superati. Va ringraziato in particolare Fernando Andrighetto – tra l’altro uno degli ex presidenti della polisportiva e pilastro del volley come coach - che non si è mai perso d’animo e ha comunque portato avanti il progetto del centenario insieme ad altri volontari. Abbiamo optato infine per il mese di maggio 2022 per concretizzare la festa a cui nessuno voleva rinunciare, in un periodo più opportuno rispetto al dicembre scorso quando le incognite erano ancora molte”. Anche se la data formale di fondazione risalirebbe all’8 dicembre 1921 - la fonte sono sempre i bollettini informativi dei Giuseppini -, si è deciso di posticipare i festeggiamenti per il centenario della Polisportiva Fulgor Thiene per approfittare della primavera e quindi utilizzare i più consoni e ampi spazi aperti intorno all’area del Patronato. Una “carica” dei 101 anni, insomma, o poco meno, che ha portato ragazzi

e famiglie del quartiere a rispondere alla chiamata per due eventi speciali e per far “luccicare” la Fulgor, da intendersi anche come acronimo di parole chiave come Fedeltà, Unione, Lealtà, Generosità, Ordine e Rispetto. Con i secolari colori bianco e azzurro perennemente sullo sfondo, sulle divise di gioco e sulle bandiere.

Non solo sport e non solo sociale Occasione di ritrovo e divertimento prima di tutto, certo, ma anche spunto di riflessione e un balzo indietro di 100 anni, quando all’indomani della Grande Guerra proprio lo sport si proponeva in tutta Italia come veicolo di rilancio, socializzazione tra giovani e strumento per spazzare via le scorie del conflitto, in tempi i cui i migliori propositi seminati in quegli anni non bastarono a scongiurarne un altro, purtroppo imminente. “In questi 100 anni la Fulgor è stata l’immagine del Patronato proiettata sul mondo sportivo – sottolinea Carollo -. E come il Patronato è cambiato negli anni attraversando le generazioni, anche la Fulgor è cambiata per stare sempre accanto ai giovani. I dirigenti, gli allenatori, gli arbitri, i guardalinee, i segnapunti e tutti coloro che nei modi più diversi mettono a disposizione il loro tempo in favore dei ragazzi sono prima di tutto degli educatori che cercano


Thiene ◆ [21] di tirare fuori il meglio da chiunque viene affidato loro, perché la Fulgor ha sempre avuto le porte aperte per tutti”. Non solo sport, non solo sociale. L’intreccio è evidente e ha portato l’associazione a resistere a una seconda guerra, al boom economico, alla disaffezione delle generazioni per gli ambienti di ispirazione cristiana e alle tante “mine” della modernità. “In questo secolo di storia è stata un punto di riferimento per tutti coloro che volevano avvicinarsi alla pratica sportiva fornendo un servizio e un supporto alla comunità e al territorio. Un servizio sullo stile e con il carisma di San Leonardo Murialdo che fa di tutto per non lasciare indietro nessuno e che ha un occhio attento alle situazioni di povertà e sofferenza”. Quattro le sezioni attualmente attive all’interno dell’area dotata di campo sportivo in erba, palestra indoor e attrezzature utili sia al chiuso che all’aperto: la “ritrovata” atletica leggera, il calcio, la pallavolo in versione femminile, maschile e anche mista e non ultima la pallacanestro costituiscono il ventaglio di proposte radicate per cui sono passati migliaia di thienesi nel corso dei decenni. E spulciando tra le pagine si trovano anche tracce di hockey su pista, ping pong e perfino lo sci, segno di una storia in continuo divenire e sempre aperta a nuove proposte e tendenze. Sia da bambini, come baby e poi da atleti maturi, sia da adulti, mettendosi a disposizione nei più disparati ruoli di collaboratori tutti egualmente preziosi. Oggi sono circa 500 i tesserati nelle varie disciplina e nei diversi ruoli, con tutti gli sportivi a ricevere una t-shirt celebrativa.

Una lettera per il Papa Il pallone di pezza da prendere a calci fu il primo ad apparire – se ne ha traccia negli archivi dei bollettini già dal 1918 -, e la

Una sala della mostra dedicata alla storia della polisportiva, con alcuni giovanissimi atleti

prime squadre improvvisate nel cortile bianco dei tempi erano composte da dopolavoristi, che praticavano quello che allora si chiamava football, d’importazione dall’Inghilterra. Dal 1921 ecco affiancarsi la “ginnastica” e nascere appunto la prima versione della polisportiva, come testimoniano le “carte impolverate” spulciate dagli archivi da Don Fidenzio nel suo racconto. E una data da circoletto rosso cade proprio quest’anno a 50 anni esatti di distanza: nel 1972, infatti nasceva la prima formazione tutta al femminile, la prima squadra di volley Fulgor Thiene. Da ricordare tra gli aneddoti anche una lettera scritta al Papa per chiedere un supporto nel costruire la piastra per il pattinaggio all’aperto. E poi quando nel 1930 quella che allora era la neonata squadra di

Qui e nella foto piccola alla pagina precedente, due momenti della serata di celebrazione del centenario della Fulgor

Sport

ginnastica, dopo aver superato la fase territoriale, doveva recarsi a Napoli per le finali nazionali e “non ghe xera schei”: per trovare fondi, nel bollettino del Patronato si invitò tutti a contribuire, intimando perfino di risparmiare sulle sigarette, per poi riuscire in qualche modo a inviare la squadra al Sud per la competizione finale. La bella storia si concluse con il rientro della squadra accolta 5 mila thienesi – così recita il testo, forse esagerando sui numeri – al ritorno per festeggiare le medaglie ottenute. Una riuscitissima mostra fotografica intitolata “Forza Fulgor! Hai fatto cento!” ospitata nella sala giochi del San Gaetano e lo spettacolo “Tante piccole storie per una grande storia” hanno fatto da calamita per la gente e da degna celebrazione dei 100 più 6 mesi di attività, con l’appuntamento a “fra altri 100”. Grazie a luci,videoclip e soprattutto alle voci di quattro speaker accompagnati dalle note di Giacomo Barone e Marcello Grandesso al flauto e alla fisarmonica. “La serata è andata molto bene – conferma il presidente Carollo -, è stata la prima manifestazione collettiva a partire dalla pandemia dopo due edizioni saltate per ovvi motivi. È stato entusiasmante vedere anche tanti ex ‘fulgorini’ che hanno vissuto momenti indimenticabili grazie alla Fulgor, ripercorrendo poi per aneddoti la nostra storia. Infine, i 15 giorni di apertura della mostra hanno incuriosito tantissimi thienesi, alcuni dei quali si sono riconosciuti nella immagini e hanno potuto così fare un tuffo nel passato e tornare a casa con il sorriso”. E, magari, con un pizzico di nostalgia. ◆


[22] ◆ Thiene Attualità

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Omar Dal Maso

Carrè le attività per la terza età hanno fatto “tombola”, non trascurando l’aspetto ricreativo oltre a quello di assistenza e supporto per le persone anziane bisognose di cure o anche solo di una parola amica. Si tratta di una serie di iniziative originali, alcune inaugurate a fine 2021 e altre a breve in partenza, che rientrano in un più ampio piano di interventi sociali a favore di fasce “fragili” della comunità, come giovanissimi e famiglie alle prese con disabilità psichiche di un convivente. Altre idee raccolte dai promotori e sostenute materialmente dal Comune sono state concretizzate di recente, con i “nonni” di Carrè pronti a condividere occasioni di incontro, divertimento e soprattutto reciproca compagnia. Si tratta di servizi che intendono riportare tra i pensionati la voglia di uscire di casa e ritrovarsi dopo le restrizioni e le insidie che prendono a volte le sembianze della solitudine e dell’apatìa, legate in particolare all’emergenza sanitaria. Oltretutto servizi gratuiti per i cittadini carradiensi. Partiti con la tombola a cadenza settimanale già lo scorso autunno – con una media di 15-20 “giocatori” come presenza fissa in sala consiliare ogni mercoledì dalle 14.30 alle 17.30 - e di recente ripresa dopo l’allentamento delle misure di prevenzione sanitaria, ecco servite sul vassoio due nuove interessanti proposte: una dedicata al ballo e l’altra a un appuntamento con le letture animate. Entro fine giugno l’originale carnet di spazi ricreativi per la popolazione anziana sarà completo, con la speranza da

Tombola, ballo e letture Carrè pensa agli anziani Dopo il gioco della tombola in sala consiliare ecco altre iniziative proposte per la terza età: torna la ‘balera’ e orecchie attente alle letture animate in dialetto.

parte dei promotori di ricevere anche qui un buon riscontro e il gradimento dei propri concittadini “over 60”. Altolà al divano, insomma, per chi ha deciso di cogliere le proposte dell’assessorato al sociale e alla famiglia di Carrè. “Abbiamo attivato questi progetti nei mesi scorsi non vedendo iniziative mirate post Covid intorno a noi, muovendoci in autonomia quindi come Comune – spiega l’assessore e vicesindaco Igor Brunello -. C’era una forte esigenza di dare una risposta a questo tipo di bisogni, ci siamo chiesti quali categorie di persone avevano sofferto di più nel corso della pandemia: anziani soli, famiglie rimaste da sole a sostenere carichi di persone con disabilità. Con in più il tema della socialità tra i giovani. Altri passi importanti sono stati lo Sportello di supporto psicologico e, di recente, l’istituzione di un gruppo di dialogo sempre per le famiglie accomunate da casi di demenza o decadimento cognitivo, persone che hanno saputo mettersi in gioco con coraggio e soprattutto con la ‘sete’ di relazionarsi gli uni agli altri”. Inoltre, è partito l’invio di educatori in casa di persone anziane e di un fisioterapista a domicilio per stimolare l’attività motoria. A supportare tutte le azioni sociali e ricreative è la cooperativa “La Mano Amica”.

La tombola, intanto, è già diventata un appuntamento imprescindibile per molti, tanto che la piccola sala consiliare di una comunità di circa 3.500 abitanti rischia di “stare stretta” in futuro se la voglia di sventolare la cartella vincente e far proprio il jackpot coinvolgerà altri pensionati del paese. “Qui si è data una cornice a una pratica già avviata: come amministrazione abbiamo dato una mano a dare continuità a quello che era una sorta di cavallo di battaglia organizzato da alcune signore del paese, ottime promotrici che già si trovavano in autonomia. Loro hanno fatto da traino del gruppo pensionati – conclude Brunello –, non è stata un’opportunità calata dall’alto ma si sono raccolte proposte anche dalla base, mettendo a disposizione lo spazio, una educatrice sempre presente e anche la pausa caffè che non guasta mai”. Ai primi di giugno si è svolto intanto il primo incontro con le giornate dedicate al ballo (si terranno al giovedì in orario da delineare e saranno ospitate in parrocchia), o meglio dire a rispolverare i fasti delle balere del secolo scorso con tanta nostalgia. Si dovrà poi attendere solo la fine del mese per assistere alle letture animate in dialetto veneto denominate “Storie de ‘na volta”, anche qui su input dei diretti interessati. ◆



[24] ◆ Schio Attualità

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Stefano Tomasoni

n passante che dalla stazione vuole procedere verso il centro ha davanti a sé due possibilità: o prende le strisce pedonali centrali, quelle che portano all’”isola” in mezzo alla strada e poi con le seconde strisce guadagna il marciapiede di via Btg. Val Leogra, oppure attraversa sulle seconde strisce, quelle pochi metri più in là, verso il Fagiolone. In questo secondo caso, però, le cose poi non si presentano così semplici. Appena attraversata la strada, infatti – a parte il ritrovarsi davanti due bidoni per i rifiuti – se il pedone deve andare verso destra non ha problemi perché c’è un comodo marciapiede. Ma se deve andare verso il centro o verso via San Giovanni Bosco le scomodità non sono poche. È disincentivato ad attraversare il plateatico del bar da un’installazione posta dal locale probabilmente come elemento dissuasore, e – va detto – con qualche buona ragione perché vedersi “invaso” lo spazio di propria pertinenza da frequenti attraversatori non è il massimo e puiò dare fastidio ai clienti ai tavoli esterni. Al nostro pedone, dunque, non resta che aggirare la curva, che però è priva in buona parte di marciapiede e non ha spazio per un passaggio in sicurezza, portando a troppo stretto contatto con le vetture in transito. Una situazione ancora più precaria nel caso si tratti di una mamma con passeggino o di un disabile in carrozzina. Varrebbe la pena, dunque, fare qualcosa per migliorare la situazione di questo attraversamento. Ecco una piccola proposta. Pensando prima di tutto all’aspetto estetico, si potrebbe spostare i due bidoni in faccia alle strisce in un punto meno visivamente d’impatto.

Qui si può fare di meglio In via Baccarini il passaggio pedonale più “a valle”, che dalla stazione va verso il centro presenta un paio di criticità che si potrebbero risolvere con piccoli accorgimenti. In particolare con pochi metri di marciapiede che mettano in sicurezza il transito dei pedoni e delle carrozzine. In alternativa, potrebbero essere schermati con un pannello in bambù o in legno. Il secondo intervento dovrebbe necessariamente consistere nella realizzazione, lungo la curva a sinistra delle strisce pedonali, di un marciapiede “come Dio comanda”. Basti dire che al centro della curva c’è ancora la discesetta del passo carraio di quando al posto del bar c’era un distributore di benzina, e parliamo di almeno trent’anni fa: da allora quel punto è sempre rimasto uguale, senza marciapiede. Per realizzarlo basterebbe rientrare leggermente le fioriere, spostare il segnale stradale e costruire appunto quei pochi metri di marciapiede che mancano per

raggiungere le strisce su via don Giovanni Bosco, così da consentire ai pedoni di aggirare in sicurezza il plateatico del locale e dirigersi verso il centro, senza essere sfiorati da auto o moto. In definitiva, con un intervento minimale si può avere un risultato sia estetico che funzionale. Vero che da anni per questo punto della viabilità urbana c’è in ipotesi un intervento che dovrebbe portare a una nuova rotatoria, ma dato che il progetto pare essere in stand by e non sembra destinato a sbloccarsi a breve, nel frattempo un piccolo marciapiede che dia sicurezza e dignità a quel passaggio ci sembra un intervento più che giustificato. ◆

Una mostra fotografica su Caregaro Negrin

È

aperta fino al prossimo 10 luglio, a Palazzo Fogazzaro, la mostra curata dal Circolo Fotografico Scledense e dedicata alla figura del vicentino Antonio Caregaro Negrin, vissuto nella seconda metà dell’800 e autore della maggior parte dei luoghi rossiani in area scledense e limitrofa; era infatti l’architetto preferito di Alessandro Rossi. L’esposizione raccoglie numerosi scatti che ritraggono le sue opere: ville, palazzi e chiese sparsi in tutto il Vicentino. In mostra si riconoscono facilmente Villa Rossi a Santorso, la Chiesa di Sant’Antonio

Abate a Schio, Villa Godi Malinverni a Lugo, Villa Margherita a Recoaro… Si apprezza così l’ingegno di questo illustre personaggio che ha operato in epoca romantica, dando forma a quelli che oggi sono dei luoghi storici simbolo delle nostre zone, molti dei quali andrebbero curati e salvaguardati con maggiore attenzione. Interessante sarebbe poter sviluppare ulteriormente dei percorsi storico-artistici che includano le sue opere: potrebbe essere un modo unico e affascinante per scoprire in maniera diversa e più profonda il nostro territorio. ◆[T.F.M.]


Schio ◆ [25] Spettacoli

Geppi, le donne e la luna Geppi Cucciari ha fatto centro, all’Astra, confermandosi attrice a tutto tondo con uno spettacolo riuscitissimo che ha raccontato la donna nella sua...perfetta imperfezione.

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Mirella Dal Zotto

eppi Cucciari doveva essere a Schio il 25 marzo, ma il covid gliel’ha impedito e il suo monologo, “Perfetta”, è stato riprogrammato lo scorso 17 maggio; ad attenderla, un Astra gremito. Sembrava fosse disponibile per un’intervista, poi ni, poi no: un tantino scocciate, l’abbiamo attesa al varco, e tutte le remore sono sparite, perché sul palco ha dato veramente tanto. Il monologo che ha interpretato, scritto dal compianto Mattia Torre, mette in scena le quattro fasi ormonali femminili, con tutte

le loro implicazioni e complicazioni fisiche e psicologiche.A raccontarle solo lei, in una scena vuota per dar forza al testo e alla sua bravura; anche la gestualità, soprattutto all’inizio, è rigida e ridotta al minimo, poi si modifica e la scioltezza aumenta, aiutata dalle luci di Luca Barbati e dalle musiche originali di Paolo Fresu. La venditrice di automobili, moglie e madre che si divide tra famiglia, lavoro, impegni e responsabilità, è via via sempre più una di noi: l’”anche per me è così” esce spontaneo e ci si compiace che qualcuno lo dica papale papale. Il fatto poi che sia stato un uomo a farlo, risulta ancor più insolito e apprezzabile:

Domus Danza ancora pluripremiata

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omus Danza, con una storia di quasi 15 anni alle spalle, si conferma come vero punto di riferimento per il mondo della danza dell’Alto Vicentino. Unica realtà della provincia a essersi aggiudicata otto premi al prestigioso concorso Yagp Europa e il premio Mab per la creazione coreografica di Enrica Marcucci, la scuola ha formato moltissimi giovani che sono stati ammessi alle più importanti ac-

cademie internazionali, dalla Scala di Milano all’Opera di Roma, fino a Montecarlo, Zurigo, Amburgo. Nel corso degli anni sono stati ottenuti importanti riconoscimenti e gli ultimi sono il primo e il secondo posto al concorso Egodanza di Vada (Firenze), rispettivamente per i gruppi classico con la coreografia di Enrica Marcucci e Giulia Dalle Nogare e per passi a due classico, con le allieve Chiara Frigo e Stella Pegoretti. Inoltre, all’inizio di aprile, Domus Danza ha ottenuto anche il primo posto al trofeo “Io ballo” di Noventa Vicentina, per i gruppi classico baby. Si tratta di importanti premi che sono il frutto di tanto impegno, passione e disciplina. Domus Danza è uno spazio in cui i giovani che amano la danza possono esprimere il proprio talento e trovare la strada per realizzare i propri sogni. ◆ [M.D.Z.]

Mattia Torre, scomparso dopo lunga malattia tre anni fa, era veramente uno sceneggiatore sensibilissimo, in grado di calarsi perfettamente nei suoi personaggi. Per Geppi Cucciari non dev’essere stato tanto semplice scrollarsi di dosso i panni della pura comicità per indossare anche quelli della drammaticità e della malinconia, ma ce l’ha fatta alla grande, catturando il pubblico per un’ora, senza cali di tono. Sono lontani i tempi di Zelig (ha esordito nel 2001) e il suo far sorridere è diventato via via sempre più impegnato, fino a farla approdare a “Per un pugno di libri” con Dorfles e ai commenti con Gramellini. È indubbiamente una protagonista del teatro, della televisione, del cinema, della radio: è attrice a tutto tondo e pure consapevole della sua imperfezione. Perché il messaggio finale, si badi bene, sta tutto nel fatto che le donne sono perfette anche così, nel loro non esserlo. Mica per niente alla fine ci si sente dire che “noi siamo la luna”, con tutte le sue fasi: progettate perfettamente per la vita. ◆

Il “miracolato” Max Angioni Un Astra quasi esaurito ha accolto Max Angioni, giovane cabarettista molto apprezzato dal pubblico della sua generazione: poche volte il teatro cittadino registra una così alta presenza di teenagers, di ventenni e di trentenni. Angioni, ex allievo dell’Accademia del Comico di Milano, si è fatto notare a Zelig nel 20018 e nel 2021(ricordate l’impacciatissimo Kevin Scannamanna?); nel 2020 spopolava a Colorado e nello stesso anno ha vinto il Festival del Cabaret a Martina Franca, per poi arrivare, nel ’21, al secondo posto di Italia’s Got Talent; sempre nel ‘21 ha affiancato Giorgio Panariello in “Lui è peggio di me” e quest’anno è a Le Jene di Italia Uno; si è fatto molto apprezzare anche il Lol 2. A Schio la sua comicità, fatta di battute semplici, alcune anche scontate, e di tanta gestualità, è stata alquanto gradita; il comico ha lasciato le elucubrazioni comico-religiose nella parte finale, riservata al suo cavallo di battaglia: i miracoli di Gesù in chiave cabarettistica, da cui il titolo dello spettacolo, “Miracolato”. Ci saranno anche benpensanti che gridano al vilipendio, come ha detto lui, ma sicuramente c’è una simpatica originalità che fa divertire senza far troppo pensare. Ce n’è bisogno. [M.D.Z.]


[26] ◆ Schio Spettacoli

Campus, il teatro parla ai giovani La Fondazione Teatro Civico ha arricchito la proposta culturale per la città con due progetti che hanno coinvolto oltre 60 giovani tra i 14 e i 20 anni.

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opo la positiva chiusura della stagione teatrale, la Fondazione Teatro Civico, in collaborazione con il Comune, ha arricchito la proposta culturale per la città con due progetti che hanno coinvolto oltre 60 giovani tra i 14 e i 20 anni. Dal 23 al 30 Maggio si è organizzato “Handle with care”, il primo Youth Exchange organizzato dalla Fondazione con la Cooperativa Sociale Studio Progetto e con altri cinque partner da altrettanti Paesi europei; il progetto è stato finanziato dal Pro-

La stagione di Coralità Scledense A fine maggio ha preso il via, nella Chiesa di S.Antonio Abate, la stagione di Coralità Scledense, che vede alla direzione artistica, come consueto, il maestro Giovanni Bonato. Si è esibito con successo il Coro Giovanile Italiano di Pordenone, composto da tanti talenti in grado di spaziare in un repertorio vasto e variegato. Il 22 giugno saranno invece tutti i cori scledensi a riproporsi in “Aqua”, che il pubblico ha già avuto modo di apprezzare e che sicuramente gradirà ancora. Il 22 luglio canterà il Coro di Bosa con le Launeddas di Giulio Pala e il 16 ottobre sarà la volta del coro da camera dell’Accademia Corale Veneziani e dell’ensemble vocale “I Cantori del Volto” di Ferrara. Dopo due anni di pandemia è bello e suggestivo riascoltare riuniti tutti i nostri cori e altri gruppi prestigiosi provenienti da più parti della penisola. [M.D.Z.]

gramma Erasmus+ dell’UE e ha previsto otto giorni di pratiche artistiche, performance e laboratori realizzati tra il Teatro Civico e il Tretto di Schio, per sensibilizzare i giovani alla cura delle persone e delle creature che abitano il pianeta Terra, al rispetto dell’ambiente e dei beni comuni attraverso il linguaggio del corpo, la pratica teatrale e gli scambi intergenerazionali. I trentacinque partecipanti al percorso, provenienti da Estonia, Ungheria, Croazia, Spagna, Portogallo e Italia, hanno avuto la

possibilità di incontrare gli adolescenti di “Campus Company”, il laboratorio teatrale del Teatro Civico, e i dancers di “Dance Well – ricerca e movimento per il Parkinson”, sperimentando il lavoro di gruppo internazionale, acquisendo abilità trasversali e condividendo i valori europei. A rendere ancora più intenso il programma sono stati i trenta partecipanti di “Campus Company”, il laboratorio teatrale per gli studenti degli istituti superiori di Schio condotto dall’attrice professionista Ketti Grunchi con la collaborazione della formatrice Delfina Pevere e sostenuto da Avis Schio Altovicentino e Lions Club Schio. Domenica 29 maggio è stato presentato all’interno del Civico finalmente completato “THE UNI_VERSE. L’Universo e noi”, lo spettacolo conclusivo preparato durante sette mesi di laboratorio. Dopo aver lavorato sulle biografie di due cittadini illustri della storia scledense, il grande imprenditore Alessandro Rossi e il pioniere dell’aviazione Almerico da Schio, per questa diciottesima edizione la figura di riferimento è stata Olinto De Pretto, geologo e fisico autodidatta, di cui da anni si parla come possibile “proto-ideatore” della teoria della relatività. Ispirati dalla sua passione e curiosità nei confronti dell’universo, gli adolescenti hanno parlato di vita, energia, spazio, tempo, presente, futuro e si sono collocati dentro a un universo che li contiene tutti, uno spazio infinito dove proiettare pensieri e desideri di futuro. Sono riusciti, come al solito, a coinvolgere e commuovere gli spettatori. ◆ [M.D.Z.]

Giugno, quanti eventi da seguire Ben ricco il giugno scledense, denso di vari appuntamenti.Alcuni, fra questi, son proprio da seguire e li raccomandiamo ai lettori. Dal 17 al 19 al Giardino Jacquard, ConversAzioni Festival, una serie di incontri, appuntamenti musicali, laboratori. Il 17 in Fabbrica Alta, alle 21, “Le donne di Ulisse tra mito e danza”, galà organizzato da Orizzonte Danza. Il 18, alle 20.45, in Fabbrica Alta, Festa Europea della Musica. Il 24, nell’anfiteatro di Palazzo Toaldi-Capra (o al Lanificio Conte in caso di pioggia) lo spettacolo “Paolo Conte racconta Mariano Castello”, storie in dialetto vicentino con le più belle canzoni di Conte e Gaber. Il 25, alle 21 al Capra o al Conte in caso di pioggia, “Ridotto d’opera. Romanzo criminale: Carmen”, spettacolo lirico-teatrale. Il 27 in Duomo, alle 20.30, il Centro di Cultura “Card. Elia Dalla Costa” organizzerà “Passio”, sonate e partite di Bach con il celebre violoncellista Mario Brunello e le riflessioni bibliche di Lino Breda. Il 28 alle 21, al Capra o al Conte in caso di maltempo, concerto dell’Accademia Musicale. Il 29, festa del patrono, “Svejeve, San Piero ne ciama”, concerto di prima mattina dal pronao del Duomo, organizzato dal Centro Dalla Costa da un’idea di Giovanni Bonato. Nello stesso giorno, la tradizionale “Sarèo”, collettiva degli artisti scledensi giunta alla quarantaquattresima edizione; alle 21, in Fabbrica Alta, concerto del Complesso Strumentale Città di Schio, a cui seguiranno i fuochi dalla “tajara” del Castello. Inoltre, in Piazza Alessandro Rossi, dalle 17 alle 0.30, “San Piero sotto le stelle”, musica live con Irene Guglielmi e Luciano Gaggia. ◆ [M.D.Z.]



[28] ◆ Thiene Attualità

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a Festa dei Popoli di Thiene è tornata a fare il giro delle culture del mondo “all’aria aperta” e, prima del gran finale di domenica 19 giugno in Villa Fabris e nel centro storico, ha completato un percorso davvero senza confini che ha portato tanti a spasso per location e paesi dell’Alto Vicentino, toccando anche Santorso, Sarcedo Carrè e Lugo. Ma, soprattutto, con l’intento di accogliere e coinvolgere chiunque con lo stesso sorriso. Con il “Mondo al centro” come chiave di lettura della versione 2022, la tredicesima. Un appuntamento annuale che rappresenta prima di tutto un’opportunità di incontro, di divertimento e scambio di esperienze, tornato ormai a pieno regime dopo le ondate di pandemia. Con il primo evento lo scorso 25 maggio, si è andati di tappa in tappa fino al gran finale da ospitare a Thiene come da tradizione, un percorso di avvicinamento tra passeggiate in campagna, dialoghi sui temi cari delle donne e dell’immigrazione, cascate di colori e di allegria nei momenti di festa che regalano un pizzico di culture, usi e costumi da ogni parte del pianeta. La Festa dei Popoli è organizzata insieme ad ASA Associazione Solidarietà in Azione, ed è stata sorretta dal Comune di Thiene, con i patrocini di Breganze, Caltrano, Calvene, Carrè, Fara, Lugo, Marano, Santorso, Sarcedo, Zanè e Zugliano. Si avvale della collaborazione del Centro Servizi per il Vo-

La Festa dei Popoli torna “en plein air” Tra le novità dell’edizione 2022 anche il portale web rinnovato e un’esposizione di artisti internazionali all’opera nella domenica finale.

lontariato di Vicenza e del sostegno di molte aziende e privati del territorio. “Con il termine Mondo vogliamo dare evidenza al fatto che ognuno di noi mette al centro quello che ha di più importante spiegano gli organizzatori -. L’incontro al centro può dar vita a un mondo colorato e variegato, dove ognuno può ritrovare se stesso e conoscere l’altro. L’esperienza della passata edizione ci ha insegnato che aprirsi e fare rete con i comuni vicini arricchisce mutuamente. L'invito è mettersi

Il baskin tra sport e inclusione Lo scudetto 2022 di questa disciplina sarà assegnato a fine mese tra Villaverla e Isola.

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alla a due tra Villaverla e Isola Vicentina, pronte ad accogliere con il sorriso lo sport inclusivo per eccellenza insieme ai suoi protagonisti: il baskin, fortunato adattamento della pallacanestro che consente di mettere sul parquet anche le abilità di ragazzi e ragazze con... disabilità. A vincere le finali scudetto ospitate nell’Alto Vicentino sarà sì l’inclusione, ma anche la squadra che saprà laurearsi campione d’Italia, superando non solo le altre concorrenti che si sono qualificate ma anche la lunga pausa obbligata per il Covid-19. Due le palestre pronte a tramutarsi in oasi

sorrisi in arrivo da tutta Italia in vista delle finali nazionali dal 24 al 26 giugno prossimi.

al centro per camminare insieme e vivere l’incontro come momento di crescita. La Festa dei Popoli siamo noi, ieri come oggi”. Due sono le novità di questa edizione: “Il mondo a colori”, uno spazio all’interno del parco di Villa Fabris, un’esposizione di opere d’arte di artisti stranieri e italiani all’opera “in diretta”, e anche il nuovo sito (festadeipopolithiene.it) dove trovare la storia dell’iniziativa, il modulo per la prenotazione del cibo etnico da asporto e tutte le altre informazioni utili. ◆ [O.D.M.]

Un week end da segnare sul calendario per merito innanzitutto del club che si assunto l’onere di organizzare il grande evento, il Bears Isola, con il sostegno delle amministrazioni territoriali, dell’Ente italiano sport inclusivi (Eisi) e il contributo degli sponsor e di provati sostenitori attraverso il lancio del crowfunding. Tutti a valorizzare un baskin sempre più disciplina a forte spinta sociale che sta prendendo piede in Italia da ormai una decina d’anni, e che ha visto sorgere club e competizioni via via in modo capillare partendo dai fondamentali tecnici della pallacanestro adattandone in maniera mirata – e intelligente – gli strumenti di gioco e il regolamento. Per tre giorni, quindi, due paesi confinanti vicentini ne diventeranno la “capitale” garantendo spettacolo e cuore in abbinata, invitando non solo familiari e amici dei giocatori ma anche chi fosse incuriosito da questa declinazione di sport inclusivo. ◆ [O.D.M.]



[30] ◆ Schio Sport

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Camilla Mantella

n triathlon estremo di 3,8 chilometri a nuoto in notturna nel lago di Iseo, 175 chilometri e 4400 metri di dislivello positivo di bici e infine 40 chilometri e 2200 metri di dislivello positivo di corsa. È l’impresa, in programma il 2 luglio, per la quale si sta allenando Marco Facci, preparatore di atleti amatori e professionisti negli sport di endurance, laureato in Scienze delle attività motorie e sportive, che a breve conseguirà un master universitario in alimentazione. Un’impresa che, lo ammette lui stesso, “forse diventerà la più complessa dal punto di vista organizzativo e di allenamento”. Nel suo doppio ruolo di ultra-atleta e coach, Facci sta diventando una fonte di ispirazione per tanti appassionati che si avvicinano a queste discipline. Di cosa si occupa, e quali sono le discipline ultra che segue come preparatore professionista?

“Sono un personal-coach per sport di endurance quali triathlon, corsa e ciclismo. Mi occupo di accompagnare persone e atleti nel loro percorso sportivo, aiutandoli a migliorare o a trasformare il loro stile di vita. Seguo il triathlon, la corsa e il ciclismo in tutte le loro forme. Nel caso delle lunghe distanze – le “ultra” – preparo gli atleti ad affrontare le gare di Ironman e triathlon estremi, gli ultratrail e le ultramaratone e l’ultracycling: si tratta di un volume di chilometri e di dislivelli considerevoli e le gare possono durare anche più giorni consecutivi”. Chi sono le persone che si rivolgono a lei?

“Le persone che chiedono di lavorare con me hanno tutte un’esperienza sportiva alle spalle. Lavoro con atleti di alto livello e con semplici amatori che hanno però obiettivi ambiziosi e sfidanti da raggiungere. Il numero delle atlete donne che seguo è sempre più considerevole, ma rimane comunque maggiore quello degli uomini. La fascia d’età è compresa tra 20 e 50 anni, con una

Il preparatore degli ultra-atleti A breve Marco Facci, preparatore di atleti amatori e professionisti negli sport di endurance, parteciperà a un triathlon estremo sul lago di Iseo.

percentuale maggiore tra i 25 e 35 anni; non mancano però eccezioni, come atleti che a 60 anni decidono di affrontare un Ironman o come giovani promesse di 18 anni”. Perché le persone si avvicinano al mondo dell’ultra? Ha notato dei cambiamenti negli ultimi anni?

“I motivi sono diversi e assolutamente personali.Tutti cercano comunque di raggiungere la massima espressione del proprio corpo e della propria mente. Negli ultimi anni c’è sempre maggior avvicinamento a questo tipo di discipline, prevalentemente nelle distanze più corte e accessibili: le distanze ultra, essendo attività estreme, sono e rimarranno una nicchia del mondo sportivo. Quanto conta la preparazione mentale accanto a quella fisica?

“È di estrema importanza. Tutto parte da qui: anche l’organismo più allenato al mondo non potrebbe compiere certe imprese se non avesse un approccio mentale corretto. È necessaria una totale accettazione della fatica e una determinazione incrollabile: o si è fortemente motivati e desiderosi di compiere certi sforzi per poter realizzare esperienze straordinarie, oppure si rischia di andare incontro ad una lunga tortura. Il mio lavoro consiste anche in questo: orientare gli atleti verso un giusto mind-set”. Pensa che il mondo ultra possa essere avvicinato da tutte le persone in salute o servono specifici talenti o “predisposizioni naturali”?

“Mi piace ricordare che “cadendo la goccia scava la pietra, non per la sua forza, ma per la sua costanza”. Con un lungo processo di adattamento, costruito attraverso allenamento costante, alimentazione e un perfetto stile di vita, tutti possono approcciarsi ad attività come triathlon, corsa e ciclismo. Anche nelle ultra distanze. Tutto dipende da quanto la persona è motivata e disciplinata. Dire di “non essere predisposti” è solo una scusa. Le condizioni genetiche possono aiutare ma non sono il presupposto necessario”. Come si è avvicinato a questo mondo? Quale il momento più bello che ricorda?

“Sono sempre stato attratto dalla natura e dalla complessità del corpo umano. Col tempo ho scoperto il mondo della corsa in natura e successivamente il triathlon, attività in cui corpo, mente e natura diventano un unico sistema. Inizialmente mi sono approcciato a distanze più corte e anno dopo anno l’attrazione verso le ultra distanze è diventata sempre più magnetica. Oggi sono arrivato ad affrontare quasi esclusivamente esperienze di questo tipo. Il ricordo più bello è l’UltraTrail delle Azzorre, gara multi-stage di due giorni in autosufficienza alimentare di quasi 130 km e 6000 metri di dislivello in cui abbiamo corso nella natura più selvaggia che abbia mai visto e abbiamo riposato accampati in una tenda sotto il cielo stellato dell’oceano Atlantico”. ◆




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