SchioThieneMese n 881

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Il regista partito dal parkour

Schio: Allarme in contrada: c’è chi depreda orti, ruba legna e attrezzi - p.8 ◆ Benvenuti a Porte del Pasubio - p.12 Thiene: Rivive l’eredità delle Dorotee - p.16 ◆ Il ponte torna “de quarèi” - p.26 Periodico di informazione dell’Alto Vicentino anno XI n. 104 - ottobre 2022
Riccardo Chemello, giovane regista scledense, ha firmato un lungometraggio da record: l’opera prima con il più alto budget nella storia del cinema italiano. Il film, in sala dal 28 ottobre, si intitola “Dampyr”, tratto dall’omonimo fumetto edito da Bonelli, ambientato in un mondo popolato da vampiri. [pag.4] Quello del thienese Alessandro Zin è un record: l’anno scorso, a 19 anni, è stato il docente più gio vane d’Italia, l’unico che ha inse gnato teoria all’istituto tecnico ai coetanei suoi allievi. [pag.6] Professore al “Chilesotti” a diciannove anni

L’esempio del British day e un bidone da marciapiede

Avevamo già avuto modo di osser vare qualche anno fa una ten denza in atto a Schio a proposito di eventi pubblici, ossia il fatto che la tradizionale Festa del patrono del 29 giugno andava perdendo appeal mentre nel contempo sa liva il successo di un altro evento, di ben più recente ingresso sulla scena, il “British day”. È successo tutto molto velocemente: alla Festa del Patrono hanno cominciato a venir meno i banchetti che animavano il centro e piazza Duomo, e si sa che fare “va sche” in centro a Schio in assenza di ele menti fuori dal comune - anche semplici bancarelle o baracchini dove prendere una focaccia o un sacchetto di dolci - non è la cosa più eccitante del mondo. Intendiamoci, alla Festa del patrono le iniziative, le manifestazioni e gli spetta coli non mancano: c’è la musica (e anche

di qualità), ci sono mostre, fuochi d’artifi cio, attività al parco di palazzo Boschetti. A mancare un po’, nell’insieme, è l’atmosfe ra di festa nelle strade. Quella se l’è presa tutta il British Day. Anche il fine settima na “all’inglese” d’inizio autunno offre ogni anno almeno uno spettacolo musicale di qualità all’Astra, ma il cuore dell’evento è in quello che succede per strada, nelle vie del centro. L’autobus inglese-birreria, le corna muse, le ballerine scozzese, le bancarelle, lo street food, i negozi chiamati a rivisitare le vetrine con qualche elemento che richiami all’Inghilterra… Niente di trascendentale o di chissà quanto originale, però sono quel le cose che creano l’atmosfera della festa. Tant’è che anche stavolta nel week end an glosassone Schio era piena di gente come prima della pandemia.

Ecco, la Festa del patrono avrebbe bisogno di recuperare questo, l’atmosfera di festa “stracittadina” che ha il British day. Accan to agli eventi di richiamo d’inizio autunno (non ci dimentichiamo della Montagna in città, certo), si tornerebbe così ad avere an che l’evento tipico d’inizio estate. Si può fa re, senza troppo sforzo.

(PS. Dopodiché viene da notare che nel mentre noi ci dipingiamo con i colori ingle si, sulla stampa britannica in questi giorni c’è stato chi ha commentato l’attuale disa strata situazione politico-economica di quel paese scrivendo che “diventare come l’Ita lia è una triste prospettiva: di tutti i paesi del G20 è quello che vorremmo emulare di meno”. E a noi, francamente, viene da pen sare se vale la pena emulare sempre e solo gli inglesi o non potrebbe essere il caso di considerare anche altre culture, di strizzare

l’occhio ad esempio, perché no, agli spagno li, con un bel week end di eventi chiamato magari “Hola!”, tra flamenco, tortillas, pael la. Così, anche per cambiare).

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Riceviamo a volentieri pubblichiamo.

Sono il bidone dei rifiuti che vedete nel la foto allegata, mi trovo a Schio in Strada Pozzato, nella parte alta, di fronte al retro della residenza Valbella. Mi rivolgo a voi perché volevo far sapere che non è un’i dea mia quella di star lì come un bauco sul marciapiede, letteralmente in mezzo ai piedi. Di mia iniziativa non farei mai una cosa del genere, lo so da me che se dovesse passare una mamma con un passeggino o una persona in carrozzina si troverebbe co stretta a manovre fastidiose per scendere dal marciapiede e aggirarmi.

Perciò vorrei chiedere di non prendervela con me, già la vita del bidone dell’umido è grama, destinati come siamo a contenere masse indistinte di sacchetti dell’umido maleodoranti e pieni di insetti e formiche. Oddio, anche i colleghi che si occupano dei pannolini usati non se la passano bene, questo è sicuro. Noi con i vostri residui di cibo in decomposizione, e loro con le pupù dei pargoli, siamo i più sfortunati. Quelli da cui tutti si tengono alla larga. Giusto il tempo di sentirvi avvicinare e armeggia re con la chiavetta, sollevarci il coperchio, buttare dentro il sacchetto viscido e richiu dere prima che vi arrivi al naso una zaffata

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di quel che conteniamo. Per non dire dei cani che, attratti dal lezzo che emaniamo, ci annusano con interesse e poi ci annaf fiano per bene.

Non è una bella cosa sapere che tutti ti evi tano, che nessuno ti vorrebbe attaccato a casa sua ma a quella del vicino sì, così da essere comodi a buttare l’umido e nel con tempo non avere problemi di odori sotto casa.

Poi, come se non bastasse, ti capita questa cosa qua. Che i camion dei rifiuti ti svuo tano e ti lasciano lì, in mezzo al marciapie de. A volte dieci centimetri più al margine, ma pur sempre a intralciare e a rompere le scatole.

So bene che il mio caso non è isolato e che in giro per la città ci sono altri bidoni che ostruiscono il passaggio. Finché si tratta di marciapiedi abbastanza larghi nessun problema, ma i casi come il mio, dai, non si possono vedere. Ci mancava soltanto di diventare fastidiose barriere architettoniche. Scusate, ma vi da te tanto da fare per dotare i marciapiedi di scivoli, costruite pedane accanto a scalini e scalinate, e poi alè, prendete noi bidoni, ci piazzate in mezzo ai marciapiedi e chi s’è visto s’è visto?

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Lo Schiocco

Il carrello rapito

Questo malandato carrello della spesa staziona da varie settimane in fondo a via Bologna, accanto al muro delle scuo le a due passi dal parco Donatori sangue. La particolarità è che è legato con una catena da bicicletta a un elemento pro tettivo di ferro.

Vai a capire chi l’ha abbandonato lì, im pedendogli di continuare a fare il suo lavoro, quello di entrare e uscire dal supermercato carico della spesa del la gente. Ma vai a capire anche perché qualcuno ha sottratto il carrello dal su permercato per poi ritenere necessario proteggerlo dai ladri legandolo a un pa letto con una catena. Ma forse ha ragio

Se non fosse che siamo tutti bloccati nel le nostre posizioni, fonderei un sindacato di categoria, qualcosa tipo la Federbidoni, chiamerei a raccolta tutti i colleghi – non soltanto quelli nelle mie condizioni, per ché serve solidarietà – e faremmo tutti un bel corteo fin sotto la sede dell’AVA, rivendi

ne lui: di questi tempi non c’è da fidarsi nemmeno a lasciare incustodito un car rello rubato. [S.T.]

cando i nostri diritti, a cominciare da luo ghi di lavoro migliori per tutti.

Vi sarei grato se poteste far presente voi a chi di dovere il caso mio e quello dei miei simi li che si trovano in situazioni analoghe. In fondo, chiediamo soltanto di non disturbare. Il bidone di Strada Pozzato alta

Copertina

Chemello, nato a Schio nel 1989, è partito letteralmente dalla strada una decina di anni fa. Tutto cominciò infatti con l’acquisto di una telecamerina per filmare gli amici di Krap, associazione locale di parkour.

Un giovane regista scledense ha firmato un lungometraggio da record: l’opera prima con il più alto bud get nella storia del cinema italiano. Il film, in sala dal prossimo 28 ottobre, si intito la “Dampyr”, tratto dall’omonimo fumet to horror edito da Bonelli, ambientato in un mondo popolato da vampiri. E il budget messo in campo per produrlo è veramen te di quelli da capogiro: 15 milioni di euro. Una cifra che gli assicura anche un buon piazzamento tra le pellicole più costose prodotte nel nostro paese. A curare la regia di questo cinecomic made in Italy, che sfida i supereroi a stelle e stri sce, è Riccardo Chemello.

Nato a Schio nel 1989, la sua scalata all’O limpo cinematografico comincia poco più di una decina di anni fa partendo - letteral mente - dalla strada. Tutto cominciò infatti con l’acquisto di una telecamerina per fil mare gli amici di Krap, associazione locale di parkour, disciplina che prevede percor si acrobatici in città da lui stesso praticata ad alto livello. Chemello, infatti, nel 2010 da atleta si era già fatto notare per un altro re cord: il primato mondiale nella specialità della “wall run” (letteralmente: “corsa sul muro”).

Il primo film di Riccardo Chemello

Il giovane regista scledense, ha firmato un lungometraggio da record: l’opera prima con il più alto budget nella storia del cinema italiano. Il film, in sala dal 28 ottobre, si intitola “Dampyr”, tratto dall’omonimo fumetto edito da Bonelli, ambientato in un mondo popolato da vampiri.

Da un record sportivo a uno cinematografico: non è un salto breve. Cosa ci sta in mezzo?

“Tante cose, ma il mio sport, il parkour, è stato certamente determinante. Anzi: è stato proprio l’inizio di tutto. Se uno gioca a calcio o a tennis... avere un pubblico è una cosa normale. Invece per chi pratica par kour è tutt’altro che scontato. Se vuoi un pubblico te lo devi conquistare. È stato que sto desiderio a  portarmi a comprare una videocamera usata, per circa 100 euro, con cui filmare le nostre performance. Una co sa tutta artigianale: basti pensare che all’i nizio per ottenere l’effetto grandangolo mi ero addirittura autocostruito un obiettivo con lo spioncino di una porta”.

Proprio un inizio da film. A questo punto serve un colpo di scena.

“Erano gli anni della mia partecipazio ne al Guinness World Record e dell’apertura

del Krapannone: il primo spazio fisso del la nostra associazione. Stavo vivendo una parabola da local hero: i primi soldi, i pri mi viaggi, le visualizzazioni dei miei vi deo su internet che aumentavano. Poi nel 2011 mi sono infortunato a una caviglia. In quel momento ho deciso di investire tut to me stesso nello stare dietro la macchina da presa. Le clip erano il principale cana le per promuoverci, acquisire risorse, cre scere. Dovevano essere di qualità. E soprat tutto convincenti. Il Krapannone per me è stata una grande palestra umana e pro fessionale. Ma ho capito che poteva anche trasformarsi in una gabbia”.

E dunque?

“Ho iniziato a sviluppare dei miei proget ti. Ad esempio seguendo i ‘Jestion’, un team di parkour in ascesa, formato dai migliori atleti italiani. Ho documentato le loro per formance in luoghi come Grecia, Marocco, Malaysia, India, Myanmar... Quelle clip so no state notate da produttori di spot com merciali. E così sono stato coinvolto in quel mondo. Il primo lavoro l’ho accettato forse un po’ ingenuamente e il risultato... beh: oggi non lo considero un granché. Intanto però il mio nome ha iniziato a circolare e ho avuto l’opportunità di provare, impara re, crescere. Fino a gestire set milionari di campagne globali per marchi come Arma ni, Red Bull, Yamaha”. Ma non era abbastanza?

“Lavorare secondo le regole delle agenzie e dei clienti mi facevano sentire vuoto. Sa pevo che prima o poi sarebbe arrivato un

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Qui e nella foto sotto, Riccardo Chemello durante le riprese di Dampyr. Nella pagina a fianco, la locandina del film, in uscita a fine mese

altro ‘Riccardo’ a prendersi la scena. Per questo coi soldi guadagnati dagli spot in vestivo per portare avanti un mio storytel ling, sempre legato al mondo del parkour, ma che andasse oltre il mero esercizio di stile. Nel 2017 ho girato il mio primo docu mentario. E nel 2018 il produttore Andrea Sgaravatti, che da dietro le quinte aveva seguito il mio percorso, mi ha parlato del progetto “Dampyr”. Naturalmente ho capi to che quello per me era il punto di svolta. E anche se inizialmente era una produzione infinitamente più piccola - con un budget di un milione di euro - mi ci sono gettato anima e corpo”.

Un giovane regista arrivato dal mondo dello sport e della pubblicità per girare un film su un cacciatore di vampiri. Un altro bel salto… “Per questo progetto Bonelli e i co-pro duttori Eagle Picture e Brandon Box cer cavano un’ottica diversa, un nome fuori dai soliti giri, un profilo atipico. Ho lavo rato sodo, ho lottato, per portare avanti la mia visione e far crescere il film, arri vando a dargli un respiro internazionale.

E loro ci hanno creduto: una fiducia che, di pari passo alla scelta del cast (a partire dai protagonisti Wade Briggs, Stuart Mar tin, Frida Gustavsson), delle location, del la troupe e delle maestranze - una grande squadra di professionisti italiani di livello globale - si è concretizzata nella crescita del budget, prima cinque milioni, poi die ci, poi dodici…”.

Dovevano essere idee ben chiare per giustifi care questa escalation.

“A questo film hanno contribuito in tutto circa 1.300 persone, ma il regista è il solo

che non può mai permettersi di non avere le idee chiare: quello da cui tutti si aspet tano l’ultima parola. La pressione è una compagna di vita quotidiana: il 98% della realizzazione di un film è fatto di proble mi da risolvere. A volte anche in condizio ni “estreme”. Per esempio la storia di Dam pyr si svolge quasi sempre di notte, quindi durante le riprese abbiamo vissuto anche noi come vampiri: sveglia a mezzogiorno e riprese dalle 18 alle 6 del mattino. Mi so no davvero reso conto che l’essere umano non è un animale notturno. Anche alla fi ne, quando vedi il film finito, te lo godi po co perché l’attenzione è sempre focalizzata sui dettagli”.

Una situazione un po’ diversa da come ce la immaginiamo noi profani.

Lo Schiocco

Funzionerà, quell’avviso?

Questo parcheggio di via Maraschin, di pertinenza dello stabile che ospita una pizzeria e ospitava fino a qualche tempo fa anche un emporio cinese e un negozio di scarpe, è privato (forse fin da quando lì c’era il supermercato Famila) e quindi è destinato ai clienti delle attività com merciali. Capita non di rado, però, che venga utilizzato come “sfogo” da chi va a messa la domenica o al cinema la se ra. Così ecco che un cartello sta cercando di chiarire i limiti all’uso dell’area: “No chiesa No cinema”.

E tuttavia, se lo si legge alla maniera della vecchia pubblicità “No Martini No Party”, può suonare come il monito che una volta veniva dato ai ragazzini in parrocchia o in oratorio: se prima non vai a messa, niente cinema. Così l’effetto rischia di essere op

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La trama del film

Balcani, primi anni Novanta. Mentre in torno a lui infuria la guerra, Harlan Dra ka sbarca il lunario fingendosi un Dam pyr: un essere mezzo umano e mezzo vampiro capace di liberare i villaggi da quelle che i superstiziosi abitanti riten gono essere terribili maledizioni. Ma quando viene convocato da un gruppo di soldati attaccati da creature assetate di sangue, Harlan scopre la verità: lui è davvero un Dampyr. E nella lotta contro il terribile “Maestro della Notte”, con l’a iuto di una vampira rinnegata e un sol dato in cerca di vendetta, scoprirà le sue origini e imparerà a gestire i suoi poteri.

“Quando si ha alle spalle una produzione così solida, per la verità, ogni minimo det taglio viene vagliato e pianificato: questa è una grande sicurezza. E poi c’è quel 2% di cui non ho ancora parlato: momenti di autentica soddisfazione in cui realizzi la meraviglia che si sta compiendo. Come quando si arriva in una location straordi naria o si riprende una scena perfetta. Sono questi spiragli di luce che mi fanno ama re immensamente questo lavoro. Tuttavia mi rendo anche conto che questa passione, se ti lasci possedere, può diventare tossica. Per questo sono contento di trascorrere il tempo che posso a Schio”.

La nostra città è ancora un punto di riferimento? “Nel modo più assoluto. Anche se ormai vi vo tra Roma e Milano, questo è il posto in cui tutto è cominciato. A Schio ritrovo la co munità, i miei amici e i miei affetti. Sono contento di essere circondato da persone che non capiscono cosa faccio, con cui non si parla di lavoro e di cinema. Per questo qui posso disintossicarmi e ricaricarmi. Duran te la pandemia non mi è sembrato vero di poter restare per un anno e mezzo qui”.

A preparare nuovi progetti, immaginiamo. Possiamo avere qualche anticipazione?

“Sto lavorando ad altri due film. Un altro tratto da un fumetto e un progetto perso nale, ma per ora, anche per motivi contrat tuali non posso dire di più”.

E a un giovane scledense stregato dalla settima arte quale consiglio ti sentiresti di dare?

posto. Potrebbe capitare che tanti di que gli ex ragazzini prima vadano in chiesa alla messa e poi la sera al cinema. E lasci no lì l’auto tutte e due le volte. [S.T.]

“Prendi la telecamera e comincia a girare. Prendi quattro amici e fai cinema. Lo studio è importante: per quanto io abbia imparato quasi tutto alla “school of life”, ho dovuto co munque leggere e apprendere molto. Però non stare lì a fare troppa teoria: fai cinema. All’inizio farà schifo, ma non ti arrendere. E soprattutto: impara a vendere le tue idee. Perché le opportunità arrivano, ma bisogna anche sapersele andare a prendere”. ◆

Schio ◆ [5]

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“Ero studente fino a poco fa – dice il docente ventennericonosco subito la faccia di chi non ha capito quello che ho spiegato e ripeto senza che me lo chiedano”.

L’anno scorso, a 19 anni, è stato il docente più giovane d’Italia. Ora, per il suo secondo anno in cattedra, all’ITT “Chilesotti” di Thiene, Alessandro Zin sa già che cosa significa insegnare fa cendosi rispettare e sente ancora di avere quella “marcia in più”: “Ero studente fino a poco fa, riconosco subito la faccia di chi non ha capito quello che ho spiegato e ri peto senza che me lo chiedano”. Ha inoltre superato lo scoglio più duro, quello di dare del “tu” ai colleghi docenti, che fino al gior no prima di salire in cattedra aveva chia mato con rispetto “professore”.

Alessandro Zin, insegnante al “Chilesotti” a soli 19 anni, un record italiano. A cosa è dovuto?

“Il mio è un doppio record, perché oltre a essere il più giovane l’anno scorso ero an che l’unico che ha insegnato teoria, mentre altri giovani studenti, comunque più gran di di me, insegnavano soltanto laboratorio. La crisi di docenti in ambito tecnico-scien tifico è il motivo, le scuole si trovano senza docenti e chiamano i giovani diplomati là dove possono inserirli”.

Perito elettronico, campione mondiale di robo tica con il “Chilesotti”. Uscito dalla porta come studente e rientrato come prof. Qual è stata la prima sensazione?

“Ero molto agitato nell’immaginare il rap porto con gli studenti. Sapevo che mi sa rei trovato a insegnare a coetanei, che fi no all’anno prima incontravo nei corridoi. Sentirmi chiamare ‘professore’, o ‘prof’ all’inizio mi ha destabilizzato. Ho fatto dei mezzi sorrisi, ma non sapevo come com portarmi. Mi sono sentito un po’ fuori luo go, ho dovuto concentrarmi per calarmi nel ruolo, cambiare il metodo da studente che ascolta a docente che insegna”.

È stato difficile farsi rispettare? Sei stato più bravo tu ad avere polso o i ragazzi che hanno riconosciuto il tuo ruolo?

“Sono stato molto fortunato. I ragazzi mi hanno rispettato da subito, sono stati col laborativi. C’erano addirittura dei ripetenti,

Professore al “Chilesotti” a diciannove anni

Quello del thienese Alessandro Zin è un record: l’anno scorso, a 19 anni, è stato il docente più giovane d’Italia, l’unico che ha insegnato teoria all’istituto tecnico ai coetanei suoi allievi.

E il rapporto con i colleghi insegnanti? È stato difficile o semplice?

“All’inizio ero imbarazzato. Davo loro del lei perché ero abituato a fare così, ma han no insistito che io dessi loro del “tu” e alla fine ho imparato a farlo. Però non è stato semplice. Mi hanno detto che erano felici di avermi lì ancora con loro. In effetti am metto che ero formato, ero pronto e anche i colleghi nuovi mi hanno accolto bene. Purtroppo, a causa del Covid, abbiamo fat to i consigli di classe online, ma l’ultimo, in presenza, è stato il più bello di tutti”. Ora il tuo secondo anno da insegnante come lo vedi?

quindi più grandi di me. Subito ero preoc cupato e temevo di dover trovare un modo per avere la mano dura. Invece i ragazzi mi hanno accettato volentieri come professo re. Riconoscevano il mio ruolo, nonostante la giovane età. Sono stati bravi e disponi bili, avrebbero potuto tentare di approfit tarsene e in tal caso io mi ero preparato ad affrontarli. Però non mi hanno messo in quella condizione. La cosa per me più bella e divertente era che, essendo stato studente fino a poco prima di salire in cattedra, sa pevo riconoscere le loro facce quando non capivano qualcosa, perché erano come la mia faccia dell’anno prima. Sentivo addos so la loro confusione, il timore di chiedere una spiegazione in più. E allora rispiegavo, consapevole che era fondamentale. Mi fer mavo, ripetevo, facevo dei mini test. E loro apprezzavano”.

“Più semplice da un punto di vista menta le e organizzativo. Con la consapevolezza che entrare in classe è ogni volta una sfida nuova: non sai mai se i ragazzi quel gior no hanno voglia di studiare o preferiscono distrarsi. Dopo il primo anno però penso di saper gestire meglio la preparazione delle lezioni e dei compiti. L’esperienza aiuta”. Quello da insegnante è stato il tuo primo stipendio? Come l’hai usato?

“No, avevo lavorato in un’industria. Ma è stato entusiasmante vedere il primo sti pendio da parte del Ministero dell’Istruzio ne. Li ho investiti in formazione per appro fondimento in alcuni corsi all’università, in particolare sto studiando cinese”.

Sei stato uno dei campioni mondiali di robotica con la tua scuola. Ti è servito durante le lezioni?

“Assolutamente sì.Abbiamo vinto i mondiali pochi mesi prima della fine della scuola e io ho iniziato a insegnare poco dopo. Ho riuti lizzato l’argomento nelle mie lezioni, ho por tato in classe il robot per spiegare bene. La ro botica è per me uno degli argomenti più belli nell’ambito di elettronica e automazione”. ◆

[6] ◆ Thiene
Alessandro Zin, primo a sinistra, con la squadra del “Chilesotti” vincitrice due anni fa dei mondiali di robotica

Attualità

Il problema dei furti di frutta, verdura, legna ma anche attrezzi da lavoro viene segnalato ai Reghellini, ma anche a Cogole, Formalaita, Liche, Cengia, Ruari. A Giavenale, in aperta campagna, a primavera sono stati perfino estirpati molti rami con fiori di pesco.

Fino a qualche anno fa si notavano, nei boschi, cartelli con scritto “La raccolta di castagne, noci o altro, è furto”. Chissà perché, ma sono praticamente spa riti dalla circolazione: ogni tanto ne spun ta qualcuno qua e là, arrugginito dal tempo. Eppure, questo tipo di furti è aumentato, e non si tratta solo di castagne o noci. Be ninteso, in questo periodo di castagne ce ne sono pure a lato strada e nulla vieta che famiglie con piccoli al seguito prelevino i frutti che sono lì, e non all’interno del bo sco. “Perché i boschi sono di proprietà pri vata – tengono a precisare alcuni abitanti di Contrada Reghellini che ci hanno con tattato – e spesso vediamo uscire perso ne con cesti colmi di chiodini, castagne o marroni”.

“Il problema del furto di prodotti non si limita però ai boschi – continuano i resi denti allarmati –. Ci sono persone che en trano sistematicamente nei nostri orti, che quassù come altrove si coltivano con fatica e spesso senza mezzi meccanici. Sparisco no così verze a intere file, zucche, pomodo ri, patate… Tanta frutta (prugne, albicocche,

Allarme in contrada: c’è chi depreda orti, ruba legna e attrezzi

Residenti dei Reghellini denunciano razzìe continue da parte di ignoti che spogliano i loro orti e rubano in proprietà private. “Ci sono persone che entrano sistematicamente nei nostri orti, spariscono così verze a intere file, zucche, pomodori, patate…C’è chi, sfiduciato, qui non coltiva più. Siamo veramente al limite”.

lamponi…) arriva in tavole che non sono le nostre e c’è addirittura chi, sfiduciato, qui non coltiva più. Spesso i nostri orti non so no recintati, nei giorni feriali scendiamo a valle per lavorare lasciandoli incustoditi e così, quando non ci siamo, pensano altri al raccolto che dovremmo fare noi. Siamo ve ramente al limite: abbiamo più volte aller tato le forze dell’ordine che, va detto, pas sano per qualche giro di ricognizione, ma è ovvio che non basta”.

Dunque, è questione di educazione e ri spetto, la cui carenza è ormai endemica in tanti settori. Ai Reghellini ci hanno mo strato interi filari di viti senza più grappo li e buche dove sono stati addirittura estir pati alberi da frutto.

“In questo periodo abbiamo anche proble mi con la legna – continuano – e pensiamo proprio che i furti aumenteranno con l’ar rivo del freddo. Noi la sistemiamo spesso lungo la strada e quella di qualità migliore viene portata via”.

Non si tratta comunque di un problema li mitato ai Reghellini: frutta, verdura, legna vengono prelevati indebitamente anche a Cogole, Formalaita, Liche, Cengia, Ruari…. Altre contrade della Val Leogra, per esem pio nel comune di Valli del Pasubio, subi scono furti simili. A Posina c’è chi s’è vi sto rubare mele, pere, il decespugliatore,

la motosega e attrezzi vari per lavorare nel bosco. A Giavenale, in aperta campagna, a primavera sono stati perfino estirpati mol ti rami con fiori di pesco, probabilmente per addobbare, senza però pensare al dan no provocato alla pianta da frutto.

“Riteniamo che non siano furti legati a ne cessità – precisano i residenti dei Reghelli ni – e quindi sono ancor più ingiustificati. Qualche volta siamo riusciti a cogliere sul fatto, con tanto di borse al seguito, chi ru bava i nostri prodotti: qualcuno, una volta redarguito, li restituiva con consapevolez za; qualcun altro li lasciava sì, ma apostro fandoci in malo modo”.

Come se non bastasse, nella zona di Piane i cinghiali la stanno facendo da padroni e spesso ci pensano loro a rifinire l’opera ini ziata da altri.

“Chiediamo rispetto - concludono scon solati gli abitanti – per i nostri orti e per i nostri boschi che, molto spesso, siamo co stretti a ripulire da quanto abbandonato lì: bottiglie, involucri vari, fazzoletti... Ciò che ci dà un po’ di speranza è solo il fatto che i giovani sono più attenti alla proprietà e all’habitat: sappiamo per certo che sono perlopiù cinquanta-settantenni a sporcare e a portarsi via ciò che non è loro. Ci conso la almeno il fatto che i ragazzi hanno una maggiore coscienza ambientale”. ◆

Contrada Reghellini L’opera dei cinghiali
[8] ◆ Schio

Attualità

Via Riva di Magrè, via S.Pio X, viale Roma e via Campo Sportivo. Que ste quattro strade compongono un quadri latero che da tempo crea qualche cruccio alla viabilità cittadina. Negli ultimi dieci anni prima l’amministrazione Dalla Via e poi quella Orsi hanno messo mano, con so luzioni diverse, all’incrocio semaforico tra via Roma e via S.Pio X, ma non si può dire che i problemi di fluidità del traffico e di sicurezza stradale siano mai stati davvero risolti. Attualmente le criticità sono sia al semaforo (tempi del rosso eterni su alcune direttrici, ancor più per i pedoni che devo no attraversare e che spesso finiscono col farlo appena vedono la strada libera) sia ne gli altri punti di incrocio del quadrilatero, dove occorre fare sempre molta attenzione alle immissioni. Ecco allora che un attento cittadino ci ha fatto arrivare una proposta di modifica viaria molto circostanziata, che prevede di realizzare quattro nuove piccole rotonde nel “quadrilatero” indicato, con il passaggio a doppio senso di marcia delle vie interessate.

“L’obiettivo – spiega l’autore dell’idea, per sona riservata che preferisce con appari re - è un alleggerimento della viabilità per chi da Magrè deve scendere in città sen za dover fare il giro dell’oca, ovvero diret tamente dalla Riva di Magrè; e lo stesso dicasi per chi dalla zona industriale o da Ca’ Trenta deve recarsi in centro a Magrè o a San Benedetto che, con la soluzione che propongo, avrebbe la possibilità di passa re direttamente da via Pio X utilizzando le due nuove rotonde; per non dire di coloro che sono costretti a passare da via Campo Sportivo per andare in centro a Schio o an dare in centro a Magrè e devono duellare con coloro che vengono da viale Roma, an ch’essi diretti sia da una parte che dall’al tra, pur avendo diritto di precedenza”. Il progetto, come appare nella mappa, è piuttosto originale. Eccolo condensato in cinque punti.

1) La realizzazione delle rotonde ai quattro incroci, osserva il lettore, “consentirebbe in primo luogo di ridurre inquinamento e tempi di attesa per le soste dei veicoli a cau sa del semaforo fra viale Roma e via Pio X, che ha una durata troppo breve nella diret trice via Pio X-viale Roma verso San Bene detto, oppure verso Ca’ Trenta, con lunghe ed estenuanti file di auto, mentre il tempo a disposizione per chi deve andare verso via

Un’idea (e quattro rotonde) per la viabilità di Magrè

Un intraprendente lettore propone un’originale idea per rivisitare la viabilità nel quadrilatero compreso tra via Riva di Magrè, via S.Pio X, viale Roma e via Campo Sportivo. “Migliorerebbe la fludità del traffico e la sicurezza stradale di tutti”, assicura.

Campo Sportivo e quindi per il centro città o per andare verso la ex Banca di Magrè, è molto più lungo, tant’è che molti preferisco no allungare scegliendo questa opzione an che per andare a Ca’ Trenta o S.Vito”.

2) Verrebbero diminuiti disagi e rischi per chi proviene da via Cristoforo-via Pio X e deve svoltare a sinistra verso viale Roma diretto in via Campo Sportivo. “Qui si deve stare molto attenti a dare la precedenza a chi proviene da Ca’ Trenta o da viale Ro ma-San Benedetto; e lo stesso vale per chi, provenendo da via Riva di Magrè, è diretto in via Pio X: non è chiaro se c’è da dare la precedenza a chi proviene da destra, cioè da via Cristoforo, da cui spesso si arriva a grande velocità”.

3) con il sistema delle rotonde verrebbero eliminate le code che si formano quando qualcuno, provenendo da Ca’ Trenta, deve svoltare verso sinistra, ma, dovendo star fermo in mezzo alla strada per dare la pre cedenza a chi proviene dalla parte alta di via Pio X, finisce col fare da tappo anche al le auto che vorrebbero svoltare a destra per andare verso via Campo sportivo.

4) Si andrebbe a scoraggiare chi proviene dalla zona industriale o dalla zona della Banca ed è diretto al centro di Magrè e che,

pur di evitare il famigerato semaforo, pas sa spesso per le vie interne (Mantova, Biella, Prato, Collareo), tutte contrassegnate dal se gnale di zona residenziale: “Molti utilizzano queste vie per poi portarsi in via Cristoforo, via Parafitta e poi dirigersi verso Pieve”.

5) Si riuscirebbe infine anche a ridurre la velocità di quegli sconsiderati che nelle vie a doppia corsia come via Riva di Magre’, via Pio X e viale Roma, corrono e sorpassano a grandi velocità anche a destra, con enor mi rischi di chi deve attraversare i passaggi pedonali e ciclabili.

Tutte osservazioni meritevoli di approfon dimento. Anche perché si tratta di modifi che viarie realizzabili con poco sforzo: ba sterebbe modificare i manufatti centrali già presenti in tutti e quattro questi incro ci e creare quelle piccole “pedane-rotonde” già presenti anche sul viale di Ca’ Trenta, aggiornando ovviamente la segnaletica orizzontale e verticale.

E se proprio si dovesse ritenere la cosa troppo complessa, andrebbe quantomeno approfondita l’eliminazione del semaforo fra viale Roma e via Pio X, fonte di molti disagi anche per l’inquinamento nelle ore di punta a causa delle file di auto. ◆

L’area con il “quadrilatero” interessato dalla proposta di realizzare quattro rotonde, con traffico in entrambe le direzioni di marcia
[10] ◆ Schio

Attualità

Il Rifugio Papa sta al Pasubio come l’Ar co di Trionfo sta a Parigi. Entrambi so no punti d’incontro, sia fisici che simbolici, di tante strade. Il Papa, a Porte del Pasubio, è il punto d’arrivo non soltanto della Strada delle 52 Gallerie, ma di tutti i sentieri, i per corsi e le mulattiere che portano al monte dal versante italiano. Un luogo che, subito dopo la Grande guerra, è entrato nel cuore e nell’immaginario collettivo della gente della val Leogra e non ci è più uscito. Un luogo che all’inizio del Novecento era un territorio di rupi benvoluto soltanto dalle pecore, che con la guerra è stato abitato lo ro malgrado da schiere di soldati trincerati a fermare gli austriaci, e che nei decenni successivi è sempre più entrato nelle méte degli escursionisti e del turismo di mon tagna.

Al Pasubio come crocevia non soltanto di strade ma anche e soprattutto della “gran de storia” legata alla guerra e di tutte le pic cole grandi storie dei soldati che lì hanno combattuto perdendo in molti casi la vita, è dedicata la mostra fotografica “Porte del Pasubio 1916-2022. Dalla città della guerra al Rifugio Papa”, che è stata inaugurata a

Il Ges a Settecroci con i ragazzi dell’Itis

Venerdì 23 settembre il Coro Ges è torna to a cantare sul Pasubio presso la Chie setta Settecroci. Durante la giornata, il coros, diretto per l’occasione da Filiberto Zanella, con la collaborazione del Grup po ANA di Schio e del Boomerang Cluh, ha cantato per oltre 200 ragazzi dell’Itis “De Pretto di Schio in visita agli scenari della Prima guerra mondiale, accompa gnati da alcuni insegnanti per una le zione di storia diversa dal solito.

Benvenuti a Porte del Pasubio

La “piccola città” fatta di baracche, sorta a Porte del Pasubio durante la guerra, nella quale vivevano i soldati al fronte. Sotto, la folla presente all’inaugurazione del Rifugio Pasubio, nel luglio del 1922

I cent’anni del Rifugio Papa sono l’occasione che ha portato ad allestire a Palazzo Fogazzaro una mostra fotografica che racconta la storia di Porte del Pasubio: la “città della guerra” cresciuta negli anni del conflitto per ospitare i soldati, l’inaugurazione e il progressivo sviluppo del rifugio alpino, la nascita dell’alpinismo fino al turismo di massa.

inizio mese a Palazzo Fogazzaro e rimarrà aperta fino al 26 marzo (ma c’è già da scom mettere su una proroga). L’esposizione è un po’ il “secondo tempo” dell’altra gran de mostra dedicata al Pasubio, quella che cinque anni fa era stata dedicata alla Stra da delle Gallerie in occasione dei cent’anni dalla costruzione.

In questo caso a compiere cent’anni è il Ri fugio Papa, inaugurato nell’estate del 1922. E a legare le due mostre, oltre ai due cente nari da ricordare, è prima di tutto il nome del curatore, Claudio Rigon, una garanzia sotto il profilo della conoscenza della ma teria e del rigore della ricerca.

L’esposizione racconta dunque centocin que anni di storia di Porte del Pasubio: la “città della guerra” cresciuta negli anni del conflitto per ospitare e far vivere i solda ti, il rifugio alpino dapprima denominato “Pasubio” e qualche anno dopo al generale Papa, la scoperta della montagna e la na scita dell’alpinismo fino al turismo di mas sa. Tutto raccolto in circa 350 fotografie, in gran parte inedite, ritrovate perlopiù con una certosina ricerca presso archivi fami liari, biblioteche e musei.

La mostra è divisa in quattro sezioni. La prima è dedicata alla “città della guerra” e copre il periodo bellico e poco oltre, ossia dal 1916 al 1920: racconta il sorgere delle baracche e delle costruzioni durante l’in verno del 1916-1917, lo sviluppo della “città” nel corso dell’estate e la vita che i soldati

vi facevano, e arriva al primo dopoguerra. La seconda parte parla del Rifugio Pasu bio, nome originario dell’attuale “Papa”, e va dal 1922, anno dell’apertura, al 1937. Qui si possono vedere le foto della giorno dell’i naugurazione, il 2 luglio, quando a Porte del Pasubio arrivò una vera folla, quasi 4 mila persone, a testimoniare da subito co me quel luogo fosse già parte del sentimen to collettivo.

La terza parte si focalizza sul periodo, nella seconda metà degli anni Trenta, in cui il Pasubio si trasforma da area eroica ad area turistica legata all’escursionismo. Nasce la Strada degli Eroi, si ristruttura quella de gli Scarubbi, le auto salgono fino a Porte, si istituisce un servizio di autocorriere do menicale, si amplia il rifugio e negli anni Sessanta si arriva perfino a ipotizzare il progetto della realizzazione di una funivia per lo sviluppo dell’attività sciistisca sul Pasubio, un’idea di pura fantascienza che rientrava nello spirito modernizzatore del tempo (v. box a lato).

[12] ◆ Schio

Attualità

Il rifugio Papa come appare oggi, dopo la realizzazione della nuova ala - l’edificio grigio - che ospita nuovi spazi per la cucina e una foresteria per i collaboratori del rifugio

Tutti a sciare sul Pasubio

Dalle parti dell’Ossario possono partire pi ste da sci da far concorrenza alle miglio ri località delle Dolomiti. Basta costruire una bella funivia e il più è fatto. L’idea si fa largo a metà degli anni Sessanta in alcuni ambienti cittadini.

Non è un’idea nuova, peraltro. Risale al 1936, quando l’Ente provinciale per il tu rismo aveva pubblicato un opuscolo cu rato dall’ing. Giuseppe De Luca, dal titolo “Memoria per la costruzione della funivia nazionale del Pasubio”. De Luca aveva pro posto di seguire il tracciato della vecchia teleferica di guerra, cosa facile perché i resti di quell’opera erano chiaramente vi sibili negli imponenti zoccoli di cemento allineati lungo la Val Canale. (...)

Già nei primi anni Sessanta era stato co struito uno skilift da Pian delle Fugazze verso il versante nord del monte Cornetto: un impianto privato che però non era poi stato collaudato, e dunque non era mai en trato in funzione. Il CAI di Schio, dal canto suo, aveva cominciato a organizzare delle gare di fine stagione sul monte Pasubio, sfruttando proprio il canalone del Cornet to. (...)

Agli inizi di gennaio del ‘66, dunque, l’as semblea annuale del CAI discute il proget to di una funivia da Pian delle Fugazze al Rifugio Papa. L’intenzione è quella di cer care di valorizzare il Pasubio, lanciando la montagna sacra agli scledensi come zona di turismo invernale.

Impensabile, secondo il parere comune, non fosse altro perché le strade di acces so restano intransitabili da novembre a giugno. Se è per questo non c’è problema, dicono i sostenitori dell’idea del Pasubio sciatorio: si può costruire una funivia che porti direttamente in quota, dove ci sareb

be la possibilità di ricavare almeno cinque campi da sci, tra i più belli del Veneto e del Trentino, ad altitudini da grande monta gna: tra i 1900 e i 2200 metri. Con gli im pianti giusti, si sostiene, si potrebbero or ganizzare gare di fondo, di salto, di discesa, di slalom. Di tutto, insomma. (...)

In aprile, al Cai vengono presi in esame due progetti di impianto di risalita, com missionati in precedenza a una ditta spe cializzata di Trento. L’aspetto fondamen tale della faccenda, però, è come al solito molto concreto e “terra terra”: chi paga? Chi sarebbe il finanziatore dell’opera? È proprio sul chi-fa-cosa che si arena tutto. Per quanto affascinante potesse essere il progetto, non si riesce a superare l’osta colo, più alto del Pasubio, del “conquibus”. L’idea di un Pasubio per sciatori riemer ge all’inizio del ’69, quando viene costitu ita una società ad hoc per lo sviluppo de gli sport invernali nell’area del Pasubio. La società si pone un obiettivo di fondo: la realizzazione di una sciovia lunga 460 metri, destinata a servire tre future piste da sci, una lungo il canalone del Cornetto e altre due ai suoi lati. (…) L’iniziativa ri mette in moto discussioni e analisi circa le prospettive turistiche della montagna sacra. Torna d’attualità il progetto della funivia fino al Rifugio Papa, creando pre occupazione in una certa parte degli am bienti alpinistici locali. (...)

Anche in questo caso il progetto rimarrà sulla carta. Di lì a poco l’uomo sarebbe ar rivato sulla Luna. Ma arrivare sul Pasubio in funivia, quella sì ancora oggi è fanta scienza.

(Tratto da “I dieci anni che cambiarono Schio” di S.Tomasoni, Edizioni Menin, 2006)

La quarta sezione, infine, va dalla fine del la seconda guerra mondiale a oggi e rac conta nello specifico la vita del Rifugio Papa, la montagna che diventa teatro di un escursionismo di massa, per arriva re all’ultimo intervento di ampliamen to, con il nuovo “corpo servizi” costruito e da poco inaugurato, proprio alle soglie del secolo di vita. Le dodici sale in cui si snoda l’esposizione, costruiscono in defi nitiva un percorso che diventa un viag gio nel tempo, nella storia, ma anche nel la trasformazione della società.

“La mostra è connessa con quella pre cedente sui cent’anni della Strada delle Gallerie: insieme costituiscono un ditti co delle nostre montagne – spiega Claudio Rigon -. All’inizio questa era stata pensata come la quarta sezione dell’altra mostra, perché Porte del Pasubio è il punto dove arriva la Strada. In partenza era semplice mente un passo, una sella, niente di più, ma con la guerra diventa lo snodo princi pale di tutte le strade e i sentieri che por tano al Pasubio dal versante italiano. E a Porte del Pasubio sorge, durante il conflit to, una vera e propria piccola città: case, baracche, aggrappate alla roccia, stradine, scalette, terrazzamenti fatti a regola d’ar te. Un brulichio di soldati”.

Ne emerge, alla fin fine, una mostra con un chiaro disegno di fondo, una logica narrativa che nasce da un’intuizione del curatore.

“Mentre raccoglievo il materiale – spie ga Rigon - mi appariva sempre più chia ro che queste fotografie, che poi i soldati mandavano a casa, parlassero non tanto della guerra quanto piuttosto di un biso gno di casa, di paese. Esprimessero dav vero un tono affettuoso per questo luogo, costruito per reggere l’inverno, per resi stere, fare casa. Esprimono un sentimen to di appartenenza. La mostra è la storia di un legame”.

Un legame che all’inizio ha riguardato i soldati impegnati in prima linea, e che poi, con il passare del tempo e delle ge nerazioni, non ha fatto che consolidarsi. Del resto, fin da subito dopo la guerra, è qui, alle Porte del Pasubio, che il Cai di Schio decise di concentrare tutte le sue risorse e i suoi sforzi, costruendo il suo rifugio alpino su una casa dei soldati. Da allora sono trascorsi cent’anni e i luo ghi, i paesaggi e la storia raccontati nelle foto della mostra sono più che mai nel cuore e nell’anima di chi abita la val Le ogra.

Schio ◆ [13]

Attualità

La struttura di Casa Insieme ospita dalla prima campanella dell’anno scolastico 2022/2023 più di 100 alunni trasferiti dall’ex sede delle Dorotee in centro città. Un nuovo corso o una “rinascita”, visto che la tradizione portata avanti dalle madri rischiava di appassire, dopo la crisi di un decennio fa.

Un progetto fondato su una strut tura solida e con le radici ben piantate in un territorio da sempre “ami co”, senza buttare via nulla del passato e di ciò che per quasi un secolo e mezzo han no seminato le Suore Maestre di Santa Do rotea, a Thiene dal 1880 fino alla chiusura dello storico istituto scolastico di ispirazio ne cattolica, nel giugno scorso. Il progetto è quello della “Grande Quercia”, la scuola paritaria che ha raccolto l’eredità delle ex Dorotee, ospitata da metà settembre nel la nuova sede di Casa Insieme: otto classi tra primarie e “medie” e un totale di 105 alunni.

Un nuovo corso o una “rinascita”, visto che la tradizione portata avanti dalle madri ri schiava di appassire, dopo la crisi di un de cennio fa, in un alternarsi di preoccupazio ni che hanno toccato da vicino non solo il corpo docente ma anche tante famiglie di Thiene e dintorni, oltre a gettare un velo di malinconia ai tanti ex studenti della zona cresciuti tra i banchi delle “Dorotee”. Ora è di nuovo tempo di sorrisi. Che ir radiano alle 8 del mattino i volti degli 85 iscritti alle cinque classi delle primarie e i 40 preadolescenti sui banchi delle “medie”, salutati all’ingresso di Casa Insieme da Sil via Turra, la prima “coordinatrice dell’atti vità didattica” della “Grande Quercia”. È lei, già memoria storica a soli 46 anni, a illu strare i tratti salienti del passato recente e del futuro dell’istituto, reduce dalla svolta epocale, dopo il trasloco di “salmi e baga gli” dall’ex sede di Thiene. Lei che da ormai quasi 25 anni frequenta l’ambiente delle (ora) ex Dorotee, avendo iniziato da scola retta e poi da studentessa fino al diploma.

“Quello di Grande Quercia è un nome scel to e approvato da consiglio d’amministra

Rivive l’eredità delle suore Dorotee

Dopo la fine della storica presenza delle Suore Maestre di Santa Dorotea, che a Thiene sono state una realtà molto sentita dal 1880 fino a poco tempo fa, sono ora arrivati in porto i tentativi di non perdere l’esperienza formativa delle Dorotee ed è partita una nuova scuola che si rifà a quella tradizione ultrasecolare

zione e personale docente – spiega Turrama a dire la verità è uscito da una serata conviviale. Nasce dalla propensione a in novare, con un passato che vogliamo por tare avanti e che si basa su radici e valori importanti. L’idea di quest’albero ci piace va, non solo per le radici profonde nel ter ritorio, ma anche per i rami che tendono al sole, alla luce e quindi al futuro. Una delle clausole ci imponeva di mutare denomi nazione e, un anno fa, era il 4 ottobre 2021, in un clima di amicizia si è discusso fino a trovare Grande Quercia”.

Un logo che nasce dalle mani di una bam bina, con una serie di matite colorate che “prendono il posto di rami e radici”, e quin di premiato dalla giuria interna che lo ha ribattezzato come “distintivo colorato” di tutti gli iscritti accompagnati a crescere all’ombra di una quercia vivace e sicura.

“Il simbolo proviene da un disegno di una nostra ex alunna, Charlotte, attraverso un concorso promosso nella scuola”.

Non solo Thiene. Anche Zanè, Villaverla, Sarcedo, Montecchio Precalcino e altri pa esi, per di più sdoganando la credenza di

un tempo che si trattasse di una scuola frequentata “dai siori de Thiene” per dirla in dialetto. Prima della quercia così come la si vede oggi, però, il “terreno” da prepara re è stato parecchio dissestato. Sono servi ti davvero anni di lavoro per raccogliere i frutti odierni.

Quando le prime avvisaglie del rischio che incombeva sul futuro dell’istituto parita rio? “Nel 2010, quando è stata comunica ta la volontà di chiudere dalla sede madre che allora si trovava a Roma – è un racconto non privo di occhi velati di sofferenza per la “prof” di allora e preside oggi -, per l’assen za di ricambi tra le suore Dorotee, a causa del calo di vocazioni prima di tutto. In quel momento, dopo lo scoramento iniziale, noi del personale interno nel giro di un mese ci siamo guardati in faccia per cercare soluzio ni. Le abbiamo provate tutte, fino ad arrivare al 2020 e ai giorni nostri, con la prospettiva di dover trovare una nuova sede e lasciare quella storica nel centro di Thiene. Un luo go adatto e un ente gestore erano le priorità. Non è stato facile. Ma non siamo mai rima sti soli, va detto anche questo”.

L’ingresso della nuova scuola dalla parte delle “medie”
[16] ◆ Thiene

Nei tempi più floridi, fino agli anni ’90, l’i stituto gestiva anche le ex scuole magi strali, formando generazioni di maestre e maestri, oltre che il liceo sociale e il liceo sportivo, ospitati sempre nella sede di via Corradini. Poi la crisi, le dismissioni delle classi superiori, e al progressiva uscita di scena delle suore maestre. Fino al periodo di transizione coinciso con la pandemia, ad acuirne le problematiche, poi concluso con la nascita dell’attuale configurazione, vale a dire la Cooperativa sociale “Cresce re e Fare” nata nel marzo 2021 e presieduta sempre da Silvia Turra. Dopo il ringrazia mento a chi ha traghettato la gestione af fidata a una prima cooperativa con sede a Verona (“Cultura e Valori”). Passaggi neces sari per stare in piedi da soli conservando in cartella insegnamenti, principi e metodi ereditati dalla formazione presso la “Santa Dorotea”.

“Insieme al presidente di Cultura e Valo ri – spiega Turra - è nata l’idea di fondare una realtà autonoma nel nostro territorio, e grazie ai cinque soci fondatori locali e all’apporto di due figure provenienti dalla sede di Verona ci siamo arrivati”.

Poi il patto finale con la realtà associativa neosorta a Thiene, la casa delle Associa zioni sorta alla Fondazione Pegoraro Ro manatti, e l’ospitalità permanente nella struttura di Casa Insieme concordata in prospettiva nel 2019, grazie anche al lavo ro di “cucito”, di mediazione tra le parti e ricerca di soluzioni, con l’ex sindaco Gio vanni Casarotto in prima linea, pur sen za alcun potere decisionale trattandosi di scuola privata.

“Siamo soddisfatti di quanto fatto e dei

numeri attuali – osserva Turra - vista l’in certezza che è regnata negli ultimi due/tre anni sul futuro dell’istituto e il calo demo grafico generale che patiscono le scuole di ogni ordine e grado. Intorno è tutto nuovo e stimola idee e proposte che ora possono prendere forma in questa sede, moderna e con il verde intorno da valorizzare”. Non a caso uno dei progetti “in pentola” è la gre enschool sfruttando gli spazi esterni, oltre alle attività nelle due palestre presenti e il servizio di mensa per gli alunni.

Elementi di continuità e altri invece da ac cantonare dall’esperienza di 140 anni delle Dorotee?

“La nostra è sempre stata e continuerà a essere una scuola costruita sulla relazione

A Zanè oltre duecento ciclisti in erba

La località Campagne ha ospitato la prima edizione del Trofeo in memoria di Pietro Dal Santo, fondatore di Faizanè.

Duecentoventuno ragazzini e ra gazzine in sella alle rispettive bici che pedalano in campagna alle… “Campagne”, località di Zanè che ha ospi tato il “1° Trofeo Faizanè – Memorial Pietro Dal Santo”. Una corsa dedicata ai baby che mancava da oltre 35 anni da queste parti, e che ha portato un migliaio di persone tra iscritti, staff e familiari – provenienti da buona parte del Veneto – a seguire gli sprint dei baby del ciclismo nostrano. Un tributo alla memoria del fondatore dell’azienda Faizanè, un cultore dei peda li: una passione lasciata in eredità ai figli che hanno contribuito a riportare un even

to sportivo dedicato ai talenti del futuro a Zanè, paese che vanta una tradizione an tica in questa disciplina, dai tempo della “mitica” squadra “Alpilatte Zanè” e della corsa Zanè-Monte Cengio. Dopo il ritrovo nell’area della scuola Ca’ Ca stelle, gli atleti hanno indossato le divise multicolori dei rispettivi club (18 le asso ciazioni sportive invitate) - e il caschetto di protezione in vista degli start del “Circuito della Campagne”, la “pista” tra le vie citta dine che ha fatto da scenario della mani festazione. Tanti gli applausi in particolare per i più piccoli, i 36 partecipanti alla ver sione di gioco-ciclismo al via per la corsa

Attualità

– afferma la coordinatrice -, non vogliamo cancellare nulla del passato. Si tratta di in novare tenendo a mente valori del nostro percorso formativo, perché stare al passo con i tempi è importante, sfruttando i be nefici di una struttura più high tech e an che il contesto naturale intorno. È nostro dovere, insieme alle famiglie, agevolare la crescita di cittadini responsabili e rispetto si dell’ambiente e del pianeta, ad esempio educarli agli aspetti legati all’ecososteni bilità, ai consumi a km zero, all’apertura a tante attività extra didattiche. Tante pro poste per il futuro le teniamo in serbo per un domani, novità su cui stiamo lavorando per ampliare non solo l’offerta formativa, ma anche altro”. ◆

dimostrativa. A fianco dei piccoli pedala tori anche alcuni campioni del passato e del presente, come ospiti speciali: Davide Gaburro, attuale “pro” veronese in forza al la società CSF Bardiani Faizanè e l’ex cicli sta vicentino Angelo Furlan.

Scolari delle elementari in aula I giovani ciclisti in azione al 1° Trofeo FaiZanè
Thiene ◆ [17]

Attualità

Uno dei progetti di ripopolazione della fauna veneta ha nel Centro di Veneto Agricoltura un tassello essenziale ai più sconosciuto.

Non tutti, nemmeno tra gli stessi residenti di Montecchio Precal cino, sono a conoscenza che a due passi da casa esiste una sorta di “oasi” verde che custodisce semi e piante per preservare gli esemplari di vegetazione tipica di più aree del Veneto dal pericolo estinzione.

Sementi e piantine, in particolare, che cre scono in un ampio spazio adibito a vivaio non solo a scopo didattico, ma con il fine di “ripopolare” foreste, campagne e perfino le aree verdi di paesi e città secondo un pia no certosino definito da Veneto Agricoltu ra, ente che lavora per conto della Regione Veneto e che in Montecchio Precalcino ha proprio una delle sue sedi. Si tratta sicura mente di un lavoro attento e impegnativo quello che gli operatori del Centro Biodi versità Vegetale e Fuori Foresta portano avanti, ampliando di anno in anno l’attivi tà vivaistica per conservare la flora locale, a ragione considerato uno dei beni più pre ziosi del pianeta. Le attività di studio e ri cerca si affiancano alla cura puntuale degli “ospiti”, seguendo l’indicazione di moltipli care le specie vegetali autoctone da reim mettere nel paesaggio veneto, rispettando ne le peculiarità e la provenienza. Il protocollo generale prevede che i semi raccolti e le piantine che ne derivano, in fase di primo sviluppo, trascorrano nel vi vaio parte dell’estate (quella della raccolta), l’autunno, l’inverno, la primavera e l’intera estate successiva. Prima di poter “sverna re” su altri lidi.

A Montecchio c’è l’oasi dei semi e delle piante

Tanti gli esempi che si possono portare re lativi alle piante trattate nel Centro, alcune delle quali conosciute e popolari, altre in vece di cui la stragrande maggioranza dei cittadini ignora perfino l’esistenza. In pra tica, i semi di numerose specie di piante native (alberi come il faggio e la farnia, ar busti come il corniolo e il pallon di maggio, erbe come la carice spondicola e la salce rella per fare alcuni esempi) vengono rac colti a partire dall’estate e l’autunno dai tecnici di Veneto Agricoltura che percor rono in lungo e in largo boschi e prati in dividuati e catalogati nel corso degli anni. Nel Vicentino, ad esempio, nei prati umi di di Sant’Agostino ad Arcugnano. Tra i siti di prelievo di sementi anche i pascoli alpi ni destinati a fornire la materia prima per gli interventi di ripristino in ambienti di montagna, come nella zona che ospiterà le Olimpiadi Invernali di Cortina 2026. I semi raccolti in natura vengono quindi affidati ai vivai di Montecchio Precalci no e di Tambre d’Alpago dove, dopo un pe riodo di accrescimento, diventano piccole piantine destinate ai progetti di ripristino ambientale e forestale. Si tratta di una se quenza di azioni concatenate che comincia dalla ricerca, in natura, delle popolazioni di piante selvatiche idonee a fornire seme di qualità e in quantità tali da poter garan tire la “produzione” di piantine. Una volta raccolto, il seme viene trasferito in vivaio

dove, a seconda delle esigenze delle diverse specie, viene sottoposto a differenti tratta menti.

“La prima e fondamentale fase – spiega Roberto Fiorentin, responsabile dei Vivai di Veneto Agricoltura - prevede degli atten ti sopralluoghi sul territorio e presuppone competenze botaniche, occhio allenato ed esperienza. Anno dopo anno i nostri tecni ci hanno individuato all’interno di una re te di boschi e popolamenti da seme i siti più idonei che, per un paio di mesi a parti re dalla fine dell’estate, diventano i luoghi deputati per la raccolta dei semi delle varie specie. Con l’arrivo del secondo autunno giunge finalmente il momento del ritorno a casa, se così si può dire, per le piantine. Sono ormai piantine sviluppate, pronte a essere affidate ad altre mani esperte, quelle degli operatori incaricati a metterle a di mora negli interventi di ripristino ambien tale e riforestazione”.

A queste “giovani” piantine viene affidato il compito di insediarsi su suoli fertili di pianura, nelle campagne o attorno alle cit tà assediate da smog e ondate di calore. Ma anche in aree e terreni “critici” come certi ambienti sabbiosi costieri, erosi e spoglia ti dal degrado, in habitat umidi e paludosi oppure aridi e, in tempi recenti, anche ne gli accidentati versanti montani resi spogli dalla devastazione di Vaia, come l’Altopia no di Asiago e dei Sette Comuni. ◆

A Montecchio Precalcino c’è un centro legato a Veneto Agricoltura che custodisce semi e piante per preservare gli esemplari di vegetazione tipica di più aree del Veneto dal pericolo estinzione.
[18] ◆ Thiene

Attualità

Piazza Statuto dovrà essere riqualificata entro marzo 2026, e lo stesso vale per il nuovo comando della Polizia locale alle ex Marconi. Tra meno di quattro anni, se tutto andrà come previsto, Schio potrà vedere riqualificata un’importante zona del centro.

Hanno inizio in queste settimane i primi round di finanziamento dei progetti che sono riusciti ad accedere ai fondi previsti dal Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Grazie alle risorse stanziate dall’Unione Europea, lo Stato ha programmato decine di investimenti stra tegici, molti dei quali destinati a opere che andranno poi gestite dai Comuni.

Stando a quanto riportato da Openpolis, fondazione che si occupa di analisi e inter pretazione di dati e che ha un osservatorio dedicato proprio allo stato di avanzamen to dei lavori connessi al Pnrr, quasi il 50% delle risorse europee passeranno attraver so i Comuni: una sfida enorme per gli enti locali, chiamati non solo a uno sforzo stra tegico - quali progettualità sottoporre alla validazione di Roma? - ma anche operativo, dato che è necessario avere le competen ze per redigere, sviluppare e rendicontare questi progetti.

Le opere finanziate a Schio

Dando uno sguardo al panorama altovi centino, Schio pare aver iniziato con il piede giusto. Il Pnrr coprirà l’80% dei co sti previsti per la riqualificazione di Piazza Statuto (arriveranno contributi per 1,2 mi lioni di euro) e l’apertura del nuovo coman do di Polizia locale alle ex scuole Marconi (contributi pari a 2,85 milioni di euro), il 100% dei costi per la realizzazione del se condo stralcio dell’adeguamento sismico dell’Istituto comprensivo Battistella (650 mila euro, anche se il Comune dovrà ag giungere da risorse proprie un 20% di ex tra spese dovute all’aumento dei prezzi dei materiali), il 35% dei costi per la rete del le piste ciclabili e pedonali in via Pista dei Veneti (380 mila euro), il 44% dei costi per

La piazza, l’ex scuola, le ciclabili: così la città usa i fondi del Pnrr

Sfiorano i 6 milioni di euro i contributi in arrivo a Schio grazie ai fondi del Pnrr. Saranno investiti per ridisegnare alcune aree del centro storico, efficientare l’illuminazione pubblica, costruire nuove ciclabili e facilitare la transizione digitale del Comune.

l’efficientamento energetico degli impian ti di illuminazione pubblici per il 2021 (130 mila euro) e il 50% per il 2022 (altri 130 mila euro). Inoltre coprirà il 100% dei costi per interventi di transizione digitale e svilup po della connettività da eseguirsi entro il 2025 (580 mila euro).

I tempi? Piazza Statuto dovrà essere riqua lificata entro marzo 2026 - e lo stesso vale per il nuovo comando della Polizia locale e l’adeguamento del Battistella. Le ciclabili di via Pista dei Veneti dovranno essere in vece inaugurate entro fine 2023.

Tra meno di quattro anni, se tutto andrà come previsto, Schio potrà vedere riqualifi cata la zona del centro che si muove sull’as se via Marconi-Piazza Statuto, che ha già visto la recente apertura di una nuova e moderna ala del Centro di formazione pro fessionale gestito dall’Istituto Salesiano, e

potrà contare su nuove ciclabili in una zo na, quella di Pista dei Veneti, interessata da nuove lottizzazioni e da un crescente nu mero di residenti.

Le spese per il riammodernamento dell’il luminazione pubblica aiuteranno a rispar miare energia e a contenere i costi del suo consumo e la transizione digitale dovrebbe rendere più accessibili e facilmente gesti bili i dati amministrati dall’ente locale.

Le difficoltà burocratiche e la carenza di personale

L’accesso a questi fondi prevede tuttavia un iter burocratico piuttosto complesso, da seguire passo passo in modo celere e pre ciso. È necessario presentarsi all’appunta mento con i vari bandi non solo con idee concrete, ma anche, possibilmente, con progetti di massima già approntati e con

[20] ◆ Schio
Piazza Statuto vedrà una riduzione degli stalli di sosta da 90 a 70 a favore della realizzazione di un’area verde prospiciente Palazzo Garbin che incornicerà la scultura bronzea di Alessandro Rossi ora ospitata al Giardino Jacquard, ripristinando l’originale funzione della fontana che si trova alla base del monumento. Gli stalli di sosta “persi” nell’intervento verranno recuperati su via Marconi.

In base a un primo progetto di fattibilità, il nuovo comando della polizia consortile occuperà l’ala destra della scuola ex Marconi, mentre quella sinistra si trasformerà in una “casa delle associazioni”. Potranno successivamente essere messe in comunicazione le strutture di alcuni servizi socio-culturali che si trovano nello stesso isolato.

Attualità

dei dipendenti negli enti locali si aggira attorno ai 55 anni e molti stanno andan do in pensione proprio in questi mesi) in un momento in cui si potrebbe sfruttare l’occasione dei fondi del Pnrr per ridise gnare i panorami urbani.

La prima Green Community del Veneto

professionalità su cui poter contare capaci di seguire l’intero percorso.

“I fondi Pnrr hanno delle destinazioni pre fissate - spiega il Sindaco di Schio, Valter Orsi -. In questi ultimi anni abbiamo la vorato molto nell’ambito della program mazione e della progettazione rispetto al le esigenze della città: ciò ci ha permesso di non farci trovare impreparati di fronte a opportunità come appunto il Pnrr. Sen

Lo Schiocco

Esami del sangue da ritirare o no?

Quando si fanno gli esami del sangue, è normale pensare che se si dichiara all’Ulss che l’esito verrà scaricato onli ne non si dovrà poi scomodarsi ad an dare a ritirarli anche allo sportello, in ospedale. Eppure all’ufficio referti ci è stato detto che bisognerebbe prelevar li comunque, in quanto lo prevede una fantomatica legge regionale che va, per così dire, rispettata. Di contro, al labo ratorio analisi ci hanno comunicato che l’amministrazione è in grado di verificare se l’utente visiona gli esiti online, quindi non occorre passare allo sportello per il ritiro.

Un disorientamento in più per i mu tuati, che alla fine si ritrovano a ritira re, online o allo sportello, esami ormai superati dagli eventi, visto che a quel punto, nel cercare di capirci qualcosa, si sono fatti il sangue cattivo. [M.D.Z.]

za un’attenta progettazione non saremmo stati capaci di intercettare le risorse mes se a disposizione. Il lavoro dei nostri uffici è triplicato. Al momento stiamo gestendo gli aspetti burocratici con personale inter no al comune, eccetto i fondi riguardanti la transizione digitale che sono a cura della nostra società in house Pasubio Tecnologia. Bisogna tenere presente che oggi stiamo lavorando sotto organico, dal momento che il Comune di Schio è soggetto al blocco del le assunzioni in base ai parametri fissati dalla normativa nazionale e che quindi ci troviamo anche a non poter sostituire chi va in pensione. Per rispondere alla sfida del Pnrr, dunque, è stato fatto un grande sfor zo, ma alla fine siamo riusciti a portare a casa risorse necessarie senza le quali non potremmo realizzare opere importanti per Schio”.

Quelle lamentate dal sindaco sono diffi coltà cui si trovano a far fronte la mag gior parte delle municipalità locali, so prattutto quelle più piccole dove la carenza di personale si traduce spesso nell’impossibilità di sfruttare le oppor tunità che si presentano, proprio per ché mancano i professionisti che se ne possano occupare. Le recenti modifiche legislative a cui fa riferimento il primo cittadino obbligano gli enti locali, an che quelli sani senza dissesti finanziari in corso, a limitare significativamente la spesa destinata al pagamento del per sonale. Questo intervento normativo ha penalizzato soprattutto i Comuni con bi lanci medi e medio-piccoli, che si trova no ora a dover fare i conti con un turn over sostenuto del personale (l’età media

Nonostante le difficoltà, in ogni caso, l’Al to Vicentino si sta muovendo per non far si trovare impreparato a questo importante appuntamento. È notizia recente l’inclusio ne dell’Unione Montana Pasubio e Piccole Dolomiti, di cui anche Schio fa parte, nell’e lenco delle Green Communities italiane. Si tratta di 30 comunità locali pilota, anch’es se finanziate dal Pnrr, coordinate e associate tra loro, che vogliono realizzare insieme pia ni di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale. “Creare una comunità verde nelle nostre zone significa agire come territorio per va lorizzare e tutelare l’area dell’Unione Mon tana – spiega Orsi -. In Veneto saremo i pri mi a essere una Green Community grazie a una serie di azioni che andranno a miglio rare la qualità dell’ambiente che ci circonda e, di conseguenza, anche la qualità della vita dei cittadini.Agiremo in maniera coordinata sull’efficienza energetica con l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifi ci pubblici e il miglioramento dell’efficienza delle centraline idroelettriche pubbliche. Sul fronte della mobilità sostenibile promuove remo gli spostamenti su mezzi elettrici con l’installazione di nuove colonnine di ricarica e rinnovando il parco auto dei Comuni. Non mancherà la realizzazione di itinerari ciclo pedonali per valorizzare il patrimonio sto rico-naturalistico. Lavoreremo anche su un piano per il recupero sostenibile e integrato delle fonti e delle sorgenti non più funzio nali ai fini potabili, così da destinare l’acqua per altri scopi. In sostanza si tratta di un pro getto molto ampio che prevede ben 20 azioni per la transizione ecologica e la valorizzazio ne dei territori dei 10 Comuni dell’Unione”.

Schio ◆ [21]

Attualità

Èprobabile che tra trenta o qua rant’anni gli storici saranno in grado di spiegare cosa è successo dal 2020 in avanti. Col senno di poi dipaneranno la matassa e ne evidenzieranno le cause. Nel frattempo, oggi tocca vivere questo tempo, cercando di uscirne interi. Una cosa sem bra certa: l’inverno che arriva si prospetta complicato. L’inflazione morde in un mo mento di recessione economica. I beni di consumo costano di più, i salari sono fer mi, le aziende minacciano stop produttivi. Chi sarà messo più alla prova da questa si tuazione è chi già si trova in una condizio ne di fragilità. Partiamo da loro, perché sul saper far fronte ai bisogni di chi è più in difficoltà si misura una prima capacità di reazione di una comunità. Dando una scorsa ai dati condivisi dal Co mune di Schio, nell’ultimo triennio – dal 2019 al 2022 – le domande di contributi per assistenza economica rivolte all’ente loca le sono calate. Si è passati dalle circa 400 del 2019 alle 291 del 2021. Potrebbe sembra re una buona notizia, ma i numeri vanno contestualizzati: grazie a reddito e pensio ne di cittadinanza, oltre a vari bonus ero gati durante il periodo pandemico, perso ne che prima si rivolgevano direttamente al Comune hanno percepito entrate che li hanno fatti scomparire dal computo totale delle domande. A leggerla in questo modo, significa che ancora circa 300 tra singoli e nuclei familiari si rivolgono ai servizi so ciali perché hanno bisogno di un sostegno economico, a prescindere dagli strumenti statali esistenti.

Fare un identikit di chi accede agli spor telli comunali è complesso – dato che ogni contributo risponde a esigenze diversifica te (abitative, scolastiche...) – ma in queste settimane gli assistenti sociali stanno no tando un aumento delle richieste d’aiuto da parte di anziani e disabili preoccupati per il caro bollette: per la loro condizione fisica non possono abbassare più di tanto il riscaldamento e quindi il risparmio si fa molto più difficile.

“Proprio in questi giorni stiamo valutando di emettere il bando per il riscaldamento per un sostegno nel pagamento delle bol lette del gas con una maggiore attenzio ne alle fasce più fragili dei nostri cittadini anche per particolari condizioni di salute, ovviamente raccordandoci con quanto ver

Ha da passà ‘a nuttata / 1

Iniziamo in questo numero alcuni approfondimenti per fotografare la situazione sociale ed economica del territorio alla luce delle difficoltà legate al contesto esterno del periodo.

Caro bollette e inflazione, l’inverno duro dei più fragili

Gli assistenti sociali stanno notando un aumento delle richieste d’aiuto da parte di anziani e disabili preoccupati per il caro bollette: per la loro condizione fisica non possono abbassare più di tanto il riscaldamento e quindi il risparmio si fa molto più difficile.

rà fatto a livello nazionale e/o regionale”, spiega Cristina Marigo, vicesindaco e as sessore alle politiche sociali e alla Città dei bambini.

A dover fare i conti con il caro bollette, però, in primis è proprio il Comune, che rischia di non poter far fronte alle esigenze anche delle fasce più deboli della popolazione.

“Le incertezze riguardanti l’aumento del costo dell’energia elettrica e del gas tocca no anche il nostro ente e di conseguenza stiamo lavorando per poter continuare a dare risposte adeguate ai cittadini: lo sfor zo è e sarà quello di poter rispettare il pa reggio di bilancio mantenendo tutti i ser vizi attivi”, continua Marigo.

E se per molti il problema è quello di ri uscire a riscaldare casa, per altrettanti è trovare proprio una casa da riscaldare.

“Anche chi ha meno difficoltà nel sostene re la spesa della locazione - specifica Ma rigo - si scontra con un mercato che offre poche soluzioni a chi desidera un immo bile da affittare”.

Per un numero sempre maggiore di nuclei familiari il mercato scledense si sta facen

do inaccessibile: i tassi dei mutui in salita e le prospettive lavorative precarie spin gono molti a non poter acquistare casa e a scontrarsi con il fatto che in affitto si tro vi ben poco. I primi effetti di questa crisi hanno dunque iniziato a farsi evidenti sui costi connessi alla casa e colpiscono tanto chi non è proprietario ed è in cerca di un immobile quanto chi invece una dimora già ce l’ha ma fatica a poterne sostenere le spese energetiche.

L’ente locale cercherà di tamponare la si tuazione come potrà, ma anche la società civile sarà chiamata ad attivarsi con ca tene solidali, facendo leva sulla rete asso ciazionistica – dalla Caritas alle numerose realtà di volontariato presenti in zona – e sulle offerte di tanti singoli cittadini che potrebbero contribuire alla copertura dei costi per chi stenta a potervi far fronte.

Se l’inverno sarà meno freddo del previsto dipenderà molto dalla capacità di ciascuno, nei limiti delle proprie possibilità, di non lasciare indietro il vicino e far fronte co mune contro sfide complesse che presen tano risvolti molto tangibili. ◆

[22] ◆ Schio
Una volontaria della Caritas di Schio controlla i generi alimentari da distribuire alle persone bisognose

Spettacoli

Il teatro riparte e il Civico riapre

Dal 12 novembre al 2 maggio sa ranno una ventina gli appunta menti con il teatro e la musica, organizzati dalla Fondazione Teatro Civico sia nel te atro storico cittadino che all’Astra. La sta gione come di consueto gode del sostegno dell’amministrazione comunale e di nu merosi sponsor privati e il cartellone, fir mato dal direttore artistico Federico Co rona, è stato approntato in collaborazione con il Circuito Teatrale Arteven; si rinnova anche la collaborazione con il Teatro Co munale di Vicenza per la danza e si avvia quella con Asolo Musica. “Schio Grande Teatro 2022-2023”, il cartello ne principale della stagione, sviluppato su biografie, letteratura in scena e classici ri visitati, si divide a metà tra i due teatri cit tadini, Astra e Civico, con dieci spettacoli. Altre due rassegne arricchiscono la stagio ne: i tre appuntamenti di “Schio Teatro Po polare” e i cinque di “Schio Musica”. Ritor na “Campus Tè”, ciclo di incontri tra critici e artisti della stagione, con nove appunta menti pre-spettacolo in Sala Calendoli.

Gli abbonamenti

L’abbonamento a “Schio Grande Teatro” comprende 10 spettacoli (9 di prosa e uno di danza). È possibile abbonarsi alle due rassegne Schio Musica (5 ap puntamenti), Schio Teatro Popolare (3 spettacoli), “Vieni a teatro con mamma e papà”. Inoltre, ritorna la possibilità di abbinare la rassegna principale a una delle altre due con un prezzo agevola to. L’abbonamento “Libera scelta” per mette di scegliere 5 spettacoli tra tut ti quelli del cartellone. Completano la proposta anche le formule speciali di abbonamento a 3 spettacoli, riservata ai più giovani.

Al via la nuova stagione della Fondazione Teatro Civico: dal 12 novembre al 2 maggio saranno una ventina gli appuntamenti con il teatro e la musica, divisi tra Astra e Civico, ormai pronto alla riapertura dopo la conclusione dei lavori per il recupero del loggione.

di partecipanti ogni giovedì pomeriggio, il percorso “Lovers, innamorarsi di un teatro” che coinvolge quaranta persone, le visite guidate al Teatro Civico aperte a tutti e il nuovo “Campus Well”, che porta la pratica di Dance Well tra gli adolescenti degli Isti tuti Superiori di Schio.

Il calendario della stagione principale

Ecco dunque il calendario dei dieci spetta coli di “Grande Teatro”.

Il Teatro Civico riaprirà nel mese di no vembre a capienza ridotta di 330 posti, in attesa che a fine anno siano inaugurati e accessibili al pubblico il loggione e il se condo ordine di palchi neo-restaurati. Lo storico teatro cittadino riaprirà le porte ac cogliendo per primi i piccoli spettatori del la rassegna domenicale per famiglie “Vieni a Teatro con Mamma e Papà e non solo” e per gli spettacoli di “Schio Teatro Popolare”. A partire dal 2023 saranno ospitati anche gli spettacoli di “Schio Grande Teatro” e i concerti di “Schio Musica”.

Arricchiscono il programma artistico i va ri progetti che si sviluppano lungo il cor so dell’anno: oltre alla già menzionata sta gione teatrale per famiglie, ci saranno le attività rivolte ai giovani di “Campus Lab - officina delle arti”, il percorso under 14 “Teens primi amori teatrali”, il laborato rio “Dance Well ricerca e movimento per il Parkinson” che accoglie una sessantina

Sabato 12 novembre Mirko Artuso e Giulia na Musso porteranno in scena all’Astra “Li beraci dal male”: letture, dialoghi e scene dalle opere di Luigi Meneghello nel cente nario della nascita.

Venerdì 18 novembre, appuntamento con Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, che con Daniela Cristofori reci terà all’Astra in “Funeral Home”, per ri flettere con leggerezza sulla vita e sulla morte.

Seguirà, venerdì 25 novembre, all’Astra, Ascanio Celestini, che ritornerà a Schio do po dieci anni con “Museo Pasolini”.

Mercoledì 14 dicembre, sempre all’Astra, Daniel Pennac reciterà in “Dal Sogno alla scena”, entrando tra le pagine dei suoi libri.

Venerdì 20 gennaio sarà la compagnia mi lanese Atir, diretta da Serena Sinigaglia, a recitare per prima nel Civico rinnovato: in scena le “Supplici” di Euripide, per parlare di pacifismo.

Sabato 4 febbraio alle 21 e domenica 5 al le 17, Stivalaccio Teatro proporrà il suo “Ar lecchino muto per spavento”, con lo stile esilarante che contraddistingue il gruppo.

[24] ◆ Schio
Foto Luigi De Frenza Giacomo Poretti con Daniela Cristofori all’Astra il 18 novembre

Giovedì 16 febbraio, al Civico, Maurizio Do nadoni ripercorrerà la storia di Giacomo Matteotti nel monologo “Matteotti Med ley”, per riflettere sul significato di demo crazia.

Sabato 11 marzo, all’Astra, Michele Serra sarà in scena con “L’amaca di domani”, per aprire al pubblico la sua bottega di scrit tura dove si narra di politica, di star vere e fasulle, di gente comune, di costume e di cultura.

Venerdì 24 marzo, al Civico, appuntamento con la danza: la presenza animale e il no stro rapporto con essa sarà raccontata in “Alce”, di Fabrizio Favale/Le Supplici. Mercoledì 29 marzo, al Civico, chiusura del cartellone principale con Carrozzeria Orfeo in “Miracoli Metropolitani”, dove si parlerà

in modo esilarante di cibo come compen sazione al dolore, di questione ambientale e di responsabilità.

Musica, teatro popolare e bambini “Schio Musica”, rassegna programmata al Civico, inizierà con la musica barocca: Mario Brunello, Francesco Galligioni e Ro berto Loreggian suoneranno Bach sabato 4 marzo. Venerdì 17 marzo Paolo Fresu & Rita Marcotulli proporranno il loro incredibile jazz.

La novità di questa stagione, “Civico da ca mera”, porterà in scena giovanissimi e ta lentuosi interpreti del panorama interna zionale: il quartetto d’archi “Le Corde del Mondo” (martedì 4 aprile), la chitarra bat tente di Alessandro Santacaterina (martedì 18 aprile) e il pianista Elia Cecino (martedì 2 maggio). Tutti i concerti avranno inizio alle 21.

Ritorna anche la rassegna dedicata al tea tro popolare, che si svolgerà interamente al Teatro Civico. Il primo spettacolo vedrà in scena cinque donne dirette dal regista Ro berto Tarasco: la compagnia Piccolo Canto calcherà il palcoscenico con “Lisistrata on air” (venerdì 2 dicembre), uno spettacolo di teatro musicale liberamente ispirato alla

Spettacoli

“Lisistrata” di Aristofane. A seguire il gio vane poeta e drammaturgo Lorenzo Mara goni sarà per la prima volta al Teatro Civico con il monologo “Stand Up Poetry” (vener dì 10 febbraio). Infine, il comico Alessan dro Fullin sarà l’ultimo protagonista della rassegna con il suo spettacolo “Fullin legge Fullin” (venerdì 24 febbraio).

“Vieni a teatro con mamma e papà”, dedi cato alle famiglie, partirà il 13 novembre con “L’Arca di Noé”, viaggio in compagnia del regno animale con La Piccionaia-Com pagnia Franceschini. Seguirà, il 4 dicembre, “Esercizi di fantastica”, trasformazioni ina spettate e straordinarie a cura di Sosta Pal mizi. Il 29 gennaio, “Le canzoni di Rodari”, spettacolo-concerto con Kosmocomico Te atro. Il 12 febbraio, “Agenzia Gulliver”, tutti i viaggi che passano per la testa dei Fratel li Dalla Via. Il 5 marzo, “Ravanellina”, sto ria di verdure e libertà con NATA Teatro. Il 26 marzo, “Una storia sottosopra”, incontri magici pieni di stupore per piccolissimi, a cura di La Baracca-Testoni Ragazzi. Tutti gli spettacoli per le famiglie saranno al Ci vico, dalle 17. ◆

Schio ◆ [25]
Michele Serra sarà all’Astra l’11 marzo

Attualità

L’obiettivo è dichiarato: restituire a un manufatto con oltre un secolo di vita il proprio aspetto origina rio o, quantomeno, il più fedele possibile a quella caratteristica peculiare che lo ha ribattezzato come “Ponte de quarèi”. Così come lo conoscono tutti i thienesi. Perché così come è ora e da quasi un anno a que sta parte, il piccolo viadotto con sottopas so… sottostante, non piace affatto: il rive stimento di cemento che ha “nascosto” i tipici mattoni faccia-vista ha lasciato dai primi di dicembre del 2021 un’immagine di grigiore sul piano estetico ma, soprattutto, è stato percepito come una sorta di “torto” alla Thiene che fu, e di cui il ponticello è stato a lungo solido testimone. Dai primi del ‘900, visto che la sua costruzione risale al periodo antecedente alla Grande Guerra. Forse un po’ meno solido nel nuovo millen nio, tanto che un anno fa si rese necessario un intervento (urgente) di consolidamento statico della struttura, con inevitabile in terruzione della circolazione di vetture, pe doni e ciclisti. Utenti accomunati poi, pri ma di Natale, dallo stupore di non ritrovare più i caratteristici mattoni.

Tra chi si è fermato alla sorpresa e chi ha sfogato sui social il proprio disappunto, c’è stato anche chi non si è dato per vinto, a partire dalla precedente amministrazione comunale a guida Casarotto che, sin dalla prima ora dopo la rimozione delle transen ne, ha spiegato come il progetto non fos se soggetto ad approvazione da parte de gli uffici locali trattandosi di competenza esclusiva di Rete Ferroviaria Italiana. A suo tempo, infatti, era arrivata e accolta la so

Il ponte torna “de quarèi”

Il primo intervento sul noto ponte thienese, di competenza di Rfi, aveva portato a coprire gli ormai “storici” mattoni entrati nell’immaginario collettivo dei thienesi. Le proteste hanno convinto la Soprintendenza e Ferrovie a “rimediare” e a tornare il più possibile al passato.

la richiesta per la chiusura al traffico della laterale di via Marconi (su cui insiste la Sp 349) per il tempo necessario all’ultimazio ne dei lavori di sicurezza. Fatta salva l’ur genza dell’intervento di consolidamento per preservare la continuità della linea Vi cenza-Schio, mai messa in discussione, si è poi “avanzato” per trovare una soluzione che potesse riportare, se non gli albori, a un ritorno allo status quo precedente per sal vaguardare la funzione storico-culturale del “Ponte de quarèi” che, insieme al vicino “Ponte de fero”, rappresentano pezzi di sto ria oltre che di toponomastica di Thiene. Grazie alla chiamata in causa della Soprin tendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Pae saggio di Verona, Rovigo e Vicenza si è tro

Ca’ Beregane, c’è la rotatoria

Invocata da anni, è stata ultimata ai primi di ottobre. Quasi mezzo milione di euro investiti da Comune e Provincia per l’opera.

Un altro punto d’accesso alla città di Thiene, a sud stavolta, cambia vol to e in questo caso si tratta di una “svolta” invocata da tantissimi utenti della strada. La rotatoria all’altezza di Ca’ Bere gane da metà ottobre è ultimata, per la gio ia soprattutto di chi, a bordo di automobili e mezzi a motore in genere, provenendo da Lampertico e Molina di Malo, è stato per anni costretto a lunghe attese (e qualche

impropero) negli orari di punta del traffi co. Senza dimenticare il pericolo costante di incidenti per l’immissione nella provin ciale.

Costato circa 450 mila euro con spesa ripar tita a metà tra Provincia e Comune, il gran de rondò sulla Sp349, il cantiere per la posa in opera era stato inaugurato in primave ra, a fine maggio. Dopo la posa del manto di asfalto, completata ai primi del mese,

vata quindi la chiave di volta per spingere i vertici di Rfi a rimettere mano al ponte. E l’affissione dell’avviso per la nuova chiusu ra del tratto di via è stato forse accolto dai thienesi con meno fastidio e più soddisfa zione, venendo a conoscenza che il ripri stino delle due facciate di mattoni a (bella) vista era ormai imminente.

Il cantiere aperto ai primi del mese, salvo imprevisti legati al meteo, dovrebbe con cludere la sua missione “edil-storica” entro metà ottobre, prima di rimettersi al giudi zio finale dei cittadini thienesi, nostalgici e non. E mettere infine la più classica delle pietre, o meglio ancora un “quarèo”, sopra una vicenda che per un anno ha fatto di scutere i thienesi. ◆ [O.D.M.]

manca ora all’appello la sola segnaletica orizzontale in vernice per poter finalmen te “battezzare” la nuova rotatoria al varco Sud della città.

[26] ◆ Thiene

Cultura

Esistono guerre giuste? Probabil mente lo sono soltanto quelle in cui il coraggio e la generosità, uniti a ideali nobili, fanno sì che degli eroi donino la loro vita per salvare il prossimo: non esiste nul la di più elevato. Bruno Brandellero, valli giano ventiduenne, nel giugno del ‘44 salvò un gruppo di ci vili a Vallortigara sacrificando se stesso per loro. La vicenda è nota, la medaglia d’oro a questo ragazzo è stato un doveroso ri conoscimento postumo. Ma gli anni passano e non è sempre facile tener viva la memoria in chi non ha vissuto durante quel triste periodo. La storia di Bran dellero è raccontata in più libri, ma nessuno, finora, l’aveva nar rata ai ragazzi, ai quali il testimone di gran di valori va passato; ci ha pensato Giovanni Lotto, che insegna all’Istituto comprensivo di Torrebelvicino e Valli del Pasubio, dove la locale scuola primaria è proprio dedicata all’eroe della Resistenza, nato in quel paese il 19 gennaio di cent’anni fa.

Sostenuto dall’Anpi di Valli, che fin dall’i nizio ha creduto nell’opera, il maestro Gio

“L’ultimo ululato” racconta la Resistenza ai bambini

vanni, da insegnante, ha pen sato al modo più immediato per far comprendere ai più piccoli le ragioni di una guerra “giusta”, ed è ricorso a tre cani, che sono i narratori di tutti i fatti dell’agile volumetto “L’ul timo ululato”, edito nelle scorse settimane. Il linguaggio è quel lo della favola, dunque, che ar riva dritto nel cuore, dove ci si emoziona, e nella testa, dove si ragiona. Le illustrazioni di Sil via Angelina, pulite e realistiche, comple tano il tutto.

L’ultimo ululato del titolo è quello del ca ne di Bruno, Argo, che attende il padrone invano e che non ha certo la soddisfazione dell’Argo omerico. Con lui, nella storia, c’è la cagnolina Minerva, il cui padrone pri ma aderisce al fascismo e poi si pente del la scelta, e Cerbero, cane di un nazifascista,

Una giornata di “cultura urban”

Anche quest’anno a Schio è torna to Underpass, l’evento dedicato al la cultura urban: un pomeriggio tra sessioni di graffiti e musica hip hop. L’e vento si è svolto nei giorni scorsi al Piazza le Pubblici spettacoli davanti a quello che viene considerato “l’Hall of fame” della cit tà, lo “storico” muro simbolo del graffiti smo scledense e non solo.

La giornata ha visto una “graffiti jam” e un workshop dal titolo “A Poster to Protest” a cura di Tipi Strani, ovvero una sessione dal vivo di writing su poster stampati a mano. Chi ha partecipato ha potuto dare libero sfo go alla propria creatività e confrontarsi con tanti appassionati di street art. Spazio an che per la musica con le sonorità hip hop a fare da protagoniste con i live di Kapo e Mi sa, Orocurro e Plebeians Crew. Conclusione sempre in musica con il dj set di Entalpia.

«La cultura urban, e più nello specifico la street art, è molto amata a Schio - di ce l’assessore alla cultura e alle politiche giovanili, Barbara Corzato -. Negli ulti mi anni ci siamo impegnati molto per promuovere questa forma artistica: ba sti pensare ai diversi murales realizzati in città come “Scledum” ad opera di AC ME 107 sulla parete ovest del Faber Box, solo per citare il più maestoso. Non so lo: abbiamo promosso e organizzato di verse iniziative per il mondo dei wri ters. Underpass rientra a pieno titolo tra le proposte più interessanti e ci tengo a sottolineare che è un’iniziativa nata gra zie alla volontà e all’impegno del gruppo giovanile Underwool. Ancora una volta, poi, mi preme sottolineare che la street art è una forma artistica dall’alto valore che oltre dare nuovo risalto e decoro al

nel quale i più piccoli hanno bisogno di di stinguere il male.

La scrittura è chiara, semplice, molto com prensibile, così come dev’essere per il pub blico a cui il libro è principalmente desti nato; “L’ultimo ululato” è però di piacevole e commovente lettura anche per un adulto. “Il mio obiettivo principale - spiega l’au tore, per la prima volta alle prese con un libro per ragazzi - è stato quello di creare un anello di congiunzione tra le nuove e vecchie generazioni, per rinverdire eventi del periodo storico della Resistenza, spes so dimenticati o, peggio ancora, occultati”. Hanno patrocinato la pubblicazione i co muni di Valli, dove Brandellero è nato, e di Marano, dove è morto in seguito alle tor ture subite. La distribuzione è iniziata nei circuiti scolastici e dell’Anpi; è prevista, prima della fine del centenario, una tra sposizione teatrale da parte degli studenti di Valli del Pasubio. ◆

le aree meno centrali della città, è soprat tutto fonte di riflessione e aggregazione». L’evento è stato organizzato in collaborazio ne dal gruppo Underwool e Plebeians Crew, promosso da Informagiovani Schio. ◆

Ultimi concerti del Festival Cameristico

A ottobre e novembre sono programmati gli ultimi due concerti del Festival Came ristico di Schio, organizzato da Ludus Soni. Sabato 29 ottobre, alle 20.30, nella Chiesa di S.Francesco, l’ensemble vocale-strumentale “Crescere in musica baroque” si cimenterà con “In amore e in tormento”.

Domenica 20 novembre, alle 20, nella Chie sa di S.Maria delle Grazie a Giavenale, con certo per organo, ensemble e coro in occa sione del recupero dello strumento Zordan; organista e direttore sarà il maestro Pierdi no Tisato, parteciperanno il Coro Polifonico di Giavenale, coristi di Coralità Scledense e l’ensemble musicale “Corte dei musici”. Entrambi i concerti saranno a ingresso li bero, ma con prenotazione obbligatoria a info@ludussoni.org. [M.D.Z.]

Giovanni Lotto ha ripercorso la storia eroica di Bruno Brandellero narrandola per il pubblico dei più piccoli. Al Piazzale Pubblici spettacoli è tornato Underpass, evento dedicato a sessioni di graffiti e musica hip hop.
[28] ◆ Schio

Sport

Arriva la Corsa naturale

La società SportRace avvia questa nuova pratica, una sorta di “ritorno alle origini” del correre che consente di ritrovare flessibilità, elasticità, ma anche forza e potenza, migliorando la tecnica e allontanando gli infortuni.

L’ultima novità nel mondo del po dismo si chiama Corsa naturale. In realtà è forse la cosa più vec chia del mondo, perché se è vero che siamo nati per correre, nel corso del tempo abbia mo semplicemente dimenticato come si fa, e grazie a questa tecnica i runner possono tornare a migliorare le proprie performan ce e ridurre l’indice degli infortuni.

SportRace, la società podistica scledense col più alto numero di iscritti tra gli adulti, ha raccolto questa rivoluzione: come da tradi zione con ottobre è iniziata la preparazione atletica invernale del gruppo presieduto da Stefano Triches, ma tra le novità della sta

Detto tra noi

gione c’è proprio uno specifico approfondi mento dedicato alla Corsa naturale, con un corso tenuto da Vitaliano Sartori, istruttore federale da anni affascinato da questa disci plina. Ed è forse proprio grazie a essa se lui stesso è riuscito a riprendersi da un brutto incidente sul lavoro che gli aveva procurato una seria frattura, permettendogli di torna re a correre a livelli che pure qualche baldo trentenne nemmeno si sogna. “La corsa naturale – commenta Sartori – è un tornare alle origini. Durante gli incon tri ci riapproprieremo del nostro corpo par tendo dai piedi e dai suoi innumerevoli mu scoli. All’inizio del corso scopriremo inoltre quali sono gli errori che di solito commet tiamo correndo. E un piccolo video ci per metterà di vedere l’evoluzione del nostro modo di correre prima e dopo il corso”. Ri trovare flessibilità, elasticità, ma anche for za e potenza significa migliorare la propria tecnica di corsa e allontanare gli infortuni.

Ecco, in poche parole, a cosa servono queste lezioni che si terranno tutti i mercoledì dal le 18.30 alle 20 presso lo stadio di via Riboli. E sempre allo stadio, come avviene da anni, si terranno anche i due allenamenti del mar tedì e del giovedì presieduti una volta anco ra da coach Carlo Bocchi, quest’anno affian cato in qualità di neo allenatrice da Maria Pia Chemello, già campionessa del mondo master di corsa in montagna. SportRace, dunque, si propone come un vero toccasana per tutti coloro che desi derano ricercare nella corsa uno sfogo al lo stress quotidiano o più semplicemente una sana alternativa al divano. E in so cietà si riservano le stesse attenzioni al neofita come all’atleta evoluto, perché al la fine quello che conta è fare le cose col sorriso. Per iscriversi o per informazioni basta recarsi il lunedì dalle 20.30 alle 22 nella sede della società, nel sottochiesa di Sacro Cuore.

Quanto sto per dire forse scivolerà, in chi ne sarà raggiunto, come il pallone che vola via alto sulle case: non vi si dà molta importan za, eppure quel pallone, per il bambino che lo perde, era la felicità, proprio come dice Montale in una fra le sue più belle poesie. Anch’io avevo il mio pallone, fuggito chissà dove: la mia amatissima bicicletta; sì, per ché un mattino non l’ho più trovata dove la sera prima l’avevo lasciata: in fondo al giar dino, accanto all’auto: sparita! Una pugna lata al cuore e tanto tanto rimpianto. E allora il pensiero è andato anche a quan do, ancora ragazzina, andavo con la bici cletta di quel magnifico tempo a braccia sciolte o stretta a lei mi lanciavo in una corsa sfrenata immaginando di andare a cavallo (il sogno a lungo accarezzato). E poi, nel tempo, altra bici e altre corse: per fare “il giro dei sessanta” coi miei compa

gni di liceo, per raggiungere in breve lo sta dio, per portare la mia racchetta al campo da tennis, per scappare in un baleno a casa se all’improvviso scoppiava il temporale, per giungere in tempo alle prove di can to, per andare al lavoro, per fare la spesa, per correre da Lanaro quanto saltava una corsa della chitarra, per salire a San Marti no pregustando la delizia della discesa, per andare di volata a prendere una trancia di pizza, per dimenticare pedalando certi tri sti pensieri, per fare una corsa tranquilla al calar della notte, per accompagnare il cuore all’appuntamento con chi lo stava aspettando, per portare con dolcezza in un campo erboso e incolto le lumachine che insidiavano l’orto. Insomma, un’ami ca speciale che non mi diceva mai di no. Mi manca tanto, e ad aggravare il dispia cere è il consiglio che ora mi si dà di ri

nunciare, per diversi motivi, a cercarne un’altra: un consiglio che ha tutto il sa pore amaro di una proibizione. Vi assicuro che se mi accadesse di essere condannata a morte il desiderio estremo sarebbe di po ter fare un’ultima corsa in bicicletta. Co me, allora, tornare in sella a questo mera viglioso cavallo? Se lo chiedono, come me, tanti altri che dopo aver conosciuto la bel lezza di questa cavalcata ne sono ora priva ti. Cari compagni di sventura, forse la mia penna un’idea ce l’avrebbe, e con un piz zico di fortuna potremmo anche farcela: ci salverebbe, lei dice, una nuova attività imprenditoriale che, munita di uno stuo lo di tandem, mettesse a disposizione, col mezzo stesso, un servizio di sicuro gradi mento affidato a giovani leve pronte a ri spondere a a ogni domanda di accompa gnamento. Che ne dite? Troppo bello per essere vero! Utopia, miraggio, illusione! E allora, chitarra mia, canta con me: “Lascia temi sognare con la mia penna in mano, lasciatemi sognare con lei che tanto amo”.

◆ [A.R.]
E se nascesse un servizio di tandem con cui dei giovani accompagnano chi non può più assaporare il piacere della bicicletta?
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[30] ◆ Schio
L’istruttore federale di Corsa natutale Vitaliano Sartori, che tiene il corso proposto da SportRace

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