Mittelfest 2010: catalogo

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anteprima 16 luglio




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Cultura europea, civiltà occidentale e civiltà “altre”. Nel flusso

European culture, Western civilisation, “other” civilisations.

incessante della rete globale questi confini esistono ancora? Una

In the incessant flux of the global network do such categories

domanda su cui MittelFest 2010 vuole aprire alcuni spiragli di

still exist? This is a question which Mittelfest 2010 would like to

conoscenza. Il Novecento con i due conflitti mondiali, che storici

consider as food for thought. With two world wars, defined by

come Ernst Nolte ed Enzo Traverso hanno definito “Guerre civili

historians such as Ernst Nolte and Enzo Traverso as European civil

europee”, ha segnato un’implosione della sfera d’influenza del

wars, the 20th century marked a collapse of Europe’s sphere of

Vecchio Continente e il contemporaneo assurgere, per un infini-

influence and the concomitant assertion of the United States and

to mezzo secolo, degli Stati Uniti e l’Unione Sovietica a ruolo di

the Soviet Union in the role of global powers – for an intermina-

potenze globali. Questo equilibrio che consegnava comunque il

ble half-century. This equilibrium, which put the world in the han-

dominio del mondo a entità appartenenti all’alveo della “civiltà

ds of entities belonging nonetheless to “Western civilisation”,

occidentale” si è dissolto nel 1989. Da quell’anno in particolare,

fell apart in 1989. Since that year – the fall of the Berlin Wall was

insieme al crollo del Muro di Berlino a cui è stata dedicata l’edi-

the subject of Mittelfest 2009 – we have witnessed the burgeo-

zione 2009 di MittelFest, si è assistito al prepotente insorgere di

ning of new political-economic powers, bearers of new cultures

nuove potenze polititico-economiche, apportatrici di nuove cul-

and different artistic styles, which question western supremacy

ture e di diversi stilemi artistici, che mettono in discussione una

and frequently consign Europe, peaceful and united though it is,

supremazia occidentale non più scontata, relegando spesso a un

to a secondary political role. China, India, east Asian countries

ruolo politico di secondo piano l’Europa, pur unita e pacificata.

and Muslim countries have built a new, often conflictual, cultural

Cina, India, paesi dell’Asia orientale, paesi di religione musulma-

universe which has been amplified beyond measure by the new

na, hanno edificato nei fatti un nuovo universo culturale, amplifi-

mass media.

cato a dismisura dai nuovi media e spesso conflittuale. La cultura europea trae le proprie radici dal concetto classico

5


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della socratica libertà di confutazione attraverso il Dialogo,

The roots of European culture are sunk in the classical concept of

distillata da Immanuel Kant nella sua definizione di Libertà di

the Socratic freedom to refute through dialogue, distilled by Em-

pensiero quale “capacità di valersi del proprio intelletto senza la

manuel Kant in his definition of freedom of thought as the “ability

guida di un altro”: non più Maestri inconfutabili che tramandano

to make use of one’s intellect without another’s guidance”. The

sapienza da una generazione all’altra, ma il “genio” individuale

irrefutable master handing down knowledge from one generation

che sceglie il proprio itinerario nella ricerca del Vero. Di qui la pe-

to the next is replaced by the individual “genius” who chooses his

culiarità europea di contestare convinzioni radicate, di rinnovarsi

own route in his search for truth. Hence the European peculiarity

in continuazione sia nel campo della scienza che dell’arte. Una

of questioning deep-rooted convictions, of continual renewal in

“forma mentis” aperta e capace di accogliere culture diverse,

science and in art, an open forma mentis able to absorb and re-

rimodellandole. Radicalmente legato alla Cultura occidentale

shape different cultures. Profoundly rooted in western culture is

è il concetto di “genio” quale dèmone sovvertitore dell’ordine

the concept of the “genius” as a demon who subverts the order

costituito anche in senso artistico, elemento di contatto tra Cielo

of things in art as in other fields, an element of contact between

e Terra, tra Ragione e Mistero, figura simbolica che rappresenta

heaven and earth, between reason and mystery, a symbolic figure

plasticamente l’originaria dicotomia della cultura europea. Niet-

embodying the original dichotomy of European culture. Nietzsche

zsche nella “Nascita della tragedia” e Jean Pierre Vernant ne

in The Birth of Tragedy and Jean-Pierre Vernant in his Origins of

“Origini del pensiero greco” spiegano con straordinaria lucidità

Greek Thought explain with extraordinary clarity that European

come essa sia bifronte, con una faccia rivolta alla luce del posi-

culture is two-faced – one turned towards the light of positivi-

tivismo, della scienza, della ragione, e un’altra immersa nell’om-

sm, science and reason, the other sunk in the shadows of the

bra dei Misteri orfici, dell’alchimia, di molti aspetti dell’Umanesi-

Orphic mysteries, of alchemy, of many features of Renaissance

mo rinascimentale, dell’occultismo dai notevoli risultati artistici

humanism, of occultism and its notable artistic achievements, as

come quelli di un Gurdjieff. Non si parla ovviamente di tavolini a

exemplified by Gurdjieff. We are not speaking, obviously, of three-

tre gambe, ma di quelle correnti esoteriche che Louis Pauwels o,

legged tables, but of those esoteric currents identified by Louis

con maggiore rigore storico l’italiano Giorgio Galli, individuavano

Pauwels and (with greater rigour) Italian historian Giorgio Galli as

come radice prima della nascita del Nazismo, lugubre escrescen-

a root before the advent of Nazism, that lugubrious excrescence

za nata nel cuore di un’Europa che si supponeva saldamente an-

begotten in the heart of a Europe that assumed itself solidly an-

corata alla Ragione illuministica. Non siamo ancora abbastanza

chored to Enlightenment reason. We are still too close to those

lontani da quelle tragedie per dichiarare ottimisticamente estin-

tragedies to declare their origins extinct.

te le loro origini.

These characteristics have also infected cultures based on immu-

Queste caratteristiche hanno contagiato anche culture basate

table traditions, such as those of China and India. Becoming tran-

su tradizioni immutabili come quella cinese o indiana, le quali,

sgressive in the last hundred years, re-interpreting their traditions

nell’ultimo secolo, adottando la “trasgressione” e la reinterpre-

as modules of aesthetics and values, they have basically donned

tazione delle proprie tradizioni quali moduli estetici e valoriali

the clothes characteristic of the European genius. Freedom of

hanno in sostanza re-indossato i panni caratteristici del Genio

thought, the founding value of European culture, now influen-

europeo. La libertà di pensiero, valore fondativo della cultura

ces the new creative forces, in varying forms and with varying


europea, sta influenzando, in forme diverse e con diversi gradi

degrees of self-identification. Societies and cultures which still

di immedesimazione, gli attori della nuova creatività. Società e

seemed immutable in the last century have enacted extraordinary

culture che sembravano immutabili ancora nel secolo appena

changes, reworking centuries-old stylemes and revising time-ho-

trascorso hanno compiuto straordinari cambiamenti, rielaboran-

noured artistic formulas. They are new players and new currents

do stilemi millenari e rinnovando formule artistiche consolidate.

engaged in an epoch-making battle between a global freedom of

Nuovi soggetti, nuove correnti che stanno ingaggiando una bat-

thought – a hope to be nurtured – and global standardisation – a

taglia epocale in vista - questa è la speranza - di una globale

danger to be averted. To the latter prospect regional and national

libertà di pensiero oppure - questo è il pericolo - di una globale

cultures and local koiné represent a crucial antidote in a confron-

omologazione. Di quest’ultima ipotesi le culture regionali e na-

tation that has always been Mittelfest’s unifying theme.

zionali, le “koiné” locali rappresentano un antidoto determinante

Since the end of its political and military hegemony, Europe has

in un confronto che è da sempre il fil rouge di MittelFest.

undergone a radical transformation, dissolving into the myriad ri-

L’Europa, conclusa l’epoca della sua potenza politica e militare,

vulets of the new media and the new virtual culture. This is a sce-

ha subito una trasmutazione epocale, dissolvendosi nei mille

nario worth investigating. Has the inexorable Spenglerian sunset

rivoli dei nuovi media e della nuova cultura virtuale. Uno scena-

of the West changed into an aurora visible over a horizon as yet

rio su cui vale la pena indagare. Lo spengleriano e inesorabile

undefined? To what extent do present-day European culture and

Tramonto dell’Occidente si è trasmutato in un’aurora che sta

the players in it make a mark in the virtual universe of the new

premendo a un’orizzonte non ancora definito? E ancora: quanto

media, which are crucial for the communication of thought? Is it

la cultura europea attuale, quindi gli attori che le appartengo-

time to redefine or at least rethink the concept of cultural relati-

no, incide nell’universo virtuale dei nuovi media, fondamentali

vism? Has the time come for Europe to enter into dialogue with

per la comunicazione del pensiero? E’ ora di ridefinire o quanto

“the other”, ridding itself of its long-standing guilt?

meno ripensare il concetto di relativismo culturale? E’ giunto il

We like to think that some answers will come from Mittelfest

momento per l’Europa di confrontarsi con l’”altro” svestendosi

2010 and above all from Project Dostoevskij, peerless investigator

da antichi complessi di colpa?

of western man’s psyche and lacerations, and the host of music

Qualche risposta su questi interrogativi crediamo verranno da

and dance events that will be using the stages of Cividale, Udi-

MittelFest 2010 e soprattutto dal Progetto Dostoevskij, irrag-

ne e Gorizia to lay bare the cross-fertilisations under way in the

giungibile indagatore della psiche e delle lacerazioni dell’uomo

globalised world.

occidentale, e dai tanti spettacoli di musica e di danza che mostreranno sui palcoscenici di Cividale, Udine e Gorizia le contaminazioni in atto nel mondo globalizzato. PRESIDENTE / PRESIDENT Antonio Devetag

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INDICE

pagina

GENIO D’EUROPA DEMONI di Antonio Deveteg

4

LA PROSA

10

LA MUSICA

24

LA DANZA

36

IL TEATRO DI FIGURA

48

MITTELFEST INOLTRE

50


CALENDARIO FESTIVAL orario luogo

16 SAB17

VEN

pagina

PROSA

19.00

TEATRO VERDI GORIZIA

DANZA/MUSICA

17.00

CHIESA SAN FRANCESCO

STORIA DI TÖNLE

PROSA

20.00

CHIESA S. MARIA dei BATTUTI

14

LE PAS DE DEUX GÉNIAL

DANZA/MUSICA

22.00

PIAZZA DUOMO

38

PULCINELLA E L’ORGANETTO

FIGURA

17.30

PIAZZA PAOLO DIACONO

47

BRUNELLO: LA NONA CAPOLAVORO ASSOLUTO BARICCO: LA NONA CAPOLAVORO ASSOLUTO?

MUSICA

18.00

CHIESA SAN FRANCESCO

26

LEZIONE 21

MUSICA

20.00

CHIESA SAN FRANCESCO

26

COME MI MANCA BEETHOVEN

DANZA/MUSICA

22.15

CHIOSTRO S. FRANCESCO

39

19

(a+b)³

PROSA

20.00

TEATRO VERDI GORIZIA

15

GENIUS VOCI

MUSICA

22.15

PIAZZA DUOMO

28

20

THOM PAIN (basato sul niente)

PROSA

20.00

CHIESA SAN FRANCESCO

17

INFLUENZE CLASSICHE, DA ORIENTE A OCCIDENTE

MUSICA

22.00

CHIOSTRO S. FRANCESCO

29

CADONO MORTE LE FOGLIE

MUSICA

18.00

CHIESA SAN FRANCESCO

30

LEV

PROSA

20.30

TEATRO VERDI GORIZIA

18

IL PROCESSO - PROCES

DANZA

22.15

PIAZZA DUOMO

40

22

DELITTO E CASTIGO - ZLOČIN IN KAZEN

PROSA

20.00

CHIESA S. MARIA dei BATTUTI

19

BERIO IN MOVEMENT

DANZA/MUSICA

22.15

CHIOSTRO S. FRANCESCO

41

23

MADELEINE

PROSA

20.00

TEATRO VERDI GORIZIA

20

LOVE MACHINES

DANZA

22.15

PIAZZA DUOMO

42

24

ARLECCHINO E LA TORTA DEL DESTINO

FIGURA

11.00

VIE DI CIVIDALE

47

IDIOTAS

PROSA

19.00

TEATRO NUOVO GIOVANNI da UDINE - UD 22

MARTIN LUBENOV’S JAZZTA PRASTA

MUSICA

20.00

PIAZZA DUOMO

31

ARENA

DANZA

22.15

CHIOSTRO S. FRANCESCO

46

DA LEONARDO AI CONTEMPORANEI

MUSICA

11.45

CHIESA SAN FRANCESCO

32

GIOCO DI MANO

PROSA

18.00

CHIESA S. MARIA dei BATTUTI

23

BOBBY McFERRIN

MUSICA

20.00

TEATRO NUOVO GIOVANNI da UDINE - UD 35

CASSANDRA

DANZA

22.30

PIAZZA DUOMO

47

IN CAMMINO

PROSA

11.45

PIAZZA DUOMO

13

NABOKOV vs DOSTOEVSKIJ

PROSA

18.00

CHIESA S. MARIA dei BATTUTI

13

LA TEORIA DELLE STRINGHE

DANZA

21.00

CHIESA S. MARIA dei BATTUTI

45

18

DOM

LUN MAR

21

MER

GIO

VEN SAB

25

DOM

I KARAMAZOV anteprima festival EVENTO INAUGURALE

DISCANTUS PELLEGRINAGGIO IMMOTO GLAUCO VENIER RAGAZZI

12 33 13

Eventi collaterali

18 VEN23 SAB24

DOM


prosa

10


la prosa ggi non è più tempo di tragedia.

e riviverlo, tornando alle parole dei grandi

immiserirlo o lo trasforma in narcosi.

Naturalmente il tragico continua

maestri del passato. Quanto più la società

Il gruppo Muta Imago lavora sul tema della

a esistere, polverizzato nel quoti-

è molle, distratta, quanto più vola bassa,

memoria da anni: lo fa con la tecnica di un

diano di milioni di persone o am-

tanto più il teatro deve dare risposte alte e

teatro di immagini, vale a dire utilizzando

plificato in disastri collettivi, ma, se anche

moralmente forti.

prevalentemente effetti visivi e sonori. Il

si manifesta, il suo impatto dura poco: lo si

Questo spiega perché nell’edizione 2010 di

risultato è una trilogia che si è venuta co-

comprime e dequalifica a livello di effetto, lo

MittelFest, la Prosa ha la sua linea di forza

struendo nel tempo e che per la prima volta

si trasforma in merce, perché ogni segnale

in Dostoevskij, lo scrittore che più di ogni

verrà rappresentata integralmente nella sua

di realtà deve diventare facile, superficiale,

altro ha scelto di indagare la lacerazione

successione logica nel corso di tre giornate.

commestibile – per poter soddisfare tutti,

umana tra bene e male, con una passione

La terza linea portante del programma

per poter essere comprato, consumato e

forse a tratti ingenua, ma con una incande-

di prosa è in fondo la più semplice, la più

dimenticato in fretta.

scenza spirituale, una follia inventiva, una

nobile e antica: un uomo che racconta una

È questo il mondo in cui viviamo. E in questo

verticalità, che ancora oggi lasciano stupe-

storia. È l’affabulazione. Soltanto un attore

mondo esiste ancora una funzione attiva e

fatti.

e le parole di uno scrittore. Ma almeno sono

peculiare del genio europeo? O in questo

Un altro strumento di difesa è la memoria

parole, merce rara nell’impero della chiac-

si è diluito, è diventato ininfluente nel mare

del proprio passato, e quindi dei valori, ma

chiera. Almeno sono storie, e come tutte le

grigio della globalizzazione? E noi cosa

soprattutto dei disvalori e delle grandi ca-

storie sincere non inseguono il nostro gra-

dobbiamo fare? Ricordarlo? Celebrarlo? Io

dute morali. Un popolo che non possiede

dimento: vogliono solo farci comprendere

penso piuttosto che dobbiamo difenderlo

questa memoria – potete anche chiamarla

meglio sia noi stessi che gli altri e aiutarci a

cultura, parola che oggi fa sbuffare molti di

resistere nella trincea dell’umano.

sufficienza – è un popolo senza identità né carattere, è fragile: può trasudare gelatina,

Furio Bordon

come anche farsi ingannare da una tecno-

Direzione artistica Prosa

logia in sé preziosa, ma che spesso, applicata alla sfera del fantastico, finisce per

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prosa ANTEPRIMA FESTIVAL

VENERDÌ 16 LUGLIO ORE 19.00 TEATRO VERDI GORIZIA durata 4h40’

I KARAMAZOV

DELLO SPIRITO DELLA CARNE DEL CUORE da I fratelli Karamazov di Fëdor M. Dostoevskij adattamento teatrale e regia Marinella Anaclerio collaborazione alla drammaturgia Doriana Leondeff scene Pino Pipoli costumi Stefania Cempini con Flavio Albanese, Alberto Bellandi, Titino Carrara, Giovanni Costantino, Melissa DiMatteo Pietro Faiella, Elisabetta Fusari, Carla Guido, Roberto Mantovani, Marit Nissen, Totò Onnis , Cristina Spina , Enzo Toma produzione Compagnia del Sole Diaghilev -Teatro e Società con il contributo di Comune di Bari, Regione Puglia - Assessorato al Mediterraneo ITALIA

La ricerca filosofica, religiosa, umana del più tormentato tra i romanzieri russi trova nei Karamazov una vetta luminosa. Che MittelFest ha voluto riportare in scena. Ha studiato con attrici come Iben Nagel Rasmussen dell’Odin Teatret, con mimi come Yves Lebreton, con registi come Massimo Castri, con pedagoghi come Jurij Alschitz. Marinella Ananclerio ha scelto il teatro, dopo una formazione da musicista, e ha approfondito la cultura russa nel laboratorio Chevengur, con la compagnia del Teatro Scuola d’arte drammatica di Mosca diretto da Anatolj Vassiliev. Ha assistito Toni Servillo in tutte le sue regie liriche e assieme a Flavio Albanese dirige adesso, a Roma, il Teatro della Dodicesima. Al suo attivo, ha un curriculum ampio di regie e collaborazioni cinematografiche.

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E’ un giallo? Un romanzo filosofico? Una storia passionale? Una commedia nera? I fratelli Karamazov è un romanzo che sfugge ai generi, e uno spettacolo da esso tratto non può che fare altrettanto. L’ultimo romanzo di Dostoevskij, è anche la vetta più luminosa della sua ricerca artistica, umana, filosofica e religiosa, scritto in un momento in cui l’intero sistema di valori della società in cui viveva era entrato in crisi. E’ una profonda e ampia riflessione sul valore ed il significato della Responsabilità nella vita dell’uomo e del suo vivere civile. Attraverso per-

sonaggi che sono posizioni dello spirito, idee in atto, come un giocatore di scacchi, Dostoevskij sviluppa una partita avvincente in cui è in gioco la sopravvivenza della società, forse dell’uomo addirittura. Se si potesse riassumere il percorso e la meta di tale indagine, si dovrebbe dire che lui, come la maggior parte dei suoi personaggi, per tutta la vita, dopo una fase gogoliana e ludica, ha cercato “l’uomo nell’uomo” e “il divino nell’uomo”. Portare oggi sulle scene questo testo è riprendere con un altro linguaggio questa ricerca che a distanza di quasi un secolo e mezzo continua ad essere più che attuale: necessaria. Su una pedana circolare avvolta da un velo che svela e nasconde continuamente i luoghi deputati, la vicenda scorre trascinata dal torrente di parole azioni ed emozioni che travolge i personaggi, portandoli senza tregue al mare di un futuro che non può essere che altrove. “Nelle vicinanze della nuova galleria Tretjakov a Mosca, c’è un giardino molto suggestivo, è il giardino degli eroi decaduti. Statue con teste mozzate e posate sull’erba e busti mutilati di Stalin, Lenin, Nicola II, che immediatamente mi hanno fatto pensare a quanto diceva Gadda sui russi ed sul parricidio, sul loro essere capaci di grande devozione al “padre” ma anche di unirsi per di ucciderlo se tradisce. Nella scrittura ho tentato di dare corpo scenico, dunque azione, alla lunga teoria di cocenti domande che Dmitrij, Ivan ed Alesa Karamazov pongono a se stessi e tra loro. La grazia della fede, la paura di perdere la fede, l’invidia per chi ha fede. Di cosa ha bisogno l’uomo per essere felice? L’ uomo può essere felice? L’uomo vuole essere felice?” Marinella Anaclerio


prosa

INTORNO A DOSTOEVSKIJ PERCORSI E LETTURE

SABATO 17 LUGLIO

DOMENICA 18 LUGLIO

VENERDì 23 LUGLIO

ORE 17.30 / durata 30’ CHIESA SAN FRANCESCO

ORE 11.45 / durata 60’ DUOMO DI CIVIDALE

ORE 18.00 / durata 40’ CHIESA S. MARIA DEI BATTUTI

RAGAZZI

IN CAMMINO

riflessioni sulla gioventù a cura di Flavio Albanese con Flavio Albanese, Melissa Di Matteo, Giovanni Costantino

racconti di cercatori di luce a cura di Marinella Anaclerio e Melissa Di Matteo con Totò Onnis, Roberto Mantovani, Carla Guido, Pietro Faiella, Flavio Albanese, Cristina Spina

NABOKOV vs DOSTOEVSKIJ

Da un episodio dei Fratelli Karamazov, le riflessioni dello scrittore sull’irrequietezza e il carattere mobile degli adolescenti. “A malincuore abbiamo dovuto rinunciare a mettere nello spettacolo questa linea importante del romanzo, quasi un testo a sé. Proporlo a parte è un modo di condividere la sua toccante bellezza con il pubblico che ha visto o vedrà I Karamazov”.

Tre modi per avvicinare la spiritualità popolare slava. Gli staretz, i maestri spirituali. Gli jurodivije, i pazzi in Cristo. I pellegrini e i vagabondi mistici. Un percorso di letture pensato per avvicinare gli spettatori a un mondo di uomini, laici o religiosi, che si sono fatti pellegrini per necessità profonda di risposte. Tre temi, tre angoli del Duomo di Cividale, un gruppo di attori, i pensieri e le parole di quanti hanno seguito il loro bisogno di dare uno spazio profondo allo Spirito mettendosi In Cammino.

scrittori faccia a faccia dalle lezioni americane di Nabokov e da lettere ed articoli di Dostoevskij a cura di Marinella Anaclerio e Melissa Di Matteo “Dostoevskij non è un grande scrittore. Anzi, è piuttosto mediocre, magari con lampi di eccellente umorismo, ma ahimè con distese di banalità letterarie tra l’uno e l’altro”. Vladimir Nabokov non ebbe mai stima per Dostoevskij e non esitò a dichiararlo pubblicamente. Potremmo immaginare l’uno di fronte all’altro? Scrittori faccia a faccia. Un incontro impossibile, che mai si potrebbe svolgere se non nella finzione, nell’immaginazione del teatro.

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prosa

SABATO 17 LUGLIO ORE 20.00 CHIESA S. MARIA DEI BATTUTI

STORIA DI TÖNLE

durata 80’ di Mario Rigoni Stern adattamento teatrale e regia Pino Petruzzelli luci e fonica Francesco Ziello con Pino Petruzzelli produzione Centro Teatro Ipotesi l’opera Storia di Tönle di Mario Rigoni Stern è pubblicata in Italia da Einaudi ITALIA

Un montanaro semplice, forte, generoso, tenace, descritto nella sua solitaria battaglia contro la guerra. Contro ogni guerra. Da leggere e tramandare come un mito.

Scrittore e attore, Pino Petruzzelli è nato Brindisi e ha sempre lavorato per mettere la propria esperienza al servizio di cause sociali. Ha fondato il Centro Teatro Ipotesi, che si occupa di temi legati al rispetto e alla conoscenza delle culture. La prima meta dei suoi viaggi d’esplorazione sociale sono state le riserve degli indiani pueblo in Nuovo Messico. Poi, per anni, ha attraversato l’area mediterranea. In questi viaggi sono nati gli spettacoli in cui racconta dal profondo l’umanità di chi è costretto a vivere in situazioni difficili. E’ stato più volte ospite a MittelFest.

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Siamo agli inizi del Novecento. Per sopravvivere, Tönle Bintarn è costretto a contrabbandare tabacco, come molti suoi compaesani, nella zona di Asiago. Sorpreso da un finanziere, Tönle riesce a scappare, ma ferisce la guardia. Oramai ricercato, è costretto alla fuga tra i monti, per continuare ad assicurare il cibo alla famiglia si trasforma in venditore di stampe, e per valichi e sentieri attraversa l’impero di Francesco Giuseppe. Ogni inverno però torna a casa per qualche notte. E quelle furtive ore trascorse nel letto coniugale fanno aumentare il numero dei figli. Ad ogni ritorno, Tönle troverà ad attenderlo il frutto delle notti dell’anno precedente. Ma la Storia – quella con la S maiuscola – va avanti secondo imperscrutabili disegni. Grazie a un’amnistia, Tönle potrà fare ritorno nella sua casa al margine del bosco. Ancora una volta però sarà lei, la Storia, a incidere sul quotidiano di questo piccolo grande uomo e a portagli in casa la guerra. Il primo conflitto mondiale travolgerà tutto: la sua

vita e la natura che lo circonda. Nemmeno il ciliegio sul tetto della sua casa potrà resistere allo schianto delle bombe. Quel ciliegio selvaggio, nato tanti anni prima, da un nocciolo posato lassù da un tordo sassello che l’aveva espulso in volo. La favola può essere letta come il racconto di una personale e solitaria battaglia ingaggiata contro la guerra. Ma la posta in gioco non è solo la sopravvivenza di questo eroe, ma quella della civiltà contadina. Parola dopo parola, Rigoni Stern e Petruzzelli ci accompagnano in un mondo fatto di amore per la propria terra e per le proprie radici dove i pensieri di Tönle suonano alti nello splendore di una natura violata dalla guerra, ma non sconfitta. E quando cessa il rumore della battaglia, si torna a respirare un clima di rinascita e di speranza.


prosa

LUNEDÌ 19 LUGLIO ORE 20.00 TEATRO VERDI GORIZIA durata 45’

MUTA IMAGO TRILOGIA DELLA MEMORIA 1

(a+b)³ progetto e regia Claudia Sorace drammaturgia / suono Riccardo Fazi cubo Massimo Troncanetti vestiti Fiamma Benvignati con Riccardo Fazi e Claudia Sorace produzione Muta Imago ITALIA PRIMA RAPPRESENTAZIONE INTEGRALE DELLA TRILOGIA

Una coppia d’amanti, due figurine felici che si preparano per uscire. Il vestito bello, i capelli con la piega appena fatta, un giro di perle al collo. Poi arriva la guerra.

Uno dei gruppi-guida dell’attuale cambio generazionale, Muta Imago, mette alla prova la tenuta del contemporaneo linguaggio teatrale. La capacità che il gruppo romano, fondato nel 2004, ha di rinnovare la scena si dispiega in una trilogia che, per la prima volta, essi ricompongono apposta per MittelFest 2010. (a+b)³, Lev e il recente Madeleine sono tre spettacoli sul tema della memoria. Un teatro costruito attorno a idee, sensazioni, presenza e assenza.

Nato a Roma nel 2004, il gruppo Muta Imago ha da allora messo al centro del proprio lavoro teatrale la possibilità di approfondire e dilatare i varchi spaziali e di senso rintracciabili nella realtà. (a+b)³ (2007), Lev (2008), Madeleine (2009), gli ultimi spettacoli prodotti, sono stati ospiti nei più importanti festival nazionali e internazionali. Il Premio Ubu e il Premio della Critica hanno loro riconosciuto, nel 2009, un’intelligenza nell’uso di nuovi codici visuali e linguistici, che fa “emergere gli aspetti più inquieti e imbarazzati del nostro stare nel mondo”.

Plinio il Vecchio racconta che la pittura nacque quando una ragazza ricalcò il contorno dell’ombra del suo giovane innamorato sulla parete della sua stanza. Il ragazzo sarebbe partito la mattina successiva, allora lei, la notte, tenendo la lanterna vicino al viso di lui e vedendo proiettarsi un’ombra sul muro, disegnò i contorni della sua ombra. Forse questa storia non continua come la fa continuare Plinio il Vecchio, con il padre della ragazza che realizza un ritratto d’argilla a partire dal disegno della figlia

ph / Laura Arlotti

(così, si racconta, nacque la scultura). Forse questa storia continua a partire dal gesto di lei, dal tentativo di trattenere qualcosa che sfugge, che non si può afferrare. Come quando cade un oggetto qualsiasi, e stiamo per afferrarlo, la mano lo sfiora di poco, ma non si riesce a prenderlo, cade. Orfeo sta risalendo un lungo sentiero, silenzioso, scosceso, buio. Euridice lo segue, perché lui ha incantato tutti laggiù, nel regno dei morti, ed è riuscito ad ottenere in dono la possibilità di riprendersi la sua sposa. I due camminano: lui più avanti, non deve guardarla fino al ritorno in superficie, questo è il patto, e lei lo segue a qualche passo di distanza. Orfeo si gira, lei cade indietro, tende le braccia, cerca di abbracciarlo, ma non afferra nulla se non l’inconsistente aria. Euridice torna ombra, corpo senza peso, forse il ricordo di ciò che era stata in terra. Questi due gesti nascono dalla stessa necessità, ma non c’è consolazione in nessuno dei due. L’immagine che rimane sul muro non dà pace quando manca il corpo che l’ha generata. L’ombra ha trasportato il viso di lui sulla parete, ma l’ombra è falsa, inganna e confonde. Euridice abbraccia l’aria, dimenando le braccia, che finiscono per richiudersi su lei stessa. Anche lei vuole trattenere, afferrare, fermare, ma il suo movimento non trova un corpo, continua ad annaspare le braccia nel vuoto senza arrivare a qualcosa che fermi il suo cercare. Questi gesti raccontano l’eterna ricerca di un’assenza e il tentativo di tracciare un confine che possa sancire una presenza.

15


16


prosa

MARTEDÌ 20 LUGLIO ORE 20.00 CHIESA SAN FRANCESCO durata 90’

THOM PAIN (basato sul niente) di Will Eno traduzione di Noemi Abe con Elio Germano regia Elio Germano in collaborazione con Silvio Peroni produzione BAM teatro - Pierfrancesco Pisani in collaborazione con MittelFest 2010 con il contributo dei Festival “La notte dei poeti” - Settembre al Borgo Edinburgh International Festival, Fringe Award 2005 Finalista Premio Pulitzer per la sezione Teatro 2005 ITALIA PRIMA NAZIONALE

“Qualcosa a metà tra un esercizio di esistenzialismo e un’esplorazione beckettiana” (The Washington Post) Will Eno (Lowell, Massachusetts, 1965) è un drammaturgo americano, anche se le sue opere sono state per lo più prodotte in Gran Bretagna e da Soho è partita, in qualche modo, la sua ascesa. Edward Albee, uno dei grandi nomi della drammaturgia statunitense, ha detto di lui: “Will è uno dei migliori giovani drammaturghi in cui mi sono imbattuto da un certo numero di anni”. L’esordio cinematografico di Elio Germano (Roma, 1980) risale a quando aveva dodici anni, protagonista del film di Castellano e Pipolo Ci hai rotto papà (1992). Da quella adolescenziale esperienza, prende il via una carriera che sarà folgorante: attore diretto da registi come Scola, Tavarelli, Placido, Virzì, Salvatores, Lucchetti. Con il suo film, Mio fratello è figlio unico ottiene il David di Donatello, migliore attore protagonista, più un Globo d’oro e un Ciak d’oro. Nel maggio 2010, alla 63ª edizione del Festival di Cannes, viene premiato come migliore attore ex aequo con Xavier Bardem, per la sua interpretazione nel film La nostra vita di Daniele Lucchetti, unico film italiano in concorso. Appassionato di musica, adora suonare col suo complesso Le bestie rare, di cui è voce e leader.

Curioso uomo, Thom Pain. Come precipitato sul palco, capitatoci per caso, deviando da un percorso che a ben pensare riproduce lo stesso “zig zag” delle sue parole. Un antieroe solitario, un narratore - decisamente!capace di provare emozioni intense e controverse e di saperle convertire in parole o di nasconderle e negarle attraverso le parole stesse con l’abilità di un giocoliere. Un individuo sincero nelle sue repulsioni, nella sua comprensione, nel desiderio di instaurare un contatto col pubblico e ugualmente sincero nella sua frustrazione di non riuscirci. Ad ogni sua parola al buio riusciamo a vedere nuove cicatrici: sono le memorie di un uomo pieno di ferite, che precipitano nel suo discorso dai recessi dell’infanzia. Non tutte si sono richiuse, alcune sanguinano ancora. E Thom Pain - cinico funanbolo in bilico sul nostro stupore - non ha paura di mostrarle, né di ammettere che in una parte segreta del suo essere è ancora sensibile alle sofferenze altrui, a quella che chiameremmo la sofferenza del mondo. In questa sua confessione laica, Thom Pain vuole cercare di dare un senso alla sua vita, trasformare la rovina in salvezza, a dispetto di tutto, restituire qualcosa di nobile e di buono al pubblico e a sé stesso. Un uomo tragicamente positivo, che cerca ancora di amare la vita senza spiegarla troppo, né di trovare soluzioni o insegnamenti. Coraggioso, nel suo porsi davanti ai dubbi e scrollarli via con un “chi se ne frega”.

Non giudicatelo: non è migliore, né peggiore di voi. Di sicuro è vivo. E le sue emozioni sono le grandi protagoniste di questo testo: difficile non sentire la loro irrefrenabile pressione, come fossero una lattina di una bevanda gasata che è stata energicamente agitata e posata lì… Esploderà? Era un fremito quello che abbiamo appena avvertito?

ph / Roberto Baldassarre

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prosa

MUTA IMAGO TRILOGIA DELLA MEMORIA 2

MERCOLEDÌ 21 LUGLIO ORE 20.30 TEATRO VERDI GORIZIA durata 50’

LEV

Dalle cartelle di Alexander Lurja, il celebre neuropsichiatra russo, la storia di un soldato che per una ferita alla testa ha perso la memoria e la capacità di ricordare.

ideazione Muta Imago regia Claudia Sorace drammaturgia / suono Riccardo Fazi realizzazione scena Massimo Troncanetti vestiti Fiamma Benvignati con Glen Blackhall produzione Muta Imago coporduzione Ztl Pro, Inteatro / Scenari Danza 2.0 Amat, Kilowatt Festival ITALIA PRIMA RAPPRESENTAZIONE INTEGRALE DELLA TRILOGIA

Nato a Roma nel 2004, il gruppo Muta Imago ha da allora messo al centro del proprio lavoro teatrale la possibilità di approfondire e dilatare i varchi spaziali e di senso rintracciabili nella realtà. (a+b)³ (2007), Lev (2008), Madeleine (2009), gli ultimi spettacoli prodotti, sono stati ospiti nei più importanti festival nazionali e internazionali. Il Premio Ubu e il Premio della Critica hanno loro riconosciuto, nel 2009, un’intelligenza nell’uso di nuovi codici visuali e linguistici, che fa “emergere gli aspetti più inquieti e imbarazzati del nostro stare nel mondo”.

Uno dei gruppi-guida dell’attuale cambio generazionale, Muta Imago, mette alla prova la tenuta del contemporaneo linguaggio teatrale. La capacità che il gruppo romano, fondato nel 2004, ha di rinnovare la scena si dispiega in una trilogia che, per la prima volta, essi ricompongono apposta per MittelFest 2010. (a+b)³, Lev e il recente Madeleine sono tre spettacoli sul tema della memoria. Un teatro costruito attorno a idee, sensazioni, presenza e assenza.

più immediate. La gente parla del cosmo, e degli spazi cosmici. E la nostra terra è una piccolissima particella di questo cosmo infinito. Ma la gente non pensa alla terra, pensa e sogna voli sui pianeti. La gente considera di ordinaria amministrazione il volo delle pallottole, dei proiettili, delle bombe che si frantumano e vengono scagliate nella testa di un uomo, avvelenando e bruciando il suo cervello, mutilando la sua memoria, la sua vista, il suo udito, la sua coscienza.

“Abbiamo costruito uno spettacolo sullo sguardo di Lev Zasetsky, paziente di Alexander Lurja, il celebre neuropsichiatra russo. Abbiamo scoperto tra le pagine del suo diario una vertigine che parlava di noi e di come ci sentiamo ora. Abbiamo lavorato un anno per cercare di avvicinarci il più possibile a un mistero che ci affascina. Un mistero che affiora, a tratti, che dura poco e presto scompare. Inafferrabile, si concede per attimi e chiede una costante attenzione perché non vada sprecato. Lavoravamo e ci chiedevamo, in continuazione: cosa ha a che fare con noi la storia di un soldato russo che a seguito di una ferita alla testa, perde la capacità di ricordare? Perché vogliamo raccontarla, cosa di essa vogliamo trattenere e cosa dimenticare? Perché continuiamo a leggere e rileggere le pagine di un diario che parlano di una vita intera passata a combattere nel tentativo di ricostruire un’identità? Il diario di Lev inizia nel 1943, con questa frase:

E termina, nel 1958 con queste parole:

La gente pensa in grande. Il pensiero si solleva, oltre le nostre teste, immagina palazzi sempre più alti, aerei sempre più veloci, comunicazioni sempre

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ph / Laura Arlotti

Sí, la guerra, la guerra, quanti disastri ha fatto all’umanità, quanti morti ha provocato, quanta gente ha mutilato, quanta altra gente ha inchiodato a un letto, a quanta gente ha tolto la possibilità di fare del bene. Ma nel prossimo futuro cominceranno i voli nello spazio e in primo luogo i voli sulla luna e sui pianeti vicini, voli che ci daranno maggiori possibilità di fare delle scoperte e di arricchirci di sostanze ed elementi poco diffusi, forse, sulla terra, e che si trovano invece sugli altri pianeti… Tra questi due pensieri, una vita intera spesa a combattere contro una malattia - e Lev non poteva saperlo - che non sarebbe mai potuta migliorare. Trent’anni a cercare di ricostruire, pezzo dopo pezzo, un’identità, un passato, così da riuscire a possedere un presente. Noi vogliamo parlare di questa lotta, che ostinatamente non può fare a meno di essere ottimista. E scoprire in essa il tratto costitutivo del nostro essere umani”.


prosa

GIOVEDÌ 22 LUGLIO ORE 20.00 CHIESA S.MARIA dei BATTUTI durata 100’

Adattamenti cinematografici e televisivi, non hanno scalfito minimamente la precisione di questa sofferta indagine purificatrice nel nero dell’animo umano.

Lo Slovensko mladinsko gledališče di Lubiana (Teatro della Gioventù, conosciuto semplicemente con la sua sigla SMG) è oramai considerato il più importante spazio sloveno di ricerca e formazione per attori, registi, coreografi e musicisti, un laboratorio di creatività e di avventura artistica. Fondato negli anni ’50, prima istituzione professionale slovena di teatro per l’infanzia e la gioventù, a cominciare dagli anni ’80 ha cambiato la propria fisionomia e affrontato un originale percorso interdisciplinare, soprattutto grazie alla collaborazione di personalità registiche come Vito Taufer, Matjaž Pograjc, Dragan Živadinov, Eduard Miler, Jernej Lorenci, Ivica Buljan. A loro si aggiunge Diego de Brea (Ljubljana, 1969) che fin dal 1996 ha diretto allestimenti di autori classici e contemporanei, soprattutto a Lubiana e a Nova Gorica.

DELITTO E CASTIGO ZLOCIN IN KAZEN dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij adattamento, scenografia, luci e regia Diego de Brea drammaturgia Tomaž Toporišič costumi Marita Ćopo con Matija Vastl, Sandi Pavlin, Romana Šalehar, Olga Grad, Olga Kacjan/Draga Potočnjak, Daša Doberšek/Nataša Živković, Željko Hrs, Marinka Štern, Boris Kos, Uroš Maček, Ivan Godnič, Dario Varga produzione SMG Slovensko mladinsko gledališče, Ljubljana in collaborazione con Ministry of culture of the Republic of Slovenia, Municipality of Ljubljana SLOVENIA

Rodion Romanovich Raskolnikov, uno studente espulso dall’università, decide di uccidere una vecchia usuraia per dimostrare a se stesso di essere un uomo d’eccezione, al di là del bene e del male. Rimasto travolto dal proprio atto e tormentato dalla coscienza del proprio fallimento, si consegna allora spontaneamente alla giustizia. Colpa, condanna ed espiazione: questi sono i capisaldi del romanzo, che trasforma il giallo di un delitto nel mistero insondabile dell’animo umano, esposto alla tragedia della propria libertà. Sullo sfondo una città fantasma: San Pietroburgo, teatro di una umanità degradata. Delitto e castigo venne pubblicato nel 1866, a puntate, nel corso di una lunga e febbrile stesura. Dopo quasi 150 anni è stato scritto tutto il possibile sulla profondità e l’altezza di queste pagine. A leggerle si può veramente sentire la febbre da cui spesso i personaggi sono colpiti, come una forma di difesa necessaria per esorcizzare la realtà. E si può anche sentire la loro miseria, la povertà, e provare con loro il desiderio di un tè caldo, che lenisca la fame. Vederlo allestito in scena esaspera ancor di più queste sensazioni, e porta lo spettatore a percepi-

re in se stesso i pensieri cattivi, le perversioni, la parte taciuta e censurata del proprio io, la propria dannazione segreta. “Delitto e castigo mi racconta ciò che amo, ciò che temo, ciò che desidero” spiega il regista Diego De Brea. “Qualsiasi pagina apra, magari a caso, ne vengo turbato e soggiogato, fino a sentirmi anch’io uno dei figli spirituali di Dostoevskij. La storia che egli mi narra è un’educazione del cuore, una via crucis con tutte le sue stazioni, una ad una, e poi - finalmente - la resurrezione”. Lo spettacolo, pur concentrato in un’ora e mezza soltanto, tocca diverse questioni: il delitto come soluzione metafisica, il castigo come fondazione del dubbio, la rinascita e la resurrezione. “Castigo significa che ci si assume tutto il peso della sofferenza e, attraverso di lei, si riemerge purificati” prosegue De Brea. L’ascesa salvifica che egli legge nel grande “grande romanzo polifonico” di Dostoevskij è anche una chiave per penetrare, al di là di tanti adattamenti cinematografici e televisivi, il miracoloso universo dello scrittore russo, gli stati più interiori di una sofferta e magnificente indagine nel nero dell’animo umano.

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prosa

VENERDÌ 23 LUGLIO ORE 20.00 TEATRO VERDI GORIZIA durata 45’’

MUTA IMAGO TRILOGIA DELLA MEMORIA 3

MADELEINE ideazione Muta imago regia Claudia Sorace drammaturgia / suono Riccardo Fazi realizzazione scena Massimo Troncanetti con Luca Giovagnoli vestiti Fiamma Benvignati con Glen Blackhall e Chiara Caimmi produzione Muta Imago coproduzione Romaeuropa Festival, Regione Lazio, Bassano Opera Festival, Artlink Association Romania, Centro Valeria Moriconi / Amat Marche ITALIA PRIMA RAPPRESENTAZIONE INTEGRALE DELLA TRILOGIA

Un refolo di vento, il passaggio di un’ombra, una luce che si spegne all’improvviso. Una donna cerca di difendersi. Un’elettricità strana comincia a riempire la scena.

Nato a Roma nel 2004, il gruppo Muta Imago ha da allora messo al centro del proprio lavoro teatrale la possibilità di approfondire e dilatare i varchi spaziali e di senso rintracciabili nella realtà. (a+b)³ (2007), Lev (2008), Madeleine (2009), gli ultimi spettacoli prodotti, sono stati ospiti nei più importanti festival nazionali e internazionali. Il Premio Ubu e il Premio della Critica hanno loro riconosciuto, nel 2009, un’intelligenza nell’uso di nuovi codici visuali e linguistici, che fa “emergere gli aspetti più inquieti e imbarazzati del nostro stare nel mondo”.

Uno dei gruppi-guida dell’attuale cambio generazionale, Muta Imago, mette alla prova la tenuta del contemporaneo linguaggio teatrale. La capacità che il gruppo romano, fondato nel 2004, ha di rinnovare la scena si dispiega in una trilogia che, per la prima volta, essi ricompongono apposta per MittelFest 2010. (a+b)³, Lev e il recente Madeleine sono tre spettacoli sul tema della memoria. Un teatro costruito attorno a idee, sensazioni, presenza e assenza.

Madeleine è la storia di un’attesa. Di un lento avvistamento. Un avvicinamento, un countdown inarrestabile, una discesa inesorabile verso un destino prefigurato: sarà imprevedibile, devastante, distruttivo: farà esplodere tutto quello che nel tempo ha potuto costruire. Tutto all’inizio appare sereno, sicuro, protetto: la donna, sola, abita un luogo tranquillo, definito. I gesti sono essenziali, i movimenti abbozzati restano sospesi nell’aria. Lo spazio è fermo, precisamente delineato, le linee che lo attraversano disegnano percorsi e direzioni ben precise. Ma lentamente, in maniera inesorabile, uno strano incanto viene a posarsi sulle cose, come una vertigine che muove quello che non dovrebbe essere spostato: piccoli segnali, contraddittori, si affacciano tra le pieghe della realtà: un refolo di vento, il passaggio improvviso di un’ombra, una luce che si sposta o che si spegne all’improvviso. La donna cerca di difendersi, di mantenere il controllo su ciò che la circonda. Un’atmosfera di strana elettricità finisce per riempire la scena. La donna si rende conto che non resterà sola a lungo.

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ph / Luigi Angelucci

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prosa

SABATO 24 LUGLIO ORE 19.00 TEATRO NUOVO GIOVANNI da UDINE

IDIOTAS

durata 4h45’

Ci sono spettacoli che si possono raccontare, altri si devono semplicemente vedere. Succede spesso con Nekrosius. Soprattutto se mette in scena Dostoevskij.

Eimuntas Nekrošius, lituano, è una leggenda del teatro europeo contemporaneo. Con il suo speciale talento registico usa le opere teatrali e letterarie alla stregua di impulsi per la creazione di propri mondi. Il suo teatro metaforico si esprime in spettacoli dinamici, espressivi e visivi, nei quali grande attenzione viene dedicata non solo all’interpretazione emozionale e plastica degli attori ma anche all’utilizzo unico degli oggetti situati sul palcoscenico, che si trasformano in un racconto autonomo. Tra le sue regie memorabili vanno ricordate almeno Tre Sorelle di Cechov (1996); la Trilogia di Shakespeare (Hamletas 1997, Macbeth 1999, Otello 2001); Il Giardino dei ciliegi di Cechov (2003); uno spettacolo tratto dal Cantico dei Cantici (2004); le due recenti produzioni sul Faust di Goethe (2006) e Anna Karenina (2008).

dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij regia Eimuntas Nekrošius scene Marius Nekrošius musiche Faustas Latenas costumi Nadezda Gultiajeva con Daumantas Ciunis, Salvijus Trepulis ,Elzbieta Latenaite, Diana Gancevskaite, Margarita Ziemelyte, Vidas Petkevicius, Migle Polikeviciute, Vaidas Vilius, Vytautas Rumsas, Ausra Pukelyte, Vytautas Rumsas jr, Neringa Bulotaite, Tauras Cizas, produzione Meno Fortas Theatre coproduzione Vilnius - European Capital of Culture 2009, Fondazione Musica per Roma, International Stanislavskij Foundation, Moscow, Dialog Festival, Wroclaw, Baltic House Festival, St. Petersburg, in collaborazione con Lithuanian Ministry of Culture e Aldo Miguel Grompone, Roma LITUANIA “Un corpo a corpo senza scampo con il leit motiv dello scrittore russo: il contrasto fra bene e male, la ricerca di una possibilità di redenzione sia pure attraverso i crimini più atroci. Questo è il senso di quel potente, emozionante affresco che è Idiotas, secondo Nekrošius: un viaggio dentro i meandri della mente, nei segreti delle pulsioni erotiche dei protagonisti, per rappresentare non tanto la vita così com’è, quanto per fermarla, sublimarla, renderla luminosamente impervia”. Del Teatro.it “Un adattamento del romanzo che si impone per la secchezza figurativa, in cui spicca la porta centrale, sia che siamo in treno, o nelle varie case in cui il principe Myshkin rivela il carattere di copia dell’auto-

ph / Dmitrij Matvejev

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re, o la proiezione verso un cristo votato al sacrificio. Ma il grande spettacolo raggiunge il massimo nella terza parte, dove il formalizzarsi assoluto dello spazio coincide con l’evocazione del sogno e con il gioco delle sonorità, e tutto si fa astratto, l’azione si ferma e il dramma trova il suo posto nell’assoluto del pensiero”. La Repubblica “Si direbbe che dai personaggi letterari Nekrošius tragga più vigore, più potenza di quanta non ne trovi nelle creature nate per la scena. Si pensava che egli scegliesse di accostarsi a romanzi o poemi perché consentono maggior libertà al suo estro onirico. In realtà, probabilmente, è proprio il contrario: le opere non teatrali gli impongono la gabbia di una formalizzazione più severa. Anche se ci sono immagini bellissime, come al solito, oggetti emblematici – lo spazio dell’azione è delimitato da culle di ferro, il nucleo della scenografia è una porta sghemba, i cui battenti sono sospesi a delle funi attaccate al soffitto, come un varco sul buio dell’inconscio”. Il Sole 24 Ore “E’ una danza tragica, piena di grazia, crudeltà, umorismo. Tenera come la dolcezza malinconica del sentimento che la pervade, una strana ‘compassione’ che non è indulgenza, ma neppure voyeurismo per i suoi personaggi. Per Nekrošius non si tratta di leggere o di ‘adattare’ il romanzo di Dostoevskij: il regista lituano ne cerca l’anima, la materia profonda e ineffabile che vive oltre le parole e oltre il tempo”. il manifesto


prosa

DOMENICA 25 LUGLIO ORE 18.00 CHIESA S. MARIA dei BATTUTI

GIOCO DI MANO

durata 60’ drammaturgia Gabriele Di Luca regia Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti con Gabriele Di Luca al pianoforte, Daniel De Rossi produzione Compagnia Carrozzeria Orfeo organizzazione Luisa Supino in collaborazione con il Centro RAT - Teatro dell’Acquario ITALIA

La storia di una famiglia. Una bizzarra mitologia moderna piena di equivoci, giochi, colpi di scena, per ripercorrere la vita, gli amori e i miracoli di quattro generazioni.

gambe in circostanze davvero insolite e tragicomiche; un padre cresciuto a cinturate e bestemmie; e infine un figlio con la passione per i film porno. Quattro bizzarri personaggi, due morti e due vivi, legati tra loro dall’inscindibile rapporto di sangue padre-figlio. E se non bastasse, perfino San Pietro, mandato all’improvviso da Dio sulla terra con una missione delicata e forse pericolosa per lui, che ha un solo punto debole… Un’avventura umana ricca di ribaltamenti, equivoci, giochi, colpi di scena. Un racconto semplice, ironico, talvolta tagliente. Divertente e amaro. Una favola per tutti, sulla vita.

Carrozzeria Orfeo è una compagnia nata nel 2007 da un gruppo di attori formati all’Accademia “Nico Pepe” di Udine. Con il loro primo spettacolo, Nuvole Barocche (patrocinato dalla Fondazione Fabrizio De André), sono finalisti e ottengono una menzione speciale in due importanti premi nazionali: Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” e “Nuove Sensibilità”, all’interno del Festival Teatro Italia di Napoli. Seguono Gioco di Mano (2008) e Sul Confine (2009), con il quale risultano vincitori della 5° edizione Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti”. Il loro ultimo progetto, Tre Brevi Istanti Tragicomici ha vinto il Premio alle Arti “Lidia Petroni”. E’ la storia di un amore. Il protagonista percorre la memoria della propria famiglia ricostruendo una complessa e bizzarra trama di relazioni, fatti e leggende. Una mitologia famigliare in grado di mescolare e confondere, la fantasia, i sogni, la realtà, in una narrazione comica e visionaria, Una fiaba moderna. Un racconto popolare. Un viaggio surreale che attraversa la vita, gli amori e i miracoli di quattro diverse generazioni: un bisnonno leggendario per essere improvvisamente invecchiato in un mattino del 1978; un nonno reduce di guerra che perde le

Nello spettacolo, il rapporto con il sogno riveste un’importanza fondamentale. Attraverso il sogno, i personaggi rivelano pulsioni e bisogni inconfessati e inconsci come la necessità di riscoprire i propri legami con il passato e mantenerne viva la memoria. Le musiche originali composte insieme al musicista e attore Daniel De Rossi hanno il compito di accompagnare alcuni momenti dell’azione, senza descriverla, e verranno eseguite dal vivo. Lo spettacolo vuole creare un legame forte, un rapporto di complicità quasi confidenziale con il pubblico. L’intento è di accoglierlo all’interno della storia con un rapporto molto diretto, ma non necessariamente quotidiano. La forma del monologo permette infine ad alcune immagini di rivelarsi in tutta la loro forza e pienezza: si può partire anche dal banale per raccontare il proprio punto di vista sull’essenziale. E indagare il profano per intravedere il sacro.

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musica


la musica a molteplicità di genii e geniali-

orientali hanno un successo durevole e

Durante questa edizione del festival potre-

tà che si è manifestata in Euro-

continuo).

mo quindi goderci alcuni capolavori della

pa ci fa riflettere sul fatto che il

Le famose contaminazioni di genere, in re-

musica classica fino al genere contempo-

vero genio europeo sia la musica

altà potremmo dire che non esistono, ma

raneo europeo (da Beethoven a Berio con

classica, che ha caratterizzato e segnato

esiste una necessità degli artisti di diversi

particolare menzione per il progetto Genius

il nostro pianeta negli ultimi 500 anni. Da

continenti e di diverse estrazioni di abbe-

Voci in cui ascolteremo alcuni brani rara-

quando esiste l’uomo il settore artistico mai

verarsi a questa storia europea, a questa

mente eseguiti ma di bellezza struggente),

è stato così fortemente influenzato come è

arte piena di civiltà, piena di riferimenti alla

ma andremo anche a scoprire come un’or-

accaduto con la musica classica da Monte-

tradizione popolare sempre sublimata e ric-

chestra coreana riesce ad eseguire magni-

verdi fino a Berio.

ca di profondità di pensiero. Un artista che

ficamente musica europea e anche musica

La musica classica è un unicum nella sto-

non sia prigioniero del proprio ego musicale

di autori contemporanei orientali ed europei

ria dell’uomo, è un patrimonio europeo che

e che studi con serietà, per necessità dovrà

(Tan Dun e Nyman, con un brano commis-

spesso diamo per scontato senza conside-

prima o poi trovare in sé la curiosità di con-

sionato da MittelFest) in cui l’influenza della

rare quanto abbia influenzato tutti i con-

frontarsi con la musica cosiddetta classica

nostra tradizione è sempre presente. Un

tinenti e tutti i generi musicali dal pop al

che proprio noi europei negli ultimi lustri

cenno particolare merita Bobby McFerrin,

jazz. Considerata musica colta o di difficile

forse abbiamo considerata datata per ca-

musicista che dire eclettico è dire poco.

approccio in realtà si dirama e radica nelle

dere in un qualunquismo culturale schiavo

Mentre va ricordata anche una prima col-

nostre vite.

della necessità di fare incassi o di attirare

laborazione con Folkest, che ha trovato un

Dagli Stati Uniti fino al lontano Oriente è

masse. Proprio nel momento in cui tramite

minimo comune denominatore in un pro-

riuscito ad essere elemento positivo di

la musica fecondiamo altre civiltà tagliamo

getto centrato sulla fisarmonica, strumen-

globalizzazione portando una profondità di

i contributi non pensando che proprio la

to prettamente europeo, nato a Vienna ed

pensiero e una rigorosità esecutiva che la

cultura e la nostra unicità potranno distin-

evolutosi in diverse forme musicali dalla

contraddistingue anche in ambiti e ambienti

guerci.

musica contemporanea al jazz e alla mu-

che mai un secolo fa avremmo immaginato

L’Europa per la sua storia e anche per gli

sica popolare.

(ad esempio le opere esportate nei paese

sbagli già commessi, può essere un faro planetario non solo culturale ma anche di

Claudio Mansutti

civiltà ed economico solo se riparte dalla

Direzione artistica Musica

sua profondità di pensiero anche e soprattutto culturale.

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musica

DOMENICA 18 LUGLIO ORE 18.00 PARTE PRIMA CHIESA SAN FRANCESCO

BRUNELLO: LA NONA CAPOLAVORO ASSOLUTO BARICCO: LA NONA CAPOLAVORO ASSOLUTO? Mario Brunello, violoncello e sonorizzazione Alessandro Baricco, narratore Produzione Antiruggine ITALIA

ORE 20.00 PARTE SECONDA CHIESA SAN FRANCESCO

LEZIONE 21 proiezione del film introdotta da Alessandro Baricco ITALIA IN ESCLUSIVA PER MITTELFEST 2010

Attraverso registrazioni ed esempi dal vivo, Mario Brunello sonorizza il capitolo della monografia di Walter Riezler dedicato alla Nona Sinfonia. “Mai una singola opera di un grande musicista ha suscitato tanta emozione nel mondo come la Nona Sinfonia di Beethoven: non soltanto fra i contemporanei, ma anche fra i posteri. Come i contemporanei oscillavano fra ammirazione estatica e rifiuto critico misto a timore, così neppure oggi il mondo è unanime nell’impressione e nel giudizio.” Così scriveva Walter Riezler in Beethoven, una fondamentale monografia, pubblicata nel 1936, sulla quale si è formata gran parte del pensiero musicale del Novecento. Mario Brunello ha scelto di sonorizzare, con il suo violoncello e con l’ascolto di alcuni brani, il capitolo dedicato appunto alla Nona Sinfonia. Una visione, questa di Riezler, sicuramente ancora valida, ma anche datata, che sarà perciò riveduta in maniera dialettica da Brunello. Con l’occhio e l’orecchio del musicista, attraverso registrazioni ed esempi dal vivo, si entrerà in uno dei testi più appassionanti ed emozionanti mai scritti su questo capolavoro.

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Alessandro Baricco affiancherà Mario Brunello concentrandosi soprattutto sul testo letterario schilleriano del quarto movimento della Nona, per portarci poi alla visione del suo film Lezione 21.

Alessandro Baricco sarà a MittelFest per illustrare e analizzare, dal punto di vista di uno scrittore, il testo di Schiller usato da Beethoven e per raccontare e far vedere il suo film Lezione 21 (2008).

“Vi siete mai chiesti che cosa sia successo la sera che, per la prima volta, Beethoven presentò la sua Nona Sinfonia al pubblico di Vienna?

Giunto al proprio debutto cinematografico, Baricco si interroga sugli oggetti e i fenomeni artistici sopravvalutati, sulla ricezione musicale, su come sia nata la Nona Sinfonia e su cosa sia successo la sera che per la prima volta Beethoven la presentò al pubblico di Vienna. Grazie anche alla geniale lezione filmata del professor Mondrian Kilroy (già presente nel suo romanzo City), la proiezione diventerà un viaggio nel passato e una riflessione sapiente sulla vecchiaia, sull’amore, sulla bellezza.

“Ma se quel monumento sinfonico, insediato definitivamente al centro degli affetti del pubblico di ogni luogo e di ogni epoca e oggetto nel Novecento di una serie innumerevole di registrazioni, non fosse altro che l’opera di un vecchio compositore incapace di sentire ancora la bellezza o anche soltanto di intuirla? Se quel complesso mondo espressivo carico degli accenti più diversi non fosse riuscito a interessare sinceramente gli spettatori del 7 maggio del 1824? Se l’ultimo istante di bellezza della musica di Beethoven non risiedesse nel movimento gioioso e conclusivo della Nona, ma altrove? Magari in quegli ultimi quartetti per archi, impegni onorati dal compositore prima del sopraggiungere della morte?”


musica

Mario Brunello è stato il primo artista italiano a vincere con il suo violoncello, nel 1986, il Concorso Čaikovskij di Mosca, riconoscimento che lo ha proiettato sulla scena internazionale come solista invitato dalle principali orchestre del mondo e dai maggiori direttori, tra i quali Claudio Abbado, Valery Gergiev, Zubin Mehta, Riccardo Chailly e Riccardo Muti. La sua carriera ha riservato ampio spazio a progetti che coinvolgono forme d’arte diverse (letteratura, filosofia, scienza, teatro), integrati al suo repertorio di raffinato violoncellista. Ha interagito con attori, musicisti, personaggi di spicco della cultura (Uri Caine, Paolo Fresu, Marco Paolini, Gianmaria Testa, Margherita Hack, Moni Ovadia, Vinicio Capossela) e attraverso nuovi canali di comunicazione ha cercato di avvicinare il pubblico a un’idea diversa di fare musica, creando spettacoli interattivi, che in gran parte nascono nello spazio alternativo di Antiruggine, un’ex-officina ristrutturata, luogo ideale per la sperimentazione.

Alessandro Baricco è nato a Torino nel 1958. Sotto la guida di Gianni Vattimo, si è laureato in Filosofia, contemporaneamente si è diplomato in pianoforte. L’interesse per la musica e per la letteratura hanno ispirato fin dall’inizio la sua attività di saggista e di narratore. Come critico musicale ha esordito con Il genio in fuga. Sul teatro musicale di Rossini (1988). All’inizio degli anni ’90 ha preso corpo la sua carriera di narratore: Castelli di rabbia (1991), Oceano mare (1993), Seta (1996), City (1999), Senza sangue (2002) sono i suoi romanzi più noti, e di maggior successo. Da Novecento, un monologo teatrale del 1994, Giuseppe Tornatore ha tratto il film La leggenda del pianista sull’oceano. Le sue trasmissioni televisive, le sue rubriche sui quotidiani, la sua scuola di narrativa, Holden, hanno gettato un ponte, mai convenzionale, tra il lavoro dello scrittore e la modernità , il quotidiano, la cultura di massa che lo circonda.

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musica

LUNEDÌ 19 LUGLIO ORE 22.15 PIAZZA DUOMO durata 100’

GENIUS VOCI The Swingle Singers

Orchestra e Coro del Teatro Verdi di Trieste Maria Nunzia Menna, mezzosoprano Paolo Paroni, direttore Coproduzione Mittelfest Fondazione Teatro Verdi di Trieste

ITALIA / INGHILTERRA

Strumento del corpo, ma anche strumento divino. Per questa ragione, Brahms e Berio scelsero la voce come mezzo d’espressione eccelso.

Johannes Brahms (1833 – 1897 Rhapsodie op. 53 per contralto solo, coro virile e orchestra Schicksalslied op. 54 per coro e orchestra musica ed esecuzione dal vivo

The Swingle Singers sono un formidabile ottetto vocale, noto in tutto il mondo per l’inconfondibile tecnica, l’armonia e fusione dei timbri musicali e il vastissimo repertorio che spazia da Bach al jazz, dai madrigalisti francesi a Duke Ellington, da Mozart a Gershwin. Fondati nel 1962, a Parigi, da Ward Swingle, in Italia sono diventati popolari come interpreti della sigla del programma televisivo Quark. E’ pensando soprattutto a loro che Luciano Berio ha composto la sua Sinfonia.

Commissionata dalla New York Philharmonic per il suo 125° anniversario, Sinfonia di Luciano Berio è un ampio lavoro per otto voci amplificate e grande orchestra scritto tra il 1968 e il 1969. Nato in un periodo di forti movimenti sociali e politici, Sinfonia rispecchia il clima di generale crisi nella quale i compositori dell’avanguardia musicale sembravano trovarsi in quel momento storico. I cinque movimenti in cui si articola si dispiegano in un uso continuo e strutturale della tecnica della citazione. Ad essere citati sono molto spesso frammenti tratti da opere di maestri del recente passato, Gustav Mahler fra tutti, ma anche Brahms, Debussy, Ravel, fino a compositori più recenti. Il continuo riferimento a periodi storici precedenti e l’apparente rinuncia a molti degli atteggiamenti avanguardistici suggeriscono l’idea di una sorta di “pace con il passato”, e fanno apparire Sinfonia, per dirla con Leonard Bernstein (paladino di una certa aderenza alla tradizione e a cui il lavoro non a caso è dedicato), “rappresentativa delle nuove direzioni che la musica classica stava prendendo dopo i pessimistici anni Sessanta”. L’affinità di Johannes Brahms con il mondo della vocalità è nota: precedentemente e posteriormente rispetto al notissimo Deutsches Requiem il maestro tedesco compose una serie di lavori incentrati sul mondo della coralità, di cui Rhapsodie e Schicksalslied, scritti tra il 1868 e il 1871, sono due dei più mirabili esempi. Scritte rispettivamente su testi di Goethe e di Hölderlin, le due composizioni affondano le loro origini nella tradizione tedesca di Schubert, Mendelssohn, Schumann, questa volta non facendo leva sulla tecnica delle citazioni ma sull’evoluzione stilistica inserita in una cornice di appartenenza culturale.

Nata a Napoli, Maria Nunzia Menna ha iniziato giovanissima lo studio del canto. Vincitrice di numerosi concorsi, ha debuttato nel il ruolo di Maddalena in Rigoletto. Attiva anche in campo concertistico, ha in repertorio titoli come Gloria di Vivaldi, Carmina Burana di Orff, Stabat Mater di Pergolesi, Magnificat in D di Bach. Personale successo ha ottenuto con El amore brujo di De Falla al Lirico di Cagliari e con lo Spazzacamino di Britten al Comunale di Modena. A segnare la svolta nella carriera direttoriale di Paolo Paroni (diplomato in Organo presso il Conservatorio di Udine, e poi in Direzione d’Orchestra alla blasonata Accademia di Vienna) è stato il podio dell’Orchestra Filarmonica Slovena di Lubiana, cui sono subito seguiti ingaggi con orchestre di livello internazionale quali la Filarmonica di Zagabria la Sofia Festival Orchestra and Choir, l’orchestra barocca Capella Savaria,la Big Band e Coro della Radio Nazionale Bulgara, e molte altre. Diverse sono le sue apparizioni concertistiche in diretta nazionale radio e televisiva, così come le collaborazioni con solisti: il violinista Stefan Milenkovich, le cantanti Teresa Berganza, Daniela Mazzucato, Maria Zadori, l’Altenberg Trio Wien.

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Luciano Berio (1925 – 2003) Sinfonia per otto voci e orchestra I - II, O King – III, In ruhig fliessender Bewegung – IV - V

La Rhapsodie op. 53 per contralto solo, coro virile e orchestra è un’opera di grande intensità espressiva: solo l’ultima delle tre parti in cui è strutturata vede l’ingresso del coro che si unisce alla voce solista per rendere ancora più intensa la richiesta di serenità rivolta agli spiriti celesti, dopo che le due sezioni precedenti avevano messo in rilievo le sofferenze del misantropo viandante protagonista dell’inno di Goethe Harzreise im Winter. Poche opere brahmsiane potrebbero essere definite più romantiche, nell’accezione più ampia del termine, dello Schicksalslied op. 54 per coro e orchestra. La composizione è strutturata in due parti contrastanti per costruzione ed significato, la prima rappresentando la serenità degli dei, la seconda il tormento, descritto musicalmente con notevole vigore, dell’uomo terreno.


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MARTEDÌ 20 LUGLIO ORE 22.00 CHIOSTRO SAN FRANCESCO durata 100’

Un invito a scoprire la sintonia tra un’orchestra asiatica e il mondo occidentale. A dispetto delle distinzioni di genere, tipo, colore, che tormentano ogni momento della nostra vita.

INFLUENZE CLASSICHE, DA ORIENTE A OCCIDENTE musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Tan Dun, Michael Nyman Korean Philharmonic Orchestra Gyeonggi Maestro Nanse Gum, direttore Massimo Mercelli, flauto Shu Yin, pipa (antico liuto cinese) Coproduzione Emilia Romagna Festival, MittelFest 2010 e Festival Ljubljana ITALIA / SLOVENIA / COREA PROGRAMMA Tan Dun Concerto for String Orchestra and Pipa (1995) Shu Yin, pipa I. Andante molto II. Allegro III. Adagio IV. Allegro Vivace

Tan Dun (Hunan, 1957) è uno dei musicisti più originali della scena contemporanea. Cinese, cresciuto nel pieno della ‘rivoluzione culturale’ in una comune come piantatore di riso, è un compositore eclettico e creativo, che conosce la tradizione e l’avanguardia, e ha attraversato le frontiere tra generi e culture, creando un ponte tra Oriente e Occidente. Noto soprattutto per aver composto le colonne sonore dei film The Banquet, Hero e La tigre e il dragone (il lavoro su quest’ultima pellicola gli ha fatto vincere un Grammy e un Oscar), Tan Dun ha trascorso gran parte della sua infanzia con sua nonna, che lo ha cresciuto nel rispetto dell’antica cultura sciamanica cinese. Partito dalle sorgenti del minimalismo di maestri come Reich e Glass, Michael Nyman (Londra, 1944) si è poi proiettato verso nuove, ardite traiettorie musicali, mescolando sacro e profano. Le colonne sonore per i film di Peter Greenaway e per Lezioni di piano di Jane Campion gli hanno regalato successi internazionali. A proposito dei suoi rapporti col minimalismo ha detto: “La mia musica nasce dalla conoscenza di quei suoni, ma poi prende altre strade. Un compositore si deve basare su ciò che già esiste, Bach ascoltava Vivaldi, Vivaldi ascoltava Corelli, e così via fino a Monteverdi. Ci sono comunque un linguaggio e un attitudine, comuni”. Ha scritto il Concerto for Flute and Strings appositamente per MittelFest 2010.

Michael Nyman Concerto for Flute and Strings (2010) dedicato a Massimo Mercelli Massimo Mercelli, flauto composizione commissionata da MittelFest 2010 Pëtr Il’ič Čajkovskij Sinfonia n° 5 in mi minore op. 64 Andante - Allegro con anima Andante cantabile, con alcuna licenza Valse: Allegro moderato Andante maestoso - Allegro vivace “La musica è un linguaggio universale”. Questa frase ci affascina, ma sappiamo che il suo significato è vario e frastagliato: è evidente, infatti, che un brano di musica carnatica indiana usa una lingua differente da quella di un coevo madrigale rinascimentale italiano o che una danza aborigena utilizza modelli diversi da quelli di una tarantella. Comune a tutti i popoli e a tutte le culture è l’esprimere concetti e sentimenti, sensazioni e stati d’animo attraverso la combinazione di suoni e di ritmi, per dire ciò che le parole non sanno comunicare con lo stesso effetto. Comune a tutte le musiche, d’oriente e di occidente, di nord e sud, è l’incredibile possibilità di eliminare ostacoli linguistici e di superare tutti i preconcetti. Comune ai compositori e agli esecutori di ogni epoca e di ogni latitudine è il saper cogliere e fondere da sempre generi e forme, sicuri che qualche cosa raggiungerà sempre il cuore degli ascoltatori, in ogni angolo della terra.

Ecco così Tan Dun e Michael Nyman, prolifici e versatili compositori ‘senza barriere’, che fanno, semplicemente, ottima musica. Entrambi hanno raggiunto fama con le colonne sonore (La Tigre e il Dragone e Lezioni di piano) ed entrambi sono attivi anche nella musica più importante, recuperando ciascuno gli strumenti della propria tradizione, fondendo antico e moderno, mescolando una forma storica della cultura occidentale (il concerto) per colmare le distanze tra le tradizioni di Oriente e Occidente e tra la musica ‘colta’ e quella ‘leggera’. E se nel Concerto per pipa, il liuto classico cinese, Tan Dun recupera e rielabora suoni e atmosfere degli antichissimi funerali taoisti, nel suo nuovissimo Concerto per flauto, Nyman impiega uno degli strumenti più antichi, il flauto, per affascinarci nel suo personalissimo stile e riconciliarci con la musica contemporanea. Oriente e Occidente, tradizione e classicità si rincorrono anche in Cajkovskij, la cui Sinfonia n. 5 è pagina popolare nel senso più ampio del termine perché combina l’humus della musica russa con la sinfonia classica al punto da aver affascinato anche il mondo della musica leggera. Maria Chiara Mazzi

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MERCOLEDÌ 21 LUGLIO ORE 18.00 CHIESA SAN FRANCESCO durata 90’

Chopin compose i Canti durante l’arco di tutta vita, spesso lasciando queste pagine incompiute, se non a livello di abbozzo. In una sera di luglio, MittelFest li riscopre. Pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, fin dall’inizio della carriera Antonio Ballista non ha mai posto restrizioni alla sua curiosità. Convinto che le distinzioni di genere non debbano considerarsi discriminanti, ha svolto personalissime escursioni nel campo del ragtime, della canzone italiana e americana, del rock, della musica da film, agendo spesso in una dimensione parallela tra la musica cosiddetta di consumo e quella di estrazione colta. Dal 1953 suona in duo pianistico con Bruno Canino. Per lui hanno scritto Berio, Boccadoro, Bussotti, Castiglioni, Clementi, Corghi, Donatoni, Morricone, Sciarrino, Sollima. E’ fondatore e direttore dell’ensemble Novecento e Oltre. Con Alessandro Lucchetti e Federico Mondelci ha costituito nel 2003 il trio Fata Morgana, che esegue musica cross-over. Magdalena Aparta, polacca di Lodz, è un mezzosoprano a proprio agio sia nel repertorio lirico che in quello sacro e da camera. Si esibisce regolarmente per le più importanti società concertistiche italiane ed estere, ed è molto attiva nel promuovere la musica polacca, slava e italiana.

“CADONO MORTE LE FOGLIE” omaggio a Fryderyk Chopin Magdalena Aparta, mezzosoprano Antonio Ballista, pianoforte ITALIA POLONIA

PROGRAMMA Parte I Zyczenie (Desiderio) op. 74 n.1 Wiosna (Primavera) op. 74 n. 2 Mazurca in re minore Andantino in sol minore (trascrizione di Chopin dell’op. 74 n. 2) Hulanka (Baccanale) op. 74 n. 4 Mazurca in si bemolle maggiore (II versione) Nie ma czego trzeba (Ciò che manca) op. 74 n. 13 Mazurca in si bemolle maggiore op. 7 n. 1 Piosnka litewska (Canzone lituana) op. 74 n. 16 Mazurca in re maggiore Gdzie lubi (Dove amano) op. 74 n. 5 Mazurka in re maggiore Precz z moich oczu (Lungi dai miei occhi) op. 74e n. 6 Mazurca in do diesis minore op. 30 n. 4 Dumka Narzeczony (Il fidanzato) op. 74 n. 15 Mazurca in fa minore op. 63 n. 2 Leci liscie z drzwa (Cadono morte le foglie dall’albero) op. 74 n. 17 Parte II Mazurca in la minore op. 17 n. 4 Pierscien (L’anello) op. 74 n. 14 Sliczny chlopiec (Vezzoso ragazzo) op. 74 n. 8 Mazurca in re bemolle maggiore op. 30 Czary (Incantesimo) op. 74 n. 3 Smutna Rzeka (Triste fiume) op. 74 n. 3 Mazurca in sol maggiore (II versione) Dwojaki koniec (La doppia fine) op. 74 n. 11 Posel (Il messaggero) op.74 n. 7 Mazurca in do diesis minore op. 63 n. 3 Moja Pieszczota (Mia diletta) op. 74 n. 12 Jakiez kwiaty, jakie wianki (Quali fiori, quali ghirlande) Mazurca in fa minore op. 68 n. 4 Melodia op. 74 n. 9 Mazurka in sol minore (ricostruzione di Gastone Belotti) Wojak (Il guerriero) op. 74 n. 10

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Chopin compose i Canti durante l’arco di tutta vita, in diverse occasioni, spesso lasciando queste pagine incompiute, se non a livello di abbozzo. Un loro riordino e una loro pubblicazione erano certamente progetti che il compositore polacco aveva in mente di realizzare, se la lunga malattia e la morte prematura non glielo avessero impedito. Questo stato di cose ha lasciato ai posteri una bella “gatta da pelare”. Tra le carte ritrovate nei suoi cassetti non c’era alcuna indicazione che facesse luce sulla genesi e sull’esatta cronologia di questi Canti. Molti di essi erano incompleti: ora mancavano di accompagnamento, ora di importanti rifiniture. Ciononostante, nel 1857, a Berlino, l’editore Schlesinger pubblicò la Raccolta di canti polacchi op. 74 di Fryderyk Chopin. Il grosso del lavoro di ricostruzione se lo era addossato, fin dal 1853, Julian Fontana per incarico della famiglia Chopin. Nella più assoluta buona fede, Fontana assolse il suo compito però in maniera arbitraria, lacunosa, spesso poco attendibile dal punto di vista della filologia. Dei già pochi Canti che egli riuscì a raccogliere, solo diciassette vennero da lui considerati meritevoli di essere stampati. Come si nota dal programma, questa serata prevede l’esecuzione di due canti in più: il 18esimo, Incantesimi, che assieme ad altri due – ora purtroppo irrimediabilmente perduti – Fontana ritenne indegni del nome di Chopin, e il 19simo, la Dumka, il cui testo riproduce la prima e terza strofa del canto n.13, e che è stato ritrovato solo nel 1910 nell’Album di Witwicki. Un’altra novità del concerto di questa sera consiste nell’impaginazione dei Canti. Considerando assurdo, per le ragioni sopra esposte, seguire l’ordine di successione dell’edizione berlinese, si è pensato a un’impaginazione diversa, comparativa, che accosti ai Canti, altre composizioni di Chopin (per lo più mazurche) che ne ricordano lo spirito, per lo stile, atmosfera e carattere. Terza novità della serata è la prima esecuzione mondiale della Mazurca in sol minore, nella ricostruzione di Gastone Belotti, uno dei più importanti studiosi di Chopin. Si tratta forse della redazione originaria della Mazurca op.59.3. Tuttavia, “è evidente - dice Belotti - che per Chopin, non si trattava solamente della prima stesura di una composizione in seguito pubblicata, ma di un’opera a sé stante, con caratteristiche sue, completa”.


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SABATO 24 LUGLIO ORE 20.00 PIAZZA DUOMO durata 120’

Jazzta Prasta è un’espressione bulgara e vuol dire sottosopra. Definizione ironica, ma esatta, per questo originale quartetto, irruento, spiritoso, vigoroso.

A poco più di 30 anni, Martin Lubenov (nato a Sofia nel 1976) è considerato uno dei maggiori fisarmonicisti dei Balcani. Ha studiato musica classica e jazz a Sofia e a Vienna, ma le sue radici, fisse nel terreno vibrante della musica da nozze e da funerale gli hanno evitato di diventare un musicista accademico. Allo stesso tempo, la sua educazione musicale lo ha aiutato a superare il limite popolare di molti musicisti rom balcanici. Nel 2000 Lubenov si è trasferito a Vienna diventando una sorta di ponte fra la musica delle comunità jugoslava e macedone, la scena musicale folk dell’Europa centrale e quella mondiale. Invitato a fruttuose collaborazioni da molti musicisti e gruppi, come la Sandy Lopičić Orkestar, è stato anche concertista e arrangiatore. Nel 2006 è stato insignito del French Prix Gus Viseur per la categoria Jazz nel Mondo.

MARTIN LUBENOV’S JAZZTA PRASTA jazz balcanico Martin Lubenov, fisarmonica Vladimir Karparov, sax Georg Breinschmid, contrabbasso Harald Tanschek, percussioni in collaborazione con Folkest BULGARIA

Con un virtuosismo da togliere il fiato e un’eleganza giocosa, Martin Lubenov unisce alla musica balcanica e rom tonalità appartenenti allo swing, al modern jazz, al tango nuevo, alla salsa e alla musette. Così facendo, rende onore alla sua musica, proprio come Astor Piazzola ha fatto con il tango e Richard Galliano con la musette. Nel suo modo di suonare, assolutamente non convenzionale, si incontrano le maggiori tradizioni balcaniche: la musica folk bulgaro-macedone e la musica rom che sopravvive nelle zone meridionali dei Balcani, ma trasformate dall’irruzione di virtuosismi mozzafiato e arrangiamenti inusuali. A Vienna, sua città adottiva, Lubenov persegue questo approccio insieme al quartetto non ortodosso degli Jazzta Prasta. La band è composta da alcuni tra i più famosi musicisti rom della Bulgaria, con una reputazione che oltrepassa di gran lunga l’orizzonte locale. Grazie a gruppi provenienti per lo più dal nord della Spagna e sud della Francia, come ad esempio i Gipsy Kings, l’anima inconfondibile delle canzoni gitane è divenuta ormai famosa a livello mondiale. Ma nel caso di Jazzta Prasta non si cade mai nel kitsch e nella condiscendenza, poiché i loro bizzarri arrangiamenti, pieni di linee jazz sperimentali e di potenti suoni, sposano la salsa con gli ottoni balcani in maniera semplice, con citazioni da vivaci tangos e dallo swing gitano intessuto di assoli e sottofondi brillanti. Lubenov stesso è responsabile di tutti i testi, delle composizioni e degli arrangiamenti. La fusione di tutti questi mezzi ha fatto delle sue creazioni un genere di musica sottilmente agile e tuttavia melanconica, senza dubbio molto mediterranea, in grado di liberare gli ascoltatori dalla paura di entrare in contatto con “quegli strani tipi balcanici”. Grazie alla sua abilità di passare attraverso diversi stili e continenti, Lubenov è riuscito a far qualcosa di impensabile: un ibrido completamente nuovo, che trascina intellettuali, fan del jazz, amanti della musica in genere e popfreak.

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DOMENICA 25 LUGLIO ORE 11.45 CHIESA SAN FRANCESCO durata 60’

DA LEONARDO AI CONTEMPORANEI Sebastiano Zorza, fisarmonica ITALIA

La ricostruzione della fisarmonica disegnata da Leonardo, opera del liutaio Mario Buonoconto, e un’escursione musicale di Sebastiano Zorza sul suo utilizzo moderno e contemporaneo.

PROGRAMMA G. Frescobaldi (1583-1643) Toccata ottava di durezze e ligature Canzona settima detta “La tarditi” D. Buxtehude (1637-1707) Ciacona in e minor buxWV 160 J. S. Bach (1685-1750) Die Kunst der Fuge BWV 1080 Contrapunctus I I. Albeniz (1860-1909) Asturias V. Semionov (1946-) Daichovo Horo, Sevdana, Gankino Horo O. Schmidt (1928-) Toccata n. 1 op. 24 P. Di Cioccio (1963-) Galiley on the rocks D. Ellington (1899 -1974), V. Vlasov (1936-) Parafrasi sul tema ”Caravan”

Formato alla scuola del maestro Flocco Fiori, Sebastano Zorza si è perfezionato con i migliori esecutori e didatti dello strumento: Subitzki, Bodell, Skliarov, Schischkin, Boschello. L’attività concertistica lo ha portato ad suonare in tutta Europa e in Giappone. E’ stato più volte invitato a esibirsi in prime assolute con composizioni per gruppi da camera, fisarmonica e orchestra, fisarmonica e coro, scritte per lui dagli autori. Rilevante il suo adattamento delle Quattro stagioni di Astor Piazzolla per fisarmonica e orchestra d’archi. Mario Buonoconto è nato, vive e lavora a Majano. Dopo gli studi tecnici a Buenos Aires, ha approfondito lo studio della musica e degli strumenti musicali. Trasferendosi definitivamente in Italia ha incominciato a costruire ghironde, clavicembali e strumenti medievali e rinascimentali di ogni genere, e frequentato workshop con i più importanti maestri del settore: Grant O’Brian, Christopher Hogwood, Christopher Clark e altri. Molti strumenti da lui realizzati vengono suonati da importanti gruppi di musica antica.

“Anni fa ho letto un articolo su un musicista spagnolo che aveva costruito uno strumento chiamato organo de papel, ossia organo di carta, derivato da un disegno di Leonardo. Il disegno, che si trova nella Biblioteca Nacional de Madrid, al fol. 76r. del Codice Madrid II, doveva essere un promemoria che lo scienziato aveva tracciato, magari per ulteriori approfondimenti, o per fissare semplicemente l’idea, senza entrare poi nei dettagli costruttivi. Vedendo la fotografia dello strumento e confrontandolo con il disegno di Leonardo non ero particolarmente convinto della ricostruzione. Il disegno di Leonardo non è chiaro e le spiegazioni sono minime. Da quelle poche indicazioni sono però partito con il mio lavoro di ricostruzione, facendo sempre riferimento ai metodi costruttivi utilizzati all’epoca, e ai materiali che allora si adoperavano. Leonardo pensa che lo strumento debba avere un mantice a doppia azione, sia munito di una tastiera verticale, sulla destra, e che il suono venga prodotto da canne schiacciate di carta, o di legno sottile. Nessuno storico della fisarmonica ha mai accennato allo strumento di Leonardo, cosa che resta un mistero. Riflettendo, mi sono però convinto che il problema è semplice: nessuno sapeva dell’ esistenza di quel disegno. Se cosi fosse dovremmo anticipare l’invenzione della fisarmonica di oltre 300 anni. La differenza più notevole fra la fisarmonica moderna e lo strumento di Leonardo sta nel funzionamento del mantice. Nella prima è ad azione singola e il suono viene prodotto mediante ance libere. Nel disegno di Leonardo si intuisce invece un mantice a doppia azione, così il flusso d’aria è continuo, mentre si apre e si chiude il mantice, e il suono viene prodotto mediante canne, identiche a quelle usate negli organi. Da alcuni anni sto lavorando alla ricostruzione di questo strumento. Il compito non è semplice, gli elementi a disposizione sono pochi, e ciò implica molte e diverse possibilità interpretative sul suo funzionamento. Penso però che lo strumento leonardesco abbia per i fisarmonicisti un valore particolare. Potremmo definirlo il padre della fisarmonica e immaginarci quale evoluzione avrebbe potuto avere, se non fossero passati tre secoli di silenzio, prima che la fisarmonica come la conosciamo noi venisse re-iventata, nel 1852 da Bouton”. Mario Buonoconto

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SABATO 17 LUGLIO ORE 17.30 CHIESA SAN FRANCESCO

DISCANTUS

PELLEGRINAGGIO IMMOTO Una forma polifonica che qualcuno definisce primitiva, ma che nulla ha di rozzo. Ed esprime anzi una ricchezza formale ed espressiva di forte impatto.

Tra cultura italica e germanica: i discanti di Cividale Ensemble Dramsam Alessandra Cossi, canto, synphonia, campane Nadia Cecere, canto, sistri Tiziana Valvassori, canto Fabio Accurso, liuto medievale, traversa, organo portativo Gianpaolo Capuzzo, flauti diritti, flauto doppio, canto Giuseppe Paolo Cecere, canto, viella, salterio ITALIA

Deve il suo nome ad un toponimo latino, di oscuro etimo, appartenuto ad un piccolo ed antichissimo borgo alle pendici del Carso goriziano, l’Ensemble Dramsam, formato da professionisti nel campo della musica antica. Fondato a Gorizia nel 1985 e diretto da Giuseppe Paolo Cecere, il gruppo si dedica alla diffusione del patrimonio musicale medievale di area linguistica romanza e si propone lo studio e la interpretazione del patrimonio musicale antico attraverso un’accurata mediazione tra rigore filologico ed approccio artistico. Attento alla dimensione organologica, l’Ensemble dedica anche cura alla ricostruzione ed all’utilizzo di copie di strumenti storici, proponendosi un utilizzo dell’apparato strumentale consono alle diverse epoche, ai repertori musicali ed ai contesti culturali.

PROGRAMMA O LILIUM CONVALIUM Tropo al Benedicamus Domino dell’ufficio dell’Assunta (Cod. LVI –Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli) MISSUS AB ARCE Prosa super Tamquam sponsus (Cod. XLI - Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli) TAM DIU QUIPPE SALUTARIS In festo Beati Nicholai ad vesperas (Cod. LVI - Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli) AVE GLORIOSA MATER SALVATORIS Tropo al Benedicamus Domino per l’ufficio della natività di Maria (Cod.LVI - Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli) SUBMERSUS JACET PHARAO Tropo al Benedicamus Domino per l’ufficio della festa di Pasqua (Cod. LVI - Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli) QUEM ETHERA ET TERRA Prosa per l’Ufficio del Natale (Cod. XLI - Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli) SONET VOX ECCLESIE Tropo al Benedicamus Domino per la festa de4l Corpus Domini (Cod. LVI - Mus. Arch. Nazionale di Cividale del Friuli)

A dominare la scena musicale europea del periodo medievale fu certamente il canto cristiano, tanto nella sua dimensione liturgica che in quelle paraliturgica e devozionale. Gli stretti rapporti tra potere temporale e potere spirituale determinarono spesso scambi ed interferenze tra le diverse regioni sottomesse ora a questo ora a quell’altro dominio temporale e spirituale. Luogo d’elezione di questi scambi e di queste interferenze furono proprio quelle regioni di confine tra diversi mondi culturali. Una di queste regioni è il Friuli, posto all’incrocio fra tradizione latina e tradizioni germaniche e slave. A reggere le sorti di quella che fu la massima autorità religioso-politica del Friuli, il Patriarcato di Aquileia, furono di volta in volta patriarchi designati all’interno di logiche di potere che trovavano il loro centro in luoghi e ambienti culturali diversi: dalla corte di Carlo Magno alla nobiltà bavarese, dal nobilato milanese alle università francesi. Avvicendamenti che non mancheranno di segnare fortemente l’ambiente sociale, culturale, liturgico e, quindi, musicale. Il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli conserva tra i suoi tesori una serie di manoscritti, a suo tempo destinati all’uso liturgico presso la Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta, che contengono la più cospicua collezione, a livello europeo, di cantus planus binatim, ovvero canti polifonici (a due voci) non mensurati. I manoscritti, databili tra il XIVed il XV secolo, sono stati quasi certamente compilati nella stessa Cividale, che ancor oggi li conserva. Il cantus planus binatim è una forma polifonica a volte definita “primitiva”, ma che nulla ha di primitivo o di rozzo, anzi , come i brani cividalesi dimostrano ampiamente, è spesso in grado di esprimere una ricchezza formale ed espressiva di forte impatto. La grande presa che oggi il cantus planus, il cosiddetto “gregoriano”, ha su una parte sempre crescente di estimatori trova forse origine e motivo nella originaria applicazione di una profonda scienza del rapporto tra testo e musica della quale si è forse oggi persa memoria e che più volte, nel divenire musicale, la polifonia ha allo stesso tempo arricchito ed oscurato. La qualità espressiva del cantus planus rimane intatta nelle polifonie cividalesi, dove il discanto non si muove ad oscurare la percezione delle parole ma a rendere una dimensione spaziale “tridimensionale” alla lineare melodia originale.

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DOMENICA 25 LUGLIO ORE 20.00 TEATRO NUOVO GIOVANNI da UDINE durata 75’

BOBBY McFERRIN in collaborazione con Studiomusica - Modena

Un’estensione di quattro ottave, un talento naturale. Una classe unica. Dai classici al jazz. Bobby McFerrin è il genio planetario della voce.

Unconventional. E’ la maniera migliore per descrivere la carriera di Bobby McFerrin. Chi ha visto alcuni dei suoi concerti, o ne ha sentito parlare, sa che questo artista, al centro del palco come vocalist, oppure come direttore d’orchestra, è ogni volta capace di regalare al pubblico eventi unici, in cui c’è sempre qualcosa di nuovo e di inaspettato. Il talento di McFerrin sta nel superare le barriere dei generi e degli stereotipi, per congegnare un sound speciale, tutto suo. Accurato nella conservazione del patrimonio musicale esistente, McFerrin è al tempo stesso all’avanguardia con la sua musica senza tempo, che trascende ogni confine e abbraccia ogni cultura.

Improvvisatore vocale, direttore d’orchestra, appassionato portavoce della cultura musicale, Bobby McFerrin non può essere definito un semplice cantante. Nato a New York negli anni ‘50, da una famiglia di cantanti lirici, studia pianoforte e già al liceo fonda il Bobby Mack Quartet. Nel 1978 inizia a cantare nel gruppo Astral project di New Orleans. Scoperto dal cantante Jon Hendricks, con il quale ha duettato più volte, lascia un forte segno di sé nel 1981 al Kool Jazz Festival di New York. Grazie a questo successo entra prima nella band del chitarrista George Benson e poi si aggrega in tournée a Herbie Hancock. Nel 1984 incide il disco The Voice, il primo album, nella storia del jazz, per sola voce. In questo album, McFerrin sfoggia una tecnica vocale che gli permette di riprodurre all’unisono il

suono di tre strumenti. Durante il suo percorso non convenzionale egli perseguirà fedelmente il suo obiettivo di esibirsi in concerti dal vivo totalmente improvvisati, senza alcun materiale preparato. I suoi spettacoli sono difficilmente definibili come semplici concerti, perché vi è sempre una reale e costante interazione con il pubblico. Nel 1988, con il brano Don’t Worry Be Happy, canzone improvvisata nello studio di registrazione, Bobby McFerrin raggiunge il vertice in quasi tutte le classifiche pop del mondo. Dieci volte vincitore del Grammy Award e all’apice della popolarità, McFerrin decide allora di studiare direzione d’orchestra, prendendo lezioni da Bernstein, Meier e Ozawa. Grazie all’entusiasmo e alla gioia che da sempre caratterizzano le sue esibizioni da solista, ottiene successo anche nell’ambito della musica classica; nel 1990 dirige l’Orchestra Sinfonica di San Francisco, nel 1994 è direttore creativo dell’Orchestra da Camera St. Paul e nello stesso anno pubblica Paper Music, una collezione di classici che rappresenta la sua prima registrazione come direttore d’orchestra. Da allora collabora frequentemente con le più grandi orchestre del mondo, tra cui la New York Philharmonic e i Wiener Philharmoniker, che nel 2003 ha diretto nel tour europeo. Nel 2007 si è esibito al Teatro alla Scala di Milano dirigendo la Filarmonica della Scala. Le sue registrazioni hanno venduto venti milioni di copie, e le sue collaborazioni con Yo-Yo Ma, Chick Corea ed Herbie Hancock lo hanno reso ambasciatore nel mondo del jazz e della musica classica.

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la danza li europei hanno forgiato la sto-

nanza con un nuovo tecnologico millennio.

attraverso la quale guardare la realtà con

ria, l’arte ed il pensiero per seco-

Il programma 2010 della Danza quindi rac-

occhi nuovi, come fanno i Kataklò, punta

li. Il genio creativo europeo era,

coglie ogni alto suggerimento del gusto

di diamante italiana del physical thea-

è, sarà.

europeo e lo evolve, destruttura, ricalibra

tre. Mentre metaforico è lo spazio vuoto,

Su un trascorso di solida memoria intellet-

per il nuovo palato, la nuova poetica, la

spoglio di ogni connotazione, nella quale

tuale ed artistica la Danza di oggi racconta

nuova socialità.

i danzatori del Central Europe Dance Thea-

i grandi del passato e segna nuove ellis-

Saranno danzatori di fama internaziona-

tre di Budapest si muovono in modo lento,

si per i futuri talenti nel candore e nella

le ad inaugurare il Festival: su musiche

indistinto, onirico: una danza che sembra

tragedia di ogni sentimento umano o pas-

eterne interpreteranno magistralmente

una lotta e assume valori eterni di scontro

saggio storico. Non si può prescindere dal

il genio coreografico dei grandi innova-

tra vita e morte. Infine il mito di Cassan-

genio artistico e creativo del passato per

tori coreografici del Novecento. Dove-

dra, che Christa Wolf carica delle temati-

innescare l’innovazione; è base indispen-

roso l’omaggio, poi, al genio goriziano,

che odierne di emancipazione femminile e

sabile per l’evoluzione della coscienza

a cent’anni dalla scomparsa: la mente

subordinazione al potere, rivivrà nella ver-

culturale.

giovane e fremente di Michelstaedter

sione danzata di Luciano Cannito.

La nuova danza può essere l’espressione

nell’incontro con il suo eroe musicale: Be-

C’è tanto passato perché grande è la voglia

della poesia del passato coniugata alle

ethoven. Il Balletto dell’Esperia coglierà il

di futuro ma non c’è strada da percorrere

forme tecnologiche più visionarie. Me-

genio istintivo di entrambi. L’angosciosa

senza un inizio, un’educazione, un’abitudi-

moria quindi sì ma mai sterile, ispirazione

condizione dell’uomo, al centro del capo-

ne al bello. Indivisibili, i tempi, le passioni,

piuttosto, bisogno energico di speranza.

lavoro kafkiano Il processo, si manifesta in

le forze umane in campo. Uguali a se stes-

La cultura europea, che ha nel suo dna le

scena grazie al talento del giovane coreo-

si nei secoli eppure sempre testardamente

musiche di Beethoven, gli scritti di Kafka,

grafo croato Staša Zurovac e alle musiche

nuovi, diversi.

il mito di Cassandra, l’irrequietezza di Mi-

appositamente composte dal M° Berislav

Si balla la storia, con muscoli antichi, con

chelstaedter sembra avere vitale bisogno

Šipuš. L’eclettismo del genio musicale di

la coscienza del presente, con la curiosità

di enunciarli tutti, ancora, per ripensarli,

Luciano Berio ispira l’inedito triplice even-

del futuro.

risognarli, rimodularli nel futuro, in asso-

to performativo della compagnia austriaca Dans.Kias: un assolo danzato, una video

Walter Mramor

installazione ed un concerto non conven-

Direzione artistica Danza

zionale per strumento solo. La curiosità del genio meccanico leonardesco è la lente

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danza Grandi coreografi, grandi compositori. L’innovazione, la classicità, la rivoluzione sposano le note del passato. Un apertura di festival con le più brillanti étoile. SABATO 17 LUGLIO ORE 22.00 PIAZZA DUOMO durata 120’

PRIMA PARTE FESTIVE OUVERTURE MUSICA Dmitri Shostakovich SUONA ORCHESTRA MITTELEUROPEA NOCTURNOS COREOGRAFIA John Neumeier MUSICA Frédéric Chopin DANZANO Silvia Azzoni e Oleksandr Ryabko Hamburg Ballett AL PIANOFORTE il Maestro Ferdinando Mussutto WHO CARES? COREOGRAFIA George Balanchine MUSICA George Gershwin DANZANO Magali Guerri e Davit Galstyan Ballet du Capitole de Toulouse CENERENTOLA COREOGRAFIA Rudolf Nureyev MUSICA Serghei Prokofiev DANZANO Muriel Zusperreguy e Josua Hoffalt Ballet de l’Opéra de Paris SPRING WATERS COREOGRAFIA Asaf Messerer MUSICA Serghei Rachmaninov DANZANO Ambra Vallo e Tyrone Singleton Birmingham Royal Ballet OTHER DANCES COREOGRAFIA Jerome Robbins MUSICA Frédéric Chopin DANZANO Sarah Lane American Ballet Theatre e Gonzalo García New York City Ballet SECONDA PARTE CANDIDE OUVERTURE MUSICA Leonard Bernstein SUONA ORCHESTRA MITTELEUROPEA THE TWO PIGEONS COREOGRAFIA Frederick Ashton MUSICA André Messager DANZANO Ambra Vallo e Tyrone Singleton Birmingham Royal Ballet ROMEO E GIULIETTA COREOGRAFIA Kenneth MacMillan MUSICA Serghei Prokofiev DANZANO Muriel Zusperreguy e Josua Hoffalt Ballet de l’Opéra de Paris TCHAIKOVSKY PAS DE DEUX COREOGRAFIA George Balanchine MUSICA Pyotr Ilyich Tchaikovsky DANZANO Magali Guerri e Davit Galstyan Ballet du Capitole de Toulouse TERZA SINFONIA DI GUSTAV MAHLER COREOGRAFIA John Neumeier MUSICA Gustav Mahler DANZANO Silvia Azzoni e Oleksandr Ryabko Hamburg Ballett EXCELSIOR MUSICA Romualdo Marenco DANZANO Tutti gli artisti

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LE PAS DE DEUX GÉNIAL gala internazionale di musica e danza a cura di Daniele Cipriani Orchestra Mitteleuropea diretta dal M° Alfonso Scarano con Silvia Azzoni, Davit Galstyan, Ballet du Capitole de Toulouse Gonzalo García, New York City Ballet Magali Guerri, Ballet du Capitole de Toulouse Josua Hoffalt, Ballet de l’Opéra de Paris Sarah Lane, American Ballet Theatre Oleksandr Ryabko, Hamburg Ballett Tyrone Singleton, Birmingham Royal Ballet Ambra Vallo, Birmingham Royal Ballet Muriel Zusperreguy, Ballet de l’Opéra de Paris

ph / Roy Smiljanic

EVENTO IN ESCLUSIVA PER MITTELFEST 2010 Quante volte si sente parlare di genio, in tante e diverse accezioni. Se si coniuga il genio alla creatività, è proprio nell’arte che si possono trovare le sue espressioni più alte. Ci piace perciò ricordare e celebrare questo fortunato binomio in una serata di gala dedicata specialmente alla genialità della danza e della musica, mettendo in scena alcune opere degli artisti che più hanno contribuito e contribuiscono ad arricchire il repertorio. Quando si parla di genio coreografico, il pensiero corre immediatamente a George Balanchine, il coreografo che più di tutti ha rivoluzionato i canoni estetici della danza rendendola astratta, eppure ricchissima e allo stesso tempo pura nella sua architettura coreografica. Forte di un notevole orecchio musicale, Balanchine ne ha sempre fatto tesoro, in coreografie che sfruttano tutti gli accenti coloristici dei brani: la scelta cade spesso su musicisti altrettanto geniali nel loro genere come Igor Stravinsky, con cui ha creato una profonda partnership artistica, oltre a Tchaikovsky, Mozart, Gershwin, tanto per citarne alcuni. A proposito di genio musicale, le note di Chopin sono alla base di Other Dances di Jerome Robbins, innovatore anch’egli nel saper ritrovare la musicalità vivace in alcune delle sue più importanti coreografie. La musica di Rachmaninov, con la sua potenza espressiva, è il sottofondo di Spring Waters, balletto di Asaf Messerer, genio della coreografia stile “vecchia Russia”, moderno eppure fedele ai canoni più tradizionali. Quanto alla narratività, l’aspetto geniale è costituito dall’averla concepita e rivisitata nel balletto in senso contemporaneo, approfondendo la psicologia dei

personaggi: nascono così balletti ricchi di passi a due struggenti, espressivi, drammatici, in cui la coreografia è esaltata dalle doti interpretative dei danzatori. Ne sono maestri Frederick Ashton con The Two Pigeons e Kenneth MacMillan con Romeo e Giulietta. Infine un omaggio al genio della danza, Rudolf Nureyev, che più di tutti – in veste di danzatore prima, e di coreografo poi – ne ha incarnato lo spirito rivalutando la figura maschile nel balletto. La Cenerentola, di cui è coreografo, è un emblema senza tempo di modernità e innovazione. Danza e musica si uniscono dunque nel segno della creatività incarnata dalle più brillanti stelle del panorama mondiale. Non è facile stabilire i parametri della genialità: eppure in serate come questa, si intuisce che solo opere e artisti che ne sono ricchi possono sopravvivere al tempo e costituire una pietra miliare per il futuro.


danza

DOMENICA 18 LUGLIO ORE 22.15 CHIOSTRO SAN FRANCESCO durata 70’

COME MI MANCA BEETHOVEN E sotto avverso ciel…

Il prato di Ludwig

Omaggio a Carlo Michelstaedter ideazione Walter Mramor e Paolo Mohovich coreografia Paolo Mohovich musica ed esecuzione dal vivo Glauco Venier consulenza scientifica Fabrizio Meroi selezione testi a cura di Anna Abbate luci Paolo Mohovich, Antonio Di Giuseppe con Davide Valrosso voce Luigi Rizzo Balletto dell’Esperia una produzione Mittelfest 2010

coreografia e ideazione Paolo Mohovich musica Ludwig van Beethoven luci Paolo Mohovich, Sergio Rissone costumi Paolo Mohovich, Cicci Mura scenografia digitale Antonio Rollo con Laura Boltri, Davide Di Giovanni, Gonzalo Fernandez, Laura Missiroli, Silvia Moretti, Roberta Noto, Davide Valrosso Balletto dell’Esperia

ASSOLO CREATO PER MITTELFEST 2010, IN PRIMA ASSOLUTA

Lo spirito del giovane Michelstaedter nella sua adorazione per Beethoven e in un assolo su musiche di Glauco Venier, eseguite al pianoforte dal vivo. Il Balletto dell’Esperia è una compagnia di danza contemporanea attiva in Italia dal 1999, con sede a Torino, formata attualmente da sette danzatori solisti e diretta dal coreografo Paolo Mohovich. Realtà di livello internazionale, il BdE è stato invitato in questi anni in importanti teatri e festival in Italia e all’estero. Dall’ottobre 2006 la compagnia è associata della Fondazione Teatro Piemonte Europa, frutto di questa collaborazione è il Centro Coreografico Rettilario, nuovo polo per la danza contemporanea. Una decina di dischi incisi a proprio nome e una trentina in qualità di sideman, sono il curriculum di Glauco Venier, udinese e docente di Jazz al Conservatorio di Trieste. Al suo attivo, concerti in tutta Europa, oltre che in Israele e Stati Uniti. Ha inoltre eseguito due importanti lavori in qualità di arrangiatore: un omaggio a Frank Zappa, in occasione del decimo anniversario della morte del musicista americano, e un secondo lavoro dedicato al compositore rinascimentale friulano Giorgio Mainerio, presentato a MittelFest nel 2003. Il disco è uscito nel giugno del 2004.

La serata che vede protagonista il Balletto dell’Esperia si compone di due capitoli: il primo E sotto avverso ciel… è un assolo creato da Paolo Mohovich in occasione del primo centenario della scomparsa di Carlo Michelstaedter. In scena, danza, musica e parole si fondono in un’unica entità ispirata alla figura del pensatore e poeta goriziano scomparso prematuramente. La pièce si richiama ai motivi di fondo del suo pensiero e riprende alcuni momenti della sua vita nell’interpretazione del danzatore Davide Valrosso, la cui figura fisica - ma anche alcuni aspetti della personalità - ricordano a tratti lo stesso Michelstaedter e sono stati un ulteriore elemento ispiratore nella costruzione del lavoro. Le musiche, composte da Glauco Venier, sono suonate dal vivo dallo stesso compositore. Un filo rosso collega la prima e la seconda parte della serata: il secondo balletto in programma, danzato da tutta la compagnia, si avvale della musica di Beethoven, compositore molto amato da Michelstaedter. Il prato di Ludwig di Paolo Mohovich è una sequenza di quadri danzati e teatrali volutamente fedeli alla partitura quasi descrittiva della Sesta Sinfonia, che portano lo spettatore in un viaggio attraverso un immaginario mondo bucolico. Le scene del balletto sono molto diverse tra loro per costruzione coreografica, concezione e stile: alcune volutamente piene di sentire umano, altre ricche di pura energia, altre ancora trasportate in una dimensione onirica. E’ fondamentale l’apporto della musica, una vera e propria guida sonora tra i diversi quadri, che diventano tutt’uno con la partitura e ne sposano la ricchezza compositiva in una danza che privilegia il movimento, la plasticità, ma anche l’importanza del singolo gesto.

ph / Corrado Buzzi

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danza

MERCOLEDÌ 21 LUGLIO ORE 22.15 CHIESA SAN FRANCESCO durata 70’

Atmosfere, personaggi, parole si fanno energia, istinto, muscoli. Il più kafkiano fra i romanzi di Kafka, riletto da uno maggiori coreografi croati. Il Teatro Nazionale Croato di Rijeka, HNK Ivan pl. Zaic, è stato fondato nel 1946, atto cui è prontamente seguita la costituzione della Compagnia di Balletto. Dopo aver partecipato all’allestimento di opere e operette, l’ensemble ha sviluppato gradualmente una personalità indipendente, sfociata nella realizzazione, nel 1953, di Coppelia di Délibes. Uno dei momenti più significativi della storia della formazione è il 1990, quando sotto la direzione di Petar Pustišek, la compagnia è diventata un organismo indipendente. Dal 2003 l’ensemble croato è guidato dal coreografo Staša Zurovac, già membro della formazione, e apprezzato per il suo interesse per i linguaggi contemporanei e la ricerca nell’ambito delle nuove tendenze. Le coreografie, Marquesomania, Do you like Brahms?, Circus Primitiff Ballet, Song of Songs e Romeo and Juliet, il balletto di Sergei Prokofiev tratto da Shakespeare, sono le sue creazioni per l’HNK. Nel 2008, un suo Vojček, basato sul dramma di Georg Büchner,ha debuttato allo SNG di Maribor.

IL PROCESSO PROCES balletto con musiche dal vivo ispirato al romanzo di Franz Kafka coreografia e regia Staša Zurovac musica originale Berislav Šipuš scene Žorž Draušnik costumi Katarina Radošević Galić disegno luci Deni Šesnić coreografa assistente Olja Jovanović Zurovac Orchestra dell’Opera Nazionale Croata HNK Ivan pl. Zajc, Rijeka Berislav Šipuš, direttore con Andrei Köteles, Cristina Lukanec, Valeri Rasskazov, Vitali Klok, Marta Voinea, Svebor Zgurić, Ludwig Jerkander, Ashatbek Yusupzhanov, Camila Moreira Izabel con Svetlana Andrejčuk, Kristina Kaplan, Irina Köteles, Oksana Brandibura, Danijela Menkinovski, Deana Marčić, Anna Ponomareva, Svetlana Rasskazova, Paula Rus, Marta Voinea, Tena Ferić, Marta Kanazir e con Dmitri Andrejčuk, Leonid Antontsev CROAZIA COREOGRAFIA INEDITA IN ITALIA “Josef K. doveva essere stato oggetto di una calunnia, perché una mattina, senza aver fatto nulla di male, fu arrestato. La cuoca signora Grunbach, l’affittacamere, che tutti i giorni verso le otto gli portava la colazione, quella mattina, non si era fatta viva. Non era mai successo prima di allora. K. aspettò ancora un momento; senza alzarsi dal letto poté vedere l’anziana signora che abitava di fronte che lo osservava con una curiosità in lei insolita; poi però, stupito e insieme affamato suonò il campanello. Subito qualcuno bussò alla porta e un uomo, che egli non aveva mai visto prima in quella casa, entrò nella stanza. Era slanciato e tuttavia di corporatura solida, indossava un abito da viaggio, presentava diverse pieghe, tasche fibbie, bottoni e una cintura, e per questo, senza che se capisse l’utilità, appariva particolarmente pratico. “Chi è lei?”chiese K. mettendosi subito a sedere sul letto. L’uomo però ignorò la domanda, come se la sua apparizione non avesse bisogno di spiegazioni”. Così Franz Kafka dà avvio al suo romanzo più famoso. Una mattina l’impiegato di banca Josef K. si sveglia e riceve la visita di due signori che lo dichiarano in arresto. Per che cosa non si sa. Del resto, non lo obbligano mica a seguirli in prigione: può continuare

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la sua vita normale, ma sapendo che è in corso contro di lui un processo. Il resto del libro è il racconto degli sforzi, vani, di K. per entrare in contatto con il tribunale, capire di che cosa lo si accusi, trovare il modo di difendersi, fino all’estremo, raccapricciante epilogo. Ciò che fa di Kafka non solo un autore, ma un pensatore straordinario, è la sua capacità di vedere oltre, di cogliere i segnali della realtà e studiarne la dilatazione, fino all’assurdo, fino a sfondare i limiti, interpretando con libertà le manifestazioni del malessere, fino a prevedere la violenza più impensabile. “La lettura del Processo, libro saturo di infelicità e di poesia, lascia mutati: più tristi e più consapevoli di prima” ha scritto Primo Levi nella nota finale della sua traduzione del romanzo. Ma per raccomandarne la lettura, o la rilettura, si potrebbe anche ricordare che leggendo ad alta voce agli amici il primo capitolo del suo Processo, Kafka stesso rideva fino alle lacrime. In fondo, l’espressione rimasta nel linguaggio comune – l’atmosfera kafkiana di un evento o di una esperienza - altro non è se non questa mescolanza di tragedia inspiegabile e di sorprendente vuoto, di cui grottescamente, si può anche ridere.


danza

GIOVEDÌ 22 LUGLIO ORE 22.15 CHIOSTRO SAN FRANCESCO durata 60’

BERIO IN MOVEMENT regia e allestimento Saskia Hölbling drammaturgia musicale Ferdinando Maffi regia Sonora Wolfgang Musil regia luci Reto Schubiger trucco Wiltrud Derschmidt produzione DANS.KIAS e Wiener Taschenoper con Forum Austriaco di Milano e MittelFest 2010 e con il sostegno della Municipalità di Vienna e del Centre Chorégraphique National de Franche-Comté à Belfort AUSTRIA PRIMA ITALIANA

La creatività musicale di Berio, scomparso sette anni fa, si lascia plasmare nei nuovi linguaggi tecnologici di un balletto-evento diviso in tre parti.

Naturale

Petra Ackermann, viola; Wolfgang Reisinger, percussioni; coreografia Saskia Hölbling, Moravia Naranjo, Stephen Thompson; danza Moravia Naranjo

Visage

video Doron Goldfarb, Saskia Hölbling volti Heide Kinzelhofer, Moravia Naranjo, Fabrice Ramalingom, Virginie Roy-Nigl, Stephen Thompson

Sequenza V

Johannes Ettlinger, trombone Fondata nel 1995 dalla coreografa Saskia Hölbling, DANS.KIAS è una delle più affermate compagnie di danza contemporanea austriache. Da allora Hölbling ha creato una ventina di composizioni per questo ensemble. Do your desires still burn (del 2000) e Other features (del 2002) hanno ottenuto importanti premi, anche all’estero. Parallelamente, Hölbling prosegue le proprie collaborazioni con artisti del calibro di Robert Wilson, Willi Dorner, Laurent Pichaud e mette in scena, assieme con la Wiener Taschenoper, opere come II Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi e A-Ronne di Berio. Ancora più recente è la sua regia di Hamletmaschine di Heiner Müller, per il Max Reinhardt Seminar.

I procedimenti creativi di Luciano Berio si moltiplicano in questo omaggio plurale al genio musicale italiano, scomparso 7 anni fa, ma ancora vivissimo per gli spunti offerti agli artisti contemporanei. Leggere e rileggere il quotidiano, assorbirne il senso musicale, la letteratura, le stesse tradizioni popolari, e poi esplorane le possibilità e inserirle nel processo compositivo, facevano parte della sua maniera di pensare la musica, che per questo non cessa mai di essere attuale. Un assolo di danza, un’installazione video e la singolare interazione tra un trombonista e il suo strumento vanno a comporre Berio in Movement, un nuovo triplice evento performativo, nato dall’incontro tra la musica di Berio, l’ensemble austriaco DANS. KIAS e i musicisti della Wiener Taschenoper. Naturale: un assolo virtuoso Berio compose Naturale per viola, percussioni e nastro magnetico. La danza si inserisce nella composizione come una quarta voce, capace di riprendere i motivi popolari siciliani presenti nella partitura e proiettarli in uno smagliante contesto contemporaneo.

ph / Reinhard Werner

Visage: l’incessante danzare dei volti Cinque ritratti, cinque facce, filmate e colte in diverse espressioni, si alternano simultaneamente sui tre schermi. Montati in cinque differenti sequenze, smorfie e cambiamenti d’umore si accordano alla colonna sonora di Berio. Sequenza V per trombone solo Sequenza V è stata scritta nel 1965 per il trombonista Stuart Dempster. Ciò che viene richiesto all’esecutore non è solo trasmettere il contenuto emotivo della composizione, ma anche le proprie emozioni. E ciò lo obbliga a un approccio non convenzionale.

ph / Pia Clodi

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danza

VENERDÌ 23 LUGLIO ORE 22.15 PIAZZA DUOMO

LOVE MACHINES

durata 70’ ideazione e regia Giulia Staccioli coreografie Giulia Staccioli e Jessica Gandini musiche originali Sabba D.J. costumi Sara Costantini disegno Luci Andrea Mostachetti con Maria Agatiello, Elisa Bazzocchi, Paolo Benedetti, Eleonora Di Vita, Leonardo Fumarola, Serena Rampon, Marco Ticli, Marco Zanotti una creazione Kataklò Athletic Dance Theatre produzione Mito srl distribuzione Progetti Dadaumpa Srl ITALIA

Guizzi corporei, passi di danza, atletismo, humour, mimica. L’intelligenza, la ricerca, il genio di Leonardo da Vinci, in una perfetta miscela Kataklò. Campionessa olimpionica di ginnastica ritmica (Los Angeles 84 e Seoul 88), a conclusione dell’attività agonistica, Giulia Staccioli, si sposta a New York per studiare agli Alvin Ailey Studios ed entrare nella compagnia Momix, sotto la guida di Moses Pendleton. Attraverso questa esperienza, inizia a delineare il progetto Kataklò e il tratto coreografico assolutamente peculiare di questa compagnia (fondata nel 1995), basato sullo studio del gesto e del linguaggio corporeo. Delinea quindi un nuovo approccio a quello che viene internazionalmente definito physical theatre, con ampi riconoscimenti di pubblico e di critica.

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Nell’inconfondibile stile della compagnia, Love Machines è un’opera di visual e physical theatre, che unisce diverse forme di espressione, formulando in scena il proprio nuovo alfabeto spettacolare, fatto di danza, teatro, musica, acrobatica ed arte visiva. In un mondo sconosciuto e misterioso due esploratori, curiosi e tuttavia goffi ed impacciati, indagano lo spazio circostante ed incontrano sul loro cammino delle macchine dall’animo vivo, esseri abitati da altri esseri. Corpi-macchina che popolano un mondo dove non ci sono regole certe; dove manca il concetto di dritto e rovescio: un mondo di traverso in cui le cose vanno dritte, immerso in una dimensione atemporale, che ospita oggetti inconsueti, piani inclinati, ostacoli da sfidare. I corpi-macchina che abitano la scena e le inclinazioni che la complicano sono l’anima di questo spettacolo, il perno allegorico di una ricerca di conoscenza che sfida gli equilibri, che osa oltrepassare le normali leggi della gravità,

che indaga i limiti dell’uomo e quelli del mondo circostante, per abbatterli. Attraverso la ricerca instancabile di un nuovo equilibrio, così come attraverso la plasticità e l’elasticità dei movimenti, la tridimensionalità dei quadri creati dalle linee dei corpi, Love Machines rende omaggio a Leonardo da Vinci, straordinario uomo di scienza e di arte del nostro Rinascimento. Gli studi e gli spunti leonardeschi sul corpo umano, sul volo, sui macchinari, sulle leggi fisiche e naturali sono raccolti in scena, e danno alla sua sete di conoscenza senza limiti un corrispettivo spettacolare di sicuro effetto visivo ed intensa, entusiasmante emozione. Perché Leonardo è stato uno scienziato, un architetto, un tecnologo, un artista, un visionario, un genio, ma anche semplicemente un uomo. È alla grandezza dell’uomo Leonardo che, infine, Love Machines è dedicato. L’uomo come macchina viva in azione, capace di amore.


ph / Kenny Mathieson

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collaterali danza

DANZA E ALTROVE certi piccoli eventi mobili SABATO 24 LUGLIO POMERIGGIO

SABATO 24 LUGLIO

SABATO 24 LUGLIO

SABATO 24 LUGLIO

ORE 17.30 / replica ORE 21.00 CHIESA S. MARIA DEI BATTUTI

ORE 19.30 CHIOSTRO SAN FRANCESCO

ORE 18.30 FORO GIULIO CESARE

LA TEORIA THE DELLE CUT-TUK STRINGHE SHOW performer Barbara Stimoli produzione Corpi Sensibili - Udine, Museo Carlo Zauli - Faenza progetto artistico Fabrizio Zamero Le stringhe sono fili infinitamente corti e sottili, forse la base fondamentale dell’Universo. La loro vibrazione darebbe origine a tutte le particelle elementari. Un po’ come una corda di violino che, più o meno tesa, genera un numero praticamente infinito di toni musicali.

di e con Martina Cortelazzo Una cuoca ci aiuta a scoprire il confine tra i movimenti quotidiani del cucinare e quelli astratti della danza. Lo fa partendo una ricetta dal tono asciutto e tecnico; il pollo marinato alla chutney di prugne e zenzero.

THÀUMA coreografia e interpretazione Marta Bevilacqua, Anna Giustina, Valentina Saggin musiche Vittorio Vella Compagnia Arearea - Udine Thàuma è una performance tripartita, che coinvolge tre danzatrici e tre maschere. Thàuma è l’incubo di essere visti. Thàuma svela la curiosità per qualcuno che non conosci e che ti attrae.

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danza

SABATO 24 LUGLIO ORE 22.15 CHIOSTRO SAN FRANCESCO

ARENA

durata 60’ coreografie Éva Duda musiche Péter Kunert, Plastikman, Karmanov scene Éva Duda costumi Róza Bánki con Dóra Asztalos, Mariann Hargitai, Adrienn Horváth, Zoltán Katonka, Gusztav Eller, László Mádi, Nóra Palcsó produzione CEDT - Central Europe Dance Theatre UNGHERIA PRIMA ITALIANA

Una vetrina per la giovane danza contemporanea centroeuropea. La vitalità, l’anticonformismo, la voracità dei danzatori. La loro impavida sicurezza.

Arena è lo scenario di un combattimento eterno, una lotta interiore, un incessante corpo a corpo. In un mondo addestrato al potere, ammantato di decadenza, lo spettacolo esplora istinti e desideri sepolti. La coreografia svela impulsi irresistibili, aggressioni ardite, e dai danzatori esige una preparazione fisica e una concentrazione altissime. Rivalità e agonia però non si palesano, sono ragioni interne, ossessionano i personaggi, li fanno divincolare come animali in gabbia. Essi sono pupazzi, costretti a un conflitto infinito, burattini mossi da fili invisibili, inconsapevoli del tempo, privi di stato sociale, identità di genere, abilità del corpo.

Fin dal 2000, Éva Duda crea coreografie. Inizialmente il suo impegno era rivolto a danzatori indipendenti, poi, rispondendo a inviti istituzionali, ha cominciato a lavorare per la Szeged Contemporary Dance Company, per il Central Europe Dance Theatre, e per MU Terminal’s Students. Ora è alla guida della compagnia che lei stessa ha fondato e a cui sta dando impulso. Arena è la prima creazione commissionatale dal CEDT, seguita da altre due. Queste produzioni hanno ricevuto numerosi inviti internazionali (il più recente, al Dance Salad Festival che si svolge a Houston negli Stati Uniti). Nel 2009 Duda ha ottenuto il Premio Harangozó, mentre alla sua creazione Lunatica è andato il Rudolf Lábán Prize nel 2010.

Arena inizia con una scena onirica, indimenticabile: l’avvinghiarsi lento di corpi dai confini incerti, un labirinto di movimenti appena accennati, un ritmo interiore, un gioco di ombre sfuggenti. Non c’è racconto, non c’è morale, non c’è insegnamento. E nemmeno teatro. Arena mette a fuoco solo e soltanto la danza. Chi danza non se ne può tirar fuori, l’esito della performance sta solo in questa concentrazione intensa. Trionfo o sconfitta. La scenografia ideata da Éva Duda è semplice e funzionale, ma anche il palcoscenico, quasi completamente vuoto, lascia il segno nella memoria.

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Arena è la traccia di epoca trascorsa o, magari, di un’età dell’oro. Nei suoi confronti non dobbiamo provare nostalgia. Come un fossile, ritrovato per caso in una stazione anonima e rumorosa della metropolitana. Autentico, irreale, dolente. La creazione dello spettacolo ha attraversato fasi di laboratorio. La performance è nata dalle improvvisazioni dei danzatori, che la coreografa ha cucito assieme gradualmente, passo dopo passo, tenendo sempre in vista il tema portante. Da questo lavoro collegiale e al tempo stesso intimo, è nato Arena, solo la danza conta: la plasticità dei corpi, l’estetica in movimento, l’armonia speciale di certi gesti, la loro espressività lontana, orientale, esotica.

ph / Gábor Dusa


danza Rossella Brescia in

DOMENICA 25 LUGLIO ORE 22.30 PIAZZA DUOMO

CASSANDRA

durata 105’ coreografia e regia Luciano Cannito con Rossella Brescia e Alessandro Riga, Antonio Aguila musica originale Marco Schiavoni con inserti di Arthur Honegger, Elvis Presley, Sergej Prokof’ev, Camille Saint-Saëns luci Carlo Cerri costumi Elena Cicorella la compagnia: Martina Calcagno, Andrea Condorelli, Dario Di Blanca, Daniela Filangeri, Rossella Lucà, Massimo Margaria, Diego Millesimo, Giulia Pauselli, Tommaso Petrolo, Carmela Visciano produzione D.C.E. Danzitalia ITALIA PRIMA NAZIONALE

Nella grazia danzante di Rossella Brescia, il carattere e la penna di Christa Wolf ritrovano il mito greco. Cassandra è una profetessa inascoltata nella Sicilia degli anni ’50.

Ispirato dal romanzo di Christa Wolf, in cui la scrittrice tedesca sviluppa il tema dell’indipendenza femminile, Luciano Cannito ha creato questa coreografia che trasporta il mito greco in una Sicilia più vicina a noi nel tempo. Cassandra è infatti la trasposizione in chiave moderna della guerra di Troia, che ritrova paesaggi e ambienti nella Sicilia degli anni Cinquanta: Priamo, padre di Cassandra, è il sindaco di un paese dell’entroterra, mentre Paride è il fratello emigrato in cerca di fortuna, che torna ora dall’America con una donna bellissima, strappata a un miliardario. Il balletto ricalca la storia della profetessa inascoltata, figlia del re di Troia. Contro il volere del padre la giovane Cassandra si innamora di un giovane disoccupato, Enea, e rinchiusa per punizione nella sua camera, vede apparire in sogno una donna bellissima, che porterà disgrazia alla propria gente. Inaspettatamente il fratello Paride, che era emigrato in America anni prima, ritorna a casa, conducendo con sé Hellen, la sua fascinosa fidanzata straniera. Cassandra prova a dissuadere il fratello dai propositi di matrimonio, ma le nozze si celebrano ugualmente. All’improvviso arriva Ulysses, che si scopre essere il marito americano di Hellen, ricco e potente. È furioso, vuole riprendersela, e come il mitologico Ulisse, le escogita tutte per riportare la moglie a casa, ma la comunità isolana è compatta nel proteggere i novelli sposi. Finché il furbo magnate non porta in dono un oggetto, mai visto in quello sperduto paesino: un televisore, ovvero il nuovo cavallo di Troia. Cassandra presagisce il pericolo insito nel dono, ma rimane inascoltata. La gente del paese si riunisce davanti all’apparecchio misterioso e, come ipnotizzata, si addormenta. Ulysses ne approfitta per riprendersi la moglie e derubare i paesani dei loro beni. A Cassandra, che rinuncia di partire con il suo Enea, non resta che spegnere il televisore.

Volto della televisione italiana più noti ed amati, Rossella Brescia alterna l’attività televisiva a quella di attrice di fiction e interprete di produzioni di balletto. Diplomata all’Accademia Nazionale di Danza di Roma ha iniziato prestissimo la sua carriera, ha preso parte a programmi televisivi, a numerose produzioni teatrali ed è oggi testimonial e protagonista di spot per importanti marchi internazionali. Prima Ballerina Mediaset a Buona Domenica con Maurizio Costanzo, lo è stata anche in Saranno Famosi su Italia 1. Tra le 42 creazioni coreografiche realizzate da Luciano Cannito‚ Marco Polo, Cassandra, Amarcord, Five Seasons, Mare Nostrum, Barbie’s World e Carmen hanno raggiunto riconoscimenti e circuiti internazionali. Cannito è stato direttore artistico e coreografo principale del Balletto di Napoli‚ del Balletto di Roma e del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Da settembre 2005 è direttore del Corpo di Ballo al Teatro Massimo di Palermo. Oltre che coreografo‚ lavora regolarmente come regista ed autore di musical e prosa. ph / Paula Anna Kajzar

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f igura 48


f igura

In collaborazione con il Festival Marionette e Burattini nelle Valli nel Natisone, tornano a MittelFest, come ogni anno, alcuni appuntamenti con la tradizione del teatro di figura DOMENICA 18 LUGLIO

SABATO 24 LUGLIO

ORE 17.30 PIAZZA PAOLO DIACONO

ORE 11.00 VIE DI CIVIDALE

DA LUNEDÌ 19 A DOMENICA 25 LUGLIO (SU PRENOTAZIONE 0481 53 72 80 | 335 17 53 049) CIVIDALE E DINTORNI

PULCINELLA ARLECCHINO E L’ORGANETTO E LA TORTA DEL DESTINO

LUNGO IL FIUME E TRA GLI ALBERI

i burattini di Luca Ronga

di Gigio Brunello con Alberto De Bastiani e Paolo Rech

UN PAESE DENTRO L’ALTRO una produzione CTA – Gorizia a cura di Elisabetta Gustini e Fernando Marchiori con Elena De Tullio e il signor Giovanni (Walter Coren)

Comico e poetico al tempo stesso, lo spettacolo di Luca Ronga riprende i canovacci della tradizione napoletana e punta sul ritmo: rincorse, gesti e lazzi secolari, lo scambio ritmato dei bastoni si alternano a situazioni dai movimenti rallentati e silenziosi, rendendo l’atmosfera irreale e regalando così alla tradizione partenopea delle guarattelle, piccole ma autentiche novità. Luca Ronga, burattinaio di grande talento, si è diplomato all’Atelier delle Figure-Scuola per Burattinai di Cervia, e si sta imponendo come brillante continuatore della grande tradizione italiana, dai burattini della commedia dell’arte alle guarattelle, utilizzando la pivetta, lo strumento in metallo e stoffa che applicato al palato dell’animatore dona la caratteristica voce chioccia a Pulcinella.

“C’è burrasca nella Compagnia dei FracaNappi di Pantalon de’ Bisognosi. Arlecchino si rifiuta di andare in scena perché il capocomico Pantalone ostacola il suo amore per Colombina. La commedia è continuamente rinviata, si deve trovare un sostituto, e intanto Arlecchino fugge, rubando una pistola. In nostro eroe medita infatti vendetta e si aggira minaccioso tra le quinte mentre lo spettacolo è in corso. Storia di intreccio e storia di Maschere dell’Arte tra palcoscenico e quinte, con la ricetta del più godibile teatro nel teatro, la commedia, scritta da Gigio Brunello per De Bastiani e Rech, ha come protagonisti i tradizionali burattini veneziani, ma con una rentrée d’eccezione: Fracanapa, vecchio personaggio di Braga, che dopo un secolo torna a sgambettare nel ruolo di servo e buttafuori.

A guardar bene, in ogni paese (anche in quelli con la maiuscola) c’è sempre un altro paese, fatto di ricordi e speranze, di facce che ci guardano dalle foto, di arnesi rimasti appoggiati a un muro. Un paese che non c’è più o che non c’è mai stato, un paese passato o solo sognato. La passeggiata teatrale di quest’anno attraverserà il tempo per entrare in quell’altro paese, nascosto ma non perduto, silenzioso ma non muto. Raccoglierà la voce di chi ha visto, cercherà le tracce di quel che rimane dentro ciò che si trasforma. Storie, mestieri, canzoni, segreti di posti che sono un po’ anche i nostri. Perché un paese li contiene tutti e ogni paese si rispecchia in un altro, ne rivela il profilo, ne completa il senso.

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VENERDì 16 LUGLIO ORE 11.30 CHIOSTRO SAN FRANCESCO

LA CITTÀ DEL SOLE Drammaturgia e regia di Claudio de Maglio con Simone Belli, Marco Bellocchio, Claudia De Candia, Manon Colomb de Daunant, Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno, Carlo Gallo, Antonio Gargiulo, Giovanni Longhin, Laura Lutard, Letterio Naccari, Federica Ombrato, Sandro Pivotti, Linda Primavera, Maria Vittoria Scarlattei, Chiara Tessiore, Irene Timpanaro, Alessio Totaro, Matteo Vitanza. Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine in collaborazione con Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano Académie Internationale Des Arts du Spectacle di Parigi Lo spettacolo è tratto dal testo di Tommaso Campanella, La città del sole, dove è rappresentata la proiezione di un modello di società pacifica e giusta in un luogo immaginario, un’utopia che emerge dalla frattura tra la realtà storica italiana del XVI e XVII secolo e l’esigenza, fortemente sentita da Campanella, di un totale rinnovamento civile e spirituale. Lo spettacolo ha rappresentato tre accademie teatrali italiane nell’edizione 2010 del Festival di Avignone, e intreccia le aspirazioni utopiche contenute nel lavoro del filosofo rinascimentale condannato dalla Chiesa per le sue idee rivoluzionarie, e gli intrighi tipici della Commedia dell’Arte, con le sue maschere e il suo divertimento popolare.

Altri appuntamenti, suggerimenti, incontri, eventi troveranno spazio nel cartellone del MittelFest 2010. I programmi giornalieri distribuiti a Cividale li annunceranno tutti. Ci fa intanto piacere ricordare al pubblico: e inoltre: GIOVEDì 8 LUGLIO

DAL 9 AL 25 LUGLIO

ore 21.00 CHIESA SAN FRANCESCO

SPAZIO CORTEQUATTRO CORTE SAN FRANCESCO

CONCERTO DEL CORO POLIFONICO DI RUDA

GIANNI PIGNAT IL GESTO DI ETTORE

Fabiana Noro, direttore Matteo Andri, pianoforte Giorgio Fritsch, percussioni

SABATO 17 LUGLIO ore 19.00 FORO GIULIO CESARE

DOMENICA 18 LUGLIO

ore 11.30 FORO GIULIO CESARE

GRUPPO MUSICALE BUKOVINKA musiche, canti e danze tradizionali della Moravia

PROROGATA FINO AL 30 SETTEMBRE

orario mostra:17/20 lunedì chiuso

VISITE GUIDATE NELLE VALLI DEL NATISONE In un mondo sempre più assediato dai ritmi frenetici della modernità, resistono dei luoghi magici dove il tempo sembra essersi fermato. La Pro Loco “Nediške Doline - Valli del Natisone” invita a scoprire uno di questi santuari incantevoli che permettono di immergersi nella natura e in una civiltà nella quale l’uomo viveva in perfetta simbiosi con il suo ambiente, oppure a scoprire i luoghi che hanno scritto le pagine della grande guerra o le meraviglie storiche e architettoniche dei luoghi. visite durante tutto lo svolgimento di MittelFest 2010 www.nediskedoline.it - info@nediskedoline.it tel. 0432 1714559 - cell. 338 1260311

CHIESA DI S. GIOVANNI. MONASTERO S.MARIA IN VALLE

L’ANIMA E IL MONDO mostra di arte sacra dal XIV al XVIII secolo a cura di Roberta Costantini Comune di Cividale del Friuli Assessorato alla cultura con il sostegno di Fondazione CRUP in collaborazione con Banca di Cividale

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CIVIDALE DEL FRIULI città del MittelFest Il MittelFest si svolge a Cividale del Friuli, l’antica Forum Julii romana, città dalla storia remota e affascinante. Nell’Alto Medioevo i Longobardi vi lasciarono eccezionali testimonianze d’arte.

Un’ideale città-festival, con le incantevoli stradine medievali, i caffè dall’eleganza mitteleuropea, i locali che offrono il meglio della gustosissima cucina friulana.

Cividale è anche il capoluogo di una zona Doc, i Colli Orientali del Friuli, dove si producono vini i qualità ineguagliabile, con tesori autoctoni come il rosso Pignolo, o i bianchi Verduzzo e Picolit, al top dell’enologia italiana. Attorno a Cividale si aprono a ventaglio le Valli del Natisone, estremo lembo nordorientale d’Italia, disseminate di paesi caratteristici immersi in fitti boschi di faggi, querce, castagni in un ambiente sorprendentemente intatto.

Il MittelFest e Cividale: un’occasione unica per vivere lo spettacolo dal vivo e lasciarsi affascinare da una tradizione culturale e storica che affonda le sue radici nel cuore dell’Europa.

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ASSOCIAZIONE MITTELFEST

MITTELFEST 2010

Stretta San Martino, 4 33043 Cividale del Friuli (UD)

Direzione artistica Furio Bordon - teatro Claudio Mansutti - musica Walter Mramor – danza

Soci Fondatori Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Provincia di Udine Comune di Cividale del Friuli Soci Ente Regionale Teatrale del Friuli-Venezia Giulia Banca di Cividale S.p.A Società Filologica Friulana Consiglio di Amministrazione Presidente Antonio Devetag Vice Presidente Stefano Balloch Componenti Angelo Cozzarini Franco Mattiussi Paolo Petiziol Dania Miconi Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Andrea Stedile Giuliano Abate Andrea Volpe Direttore Amministrativo Giuseppe Passoni Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Paolo Querini Segreteria Nadia Cijan Patrocinato da Ministero degli Affari Esteri CEI Central European Initiative: Albania, Austria, Bielorussia, Bosnia e Erzegovina, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Montenegro, Moldova, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina, Ungheria, Italia Con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone In Collaborazione con Soprintendenza dei Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia Ascom – Cividale del Friuli

Direttore organizzativo Renato Manzoni Collaboratori settore organizzativo Francesca Gandini Fulvio Iannelli Valentina Falorni Emilio Vallorani Mascia Plazzotta Sonia Pellegrino Scafati Annalisa Rossini (contrattualistica internazionale) Direttore tecnico Stefano Laudato Settore tecnico Mauro Tognali Filippo Cattinelli, Luca Causero, Enrico Cicigoi, Davide Comuzzi, Corrado Cristina, Stefano Correcig, Paolo De Paolis, Carlo Della Vedova, Anna Delle Vedove, Ennio Grasso, Bruno Guastini, Elisa Guastini, Massimiliano Ivaldi, Simone Parlato, Emanuele Rebec, Maurizio Tell, Maurizio Troisi, Stefano Visintin, Luca Zugliani Music Team, Mordente Music Service, Delta Studios, Lorenzo Cerneaz Personale del Settore Tecnico e Manutenzione del Comune di Cividale Squadra Comunale di Protezione Civile di Cividale Responsabile della Comunicazione Alberto Bevilacqua www.mittelteam webmaster: Stefano Bergomas blogger: Luca Signorini fotografo: Daniel D’Agostini Triplette, Matteo Trevisan assistente fotografa: Sabrina Borgù riprese video: Marco Londero, Giulio Venier Ufficio stampa Studio Volpe&Sain Sala stampa Moira Cussigh, Daniela Sartogo, Francesca Novati, Rachele Menna, Alex Pessotto, Catalogo e testi a cura di Roberto Canziani

Servizi di produzione e diffusione materiali promozionali Carosello Media&Servicies - Pordenone Clear Channel Jolly Pubblicità spa - Padova Integra Servizi srl - Udine Poligrafiche San Marco - Cormons Utilgraph Centro Stampa snc - Trieste Graphic Design punktone.it

Associazione Mittelfest Stretta San Martino 4 33043 Cividale del Friuli Tel. 0432/730793 fax 0432/701099 Info 0432/709840 www.mittelfest.org info@mittelfest.org

Segreteria del Festival coordinatore Nadia Cijan Irene Maiolin Sara Pittino Collaboratori Stefano Correcig Giulia Birriolo Servizio di biglietteria Cultura e Mestieri scarl: Ester Candotto, Lorenza Bocus, Elisa Copetti Fabio Cumini e Mariagrazia Manzoli Sistema biglietteria elettronica Greenticket srl Servizio di sala e ufficio informazioni Cooperativa Adelaide Cividale Raffaella Caporale, Luciana Piu Collaborazioni dirette Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Relazioni Pubbliche - Teresa Fulin, Annamaria Richter, Claudio Sardo Notiziario - Nico Nanni/ARC-Agenzia di Stampa Regione Cronache In Collaborazione con: www.mittelfest.org Un particolare ringraziamento a Forum Austriaco di Cultura di Milano Italpol Mittelfest ringrazia Ambasciate Italiane nei Paesi INCE Istituti Italiani di Cultura dei Paesi dell’Iniziativa Centro Europea Ambasciate dei Paesi INCE in Italia Museo Nazionale Archeologico di Cividale Arcidiocesi di Udine Parrocchia di Santa Maria Assunta – Cividale I.P.S.I.A Associazione per lo sviluppo degli Studi Storici ed artistici di Cividale Publiscoop più s.r.l. Si ringraziano inoltre I ragazzi delle Scuole Superiori di Cividale del Friuli e di San Pietro al Natisone




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